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Autore: ineedofthem    23/07/2019    3 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 60
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 60



Stringo il pupazzetto di Lucia al petto, cullandolo tra le mie braccia. Ormai il suo profumo è scivolato via, ma mi sembra di sentirla ancora vicina a me, come se non fosse mai andata lontana.
La verità è che devo smetterla di mentire a me stessa, l'ho sempre fatto: non sono mai stata pronta a lasciarla andare, soprattutto adesso che il suo pensiero non mi abbandona mai. Non faccio che immaginare come sarebbe poterle donare una famiglia che lei desidera. Ma continuo a credere che illuderla di qualcosa di poco stabile sarebbe davvero terribile per lei.
Sbuffo, portandomi le mani a mantenere la testa. Avverto che potrei scoppiare, non ce la faccio. Speravo di aver raggiunto una mia serenità, ma adesso questa situazione può sul serio compromettere tutto.
Ne ho parlato con Sabrina, e quando le ho fatto presente cosa avessi intenzione di fare, ha storto il naso, esponendomi la sua idea. Da sola potrei ottenere un affido temporaneo, ma questo non è davvero la giusta soluzione per Lucia. Le darei l'opportunità di vivere al mio fianco in modo estemporaneo, vedendomi costretta a lasciarla andare nel caso una famiglia facesse richiesta.
Poi, improvvisamente, il campanello di casa suona, squarciando il silenzio che aleggia nel mio appartamento.
Abbandono il pupazzetto sul divano, strascicando i piedi fino alla porta.
Apro senza guardare dallo spioncino e la sorpresa mi invade non appena mi rendo conto che fuori dalla porta ci sia proprio Sabrina.
"Sabri, ma che fai qui?!" le domando, lasciandole trapelare quanto stia esterrefatta dalla sua presenza qui.
Lei rotea gli occhi al cielo, mantenendosi la pancia mentre cerca di regolarizzare il respiro.
"Fammi entrare e te lo spiego. Ma prima dammi qualcosa da bere!" proferisce, sorpassandomi per insinuarsi in casa, frettolosa.
La tallono, confusa. "Non sei venuta da sola, vero?! Sai che non puoi metterti alla guida in queste condizioni, tantomeno fare sforzi!" le faccio notare, seguendola fino in cucina.
Lei sbuffa, allargando le braccia per enfatizzare il concetto. "Basta, Anita, dammi tregua. Non fare la dottoressa con me!" mi fa presente, indispettita.
"Ok..."le concedo, arresa. "Ma?"aggiungo, subito dopo.
Lei assottiglia lo sguardo, voltandosi nella mia direzione. "Mi ha accompagnato Marco, tranquilla. Mi aspetta di sotto!"
"E perché sei salita da sola?" chiedo, indagatoria.
"Anita..." sciorina lei in un lamento, muovendosi nella mia cucina e versandosi da sola da bere. Poi ingurgita un grosso sorso d'acqua prima di tornarmi a guardare con insistenza. "Perché dobbiamo parlare. Da sole." ammette con un tono che non accetta repliche.
"Okay?" la sollecito, confusa.
"Bene" proferisce lei, risolutiva, portandosi le braccia al petto. "Ti vedo collaborativa" aggiunge, aprendosi in un sogghigno divertito, che si spegne alla vista della mia occhiata fulminea.
"Hai parlato con Luca?" domanda, poi, perentoria.
"Di cosa?"
"Anita!" protesta lei, con esasperazione. "Ma sei fuori o cosa? Di Lucia, mi pare ovvio!" replica, colma di sbigottimento.
"Sabri..." la supplico con lo sguardo.
"No, Anita" ritenta lei, sporgendosi verso di me per appoggiarmi le mani sulle spalle in una presa salda e ferma. "Tu sai esattamente cosa sia la cosa giusta per quella bambina. Devi dirlo a Luca".
Scuoto il capo, abbassando gli occhi ai miei piedi, presa dallo sconforto."Sabrina, e se non fosse quello che lui vuole? Si tratta di adottare una bambina, non metto in dubbio che Luca le voglia bene, ma se non si sentisse pronto?" le rivelo con rammarico.
A quel punto lei sorride, addolcendo lo sguardo e dedicandomi una carezza premurosa sul viso. "Devi fidarti di lui, Anita. Lo sai bene tu, ma lo sa anche Luca" mormora lei, piano, osservandomi in modo complice.
