Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: DhakiraHijikatasouji    25/07/2019    1 recensioni
Bill e Tom sono due anime complementari parlando d'amore: Bill è Agape, e Tom è Eros; il primo è amore platonico, il secondo amore carnale. Prendendola come un gioco, i due devono riuscire ad infondersi l'un l'altro queste qualità: un Bill più sensuale e un Tom più sentimentale. Riusciranno in questa impresa, oppure il loro cuore ha creato per loro un malinteso?
INCEST NOT RELATED
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non so perché sto iniziando a raccontare quello che succede qui, in un piccolo appartamento di sole quattro stanze, in una scuola dove l'invidia e la competizione sono sempre le parole del giorno. Ma la parte di me che sta scrivendo qui crede che vale la pena di dire, di raccontare, come Tom Kaulitz ha conosciuto l'amore. E' iniziato tutto qualche settimana fa quel maledetto manuale d'amore, che non era da intepretare in un giorno, bensì, come spesso succede per le cose più belle, ci vuole tempo per ottenerle. Tom tornava da scuola dopo un giorno dove ne aveva passate tante: un'interrogazione andata male, una verifica di matematica del quale era già tanto se capiva nome e data, e con lo stomaco che brontolava perché alla mensa non avevano dato cibo da definire commestibile, come la maggior parte delle volte. Aprì la porta di casa con le chiavi, facendole rumoreggiare anche troppo quando le buttò sul mobile vicino all'ingresso.

- Bill!- Lo chiamava, ma sapeva che tanto non gli avrebbe risposto perché sempre occupato. Il problema non era tanto l'essere occupato in sé, ma il fatto che Bill amava la musica e ogni occasione era buona per tenerla ad alto volume o alle cuffie. Lui era a casa perché non si era sentito tanto bene la mattina, e siccome era un alunno modello diceva di potersi permettere questo lusso di rimanere a casa un giorno ogni tanto. Aprì la porta della sua stanza, e infatti lo trovò con le cuffie a studiare scienze, o forse filosofia. Gli saltò alle spalle e lo vide sobbalzare.

- Tom!-

- Da quanto studi? Meno male stavi male..-

- Beh, certo, ma questo non significa che devo trascurare la scuola-

- Dio come sei...tu- Disse alzando gli occhi al cielo e buttando la cartella da una parte. Bill ridacchiò vedendolo cadere sul letto completamente sfinito.

- Giornataccia?- Capiva sempre come Tom si sentisse, e spesso anche cosa era successo per far sì che stesse di quell'umore.

- Non puoi neanche immaginare. La prof di filosofia mi ha fatto due palle così oggi con l'interrogazione. A matematica un compito di geometria analitica che se era greco lo avrei capito senz'altro meglio e ho una fame...-

- Lo immaginavo- Disse alzandosi e chiudendo il libro. Indossava una delle magliette di Tom, che gli arrivavano a metà coscia. Si stiracchiò, doveva essere stato seduto delle ore. - Ti ho preparato della pasta di là, ma ora deve essere fredda. Vabbè, la riscaldo e ceniamo, che stasera sono stanco e voglio andare a dormire presto- Tom lo fermò per un braccio poco prima che uscisse, lo stesso dove portava quel braccialetto che gli aveva regalato per il suo compleanno, che casualmente cadeva il suo stesso giorno. Erano nati lo stesso giorno senza saperlo, e quasi alla stessa ora. Tom dieci minuti prima, una differenza misera.

- Lascia, faccio io. Tu vai pure a tavola- Si vedeva che stava male: la pelle più candida del solito, e le occhiaie. Tom non capiva mai perché si ostinasse a studiare nonostante stesse in quello stato. Comunque Bill gli sorrise e gli schioccò un bacino sulla guancia. E' sempre stato così smieloso, ma la cosa non gli aveva mai dato fastidio, ed ogni suo bacetto lo costringeva a ricambiare il sorriso perché non era capace di sottrarsi. Quando mangiavano era il momento dove Tom e Bill parlavano di più, di cose più o meno serie, e quella sera incapparono nell'argomento che iniziò quel dannato manuale.

- Hai mai pensato di amare qualcuno?- Domandò Bill improvvisamente.

- No. Al momento credo che sia più divertimento che amore-

- Che intendi?- Smise di mangiare. Ecco, pensò Tom, quello era il momento dei discorsi filosofici che per lui non avevano un senso. Lo avevano per Bill. La filosofia, Bill l'aveva sempre adorata in qualche modo, e soprattutto adorava portare Tom nello stesso suo baratro, a rifletterci sulle cose, importanti o meno.

- Che siamo giovani, non saremmo mai capaci di mantenere una relazione seria, ed io di certo non ne cerco una-

- Capisco..- Bill abbassò lo sguardo cominciando a giocare con la pasta. Si vedeva aveva intenzione di lasciare nel piatto.

- Tutto a posto?-

- Sì, solo che...- Si inumidì il labbro inferiore nervosamente. - Che cosa diresti se io invece volessi? Cosa penseresti di me?- Ridacchiò. Era tipico di Bill, e Tom non avrebbe potuto affermare altro. Bill era l'Agape fatto persona, certe volte pareva che quella forma eterea si fosse presa possesso di lui.

- Penserei che non saresti capace di vivere una relazione non seria, che per uno come te è normale- Bill sbuffò divertito, un po' distratto dai suoi pensieri.

- Puà darsi- Concluse con un tono come rattristito. - E' che a scuola mi piace uno...un ragazzo- Fu lì che Tom tenne la forchetta sospesa a mezz'aria, la bocca semi aperta. Ok, Bill gli aveva appena confessato una cosa molto delicata. Non che Tom non avesse mai alluso con i propri pensieri alla sua omosessualità, anche perché non ce lo avrebbe mai visto con una ragazza, ma non aveva mai voluto avanzare alcun tipo di accusa nei suoi confronti. - La cosa ti turba?- Fu la sottile voce di Bill a risvegliarlo tutto di un tratto. Sembrava un cucciolo spaurito quando faceva così, quando abbassava lo sguardo e mostrava solo i suoi occhioni marroni ogni tanto. Occhi dolci, incapaci di farti arrabbiare o pensare negativamente.

- No, assolutamente no. Io...io forse me l'aspettavo anche-

- Ah. Era davvero così evidente?- Chiese in un sussurro. Tom distese il suo sorriso. Se si vedeva!? Beh, era praticamente palese. Bill era semplicemente l'immagine dell'omosessualità passiva, certo è che non glielo avrebbe detto mai, o almeno non in questi termini.

- Giusto un pochino- Bill si alzò e prese il proprio piatto mettendolo dentro il lavello, nonostante ci fosse ancora un po' di pasta.

- Mi gira la testa, io vado a letto- Concluse lì il discorso. Molto probabilmente non gli andava più di parlarne, e Tom non voleva pensasse male di lui. Magari Bill aveva pensato che Tom non era la persona giusta alla quale confessarsi, e adesso era in camera sua a pentirsi di questa decisione. Tom pulì tutto e pensò di andare nella sua stanza. Bussò.

- Bill- Bussò una seconda volta, ma nessuno rispose. Doveva essersi già addormentato. Tom però entrò lo stesso, fece piano. Le finestre chiuse davano sulla stanza buia. Una figura tutta appallottolata sotto le coperte, stava come sobbalzando. No, non voleva piangesse. - Ehi, Bill-

- Tom. Tu non hai idea di quanto sia difficile- Disse singhiozzando e provando ad asciugarsi gli occhi invano. Tom sospirò, si sedette sul materasso e lo accolse tra le proprie braccia. - A scuola la gente mi evita, a malapena sa della mia esistenza. Io ti confesso di essere gay, e tu mi dici che era evidente. E' per questo che non piaccio a nessuno? E' per questo che le persone hanno paura di me?- Tom lo staccò da sé per potergli guardare il viso. Era così pallido, eppure così bello. Come faceva la gente ad avere paura di uno come Bill?

- Ti gira ancora la testa?-

- In questo momento no...ma ora che mi guardi dritto negli occhi non so se..- Gli arrivò un altro giramento di testa e fu costretto a chiudere gli occhi. - Lo vedi!? Sono debole, sono una femminuccia, come posso fare sì che lui si accorga di me!?- Era arrabbiato, ma non riusciva mai a dimostrare quella rabbia. Sembrava un bambino, un dolce bambino arrabbiato perché non poteva ottenere ciò che voleva semplicemente con le proprie forze.

- Non sei debole, stai solo male ora. Ma è vero il fatto che tendi ad essere una persona invisibile. Dovresti forse osare di più-

- Che intendi?-

- Tu dimmi, chi è lui?-

- E' un ragazzo che frequenta il mio stesso corso di filosofia-

- Allora vi capirete benissimo, due filosofi-

- Non esattamente. Lui fa filosofia perché i suoi genitori l'hanno studiata e vogliono che lui faccia lo stesso per seguire le orme della famiglia-

- Bill, sei uno stalker!-

- Non sono uno stalker! L'ho solo seguito un paio di volte fino a casa, ho sbirciato nel suo catalogo in segreteria e gli ho raccolto la matita quando gli è caduta per il corridoio perché era in ritardo a lezione!- Tom rise a vedere quel broncio indispettito che il moro aveva assunto. Gli baciò la fronte.

- Buonanotte, Bibi- Era troppo buio perché Tom potesse vedere Bill arrossire all'inverosimile. Bill odiava arrossire, ma non ne poteva fare a meno. Tom era un esperto adulatore, e anche se era palesemente etero, Bill non era in grado di non immaginare un suo bacio o un suo sguardo che andava al di là dell'amicizia. Si lasciò cadere sul materasso una volta che il rasta ebbe chiuso la porta. Il suo cuore stava correndo una maratona, ma la sua testa aveva smesso di girare. Sorrise.

- Quanto sei stupido Bill- Si disse prima di addormentarsi senza pensare più a quel ragazzo che aveva dovuto seguire a casa, al quale aveva dovuto guardare il catalogo per avere suo notizie, o al quale aveva dovuto raccogliere la matita per farsi notare e dimenticare in un secondo. Con quel ragazzo con i rasta, tutto ciò non era stato necessario.

***

Chiuse quell'armadietto con una certa forza. Era molto impegnativo quel giorno a scuola, lo sapeva. Siccome l'estate si stava avvicinando dovevano esserci ancora gli ultimi esami. Tom era deciso ad impegnarsi per ottenere almeno dei risultati sufficienti a passare l'anno. Ma era difficile quando eri un ragazzo come lui, in piena crisi ormonale, e al quale tutte le ragazze cadevano ai piedi.

- Ehi, Tom- Si voltò. Era Georg, il suo migliore amico. Loro due erano i due ragazzi più fighi della scuola. Georg aveva il suo fisico, Tom aveva le sue doti di ammaliatore. Era capitato anche più di una volta che si fossero fatti la stessa ragazza. - Oggi Samantha è tornata dalle vacanze di Pasqua-

- Sono durate un bel po' queste vacanze di Pasqua. È finita da quasi un mese-

- Ma lo sai come è Samantha, a quella gliene frega ben poco della scuola, ma non puoi certo dire che sia un fallimento come ragazza...Dio, è l'unica che ancora non mi sono fatto- Sospirò come affranto dalla cosa. Samantha era una ragazza facile, o almeno così pareva dal suo modo di vestirsi, ma voleva vedere i ragazzi combattere per lei, anche in modo stupido, prima di concedersi, sedurli e abbandonarli. Erano queste le voci che giravano sul suo conto.

