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Autore: Smeralda Elesar    24/07/2019    5 recensioni
Quando Tom riempì i bicchieri per la seconda volta, Loki si fermò prima di bere.
-Stavolta brindiamo?- più che una richiesta sembrava una provocazione, che Tom non aveva nessuna intenzione di cogliere.
-Io non ho nulla a cui brindare. Se vuoi proponi tu qualcosa-
-Ah, non saprei... potremmo brindare, ad esempio, alla fine dei giochi-
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Incontri casuali ma non troppo'
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Desclaimer: Tom Hiddleston non mi appartiene e nemmeno il personaggio di Loki. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

Tutto quanto scritto in questa fanfiction è frutto della fantasia dell'autore e non rispecchia in nessun modo le opinioni reali delle persone citate.


Un'ombra nella sera, un sussurro nel vento

***



Finita.

Era. Finita.

Potersi rifugiare nella sua camera d'albergo era stato un vero sollievo.

A quell'ora tutti i suoi colleghi, ad un paio di fusi orari di distanza da lui, avevano già finito la serata dell'anteprima mondiale di “Endgame”.

E lui non aveva partecipato, anzi era scappato per qualche giorno in vacanza.

All'anteprima ci sarebbe stata già abbastanza gente, e lui non avrebbe retto di vedere di persona la delusione negli occhi dei fan.

La verità era che si sentiva un traditore, altro che Loki!

Si tolse le scarpe con un sospiro di gratitudine e si lasciò coccolare dalla moquette densa e spessa durante il tragitto fino al minibar.

Nel momento in cui lo aprì fu grato al suo manager, perché solo lui poteva aver dato ordine di fargli trovare una bottiglia di whisky Jameson, ghiaccio ed i bicchieri rocks.

Con cura prese un bicchiere, vi lasciò cadere dentro tre cubetti di ghiaccio, e poi abbastanza whisky ma non tanto da coprirli tutti.

Se solo tutto fosse stato elegante e semplice come un Jameson on the rocks! Ma purtroppo non lo era, e Tom ormai lo aveva imparato fin troppo bene.

Per il suo drink scelse la poltrona nel salottino, e più che sedersi ci si accasciò come un reduce di guerra dopo giorni di marcia forzata.

Il primo sorso di whiskey lo colpì con il suo aroma forte, e lui lo trovò talmente familiare da essere commovente. Almeno quello non era cambiato, come invece troppe altre cose nella sua vita.

La sua prima premiere di Avengers era stata un successo, alla seconda aveva fatto presenza per forza, questa, la terza ed ultima, l'aveva evitata.

Erano successe troppe cose e ne erano state dette ancora di più; chiacchiere buttate a casaccio che però avevano fatto molto male, e lui era francamente stanco di sentirsi sguardi puntati addosso e sentire giudizi mormorati dietro le mani.

Più ancora era stanco che ogni sua mossa venisse spiata e caricata di significati che lui nemmeno aveva pensato.

La recitazione era magia, ma quello non era più recitazione: era qualcosa che lui non sapeva definire ma che non gli piaceva più.

Se i fan erano delusi poteva capirli, ma lui non aveva più le forze di combattere quella battaglia.

Era sconfitto ed amareggiato. Era stato bello salire sulla giostra della Marvel, ma era una giostra con un certo ritmo, e non era il suo.

Non era finita come lui aveva sperato, e già da quando gli era stato consegnato il suo copione di “Endgame” sapeva che le reazioni del pubblico non avrebbero potuto essere positive nemmeno volendo, semplicemente perché non c'era materiale da giudicare: un minutaggio striminzito e battute al limite della banalità.

Per questo non si era presentato: aveva deluso tutti: i fan di Loki, i fan suoi, aveva deluso sé stesso, e sapeva di aver deluso anche qualcun altro.

-Lo so che hai qualcosa da dire. Fatti avanti e togliamoci il pensiero tutti e due-

Gli rispose solo il silenzio della sua stanza, ma lui lo sapeva che non poteva essere così semplice.

Sospirò e bevve un altro sorso di whisky; i cubetti di ghiaccio all'interno tintinnarono tra loro e contro il vetro, ed il freddo sulle dita non potè non ricordargli lo Scrigno degli Antichi Inverni.

Quante cose erano cambiate da allora!

Posò il bicchiere sul tavolino di fronte alla poltrona, appoggiò la testa contro lo schienale della poltrona e chiuse gli occhi.

-Va bene, Loki. Quando ti va di parlarne io sono qui-

***

Non si era reso conto di essersi addormentato, però si rese conto che avrebbe proprio dovuto svegliarsi.

