Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: DawnLady94    25/07/2019    0 recensioni
E se Jon Snow fosse nato Visenya Targaryen e suo zio Eddard Stark l'avesse presa con sé crescendola come propria e accettando al proprio servizio la sua Spada Giurata? E, soprattutto, se qualcuno che si credeva da tempo morto fosse in realtà vivo e pronto a riprendersi il proprio trono con sangue e fuoco ricostruendo la dinastia spezzata con la morte del padre? Con Daenerys Targaryen a Essos che risveglia draghi dalla pietra e comanda armate e una sorella che non sapeva nemmeno esistesse?
***
Varys soppesò le successive parole, domandandosi se si potesse davvero fidare dell'uomo che aveva di fronte. Lord Tyrion attese e alla fine il Ragno sospirò
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Aegon VI Targaryen, Arya Stark, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Oberyn Martell
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest, Triangolo
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Ciao a tutti! Dopo il finale di GoT, siamo sinceri, un po' tutti siamo rimasti male. Indipendentemente dal fatto che il nostro personaggio preferito o meno abbia avuto il finale che ci aspettavamo credo di poter dire con certezza che più o meno tutti siamo rimasti delusi da come si è arrivati a quegli istanti finali. Così ovviamente le teste troppo fantasiose (come la mia) cominciano a fantasticare su possibili finali alternativi e così da un finale alternativo particolarmente fantasioso e impossibile (considerando che ho completamente cambiato il genere ad un personaggio) mi è venuta in mente questa fanfiction in cui Aegon Targaryen (non ho letto tutti i libri quindi so che viene citato ma non so un granché del suo personaggio quindi perdonatemi se sarà OOC) figlio di Elia e Rhaegar Targaryen sopravvive e vuole riprendersi il suo trono in questa conquista aiutato da una sorella che non sapeva di avere (il nostro Jon Snow diventato una donna) e dalla zia.

Ora comprendo che l'idea sia parecchio poco fattibile, ma d'altronde scribacchio per passare il tempo e per divertirmi, quindi se vi va, date una lettura e fatemi sapere che ne pensate :) Sono aperta ad ogni tipo di critica purché sia costruttiva e mi aiuti a migliorare l'unica cosa che non vorrei vedere (se vi fosse possibile) sono commenti del tutto inadeguati e carichi d'odio nei confronti di talune tematiche affrontate o di come sono presentati i personaggi dal momento che sono una persona fermamente convinta che ciascuno ha il diritto di avere ed esprimere la propria opinione, ma lo deve fare nel modo più adeguato poiché da ogni azione scaturisce una reazione. Sappiamo tutti cosa ci piace e cosa no, quindi se determinate tematiche o personaggi o parte della trama non vi soddisfano e lo volete dire siete padroni e liberissimi di farlo, ma nei dovuti modi.

Ciò detto, scusatemi se vi ho annoiato, vi lascio alla lettura del primo capitolo e spero che mi facciate sapere che ne pensate. Un bacio, Giules.
 

1

Eddard I

Bussò delicatamente alla porta della stanza di sua figlia. Era presto, talmente presto che non avevano ancora neanche consumato la loro prima, frugale colazione, eppure il castello era vivo e sveglio ormai da ore.

 

Aveva abbandonato le proprie stanza dopo essersi svegliato avvolto nel caldo abbraccio della sua amata moglie, con i suoi lunghi capelli rossicci che ricadevano in morbide onde a coprire le sue nudità. A volte ancora si domandava come avesse potuto essere tanto fortunato. C'era stato un tempo in cui si era rassegnato ad una vita grama e priva di felicità vera. Subito dopo la guerra quando era tornato a casa con una figlia bastarda al seguito. Cat ne era stata sconvolta e l'offesa l'aveva ferita tanto nel profondo che aveva dubitato che avrebbe mai riacquistato la sua fiducia.

 

Non era stata tanto l'evenienza della figlia bastarda in sé, si erano sposati che erano a malapena degli sconosciuti e non c'era alcun tipo di affetto fra loro e pertanto non era stata la sua infedeltà a ferirla, non con la morte di Brandon così fresca, ma il fatto che avesse intenzione di crescere la prova evidente della sua infedeltà di fianco al suo figlio legittimo l'aveva ferita profondamente così come il fatto che si fosse rifiutato ostinatamente di dire chi fosse la madre della bambina.