- Buongiorno ragazzi- Arrivò anche Gustav con un carico di libri, anche lui un secchione perso. Lui e Bill non venivano battuti da nessun altro ai corsi, ma erano due secchioni completamente diversi: Gustav il tipico studioso, con il viso concentrato, che risponde a tutto con superficialità, ma senza mai vantarsi. Bill invece era quel secchione timido, poco sicuro di sé, ma che sa sempre la risposta e a scuola prende appunti con una scrittura così ordinata rispetto a quella di Gustav. Il suo quaderno degli appunti aveva passato la seconda guerra mondiale, mentre quelli di Georg e Tom erano i più ordinati in quanto quasi totalmente in bianco.

- Tom, guardala!- Georg lo voltò improvvisamente in una direzione. Samantha stava attraversando il corridoio, capelli biondi e lisci, minigonna e una maglietta corta dalla quale si intravedeva l'ombelico abbronzato e un'abbondante porzione di seno. - Sono tentato dal provarci ma...lei non è proprio il mio tipo-

- Ma se un attimo fa sbavavi!-

- Caro Thomas, smettila di avere le visioni. Ho detto quelle cose per proporti una sfida. Tu dovrai riuscire a portartela a letto e a fidanzarti con lei- Tom si voltò ancora una volta verso Samantha, la quale stava parlando con il gruppetto di amiche e fece spallucce.

- E che ci vuole?-

- Me lo dirai tu che ci vuole, dato che mi sembra di capire che hai intenzione di accettare-

- Quanto sei stupido..- Improvvisamente Tom sentì un altro armadietto sbattere e riconobbe quale era, solo dal suono. Bill era vestito di una felpa nera e jeans scuri, scarpe da ginnastica nere, il cappuccio che lasciava intravedere dei ciuffi corvini ed il suo viso candido. Gli sorrise e lo salutò timidamente con la mano. In Tom si mosse qualcosa in quell'istante, ma decise di ignorarla e andò direttamente da Bill. - Come va con il tipo?-

- Ci siamo seduti accanto al corso di filosofia, lui mi ha rivolto qualche parola..-

- Nel senso "mi presti la gomma? Mi fai vedere gli appunti? Hai il bianchetto?"-

- No, mi ha chiesto anche di ripetergli il nome che non se lo ricordava più. Però strano, gliel'ho detto all'inizio dell'ora- A Tom cominciò a tremare la palpebra inferiore dell'occhio sinistro. Bill...Dio, lui era così casto e pulito che non notava i suoi fallimenti, e quanto fosse inutile continuare quella commedia. Improvvisamente suonò la campanella della lezione successiva. - Oh, devo andare che adesso ho francese, au revoir!- E si allontanò con passo piuttosto spedito. Tom non staccò gli occhi da lui finché non svoltò l'angolo. Il corridoio si stava man mano svuotando.

- Lo vedo sai?-

- Eh?- Era Gustav. Ma non doveva andare a lezione?

- Il modo in cui lo guardi, come se fosse il tuo fratellino minore e tu lo voglia proteggere-

- In un certo senso è questo il tipo di affetto che sento per Bill- Guardò ancora quell'angolo vuoto, poi nuovamente Gustav. - Ma tu non devi andare in classe?-

- No, io devo uscire ora a dire la verità. Analisi del sangue- Fece mostrandogli la vena del polso. - A domani-

- A domani- Poi fu tutto silenzioso. - Io lo voglio proteggere?- Purtroppo nessuno poteva rispondere a quella domanda, se non lui stesso.

***

Quella sera a cena i due ragazzi non si stavano parlando, forse pensando a come iniziare il discorso siccome avevano entrambi qualcosa da dirsi.

- Hai presente Samantha?-

- Samantha Lorenz?- Tom annuì.

- Vorrei provarci con lei-

- E perché me lo vieni a dire? Solitamente non me le dici queste cose, ma lo fai e basta- Bill bevette un sorso d'acqua. Inspiegabilmente la gola gli era diventata secca.

- La verità è che non so...- Sospirò. - Hai presente quella volta che abbiamo parlato delle relazioni? Quelle durature e quelle che finiscono dopo la prima notte?- Bill annuì. - Voglio che questa duri-

- Ma tu la ami?-

- Non ancora-

- E allora perché vuoi che duri?-

- Andiamo! Io sono il più figo della scuola, lei la più figa, siamo la coppia che tutti si aspettano! Quella che tutti vorrebbero-

- Forse è proprio perché se l'aspettano che non sarebbe nulla di che- Sussurrò Bill.

- Cosa?-

- Nulla. Beh, so le voci che girano su Samantha. Se ho capito bene vuoi essere quel ragazzo che lei non abbandonerà, forse per dimostrare qualcosa a qualcuno o semplicemente a te stesso- Non dette neanche il tempo a Tom di riflettere su quelle parole, che riattaccò di nuovo. - Ed è chiaro che se me ne hai parlato è perché vuoi un aiuto da me-

- No, ma che dici? Tu non sai minimamente come agire in queste cose!- Bill sussultò e Tom si sentì uno stupido. Aveva detto qualcosa che aveva sempre pensato ma mai pronunciato. Non voleva ferirlo, ma era la verità. Bill non sapeva flirtare o che. Si aspettava che Bill se ne andasse, ma invece era rimasto lì.

- Non so scopare con una ragazza, ma so conquistarla- Era irritato. Questa volta fu Tom a rimanere di sasso. Era Bill? Non avrebbe mai detto quella frase. I suoi occhi si erano fatti tenebrosi.

- Ehm.. -

- Allora? Come sono andato? Sono abbastanza provocante?- Ecco. Adesso aveva preso a brillare come un personaggio anime, doveva aspettarselo che non sarebbe durato per molto.

- Bill, come sarebbe a dire che sai conquistare una ragazza? Sei gay!-

- E ciò che vuol dire!? Posso sapere cosa piace ad una ragazza! Darti qualche dritta e farti usare un po' il cervello al posto del cazzo!-

- Bill, smettila, essere volgare non ti riesce-

- E tu mi puoi aiutare con il tipo di filosofia siccome sai benissimo ciò che i ragazzi vogliono- Bill stava acquistando un'intraprendenza assurda.

- Ma è un gioco per te!?-

- Sì, sarebbe divertente. Inoltre ci aiutiamo a migliorare. È come a scuola quando io prendo gli appunti e te li passo, e tu poi mi offri il tè per rilassare i nervi!-

- Non proprio, ma sono contento che credi ancora in questa gentilezza nei tuoi confronti- Bill si sgonfiò improvvisamente assumendo un broncio. - Dai, sto scherzando. Sai che ti voglio bene-

- Allora mi aiuterai? Farò tutto quello che mi dirai, dimmi cosa ed io lo farò!- Congiunse anche le mani, e Tom non fu capace a dire di no.

- Ok. Sparecchiamo qui e possiamo cominciare anche subito- Bill era tutto eccitato all'idea e cercò di fare più in fretta possibile a mettere via le stoviglie. Poi Tom si spostò sul sofà e Bill lo raggiunse con la sua tisana in mano.

- Quindi?-

- Prima di tutto devi essere più sensuale, e questa non aiuta- Gli prese la tazza e la mise sul tavolino. - Un ragazzo vuole una...ehm...no una ragazza, perché tu non lo sei, cioè...diciamo una persona, una persona che sappia il fatto suo, che lo voglia sedurre, che non si nasconda troppo e che si valorizzi- Più Tom andava avanti con la lista, e la faccia di Bill stava diventando tra il sorpreso e il disperato.

- Quanto può essere esigente un ragazzo- Esclamò sorpreso.

- Non come una ragazza-

- Ti dimostrerò che non è così- Bill si avvicinò a lui e gli prese la mano. - Ad una ragazza basta anche un momento per farla innamorare- Alzò lo sguardo e incrociarono i loro occhi. - Uno sguardo come questo, delle parole sussurrate nel silenzio...- Tom guardava quegli occhi color caramello e non capiva cosa esattamente stava provando. Era come annegare. Annaspava per riemergere e non ce la faceva. - Una ragazza vuole un ragazzo che la sappia far ridere, un ragazzo che la capisca e che la ascolti. Un ragazzo che sappia capire i suoi sentimenti, un ragazzo che noti la sua esistenza- L'ultima parte la disse con rammarico. Tom gli prese il viso.

- Devi smetterla di sottovalutarti, Bill! Io odio quando parli di te così! Anche se indirettamente! Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto!- Bill arrossì e anche Tom accorgendosi di aver osato troppo. Gli lasciò quindi le guance calde. - E perciò dico che ce la puoi fare-

- Tom, voglio provare ad essere...come dici tu, ad essere più sensuale- Bill sensuale? Doveva ancora vederlo, come un nuovo film non ancora uscito al cinema. - Come devo fare?-

- Avrei...aspetta- Tom si alzò e andò in camera. Collezionava un sacco di intimo femminile da parte di tutte le ragazze che si era fatto. Estrasse una mutandina di pizzo nero da un cassetto. Erano tutte perfettamente pulite e ordinate, manco un catalogo. - E se provassi a metterti queste?-

- Cosa!? Ma...non mi staranno mai!-

- Bill, hai un sederino delizioso, e credo proprio che ti entrino- Bill con la mano tremante la afferrò. Era incerto. - Prova almeno, se poi non ti senti a tuo agio proveremo qualcos'altro. Prendi anche i tuoi pantaloni di pelle-

- Ma quelli non li metto da una vita!-

- Appunto, sarebbe anche il momento di dare importanza a queste chiappette!- Gli diede uno schiaffetto e Bill sussultò.

- Con calma. Ok?- Bill scappò nella sua stanza. Tom stette poco da solo perché Bill era un fulmine a vestirsi. Appena tornò in salotto era decisamente da mozzare il fiato. Tom stava seduto sul divano e Bill in piedi in silenzio. - Cosa...ne pensi?-

- È un buon inizio. Adesso spogliati-

- Cosa!?-

- Hai sentito bene, spogliati in modo sensuale-

- Io...non credo di esserne capace- Disse mordendosi il labbro inferiore, e Tom lo notò.

- Nono! Al contrario! Morditi il labbro ogni tanto, come stai facendo adesso. Fai finta che io sia quel ragazzo e che tu mi voglia sedurre-

- Posso...posso mettermi di spalle? Non riesco a guardarti-

- Lo sguardo sarebbe fondamentale, ma dato che è la tua prima lezione te lo concedo- Bill annuì voltandosi verso la televisione silenziata che trasmetteva un film in bianco e nero. Sospirò e condusse le proprie mani ai lembi dei suoi pantaloni per tirarli lentamente giù. Stava per scoprirsi erroneamente le parti intime portandosi dietro anche le mutandine e arrossì.

- No! Non ce la faccio!-

- Bill, non fermarti. Stai andando bene-

- Ma come fai a dirlo?- Come faceva a dirlo? Semplicemente ad osservarlo non poteva fare a meno di pensare quanto tutto questo lo stava mandando in confusione. Stava insegnando a Bill come spogliarsi per una notte di sesso. Stava infondendo a Bill un po' del suo Eros.