Sbattè un paio di volte le palpebre e lui era lì, come si era aspettato. E non poteva essere un effetto dell'alcol.

Loki di Asgard era in piedi di fronte a lui, immobile, le mani dietro la schiena e l'espressione seria e concentrata. Su di lui.

Tom avvertì un brivido che ormai stava diventando familiare.

-Benvenuto, Loki di Asgard. Posso offrirti da bere?-

-Quello che prenderà il padrone di casa. Non è degno far bere l'ospire da solo-

“Messaggio ricevuto”

Tom si alzò dalla poltrona e tornò al minibar.

Riuscì a trovare un piccolo vassoio e preparò due bicchiaeri con ghiaccio come aveva fatto poco prima, ma poi, invece di versare il whisky, ritenne più opportuno portare tutta la bottiglia.

Loki era ancora in piedi, e scrutava ogni sua mossa.

-Prego, accomodati. Non è degno nemmeno lasciare l'ospite in piedi-

Loki si sedette nella poltrona di fronte alla sua, ma non sembrava né a proprio agio né più rilassato.

Era una sottile lastra di ghiaccio pronta a spezzarsi.

Tom posò il vassoio sul tavolino e solo allora versò il whisky. Prese lui il primo bicchiere. O forse avrebbe dovuto fare scegliere all'ospite? No, era meglio bere per primo per dimostrare che non aveva avvelenato la bevanda, cosa che non aveva comunque intenzione di fare.

Loki lo guardò freddo mentre lui beveva un sorso, poi prese il suo bicchiere e bagnò appena le labbra.

-Non abbiamo brindato- gli fece osservare Loki.

-Avremmo dovuto?-

-Dimmelo tu-

-No, meglio lasciar stare. Al prossimo giro, magari-

-Ah, giusto-

Finirono ognuno il proprio bicchiere in silenzio, e Tom non volle chiedere nulla. Ormai sapeva che era meglio aspettare Loki.

Quando Tom riempì i bicchieri per la seconda volta, Loki si fermò prima di bere.

-Stavolta brindiamo?- più che una richiesta sembrava una provocazione, che Tom non aveva nessuna intenzione di cogliere.

-Io non ho nulla a cui brindare. Se vuoi proponi tu qualcosa-

-Ah, non saprei... potremmo brindare, ad esempio, alla fine dei giochi-

Ecco, ci erano arrivati.

Il disprezzo nella voce di Loki era denso come veleno.

-Non credo che tu lo voglia davvero, e nemmeno io-

-Ed allora a cosa? Alla disfatta? Alla delusione? Oppure alla mediocrità?-

-All'essere liberi?- tentò Tom.

-Questa non è libertà. Questo è stancarsi di un giocattolo e metterlo da parte-

Dovette incassare in silenzio.

-Te lo dico io a cosa brindiamo- Continuò Loki -Brindiamo alla fratellanza nell'essere incompresi-

Quello Tom poteva accettarlo.

-E sia, allora: alla fratellanza nell'essere incompresi-

Loki alzò il bicchiere e pronunciò un sonoro skål!”, a cui Tom riuscì ad unirsi a malapena.

La voce di Loki aveva vibrato come un grido di guerra da un'epoca remota, non certo un augurio, e lui, pur con tutto il suo talento, non riuscì a ricreare l'inflessione perfetta di un principe del nord ferito nell'orgoglio.

L'orgoglio di un attore britannico non è lo stesso di quello di un dio norreno, dopotutto.

Anche il secondo bicchiere venne vuotato in silenzio, e Tom ebbe l'impressione che il ghiaccio in quello di Loki non si sciogliesse, e che il vetro si stesse coprendo di uno strato di condensa più denso rispetto al suo.

L'eredità degli jotnar” pensò.

Non osò farne parola, e sperò che Loki non notasse che lui aveva notato.

Quando finirono Loki posò il bicchiere in modo da farlo tintinnare sul vassoio.

Non era esattamante sgarbato, anzi non perdeva nulla della sua eleganza, ma lo stesso aveva lasciato intendere con chiarezza tutto il suo disappunto.

-Adesso, Thomas, esaurite tutte queste graziose formalità, posso sapere perché mi hai chiamato?-

Anche lui posò il bicchiere prima di rispondere.

-Niente trucchi stavolta. Volevo chiederti scusa-

Loki ostentò una falsissima aria sorpresa, curandosi che lui capisse con precisione che era falsa.

-Chiedere scusa? A me? E perché mai, di grazia?-

Tom scosse la testa. Gli era mancato in fondo. Sapeva che Loki era megalomane, instabile, permaloso ed offeso, e lo stesso gli era mancato.

