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Autore: Giandra    19/07/2019    1 recensioni
❧ Lucissa
➥ song-fic; raccolta di os sulla vita e sulla relazione di Lucius e Narcissa
Dal primo capitolo:
Lucius Malfoy conobbe Narcissa Black in blibioteca. [...] Quel pomeriggio del secondo trimestre, alla ricerca del giusto volume da cui studiare l'ultimo argomento di Storia della Magia, Lucius incappò in una bella figura minuta, peculiare per una cascata luminosa di capelli biondi e un viso pallido e lucente che aveva un che di scultoreo. Narcissa Black era bella, non poteva negarlo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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I. she's the one

 

 

 

 

Ι didn't wanna οpen my heart
Νο, I didn't wanna get tοο deep
Ι knew that I'd get lοst in her eyes
Sο Ι step down in my shοelaces
Ι tοοk her to the car in the drive and we stared at the sky
Αnd we laughed 'til we cried
Αnd we gοt so high and she stayed all night
We were yοung and helpless

 

Lucius Malfoy conobbe Narcissa Black in blibioteca. Era il secondo anno a Hogwarts, quello in cui teoricamente gli studenti avrebbero dovuto iniziare ad abituarsi all'atmosfera scolastica; tuttavia lui quel processo l'aveva portato a termine già l'anno precedente: suo padre gli aveva insegnato a rimanere sempre impassibile a prescindere dalla situazione, poiché mostrarsi sorpreso avrebbe testimoniato la sua vulnerabilità. Dunque non aveva battuto ciglio di fronte al soffitto illuminato da candele volanti, o davanti al lauto banchetto di benvenuto, o al cospetto del secolare Cappello Parlante e delle sue filastrocche.

Dentro di sé, però — l'anno scorso, come in quel momento —, gli risultava veramente impossibile non provare almeno un po' di sbalordimento di fronte alle meraviglie che quella scuola nascondeva, prima fra tutte la biblioteca: era forse il luogo meno magico dell'istituto, ma era avvolta da un'aura di arcaicità cristallizzata, come se il tempo lì dentro si fosse fermato e anche solo entrarci rappresentasse già un enorme sacrilegio. Inoltre il suo fascino era incrementato anche dal Reparto Proibito, sul quale aveva messo gli occhi già l'anno prima, e che, prima o poi, avrebbe trovato il modo di penetrare.

La sua famiglia ovviamente lo aveva educato fin dall'infanzia allo studio, alla lettura, ai pesanti pomeriggi passati a ricopiare tomi che sembravano mattoni e a consumare fiotti di inchiostro; però, a differenza di molte altre attività che Abraxas e Medusa Malfoy avevano inserito nella sua formazione, quella lo allettava parecchio: l'idea di conoscere come la pensavano i suoi antenati, annichilirsi nella saggezza degli antichi per uscirne più consapevole... era decisamente un'occupazione nelle sue corde.

Quel pomeriggio del secondo trimestre, alla ricerca del giusto volume da cui studiare l'ultimo argomento di Storia della Magia, Lucius incappò in una bella figura minuta, peculiare per una cascata luminosa di capelli biondi e un viso pallido e lucente che aveva un che di scultoreo. Narcissa Black era bella, non poteva negarlo. L'aveva notata subito alla Cerimonia di Smistamento: brillava di luce propria e spiccava tra gli altri primini.

Ella si accorse di lui e girò il capo nella sua direzione. «Ciao» lo salutò, con un sorriso enigmatico, di quelli che ti spingono a credere che ci sia qualcosa di più sotto e ti invitano a scoprirlo.

«Ciao.»

«Tu sei Lucius Malfoy, vero?»

«Sì» confermò lui, «e il mio nome lo conosci per fama o...?»

«Me l'ha detto mia sorella.»

«Ah, Bellatrix.»

«Sì.»

Lucius stentava a credere che fossero sorelle. Bellatrix aveva una tempesta al posto dei capelli, una di quelle scure e tenebrose delle peggiori giornate d'inverno, che nonostante fosse in contrasto con la pelle chiarissima si sposava alla perfezione con i suoi indumenti sempre immancabilmente scuri, nelle varie sfumature del nero e del marrone; gli occhi castani sembravano due pozzi profondi pronti a inghiottirti per l'eternità; il tutto era coronato da un sorriso folle che non abbandonava mai il suo viso di bambina e mal si conciliava con esso.

