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Autore: Meramadia94    24/07/2019    0 recensioni
Barba ha una figlia, Christina, sedici anni. L'unico affetto che gli rimane dell'amore della sua vita ed è l'unica ragione della sua vita oltre al suo lavoro.
Ma un giorno lei e una sua amica scompaiono dopo una festa. La squadra lavora di buona lena per scoprire cosa sia accaduto alle due ragazze prima che sia troppo tardi.
Genere: Angst, Avventura, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amanda Rollins, Olivia Benson, Rafael Barba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era da poco passata l'ora di pranzo quando una ragazza di appena sedici anni saliva le scale del tribunale di NewYork.
Christina Barba. Per gli amici Chris.
La figlia del vice procuratore Barba. L'unico affetto che gli era rimasto da quando l'amore della sua vita, Mirasol Rojas, era mancata in seguito ad una crudele malattia che l'aveva uccisa in meno di un mese. 
Christina aveva gli occhi color cioccolato al latte di sua madre... i suoi capelli castani che portava solitamente in una coda di cavallo o in uno chignon... la sua carnagione olivastra, le labbra sottili... 
 Di lui aveva preso la forza di volontà, la voglia di combattere per i suoi obiettivi.... ed un paio di bellissimi occhi verdi come scheggie di giada. 
Mentre entrava nel tribunale mise l'auricolare e fece partire la sua canzone preferita '' Everybody'' dei Baker Street Boys. E come ogni volta che ascoltava  quella canzone e si trovava in un luogo pubblico o che comunque era ad alto rischio di frequentazione umana doveva cercare di non mettersi a '' ballare''.... o meglio, a non somigliare ad una gallina zoppa. 
Quando aprì la porta dell'ufficio di suo padre c'era solo la sua segretaria.
- Hola Carmen.- sorrise Christina. 
La giovane donna nel riconoscere la voce allegra ed il viso sorridente della ragazza posò le pratiche sulla scrivania dell'avvocato Barba per andare a salutarla. 
- Señorita Christina, che piacere vederla...- fece la mulatta abbracciandola sorridente. 
- Ancora? Preferisco essere chiamata Chris.- sorrise la ragazza. 
- Lo so, scusami... ma sono troppo abituata a dare del lei a tuo padre.- fece Carmen.
La ragazzina si guardò attorno alla ricerca del genitore. 
- A proposito dov'è?- 
- Sezione 33, alla contestazione delle accuse per un processo.... ma puoi aspettarlo qui, di sicuro sarà felice di vederti.- fece Carmen.
- E' sempre pieno di lavoro,eh?- fece Christina. 
Non ricordava più quando era stato che lei e suo padre avevano fatto qualcosa assieme o almeno una sera in cui potevano sedersi tranquillamente a chicchierare di come era andata la giornata o per vedere un film assieme . 
Purtroppo era sempre più difficile trovare del tempo da passare insieme e allo stesso tempo conciliare i vari impegni di lavoro e scuola. 
Suo padre  aveva cominciato a seguire i casi dell'Unità Vittime Speciali per conto della procura e  dire che il carico di lavoro si era triplicato era un eufemismo. Lei invece stava ancora cercando di ambientarsi nella nuova scuola.
Suo padre aveva ricevuto un'offerta di lavoro molto conveniente a Manatthan e si era trasferito lì da Brooklyn da circa un paio d'anni. Lei però non lo aveva seguito subito. 
Non voleva rischiare di passare settimane che avrebbe potuto utilizzare per farsi nuovi amici e procedere spedita verso la borsa di studio per la Hudson a rimettersi in pari con il programma di un anno scolastico ormai prossimo alla chiusura natalizia. Così aveva chiesto ed ottenuto di rimanere lì, almeno fino alla fine della scuola.
Chiunque si sarebbe rifiutato di lasciare da sola una ragazzina di appena quindici anni, ma l'avvocato Barba poteva contare su due cose: la prima, era che la figlia nonostante la giovane età era una ragazza tranquilla e responsabile che spesso faceva venire il dubbio che nemmeno sapesse che esistessero i colpi di testa.
Secondo, malgrado si scontrasse sovente con l'avvocato Calhoun nelle aule di tribunale, la reputava una persona degna di fiducia e di saldi principi, a cui poteva affidare tranquillamente la figlia e che per parecchio tempo aveva fatto da '' tramite''. 
Poi quando finalmente la scuola era finita aveva raggiunto il padre a Manatthan e si era iscritta nella nuova scuola. 
Al momento però non aveva legato in particolar modo con nessuno. Era in buoni rapporti con tutti e tutti erano molto gentili con lei, ma ancora non si era instaurato quel rapporto di stima e fiducia reciproca tale da poter confidare loro la sua gioia più grande e il più profondo dei suoi dolori... tranne forse, per una persona. 
Abigail Smith. Diciassette anni appena compiuti, capelli rossi lunghi e ricci, occhi azzurri, pelle quasi diafana...con un caratterino tutto pepe e un livello di strafottenza che superava quello dell'umano medio, ma che allo stesso tempo era anche gentile e sensibile.