-Non fare finta di non capire. So che quello che hai visto stasera non era quello che ti aspettavi né quello che avresti voluto vedere. E dunque... mi dispiace, Loki-

Si era aspettato una reazione, un'escandescenza, una scenata da diva offesa, ed invece nulla; c'era qualcosa di irrequieto, ma serpeggiava ancora sotto la superficie: era nella contrazione delle lunghe dita affusolate posate sulle ginocchia, nel modo di stringere le labbra e di serrare la mascella, nel guardare lontano, con i suoi occhi limpidi e brucianti, verso cose che lui nemmeno poteva immagiare.

-Ti dispiace- ripetè Loki con voce sorda e distante -A te... dispiace-

La tempesta si scatenò all'improvviso: senza che Tom avesse avuto il tempo di accorgersene, Loki non era più sulla poltrona, ma era davanti a lui, con una mano che lo stringeva alla gola e lo teneva inchiodato alla poltrona.

Il suo viso era stravolto, pallido, era feroce e disperato.

-Avevo deciso che per questa volta avrei lasciato correre, ma tu, con la tua arroganza nel convocarmi per offrirmi delle patetiche scuse, hai superato ogni limite della mia tolleranza!-

La stretta di Loki era una morsa d'acciaio e Tom non riusciva a smuovere la sua mano nemmeno di un millimetro. Dimenarsi serviva solo a stringere di più.

Le sue mani scivolavano inutilmente sul metallo e sul cuoio che coprivano gli avambracci del principe.

-Sono stato umiliato oltre ogni più infame aspettativa. Rubare e dileguarmi? E senza nemmeno poter dire una parola o fare un gesto dignitoso? Avrebbe potuto farlo in quel modo la più insignificante delle comparse! Dunque è questo che sono? È questo che merito? E la museruola? Sbattuta addosso così, per zittire delle battute stupide?-

-Lo so questo, ma...-

-E mio fratello? Sbaglio o ciò che era piaciuto tanto era il rapporto con lui? Ebbene, dov'è finito? Una frase sensata tra noi, anche una sola ma qualcosa che restasse impresso, era chiedere troppo?-

-Non doveva... agh!-

-Silenzio! Non vi è bastato togliermi tutto andando avanti nel tempo, avete anche dovuto sottrarmi quello che ero nel passato! E per questo io non vi perdonerò mai!-

Le lacrime che già gli facevano bruciare gli occhi caddero sulla mano di Loki e sul polsino metallico.

Non per il dolore o per la paura, perché in fondo Loki non lo stava davvero soffocando e la stretta serviva solo a fare scena ed a tenerlo fermo mentre lui sfogava tutta la sua frustrazione.

Tom stava piangendo perché, dietro la furia, vedeva negli occhi di Loki tutta la rabbia impotente dell'avere così tanto da esprimere e che gliene fosse negata la possibilita.

Come se quello che lui aveva da dire non fosse importante o come se non interessasse a nessuno.

E Tom capiva troppo bene cosa significasse avere denro di sé un mondo intero, volerlo condividere, e trovare solo un muro di disinteresse.

-Loki, mi dispiace!- rantolò.

Riuscì a guardarlo negli occhi attraverso il velo delle sue lacrime, e per un attimo si trovò immerso in tutto quello che provava Loki.

Neanche il famoso “Dimmelo!” bastava a rendere l'immensità della disperazione e della paura del principe di Asgard.

-Mi dispiace davvero- mormorò dritto alla parte più fragile, ferita, insicura, del malvagio dal cuore a pezzi che lui aveva creato.

Loki per un attimo perse la parola.

Per un attimo sgranò gli occhi, colpito a fondo.

Lo schiacciò un'ultima volta contro la poltrona e poi lo lasciò andare con un gesto sprezzante.

-Che dovrei farmene delle tue scuse?-

Tom si portò le mani alla gola, per controllare che fosse tutto intero e forse per proteggersi dalla prossima sfuriata.

-Volevo che tu lo sapessi. Volevo che sapessi che avrei voluto darti di più, che sapevo che tu avresti meritato molto di più. E mi dispiace, mi dispiace che tu non lo abbia avuto-

-Parole nell'aria, le tue-

-Può darsi, ma tu lo sai che sono sincere-

Lo sguardo di Loki lo fece tremare.

Era rabbia, e disprezzo, e paura. Era l'agonia di chi avrebbe disperatamente voluto fidarsi ma non sarebbe riuscito a sopportare l'ennesimo tradimento.

Durò pochi secondi, poi Loki tornò il freddo, orgoglioso principe che era sempre stato.