Improvvisamente avverto le lacrime risalirmi agli occhi colta da una voglia di piangere. Incrociando lo sguardo comprensivo di Sabrina, capisco che lei creda davvero in questa causa e ne conosco bene il motivo: si rivede nella sofferenza di Lucia ma sa anche cosa significa ricevere le attenzioni e le premure di una famiglia a prendersi cura di te.
"Va bene" acconsento, ringraziandola con lo sguardo. Nonostante non sia ancora del tutto convinta, voglio provarci.
Lei allora mi abbraccia, stritolandomi tra le sue braccia e trillando eccitata. "Non vedo l'ora di conoscere quella bambina, lei e Agnese cresceranno insieme e sarà magnifico!"
"Non ti sembra di star correndo troppo?"le faccio notare, lasciandomi coinvolgere allo stesso tempo dal suo divertimento. "Lucia non è ancora qui con noi".
"Appunto" mi replica, colpendomi scherzosamente a una spalla. "Sbrigati ad andare a riprenderla. Quella bambina ha bisogno di voi".
E mentre lo dice, non posso fare a meno di pensare che non ci sia davvero altro posto dove Luci possa stare.

Ho cercato di parlarne con Luca, lo confesso. Ma sembra che il destino ci abbia remato contro e continua a farlo tuttora, non dandomi mai la possibilità di esporgli la mia volontà. E prima il lavoro, e poi un impegno improrogabile, e ancora un intervento imminente; pare che davvero non ci sia un attimo per rimanere da soli. Ma riuscirò a trovare il modo, devo. Nel frattempo, però, torno a dedicarmi al lavoro: ora che ho riacquistato il benestare di Visconti, non posso assolutamente fare in modo che lui perda di nuovo fiducia in me.
Mi sono concessa una breve pausa pranzo con il mio gruppo di specializzandi ed è stato bello scoprire che si sia creata una forte collaborazione tra di noi. Nonostante a volte mi ritrovi a doverli richiamare per il troppo entusiasmo di fare che potrebbe portarli ad agire con incoscienza, sono contenta di averli accanto.
Così, mentre ognuno ritorna alle proprie mansioni, Arianna, che nonostante non faccia parte del mio gruppo, si è insinuata in esso, mi affianca, spalleggiandomi.
"Allora, con Luca come va?" mi domanda maliziosa, sgomitandomi complice.
Le lancio un'occhiata divertita, voltandomi verso di lei. "Direi che va alla grande" le confido, con l'emozione a irradiarsi nel petto. Quello che è successo con Luca mi appare ancora come qualcosa di tanto bello e meraviglioso, da stentare a crederci.
Lei si scioglie in un sorriso, vittoriosa, prima che il suo sguardo si faccia pensieroso. "Volevo chiederti questa cosa da un po'..." mi rivela, lasciando trapelare titubanza dalle sue parole.
"Vuoi chiedermi di Nicola?" le domando, sporgendomi verso lei, sospettosa.
Arianna si copre il volto con le mani, scuotendo il capo e cercando di mascherare un certo imbarazzo. "Oh, nono, tanto non avrei comunque speranze con lui" mi fa presente, incontrando il mio sguardo. "Volevo chiederti di Lucia".
Al solo ascoltare il suo nome, sussulto.
"Oh, Lucia...".
Lei deve rendersi conto che la sua rivelazione mi abbia scosso, perché appoggia una mano sul mio braccio, accarezzandolo delicatamente.
"Cosa vuoi chiedermi?" le chiedo, abbassando lo sguardo.
"Ho saputo che l'hai rivista e so quanto tu tenga a quella bambina; volevo sapere come stessi".
Accenno un sorriso grata per la sua premura e cerco di nascondere una certa emozione che mi si irradia nel petto.
"È molto carino da parte tua. Ma non saprei dirti con precisione come mi senta adesso" le rivelo, sincera come non mai.
Arianna annuisce comprensiva. "E come pensi stia lei?"
Mi sento solo male al pensiero di come possa star soffrendo Lucia. E ho paura che possa essere arrabbiata con me per come me ne sono andata. "Lucia non sta bene, Arianna, e so di dover fare qualcosa per lei, al più presto" le confido, forse decisa come lo sono stata poche volte nella mia vita.
La mia collega assottiglia lo sguardo, scrutandomi con fare indagatore. "È quello che penso io?" mi domanda, poi, accennando un sorriso, stupefatta.
"Non so, tu cosa pensi?"
Arianna scrolla le spalle. "Penso che qualsiasi cosa tu abbia in mente, sia quella giusta" ammette, lanciandomi un'occhiata complice.