 

Eppure, in qualche modo, la sua dolce Cat aveva trovato nella sua anima la forza di perdonarlo e col tempo avevano costruito un profondo affetto e un amore duratura che ancora oggi lo faceva sentire come un ragazzino innamorato. Dalla loro unione erano nati altri quattro meravigliosi figli ed Eddard non avrebbe potuto amarli di più, erano tutti un fantastico dono degli Dei ed Eddard ne era estremamente grato.

 

Tuttavia gli incubi continuavano a tormertarlo. Nella sua mente camminava, solo e spaurito, infreddolito e con Ghiaccio fra le mani lungo le tetre cripte che contenevano gli antichi re d'Inverno. La vedeva, di fronte a sé, con indosso la sua veste da notte ricoperta di sangue e in capo una corona di rose d'inverno appassite, lei lo perseguitava nei suoi sogni. Promettimelo, Ned! Lo supplicava e ogni volta lui prometteva, lui giurava e lei spariva, tutto ciò che restava di lei era il profumo acre delle rose appassite e del sangue e quel pianto che gli stringeva la bocca dello stomaco. Poi vedeva sua figlia, non c'era limite ai modi in cui l'aveva vista morire nei suoi incubi. Tutto perché non era stato capace di proteggerla.

 

Quella mattina si era svegliato ricoperto di sudore dopo averla vista morire per decapitazione, mentre tentava invano di raggiungerla e lei piangeva, supplicando, affermando che non aveva fatto nulla di male, che non aveva colpe. Era stato così sconvolgente come sogno che aveva ritrovato la pace solo pregando nel Parco degli Dei.

 

"Avanti." chiamò soffice, ovattata dalla porta lignea, la voce melodiosa di sua figlia, ed Eddard entrò. Lei gli dava le spalle con indosso solo una veste da notte e una vestaglia di lanella rosa antico, i lunghi capelli color ebano che ricadevano in morbidi ricci lungo la schiena e le spalle.

 

"Che ne dici, Arya, pensi che Septa Mordane ti lascerà uscire dalla lezione di cuci...to" osservò lo stupore sul suo viso quando sua figlia si voltò trovandosi di fronte non la sorella, come invece immaginava, ma il padre, avvampando di colpo e sorridendo mesta "Padre, perdonatemi, pensavo fosse Arya alla porta." si giustificò con un sorriso imbarazzato.

 

Eddard sorrise, portandosi le mani dietro la schiena "Devo suppore, dunque, che se Septa Mordane si lamentasse di una sparizione improvvisa di Arya dalla lezione di cucito la colpevole sia tu?" scherzò con un sorriso.

 

"Assolutamente no, padre. – replicò impettita – non distoglierei mai Arya dai suoi compiti e dai suoi doveri di orgogliosa figlia di Casa Stark. Non farei mai un tale dispetto alla vostra lady moglie."

 

Il sorriso gli morì sulle labbra e non per la prima volta da quando lei era venuta al mondo si domandò se avesse preso la decisione giusta. La vita di una bastarda non era facile, ma quantomeno avrebbe vissuto, in mezzo alla sua famiglia e amata, come sua madre avrebbe voluto. In quel momento però, nonostante l'evidente somiglianza con la madre, Eddard non poté non rimanere senza fiato nel vedere in lei le tracce del padre. Il modo in cui sollevava il mento, gli zigomi e il taglio degli occhi. Le labbra, i capelli e il colore degli occhi erano tutti sua madre, ma il resto... ogni giorno che passava assomigliava sempre più a suo padre soprattutto se si prendeva in considerazione la sua natura riflessiva e spesso silenziosa.

 

"Ad ogni modo – sopperì al pesante silenzio che era seguito la sua affermazione – non penso che la biasimerei nemmeno se Arya scappasse da quell'inferno di lezioni. Non fa altro che supplicarmi di concederle di abbandonare lo studio del cucito, odia quegli aghi." commentò con un sorriso.

 

Le labbra di sua figlia si tesero in un sorriso dolce "Se me lo concedete, Padre, pensavo di regalarle un ago che si confà maggiormente al suo carattere." ed Eddard ebbe la quantomeno peculiare impressione che sua figlia, in realtà, non gli stesse chiedendo il permesso, ma semplicemente mettendo al corrente di quanto aveva intenzione di fare.

 

Sorrise, comprendendo a grandi linee quale tipo di ago sua figlia volesse effettivamente regalare alla sorella.

 

"Purché sua madre non lo venga a sapere e lei non si faccia male – commentò con fare cospiratorio – sono certo che Arya sarà più che lieta di ricevere un dono simile."