- Tu continua, ti risponderai da solo- Bill riprese piano. Abbassò solo i pantaloni che gli fasciavano le gambe magre e bianche. Si morse il labbro inferiore e guardò Tom che invece stava guardando il suo sedere dentro quelle mutandine nere. Solo per un istante i loro sguardi si incrociarono. E Bill era diventato improvvisamente magnetico. I suoi occhi erano diventati sensuali. I pantaloni uscirono di scena e Bill riuscì a voltarsi. Tom voleva emettere un suono, uno qualsiasi ma non riusciva a produrlo. Era così fottutamente eccitante. Se Bill fosse stato una ragazza lo avrebbe sbattuto su quel divano senza esitare e avrebbe scopato con lui tutta la notte. Bill si avvicinò pericolosamente a lui, si chinò per guardarlo negli occhi, la sue mano sulle sue spalle, e con un unghia stava facendo dei cerchi sulla sua clavicola.

- Se fossi quel ragazzo ti bacerei adesso- Sussurrò, poi ridacchiò. - Sono mezzo nudo davanti a te e tu...ci credi che mi sento come se fossi ubriaco?- Quel sorriso, Tom ci si era perso. - Toglimi le mutandine, Tomi- Gli sussurrò sulle labbra per poi leccargliele piano. Se non lo avesse fermato, non si sarebbe fermato neanche lui e molto probabilmente avrebbe accolto quella richiesta. Vedendo che non si muoveva, Bill decise di aumentare la dose e si sedette sulle sue ginocchia a gambe divaricate. Quegli occhi stavano catturando Tom con la propria luce sensuale. Cosa era successo a Bill? Davvero Tom era stato capace di risvegliare questo in lui? Il rasta non si trattenne. Quella pelle bianca profumava così tanto. Appoggiò le labbra sul suo collo. - Tom..- Bill lasciò sfuggire un gemito, ed una mano ad accarezzargli i rasta. Le labbra di Tom si stavano muovendo sinuosamente sulla sua pelle, e Bill temeva che avrebbe potuto percepire i battiti del suo cuore dal collo. - Ok, sono stato bravo ma..- Gemette ancora. Stava sprofondando in un baratro. Le mani di Tom erano giunti sui suoi fianchi e Bill poteva sentire la sua erezione accarezzare il suo membro che si stava pian piano risvegliando. Bill fu costretto a staccarlo da sé con una spinta, ma questa lo sbilanciò e cadde a terra ansimante.

- Bill! Bill, ti sei...?-

- No!- Bill scappò e si chiuse nella sua stanza. Era stato troppo. Aveva giocato troppo. La sua immaginazione era andata troppo oltre, ma era anche vero che non era poi così distante dalla realtà.

***

Per Tom era stato difficile dormire quella notte. Non riusciva a smettere di pensare a Bill, al fatto che forse aveva allungato troppo le mani e non doveva. Certo, non immaginava che Bill lo avrebbe provocato così. Cosa gli era successo? Pensava, rigirandosi tra le coperte senza trovare una posizione comoda. Quegli occhi, quel modo di muoversi, non erano tipici di Bill, e strano il fatto che li avesse acquistati in così poco tempo quando un secondo prima aveva affermato di non potercela fare. Era stata come una trasformazione, un temporaneo incantesimo, dal quale si era improvvisamente risvegliato nonostante Tom lo stesse facendo perdurare. Bill era stato forte, non si era fatto prendere, e aveva saputo proteggersi. Tom si era sentito come un maniaco dopo che si era chiuso nella sua stanza. Non avrebbe mai toccato Bill così, mai. Eppure in quel momento qualcosa ce lo aveva inevitabilmente portato. Come un pensiero, come se pure lui fosse stato colto da un incantesimo. Gli occhi di Bill avevano assunto una luce innaturale, e ciò lo aveva come catturato, ammaliato. E come era possibile tutto ciò? Chissà cosa sarebbe successo, o come sarebbe andata a finire, se Bill non avesse avuto il coraggio di staccarsi. Gli era dispiaciuto anche il fatto che per farlo si era anche fatto male. Era caduto sul pavimento all'indietro praticamente nudo. Aveva solo quelle mutandine con un aspetto vagamente pornografico addosso. Forse, ma dico forse, anche quelle avevano alimentato la cosa. Improvvisamente avvertì un rumore e sussultò. Si mise a sedere sul letto guardandosi attorno nel buio della stanza. Il respiro era accelerato, ma lo calmò presto nonostante non smettesse di osservare vigile lo spazio che lo circondava. Ad un certo punto la porta della sua stanza emise un rumore sinistro, si stava aprendo lentamente. Tom si mosse ad accendere la lucina accanto al suo letto e riuscì a distinguere la figura di Bill camminare incerta e lenta nella sua direzione. Osservandolo meglio, poté notare una cosa pressoché inquietante: aveva gli occhi chiusi.

- Bill...- Niente. Era sonnambulo. Tom sospirò, ma vedendolo ormai ad un metro dal suo letto, scese con un balzo dato dall'inquietudine della cosa. - Ok, Bill, devi andare a nanna adesso- Fece con la voce che gli tremava.

- Tomi- Lo sentì sussurrare.

- Perfetto, neanche quando dormi smetti di parlare- Bill lo stava seguendo con il viso mentre si spostava verso la porta, come se potesse vederlo. - Porca vacca devo smettere di guardare film horror prima di andare a letto!- Così dicendo aprì la porta scappando in salotto: il suo obiettivo era un bicchiere. Non voleva spaccarglielo in testa, ma almeno provare a svegliarlo con dell'acqua ghiacciata. Sentiva i suoi passi, doveva fare in fretta. Aprì la dispensa acchiappando il primo vetro freddo che toccò. Ci mise dell'acqua, ma una volta riempito il bicchiere, qualcosa di caldo lo toccò da dietro e prese a tremare. Le mani di Bill erano sulla sua schiena. Tom deglutì. - Bill-

- Tom- Dal suo tono trascinato poteva capire che stava dormendo. Il moro poteva sentire la sua voce, ma era come in un universo parallelo dal quale non riusciva ad uscire. Beh, tra poco ne sarebbe venuto fuori. Tom si voltò lentamente.

- Perdonami fratello- Gli lanciò l'acqua il viso e Bill indietreggiò cominciando a tossire. Tom lo vide aprire finalmente gli occhi, ma non totalmente. La luce del salotto lo ferì e li richiuse serrandoli e gemendo di dolore. - Bill-

- Tom, tu sei pazzo!-

- Eri sonnambulo Bill, eri seriamente inquietante!-

- La prossima volta trova un modo più aggraziato per svegliarmi-

- Ok, scusami. Ma Bill, tu non hai mai sofferto di sonnambulismo!-

- E' vero ma..- Cominciò ad oscillare pericolosamente e Tom si spaventò. Lo afferrò per i fianchi. Gli occhi di Bill erano diventati persi e indefiniti. - Hai mai sentito la storia che se svegli un sonnambulo lui potrebbe..- Cadde tra le sue braccia privo di sensi.

-...svenire- Finì la frase con un gemito di sforzo per prenderlo meglio e gli fece appoggiare la testa sulla sua spalla. Indossava sempre la sua maglia, quella lunga e che solitamente metteva per dormire o quando era malato. Diceva che gli dava sicurezza. Tom sorrise guardando il suo viso. Poteva percepire il suo respiro caldo addosso, quanto Bill diventasse improvvisamente piccolo tra le sue braccia. Le sue mani giunsero sul suo collo. Tom non portava la maglia, ma soleva dormire in boxer, perciò Bill non avrebbe potuto afferrare nulla, se non aggrapparsi a lui come un piccolo cucciolo esattamente come in quel momento. Senza accorgersene, non lo aveva portato nella sua stanza ma nella propria. Si voltò solo un secondo verso la porta, ma poi rinunciò all'intento iniziale e la chiuse alle sue spalle. Scostò le coperte. Per fortuna aveva un letto di una piazza in mezzo e c'entravano bene entrambi. Certo era che dovevano un po' stringersi. Lo adagiò delicatamente, come quando si ha una preziosa reliquia e si sta attenti a maneggiarla con cura. Lo guardò dormire illuminato da un raggio della luna che entrava dalla finestra. - Bill..- Sussurrò. Il moro non si mosse. Non credeva che stava per dirlo. - Tu sei prezioso per me ed io ti voglio proteggere- Ecco, lo aveva detto. Non aveva un pubblico che lo applaudiva, non aveva chi faceva il tifo per lui, semplicemente perché la motivazione per dire quelle parole l'aveva davanti agli occhi. Si mise anche lui sotto le sottili coperte. Bill, come se avesse percepito la sua presenza, si voltò verso di lui. Tom si avvicinò un po' di più, solo per percepire il suo respiro sul viso ancora una volta. Ad un certo punto Bill ridacchiò nel sonno, come un piccolo topolino, e Tom non poté trattenere uno sbuffo divertito. - Chissà cosa stai sognando- Sussurrò su quelle labbra, ormai lo aveva troppo vicino per rinunciare. Gli posò sopra un delicato bacio, non possessivo, come era solito fare. Era il suo primo bacio dato a fior di labbra, ed era come respirare aria fresca. Una sensazione di libertà stupenda. Le labbra di Bill, così innocenti, così vergini, lui le aveva baciate. Si allontanò un poco da lui. Per la prima volta avvertì le caldane, le sue guance farsi rosse, e dovette scoprirsi. Quelle coperte erano diventate fastidiose. Si voltò con lo sguardo verso il soffitto. Non posso averlo fatto davvero, pensava. Poi guardò Bill, il quale si morse il labbro inferiore. - Oddio...dio dio dio- Si coprì gli occhi con la mano, rincuorandosi però sul fatto che tanto Bill non se lo sarebbe mai ricordato. Sospirò, o forse sbuffò. Ormai neanche il suo cervello riusciva a gestire le sue reazioni. Improvvisamente sentì qualcosa addosso, ma non era fastidioso come le coperte. Abbassò lo sguardo. Bill si era appoggiato al suo petto e tremava un po', infatti si era erroneamente scoperto. Tom non ci pensò neanche due volte che lo coprì anche con le proprie coperte. Era stato male da poco, non voleva che ci ricascasse. A Bill però non bastava, voleva un calore in più. Tom lo guardò - Sei esigente eh?- Bill mugugnò qualcosa di indefinito, che Tom non capì, ma era più un lamento. - Eh va bene, ma solo per stanotte- Lo avvolse con le proprie braccia e Bill nascose il viso nell'incavo del suo collo. A Tom mancava il respiro quando Bill si aggrappava a lui in quella maniera, non perché lo soffocasse, ma perché inspiegabilmente il suo cuore stava facendo capriole. Pensava non sarebbe mai riuscito ad addormentarsi data quella tachicardia, ma invece i suoi occhi si chiusero da soli, come cullato da quel silenzio, come assopito dal calore di quel corpo anoressico, che addosso portava l'odore del suo shampoo alla ciliegia, che era dolce...dolce come lui, come il suo Bibi.

