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Autore: Aliasor    21/07/2019    2 recensioni
Dal capitolo 5: "A venticinque anni ho intuito che la luce e l'ombra sono i lati opposti della medesima cosa, che il luogo illuminato dal sole viene sempre raggiunto dall'ombra."
[Natsume Soseki]
Dal capitolo 8: "Ormai un dio non lo aveva più. Aveva abbandonato Arceus, Dio o chi per loro da molto tempo, da quando era accaduta quella storia. Dal suo punto di vista erano loro ad averlo rinnegato, nonostante tutto quello che avesse fatto per loro. Non avrebbe venerato un dio ingrato!"
Ad Arenipoli Corrado si rivela non essere l'unico genio presente, la città ne ha infatti dato i natali a un altro decisamente più solitario.
Mosso da interesse, il Capopalestra, deciderà di diventare il suo mentore e sviluppare le sue attività sociali.
Contemporaneamente un famoso giovane attore del Pokéwood è alla ricerca di N insieme a una ragazza che afferma di saper parlare con i Pokémon.
Intanto ad Alola, un uomo con un occhio solo di nome Lewis sembra essere sull'orlo della pazzia e della più profonda disperazione.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Corrado, Cyrus, Ghecis, N, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
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I  due operatori erano stanchi morti, erano in viaggio da giorni per quel lavoro, l’unico momento di riposo era la sera quando, finalmente, potevano alloggiare in hotel. Purtroppo non facevano in tempo a digerire la cena che cadevano nel letto addormentati per le fatiche affrontate. Il momento peggiore affrontato era il dover scappare ad un Ursaring svegliatosi particolarmente in anticipo e con uno stomaco un po’ troppo vuoto.
Il presidente della compagnia aveva chiesto un servizio sui giovani geni presenti nella regione di Sinnoh, un reportage alla ricerca degli under venti più intelligenti e con più possibilità nel futuro.
Avevano già intervistato un vincitore di premi letterari, un matematico che lavorava sui problemi del millennio, un attore e Campione Lega  che si trovava lì in vacanza e un filosofo che aveva dato vita a una nuova corrente di pensiero. L’ultimo, e più anonimo, si trovava nella città marittima di Arenipoli, alcuni paragonavano la sua intelligenza a quella di Corrado, il Capopalestra, al punto che, in qualche anno di studio, secondo alcuni, lo avrebbe anche superato.
Eppure nessuno amava parlarne. Normalmente quando si trovava un tale genio in città si era portati a vantarsene, a usare le sue invenzioni come mete turistiche come per il faro o le strade che usano energia solare. Mostravano una strana espressione infastidita quando si pronunciava il suo nome.
<< Quello strano? Ogni volta che esce da scuola non fa altro che chiudersi in casa a lavorare alle sue macchine.>>, << Ha occhiaie terribili, come se non dormisse, non sono sicura nemmeno che sbatta le palpebre.>>, << Abbiamo provato ad invitarlo fuori alle volte, ma lui ci guardava in modo inquietante senza rispondere.>> Queste erano le risposte dei suoi compagni di liceo.
Le risposte degli anziani erano le medesime, alcuni affermavano che avrebbe dovuto somigliare più al biondo Capopalestra, uno di essi sbatté la mano sulla gamba di ferro vantandosi di come l’uomo gli avesse regalato la protesi mettendola davanti casa a nottetempo.
Non era proprio amato dai suoi concittadini, forse un po’ troppo astio per un diciassettenne dal loro punto di vista, ma alla fine della fiera non restava che chiedere alle poche persone disposte a discuterne. Meno lavoro per loro.