Narcissa era l'esatto opposto: poteva apparire quasi celestiale se paragonata alla consanguinea. I suoi occhi azzurri erano talmente splendenti da abbagliarlo.

«Beh, piacere» le disse. Sapeva che la famiglia dei Black fosse una delle Sacre Ventotto, quindi immaginò che i suoi genitori sarebbero stati contenti di un'amicizia stretta con lei.

«Piacere mio.» Narcissa tuttavia lo liquidò con un ulteriore sorriso per ritornare a concentrarsi sul libro che reggeva aperto tra le mani.

Sembrava così assorta che a breve si sarebbe potuta catapultare nella pagina. Dimostrava una grande dedizione per quello che faceva.

«Cosa leggi?» le chiese.

«Nobiltà di natura: genealogia magica. Me lo ha regalato mia madre, come dono di buon augurio per il mio primo anno a Hogwarts.»

Lucius sorrise. «Sembra interessante.»

Narcissa rispose al suo sorriso incurvando le labbra all'insù e annuì. «Lo sarebbe se non l'avessi già letto tre volte.»

«Leggi qualcos'altro, no?»

La ragazzina sembrò meditare su ciò che le aveva appena detto. Carezzò la rilegatura del libro quasi con affetto, come se si fosse trattato del suo animaletto da compagnia, poi lo chiuse con un tonfo, bruscamente. «Sì. Sì, leggerò qualcos'altro» assentì alla fine. «Tu stai cercando qualche libro in particolare?»

Quella domanda riportò Lucius al motivo per il quale era entrato nella biblioteca. «Sì, uno sulla seconda Guerra dei Troll» rispose con un'espressione schifata.

Lei la ricambiò. «Storia della Magia?»

Lui annuì.

«Non capisco perché ci facciano studiare queste baggianate. Elfi, troll, folletti... cosa dovrebbe importare a me, strega, di quelle insulse creaturine?»

«Bella domanda» concordò il ragazzo, «bisognerebbe porla al Professor Silente.»

«Il preside babbanofilo, così lo chiama mia madre.»

«Anche mio padre. Assieme ad altri appellativi che forse non si addicono alla bocca di una signora.»

Narcissa si sciolse in un sorriso ampio e sincero. Aveva in effetti qualche accenno di quello di Bellatrix, ma Lucius lo trovava di gran lunga più umano.

«Immagino.»

 

Continuarono a incontrarsi in biblioteca almeno una volta alla settimana, finché a un certo punto lei non decise audaciamente che si sarebbero dovuti dare appuntamento per la mattina successiva. «Tanto ci sono buone probabilità che ci vedremmo lo stesso, almeno così ne avremo la certezza» aveva detto e lui non sarebbe potuto essere stato più d'accordo.

Il fatto di aver lasciato a lei la prima mossa non lo aveva particolarmente turbato; al contrario: era stata una piacevole sorpresa. Quella ragazza sapeva veramente il fatto suo.

 

Un giorno però, verso la fine del secondo anno, con la prospettiva delle vacanze estive a separarli per un bel po' di tempo, Lucius realizzò che fosse arrivato il momento di fare l'uomo e di prendere l'iniziativa.

Aprì le porte della biblioteca, si incamminò verso la sezione dei libri sulle streghe e i maghi più famosi della storia e la trovò seduta al loro solito tavolo, lo stesso dove si incontravano, studiavano, chiacchieravano da un tempo che ormai gli sembrava indicibile, ma che in realtà era pari solo a pochi mesi.

«Ehi» la salutò.

«Ehi!» ricambiò lei, radiosa.

Lucius era sicuro che se anche fossero stati lì in piena notte avrebbe potuto illuminare tutta la stanza solo con il suo sorriso.

«Dunque, volevo parlarti di una cosa.»

«Dimmi.»

Era certo che il suo volto non tradisse il nervosismo che stava provando, ma questo poco importava mentre sentiva il proprio cuore battere all'impazzata neanche avesse corso per svariati chilometri. «Mi chiedevo se ti andasse di passare da me, di tanto in tanto, in queste vacanze, Black.»