Nel momento in cui acconsento con il capo, mi rendo conto di come sia possibile io abbia potuto dubitare di lei.

Mi richiudo la porta alle spalle, silenziosamente, muovendomi a piccoli passi verso la scrivania. Luca mi dà le spalle, appoggiato allo schienale della sua sedia da ufficio, mentre il suo sguardo è catturato dal panorama al di fuori della stanza.
Un sorriso si insinua spontaneo sulle mie labbra, non appena gli sono dietro.
Mi mordo un labbro, per nascondere una risata, rendendomi conto che si sia però appisolato; la bocca arricciata in un broncio, i capelli che gli ricadono scompigliati sulla fronte.
Mi abbasso su di lui, avvicinando la mia bocca al suo orecchio, e lascio che le mie mani si appoggino sulle sue spalle, accarezzando la stoffa del suo camice tra le dita.
"Ciao, bello addormentato..." gli sussurro, avvertendolo sussultare lievemente sotto il mio tocco.
Luca riapre gli occhi, inchiodandomi con il suo sguardo e facendo affiorare un dolce sorriso sulla sua bocca.
"Ehi..."mormora, coprendosi le labbra per soffocare uno sbadiglio. "Scusa ma è stata una giornata infernale, stavo cercando di recuperare..." proferisce, costernato.
Gli concedo un sorriso, accarezzandogli una guancia con dolcezza. "Si vede che sei stanco. Tra quanto finisci?"
Lui scrolla le spalle, stropicciandosi gli occhi con le dita. "Non ne ho idea" ammette, contritamente. "È davvero una giornata piena".
Gli dedico uno sguardo comprensivo, annuendo, prima che lui mi faccia segno di sedermi sulle sue ginocchia.
Così, mentre mi accoglie tra le sue braccia, facendomi spazio tra le sue gambe, mi accocolo al suo petto, rilasciando un sospiro sereno, facendo vagare lo sguardo oltre il vetro che ci separa dall'ambiente esterno. Luca mi stringe a sé, adagiando le mani sulla mia pancia, e lasciando strofinare il naso contro la mia spalla scoperta.
"Credo che tu non mi abbia ancora salutato come si deve..."mormora contro la mia pelle, facendomi rabbrividire di piacere.
Soffoco un risolino, voltandomi nella sua direzione, e avvicinandomi al suo viso per fargli una smorfia divertita.
"Io invece credo di averlo già fatto" lo provoco, sottraendomi al suo tocco.
Osservo una scintilla maliziosa attraversare gli occhi di Luca e non appena mi rendo conto che si stia avvicinando con fare suadente, gli do le spalle, ridendo divertita. Luca è però più svelto di me e prima che me ne possa solo rendere conto ha già catturato le mie labbra con le sue, trasportandomi in balia delle emozioni che solo lui riesce a provocarmi. Così, quello che è dapprima uno scoprirsi, uno sfiorarsi, come se volessimo imprimere e goderci a fondo questo momento, diventa ben presto un tripudio di passione. Socchiudo gli occhi, insinuando le mie mani tra i suoi capelli, mentre lui non smette di accarezzarmi e baciarmi, scendendo con le dita lungo le mie braccia. Ogni suo tocco è un brivido, una sensazione.
Ci pensa però il suo cercapersone a interrompere l'idillio del momento e Luca trattiene un gemito frustrato sulla mia bocca, allontanandosi a fatica da me.
"Come non detto..." borbotta, recuperando il suo aggeggio nella tasca.
Mi ricompongo in fretta, mordendomi le labbra che hanno ancora il sapore di lui e mi rimetto in piedi, facilitando le sue azioni.
Quando il mio fidanzato si avvicina per lasciarmi un ultimo bacio a fior di labbra che ci fa bramare il momento in cui ci rivedremo, mi rendo conto io abbia fatto tutto al di fuori che dirgli quello che volevo.
"Luca, aspetta".
Lui allora si volta verso di me, fermo, davanti alla porta, pronto ad andare via. Nonostante riesca a percepire i suoi tratti fremere al pensiero di dover agire in una situazione di emergenza, lui è qui, pronto ad ascoltarmi. Con lo sguardo mi esorta a parlare e io devo armarmi di tutto il coraggio possibile per confessargli questo peso che mi porto sul cuore.
"Dobbiamo andare da Lucia" gli dico poi, alla fine, senza mezzi termini o giri di parole.