- Ma non sarà mai troppo occupato per te, ricordatelo sempre.- fece Carmen - Vado a prenderti un caffè mentre lo aspetti.-
Nello stesso momento in cui Carmen era uscita, l'avvocato Barba era entrato nel suo ufficio.
- Ehy.... mi querida.- fece l'avvocato Barba abbracciando la figlia - come mai qui?- 
- Sono passata solo per darti qualche informazione.... intanto volevo dirti che il compito di diritto è andato benissimo...-
Barba sorrise.
Degna figlia di suo padre.
-.... e che stasera c'è la festa della scuola, te lo ricordi?- 
Barba si diede uno schiaffo in faccia. No, che non se lo ricordava... anzi, era talmente sicuro di non avere altri impegni, cose o persone di cui occuparsi che aveva fissato di restare in ufficio a mettere a posto e riesaminare le carte di un processo per un caso di stupro la cui udienza preliminare era fissata l'indomani mattina alle nove.
- Onestamente? Me n'ero quasi dimenticato.- 
- Lo immaginavo.- sorrise Christina. 
- Ok, facciamo così... chiamami appena vuoi tornare a casa, cercherò di organizzarmi.-
- Papà, stai tranquillo.- fece Cris - Abby mi ha detto che posso dormire da lei e domattina andiamo direttamente a scuola, così puoi occuparti di quello che devi senza preoccuparti di venirmi a prendere in fretta e furia.- 
- Mi sembra una buona soluzione...- fece Barba prendendo la carta di credito - per il vestito di cui avevamo parlato.... il codice del PIN te lo ricordi, vero?- 
Cris sorrise birichinamente - Certo. Ti svuoto il conto e scappo in Europa.-
- AH.AH.AH.- fece Barba.
In quel momento vennero raggiunti dal tenente Benson e dal detective Carisi.
- Bel lavoro avvocato.- fece Carisi - per un attimo ho temuto che il giudice accogliesse la richiesta della cauzione.- 
- Nessun giudice rischierebbe di rimettere in libertà un pedofilo, a meno che non voglia fare la stessa fine che i genitori di Springwood hanno fatto fare a Freddy Krueger assieme a lui...- nel vedere le facce incuriosite dei due poliziotti  verso la figlia si affrettò a presentarla - oh, questa è mia figlia,Christina. 
Carinho, questi sono il tenente Benson e il detective Carisi.-
La ragazza tese una mano verso di loro con un sorriso - Piacere.-
- Tuo padre dove ti teneva nascosta?- fece Sonny stringendole amichevolmente la mano.
- In un posto per non far parlare i curiosi.- fece Barba guardandolo quasi male. 
Chris sorrise - Non ci fare caso. E' l'età che avanza impietosa....- fece per cercare di trattenere una risata. 
- Occhio a come parli, carinho.- fece Barba scompigliandole i capelli. 
La ragazza si allontanò salutando con la mano. 
- Hasta  mañana , papà.- fece Christina.
Il procuratore sorrise.
'' Sempre più simile a sua madre.''
...
...
...
- Non ci avevi detto che avevi una figlia...- fece Olivia mentre compilava dei rapporti per il Quartier Generale ripensando alla scena di poco fa. 
Barba sorrise. 
- Quando mi sono trasferito da Brooklyn a Manatthan l'anno scolastico era appena cominciato.- fece Barba sorseggiando una tazza di caffè - Lei non voleva lasciare i suoi amici o essere '' quella nuova'', o almeno non ad anno scolastico già in corso, così mi ha supplicato di lasciarla lì, almeno fino alla fine dell'anno scolastico...- 
- E hai lasciato una quindicenne da sola?- fece Olivia.
- Fossi matto.- fece Barba - Ho chiesto a Rita di restare a Brooklyn finchè non fosse finita la scuola, per assicurarsi che stesse bene, per tenermi informato sui colloqui con i professori...- 
- E se per caso c'era qualche ragazzo che le girava troppo intorno.- sorrise Olivia.
- Diablo, sì.- rise di rimando - Poi mi ha raggiunto... non è stato facile per lei adattarsi a Manatthan.- 
- Posso immaginarlo... insomma... professori nuovi, scuola nuova, amici nuovi...- 
- Non ha molti amici.- fece Barba - è qui da poco... l'unica con cui pare essere più in confidenza è una compagna di classe...- una certa Abigail Smith. A quanto ne sapeva era una ragazza che quello che voleva se lo prendeva. Quando si metteva in testa di raggiungere un determinato obiettivo, sia a scuola che nello sport, non c'era niente che potesse mettersi tra lei e quell'obiettivo.
Cosa che aveva in comune con Christina. Forse è per quel motivo che si erano subito trovate, come due metà della stessa mela. Barba non conosceva ancora bene quella ragazza o i suoi genitori... però si era promesso di essere un genitore, un padre migliore di quanto lo fosse stato il suo, evitando di mettere sul banco degli imputati ogni singola persona, uomo o donna che fosse, passarla al setaccio e selezionare i suoi amici... e poi non poteva pretendere che riuscisse ad ambientarsi a Manatthan a suon di '' Prima dovrei conoscere bene i genitori''.