Per cominciare alla famiglia del giovane genietto.
La zia, sua tutrice legale, aveva accettato la richiesta di fare quattro chiacchiere. Amava vantarsi del nipote lasciatogli dal marito di sua sorella.
Era una donna che sembrava più anziana di quanto non fosse in realtà, forse per lo stress, aveva raggiunto la cinquantina da poco, magra e con i capelli raccolti in un chignon.
<< Vado molto orgogliosa di lui, ma vorrei che fosse un po’ più socievole. Non vuole nemmeno uscire dalla sua camera, vene fuori solo per aiutarmi ogni tanto. Personalmente non entro nemmeno nella sua stanza, ci sono macchinari strani e non voglio far esplodere la casa.>> Si mise a ridere. I due erano certi di averla sentita pronunciare a bassa voce qualcosa come un << Di nuovo.>>
<< Potremmo parlargli?>>
<< Se riuscite a superare la sua guardia del corpo, fate pure.>>
Davanti alla porta, infondo al corridoio, andava avanti e indietro un Electrike con aria battagliera. A un attento esame si poteva notare che una delle sue zampe anteriori era stata sostituita da una protesi metallica. Sembrava degna, se non migliore, di una di quelle ospedaliere.
Quel Pokémon faceva da guardia alla porta della camera del ragazzo, inizialmente aveva programmato dei droni che sparavano palline di carta e saliva, ma realizzò ben presto che toglierle dai muri ogni volta era una faticaccia.
<< Piccolo, ci fai passare?>> In risposta mostrò all’operatore della cinepresa e alla giornalista una fila di denti affilati e leggermente elettrificati. Era pronto, non a divorare, a mordicchiare di certo.
<< Ely, cuccia.>> Alle parole dell’anziana donna la creaturina si sedette per terra ancora sull’attenti, ma senza perdere di vista i due ospiti. Una mossa sbagliata e sarebbero stati attaccati.
E quelle due fila di dentini erano particolarmente poco attrattivi.
Aprirono piano la porta della camera dopo aver bussato senza ricevere una risposta. Non avevano idea di cosa si sarebbero trovati davanti.
L’intera stanza era riempita di macchinari e formule matematiche scritte su tutti i muri e i pavimenti. Le tecnologie erano estremamente avanzate, era presente anche quello che aveva l’aria di un sistema di invio e ritiro tipico dei centri Pokémon. Libri di matematica e ingegneria ovunque, il piano da lavoro era coperto da pezzi di ferro e progetti di costruzione. Solo il letto era ordinato in tutta quella Babilonia.
Al centro della stanza, per terra, era seduto, con una chiave inglese in mano, un ragazzo dai capelli blu che si destreggiava con uno strano macchinario.
<< Salve, hai un minuto? Siamo di Giubilo Tv e stiamo facendo un servizio sui giovai geni della region...>>
<< Se non volete farvi male non fate un passo e restate sulla piattaforma di gomma isolante. Tutta la stanza potrebbe finire elettrificata se sbaglio il contatto. Se non volete una scossa elettrica allora non vi muovete.>>
I tre rimasero fermi mentre continuava senza sosta a lavorare. Solo quando fece cenno di avvicinarsi permise loro di muoversi verso di lui.
<< Ehm… ci concederesti un'intervista? E su cosa stai lavorando?>>
<< Si tratta di una sistema che collegato alla GTS permetterà agli Allenatori di scambiarsi i Pokémon molto più velocemente semplicemente inserendo una serie di informazioni maggiori. I server attuali sono troppo lenti e non possono sopportare troppi dati. Per l’intervista.. non sono interessato.>>

