La lunga estate calda
Parte I
luglio 1994
Cassius chiuse la zip
del borsone, senza riuscire a togliersi dalla faccia un sorriso allegro: i suoi
genitori, in un inspiegabile moto di magnanimità e bontà, gli avevano concesso
di andare dai Pucey per tutta l’estate dopo aver passato solo dieci giorni a
casa.
Solitamente ci
volevano ore e ore di preghiere e suppliche prima di convincere Lavina
Warrington a lasciar andare nel Devon il figlio minore, ma quell’anno era
bastato chiederlo con educazione finita la cena. Niente piagnistei su quanto
fosse già sufficientemente doloroso averlo lontano tutto l’anno a scuola,
nessuna promessa o minaccia che dir si voglia di andarlo a trovare con la scusa
di prendere il thè con Elizabeth Pucey, nessuna raccomandazione pronunciata in
tono tragico di non affogare nel canale di Bristol durante un bagno. Niente di
niente.
Una parte di Cassius
gli stava intimando di indagare più a fondo, perché non era assolutamente
normale quel comportamento da parte della donna: sembrava che Lavina Warrington
preferisse liberarsi del figlio per quell’estate, comportamento decisamente
insolito visto e considerato che normalmente era il prototipo della madre
ansiosa.
Persino Aurelius Warrington, che pur non aveva mai avuto questa
particolare simpatia a differenza della moglie per i Pucey, sembrava favorevole
a lasciar andare da loro il figlio per l’estate.
E poi c’era Damian,
la cui sola presenza a casa era di per sé piuttosto strana: da quando si era
diplomato aveva passato gli ultimi quattro anni a studiare Storia della Magia
all’università magica di Durham, tornando a casa di rado, preferendo di gran
lunga la vita universitaria e soprattutto dei dormitori rispetto alle rigide
regole che vigevano nel maniero di famiglia, ma, dopo essersi laureato a marzo
di quell’anno, il quartogenito dei Warrington era si era nuovamente stabilito
nella casa in cui era cresciuto e, per quanto ne sapeva Cassius, usciva di
rado, preferendo passare il suo tempo con i fratelli maggiori e con il padre.
Il fatto che Damian
fosse in casa ventiquattr’ore su ventiquattro era una delle tante ragioni per
cui Cassius era ben felice di poter tagliare la corda al più presto: era più o
meno da quando aveva incominciato a parlare che lui e Damian a stento potevano
vedersi e crescendo la situazione non era migliorata, come tutto il resto della
famiglia si era auspicato, ma non aveva fatto che peggiorare. Cassius aveva
capito fin da piccolo di avere il poter di far uscire di testa il fratello,
anche solo aprendo bocca, e non aveva mai rinunciato a sfruttarlo per il
proprio divertimento mentre Damian non aveva mai provato ad andare d’accordo
con il più piccolo.
Probabilmente, ora
che anche Cassius era diventato maggiorenne, i signori Warrington erano ben
felici di mandarlo dai Pucey per evitare di ritrovarsi i figli che duellavano
in giro per la casa.
In realtà Damian in
quel periodo aveva passato quasi tutto il proprio tempo in camera sua,
scendendo solo per i pasti o per chiudersi in ufficio con i genitori e
saltuariamente i fratelli maggiori. Cassius aveva notato, passando davanti alla
porta aperta della sua camera, che Damian aveva rimosso tutti i gadget e i
poster dei Tornados dalla stanza, la quale aveva
assunto un’aria molto più seria e fredda: era strano, considerata l’assoluta
devozione che Damian aveva sempre avuto per quella squadra, ma forse era solo
un tentativo per rimarcare che ormai era un adulto, a differenza dell’infantile
fratello minore.
Cassius si caricò il
borsone in spalla, scendendo a tutta velocità le scale di marmo della casa fino
ad arrivare nell’ampio atrio in cui i genitori lo stavano aspettando, in piedi
davanti al portone di legno chiaro spalancato «Comportati come si deve dai
Pucey e cerca di non cacciarti nei guai» lo ammonì immediatamente suo padre «E
soprattutto vedi di non aggirarti troppo nei pressi dei babbani, sai che non mi
piace che tu li frequenti»
Cassius si
trattenne a stento dall’alzare gli occhi al cielo «I famosi bagnanti babbani assassini del Devon»
borbottò guadagnandosi uno sguardo di fuoco dal padre e un’occhiata severa
dalla madre, che però lo abbracciò, lasciandogli un bacio leggero sulla guancia
«Prova almeno a tenere a freno quella tua lingua lunga con Elizabeth e suo
marito» gli intimò la donna «Non voglio che pensino che ho cresciuto un
villano»
Cassius sospirò impaziente
«Va bene mamma, mi comporterò
bene» la donna fece una piccola smorfia, sistemandogli il colletto della veste
da mago, prima di spostarsi di lato per farlo uscire.