***

Bill si svegliò sentendosi stranito, ma stava bene. Si sollevò leggermente. Stranamente si era svegliato da solo, senza l'ausilio della sveglia che avrebbe suonato tra qualche minuto. Erano le 6:15. Era prestissimo, ma aveva dormito così bene che si sentiva abbastanza riposato per affrontare quella giornata. Seppe successivamente il motivo, quando alzò gli occhi per incontrare il viso dormiente di Tom. Sorrise. Non arrossì, perché non si sentiva in imbarazzo. Era semplicemente felice. Gli sfiorò la guancia e Tom mugugnò girandosi dalla parte opposta. Bill ridacchiò e si alzò per andare a fare la doccia mattutina, per rinfrescarsi e svegliarsi totalmente. Non ricordava nulla della notte precedente, se non piccoli flash, poi il buio più totale. Non sapeva come ci era finito nel letto di Tom. Anche sotto il getto dell'acqua fresca non poteva fare a meno di chiederselo, ma a pensarsi tra le sue braccia non provava estraneità, quanto una sensazione come se quella fosse la cosa giusta, come se così dovesse realmente essere. Uscì dalla doccia avvolgendosi in un accappatoio. Già che c'era pensò di preparare anche la colazione. Tom si doveva essere svegliato, ma sapeva che era suo solito rimandare la sveglia fino all'ultimo, e poi lamentarsi di essere in ritardo. E invece no. Mentre stava tagliando la frutta per una veloce macedonia, sentì due braccia abbracciarlo da dietro. Sussultò.

- Tom! Come mai sei già sveglio?-

- Te lo volevo chiedere io a te, e comunque sono sveglio perché hai fatto un casino assurdo, manco un elefante- Bill rise, ma accorgendosi che Tom non stava mollando la presa, decise di staccarselo di dosso con le parole.

- Tom, starei preparando la colazione...-

- In accappatoio- Fu lì che Bill trovò il motivo per arrossire. Ma che gli stava succedendo? Il fatto che Tom gli fosse attorno lo faceva desistere dal vestirsi!! Era diventato più fiducioso nel suo corpo, ma come? Con quale filosofia?

- Sì...mi vesto dopo- Tom si staccò e Bill tremò di freddo. Il corpo di Tom era così caldo che bruciava quasi, e il suo era così fresco e umido che quell'accappatoio faceva poco e nulla. Si sedettero a fare colazione. - Tom, ricordi cosa è successo ieri sera?-

- Tu no?-

- No, ovvio che no! Cioè, ho immagini confuse-

- Ovvero?-

- Sono venuto in camera tua, vero? Avrò detto il tuo nome ma poi...il vuoto più totale-

- Sì, hai avuto sonnambulismo, sei venuto da me e ti ho risvegliato con dell'acqua in faccia, sei svenuto e ti ho portato a dormire con me perché sinceramente eri pesante e la mia stanza è la più vicina- Tom sapeva perché aveva dovuto commentare il peso di Bill, che per giunta era paragonabile ad una piuma. Era il suo io che voleva zittire il suo subconscio, che gli imponeva di non essere scortese, e lui non voleva ascoltarlo. Bill infatti aveva assunto un'espressione stranita, per poi sbuffare tra il divertito e il risentito.

- Io sarei pesante?-

- Lo sai che scherzavo, non cominciare, sei..-

- Pesante-

- No!- Bill annuì non guardandolo in faccia. Aveva giusto finito la sua frutta, perciò si sentì libero di alzarsi per andare a vestirsi per la scuola. - Dai, sai benissimo che non volevo offenderti-

- Non ti rispondo nemmeno, così evitiamo commenti- Tom sospirò sulla sedia, ma possibile che non aveva potuto evitare quella acidità? Cosa gli era preso? Perché aveva dovuto dirgli così? Bill era anche molto sottopeso, quasi anoressico! Non doveva fare battute di quel genere! Specie se invece di battute alludevano ad una realtà che non c'era! Bill si era chiuso in camera per finire di prepararsi per andare a scuola, perciò non poteva entrare a parlargli. Andò anche lui a prepararsi, poi stette ad aspettare, ma Bill non usciva.

- Ehi, Bill. Sono le 7:30, dobbiamo andare!- Bill rispose solo dopo qualche secondo.

- Vai tu, io vengo da me- Addirittura? Tom sospirò rassegnato e senza salutarlo lasciò l'appartamento. Bill, nella sua stanza, stava piangendo guardando una foto. Era lui da piccolo in ospedale, le cannule nel naso per respirare. Era nel letto e stava sorridendo all'obiettivo nonostante le sue braccia e gambe erano pressoché ossa. Aveva sofferto di anoressia già da molto piccolo, ma questo Tom non lo sapeva. Bill non voleva prendersela così, ma in quel momento lo aveva sentito come inevitabile. Tom era stato stronzo, quel tono era stato stronzo. Se gli aveva fatto fatica poteva benissimo lasciarlo per terra svenuto invece che scomodarsi a portarselo a letto! Si asciugò l'ultima lacrima nera, prima di farsi forza e alzarsi da quel letto convinto che quel giorno sarebbe stato diverso.

***

- Ehi, cosa è successo Tom?- Domandò Georg vedendo l'amico con una faccia spenta. - Starei parlando con te- Lo stava anche ignorando, impegnato a chiudere l'armadietto con il blocco.

- Nulla, ho litigato con Bill- Georg assunse un'espressione molto sorpresa.

- Con Bill? Come è possibile litigare con lui?-

- E' possibile sì. In questo periodo è...cambiato. Un attimo prima era dolce e capriccioso, come un bambino. Adesso...adesso è cresciuto, non so come dirtelo meglio-

- E non è una cosa positiva?-

- Non lo so, mi manca il vecchio Bill a volte-

- Ti manca lui o il fatto che lo potevi controllare?- Tom si sentì preso sul vivo con quelle parole, ma fece intendere solo con lo sguardo il proprio sgomento. - Tom, tu dei due sei sempre stato quello che si faceva avanti, e Bill quello che ti assecondava. Si vede che si è stancato di questa situazione e vuole...*coff coff* farti il culo *coff*- Tom rise dandogli una pacca. Bill che voleva mettergli i piedi in testa o vendicarsi di lui? Ma dove?

- Io l'ho detto che sei stupido-

- A parte gli scherzi, per cosa avete litigato?-

- Ho...alluso con una battuta al fatto che fosse pesante-

- Pesante in che senso?-

- Di peso, Georg- L'amico si accigliò. - Perché quella faccia?-

- Dimmi che non lo hai fatto sul serio, Tom-

- Dai, non ti ci mettere anche tu. Era solo una battuta! Lui ha sofferto di sonnambulismo stanotte, e gli ho detto che l'ho portato da me a dormire perché era pesante e la mia camera era più vicina al salotto- In quel momento gli arrivò un libro addosso e non riuscì a scansarlo completamente. - Ma sei pazzo!?-

- Scusa, ma te lo meriti! Te ne meriteresti altri dieci insieme!- Tom si stava massaggiando la spalla, dove il libro lo aveva preso.

- Ok, però adesso mi spieghi!-

- Ma come è possibile!? Vivi con lui da tre anni e non sai cosa ha passato!-

- Ma cosa, Georg!?-

- Bill ha sofferto di anoressia da bambino!- Tom si gelò sul posto, un senso di colpa che gli stava crescendo nel petto. - Me lo ha detto Gustav, che è l'unico che con Bill riesce a scambiarci qualche discorso, a parte te, certo-

- E come può Gustav saperlo ed io invece..-

- Perché Gustav prova a conoscerlo! Gli fa domande, lo sprona a parlare! Lo fa esistere!- Tom abbassò lo sguardo. Voleva piangere quasi, ma non riusciva a farlo in un corridoio affollato, neanche volendo. - Tom, se glielo avessi chiesto, se lo trattassi meglio..con più...amore, sì amore...se lo trattassi con più amore, Bill sarebbe come un libro aperto per te, e questo comportamento che sta adottando adesso è solo un meccanismo di autodifesa, perché sente come se di te non si possa fidare totalmente...anche se vorrebbe- Tom alzò gli occhi su quelli intimidatori di Georg.

- Con più amore?-

- Sai cosa intendo. Tutte le volte che parli di voi, non ne parli mai come se tra voi ci fosse amicizia, ma come se foste semplicemente due persone che vivono insieme, ma senza vedersi per giorni! E' questa la sensazione che mi hai dato. E non credo che Bill sia il tipo che non ama, Bill è solo chiuso perché vuole proteggersi-

- Proteggersi...da me?- Georg fece spallucce.

- Da te, da me, da chiunque. Dopo quello che ha passato ci credo anche- Improvvisamente il corridoio cominciò a rumoreggiare, e i passanti a discostarsi verso i lati. Il rumore di due stivali neri, quei pantaloni di pelle, quella maglietta nera e quel giubbotto di pelle, i capelli corvini perfettamente piastrati, alcuni ciuffi ad incorniciargli il viso. Il trucco, anch'esso nero sugli occhi, e sulle labbra un lucidalabbra alla ciliegia. Era...Bill. Tom era rimasto a bocca aperta, come tutta la scuola. Le ragazze avevano cominciato a rumoreggiare, a parlarsi nell'orecchio. I ragazzi avevano spalancato gli occhi e fissavano ogni sua curva, ogni centimetro di quel viso diventato demoniaco. Era una perfezione che faceva paura. Bill passò senza neanche calcolarlo e se ne andò alla lezione di filosofia siccome la campanella era appena suonata. - Wow..- Solo Georg riuscì a pronunciare qualcosa. - E quello era..Bill?- Tom annuì ancora sconvolto. Quelle due ore sembravano non voler passare. Tom voleva vederlo ancora e ringraziò il suono della campanella per poter scappare ancora in corridoio. Bill era lì, che stava parlando con un ragazzo. In Tom si accese qualcosa, e non riuscì a frenare il proprio passo. Si diresse spedito nella sua direzione e lo afferrò per un braccio.

- Tom, che stai..?- Tom non giustificò nulla a nessuno e lo portò con sé, dentro una stanza che doveva essere il ripostiglio con gli attrezzi per pulire e chiuse la porta.

- Voglio parlare con te, cosa è questa cosa che improvvisamente ti notano tutti?- Bill era sempre più basito.

- Sei un pezzo di...- Scosse lentamente la testa trattenendosi dal dire quella parola. - Invece di essere felice per me, che ti ho ascoltato, mi sono valorizzato, esattamente come mi hai detto di fare, mi chiedi come sia possibile che finalmente la gente mi parla?- Tom si era appena reso conto di aver iniziato male. Ma come mai non riusciva a smettere di commettere una cazzata dietro l'altra?

- No, no Bill...ok, senti, scusami-

- No, Tom. Non risolvi con delle scuse! Ma ti rendi conto di quello che dici?-

- Non me ne rendo conto finché non l'ho detto, va bene!?- Tom stava cominciando ad alterarsi. Voleva che Bill lo lasciasse parlare. Il moro non si scompose, ma immise una mano in tasca e ne estrasse vari bigliettini.

- Oggi cinque ragazzi mi hanno chiesto di uscire. Quante persone stanno nascondendo la loro vera natura qui?- Fece sfogliandoli con un sorrisino, come se li avesse ormai tutti in pugno. - E forse non sono solo loro a mentire e a dire finalmente la verità..-

- Bill, credi davvero che quella gente ti voglia!? Loro non sanno chi sei, a loro non interessi tu! Loro vogliono soltanto strapparti i vestiti di dosso!-

- Sì, perché, tu pensi di conoscermi!!? Non sai nulla di me!- I suoi occhi si fecero lucidi e le sue labbra presero a tremare. - E perché, io interesso a te?- Tom non fu capace di rispondere a quella domanda, e ciò fu quello che a Bill serviva per confermarsela da solo. - Stasera uscirò con uno di loro- E detto questo, aprì la porta e uscì a passo spedito prima che Tom potesse fermarlo.

