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Autore: DolceZeref    20/07/2019    3 recensioni
Ed eccomi su questo fandom con la mia prima storia ad OC! Chi vi parla è un'amante dei Ranger e ha deciso di scriverci una fiction, che si ambienterà ad Almia.
La strada per realizzare il proprio sogno è dura, soprattutto se ci si mettono in mezzo numerose difficoltà, ma insieme ce la si cava sempre. Fra gli anni in Accademia e l'addestramento pratico, riusciranno i nostri giovani eroi a salvare i Pokémon?
Beh, spero di avervi incuriosito, ci vediamo dentro!
Dal prologo:
-Come fai a rilassarti sapendo che presto metteremo piede all'Accademia dei Ranger?!-
...
L'indomani sarebbe stato un nuovo giorno: il primo alla scuola tanto sognata e di una grandiosa avventura, più di quanto pensassero.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Le radici del male
(Seconda parte)
-
Arcobaleno
 
-MIKIO!-
 
All’improvviso, decine di Pokémon di tutti i tipi e dimensioni si riversarono per le strade, correndo disperati da una parte all’altra alla ricerca di un posto non ancora raggiunto dalle fiamme, animati dal terrore più puro. Solo quelli di tipo fuoco facevano eccezione, dato che perseveravano nel loro incendiare ogni cosa gli capitasse sotto tiro, per ragioni che ai giovani Ranger erano ignote. In quel momento, però, questi ultimi non avevano molto tempo per comprendere i motivi che stavano dietro le loro azioni, considerando che erano un po’ impegnati a fare cose come, prendendo un esempio a caso, cercare in tutti i modi di non essere investiti e schiacciati dalle creature in preda alla paura.
Sora, tuttavia, aveva altri pensieri per la testa: mentre evitava i Pokémon che gli venivano addosso, continuava a lanciare occhiate nella direzione in cui si trovava il suo amico, la preoccupazione alle stelle.
 