Osservo gli occhi di Luca illuminarsi, brillare di luce propria. E, nel momento in cui annuisce, lasciando affiorare un sorriso sulle sue labbra, comprendo che stia davvero facendo la scelta giusta.
"Aspettavo che me lo dicessi" mi replica, prima che mi restituisca l'immagine della sua figura allontanarsi e io in cuore mio incomincio a contare le ore al solo pensiero di rivedere Lucia.

La dottoressa Parracciani ha chiesto di riceverci e non nascondo di essere un po' agitata al pensiero di avere un secondo colloquio con lei. Eppure sento che non dovrei, perché l'altra volta è stata davvero tanto carina con noi. Così, mentre io e Luca percorriamo le scale che ci conducono all'appartamento che lei ha adibito come studio privato, cerco la sua mano, sperando che questo possa dare conforto al mio subbuglio interiore.
Luca si volta nella mia direzione, accennando un sorriso comprensivo e rinsaldando la presa sulle mie dita. Non nasconde che sia teso anche lui come me: riesco a intravedere l'agitazione farsi spazio sui suoi tratti. Poi, impalati davanti al portoncino color ciliegio dove è infissa una targhetta dorata che riporta il nome della psicologa, avverto ogni fibra del mio corpo essere scossa, tendersi in allerta.
Luca suona il campanello e mentre aspettiamo pazientemente che la porta venga aperta, comincio a contare silenziosamente. Poi avverto la serratura scattare e mi premuro di rialzare lo sguardo, ma mi rendo conto che quella agitazione di poco prima non possa che farsi più insistente quando incrocio gli occhi severi e glaciali di Irene Berardi.
Deglutisco un boccone a fatica, voltando la mia attenzione verso Luca al mio fianco.
"Signorina Berardi?" anche lui come me appare sorpreso dalla sua presenza qui, ma lei davanti al nostro stupore non sembra davvero fare una piega.
"Salve" ci replica, incolore, scostandosi per permetterci di entrare nell'appartamento.
Mentre insieme la seguiamo verso lo studio dove ci attende la psicologa, non posso che sentirmi intimorita dalle occhiate di Irene che non riesce a fare a meno di puntare lo sguardo su me e Luca e le nostre mani intrecciate. Mi viene da pensare, scrutandola camminare al nostro fianco, che oggi più che mai le nostre tensioni personali siano state riportate a galla.
Senza che me ne accorgo, Irene ci conduce dalla dottoressa Amelia, annunciandoci sulla soglia della porta.
"Sono arrivati" ammette, continuando a camminare dritta davanti a sé, affiancandosi alla sua collega.
La psicologa, a differenza sua, si dimostra essere sempre tanto cordiale e gentile nei nostri confronti, accogliendoci con un gran sorriso ad affiorare sulle sue labbra, illuminate da un lucido rosato.
Irene, in piedi accanto a lei, storce il naso, incrociando le braccia davanti al seno, non appena prendiamo posto. Mi viene da pensare che il suo comportamento sia davvero anti professionale ma cerco di fare il possibile per evitare il suo evidente disappunto.
Nello studio aleggia un bel profumo e mi viene da pensare che sia luminoso e arredato con gusto. Da ogni oggetto presente si evince la personalità della dottoressa.
"Allora" esordisce Amelia, giungendo le mani davanti a sé e portandoci a porle la nostra attenzione. "Il dottor Franzese mi ha riferito la vostra intenzione per il compleanno di Lucia".
Luca annuisce, serio e composto come solo lui sa essere, anche nelle situazioni più scomode.
"Sì" ammette, infatti, trovando il mio consenso. "Io e Anita abbiamo concordato che potesse essere un modo per Lucia di passare del tempo con noi".
"Bene"è d'accordo lei con noi, "essendo l'assistente che ha in carico Lucia, ho pensato che Irene dovesse essere presente a questo colloquio. Spero non sia un problema".
Osservo la diretta interessata impettirsi come un pavone, fiera di se stessa e mi viene da pensare che lei sia davvero un problema, invece.
"Nessun problema" proferisce Luca, cauto.
"Perfetto" esclama Amelia, sorridendoci cordiale. "Irene vuoi dirci la tua?"
Porto la mia attenzione su Luca, sentendomi tendere difronte a questa proposta, ma lui annuisce portando le sue dita a stringere le mie un po' di più.
"E pensate che questa sia la giusta soluzione per Lucia?" ci fa notare, assottigliando lo sguardo.
"Come?" Luca le palesa la sua confusione.