***

Eccola lì, proprio la persona che stava cercando.

- Sam! Samantha!- Essa stava parlando in corridoio con le sue amiche, come al solito. Si voltarono tutte, e la maggior parte di loro trasparì sul viso un sorriso malizioso, alcune si morsero le labbra, e una di loro si accostò all'orecchio della bionda, come se lei non si fosse accorta che il rasta stava venendo nella sua direzione e aveva bisogno del responso.

- Ciao, Tom- Rispose lei guardandolo con una leggera sufficienza, ma anche lusingata di aver ricevuto attenzioni da lui, come stava cercando di ottenere già da un po'.

- Volevo chiederti se ti andava di uscire con me una sera di queste- Samantha allargò il suo sorriso e guardò le altre, come per avere un consenso.

- Certo che mi va, per andare dove?-

- Ovunque tu voglia. Al cinema per esempio?-

- Mh, sì, si potrebbe fare...-

- Ehm...che giorni saresti libera? Va bene domani, sabato sera?-

- No, assolutamente no! Sono impegnatissima quel giorno- Tom già mal sopportava quel tono e quel modo di porsi, ma Georg gli aveva proposto quella sfida e l'avrebbe vinta. Non poteva permettere che Bill uscisse con gli altri e lui no, che storia era questa?

- Domenica?-

- Sì, sarebbe perfetto-

- Alle 21:30?-

- Andata!-

- Perfetto- E se ne andò, già abbastanza a disagio di dover stare sotto l'occhio di quell'altre. Ma la privacy mai, vero? Era chiedere troppo. Beh, adesso era quasi più sollevato...quasi.

***

Quella sera Bill stette molto in bagno a prepararsi. Aveva mangiato poco, si sentiva anche molto stanco, ma non ci voleva badare. Non voleva stare in casa con Tom un altro minuto di più. C'era un enorme e disagiante silenzio già da qualche ora, e non poteva sopportare oltre. Si rimise i soliti vestiti di quel giorno a scuola ed uscì senza avvertire Tom, che dal divano aveva sentito la porta sbattere. Chiedere a Samantha di uscire, però, non lo aveva salvato dalle proprie preoccupazioni. Rimase pensieroso, e con i sensi di colpa che ancora lo attanagliavano dentro. Bill intanto raggiunse il cinema e guardò le locandine. Il film che dovevano andare a vedere era Twilight. A Bill piacevano molto i vampiri. A Tom invece non tanto, o almeno non quelli del film, li trovava troppo tragici e romantici. Preferiva di più quelli classici, con il mantello nero, che si infilano nel letto della bella fanciulla e che le succhiano il sangue per poi leccarsi le labbra. E se quella fanciulla avesse avuto i suoi capelli neri, se quel collo bianco fosse stato il suo, e se quel vampiro fosse stato Tom con i suoi occhi dorati. Quel vampiro che entrava lentamente di notte nella sua stanza, si immetteva nelle sue coperte e mentre Bill dormiva, si chinava sul suo collo e lo mordeva con i suoi canini. Bill si portò una mano alle labbra, le quali le stava torturando con i denti solo ad immaginarsi la scena di Tom sopra di lui, che voleva il suo sangue, e lui che pur provando dolore, non voleva sottrarsi, perché era come provare lo stesso piacere del sesso.

- Bill!- Si voltò risvegliandosi da quei pensieri. Era Lukas, il ragazzo con il quale doveva uscire. - Ti ho fatto aspettare?-

- No, sono appena arrivato-

- Allora entriamo, scusa il ritardo-

- No, ma figurati- Lukas si era dimostrato subito gentile. - Almeno tu ti scusi, non cerchi di giustificarti come avrebbe fatto uno di mia conoscenza-

- Tom?- Chiese allungando le banconote e pagando il biglietto per entrambi.

- Perché, si nota?-

- Beh, direi di sì. Ma Tom non è il tipo per te Bill- Andarono a prendere i popcorn.

- E tu cosa ne sai di chi è giusto per me? Non mi hai mai calcolato da tutti gli anni che siamo in questa scuola, e adesso improvvisamente vuoi uscire con me-

- Tutte le relazioni cominciano all'improvviso, Bill. E comunque non volevo insinuare nulla su chi fosse giusto per te o meno, ma sono sicuro sul fatto che Tom lo dovresti evitare proprio, peccato che ci vivi insieme- Andarono in sala.

- Lo abbiamo fatto per dividerci l'affitto e perché le nostre mamme si conoscono-

- Sì, ma lo vedi come ti fa soffrire? Io lo vedo Bill, ogni giorno..- Le luci si erano improvvisamente spente, segno che il film stava per iniziare.

- C-cosa vedi?- Chiese titubante. Il tono di Lukas era diventato strano, da gentile come era adesso sembrava volere un secondo fine. - Io non ti ho mai parlato, non puoi conoscermi-

- Ma è quello che voglio, Bill. Voglio conoscerti- Sussurrò. Bill sentì una sua mano che gli stava cingendo le spalle. - Ti prego, Bill..sii il mio ragazzo- Bill sussultò.

- Ma tu non mi conosci nemmeno, ed io non conosco te..-

- Sì, che ti conosco. Oggi mi hai fatto impazzire..- Una mano di Lukas stava accarezzando la sua esile coscia, ed era sempre più pericolosamente vicino all'inguine. Bill aveva paura, aveva cominciato a tremare. Ma chi voleva prendere in giro? Cosa voleva dimostrare?

- I..io credo di dover andare al bagno- Si alzò in fretta e scappò fuori dalla sala con l'intento di cercare un bagno. Si chiuse in fretta dentro, si inginocchiò e cominciò a vomitare, tutta la cena che aveva mangiato e quel poco di popcorn. Era ansimante a guardare ciò che gli era più familiare e ciò che gli riportava alla mente tanti ricordi. Tirò lo sciacquone e si appoggiò al muro cominciando a piangere. Voleva solo una cosa. - Voglio tornare a casa- Prese la sua borsa, ma appena uscì dal cinema...

- Bill!- Il moro si voltò. Era Lukas. Lo aveva visto! Bill istintivamente cominciò a correre via, più veloce che poteva. Lukas lo inseguì per tutto il tragitto nonostante Bill gli gridò tante volte di lasciarlo in pace, di andarsene. Tom sentì movimento per le scale del condominio, ed una voce urlare. La riconobbe subito e aprì la porta. Quello che si trovò davanti, lo fece ribollire di rabbia. Lukas era riuscito ad afferrare Bill e lo aveva spinto contro il muro. Lo stava baciando nonostante Bill piangesse e le sue lacrime nere rigassero il suo viso bianco. Tom non ci vide più. Afferrò Lukas e con uno spintone lo buttò giù dalle scale. Questo, troppo spaventato da tale reazione del rasta, scappò immediatamente via. Tom si voltò, ma Bill era già sparito dentro casa, era corso al bagno. Tom, come se avesse avuto un sesto senso, entrò con irruenza e lo trovò piegato in due a vomitare.

- Bill!- Si chinò per tenergli la testa e i capelli mentre il moro rimetteva tutto, anche l'anima. Poi tirò lo sciacquone una volta che Bill ebbe finito. Esso si alzò e si gettò tra le sue braccia cominciando a piangere ancora, forse più forte. Tom gli accarezzò i capelli per calmarlo e lo portò nella sua stanza.

- Avevi ragione- Disse Bill improvvisamente. - La gente se ne vuole solo approffittare di me..nessuno mi ama davvero- Tom a sentire quelle parole gli stava diventando il cuore piccolo, e un nodo in gola gli si stava formando, tale che non riusciva più ad ingoiare la sua stessa saliva. Bill si alzò spogliandosi, incurante che Tom fosse lì con lui, e si mise la solita maglia lunga appartenente al rasta. Era un rituale per Bill. Si struccò in fretta e furia, e poi si voltò in direzione di Tom che stava in silenzio, senza sapere come iniziare.

- Bill, io volevo dirti che mi dispiace. Mi dispiace un casino per ciò che ho detto stamane. La mia intenzione non era quella di offenderti, perciò non so perché l'ho detto. E oggi, a scuola, eri così...così bello e impossibile, ed io non volevo che i ragazzi ti chiedessero di uscire perché avevo paura di questo, di ciò che stasera è successo, di vederti piangere così, a maggior ragione a vederti vomitare. Per me è stato straziante prima- Bill abbassò lo sguardo colpevole. - So che tu hai sofferto di anoressia. Me lo ha detto Georg. Non ti preoccupare, a scuola lo sappiamo solo io, Georg e Gustav. Tu non hai idea di come mi sono sentito, e sapere che altri potevano aumentare il tuo dolore, non mi ha datto desistere dal prenderti e dirti che stavi sbagliando, ma l'ho detto nel modo sbagliato. Sono stato irruente, possessivo ed egoista. Mi dispiace. Adesso potrai perdonarmi?- Bill lasciò scendere un'ultima lacrima, ma sorrise asciugandosela.

- Sì, credo che si possa fare- Tom rise e Bill con lui, ma calò subito un silenzio tra loro. - Sai qual è la cosa? Quello era il mio primo bacio ed è stato come...come uno stupro- Disse con tristezza. Tom non voleva dirglielo, ma non voleva nemmeno che rimanesse con un pensiero falso.

- Non è vero-

- Cosa?- Tom si alzò e si avvicinò a lui.

- Ricordi ieri sera? Quando sei svenuto..- Bill annuì. - Ti ho portato nel mio letto, tu...eri così tenero e..e ridevi nel sonno...- Bill non si ricordava neanche cosa stava sognando in quel momento. - Non ho resistito e ti ho baciato. Non volevo dirtelo perché tu avresti potuto pensare che..-

- Bene-

- Eh?- Bill stava sorridendo.

- Sono felice che sia stato tu, e non lui. Mi è dispiaciuto solo non poter essere presente con la mente, finalmente stai imparando ciò che ti ho insegnato- Disse con un sorriso stanco. Si buttò sul letto. - Dio, che mal di schiena- Gemette. Tom si avvicinò a lui e gliela scoprì piano dalla maglietta. - Tom che stai..?- Gemette ancora quando Tom iniziò a massaggiare la sua schiena. Strinse le coperte e gemette nuovamente quando Tom toccava quel punto lì con le mani. - Tom...oh sì, proprio lì..ah!- Il rasta non aveva intenzione di fermarsi, ma la sua mente non poté fare a meno di invocare pensieri equivoci su Bill che gemeva sotto di lui in un letto, in una maniera ben differente da questa. Che poteva farci? Era l'Eros che era in lui.

