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Autore: Inquisitor95    24/07/2019    0 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Valerio

Capitolo Uno

mercoledì 22 Maggio

 

 

 

Un suono fastidioso mi riporta alla realtà costringendomi ad aprire gli occhi, muovo le mani alla ricerca dell'origine del suono che riconosco essere la sveglia che ho puntato alle otto del mattino.

Ci sto pochi secondi a trovare il cellulare e col dito sposto il cursore del touch in modo da spegnere la sveglia; alzo la testa ritrovandomi sulla sedia che sta davanti alla scrivania.

«Sono un idiota. Mi sono addormentato sulla scrivania...» dico tra me e me, sbadiglio allungando le mani verso l'alto stiracchiando il corpo.

Rivolgo un'occhiata alle mie spalle trovando il letto matrimoniale della mia camera, le lenzuola sono ordinate così come i cuscini. Avendo dormito sulla scrivania neanche sembra che ci sia stato qualcuno stanza.

Ritorno a guardare i libri sul quale mi sono addormentato e cercando tra gli appunti e gli articoli di giornale sparsi in maniera quasi casuale.

«Avrei dovuto lavorarci tutta la notte. Credo che non riuscirò a consegnare la relazione a lavoro.» mi dico piuttosto demotivato, comincio a fare ordine e infilo tutto nella valigetta ventiquattro ore che si trova sulla sedia messa di lato rispetto alla scrivania.

«Valerio? Sei sveglio? È pronta la colazione!» dice una voce che viene dal piano inferiore della casa, la voce di mia madre che sento spostarsi con passi pesanti.

«Sì, mamma. Sto scendendo.» le rispondo ma non sono certo che mi abbia sentito. Infilo i piedi nelle ciabatte che si trovano ai piedi del letto poi esco dalla stanza.

Scendo i gradini della scala disseminata di vecchie foto di famiglia, rappresentano i viaggi che facevamo quando io e mio fratello Riccardo eravamo più piccoli.

Sento un leggero trambusto provenire dal soggiorno: la televisione ha il volume al massimo e sento la voce di mio nipote le cui parole però non sono altro che suoni visto che ha poco più di un anno.

Trovo il bambino seduto sul divano insieme alla madre, Daniela mi rivolge uno sguardo distratto e sorride, poi torna a guardare la televisione insieme al figlio.

“Biondo con gli occhi azzurri. Luca è tutto sua madre; spero solo che non abbia il suo carattere!” penso salutando la ragazza in risposta. Mi sposto a destra trovandomi davanti il grande tavolo e oltre di esso la cucina che è in piena vita.

Mia madre si sposta intorno all'isola al centro della stanza poggiandovi dei piatti con la colazione sopra, a giudicare dall'odore si trattano di uova e bacon, una leggera puzza di bruciato riempie l'aria però.

«Buongiorno, Valerio.» saluta mia madre rivolgendomi un largo sorriso e posando il piatto nel mio posto che si trova a davanti a quello di Riccardo. «Hai dormito bene? Non hai un bell'aspetto.» dice, immagino che lo capisca dalle mie profonde occhiaie.

Si avvicina a me poggiandomi una mano sulla guancia e ne osservo i tratti: mia madre somiglia ad un bellissimo angelo, capelli lunghi e biondi con gli occhi verdi, pelle rosea e morbida, è incredibilmente bella.

«Sì, sì. Ho solo fatto tardi; la prossima volta mi prenderò una tazza di caffè per restare sveglio.» dico mentendole, siedo al mio posto e solo a quel punto Riccardo abbassa il giornale che stava leggendo, una rivista sulla ristorazione.

«Ehi fratellino. Dì la verità alla mamma: hai fatto baldoria ieri sera eh? Night club e alcol tutta la notte, vero?» dice lui con tono scherzoso, sto al gioco cercando di sforzarmi visto che ancora sono intontito.

«Oh sì, figa tutta la notte!»

«Riccardo De Luca! Non istigare tuo fratello al giro dell'alcol. Mi è bastato sopportare te che tornavi a casa dopo nottate intere a ballare. Valerio ha la testa sulle spalle, grazie a Dio.» risponde mia madre riprendendo mio fratello con tono severo, lui si limita a ridacchiare.

Solo adesso noto che la donna sta indossando il camice bianco, sta andando a lavoro, evidente.

“Ricordavo che doveva lavorare nel pomeriggio. Forse c'è stata un'emergenza in ospedale e hanno bisogno di tutti i chirurghi disponibili.” rifletto.