-Sora, levati da lì in mezzo!- gli gridò Tyra, i lineamenti del viso tesi.
-Non posso! Mikio è...-
-Dannazione, Sora, spostati!-
-Ma...-
-Sora, attento!-
Il ragazzo girò la testa e vide un Pokémon che stava correndo a tutta velocità  verso di lui, però sapeva che non avrebbe fatto in tempo a schivarlo. Fu proprio in quel momento, tuttavia, che Tyra, lo sguardo concentrato su un solo e unico obiettivo, scattò come una molla in direzione dell’amico e, con un’agilità che superava l’umana comprensione, lo agguantò per la divisa, trascinandolo lontano dal pericolo. Dopodiché, lo mollò per terra e si dedicò a riprendere fiato, per quanto le fu possibile con il fumo.
-Grazie, Tyra, sei la migliore- disse Sora rimettendosi in piedi.
-Aaah, ne sono consapevole- rispose lei con un mezzo sorriso.
-Ragazzi!-
I due si girarono all’unisono. -Drake!-
Il ragazzo gli si avvicinò. -Per fortuna state bene- E dal suo volto perennemente serio trasparì un sollievo enorme.
-Però Mikio...- Sora, al colmo della preoccupazione, cercò il posto in cui era finito l’ultimo membro del gruppo e lo trovò. Il fuoco si era abbassato.
-Ok allora- disse Drake, l’espressione determinata -Vado e torno-
-Cosa...?-
Il giovane dagli occhi blu prese le bottigliette d’acqua che avevano portato con loro e se le versò addosso, per poi correre verso il fuoco e saltare dall’altra parte. Quando ce n’era bisogno sapeva essere piuttosto intraprendente.
-Drake!- Gli occhi degli altri due si colmarono di paura, che crebbe finché il loro amico non ricomparve attraversando le fiamme, questa volta con una persona in più. -Mikio!- Tyra e Sora si affrettarono verso di loro. Tyra tirò un pugno a Drake, per poi abbracciarlo, mentre Sora si fece passare il braccio di un molto stordito Mikio dietro le spalle e lo sostenne.
-Ehi, Mikio...- lo scrollò leggermente -Come ti senti?- Aveva la preoccupazione nella voce.
L’altro agitò una mano come per dire “così così”. Fisicamente sembrava andare piuttosto bene per uno che aveva preso una botta simile, aveva giusto l’uniforme un po’ bruciacchiata, però psicologicamente...beh, quella era un’altra storia: sotto quel punto di vista stava malissimo. Sotto quel punto di vista era sconvolto.
-Ragazzi, non ce la possiamo fare, non da soli- disse ad un certo punto Tyra. Era dura ammetterlo, ma era vero -Dobbiamo chiamare rinforzi-
Gli altri annuirono concordi e lei accese lo Styler per contattare il Centro Ranger di Borgovera, tuttavia...
-Cosa c’è, Tyra?- chiese Drake, che già temeva.
La ragazza abbandonò il braccio lungo il fianco e il suo sguardo si fece cupo, la linea delle labbra tesa. -Non rispondono-
-Che?-
-Quello che ho appena detto. Non c’è linea, non rispondono-
A quel punto, la speranza parve abbandonare il gruppo. Ma non del tutto.
-In questo caso dobbiamo cavarcela da soli- disse inaspettatamente Mikio, calamitando l’attenzione.
-Ma non ce la faremo...- obiettò Sora.
E, in quel momento, successe una cosa: negli occhi di Mikio si accese una luce strana, che non avevano mai visto. Una scintilla pericolosa che non avrebbero mai voluto vedere. -Sora, nessuno verrà ad aiutarci: ci hanno lasciati qui, siamo completamente soli. O ce la facciamo o ce la facciamo, non abbiamo molta scelta. Quindi, dobbiamo combattere- Si staccò da Sora , barcollando un po’ senza il suo appoggio, ma riuscì a rimanere in piedi e accese lo Styler che indossava al braccio. Le sue intenzioni erano chiare.
-Mikio...?!-
Quest’ultimo si accigliò, tuttavia non cambiò atteggiamento. I suoi amici si scambiarono un’occhiata preoccupata, però poi deglutirono e fecero un cenno d’assenso, imitandolo. -D’accordo- Avrebbero combattuto. Ce l’avrebbero fatta.
Il ragazzo dagli occhi azzurri annuì, nello sguardo un unico obiettivo. -Andiamo-
I quattro si mossero all’unisono: si posizionarono ognuno davanti a un gruppo di Pokémon e fecero schizzare fuori i dischi di cattura, iniziando a creare degli anelli concentrici attorno a loro. Certo, terrorizzati com’erano questi non rimasero fermi e tranquilli ad aspettare di essere catturati, bensì attaccarono molteplici volte, tentando di colpire quei dischetti che non smettevano di girargli intorno: alcune ci riuscirono, ma per fortuna gli Styler dei Ranger non subirono tanti danni e i quattro catturarono la maggior parte dei Pokémon; li liberarono tutti, tranne quelli di tipo acqua, che avrebbero potuto spruzzare dei potenti getti sul fuoco e spegnerlo. Si scambiarono uno sguardo e annuirono: non avevano bisogno di parole, sapevano cosa dovevano fare. Chiesero alle creature acquatiche di usare le loro mosse sulle fiamme e, grazie all’aiuto combinato di alcuni Mudkip, Wartortle, Marshtomp, Politoed e Swampert, riuscirono nell’impresa di spegnere l’incendio. Purtroppo, però, era ormai troppo tardi: la Selva Serenella, che come diceva il nome stesso era un posto quieto e lussureggiante, era ora un cimitero di tronchi e rami bruciati. Il sole splendeva e con i suoi raggi illuminava gli scheletri di quegli alberi che fino a poco prima erano pieni di foglie verdi. I quattro si guardarono intorno, i loro occhi che vedevano solo desolazione; non si erano nemmeno resi conto di essere usciti da quella specie di labirinto e di aver raggiunto l’Albero mediano, che era un notevole punto di riferimento perché esattamente a metà strada fra Borgovera ed Autunnia e che era diventato anche lui solo il cadavere