***

La notte dopo, Tom non riusciva a dormire, nonostante questa volta non avesse fatto niente di sbagliato per la quale pentirsi, anzi. Dopo quello pseudo massaggio, Bill si era alzato, lo aveva ringraziato e poi con un sorriso, lo aveva spinto gentilmente fuori dalla sua stanza dicendogli che doveva fare le nanne. E Tom ora come ora non riusciva a non pensarci. Quel sorriso, quello di Bill quando gli aveva chiuso la porta alle spalle. Tom era rimasto a fissarla per qualche minuto, forse aspettando invano che riaprisse, che glielo mostrasse ancora. Poi aveva capito che tanto era inutile, ed era tornato nella propria camera cercando di prendere sonno, ma ripensando inevitabilmente a quelle ore prima. Quando aveva salvato Bill da Lukas, ancora poteva sentire l'eco di lui che piangeva, e non lo sopportava. Poi quando aveva vomitato, si era sentito come una merda perché gli aveva ricordato ciò che poco fa poteva solo lontanamente immaginare: l'anoressia di Bill. Era contento che ne fosse venuto fuori, ma la sua boccaccia non doveva farcelo ricadere. D'ora in poi lo avrebbe protetto sempre, protetto soltanto. Bill non avrebbe più sentito del male.

- Tom- Sussultò, la luce accanto al suo letto si accese improvvisamente. Come aveva fatto a non sentirlo entrare? Era così dentro la sua mente che non si era minimamente accorto di nulla.

- Bill, qualche problema?- Bill non aveva più la sua maglietta addosso, ma solo l'intimo. Tom deglutì. Il modo in cui lo stava guardando non faceva presagire altro che...

- No, nessun problema- Disse lentamente, poi salì sul letto e Tom indietreggiò, ma non abbastanza per impedire a Bill di baciarlo. Il moro si era stretto a lui, e gli stava leccando le labbra con una sensualità improvvisamente risvegliata in lui. Tom era rimasto spiazzato, ma poi aveva chiuso gli occhi e si era lasciato andare a quello che forse era un sogno ad occhi aperti, però le sue mani non osarono toccarlo, non voleva che se ne andasse via di nuovo. - Tom- Il rasta lo guardo negli occhi, ormai perso nel calore di quei baci. - Voglio fare sesso con te- Tom sorrise incredulo.

- Non sai quello che dici-

- Perché no? Tu non mi vuoi?- Convinto che fosse ancora un sogno, Tom era sicuro di poter dire ciò che realmente pensava.

- Non hai minimamente idea di quanto ti voglia, ma tu non puoi essere realmente qui, non puoi davvero chiedermi questo...non sono capace di fare l'amore-

- Te lo insegnerò io- Ancora una volta le labbra del moro si posarono sulle sue ad insegnargli come amare. Tom si lasciò andare totalmente, sdraiandosi nuovamente. - Aspetta- Bill si alzò e si tolse anche l'unica cosa che ancora lo coprisse, il tutto mentre guardava Tom, senza paura e senza vergogna. Non sarebbe scappato, aveva intenzione di fare le cose per bene. Tom non poteva non guardarlo e sentirsi inspiegabilmente arrossire. Bill scostò le coperte, mettendosi sotto, accanto a lui, e lo osservava e basta, senza muovere un muscolo. - Sono nudo vicino a te e non hai il coraggio di toccarmi-

- Non mi manca il coraggio di farlo-

- E allora cosa è? Pensi che non sia giusto?-

- No, penso che normalmente ad una ragazza sarei saltato addosso subito, e invece con te no perché...perché semplicemente sei così perfetto che voglio osservarti con la mente ancora lucida, perché tu sei qui davvero- Bill sorrise annuendo un po' timidamente. - Perché? Perché proprio io?-

- Perché no? Perché non proprio tu?- Ecco, rigirata così la domanda di Tom poteva sembrare quasi stupida, inutile o insensata. Bill voleva lui perché semplicemente non sapeva come fare sesso, e Tom voleva Bill perché non sapeva come fare l'amore. Se lo sarebbero insegnato quella notte, tra quelle lenzuola. Così sarebbe stato perché così doveva essere. - Tom, è quello che voglio- Bastarono quelle parole per far finalmente agire Tom, il quale si spostò sopra di lui. Si osservarono per secondi che parvero minuti, nei quali Tom non trattenne la sua mano, accarezzando il suo viso bianco, il suo collo, per poi risalire sulle sue labbra con le dita, che Bill baciò leggermente. E quel gesto, Tom era sicuro sarebbe rimasto impresso nella sua mente per sempre. Solo in quel momento si chinò a baciarlo ancora, immergendo le mani nei suoi capelli corvini e lisci. Non aveva intenzione di staccare le labbra da lui, ma avrebbe dovuto farlo prima o poi. Cosa era quella sensazione? Stava davvero riuscendo a trattenersi? Stava davvero durando tutto così tanto? E perché non si era ancora stancato? E perché era sicuro che ne avrebbe passate ancora tante di notti così? Con le labbra scese sul suo collo, ed il profumo della sua pelle non era cambiato dalla prima volta che lo aveva fatto. E scese sempre più giù: sul suo petto, sul suo addome, e sentiva Bill sospirare di piacere, anche se erano solo baci, a Bill bastava. Era questo ciò che voleva. Ma poi Tom non si trattenne più, e si avventò su di lui come un animale, a violentare le sue labbra con la più assoluta dolcezza. E non trattenne nemmeno più le proprie mani. Una la portò ad accarezzare una gamba di Bill, assolutamente perfetta, e risaliva per poi abbracciarlo e tenerlo stretto a sé. Condusse l'altra tra le sue gambe, e sentirlo gemere nella sua bocca fu un contributo molto grande per eccitarsi. Non voleva andare oltre senza il suo permesso, nonostante con ogni mossa Bill stesse confermando più volte le sue richieste, le sue intenzioni. - E' una sensazione stupenda- Disse guardando Tom, tenendogli le mani sulle spalle, che fece scendere per il suo petto. - Quella di te sopra di me-

- Bill tu...- Voleva accusarlo di una cosa della quale ormai era un evidente colpevole. Bill si stava innamorando di lui, in tutto e per tutto...ed era un male? Tom però non voleva dirgli altro, e l'unico modo che aveva per andare avanti, fu iniziare a preparare Bill.

- Che stai..?- Gemette di fastidio, quando Tom lo penetrò con un dito e strinse la presa sulle sue braccia. - Tomi..- Quel "Tomi" risuonò nelle orecchie di Tom. Gli piaceva, lo trovava terribilmente carino ed erotico, così come era Bill in quel momento.

- Ssshh, va tutto bene- Gli sussurrò all'orecchio continuando a muovere quel dito in lui, poi ne mise un secondo, e ancora non si rendeva conto di quante volte lo aveva dovuto rassicurare. Bill non glielo aveva mai chiesto a dire la verità, ma gli stava venendo naturale, perché lo vedeva così piccolo ed indifeso che provava un'infinita tenerezza. Quando lo sentì pronto, tolse la mano, e notò quanto Bill fosse diventato rosso, quanto le sue labbra tremassero in cerca di un bacio, e i suoi occhi leggermente lucidi. Tom si chinò su di lui e sfiorò quelle labbra con le sue per poi dargli quello che voleva, ma non poteva lasciare che il tempo passasse, lo diceva per Bill, ma il moro lo aveva capito da solo.

- Tom, possiedimi come fai con quelle ragazze-

- Non potrei mai farlo, tu non sei come quelle ragazze- Bill arrossì ulteriormente, gli occhi sorpresi e persi.

- Allora possiedimi come se fossi la persona che hai sempre amato- "...anche se non è così" pensò tristemente, ma senza modificare il suo sguardo. Non voleva rovinare niente, lo vedeva un momento così perfetto. Tom annuì semplicemente, senza confermare né negare quelle parole, ed entrò in lui piano. Bill urlò brevemente aggrappandosi a lui, come preso da una paura improvvisa. Tom lo avvolse con un braccio, come a sostenerlo e gli baciò una guancia.

- Bill, non voglio farti del male, non farei mai del male alla persona che ho sempre amato- E nonostante Bill avesse le lacrime agli occhi per il dolore, in un attimo non lo provò più. I denti, da digrignati come erano, si lasciarono andare.

- Io mi...fido..di te- Tom sorrise a sentire quelle parole e cercò di entrare un altro po'. Bill stava sopportando stoicamente, ma non lo faceva per sé stesso, e nemmeno per Tom, lo faceva per entrambi, per quel momento. Tom riuscì finalmente ad entrare tutto, abbastanza in profondità, e Bill sentì che stava toccando un punto in lui che se avesse toccato ripetutamente, gli avrebbe fatto vedere le stelle. - Comincia a muoverti, Tomi, non pensare a me-

- Lo farò solo pensando a te- E nel mentre lo baciava iniziò a muoversi dentro di lui. Bill ancora tremava un po' per il dolore, ed era terribilmente accaldato, ma era così adorabile che per Tom era impossibile pensare di finirla lì o in pochi minuti. Bill lo avvolgeva con le braccia e con le gambe, gemeva il suo nome, si inarcava sotto di lui. Gli aveva ormai dato la sua prima volta, ed era felice così, voleva questo. Bill non si era neanche mai toccato, non aveva mai pensato a nulla di sessuale con il proprio corpo, ed era una prima volta anche nella sua mente. Tom percepì quando Bill era vicino al culmine del piacere e gli morse il collo sentendolo urlare di piacere per quel gesto improvviso e per quel leggero dolore eccitante. E quella fu come una scossa. Le sue mani avevano stretto le coperte con maggior forza perché l'orgasmo che lo travolse fu forte e doveva urlare. Tom venne dentro di lui come non era mai successo con nessun altro. Con le altre aveva sempre dovuto mettere il preservativo ovviamente, con Bill non ce ne era stato bisogno e la sensazione era stata ben diversa, più appagante e completa. Finirono entrambi uno tra le braccia dell'altro, ansimanti, a recuperare il fiato e le forze anche solo per dire una parola. Bill aveva Tom su di lui, con le mani tremanti gli prese il viso e lo baciò, nonostante era finito tutto, nonostante l'orgasmo veniva visto come un traguardo. - Cosa significa questo?-

- Cosa?-

- Quello che abbiamo fatto, non può non avere un significato- Bill esitò nel rispondere, abbassò gli occhi.

- Non capisco perché lo debba avere per forza- Borbottò.

- Ed io non capisco perché non lo debba avere! Di cosa hai paura?- Voleva farlo parlare, voleva farlo esistere, così come Georg gli aveva detto.

- Ho paura del nulla. Ho paura che un giorno tutto possa finire, non mi va di fidarmi di persone che un giorno mi tradiranno, tutto qui-

- E come fai ad essere così sicuro che ti tradirò?- Bill non rispose. - Bill, mi hai dato tutto te stesso senza esitare, qualcosa dovrà pur dire!-

- Forse che mi va bene così, cioè..che per me non ha importanza- Tom non poteva credere a quelle parole.

- Cosa ti ha fatto, Bill?- Sussurrò.