Nonostante tutto, non avevano ancora smesso di chiamarsi per cognome. Lui non ne aveva nessuna intenzione. Avrebbe reso la cosa, quella che si stava sviluppando tra loro due, troppo concreta e reale. Non lo avrebbe mai detto ad alta voce — o ammesso con se stesso —, ma aveva paura; paura di lasciarsi andare, di lasciar entrare qualcun altro nel castello mentale che si era creato. Era troppo abituato all'ordine, a trovare ogni cosa esattamente dove l'aveva lasciata. L'unico che aveva il permesso di accedervi senza neanche bussare era suo padre, che si prendeva tutte le libertà del mondo e spostava quadri e archiviava fogli e preparava la cena. Ma ci sarebbe stato spazio anche per lei, per Narcissa?

La ragazza sorrise. «Non siamo mai neanche usciti insieme e mi inviti già a conoscere i tuoi, Malfoy

Lucius maledisse i Fondatori — sì, persino Salazar — per il suo colorito così tremendamente pallido, che sicuramente gli aveva tradito un fastidioso rossore a seguito dell'insinuazione maliziosa di Narcissa. Maledetta. E poi quel tono che aveva usato per il suo cognome? Irritante. Lui ormai l'aveva capito che, fosse dipeso da lei, ci sarebbero state decisamente meno formalità tra loro — per dirne una: si sarebbero chiamati per nome —, ma non voleva essere la prima a cedere, a perdere in quel gioco di orgoglio. Davvero irritante.

«Io ho solo detto...»

«Lo so cosa hai detto, Malfoy

Ci risiamo.

«Ovviamente passerò.»

Lucius fece tutto ciò che era il suo potere per non palesarle il sollievo che aveva appena provato. «Beh, e ci voleva tanto?»

Narcissa gli si avvicinò con un sorriso birichino. «No, Malfoy.» Adesso il suo tono gli sembrò decisamente più morbido. Si accostò a lui ancora un po', arrivando a dargli un casto e dolce bacio sulla guancia.

Quella volta, neanche se avesse avuto un colorito vicino al cioccolato sarebbe riuscito a nascondere il rossore.

«Solo che così è più divertente» aggiunse lei, sogghignando, dopo essersi allontanata da lui di circa dieci centimetri.

Lui ricambiò il ghigno mefistofelico, ammaliato, ma decise di non dargliela vinta. La tirò delicatamente per il braccio e le restituì il bacio, poggiando le labbra fredde tra la gota sinistra e l'angolo della bocca. Quel contatto gli provocò una dannatissima pelle d'oca per tutto il corpo. Neanche ci provò a celare il sogghigno di soddisfazione che gli apparve sul viso, soprattutto una volta notato che anche le guance di lei si erano tinte di rosso.

La bionda lo guardò con un'espressione tra il divertito e il vittorioso e, diversamente da prima, non si allontanò, anzi gli poggiò il mento sulla spalla.

Il profumo di rose misto al suo tipico odore di fresco e di mare gli pervase le narici e lo mandò in panne per un tempo non ben definito.

In quell'istante comprese che Narcissa non era il tipo di persona che bussava alla porta e attendeva che le venisse accordato l'accesso. Era più il tipo che si intrufolava di nascosto in casa d'altri, li induceva a offrirle un sontuoso pasto e poi andava via convincendoli che fosse stata tutta una loro iniziativa.

Sorrise gioiosamente, come gli accadeva rare volte e come nessuno gli aveva mai visto fare. Lei era proprio il tipo che faceva al caso suo.





 

Angolo autrice

È strano che io stia scrivendo questa storia, perché Lucius e Narcissa sono due personaggi che proprio non mi piacciono e forse tra quelli sui quali meno mi interessa scrivere; e tuttavia eccomi qui, semplicemente perché dalla prima volta che ho ascoltato questa canzone ho pensato a loro. A loro, che nonostante siano visceralmente diversi da Draco — lui che non ha mai oltrepassato il punto di non ritorno —, hanno sicuramente vissuto due infanzie altrettanto disastrose per la loro psiche. Mi piace immaginare che si siano innamorati fin da bambini, vicini negli ideali ma ancora di più nei sentimenti.
Per quanto riguarda gli IC, non so se ho fatto un buon lavoro; ho cercato di considerare il fatto che fossero ancora dei ragazzini, quindi sicuramente la loro personalità non può essere la stessa di quando li conosciamo noi nei libri. 
Detto questo, spero che la storia vi piaccia! Aggiornerò, credo, ogni tre-quattro giorni. Se vi va, lasciate un segno del vostro passaggio ~

 

   
 
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