di quello che era. Il simbolo della foresta, bruciato. Mikio si avvicinò al suo tronco e vi poggiò la mano, per poi stringerne la corteccia nelle dita. Si lasciò cadere a terra, come se le gambe non avessero più la forza per reggerlo, e cominciò a ridere sommessamente, lo sguardo scuro. Quello che era successo era stato semplicemente troppo per lui, troppo: tutti quei Pokémon disperati e in preda alla paura, gli altri di tipo fuoco che avevano incendiato ogni cosa per chissà quale ragione e i Ranger del Centro di Borgovera, che avrebbero dovuto aiutarli e che invece non avevano risposto alla loro chiamata, abbandonandoli al loro destino; la loro sarebbe dovuta essere una missione facile, ma se l’erano dovuta cavare da soli. Era troppo perfino per lui, che aveva passato quattordici anni della sua vita accettando ogni cosa. “Sorridi, sorridi anche quando sei triste, e prima o poi ti convincerai di essere felice” si ripeteva sempre, nascondendo i suoi sentimenti dietro una maschera, soffocando le sue emozioni “Sorridi” Ma non aveva funzionato. E adesso era fin troppo, adesso stava scoppiando. Adesso basta. Basta! La sua si trasformò in una risata amara, che somigliava ad un pianto. Un qualcosa che non gli apparteneva. I suoi amici lo guardarono sconvolti, senza capire cosa stava accadendo dentro la sua testa.
-...Mikio?-
Le risa si affievolirono, riducendosi a un sospiro. -Mikio...- ripeté quest’ultimo -Mikio è morto, è stato ucciso da me. Io non sono lui. Non più-
-Cosa...?!-
-Cosa stai dicendo?!- esclamò Sora, dando voce ai pensieri di tutti.
-Che ho ucciso Mikio-
-Tu non hai ucciso nessuno!-
-Sì invece...!-
-Sei tu Mikio!-
-No!-
-E allora chi sei?!- Sora sbottò, arrabbiato come mai prima d’ora.
-Non lo so!- Il ragazzo si voltò e delle lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Nel suo sguardo c’era solo disperazione. -Non lo so. Non lo so chi sono...-
L’amico fece un passo indietro, sconvolto, mentre Tyra e Drake sgranarono gli occhi, increduli. Mai, mai l’avevano visto in quello stato. Qualcosa, dentro di lui, si era rotto.
“Tu sei tu e nessun altro” avrebbero dovuto, voluto dire. Ma non ebbero la forza di farlo e quello fu probabilmente il loro più grande errore.
-...torniamo al Centro, su- disse alla fine Tyra, anche se un po’ insicura. D’altronde, perché mai sarebbero dovuti tornare da delle persone che non avevano risposto alla loro chiamata d’aiuto nel momento di massimo bisogno? “Torniamo a casa” era quello che avrebbe voluto dire davvero, ma non l’aveva fatto.
Il ragazzo dagli occhi azzurri scosse la testa e si alzò, aggrappandosi all’albero. La luce nelle sue iridi si era spenta. -No. Io non tornerò lì. Non tornerò dai Ranger, coloro che ci hanno abbandonato. Questo, però, non significa che non dobbiate farlo voi. Voi non dovete seguirmi- I fili trasparenti che lo legavano si erano bruciati, le pesanti catene ormai arrugginite si erano sgretolate, e la marionetta era ora libera di fare quello che desiderava. Poteva decidere e prendere in mano le redini della propria vita, perché una volontà ce l’aveva. Perché non era una bambola vuota! Da quel momento in avanti, avrebbe camminato con le proprie gambe; avrebbe spiegato le ali e provato a volare.
-Cosa?!-
-E allora dove andrai?- chiese Drake, che quel giorno stava sperimentando una marea di espressioni facciali diverse dalla sua solita seria. Una data da segnare sul calendario, se non fosse stato per tutto il resto.
-In tutte le regioni, ovunque non ci saranno Ranger. Tornerò solo e soltanto quando avrò trovato il modo per farli pentire di averci ignorati. Per favore, non tentate di fermarmi- Non avrebbe mai voluto ritrovarseli come nemici e doverli combattere: erano i suoi compagni, i suoi migliori amici, ma non solo. Loro erano le persone più importanti della sua vita, gli voleva troppo bene. -...addio- Si girò e iniziò ad incamminarsi nella direzione opposta a Borgovera.
I tre lo fissarono imbambolati e increduli per qualche secondo. Poi, Tyra lo raggiunse con qualche falcata e lo fece voltare con la forza, afferrandolo per una spalla. Era arrabbiatissima e non era saggio farle perdere il controllo, se si teneva alla propria salute. -Sei uno scemo! Come osi salutarci e andartene via così?! Come ti permetti di dirci queste cose?!- Lo lasciò e lo guardò furente. -Noi non ti fermeremo, né ti seguiremo...-
-Già...non lo faremo, perché verremo con te- disse Drake, affiancandola -Hai ragione tu. Nemmeno noi torneremo dai Ranger. Loro ci hanno abbandonati-
-Ragazzi...- Il giovane dagli occhi azzurri era scioccato.
I due guardarono il membro del gruppo che non aveva ancora parlato.
Sora addolcì lo sguardo e sorrise. -Te l’ho promesso, no? Ti ho promesso che sarei rimasto sempre al tuo fianco, qualunque cosa fosse successa- Si avvicinò a loro. -Ci sarò anche questa volta-
-...grazie- disse il destinatario di quella promessa, commosso, ricambiando sinceramente il sorriso. Una cosa che in futuro non avrebbe fatto più tanto spesso. Sentiva un piacevole e confortevole tepore riscaldargli il petto. -Grazie-
I tre annuirono, la loro presenza una certezza.
Tyra tese il braccio in avanti, la mano aperta. -Insieme, anche questa volta-
-Insieme- Drake posò la sua mano su quella dell’amica.
-Insieme- Sora lo imitò.
Poi, guardarono la quarta persona.
Il giovane dagli occhi azzurri annuì e fece la stessa cosa. -Insieme-
 