Passando davanti
all’ingresso della più piccola delle due sale da pranzo del maniero, Cassius
notò un gran numero di elfi affaccendarsi intorno al tavolo di legno chiaro,
apparecchiandolo con i pezzi migliori della pregiata argenteria.
Il ragazzo si
fermò stupito, voltandosi leggermente verso i genitori «C’è qualche festa o ricorrenza che non ricordo
oggi?»
Aurelius Warrington si irrigidì leggermente, mentre
Lavina si avvicinò con passo lesto al figlio, mettendogli una mano sulla spalla
e sorridendo accondiscendente mentre chiudeva con un leggero colpo del piede la
porta «Solo una cena tra
tuo padre e i suoi amici» gli disse in tono estremamente sbrigativo,
conducendolo in giardino «Ho fatto preparare la sala da pranzo lilla invece di
quella principale così che potesse essere un incontro più informale…sai solo
una piccola cosa tra conoscenti» Cassius annuì non troppo convinto,
abbracciando poi velocemente la madre prima di stringere forte la maniglia del
borsone e smaterializzarsi, con in mente il grande giardino di casa Pucey.
*
Cassius smontò dalla
scopa, lasciandosi cadere sdraiato sul prato stanco e sudato per l’allenamento
di quidditch intensivo a cui si era appena sottoposto insieme ad Adrian il
quale, altrettanto affaticato, gli si buttò a fianco «Ma perché mi sono
lasciato convincere da te a giocare con le temperature assurde di oggi
pomeriggio» brontolò il biondo, facendo sghignazzare l’altro, che gli assestò
una spallata «Non vorrai mica farti battere dai grifoni anche quest’anno?» gli
chiese senza nascondere una smorfia infastidita: non gli era andata giù che
Baston e compagnia avessero soffiato la coppa ai serpeverde quell’anno
«No di certo, ma in
Scozia di certo non giocheremo con questo caldo» rispose Adrian, scostandosi il
ciuffo di capelli sudati dalla fronte «Intanto che mi ripiglio un attimo,
raccontami un po’ come hai convinto i tuoi a farti venire qui così presto»
Cassius incrociò le
braccia dietro la testa «Non
ne ho la più pallida idea» disse sinceramente «Gliel’ho semplicemente chiesto e
hanno accettato subito…probabilmente hanno deciso di liberarsi di me, ora che
anche io posso fare magie in casa: si vede che gli basta Damian a rompere le
scatole tutto il giorno»
Adrian si sollevò
leggermente, appoggiandosi sul gomito e guardando stupito l’amico «Quindi Damian è tornato a vivere dai tuoi in
pianta stabile?»
«Così pare» rispose
Cassius stringendosi le spalle «Io ero convinto che si sarebbe preso un
appartamento da solo da qualche parte per potersi fare i propri comodi senza
essere infastidito, ma a quanto pare il pecorone è tornato all’ovile» provò a
metterla sul ridere, ma sul suo volto rimase un’espressione leggermente corrucciata
che non sfuggì ad Adrian.
«Che cos’è che non ti
convince?» lo incalzò dunque il biondo, ottenendo uno sbuffo in risposta
«Razionalmente non ci vedo nulla di troppo strano, ma non lo so…ho come una
strana sensazione» Cassius guardò l’amico negli occhi, come se fosse indeciso
se continuare a parlare o meno e si lasciò andare solo quando Adrian, con un
gesto del capo lo convinse a proseguire «Mamma non fa storie all’idea di non
vedere il suo bambino per il resto dell’estate, mio padre non è mai sembrato
infastidito dalla prospettiva che io passassi qui le vacanze…e sai che mio
padre…» Cassius lanciò ad Adrian un’occhiata eloquente, facendolo annuire: i
Pucey potevano anche essere una famiglia magica purosangue, ma non era un
mistero per nessuno che una persona come Aurelius
Warrington avrebbe di sicuro auspicato compagnie più prestigiose per il figlio minore
«Damian è stato chiuso in camera sua per tutto il tempo…ha svuotato la stanza
dalle cose dei Tornados, sai? Ora sembra una specie
di stanza di ospedale, vuota e fredda. A malapena ci siamo parlati, non che mi
dispiaccia, chiaro, ma era strano…più del solito, non cercava lo scontro»
«Magari ha finalmente
messo la testa a posto» ipotizzò non troppo convinto Adrian.