Riccardo mi fa l'occhiolino facendo un mezzo sorriso e rispondo alla stessa maniera. Da bambini le persone ci scambiavano per gemelli, anche adesso in età maggiore siamo molto simili, entrambi abbiamo ereditato i tratti scuri di capelli e occhi da nostro padre, Riccardo però ha alle spalle anni e anni di sport che gli ha fornito un fisico tonico.

«Cos'è questo trambusto? Non fate arrabbiare la mamma.» una voce pesante e forte viene da dietro l'angolo della cucina, solo a quel punto nostro padre fa la comparsa all'interno della stanza.

Ci saluta entrambi ma solo a me scombina i capelli in segno d'affetto. «Anche tu vai a lavoro presto?» chiedo. Lo vedo allontanarsi nuovamente per avvicinarsi alla caffettiera e si prende una tazza larga che sorseggia lentamente.

«Oggi entro a seconda ora, ma l'incidente sulla statale mi costringe a fare il giro largo, meglio partirsi prima.» risponde col tono da vecchio professore. «Maria, vuoi che ti accompagno io? Devo passare davanti l'ospedale per andare a scuola, non è un problema.» chiede mio padre rivolgendosi alla moglie che sta indossando il cappotto nero, spunta dall'ingresso per prendere la borsa con le chiavi della propria automobile.

«Non c'è bisogno, tesoro. Ci vediamo stasera.» dice la donna salutando tutti i presenti con un bacio lontano e correndo via dalla cucina, poco dopo sento la sua auto che dal vialetto si immette nella strada.

Trovo finalmente il coraggio di guardare la mia colazione notando che la situazione è ben peggiore di quella che mi ero immaginato: “Se voglio morire allora posso tranquillamente mangiare questa roba!” Come se l'avessi detto, mio fratello Riccardo percepisce i miei pensieri e scoppia a ridere.

«Che c'è di così divertente?» chiede nostro padre, ma la verità è che anch'io comincio a ridere: fa paura il modo in cui io e Riccardo ci intendiamo senza bisogno di parlare.

«C'è del latte fresco e del succo d'arancia nel frigo. Quello lo possiamo dare ai gatti randagi.» dice lui, questo fa sì che nostro padre gli lanci uno sguardo torvo.

Mi affretto a seguire il suo consiglio quindi mi alzo dalla sedia portando con me il piatto con la colazione che svuoto nel cestino dell'umido, poi abbandono l'oggetto nel lavandino e prendo un bicchiere di vetro alto, mi avvicino al frigo e prima di aprirlo mi soffermo a guardare le foto appese con le calamite.

Si tratta delle foto più belle: una tra queste risale alla premiazione di Riccardo, ormai diversi anni prima. In un'altra è il mio diciottesimo compleanno, cinque anni fa. La terza foto raffigura me e Riccardo quando io avevo tre anni e lui ne aveva otto, nella foto mi stringe tra le braccia.

Infine c'è la mia foto preferita: raffigura una bella donna bionda stretta ad un uomo possente dai capelli e dalla barba scura. Sorridono felici del loro amore.

Prendo la foto tra le dita e la giro tra le mie mani, sul retro c'è una scritta: “Maria e Giuseppe: viaggio di nozze. Australia-1988”. La foto raffigura i nostri genitori che in trent'anni anni di matrimonio non sono cambiati di una virgola, tranne per qualche ruga in più.

Poggio nuovamente la fotografia sotto la calamita e stavolta prendo la maniglia del frigorifero per aprire l'anta e versarmi il succo d'arancia nominato da Riccardo, riempio il bicchiere e con la stessa velocità lo vuoto bevendolo.

Poggio il bicchiere di vetro sul lavandino e mio padre si alza sposta intorno all'isola centrale della cucina per prendere un piccolo box metallico dentro il quale d'esserci il pranzo al sacco preparato dalla mamma.

«Mi raccomando, chi di voi due esce per ultimo si prenda la briga di chiudere la porta di casa. Voi due mascalzoni fate i bravi a lavoro!» dice l'uomo prendendo la sua ventiquattro ore e per poi spostarsi nel salotto dove Daniela siede col figlio. «Ci vediamo presto, mi ha fatto molto piacere avervi a cena.» dice rivolendosi alla ragazza, lei si alza in segno di rispetto a stringe la mano dell'uomo con un largo sorriso.

«Grazie, Signor De Luca. Non mancherà occasione. E poi il piccolo Luca non può stare neanche un giorno senza vedere il suo zietto.» dice Daniela rivolgendosi a me, essendo chiamato in causa rizzo le orecchie ma la discussione giunge al termine prima che possa intervenire.

La porta d'ingresso si apre e si chiude e ancora una volta sento l'automobile che sfreccia per la strada.