Anche quella era una promessa. Anche verso un luogo fatto solo e soltanto di tenebre, vi si sarebbero diretti insieme.
 
***
 
Nel Centro Ranger della piccola città a ovest della regione di Fiore, Borgovera, il clima normalmente sereno che si respirava venne stravolto dalla notizia portata da un vento gelido.
 
-Cosa significa che sono scomparsi?!- esclamò Furio, colui che gestiva il Centro.
-Quello che ho detto, capo...i segnali dei loro Styler sono scomparsi-
E loro non potevano sapere che i quattro li avevano spenti apposta.
-Rechiamoci sul posto, alla Selva Serenella-
 
Purtroppo, quando arrivarono, trovarono solo cenere e alberi bruciati. Li cercarono ovunque, ma dei giovani Ranger non c’era traccia.
 
-Che...che qualcuno contatti la Federazione- disse alla fine Furio.
 
Li cercarono in tutte le regioni, però non vennero mai trovati.
 
***
 
Yuuri Hato aveva completato da un anno sia la formazione di Ranger che di Medico, dopo essersi diplomato e addestrato con dei professionisti, ed era entrato a far parte della squadra di suo cugino Shouri, più grande di lui. Era al settimo cielo, perché aveva coronato finalmente il suo sogno, realizzando l’obiettivo che si era posto. Ora non aspettava altro che rivedere i suoi vecchi amici dell’Accademia per mostrargli quanto era migliorato; dopotutto, se l’erano promesso a vicenda.
 
Quel giorno, avevano appena portato a termine con successo un incarico, quando gli arrivò una chiamata. Lui rispose subito.
-Pronto?-
-Ehi, Yu-
Quando udì la voce della persona dall’altra parte della cornetta-Styler, sorrise. -Jiro, ciao! Come va?- Era da un po’ che non lo sentiva, ma sapeva che era diventato un Assistente e che lavorava alla Federazione.
Il suo vecchio compagno non parlò per qualche secondo e il minore degli Hato pensò che ci fosse qualche problema di linea.
-Jiro?-
-...Yu, ti devo dire una cosa-
-Cosa?- Stava iniziando a preoccuparsi; non replicò nemmeno con una battuta.
-Mikio, Sora, Tyra e Drake...sono scomparsi in missione- Decise di dirglielo senza tanti giri di parole, perché tanto non sarebbe servito a niente se non a peggiorare le cose. -Furio, il capo del Centro Ranger di Borgovera, dove si erano recati per l’addestramento, ci ha contattati poco fa e ce l’ha comunicato...ho pensato che fosse inutile non fartelo sapere subito-
-...dimmi la verità, Jiro: per “scomparsi” intendi mo...-
L’amico lo interruppe prima che potesse pronunciare l’ultima parola. -Intendo che di loro non c’è traccia, però...se non verranno trovati, bisognerà supporre che lo siano...-
-...capisco-
-Mi dispiace, Yu- E quest’ultimo sapeva che non era una frase di circostanza, formata da parole vuote.
-Non è colpa tua, Jiro. Non è colpa di nessuno. Ti ringrazio per avermelo detto-
-Non avrei voluto farlo-
-Grazie lo stesso-
-Prego, per quello che può servire-
-Ora chiudo-
-D’accordo. Ci sentiamo presto, Yu-
-Sì-
-Ciao, allora...a presto...-
-Ciao...-
La telefonata terminò e il minore degli Hato abbandonò il braccio con lo Styler lungo il fianco, lo sguardo cupo.
-Yu?- lo chiamò il cugino -Yuuri?- Dato che non ricevette risposta, gli si avvicinò fino ad affiancarlo. -L’incarico è terminato, possiamo...Yu, cosa è successo?-
Il più piccolo lo guardò, gli occhi lucidi per un pianto imminente, che a stento trattenevano le lacrime. -Alcuni dei miei vecchi compagni di Accademia sono scomparsi in missione- Stava tentando di nascondere le sue emozioni, però si vedeva lontano un miglio che era sconvolto, era palese. Ma d’altronde, come avrebbe dovuto reagire? Chi poteva biasimarlo?
-Yu...-
Il maggiore lo abbracciò, provando a confortarlo.
Era l’unica cosa che poteva fare.
 