- Ma mi fido di lei.- fece Barba - Sua madre...- nel dir così sollevò la tazza verso l'alto quasi a volerle rendere omaggio - è mancata per un linfoma quando era molto piccola, e da allora siamo stati l'uno il centro dell'altra. 
Io mi fido di lei e lei si fida di me. E finora non me ne sono mai pentito.- 
- E nemmeno lei. Fidati. Basta guardarla negli occhi...- fece Olivia. Gli stessi occhi verdi di Rafaèl, chiari, limpidi e sinceri che si erano illuminati quando aveva incrociato lo sguardo del padre. Aveva riconosciuto in quello sguardo l'ammirazione di una figlia devota e che impazziva per il suo papà.
Una sensazione per la quale lei avrebbe dato qualunque cosa... avere un padre da ammirare, da prendere ad esempio, di cui vantarsi con le amichette a scuola, al quale sorridere euforica quando andava a prenderla a scuola o che si prendeva una pausa dal lavoro solo per stare con lei... ma suo padre era l'uomo che aveva violentato sua madre. E difficilmente avrebbe potuto  provare stima, ammirazione o affetto per un uomo simile. 
No. Era proprio impossibile. 
...
...
...
- Io me ne vado.- fece Abigail con espressione scocciata sulla faccia. La festa era iniziata da meno di due ore e la ragazza aveva declinato, non molto educatamente, tutti gli inviti a prendere da bere o per ballare da parte dei ragazzi presenti alla festa. Aveva passato tutto il tempo seduta ad un tavolo, a guardare meditabonda e spazientita il tè al limone che stava sorseggiando ed il piattino con i salatini. 
Christina chiese - Come te ne vai?- 
- Ne ho abbastanza di stare qui.- fece Abby -sono qui da due ore, penso di aver fatto il mio dovere.
E poi... ho un invito ad una festa molto più divertente questa sera...- poi le si illuminarono gli occhi - anzi... perchè non vieni con me?- 
- Beh... non so che dire...- fece Cris - insomma,non conosco nessuno, non mi hanno invitata non credo che la mia presenza sia...-
- Dai rilassati.- fece Abby - sai alle feste quanta gente si imbuca? Il padrone di casa conosce al massimo un decimo delle persone che ci sono e non batte ciglio.- sorrise la bionda. Nel dir così guardò il cellulare - il mio chauffeur arriva tra cinque minuti. Che ne dici?-
Christina ci pensò su. L'idea di andare ad una festa che non sapeva nemmeno dove si tenesse, senza conoscere nessuno e probabilmente dove ( per quanto ne sapeva) potevano scorrere fiumi di alcool e droga la entusiasmava quasi quanto un nuotatore costretto a tuffarsi contro la sua volonta in una piscina piena d'acqua che veniva direttamente dall'Antartide. Aveva sentito lo stomaco contorcersi nello stesso momento in cui l'amica le aveva rivolto quell'invito, quasi temesse che dietro a quell'invito si nascondesse una trappola mortale... suo padre le raccontava spesso di come i reati sessuali spesso fossero la conclusione tragica di quella che pareva una tranquilla serata tra amici o un appuntamento galante.
Mandò giù un sorso del suo tè per scacciare via quel pensiero. Sì, c'erano un sacco di cose brutte in quel mondo e con il lavoro di suo padre nessuno lo sapeva meglio di lei.... aveva passato la vita tra le aule di tribunale. Quando era piccola suo padre la portava sempre con lui... non era ancora nella posizione per poter pagare una baby sitter, sua nonna tornava a casa solo per dormire in quanto lavorava dodici ore al giorno per mandare avanti una scuola privata, suo nonno era morto e la sua bisnonna... era una donna  dinamica ed indipendente           ma che già quando era piccola accusava diversi acciacchi e non poteva prendersi cura di una bambina, così spesso la portava con sè. Anzi, poteva dire che era letteralmente cresciuta nelle aule di tribunale e aveva visto molti delinquenti, rei dei reati più orribili ed immorali finire nell'unico posto in cui meritavano, altri invece la facevano franca... ed era incredibile come questi delinquenti sembrassero le persone più gentili e buone del mondo e che spesso le persone buone e gentili fossero proprio quelle che rispondevano allo stereotipo del tipo poco raccomandabile...sapeva riconoscere i pericoli quando li vedeva ma sapeva anche che vivere nella perenne paura che da un momento all'altro potesse capitarle qualcosa di brutto non era vivere.
Annuì ancora prima di rendersene conto.
- Ottimo.- sorrise Abby scrivendo un messaggio per poi guardar male l'amica mentre prendeva il suo cellulare - che fai?- 
- Avverto mio padre.- ma appena ebbe finito di dire quella frase, l'amica le fece mettere giù il telefono. 
- Sai cosa? Adesso ti insegno a fare l'adolescente ribelle.- fece con un sorriso - certe volte non è necessario che i genitori sappiano proprio tutto...- nel dir così le fece segno di seguirla fuori dal locale.
Da quella sera, la loro vita sarebbe cambiata per sempre.
  
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