 

Sua figlia si irrigidì nuovamente alla menzione di sua moglie e a discapito del fatto che fosse estremamente dispiaciuto della evidente freddezza e disprezzo che sua moglie aveva nei confronti di sua figlia non poteva che pensare che fosse un male accettabile nei confronti del destino che l'avrebbe potuta attendere altrimenti.

 

"Arya potrà anche essere impulsiva, Padre, ma il suo cuore è nel posto giusto. – replicò ignorando la menzione di sua moglie – mi assicurerò io stessa che si comporti con cautela nell'uso del suo nuovo ago."

 

Annuì "Bene, allora non vedo perché Arya non dovrebbe ricevere tale dono." concesse e provò la forte urgenza di stringere sua figlia fra le braccia, appariva tanto minuta e insicura in questi momenti che aveva il solo desiderio di avvolgerla in un lembo di lana e assicurarsi che nessuno le facesse mai del male.

 

Lei gli regalò un sorriso smagliante, così luminoso da farlo sentire immediatamente meglio prima che le chiedesse se per il regalo aveva necessità di un aiuto. Sebbene si fregiasse di essere un uomo equo di dare lo stesso amore e le stesse possibilità a tutti i suoi figli, Eddard sapeva bene che Joan non aveva quanto i suoi fratelli e sorelle considerato che non era un membro ufficiale di Casa Stark.

 

Lei scosse la testa con un sorriso "No, Padre. – replicò – ho delle pelli che mi sono già accordata per scambiare con Mikken. Vi ringrazio." poi fu come colpita da una folgorazione "Volevate dirmi qualcosa?" domandò ed Eddard semplicemente scosse la testa.

"Nulla di che, piccola. – la apostrofò – non può un padre semplicemente desiderare di vedere la propria figlia maggiore?"

 

Il sorriso che gli regalò illuminò l'intera stanza e in quel momento era così simile a sua madre che Eddard si sentì mancare il fiato mentre, piccola e minuta lo abbracciava in uno scatto di affetto che non avveniva da anni, almeno da quando era diventata abbastanza grande da capire che non era una figlia legittima e che questo le imponeva un comportamento diverso rispetto ai suoi fratelli e sorelle.

 

Eddard posò un bacio sul suo capo corvino, stringendosela al petto come aveva fatto innumerevoli volte dal momento in cui la bambina gli era stata messa in braccio appena nata di fianco al capezzale della madre. Quando era nata profumava di neonato, aveva scoperto, un odore che aveva potuto assaporare con tutti i suoi successivi figli e ancora adesso mentre la abbracciava poteva sentire come una nota di innocenza nel suo odore che sapeva di lavanda, probabilmente un regalo di Sansa che amava tanto gli oli profumati che non perdeva l'occasione di donarne alle sorelle, sebben Arya li trovasse assolutamente inutili.

 

Era così immensamente fiero di tutti i suoi figli per l'amore incodizionato che si dimostravano continuamente, perfino Sansa, la sua adorata principessa dai capelli rossi, che era l'immagine della madre e che aspirava a null'altro che renderla felice, era estremamente leale a Joan e, sebbene non la chiamasse mai sorella, ma solo mezza-sorella per non ferire la madre, non aveva mai mancato di dimostrare l'affetto sincero che provava nei confronti della ragazza più grande.

 

Posò un bacio sulla sua fronte e poi si congedò, lasciandola a prepararsi per la sua giornata e chiudendosi la porta della sua stanza alle spalle. Nel farlo notò che una guardia sostava vigile alla sua porta. I suoi capelli cominciavano a tingersi d'argento e i suoi occhi nella plumbea aria del nord sembravano quasi colore dell'acciaio, l'uomo si era lasciato crescere i capelli che ora ricadevano fino alla vita e servivano ancora meglio a mascherare la sua identità di fronte a chiunque potesse in alcun modo riconoscerlo.

 

"Buon giorno. – augurò all'uomo che ormai era giunto a considerare un confidente e un amico, sebbene la loro amicizia fosse nata su di un terreno molto instabile e fosse costantemente in pericolo di fronte alle diverse visioni che avevano della situazione – avete riposato bene, ser?" domandò, dopo essersi assicurato che nessuno stesse passando in quel corridoio al momento.

 

L'uomo annuì "Ho riposato. – la sua voce era roca e stanca e profonde occhiaie grigie circondavano i suoi occhi chiari – come sta la principessa?" reguardì l'uomo con uno sguardo rigido. Come ogni altra volta in cui l'uomo aveva chiamato sua figlia principessa Eddard si era paralizzato, terrorizzato che chi l'avrebbe voluta morta fosse potuto apparire da un momento all'altro a pretendere la sua testa. Le immagini del suo incubo ancora troppo vivide nella memoria per poter scacciare il timore.