***
 
Il ragazzo dagli occhi azzurri era inginocchiato per terra in riva al mare e guardava il proprio viso riflesso sulla superficie piatta dell’acqua. I suoi capelli, da neri che erano, erano diventati completamente bianchi, un colore che non gli piaceva; avevano iniziato a schiarirsi il giorno dell’incendio e non avevano più smesso: adesso pareva un’altra persona, non si riconosceva quasi. Ma d’altronde, in chi avrebbe dovuto riconoscersi? Chi era lui? Era mai stato qualcuno?
No.
Tutto sommato, era un bene che non sembrasse Mikio, perché non era più lui. Pareva un’altra persona, perché lo era. Il suo personaggio era come una tela bianca, una tabula rasa, su cui doveva mettere i colori. Lui era il pittore e doveva dipingere.
Diede una manata sulla superficie dell’acqua, formando delle piccole onde e distorcendo il suo riflesso, e sorrise.
-Ehi...tutto bene?- chiese Sora, arrivato in quel momento.
-...ho bisogno di colori...-
-Eh?-
Il giovani dai capelli bianchi si alzò in piedi e gli sorrise. -È tutto a posto, amico mio. Però, non credi anche tu che tutto questo bianco sia triste? Ho bisogno...di colori!- Il suo personaggio era appena nato.
-Colori? Cos...-
-Sì, per tingermi i capelli!- esclamò tutto entusiasta.
Sora lo fissò stralunato, per poi aggrottare le sopracciglia. -Tu sei pazzo-
-Ahah, esatto!-
L’amico era sempre più sconcertato ogni secondo che passava.
-Sora- disse il ragazzo dai capelli bianchi, lo sguardo ora serio e pericoloso -Io sono la tempesta che distruggerà ogni cosa- Chiuse gli occhi, facendo una pausa, e poi li riaprì. Ecco chi era.
 
-Io sono Phibrizio-
 
***
 
-Ragazzi, guardate qui!-
-Cosa, Phibrizio?-
Il ragazzo, che da qualche tempo a quella parte aveva preso a tingersi i capelli con i colori dell’arcobaleno, li raggiunse di corsa, con in mano uno strumento simile a uno Styler di cattura dei Ranger.
-E quello?- chiese Tyra, curiosa.
-Questo...-
-È il suo Styler, mi sembra ovvio- rispose Drake, interrompendo l’altro, che replicò subito.
-Sì e no: ho modificato il mio Styler e ora può catturare i Pokémon senza necessariamente provare sentimenti d’amicizia- Lo faceva, infatti, tramite sentimenti negativi. -È uno Styler, ma svincolato dai limiti che hanno i dispositivi di cattura dei Ranger-
I suoi amici lo guardarono con tanto d’occhi.
-Wow...come hai fatto?- domandò Sora.
Phibrizio alzò le spalle, come se fosse una cosa da nulla. -Studiare così tanto sarà pur servito a qualcosa, no?- Per un attimo guardò da un’altra parte, lontano, e parve impensierirsi, ma durò solo un istante: il momento dopo, il suo viso si illuminò. -Ah, ragazzi, a proposito, me ne stavo per dimenticare!- Da una tasca tirò fuori un foglio ripiegato accuratamente molte volte e lo fece vedere ai suoi tre compagni. -Ho disegnato le nostre uniformi!-
Tyra prese il foglietto dalle sue mani e lo spiegò, guardandolo con un sopracciglio inarcato, piuttosto perplessa. -Davvero, Phibrizio? Davvero? Tutto colorato? È un pugno nell’occhio perfino peggiore dei tuoi capelli-
-Fai vedere, Tyra!-
-Sì, in effetti ci vuole del coraggio o bisogna essere ciechi per indossare una cosa con questi colori. Oppure bisogna essere te-
Phibrizio incrociò le braccia al petto e gli lanciò un’occhiataccia. -Ahah, siete proprio divertenti, ragazzi, guardate come sto ridendo-
-Beh, però in effetti è divertente- disse Sora, alzando un angolo della bocca.
-Nessuno apprezza la mia arte!- esclamò il ragazzo dalla chioma multicolore, portandosi melodrammaticamente una mano sulla fronte.
-Non è che non apprezziamo la tua arte, è che sembra che ci si siano rovesciati sopra fin troppi barattoli di vernice, sai com’è- ribatté Tyra.
-Ok, ora sono ufficialmente offeso-
Drake stava per fare una battuta squallida, ma Sora gli tappò la bocca.
-Ce ne faremo una ragione-
-Oh, Tyra, sei perfida...-
-Comunque, non è male quest’uniforme, se vista in bianco e nero-
-Beh, in questo caso, suppongo che i colori si possano cambiare...basta che non ci sia il bianco-
-Allora è deciso!- esclamò Sora.
-Ora ci manca solo il nome per il nostro team- disse Drake -Perché tanto ormai lo siamo, giusto?-
-Giusto!- Phibrizio si illuminò per la seconda volta. -Ci serve un nome!-
-Ci sono proposte?-
 
