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Autore: Le_FF_di_Max_Casagrande    25/07/2019    0 recensioni
Quando All-Might era ancora uno studente e Titan una semplice professoressa alla UA, nonché pro-Hero numero 1, il preside iniziò un programma di scambio culturale. La sezione X è stata appositamente creata per ospitare studenti provenienti da ogni angolo del mondo e con Quirk di ogni tipo. Hall Harrison è uno di quegli studenti, con un passato oscuro e con poca voglia di condividerlo. Qualcosa, però, lo costringerà a farlo e a lottare contro i fantasmi del suo passato. Cosa sarà successo prima dell'inizio della serie?
FF basata sulle sessioni di un GDR ambientata nel mondo creato da Kohei.
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: All Might, Altri, Nezu, Nuovo personaggio, Shōta Aizawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Bella Maghi,

la trama di questa FF non è mia, e a dir la verità non la conosco neanche tutta. Questa è una trasposizione romanzata di una quest che sto facendo insieme ad alcuni miei amici, nell’ambientazione di MHA tramite il regolamento Genesys. Tutti i “diritti” sono del master, quindi, a rigor di logica. Inoltre, il “protagonista” sarà il mio personaggio non perché è il più figo e io sono lo scrittore (cioè, scrivo io, ma… INSOMMA CAPITEMI), ma perché è l’unico personaggio che conosco a sufficienza per crearci un punto di vista che il lettore può usare. Ma fidatevi, anche gli altri personaggi meritano la loro gloria (e l’avranno, tranquilli).

Ora leggete e divertitevi ^^

 

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Capitolo 1: Lightning Bolt

 

Se lo avesse fatto, tutto i suoi sforzi fino a quel momento sarebbero stati vani. La fuga, l’incontro con Clara, l’attacco hacker, il viaggio fino a lì. Alle sue spalle i robot gli avrebbero permesso di fare sei punti, e sarebbe arrivato così a dodici. Irina era arrivata allo stesso punteggio, quindi senza dubbio si trattava della sufficienza, come minimo, e a lui interessava solo quella. Videocamere ovunque e testimoni. Dozzine di testimoni. Lo avevano detto nell’aula magna: quel robot valeva zero punti, e non lo si doveva attaccare per nessun motivo. Ma Irina non lo stava attaccando; era semplicemente prostrata al suolo, con la mente annebbiata da tutti i danni ricevuti, e la mano che andava in automatico sulle gambe meccaniche, sperando di poterle riparare stringendo qualche bullone senza neanche doverle guardare. Se lo avesse fatto, avrebbe viso che la gamba sinistra era completamente staccata, e quella destra era semidistrutta con solamente il ginocchio metallico appena riconoscibile.

“Manca un minuto al termine della prova!” enunciò la voce metallica dagli altoparlanti, mentre tutti quanti cercavano di evitare il passo dell’enorme costrutto. Hall, invece, pensava. Pensava a nulla, più o meno, durante il rallentamento di ogni studente e alla scomparsa dei suoni quasi istantanea. Irina non correva alcun pericolo, questo era ovvio, molti Hero professionisti dovevano star vigilando su di loro. Avrebbe aspettato che l’eroe di turno apparisse e la portasse in salvo, poi avrebbe fatto altri sei punti e l’esame sarebbe stato da considerarsi superato. I Daiki, la famiglia che aveva ospitato Hall e Clara, era certa che il ragazzo non avrebbe avuto la benché minima difficoltà a essere ammesso, e quella stessa mattina gli aveva fatto gli auguri. Ma ogni istante che passava Hall credeva sempre più che così non sarebbe stato, e quando il gigantesco piede ferreo fu a due metri dalla ragazza sdraiata a terra ne fu certo. Non era abbastanza veloce, e non avrebbe superato il test d’ingresso alla UA. Era stato tutto inutile, non avrebbe mai estinto il debito che aveva con Clara e sarebbero ritornati in America, dove sarebbe morto nel giro di un paio di mesi, condannando insieme a sé la ragazza solo per salvare una manciata di studenti che non erano realmente in pericolo. Hall era intelligente, aveva imparato le basi del katakana durante il viaggio in aereo e aveva completamente finito il libro di matematica quello stesso pomeriggio, quindi non metteva in dubbio la sicurezza dell’evento. Ma era come se il suo corpo si stesse muovendo da solo, pur di salvare quelle persone che del suo “gesto eroico” forse avrebbero potuto anche farne anche a meno.