Si alzò facendo un rumore con le ossa della schiena. Si tolse gli occhiali di protezione e i giunti e li posò sul ripiano.
Si girò poi verso di loro, aveva due occhiaie profonde e le sopracciglia erano quasi assenti, come se le fosse rasate, i capelli blu coprivano buona parte della faccia mostrando solo quei suoi inquietanti bulbi oculari e la bocca. Veniva da chiedersi se lì sotto non fosse un mostro.
<< Non sono interessato a cose come interviste, mi distraggono dal lavoro.>>
<< Ma è solo una cosa di pochi minuti, gli altri geni della reg...>>
<< Non mi importa cosa dicono gli altri imbecilli vanagloriosi che popolano questa regione. A me importa solo delle mie ricerche.>> Mise fine al discorso cacciandoli via in malo modo.
L’anziana sospirò scusandosi per il suo comportamento, non sapeva da chi avesse preso. Aveva un pessimo carattere, ma non era una cattiva persona. Doveva aver preso, probabilmente, tutto dal padre.

Corrado inizio a leggere annoiato la posta che aveva ricevuto dai suoi concittadini, bastava parlargli invece di inviargli lettere, erano nella stessa città dopotutto.
Leggere tutte quelle parole, spesso sgrammaticate, era una fatica. Non che stesse criticando il sistema educativo cittadino.
Tra tutte quelle missive ce ne era una strana, lo ringraziava per una protesi di metallo. Non comprendeva cosa intendesse, lui non aveva costruito nessuna protesi. Non era proprio uno dei suoi passatemi creare gambe o braccia, per quello c’erano gli ospedali o gli artigiani. Lui si svagava solo a creare le “trappole” elettriche disseminate per la sua palestra, nonostante provocassero un leggero esaurimento nervoso ai suoi sottoposti e studenti ogni volta che ne inventava una nuova causando il mutamento completo dell’intera area.
<< Ehi, Erick.>> Fece avvicinare un ragazzo poco lontano dalla sua scrivania che stava mettendo al loro posto alcuni documenti di cui il biondo non voleva occuparsi. << Qui in città c’è qualcuno in grado di fabbricare delle protesi di livello ospedaliero?>>
<< Se ci provasse lei, signore.>>
<< … Grazie, Capitan Ovvio. Intendevo qualcuno oltre a me.>> Rispose scocciato. Non credeva di doverlo specificare.
<< Ci sarebbe quel tipo, quello che vive con la vecchia signora vicino al porto. Ma non vedo perché dovrebbe costruire qualcosa per un altro. È un tale cinico. Mi sorprende che non lo conosca.>>
<< Ed è intelligente?>>
<< Uh...>> Fu dubbioso. << Dicono che sia abbastanza intelligente quasi da raggiungerla, ma sono certo che siano solo voc...>> Corrado si alzò dalla sedia e prese dall’attaccapanni la sua solita giacca blu e gialla. Forse la catena era di troppo? No, nessuno se ne era mai lamentato. << Dove sta andando?>>
<< Casa della vecchia signora accanto al porto, giusto? Ci vediamo tra un paio d’ore, se qualcuno chiede sono in officina e non voglio vedere nessuno.>>
Prima che il povero ragazzo potesse dire qualcosa, il suo capo se ne andò velocemente. La solita storia, quando qualcosa smuoveva il suo interesse andava a vederla ignorando tutto il resto.
E ora toccava a lui mettere al loro posto le varie lettere già lette. Cercando di schivare le pesanti chiavi inglesi che finiva costantemente coperte dalle carte.
<< Santo Arceus, dammi la forza.>>

Corrado bussò educatamente alla porta di legno che aveva davanti, le indicazioni ricevute portavano tutte lì. Sperava di non aver sbagliato, non aveva un gran senso dell’orientamento e anche nella sua città faceva fatica a destreggiarsi. Era uno dei motivi per cui aveva costruito casa sua sopra la palestra.
<< Sì, chi … ma lei è...>> La donna aprendo restò sorpresa alla sua vista.
<< Lei è per caso la… zia(?) di un giovane genio?>> Chiese dubbioso, non voleva dire una cosa come “nonna” rischiando di essere colpito da qualche arma impropria, tanto più che poteva scorgere un grosso ombrello dietro di lei.
<< Sì.>>
<< Posso rapirlo o le crea disturbo?>>
La donna lo fissò qualche secondo per essere sicura che fosse Corrado, credeva di sbagliarsi viste quelle parole. Poi sentenziò. << Salga le scale, infondo al corridoio a destra, attento all’electrike e indossi le patine isolanti. Se si lamenta o rifiuta può portarlo fuori con le corde di gomma nello sgabuzzino, le uso quando non vuole aiutarmi a fare la spesa.>>
<< … Lo faceva anche mio nonno, sa?>>




 

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