- Fratellone... dormi? -.
Alphonse si sporse oltre la spalla di Edward, guardandolo.
- ... vorrei... - biascicò il biondo, liberandosi della presa di suo fratello.
Lui non desisté: si abbarbicò nuovamente sulla sua spalla e iniziò a giocherellare con la punta del suo naso.
Il maggiore starnutì.
Alphonse spostò la sua attenzione, o per meglio dire, il suo desiderio di giocare, sulla guancia del fratello, tracciandovi disegni inesistenti.
- Fratellone...? - lo richiamò ancora.
Il biondo si volse a pancia in giù, sprofondando nelle coperte.
Com’era tenerello quando faceva così. Gli faceva venir ancora più voglia di giocare.
Si sedette vicino a lui e iniziò a giocherellare con un ciuffo di capelli.
Edward non si mosse.
Irritato dalla mancanza di considerazione, si chinò su di lui e gli diede un bacetto.
Il maggiore si asciugò la guancia, provocando nel minore un candido sorriso di pura innocenza fanciullesca.
Gli diede un altro bacio innocente, stavolta sulla fronte.
- La smetti...? - mormorò Edward, irritato.
Ma lui si divertiva: quando dormiva, suo fratello sembrava acquisire l’aggressività di una bambola di porcellana.
E a lui piaceva terribilmente giocherellare in quei momenti.
Affondò una mano nei suoi morbidi capelli dorati,  passandola e ripassandola più volte sulla stessa zona del capo.
- Mi lasci...? - biascicò ancora Edward.
Era chiaro che era infastidito, ma in quelle circostanze era il sonno a prevalere sulla sua volontà di opporre resistenza.
Alphonse ridacchiò sommessamente, divertito.
Gli si stese sopra per metà, appoggiando il petto sulla sua schiena, quindi chinandosi a mordicchiargli il lobo scoperto dell’orecchio, mentre riprendeva a tracciare forme inesistenti sulle sue guance che parevano esser diventate più paffutelle.
Edward si rannicchiò sotto le coperte, voltandosi nuovamente su un fianco, dandogli le spalle.
Lui non si mosse: dalla sua posizione gli passò un braccio sul torace, per poi muoverlo attraverso le braccia, fino alla guancia nascosta.
Il biondo spostò bruscamente una mano su di esso per impedirgli, non certo volontariamente, di arrivare alla meta.
Alphonse si lasciò sfuggire un’altra risatina divertita: era piacevole dar fastidio a suo fratello, prima di andare a dormire.
Anche perché, a quell’ora, la mamma stava dormendo e quindi nessuno avrebbe potuto interrompere il suo gioco.
Solo il sonno.
Gli diede un altro bacetto innocente.
Il biondo scalciò per poi assumere nuovamente la sua accattivante posizione a riccio.
Alphonse sorrise, appoggiando il capo tra la testa e la spalla del fratello, senza togliere il braccio dal suo torace.
- Buonanotte fratellone... - sussurrò all’orecchio del maggiore, lasciando che le sue palpebre si chiudessero per concederlo alla quiete dei sogni.
Ormai era stanco.
Edward mugolò appena: aveva già abbandonato il mondo reale da un pezzo.
Il capo di Alphonse ricadde morbidamente sul cuscino, accanto a quello del biondo.
- ... notte... - biascicò in ultimo, prima di abbandonarsi definitivamente al sonno.