«Me ne vado in bagno, ho bisogno di una doccia fresca prima di andare a lavoro.» dico ai due sposini, noto che Riccardo sta già preparando la borsa del figlio rimettendo in ordine i giocattoli. «Vi trovo ancora qui?» chiedo.

Il ragazzo mi rivolge un cenno, a quel punto salgo i gradini della scala velocemente per raggiungere camera mia ricordandomi di non aver ancora letto i messaggi.

Quando entro nella stanza prendo il cellulare che si trova sulla scrivania e lo sblocco cominciando a leggere le notifiche in base alla più recente: un messaggio da parte di Emilia che, non avendo ricevuto la mia risposta, mi ha chiamato cinque minuti dopo. L'ora indicata della chiamata persa segna che erano le due.

Tra i vari messaggi, Emilia mi chiede se fossi libero in quanto voleva fare shopping e nel frattempo potevamo prenderci un frullato dietetico insieme. “Lei perennemente a dieta, mentre io mangio le peggiori schifezze del mondo.”

L'altro messaggio è da parte di Massimiliano che mi chiede di prestargli un cd musicale. Anche lui non ha ricevuto risposta ma a differenza della ragazza, lui deve aver capito che stavo già dormendo.

Infine, l'ultima notifica riguardava un battibecco tra i miei due migliori amici: Alice, che conosco da quando andavamo alle elementari insieme e Roberto, che è stato il mio compagno di banco per tutto il liceo.

I messaggi si trovavano nel nostro gruppo, gli “Scazzati alla riscossa” di cui facciamo parte solo noi cinque, nessuno però ha fatto caso al fatto che non abbia risposto. La conversazione infine giunge al termine quando i due raggiungono un accordo.

Visualizzo i messaggi ma senza rispondere, lascio la stanza attraversando il corridoio a passi veloci passando davanti la porta della camera da letto dei miei genitori ed entro in quella di fronte.

La stanza appare in ordine nonostante sia mia madre che mio padre abbiano avuto modo di farsi la doccia, l'unico segno rimasto che qualcuno abbia usato il bagno è il leggero velo di vapore impresso sullo specchio che ripulisco col dorso della mano e mi specchio.

Passo le dita tra i capelli notando che sono ancora puliti.

Comincio a spogliarmi: mi tolgo la maglietta, distendo le braccia e sento le spalle scricchiolare come il pavimento di un vecchio film d'orrore.

Abbasso il jeans che indosso da ieri sera e l'intimo prima di infilarmi nella doccia: l'ultima cosa che faccio è premere il pulsante Play sulla schermata della lista di canzoni che riempiono riempito la memoria del cellulare: musica pop uscita da poco, un particolare omaggio di Massimiliano ai grandi cantanti del momento.

Passano dieci minuti quando sento la musica interrompersi a causa di un messaggio che mi è stato inviato, la canzone riprende subito ma io ho già riconosciuto il suono di notifica differente da tutti gli altri.

Esco dalla doccia prendendo l'accappatoio ed affrettandomi ad indossarlo senza curarmi dell'acqua che cade sul pavimento. Silenzio la playlist e vedo a chi appartiene la notifica: col fiato sospeso leggo che il nome segnato è “Michele”.

Apro la chat in questione con un semplice click annullando tutti i miei pensieri, non ci scriviamo ormai da diversi mesi e non ho idea di cosa potrebbe avermi scritto.

 

°Michele:

Ehi, ieri sera ho incontrato Rob e Alice. 

Mi hanno detto che stai bene. È passato un

po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo

visti. Sono felice che tu abbia superato la

cosa. A presto, un bacio.

°Valerio:

Grazie per l'interessamento, Michele. Sto bene.

Non preoccuparti.

°Michele:

Mi fa piacere :-)

 

La risposta del ragazzo è quasi immediata, ho appena il tempo di poggiare il cellulare sul lavabo e togliermi l'accappatoio di dosso, mi limito a mandare una faccina che sorride, non c'è altro che voglio scrivergli.

Ritorno in camera mia e aprendo l'armadio trovo un numero esagerato di camicie di colori diversi ma tutte monocromatiche. Ci sono anche magliette casual che uso fuori dal lavoro, poi sugli scaffali in basso ci sono i pantaloni eleganti e in un ripiano annesso ci sono anche le scarpe.

“Devo ringraziare Emilia se il mio armadio è pieno di vestiti. Senza di lei probabilmente uscirei con una comodissima tuta!”

Ricordo tre anni prima, quando ricevetti l'email dalla redazione che aveva accettato la mia candidatura e chiedeva un colloquio di presenza. Mi ero presentato in ufficio il giorno dopo sentendomi piccolo e disorientato in mezzo a quel nuovo mondo.