- Cosa?-

- Quell'anoressia, cosa ti ha fatto? Stai dicendo cose che nemmeno vuoi pronunciare! Sei troppo abituato a respingere ciò che dovresti tenere con te per vivere-

- Cosa ne sai?-

- Lo so perché ti osservo- Gli accarezzò la guancia con una mano scostandogli un ciuffo dal viso. - Hai paura degli altri ma di me no-

- Non può essere-

- Perché?-

- Perché non è mai esistito un ragazzo di filosofia che mi piacesse, mi sono inventato tutto..mi sono inventato qualcosa che neanche esiste pur di allontanarmi da te-

- Ma adesso non ti sei inventato niente. Come avresti potuto inventare questo? Vuoi dirmi che le tue parole, i tuoi gemiti..erano tutti finti?-

- No..era tutto vero, assolutamente vero-

- E allora perché non hai il coraggio di ammetterlo!?-

- Di ammettere cosa?!-

- Che mi ami!- Per Bill fu una sensazione strana, si sentiva messo con le spalle al muro, e quella paura stava risalendo in lui. Non capiva perché dovesse essere così ma non riusciva a farne a meno. Provò ad andarsene in fretta, ma Tom lo fermò per un braccio e lo buttò nuovamente sul letto baciandolo con passione. Voleva fargli capire che quella paura non aveva senso, che doveva sbarazzarsene. - Bill, basta scappare, basta lanciare il sasso e nascondere la mano- Lo baciò ancora. - Perché è come se ogni volta mi colpissi con uno di quelli ed io non capissi il perché! Mi trovo lividi su lividi che non mi merito perché tu...perché...- Bill lo osservava ansimante. - Perché io ti rifarei mio anche adesso, adesso che mi guardi così innocentemente, senza avere il coraggio di ammettere che vorresti ancora le mie mani su di te. Ed io amo tutto questo- Doveva dirlo. - Ammetto la mia colpa: ti amo. Mi dispiace ma non posso farne a meno. Non posso continuare ad ignorare i miei dieci infarti ogni volta che mi sorridi, non posso e basta-

- Quanti ne ho ignorati io allora?- Tom sorrise.

- Troppi- Sussurrò e Bill rise, era dannatamente felice e adesso non capiva più perché doveva nasconderlo.

- E' stata la più bella dichiarazione d'amore che abbia mai sentito- Tom arrossì cominciando a balbettare.

- Ehm...non voleva essere quello, ma se tu, cioè..- Bill lo afferrò per le spalle.

- Zitto e baciami-

***

- Bill, ti prego, lo capirai anche tu- Erano ancora a discutere, quella domenica pomeriggio, domenica nella quale Tom doveva uscire con Samantha. Ovviamente Tom aveva cercato di spiegare a Bill come stessero le cose, ma il moro non l'aveva presa bene, e adesso stava a braccia conserte ad osservarlo in modo inquisitore. - Non voglio uscire con lei, voglio solo dirle che tra noi non può funzionare, e non voglio farlo per messaggio-

- Lei ti avrebbe mollato per messaggio però, non credo si sarebbe fatta tanti scrupoli- Tom aveva scoperto da poco quanto Bill possedesse una gelosia immane nei suoi confronti, nonostante Tom gli avesse detto mille e una volta che con Samantha non voleva averne più niente a che fare. - E se venisse a scuola a chiederti spiegazioni?-

- Non succederà. Sarò chiaro e dirò tutto ciò che c'è da dire. Non la voglio, e ho fatto un errore a chiederglielo. Annullerò l'uscita di persona. In breve trasformerò questo appuntamento in una breve chiacchierata-

- Sì, ma vuoi che lei non ti chieda se hai qualcun'altro?-

- Che me lo chieda, non mi vergogno a parlare di te-

- Ma fammi il piacere- Tom aveva intuito subito che quello sbuffo non era rivolto tanto a lui quanto a Bill stesso. Il rasta si alzò dal sofà andandogli vicino e prendendo le sue braccia. - Tom, se a Samantha parlerai di me, cosa potrebbe fare lei a noi, a te..-

- Nulla-

- Ma..?-

- Nulla, Bill. Sei il mio ragazzo ormai, ed io ti proteggerò. Proteggerò noi e tutto ciò che ancora dobbiamo costruire insieme- Bill abbassò lo sguardo, come se non ne fosse ancora del tutto convinto. - Bill, hai detto che ti saresti fidato di me-

- Sì, l'ho detto-

- E perché esiti?- Bill scosse la testa. Non voleva esitare.

- Solo...se Samantha si avvicina troppo a te...- Tom sorrise alzando gli occhi al cielo, e Bill rise ma non voleva perdere il discorso. - Le spezzo quel culo da gallina, ok? Non sono così debole come pensi-

- Oh, ma io non lo penso affatto-

- No?-

- No- Negli occhi di Tom, Bill non poteva fare a meno di vedere la sincerità più assoluta. Tom non gli mentiva mai, era sempre stato trasparente sulle sue intenzioni, a volte anche troppo, ma Bill ci aveva messo del suo per capirlo. - Perciò dovrei andare a prepararmi, almeno per uscire decentemente. E Bill...non soffrirci, ok? Torno da te appena possibile- Lo baciò sulle labbra prima di andare a mettersi dei vestiti per il mondo esterno. Con Bill poteva stare anche nudo in casa, ma non troppo che in un giorno lo avevano già rifatto altre tre volte: una la mattina a letto, una seconda sul tavolo della cucina dopo pranzo, e la terza sul divano in salotto prima di cominciare quel discorso. Era ormai impossibile resistersi, si erano sognati per troppo senza rendersene conto. Quando Tom era riuscito dal bagno tutto vestito, era nuovamente andato da Bill a baciarlo. Già lo rivoleva dopo quei minuti nei quali era distante da lui solo qualche metro. Fu il moro a respingerlo gentilmente.

- Amore, devi andare, sennò...- Aveva già fatto intendere con lo sguardo. Tom aveva annuito e lo aveva coperto dalla testa con la coperta, sembrava una piccola suora bianca. Bill notava quei piccoli gesti, Tom aveva sempre paura che prendesse freddo, che si potesse ammalare o che. Lo voleva sempre fisicamente sano, in forze, e non solo per il sesso, ma perché lo amava.

- Sei mio- Gli sussurrò sulle labbra per un ultimo bacio veloce prima di chiudere la porta con lui che gli sorrideva arrossendo per quelle parole.

***

- Tom! Finalmente, è da un bel po' che ti aspetto!- Samantha lo attendeva all'entrata del cinema, Tom era arrivato correndo. Il motivo per cui ci aveva messo tanto glielo avrebbe fatto intendere dopo se si sarebbe presentata l'occasione.

- Scusami- Riprese fiato. - Samantha, non andiamo al cinema oggi- Il sorrisino della ragazza fece presagire quasi a Tom cosa avrebbe detto.

- E dove vuoi portarmi?- Chiese in modo abbastanza provocante, ma Tom era pronto a zittire i suoi pensieri sul nascere.

- Da nessuna parte, a dire il vero sono qui per parlarti- Samantha si era come sgonfiata, tranne di tette ovviamente.

- Parlarmi? Tom, ma questo doveva essere un appuntamento!-

- In un appuntamento si parla anche, non si scopa soltanto, Samantha- Rispose d'istinto. La ragazza rimase scioccata dal fatto che Tom Kaulitz volesse parlare...parlare con una come lei.

- Va bene, sentiamo- Incrociò le braccia al petto.

- Se avevi pensato che tra noi potesse esserci una storia...ebbene, non potrà essere così- Disse senza tanti giri di parole. Samantha sorrise incredula, sbattendo spesso le palpebre con un ritmo più accelerato.

- Tom..allora perché mi hai chiesto di uscire?-

- Perché sono stato uno stupido e in realtà io amo un'altra persona- Non sapeva se avrebbe capito.

- E chi sarebbe questa persona?- Chiese irritata. - Voglio proprio sapere con chi mi hai piantata!- Fu in quel momento che Tom non seppe che dire. Voleva proteggere Bill, e per proteggerlo non era necessario nascondere la sua identità, bastava esserci sempre.

- Bill- Lei rimase ancora più stupita e quasi disgustata.

- Bill!? Quello che non si capisce se è vivo o è un fantasma!? Quello che l'altro giorno è venuto a scuola facendomi sfigurare davanti a tutti!?- Bill era così perfetto, per forza su Samantha era calata una tenda per renderla invisibile una volta che il moro aveva fatto la sua comparsa per i corridoi della scuola! Tuttavia Tom sentiva che non era il caso di tirarla per le lunghe e dare tante spiegazioni. Voleva la privacy, cosa che con Samantha non avrebbe avuto mai, come non avrebbe avuto mai tante altre cose: amore, che per lui era la cosa più importante al momento. Sorrise perso nei pensieri di un ragazzo con i capelli corvini e gli occhi color nocciola. - Beh!?-

- Sai che ti dico? Penso che quella non sarà né la prima né l'ultima volta che ti farà sfigurare-

- Cosa!?-

- E' il mio fidanzato, Samantha- "..e ci sarà un motivo se ho scelto lui".

- Credi di essere così bello e popolare da avere gli occhi di tutti addosso?-

- La prima scema ad esserci cascata sei stata tu, mi pare- Bill invece no. Bill aveva sempre cercato di proteggere sé stesso, e Tom aveva amato anche quello, il fatto che non si fidasse di lui ciecamente da subito, anche se adesso lo avrebbe fatto. Era una promessa. - E adesso tanti saluti- Si girò e venne via. Poteva percepire le sue grida, dirgli che era uno stronzo, un insensibile, un figlio di puttana...ma adesso l'unica cosa che voleva era tornare da Bill, così come gli aveva promesso.

***

A Bill era venuto un certo languorino, perché occupati a copulare non avevano pensato a mangiare, ed era andato in cucina a prepararsi una ciotola di noccioline salate, tanto per mettere qualcosa in bocca siccome non aveva neanche granché appetito. Tom però ci teneva che non rimanesse mai a digiuno. Mentre stava versando le noccioline nella ciotolina di plastica colorata, avvertì un rumore e si fermò. Si voltò. Le luci in salotto erano spente, ma Bill non si ricordava di aver premuto l'interruttore. Assottigliò lo sguardo.

- Tom?- Chiese. Silenzio. - Dai, esci fuori. Non mi piacciono questi scherzi- Ancora silenzio. Bill deglutì. Uscì dalla cucina in cerca dell'interruttore, e finalmente lo trovò. Accese la luce, ma qualcosa non gli quadrava. Cosa era quell'ombra sul muro? Non fece neanche in tempo a voltarsi che una presa lo afferrò da dietro. La sua schiena aderì al petto di uno sconosciuto, il quale gli tappò la bocca impedendogli di urlare e gli fece reclinare la testa all'indietro sulla sua spalla.

- Ssshh..sì, così..brava dolcezza, adesso mi aiuterai, ok? Noo, non piangere, vedrai che se collabori non ce ne sarà motivo-

***

Tom stava camminando tranquillamente mentre calava la sera, era quasi buio. Non immaginava di certo ciò che stava succedendo a casa. Improvvisamente gli squillò il cellulare. Era Bill. Rispose.

- Bill, amore- Lo sentiva piangere, e il suo sorriso si affievolì.

- Tom, ti prego- Sussurrava. - Torna a casa...c'è una persona cattiva, è armata- Tom si gelò sul posto per un istante, per poi cominciare a correre più veloce che poteva.

- Arrivo subito! Tu dove sei?-

- Sono nascosto nell'armadio! L'ho colpito e lui..- Bill smise improvvisamente di parlare. Tom poteva sentire dei rumori indistinti in sottofondo e ad un certo punto..una voce.

- Ehi, non ce l'ho con te...hai fatto la bambina cattiva, ma possiamo venire a patti- Diceva con voce per niente rassicurante. Bill stava tremando ed era gelato dalla paura. Non riusciva neanche a respirare. Fu Tom a riattaccare la chiamata. Doveva muoversi!