"Esattamente voi due cosa avete intenzione di fare? Credete che Lucia sia un pacchetto postale da prendere e riportare in casa famiglia quando più vi pare e piace?" aggiunge, guardinga, assottigliando lo sguardo.
Spalanco le labbra in un'espressione esterrefatta ma mi rendo conto che mi manchino le parole per replicare. Le sento scemarmi sulla punta della lingua, vedendomi la possibilità di fronteggiarla scivolarmi dalle mani.
"Quindi non sei d'accordo, Irene?" Amelia cerca di riportare la calma, invitandola a porci le sue spiegazioni, ma lei è ferma sulle sue convinzioni e mi viene da pensare se il suo comportamento non dipende puramente dall'antipatia nei miei confronti.
"No, Amelia, non lo sono. Lucia è in uno stato emotivo fragile e precario, non posso permettere per il suo benestare che esso sia compromesso ancora. Che senso ha illuderla in questo modo? Hai idea di quanto lei possa starci male?" le fa presente, battendosi per la causa in modo ardito, poi i suoi occhi ricadono di nuovo su di noi. "Evidentemente non vi rendete conto di cosa questo possa scatenare" ci accusa, scuotendo il capo con fare allibito.
"Irene, cerchiamo di vedere il lato positivo" Amelia tenta di farla ragionare, "sappiamo benissimo quanto Lucia sia legata a loro due ed è evidente che sia altrettanto per Luca e Anita".
A quel punto l'assistente si apre in una risata nervosa e di scherno. "E cosa possono offrirle loro? Non mi pare che abbiano intenzione di darle una famiglia. E comunque in ogni caso per me la questione è chiusa qui".
Amelia arriccia le labbra in un'espressione severa, indurendo i tratti del suo viso. Adesso anche lei appare infastidita dalla sua irriverenza. "Va bene, Irene, hai esposto il tuo parere. Per me puoi anche andare, non c'è motivo che tu rimanga ancora qui" le fa notare, indicandole la porta dietro di lei.
Irene si professa colpita da quello che lei vede come un affronto personale e puntando i piedi a terra come una bambina si allontana, lasciando la stanza. La porta si richiude dietro di sé con un tonfo e io mi rendo conto di aver trattenuto il fiato per tutto questo tempo. Quando finalmente è ormai andata via, torno a respirare.
La dottoressa Parracciani trae un respiro profondo, accennando un sorriso impacciata."Non prendetela sul personale, per favore. Irene tiene davvero molto a Lucia e crede di agire sempre e solo per il suo bene" ammette poi con un tono costernato e di scuse.
Ma mi viene da pensare mentre rimurgino sulle parole dell'assistente che questa volta possa davvero aver ragione.
Il volto della dottoressa torna allora a distendersi in un'espressione gioviale. "Tornando a noi. Volete ancora vederla Lucia?"chi chiede, facendo alternare gli occhi prima su di me e poi su Luca al mio fianco.
Incontrando i suoi occhi mi viene da pensare che in questa situazione Amelia potrebbe davvero rivelarsi un ottimo aiuto. E dal modo in cui appare battersi per noi, credo sia disposta a darci tutto il suo sostegno.
Luca, a quel punto, si volta nella mia direzione, aprendosi in un sorriso aperto e luminoso.
"Certo che vogliamo vederla" ammette e mi accorgo, prima che possa solo pensarci ancora, di aver annuito anche io.
Stiamo arrivando, mia piccola Lucia...

ANGOLO AUTRICE:
Scusate, scusate, scusate! Sono imperdonabile e me ne rendo conto, ma è stato un periodo pieno di cose e non ho trovato il tempo per portare a termine il capitolo come avrei voluto. Sono successe davvero tante cose in queste settimane che mi hanno tenuto lontana dalla scrittura, ma cercherò di non lasciarvi più per così tanto tempo. Quindi, ecco qua il tanto aspettato capitolo! Nonostante anche ora non ne sia pienamente soddisfatta, mi auguro possiate apprezzare il mio sforzo. Ma veniamo a noi: arrivate a questo punto, come pensiate possa evolversi il tutto? Anita parlerà con Luca e se sì, cosa credete farà lui?
Non vi resta che continuare a seguire per saperlo, ma intanto aspetto i vostri commenti. Fatevi sentire, dai dai!
Prima di salutarvi, però, ci tengo a ringraziarvi enormemente per tutto il sostegno che mi state dimostrando, la storia sta raggiungendo ottimi risultati ed è solo merito vostro. GRAZIE MILLE!
Alla prossima💕


  
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