 

"Mia figlia – enfantizzò – sta bene."

 

Se da un lato era grato della presenza dell'uomo nel castello e al fianco della figlia, dall'altro non riusciva proprio a togliersi dalla testa quanto la sua presenza potesse costituire un pericolo. In sedici anni nessuno l'aveva mai riconosciuto fortunatamente, ma costituiva comunque un pericolo per l'incolumità della ragazza, visto che chiunque sarebbe potuto arrivare, avrebbe potuto riconoscerlo e connettere i punti, rendendosi conto del segreto più ben celato di tutto il continente occidentale.

 

Eddard non poteva permetterlo. Eppure non aveva mai avuto il cuore di cacciare l'uomo, non che ci sarebbe mai riuscito, che nonostante proteggesse estenuantemente sua figlia si era affezzionato a tutti i suoi figli e saperlo al loro fianco lo faceva sentire tranquillo quando lui non era presente a proteggerli.

"Devi dirglielo." borbottò ostinatamente l'uomo con un profondo accento nordico dovuto ai lunghi anni passati con loro, non sarebbe mai potuto passare come un vero uomo del Nord alle orecchie di chi ci era nato e cresciuto nel suo dominio, ma per tutti gli altri non vi era differenza tra il suo modo di parlare e quello degli altri "Lei ha il diritto di sapere."

 

Avevano avuto quella discussione milioni di volte e il finale era sempre il medesimo, Eddard conveniva che aveva il diritto di saperlo, ma "Ha anche il diritto di vivere – gli ricordò acremente mentre i suoi occhi grigi saettavano ammonendo l'altro uomo – e se devo scegliere fra dirglielo e assicurarmi che lei viva, io so quale scelta prenderei ogni volta, e tu?"

 

"Non è vita quella di una persona che non sa chi è." replicò piccato l'altro i suoi occhi che lampeggiavano minacciosi "Non puoi continuare a rimandere in eterno, Eddard.".

 

Sospirò. "Lo so." ammise "Ma non ancora." e detto questo si voltò allontanandosi dall'uomo e dalle questioni che continuava a sollevare e che continuava a costringerlo ad affrontare.

*

Passò il panno sulla lama di Ghiaccio, sovrappensiero mentre, seduto ai piedi dell'Albero Cuore cercava di togliersi dalla testa quanto era appena accaduto. Era immerso nella pace del Parco degli Dei, seduto fra le poderose radici bianche dell'Albero Cuore, con le sue fronde color porpora che lo avvolgevano facendolo sentire improvvisamente leggero e parte di qualcosa di più grande.

 

Non era stato solo il fatto di aver dovuto prendere una vita. Chi passa la sentenza deve anche calare la spada era un dictat che cercava di rispettare dal momento stesso che era venuto al mondo, e che voleva trasmettere ai suoi figli affinché anche loro lo rispettassero. Quell'uomo, quel ragazzo era spaventato, ma non della morte, aveva accettato la sua pena nel momento stesso in cui aveva disertato i Guardiani della Notte, no. L'uomo aveva paura di ciò da cui era scappato. Eddard non credeva alle storie della vecchia Nan, storie di uomini di ghiaccio, che respiravano gelo e portavano tempesta, uomini che sollevavano i morti e portavano la Lunga Notte. Eddard non credeva agli Estranei, eppure quel ragazzo era sicuro di averli visti ed era una cosa che non poteva ignorare.

 

Bran, ancora piccolo e facilmente influenzabile dalle storie che gli venivano raccontate, era stato più disposto a credere all'uomo e non poteva ignorare la sua domanda, una domanda che tutti i suoi figli prima o poi gli avevano fatto può un uomo essere coraggioso se ha paura? Ed Eddard aveva una sola risposta per quella domanda ed essa non era mai cambiata nell'arco di tutta la sua vita. Un uomo può essere coraggioso solo quando ha paura. E poi, come se non bastasse avevano trovato la carcassa del cervo e poi quella della metalupa e i suoi cuccioli.