***

- LASCIAMI!!- Urlò Bill. Quello lo stava tenendo per i capelli e lo tirò nella stanza di Tom, dove il letto era ancora disfatto dalla sera precedente. Finalmente mollò la presa, ma era ovvio che aveva mentito. Bill già sanguinava dal labbro e aveva ricevuto degli schiaffi. Piangeva al muro tremante sentendo in bocca il sapore ferroso del suo sangue. Quell'uomo aveva cominciato a rovistare in giro e teneva in mano una pistola, perciò Bill aveva paura di muoversi, anche solo di respirare. Improvvisamente il ladro trovò un oggetto, un braccialetto. Era quel bracciale che Tom aveva regalato a Bill per il compleanno, un oggetto prezioso in tutti i sensi. Stette per metterlo nella sua sacca, ma Bill non glielo permise. Gli saltò addosso e gli diede un calcio in mezzo alle gambe. Partì un colpo di pistola, ma esso non lo prese, andò fortunatamente a vuoto. Bill afferrò il bracciale che era caduto per terra e scappò in salotto. Prese il proprio cellulare e corse nella sua stanza, nell'armadio. Doveva chiamare Tom!

***

Tom spalancò la porta senza esitazione. Un silenzio immane c'era in quella casa. La luce del salotto accesa e anche quella della sua stanza. Doveva salvare Bill, la prima cosa però era armarsi. Cautamente si diresse in cucina e prese un coltello. Non era molto esperto nell'uccidere le persone, ma lo avrebbe fatto se fosse stato necessario, senza esitare. Non sentì il rumore di nessun passo neanche quando uscì dalla cucina, e strinse il coltello. Andò in camera di Bill.

- Bill- Sussurrò, ma prima che gli potesse arrivare una risposta, quell'uomo spuntò dietro di lui e lo gettò per terra. Tom si alzò velocemente puntandogli il coltello contro. - Non un altro passo- Quello tirò fuori la pistola, e a Tom si gelò il sangue. Poteva anche morire, ma quel tizio sarebbe morto insieme a lui. Bill doveva essere al sicuro. - Ok...dov'è Bill? Che cosa gli hai fatto?-

- Io niente, ma devo ammettere che quella bambolina non era davvero niente male. Piangeva e urlava, quando la picchiavò ripeteva un nome...un certo Tom- Lo stava provocando, Tom stava per diventare una bestia. Tra poco non ci sarebbe stato più niente di umano in lui. - Ha un corpicino così adorabile, se non fosse scappata via ne avrei potuto approfittare..- No, non poteva sottomettersi a questa tortura! Non pensò minimamente al proiettile che avrebbe potuto beccare, si gettò su di lui e lo buttò a terra. Prima che lo potesse sparare, gli infilzò la spalla con il coltello e godette a sentirlo urlare di dolore. Aveva osato picchiare Bill. Ma questo, con la mano avente il braccio funzionante, gli tirò un pugno e finì sotto di lui. Quell'uomo gli portò le mani al collo cominciando a stringere. Il suo respiro stava venendo meno, gli occhi stavano riempiendosi di lacrime, i suoi arti stavano tremando, e cominciava a vedere tutto sfocato. Poi uno sparo. Quella presa si alleggerì di colpo e il corpo dell'uomo cadde di fianco a lui ormai esanime. Tom si sollevò e riuscì a vedere Bill che con le mani tremanti teneva in mano la pistola. Anche le sue gambe cominciarono a tremare e Tom si affrettò ad andarlo a sorreggere. Aveva un livido sul viso e il labbro spaccato. Tom lo tenne tra le braccia mentre aspettavano l'arrivo della polizia.

- Bill, mi hai salvato la vita-

- Non hai idea della paura che ho avuto quando ho visto che ti stava per uccidere. Le mie mani si sono mosse da sole e ho sparato senza pensarci...poi mi sono reso conto di aver ucciso un uomo- Tom gli accarezzò il viso baciandogli la fronte. - E' successo anche quando ha provato a prendere questo- Gli fece vedere il braccialetto al suo polso che brillava come non mai quando lo indossava lui, così pensava Tom. - L'ho colpito, non ho pensato minimamente al fatto che avrebbe potuto spararmi- Bill era unico, era...la persona che aveva sempre amato. A guardare quegli occhi spauriti non poteva fare a meno di pensarlo. Se avesse mai provato qualcosa di più forte dell'amore che provava per Bill, sarebbe sicuramente morto. Si chinò e lo baciò. Non gli importava del sapore del suo sangue, avrebbe sanato quel taglio con quella saliva mischiata in quel bacio.

- Samantha non è più un problema-

- Bene, perché ne avrei anche per lei- Disse riferendosi alla pistola e risero abbracciandosi. Ma perché erano stati così ciechi da non accorgersene prima? Quanto tempo avevano perso ad avere paura...

***

Il giorno dopo a scuola la voce si era sparsa, ma ognuno raccontava ciò che gli veniva detto, e Samantha aveva preso la palla al balzo. Aveva detto a tutti che era stato Tom a picchiare Bill perché quest'ultimo si rifiutava di fare sesso con lui. Perciò quell'ultimo giorno di scuola fu quasi traumatico. Bill portava ancora sul viso i segni di quell'aggressione, anche se cicatrizzati o alleviati, ma sempre e comunque evidenti. Georg e Gustav sapevano ovviamente che non era vero, che Tom non avrebbe mai alzato le mani su Bill. In quanto a Bill aveva davvero provato a dire con tutte le sue forze che era tutto falso, ma era la sua parola contro quella di Samantha, e tutti a scuola lo guardavano con compassione, ma senza mai parlargli direttamente, preferivano bisbigliarsi all'orecchio quelle cazzate. Bill stava anche più vicino possibile a Tom, ma ciò non sembrava funzionare. In quanto a Tom invece, esso si sentiva attaccato ingiustamente.

- Sono accusato della cosa peggiore che poteva essermi mossa contro! Picchiare Bill!? In quale universo parallelo!?- Erano tutti a mensa e solo Georg, Gustav e Bill si erano seduti logicamente con lui. Tutti gli altri li guardavano o male o straniti. Bill gli aveva accarezzato il braccio.

- Amore non ci badare, le voci prima o poi svaniscono e non c'è più gusto a raccontarle, a maggior ragione se non sono vere-

- Ma Bill queste sono vere per gli altri!-

- E cosa importa? Hai me! Io ti credo, non ti basta? Senti, abbiamo provato a convincere questa gente che queste voci non hanno fondamento, ma...-

- Ma forse non abbiamo fatto abbastanza- Bill si zittì. Tom aveva in mente qualcosa, si vedeva dalla sua espressione. Era subito partito in quarta ed era salito sul tavolo in piedi. Bill si era alzato istintivamente il cappuccio della felpa arrossendo.

- Tom, cosa fai? Scendi- Georg invece lo guardava fiero, e Gustav si era avvicinato a Bill facendogli capire che era tutto ok. Il rasta aveva intenzione di far sentire la sua voce adesso.

- Scusate! Gradirei la vostra attenzione!...Grazie!- Fece quando tutto divenne silenzio ed ogni occhio in quella stanza era puntato su di lui. - So le voci che girano qui, riguardo me e Bill- Molti fissarono anche il moro, il quale non staccava gli occhi da Tom. - Voi credete alle prime cose che vi vengono dette, e lo so che sarebbe banale dire che queste voci sono false, ma è così, non posso negare l'evidenza-

- Noi non neghiamo l'evidenza! Il viso di Bill parla da solo!- Urlò uno.

- Sei uno schifoso! Un maniaco! Un bastardo!- Salirono molte grida, ed era difficile tenerle a bada tutte da solo. Tom ci stava provando, ma la sua voce non era abbastanza potente per poterne sovrastare più di 100.

- BASTAAAA!!!- Bill stava respirando ansimante per quel grido che aveva finalmente zittito tutti. - E voi, vi sentite migliori!? Eh!?- Silenzio. - Voi che avete sempre ignorato la mia esistenza adesso mi venite a dire che il mio ragazzo è un bastardo, uno schifoso, un maniaco!!- Il cuore di Bill stava battendo fortissimo, non aveva mai fatto così prima. Si abbassò il cappuccio scoprendo i lividi. - Se domani questi sparissero, sono convinto tornerebbe tutto come prima! Ma io non voglio la vostra attenzione, non è quello che cerco!- Guardò Tom. - Questi lividi non me li ha fatti lui, non potrebbe mai! E...Samantha!- La cercò con lo sguardo e finalmente la trovò in mezzo alla folla. - Per tua informazione ho fatto sesso con Tom, più di una volta, e a te brucia il fatto che Tom non ti abbia minimamente sfiorata o anche solo pensata a letto con lui, per questo hai inventato questa storia!- Samantha assunse di nuovo quel sorriso incredulo e sconvolto provando a discolparsi, ma questa volta non sapeva che dire. - Vedo che non capisci, te lo dico nei tuoi termini- Si schiarì la voce. - Io sono dentro, e tu sei fuori. Sei stata scaricata dolcezza, sayonaraaa- Con tanto di manina che salutava. Samantha, non potendo sostenere tutta quella pressione e imbarazzo, scappò via, ed ormai era palese l'inganno che aveva diffuso. - E in quanto a voi, Tom è il mio ragazzo, io lo amo, e se qualcuno prova anche solo una volta a mettere in giro questa assurdità..- Percepivano tutti una minaccia, ma Bill non ne aveva l'intenzione. Sospirò. - Beh, spero solo che persone intelligenti non gli credino, a me basta quello che ho- Si voltò verso Tom. Il rasta non aveva altre parole da aggiungere, ma qualcosa da lui uscì lo stesso. Una piccola lacrima, quasi invisibile, ma Bill l'aveva vista. Tom lo aveva preso e lo aveva abbracciato così forte che per un attimo temette di avergli levato il respiro. Quella voce era stata troppo grande perfino per lui. Era stato un incubo venire accusato della violenza sul proprio ragazzo. - Amore...va tutto bene- Gli sussurrò Bill accarezzandogli i rasta. Tom rise prendendogli il viso.

- Lo so- E lo baciò. Bill sentiva di potersi lasciare andare. Non c'era imbarazzo. Lui era il ragazzo di Tom. Ogni volta pensarlo era una sensazione unica, e la poteva ripetere tutte le volte che voleva. Georg cominciò ad applaudire, e Gustav lo seguì, poi tutti gli altri studenti che finalmente avevano capito ciò che davvero era importante, ciò che davvero contava. Tutti avevano visto ciò che Tom era stato disposto a fare, e ciò che Bill aveva fatto. Erano rimasti molto colpiti, e in un tema che parla di amore sicuramente ora avrebbero saputo come argomentare. L'amore è completarsi a vicenda. Tom e Bill erano sempre stati complementari, ma tutto stava nel cominciare. Tom aveva imparato ad amare, Bill a fare l'amore, quando prima Bill provava paura e un debole affetto, e Tom sapeva solo come fare un sesso senza soffermarsi a pensare realmente all'altra persona. Insieme erano cresciuti. Questo è ciò che ci insegna questo manuale d'amore:

"L'amore è sesso, è intesa, è complicità...ma soprattutto l'amore è crescere insieme guardandosi sempre con gli stessi occhi e vederli sempre più belli del giorno prima"

FINE

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: DhakiraHijikatasouji