-Che ne pensate di...“Cavalieri della Notte”?-
 
***
 
-Ragazzi-
-Ehi, Phibrizio, cos’è quella faccia?- chiese Sora.
Il ragazzo aveva un’espressione strana, come se nemmeno lui sapesse bene che emozioni provare. -Ho sentito parlare alcuni abitanti del villaggio a proposito di una leggenda, secondo la quale, nascosti in profondi meandri, si celano tre Pokémon che rappresentano le forze di Ghiaccio, Roccia e Acciaio. Hanno parlato anche dell’esistenza di una certa sala dove potrebbero trovarsi. È abbastanza ovvio di quali Pokémon si tratta: riuscite ad immaginarvi cosa potremmo fare se li catturassimo?-
-Aspetta un attimo, stai parlando...dei golem leggendari?- domandò Drake, che come Phibrizio aveva letto tantissimi libri ed era piuttosto informato.
-Proprio di loro!-
-Caspita...in effetti, se li catturassimo saremmo potentissimi-
-Togli quel “se”, Sora- disse Tyra -Lo faremo. Allora, Phibrizio, come facciamo a raggiungere questa fantomatica sala?-
 
-Beh, ragazzi, vi va di cavalcare le onde della corrente oceanica?-
 
***
 
Catturarono dei Pokémon con i loro Styler modificati nuovi di zecca e lo fecero molto più velocemente rispetto a quando utilizzavano quelli da Ranger, perché non avevano limitazione alcuna. Comunque, dopo averli catturati, grazie al loro aiuto furono in grado di raggiungere una grotta sottomarina, da cui accedettero al corridoio subacqueo, dove c’era una roccia con sopra incisa una scritta in braille che recitava “Risali da qui”: fecero come indicato e riemersero, arrivando nella prima stanza della grotta.
 