«Forse…so solo che
non l’ho mai visto passare così tanto tempo chiuso in studio con mio padre, con
mio cognato e con i nostri fratelli maggiori» Cassius sospirò, prima di
sbuffare «Sono qui da nemmeno un giorno e ti sto già soffocando con i drammi
della famiglia Warrington» la mise sul ridere, desideroso di alleggerire
l’atmosfera, facendo sorridere Adrian, che si strinse le spalle «Che ci vuoi
fare, ormai sono abituato» i due ragazzi si misero a ridere, prima che Adrian
balzasse in piedi, allungando la mano a Cassius per aiutarlo a tirarsi su.
Quando Cassius fu in
piedi di fronte a lui, Adrian gli posò una mano sulla spalla, stringendogliela
forte «Scherzi a parte, per qualunque cosa io ci sono, lo sai» disse
improvvisamente serio facendo annuire grato l’altro.
Dopo qualche secondo
in cui rimasero in silenzio, Adrian mollò la presa della mano sulla spalla di
Cassius, assestandogli poi una pacca sulla schiena «Facciamo una nuotata prima
di cena?»
Una luce diabolica
brillò negli occhi di Cassius «L’ultimo
che arriva è più coglione di Flint» esclamò prima di cacciare un urlo e
lanciarsi alla volta della spiaggia.
Adrian alzò gli
occhi al cielo, calciando però via le scarpe e seguendo di corsa l’amico verso
le acque increspate dell’oceano Atlantico.
Buonsalve a tutti.
Non dovrei essere qui, dovrei dedicarmi ad altre storie, ma
sono presa dalle manie di riordinare e sto ranzando
le storie del mio archivio che non mi convincono come se fossero ramoscelli
secchi quindi, prima che mi parta lo schizzo ed elimini anche questa mini-long
che fa parte del mio futuro progetto di una serie dedicata ai personaggi
serpeverde secondari, la pubblico e non ci penso più.
Chiarimenti del caso: Gemma Farley (che comparirà nel secondo capitolo) è una studentessa di
serpeverde che ha firmato le lettere di benvenuto per i serpeverde (tra cui la
mia) su Pottermore; leggendo la mia lettera di benvenuto mi era sembrata un bel
tipetto e così mi sono ripromessa che avrei scritto qualcosa su di lei. Non si
sa esattamente in che anno sia nata anche se probabilmente è coetanea di Percy
Weasley, ma io, principalmente per esigenze di trama, ho decisa di renderla di
un anno più giovane del Weasley occhialuto.
Miles
Bletchley, Terence Higgs, Urquhart e Cassius Warrington sono tutti componenti
della squadra di quidditch di Serpeverde che compaiono nel corso della saga di
Harry Potter. Anche in questo caso ho modificato leggermente le età, rendendoli
coetanei di Gemma e ho anche dato un nome a Urquhart, Malcolm, perché chiamarlo
Hey-Tu per tutta la storia mi sembrava poco carino
Se avete due minuti della vostra
vita da buttare vi pregherei di andare alla sezione dedicata alle storie su
Harry Potter e cliccare sul link Aggiungi personaggi in alto a destra.
La metodologia per l’aggiunta dei personaggi alla lista ufficiale è piuttosto
macchinosa ma suppongo sia il metodo più efficace e democratico se è stata
scelta e sostanzialmente funziona così: quando qualcuno si accorge che mancano
dei personaggi può aggiungere i loro nomi ad una lista e questi nomi possono
essere votati. Al raggiungimento di trenta voti a favore il personaggio viene inserito
ufficialmente nella lista della sezione.
Dona due minuti del tuo tempo
alla causa per far conoscere delle povere serpi dimenticate da dio.
Grazie per aver sopportato fino ad ora i miei deliri! Prima di
andare vi lascio il link della one-shot precedentemente pubblicata che riguarda
questa banda di serpi da strapazzo, “Associazione a delinquere”.
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3843137&i=1
Au revoir,
Em