Si mise in posizione, come se stesse per partire per i cento metri piani alle Olimpiadi. Ogni cosa intorno a lui era ferma: robot, persone… la stessa aria si presentava completamente immobile. “Quando corro la frizione dell’aria che sfrega contro le cellule della mia pelle crea una patina che resiste a calore e abrasioni, rendendo impossibile la combustione. Inoltre l’energia cinetica viene convertita in scariche elettrice tramite la frizione elettrostatica.” aveva detto quasi per caso a Clara. Era così che si accorse di essere intelligente, il giorno dopo averla incontrata.

Sentì il cuore scattare, cominciando a pompare sempre più sangue a ogni angolo del corpo, gambe specialmente, e le vide. Il segnale di via libera, la sua luce verde del semaforo: un lampo azzurro come i suoi occhi che dalla sua gamba si infrangeva contro il suolo. E a quel punto fece quello che sapeva fare meglio: correre.

Il gigante di ferro fece il suo passo, distruggendo parte della strada e alzando un polverone. Tutti gli studenti nel raggio di due metri dal gigantesco piede erano scomparsi. Poi ne svanì un altro, un secondo, un terzo e un altro ancora. Ogni partecipante alla prova d’ingresso, nel giro di un minuto, venne portato lontano dalla zona in cui si svolgeva l’esame, vicino l’infermeria. Non che potessero accorgersene, visto che lo spostamento durava meno di mezzo secondo. In meno di un paio di minuti, gli studenti si ritrovarono fuori dalle alte mura color panna che cingevano l’area d’esame. Hall fu l’ultimo a comparire, accompagnato da un lampo che si scaricò contro un palo d’acciaio senza ferire nessuno. Il suo sguardo andò su Irina sdraiata sulla barella, con le gambe completamente distrutte, poi guardò di nuovo di fronte a sé e lo vide quasi per caso: uno strano ragazzo, non più altro di un metro e mezzo e con una gigantesca testa a forma di cipolla, stava scappando con le corte gambe verso il portone. Hall si mise a correre. Non attese di nuovo i lampi, che si crearono alle sue spalle senza chiedergli il permesso. Il tempo intorno a lui si era bloccato di nuovo, e tutto andava lento. Sempre più lento.

-Andiamo…- disse il professore in cima alle mura. Era rimasto nascosto, lì per tutta la durata della prova del test d’ingresso, preferendo di gran lunga guardare la situazione con i suoi occhi e non con uno schermo. Vedeva Hall correre a perdifiato contro il piedone e l’aspirante studente, sperando di raggiungerli in tempo. Le scarpe in fibra di carbonio si stavano surriscaldando e Hall se ne accorse solo in quel momento: non era mai andato così veloce. I fulmini alle sue spalle facevano fatica a tenere il passo, i capelli si erano accesi e gli occhi illuminati. Il professore vedeva perfettamente il ragazzo nonostante la velocità, gli altri potevano solo osservare una scia blu chiaro molto sfocata. -...corri!- esclamò infine in un sussurro. Hall si gettò e il piede del titano di metallo si schiantò contro il suolo, alzando un polverone. Silenzio, persino quel professore che riusciva a seguire con lo sguardo movimenti tanto fulminei era con il fiato sospeso.

Poi un respiro affannoso di uno, un paio di polmoni enormi e da cavallo che si lamentavano per il lavoro appena fatto. Hall e Fiore (così si chiamava lo studente) erano a terra, alcuni metri più in là. Fiore riprese a respirare solo allora, cercando di far sembrare tutto quello che era appena successo come parte di un piano geniale ben orchestrato. -Ti ho appena salvato, ricordati che mi devi un favore.-

Hall lo guardò con il volto deformato dalla bocca e dal naso che annaspavano alla ricerca di aria. -Zitto, tappetto.- ansimò. Fiore sembrò esplodere in quel momento, e sbraitò con tutte le forze che gli erano rimaste contro quella assoluta mancanza di rispetto. Hall, una volta che il respiro si era regolarizzato, sospirò. Aveva mandato tutto a puttane.

   
 
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