-Ancora scritte, eh?- disse Sora.
Nella sala erano presenti altre dieci rocce con incisioni in braille.
-È...l’alfabeto, direi- commentò Drake, avvicinandosi ad una delle pietre.
-Ok, scriviamocelo da qualche parte- Tyra accese il suo Styler e aprì le note, iniziando a trascrivere l’alfabeto.
-Buona idea-
In poco tempo ognuno di loro l’ebbe sul proprio dispositivo e si avviarono in direzione della stanza successiva, dove c’erano sei rocce a formare un esagono e una settima in fondo. I quattro si sparpagliarono nella sala, dai vertici di pietra del poligono.
-“Ne avevamo paura”- lesse uno.
-“Questa grotta fu la nostra casa”-
-“Se avrai coraggio e speranza”-
-...ok, ragazzi, così non ha senso- disse il ragazzo dai capelli arcobaleno -Deve esserci un ordine- Come in tutte le cose.
-Quale? Tipo dall’alto verso il basso?- chiese Sora.
-Tentare tutte le combinazioni sarebbe perfettamente inutile- E Phibrizio non sprecava preziose energie per cose inutili. -Scriviamoci le scritte e mettiamole in ordine avendole tutte davanti agli occhi-
-D’accordo-
Fecero come aveva detto e poi si formarono un cerchio al centro della stanza, avvicinando gli Styler.
-Ok, cosa abbiamo?-
-Allora...“Questa grotta fu la nostra casa”-
-“Ai Pokémon dobbiamo tutto”-
“Le persone che hanno scritto queste cose non capivano proprio niente” pensò Phibrizio.
-“Ma dovemmo rinchiuderli in un luogo segreto”-
-Sì! Così inizia ad avere un senso- disse Tyra.
-Quindi...“Ne avevamo paura”-
-“Se avrai coraggio e speranza”-
-...“Dietro ad una porta troverai un Pokémon eterno”-
Sora guardò gli altri. -Un Pokémon eterno?-
Phibrizio fissò il vuoto per un po’, finché il suo volto si illuminò e si colpì il palmo aperto con una mano chiusa a pugno. -Deve essere Regigigas!-
-Regigigas?- Chi più chi meno, era perplesso.
-Ma per forza, ragazzi, è l’unica possibilità. Se ci pensate bene, è palesemente ovvio-
-Certo, palesemente-
-...ha ragione- disse Drake, serio.
-Lo so! Grazie, amico-
-Beh- disse Tyra, dopo aver roteato gli occhi e fatto un respiro profondo -Adesso non ci resta altro da fare se non leggere l’ultima scritta-
Quattro paia di occhi guardarono la roccia in fondo.
-Andiamo-
Purtroppo, quando si ritrovarono davanti all’incisione constatarono che quest’ultima era danneggiata e non si riuscivano a leggere le cose che c’erano scritte.
Tyra ci passò delicatamente sopra le dita, con una certa tristezza. Avevano davvero fatto tutta quella strada per niente? Il loro sogno si era appena infranto? Poi, però, aggrottò le sopracciglia. -Ragazzi...-
-Cosa, Tyra?-
-La pietra...si sta riscaldando-
-Sul serio?- Sora provò a poggiare il palmo della mano sulle incisioni. -Oh cavolo, è vero!-
Gli ultimi due li imitarono e successe una cosa che decisamente non si aspettavano sarebbe accaduta: ciò che restava delle scritte in braille si illuminò di una luce dorata e questo provocò un terremoto che scosse la grotta fino alle sue fondamenta.
-Dobbiamo uscire di qui! Presto, presto!-
Corsero come se non ci fosse un domani, cosa che in effetti non avrebbero visto se non si fossero sbrigati, facendo la strada al contrario. Avevano quasi raggiunto lo specchio d’acqua nella prima stanza della grotta, che la collegava al corridoio subacqueo, quando una scossa più forte delle altre fece tremare il terreno e Sora perse l’equilibrio, rovinando a terra.
Gli altri tre si voltarono subito, preoccupati. -Sora!-
-Andate avanti!- gridò lui. Tentò di rimettersi in piedi, ma non ci riuscì.
Phibrizio prese subito in mano la situazione. -Voi due andate a catturare dei Pokémon, qui ci penso io!-
Tyra e Drake annuirono e fecero come aveva detto, mentre lui si precipitò da Sora e lo aiutò ad alzarsi, facendosi passare il suo braccio dietro le spalle e sostenendolo.
-Ok, Sora, un passo alla volta...-
-Anche tu devi andare avanti, Phibrizio! Vai, io ce la faccio!-
-No che non ce la fai!-
-Non è...-
-Fammi il favore di stare zitto e fatti aiutare tu da me, per una volta!- Era arrabbiato, ma quell’emozione gli serviva solo da scudo per nascondere tutte le altre.
Sora sgranò gli occhi: non se l’aspettava.
-Non ti lascerò indietro. Mai- Era una delle persone più importanti della sua vita, aveva bisogno di averlo al suo fianco.
Prima che il ragazzo dai capelli blu potesse dire qualsivoglia cosa, Tyra esclamò: -Fatto, Phibrizio! Siamo pronti ad andare!-
-Eccoci!-
Drake affiancò i due e prese l’altro braccio di Sora, così che arrivassero prima allo specchio d’acqua. Dopo che lo ebbero aiutato a salire in groppa a uno dei Pokémon catturati, si immersero a tutta velocità, lasciandosi dietro la grotta e il terremoto. Quando finalmente tornarono in superficie, quasi non gli pareva vero di poter vedere di nuovo il cielo e il sole, per cui si misero una mano davanti agli occhi.
-Ci siamo tutti?- chiese Phibrizio, il cui sguardo vagò preoccupato finché non constatò che non mancava nessuno -Sì...meno male. Come va, Sora?-
-Bene...decisamente meglio, dopo che siamo usciti-
-Ottimo-
-A questo proposito, abbiamo rischiato di ammazzarci tutti insieme appassionatamente per nulla? Oppure è servito a qualcosa?-
-Scherzi, Tyra?- disse il ragazzo dai capelli multicolore -Il fatto stesso che siamo sopravvissuti è la prova che abbiamo già vinto-
-Però...-
-Il terremoto è stata la chiave che ha aperto le porte della nostra vendetta e in senso più letterale quelle dei meandri in cui sono stati nascosti i golem leggendari. Dato che siamo ancora vivi, possiamo catturarli-
-Ne sei sicuro?- gli chiese Drake.
-Tu ti fidi di me?-
E lui rispose subito, senza esitazione. -Sì, certo- Se non l’avesse fatto, non sarebbe di certo stato lì in quel momento.
Phibrizio sorrise. -E allora...andiamo, che ne dite?-
I tre annuirono. -Andiamo-
 
Avrebbero trovato i luoghi in cui erano celati i Regi e, nel momento in cui li avrebbero catturati, avrebbero avuto sotto controllo un potere enorme: nessuno, nessuno, avrebbe potuto arrestare i loro piani.
 
***
 
Da quel giorno erano trascorsi due anni, in cui avevano trovato e catturato i golem leggendari, potendo così fare la stessa cosa con il loro capo, ora sotto il loro più totale controllo; avevano costruito il loro team, reclutando nuovi membri, e il Tempio Hippowdon era diventato la loro base operativa. Ci era voluto del tempo, ma adesso una grande parte del loro piano era stata completata. Chiunque altro, a questo punto, avrebbe attaccato i nemici di turno, ma questo l’avrebbe solo portato alla sconfitta sicura, perché sarebbe stato troppo avventato. Era scritto. Però loro no, loro avrebbero aspettato che Regigigas si risvegliasse del tutto e poi avrebbero fatto in modo che i Ranger stessi li raggiungessero al tempio di loro spontanea volontà, credendo di anticipare le loro mosse, solo per essere distrutti. La vittoria sarebbe stata dei Cavalieri.
 
