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Autore: BrizMariluna    20/07/2019    2 recensioni
Oggi sono due anni che Chester ci ha lasciati. E io... boh, avevo voglia di dirgli qualcosa. Perché sono sicura che da qualche parte, lui, canta ancora...
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chester Bennington
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BETWEEN LOVE AND REGRET
 
 
 
 
Ehi, Chester!
Porca miseria… sono due anni!
Due cavoli di anni senza di te!
Senza la tua voce che urla dal vivo “Forgiving whaaat I’ve dooone!”, “… and let it goo-ohohoh…” o “Across this new diviiide!”… o qualunque altra bella canzone sia nata dal vostro stupendo gruppo.
È vero che io, la tua voce dal vivo, non l’ho mai sentita, purtroppo...
Io e il mio figlio maggiore non abbiamo avuto la possibilità, due anni fa, per motivi pratici, di venire al concerto di Monza. Però ricordo di avergli detto, dispiaciuta ma fiduciosa:
− E dai, mica sarà l’ultima volta, che i Linkin vengono in Italia!
E poco più di un mese dopo… la botta!
Cacchio, mi è sembrato quasi di avertela gufata!
Non riuscivo a crederci!
In vacanza con mio marito e mia figlia, allora quindicenne, a chiederci come fare, quali parole usare, per dirlo a mio figlio, che era rimasto a casa per lavoro.
È stato come se, all’improvviso, i cieli azzurri, l’aria limpida, i colori vividi del tramonto delle nostre amate Dolomiti… tutto si fosse sfocato, scurito, offuscato.
E tutta la vacanza ha preso quel fondo di malinconia che ha finito per rendere ogni bel momento un po’ più triste.
Non ho pianto, solo perché alla mia età ho imparato a controllare le mie emozioni. Ma soprattutto perché sapevo che, se mi fossi lasciata andare, non avrei − non avremmo, io e i ragazzi − più smesso per giorni.
 
Ci sarà un motivo, se le vostre canzoni mi hanno conquistata al punto di ficcarle pure all’interno di una fanfiction su un vecchio robottone giapponese!
Ci sarà un accidente di ragione, se le ascolto continuamente anche se non ho più vent’anni, e nemmeno trenta.
E nemmeno quaranta, se è per questo.
 
Non so perché mi sia venuta voglia di scriverti, Chester.
Anzi no… lo so, eccome!
Perché qualche sera fa, mio figlio mi dice:
− Mamma, sai che stasera vado a sentire una cover band dei Linkin Park? Vuoi venire con me?
Lì per lì mi son detta: “Che ci vado a fare? Sarà pieno di ragazzi e ragazze come lui, che c’entra una vecchiarda come me?”
Però, siccome io ho più di cinquant’anni solo all’anagrafe, ma ne ho venti nel cuore (e a volte anche nella testa!) ho deciso di andarci.
 
E ho fatto bene.
Una bella serata d’estate, una birra, la compagnia del mio giovanotto, un palco davvero niente male allestito all’aperto, all’esterno di un pub.
E un mucchio di gente; più di quella che mi ero aspettata.
Quasi tutti giovani, ovviamente.
 
I ragazzi della band erano bravi: la professionalità, ma soprattutto la felicità e la soddisfazione per quello che cantavano e suonavano, omaggiandovi con spensieratezza e rispetto, era più che palese! 
E il cantante che, in un certo senso, interpretava il tuo ruolo, ti imitava alla perfezione. La sensazione era che, pur non somigliandoti fisicamente, avesse afferrato nel modo giusto il tuo spirito, il tuo modo di essere, anche nelle movenze e nelle posture, dalle quali traspariva comunque, insieme all’affetto, un’immensa modestia e una devozione infiniti, accompagnati da una innegabile consapevolezza di fondo di... non essere te. 
Ho potuto solo pensare bene di questo giovane artista, quando, sulle note di One More Light – dedicata ovviamente a te, con tutte le torcette dei cellulari accese – la voce gli si è spezzata, commossa, su quel “Well, I do…” finale.
 