-Io sono il Dio degli Inganni. Per me sincerità è solo un'altra parola da utilizzare per creare illusioni-

-So cosa sei. Ma davvero non vuoi credermi?-

Come sempre quando si innervosiva, Loki prese a muoversi per la stanza.

Era una meraviglia, dovette ammettere Tom: era forza ed eleganza insieme, era fatto di contraddizioni, era il personaggio perfetto; era a pezzi, eppure non abbattuto ma ancora più grandioso nel suo dolore.

Tom si sentì in colpa: aveva creato lui quell'essere meraviglioso, e poi lo aveva tradito; lui, che avrebbe dovuto comprenderlo, difenderlo, più di ogni altro.

Le lacrime tornarono a pizzicargli gli occhi.

-Anche se ti credessi, Thomas, non cambierebbe niente. Le tue scuse non mi restituiscono ciò che mi è stato negato-

Tom non poteva sopporarlo: dietro il disprezzo Loki era così ferito, così spezzato...

si alzò in piedi e d'istinto gli afferrò un braccio.

-Loki, tu puoi essere molto di più. Tu sei molto di più di ciò che è stato scritto in quei copioni, ed io...-

Il dio degli inganni se lo scrollò di dosso come avrebbe fatto con una mosca.

-Tu non hai capito niente! Non sono stato abbastanza chiaro la volta scorsa? Oppure io ti ho fatto credito di un'intelligenza che tu non possiedi?-

-Loki...-

-Silenzio! Ti ho spiegato che se una cosa non è scritta, o fatta, o detta, per me non esiste! Io posso essere solo ciò che mi fate essere. E se mi avete plasmato per gloriosi propositi, perché adesso mi avete tradito?-

Tradito. Tom poteva capire benissimo come si sentisse Loki. Cosa volesse dire essere prigioniero di un ruolo che altri hanno scelto per te.

-Ma tu puoi... insomma, tu sei un dio, non puoi fare qualcosa?-

Loki si voltò verso di lui di scatto, con tanta forza da fare schioccare i lembi della giacca di pelle come una frusta.

-Niente! Non lo capisci? Non c'è niente che io possa fare. Perchè io, il principe delle illusioni, sono io stesso menzogna e finzione. Io sono un'ombra nella sera, sono un sussurro nel vento. Senza te, a darmi una voce, un corpo e un'anima, io non esisto. E sarebbero bastate poche parole, purché fossero le parole giuste, a farmi essere non un re, non un dio, ma solo me stesso-

Essere sé stesso.

Tom capiva fin troppo bene.

Non era solo un problema di Loki, e forse la connessione tra loro era ben più complessa e profonda di quella tra un attore ed un personaggio.

Anche Tom aveva sofferto a non poter creare le sue illusioni con l'arte della recitazione.

Ma adesso avrebbe potuto. Dopotutto già una volta Loki gli aveva chiesto di parlare per lui, e potersi esprimere non era un bisogno solo di Loki.

Iniziò senza che il dio degli inganni gli chiedesse nulla, senza nemmeno chiedere di cambiare il suo aspetto ed i suoi vestiti. Lui non aveva bisogno del trucco per essere Loki.

-Tra innumerevoli menzogne, io avrei voluto poche cose reali- disse con la voce di Loki. Era tornato ad essere il principe di Asgard.

Il suo doppio lo guardò sorpreso. Poi sconvolto. Poi forse spaventato.

Tom riprese, e stavolta niente bugie.

-Avrei voluto potermi confrontare con mio padre, avrei voluto poter piangere mia madre, avrei voluto scambiare parole sincere con mio fratello-

-Cosa stai cercando di fare?-

Tom lo ignorò. Era il momento di tirare fuori tutto, che a Loki piacesse o meno. Non lo avrebbe lasciato a tenersi dentro tutte quelle cose.

-Avrei voluto raccontare dei mondi che ho visto, tramandare le cose che ho imparato, avrei voluto tessere ancora illusioni e sogni di grandezza-

Illusioni. Anche lui le creava. Ad occhi chiusi poteva sentire su di sé la consistenza dell'abbigliamento di Loki come era stato sul set del film. Non illusione, ma reale. Ed i capelli potevano essere nero corvino nella sua mente, mentre gli occhi sarebbero stati quelli: gli occhi del dio degli inganni.

-Avrei voluto poter stringere ancora quello scettro, e dire a tutti che io sapevo, oh, sì, io sapevo di avere tra le mani una seconda Gemma dell'Infinito, e narrare dei mille e mille progetti che avevo in proposito-

Adesso Loki tremava. Non aveva saputo di sapere quella cosa finché a Tom non era venuto in mente che lui avrebbe dovuto saperlo per forza, e che avrebbe potuto fare grandi cose. Gli aveva restituito un altro pezzo della sua identità.