***
 
Phibrizio si trovava in una delle stanze del tempio che avevano trasformato in camere, immerso com’era spesso nelle sue riflessioni. Stava tentando in tutti i modi possibili e immaginabili di non pensare a quel giorno lontano nel passato, come accadeva fin troppo frequentemente, ogni volta che chiudeva gli occhi e che la sua mente iniziava a vagare, ma era inevitabile, considerando cosa aveva davanti. Comunque, era felice: era trascorso circa un anno da quando avevano catturato Regigigas e quest’ultimo si era quasi completamente risvegliato e l’ultima parte del suo piano, semplice e geniale allo stesso tempo, poteva avere inizio: i Ranger sarebbero arrivati numerosi al tempio, illudendosi di aver capito i suoi piani e di poterlo cogliere di sorpresa, senza sapere di essere attesi con impazienza, e lui li avrebbe distrutti dal primo all’ultimo. Aveva previsto ogni cosa nei minimi dettagli e niente sarebbe potuto andare storto. Da semplice marionetta era diventato a sua volta marionettista e aveva manovrato alla perfezione i suoi burattini, creando un bellissimo spettacolo.
 
Ad un certo punto, delle persone entrarono nella stanza. E chi mai saranno potute essere?
-Ragazzi- li accolse Phibrizio, senza nemmeno il bisogno di voltarsi per capire chi era appena arrivato; lo sapeva già -Suonerà banale, ma vi stavo aspettando-
-Banale, però è una battuta che fa sempre il suo effetto- disse Drake, annuendo da intenditore.
Il capo dei Cavalieri si girò e sorrise. -Lo credo anch’io-
-Comunque sia...ecco, ne sei proprio sicuro?- chiese Sora cambiando argomento, facendo cenno a ciò che il ragazzo dai capelli multicolore aveva vicino.
Quest’ultimo guardò con un’espressione indecifrabile la cosa, la quale non era altro che l’uniforme da Ranger di Mikio. -Certo. È una parte importante del nostro piano- Il suo vecchio e caro amico Mikio gli sarebbe stato utile un’ultima volta, prestandogli oltre alla divisa anche il suo nome. -Una parte essenziale-
L’amico si arrese. -Se lo dici tu...va bene. Mi raccomando, stai attento-
Phibrizio ghignò. Non c’era bisogno di preoccuparsi. -Come sempre-
-Noi ti aspetteremo per il gran finale- assicurò Tyra.
-Sì. Non vedo l’ora-
Avrebbe interpretato Mikio e grazie a lui avrebbe completato il suo piano: alla fine, sarebbe tornato utile.
 
-Mi servirà...un Pokémon partner-
 
***
 
Phibrizio stava dritto in piedi, le braccia incrociate sul petto e i capelli scompigliati dal forte vento che tirava sulle Alture Vertigine. Quelle erano scogliere estremamente pericolose, motivo per cui era vietato accedervi, ma lui non era una persona qualsiasi ed era abituato al pericolo. Comunque, tutto era stato predisposto per il suo piano, incluso lo Shieldon che, secondo la storia che avrebbe poi raccontato ai piccoli Ranger, era “rimasto bloccato” sui picchi e che “aveva provato ad aiutare”.
 
L’intervallo era finito e le luci in sala si erano spente.
Il sipario si era aperto.
Era venuto il momento per l’attore principale di salire sul palco e recitare la sua parte.
 
“Vi prego di fare silenzio, signori: lo spettacolo sta per cominciare”
 
***
 
-Ehi, aspetta un secondo. Con tutta questa confusione, non ci hai ancora detto come ti chiami-
Giusta osservazione, ragazzo.
-Ah, che sbadato, scusate! Io sono Mikio. Mikio Kuro-
 
Il secondo atto aveva inizio.


Spazio dell'autrice
Ed ecco a voi la seconda e ultima parte di questo flashback/prequel/quellocheè! Cosa ne pensate? Vi è piaciuta? Sono molto curiosa di conoscere i vostri pareri, anche perché questa è stata una parte molto delicata da scrivere e...niente, sono emozionata e in ansia come al solito. Spero di aver dato una risposta a molte domande che non l'avevano!
Parlando del prossimo capitolo, lo sto scrivendo, ma si sta rivelando più difficile del previsto perché in quest'ultimo periodo ho avuto qualche problema in famiglia e un assurdo calo d'ispirazione, quindi non so quando lo terminerò. Mi auguro davvero presto.
Comunque, grazie mille a tutti quelli che continuano a seguire questa storia!
Alla prossima!
   
 
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