Per una sera, in mezzo a tutti quei ragazzi urlanti che ascoltavano lui e i suoi compagni, ma pensavano a te, sono tornata giovane.
Non mi importa un emerito fico secco, se qualcuno ha pensato: “Che ci fa, qua, ‘sta tardona?”
Io riesco solo a pensare che ero con mio figlio, che ha ventiquattro anni; che è stato lui a farmi conoscere i Linkin Park, quando faceva ancora le scuole medie; e che la tua voce e la vostra musica hanno unito due generazioni!
 
Due anni…
Ricordo che ci sono voluti un paio di mesi per trovare il coraggio di riascoltare una vostra canzone.
Il più è stato farlo la prima volta.
E adesso continuo a farlo, quasi ogni giorno.
Salgo in auto e, in quei venti minuti che mi separano dal lavoro, canto.
Stonata come pochi, ché il talento per la musica è un dono che non mi è stato concesso.
Urlo, anche se non ho la voce adatta per farlo.
E se c’è mio figlio con me, urliamo e cantiamo insieme.
Cantiamo insieme a te e a Mike.
Castle of GlassNumbBurn it downFinal Masquerade… e la nostra magica tripletta: What I’ve doneIridescentNew divide. E chi più ne ha, più ne metta.
Confesso che io amo i pezzi più melodici, anche se di recente mi sono avvicinata pure a quelli più duri, più urlati, più rappati… 
E a quelli che mi vengono a dire che sono rimasti delusi dai brani contenuti in “One More Light”, asserendo che non siete più voi, rispondo, dal basso della mia abissale ignoranza musicale, che per me è l’album più bello che abbiate fatto; quello che ha segnato la vostra maturità artistica.
Mai, MAI, avrei potuto immaginare che, per te, sarebbe stato l’ultimo.
 
E ringrazio di essere nata in questa epoca, per via della tecnologia con la quale, lo ammetto, ho un rapporto molto conflittuale; fino a pochi anni fa non sapevo nemmeno come si usassero word e un pc.
Ma è proprio grazie ai mezzi moderni, se posso ancora ascoltarti in auto, o mentre, a passo svelto, cammino sulla spiaggia con le cuffiette nelle orecchie; è proprio grazie alla tecnologia se in tv, o su You tube, posso guardare un vostro concerto, con te che gridi e ti agiti, e metti tutta la tua voce, il tuo respiro e il tuo cuore, nelle parole di quelle canzoni; in quei testi, a volte, forse un po’ deprimenti e drammatici, ma proprio per questo realistici e mai banali.
 
Eccoti lì, chino in avanti, un ginocchio piegato, il piede sollevato posato su un gradino, il microfono a raccogliere la tua meravigliosa voce per poi spararla negli amplificatori, verso di noi, a farci sognare ancora una volta.
E a far sentire giovani quelli come me, che non lo sono più così tanto.
 
Ti abbiamo ancora con noi, signor Bennington.
Nelle nostre anime, nei nostri cuori, nei nostri ricordi.
Abbiamo la tua voce: quella, nessuno potrà mai più portarcela via.
E noi… continueremo a urlare e cantare con te.
Perché la morte non esiste: si muore solo quando si viene dimenticati!
 
Ciao, Chez! Grazie di tutto!
E buona strada, dovunque tu sia!
Perché io LO SO, che da qualche parte, SEI!
 
 
 
 
 
Note dell’Autrice:
Se a qualcuno dovesse interessare, la cover band che io e mio figlio abbiamo visto in un paio di occasioni, sono i Linkin Revolution, un gruppo di Bologna che ci ha regalato momenti davvero piacevoli, divertenti e commoventi.
 
Sento di dovere un ringraziamento anche a Selene_RockNRoll, perché alcune parti di questa specie di lettera, sono praticamente autocitazioni da una recensione che io stessa lasciai ad un suo scritto, pubblicato in questo fandom. È anche un modo per ringraziarla della sua risposta, tanto carina.
 
Qui di seguito, con affetto e rimpianto, un altro mio piccolo omaggio al nostro Chester.


 
 
  
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