-Ed avrei preferito essere ancora il nemico- Di nuovo gli bruciavano gli occhi ma non si fermò, perché era quella la cosa più importante. Nello stesso momento Loki di fronte a lui si accasciò sulla sedia nascondendo il viso tra le mani.

Tom lo vedeva attraverso un velo di lacrime ma non poteva fermarsi né poteva permettere alla sua voce di tradirlo proprio in quel momento.

-Avrei preferito essere combattuto altre mille volte, ed altre mille volte assaporare l'amarezza della sconfitta, piuttosto che essere dimenticato-

Uno spasmo all'altezza del petto gli mozzò il respiro, e nello stesso momento anche Loki si premette una mano sul cuore.

Se era lo stesso cuore, Tom poteva sentirlo battere contro le costole perché doveva trattenere troppe cose.

Decise di non tormentarlo. Voleva dargli voce per permettergli di esprimersi, ma non voleva farlo soffrire ancora.

-Ma adesso resta solo questo. Vuoto, freddo e silenzio. Il rumore delle promesse infrante. E lacrime e rimpianto. Ma chi si cura delle lacrime del principe delle menzogne?-

-Non è adatto al dio degli inganni affondare nell'autocommiserazione. Non è questo che sono. E dunque ricordatemi come il traditore, il folle, l'ingannatore, ricordate la guerra che ho scatenato, ricordatemi come il peggio che sapete di me. Ma non vi azzardate a dimenticarmi-

Loki non lo ascoltava più. Era piegato su sé stesso e sembrava che stesse singhiozzando con tutta l'anima.

Non avrebbe potuto essere un trucco, perché Tom provava le stesse emozioni.

Provò ad avvicinarsi a lui e gli mise una mano sulla spalla per fargli sentire almeno che lo comprendeva.

Loki non lo scacciò.

Rimasero un paio di minuti così, uno accanto all'altro, e Tom non disse più nulla per lasciare a Loki il tempo di sfogarsi e di riprendersi.

Non gli offrì un fazzoletto perché i principi e gli dei non hanno bisogno di queste cose, e comunque quel principe e quel dio in particolare si sarebbe offeso a morte.

-Ti odio- gracchiò Loki quando ebbe riacquistato un minimo di controllo su sé stesso.

Aveva ancora gli occhi arrossati e lucidi, e Tom gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla.

-Davvero? Mi odi quanto odi Thor?-

Loki lo guardò storto ma ancor non lo incenerì né lo trasformò in nulla di spiacevole. Non si sottrasse nemmeno al contatto con lui.

-Vi odio alla pari- ammise alla fine lentamente -Anche se per ragioni diverse-

-Lo considero un onore-

Ed era vero, dato che sapeva quanto complicato, sfaccettato e splendido fosse l'odio di Loki verso suo fratello.

Si alzò e fece un cenno verso la bottiglia.

-Un altro bicchiere?-

Loki si limitò ad annuire.

I due bicchieri di prima erano pieni d'acqua del ghiaccio sciolto, dunque Tom dovette andare a prenderne altri due perché annacquare del Jameson sarebbe stato un sacrilegio.

Al suo ritorno Loki era alla finestra e non si voltò.

Gli fece l'onore di girarsi a guardarlo solo quando lui gli porse il bicchiere.

-Sono ancora offeso-

-Lo so-

-E non mi passerà-

-Ne hai tutto il diritto. Non passerà facilmente nemmeno a me-

-Però ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me in questi anni-

Tom sorrise. Aver conquistato la gratitudine di Loki era un riconoscimento più unico che raro.

-Sono io che ti ringrazio. Per me è stato un onore essere te-

Sollevò il bicchiere verso Loki.

-Skål?-

-Skål!

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Cantuccio dell'Autore


Mea culpa: ho visto “Endgame” solo due giorni fa.

Ok, bel film e non è questa la sede per farne la critica completa, ma per quanto riguarda Loki... Che cazzo hanno combinato?!!! Ma che si sono fumati?

Se qualcuno ha notizie me le dia, perché, davvero, non capisco perché creare un personaggio così bello per due film e poi non portarlo avanti come meritava.

I registi lo odiavano? Tom Hiddleston si è stancato di fare i cinecomics? Odino in persona è intervenuto di persona affinché la Marvel smettesse immediatamente di sminchiare l'Edda poetica e pure quella in prosa?

Datemi una spiegazione se ce l'avete, perché su Loki io sono rimasta delusa come poche altre volte nella storia del cinema.


Makoto

   
 
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