Faccio un sorriso al pensiero di quanti passi ho fatto, scelgo una camicia bianca sagomata e un pantalone grigio chiaro e una cravatta dello stesso colore. Prendo le scarpe classiche da ufficio e prima di scendere al piano inferiore mi accerto che tutti i documenti che erano sulla scrivania siano stati riposti con cura, cosa che non ho decisamente fatto!

Quando entro nel salotto sento un grande silenzio e noto subito che la televisione è spenta. Daniela è dall'altro lato della stanza, sta sistemando la borsa del piccolo Luca che Riccardo aveva già fatto prima di lei.

Cerco mio fratello con lo sguardo e lo trovo dietro di me, quasi sobbalzo per lo spavento.

«Ehi Valerio, avrei un grande favore da chiederti. Oggi è il mio giorno di riposo, non dovendo andare al ristorante per lavorare volevo uscire con Daniela, una cenetta romantica da piccioncini.» dice Riccardo allungando la mano e poggiandomela sulla spalla facendomi voltare verso di lui

«Vuoi portare Daniela fuori a cena? O state cercando semplicemente intimità? Quel bambino non fa altro che urlare, dovreste farlo vedere da un esorcista!» gli dico con sarcasmo e lasciandomi sfuggire una risata, Riccardo sta al gioco e scoppia a ridere mentre Daniela mi riprende.

«È di tuo nipote che stai parlando! È un piccolo angioletto!» dice lei guardandomi con i suoi occhi di ghiaccio, quasi mi fa venire i brividi.

«Lo so che ti rompo le scatole e so che sei già dovuto restare in casa ieri per la cena di famiglia. Però davvero, ne avrei un grande bisogno.» dice Riccardo ignorando la reazione della moglie e guardandomi con occhi brillanti.

Sbuffo infastidito. “Non mi chiede mai nulla, neanche un favore. Non posso dirgli di no, non stavolta.” Poi mi viene l'idea geniale che mi permette di conciliare ciò che avevo in mente con quello che mi chiede.

«Va bene, ma porto i miei amici a casa tua. Serata tranquilla, non ti distruggeremo la casa né ci drogheremo.» dico sarcasticamente, l'espressione di Riccardo muta: un largo sorriso gli riempie il viso.

«Sì, cazzo. Finalmente riusciamo a liberarci del bambino!» esulta lui, entrambi ci blocchiamo e ci giriamo per guardare la reazione di Daniela che ha la mascella contratta.

«Meglio che sto zitta, guarda. Certe volte sei proprio un bambino. Grazie, Valerio. Ne abbiamo davvero bisogno.» dice lei ringraziandomi con cortesia.

«Passo prima da casa per cambiarmi. Fammi trovare il numero della migliore pizzeria a domicilio della zona.» dico tornando a parlare con mio fratello. Lui annuisce in maniera distratta pensando alla serata.

«Certamente.» dice lui in risposta, saluto Riccardo e Daniela di fretta rendendomi conto di essere già in ritardo, anche a me spetta fare il giro lungo per la città visto l'incidente sulla statale.

Percorro il vialetto spostandomi verso la mia auto che trovo nel viale parcheggiata con cura: un vecchio pick up di seconda mano che ho da quando ho preso la patente.

Apro la portiera e getto la valigetta sul sedile accanto, poi prendo il cellulare prima di inserire le chiavi ed entro nella chat del gruppo “Scazzati alla riscossa” scrivendo ai miei amici per il piano della serata.

 

°Valerio:

Ehi gentaglia! Stasera devo fare da balia a

mio nipote. Abbiamo la casa libera.

Pizza e film?

°Alice:

Sì, mi andrebbe tanto vedere qualche bel film.

Max, puoi scaricare quello nuovo sugli zombie?

 

°Massimiliano:

Film sugli zombie? Roba da bambini.

Ho scaricato un film che vi farà cagare le mutande.

°Valerio:

Niente di troppo rumoroso, vi ricordo che

c'è un bambino e vorrei che dormisse!

°Rob:

Pizza e film :D

Io ci sto di brutto. Al solito alle 20?

 

°Emilia:

Oddio il piccolo Luca! Datemi quel bambino!

PS: Valerio non mi hai risposto. Come fai a

dormire alle due di notte!? Sei un nonno!

°Valerio:

Scusa, ma io lavoro tutto il giorno!

°Emilia:

Che palle che sei!

Vabbé: Alice tu ci sei, sì?

 

Faccio una mezza risata leggendo l'ultimo messaggio di Emilia, avendo ricevuto le risposte che cercavo getto via il cellulare ignorando le risposte successive e giro la chiave così da accendere il pick up. A quel punto mi incammino per iniziare un'altra giornata lavorativa, sapendo che come la precedente sarà monotona.

  
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