 

Eddard era stato certo che fosse più misericordioso per quelle creature la cui madre si era avventurata troppo a sud una morte veloce e indolore, ma sua figlia aveva intercesso replicando che il metalupo era il sigillo di Casa Stark e che c'erano cinque cuccioli, tre maschi e due femmine, proprio come i suoi figli e che quindi questo non era un presagio di morte, ma un segno. Gli Dei avevano voluto che gli Stark li avessero e Eddard non aveva potuto non notare come, per far tornare i conti, la ragazza si era esclusa dai suoi figli. E tu, le aveva chiesto, non desideri anche tu un metalupo?, lei si era scossa nelle spalle e con un sorriso mesto nella direzione del fratellino che aveva accanto aveva replicato io non sono una Stark e mai una frase era stata tanto forte da farlo sentire come se fosse stato appena colpito in pieno da un pugno nello stomaco, facendogli salire la bile alla bocca. Era certo che non avrebbe potuto amare sua figlia più che in quel momento in cui aveva usato la sua situazione, situazione che la faceva soffrire, per portare gioia ai propri fratelli.

 

E gli Dei l'avevano ricompensata, perché nella neve aveva trovato un sesto metalupo, una femmina, un albino. Lo scarto della cucciolata, aveva affermato il suo protetto, Greyjoy, ma lei aveva semplicemente stretto il cucciolo, bianco come la neve con gli occhi rossi come il sangue al petto e aveva risposto sicura e decisa No, Greyjoy, questa è mia. Ed Eddard non poteva essere più d'accordo perché la cucciola sembrava calma e attenta e osservava tutto con occhi aperti e in silenzio, proprio come Joan allo sguardo della quale non sfuggiva quasi mai nulla.

 

"Vivo qui da una vita, ormai, eppure mi sento sempre una straniera." la voce di sua moglie lo riscosse dai suoi pensieri, teneva fra le mani un rotolino di pergamena e i suoi lunghi capelli rosso scuro scivolavano lungo la sua schiena fino alla vita, in netto contrasto con il suo abito celeste che si intonava ai suoi occhi blu. La osservò. Piccole rughe si raccoglievano intorno ai suoi occhi e labbra, e sottili fili d'argento cominciavano ad apparire fra i suoi capelli, eppure non l'aveva mai trovata tanto bella. Nemmeno quando gli aveva donato il primo figlio nato dal loro amore, la loro adorata Sansa.

 

"Non dovresti. – sussurrò allungando una mano nella sua direzione e osservandola mentre si avvicinanva lentamente – hai messo alla luce cinque figli del Nord, non sei più una straniera."

 

"Suppongo spetti agli Dei, deciderlo." replicò dolcemente, sedendosi al suo fianco e rigirandosi il rotolo di pergame fra le mani incerta "Oh, amore mio. – sospirò dopo qualche momento – sono così dispiaciuta."

 

Ali oscure, oscure parole; ripeteva sempre ed Eddard aveva compreso dal momento stesso che era apparsa che non portava buone notizie, ma aveva atteso finché non fosse stata pronta a riferirle.

 

"Jon Arryn è morto." soffiò ed Eddard si sentì come se fosse stato colpito in pieno visto da un secchio di acqua ghiacciata. Jon Arryn era stato come un padre per lui, suo padre lord Rickard Stark lo aveva inviato a Nido dell'Aquila quando era solo un fanciullo e lì Eddard aveva conosciuto Robert, un uomo che amava come un fratello, e Jon Arryn che non aveva figli e li trattava come se lo fossero.

 

Quando, dopo gli avvenimenti di Approdo del Re, il Re Folle aveva preteso la sua testa e quella di Robert, Jon Arryn si era rifiutato, aveva chiamato a raccolta i vessili e si era unito a Robert nella ribellione che aveva insaguinato e spezzato il reame in due.

 

"Tua sorella? – domandò – e il ragazzo?" quando Eddard aveva sposato Cat, Jon Arryn aveva sposato sua sorella, Lysa e aveva avuto da lei un figlio, un bambino cagionevole di salute di cui Jon si preoccupava immensamente.

 

"Stanno entrambi bene, mia sorella è tornata a Nido d'Aquila." riportò Cat annuendo "Non è tutto, amore. – soffiò – Re Robert ha intenzione di venire a Grande Inverno, con tutta la corte. Dice che porta un dono da Essos."

 

E improvvisamente sentì come un macigno sulla propria anima all'idea di Robert sotto lo stesso tetto di sua figlia, la testa gli vorticava e avrebbe desiderato in quel momento qualsiasi cosa tranne rivedere il suo vecchio amico. Improvvisamente gli parve come se tutto il mondo stesse crollando attorno a lui, mattone dopo mattone e si sentì perso.

 


Eccoci qua, è finito il primo capitolo. Sarei molto felice se mi faceste sapere cosa ne pensate, intanto vi informo che se vi può interessare la prossima settimana caricherò il secondo capitolo (martedì credo). Ho già qualche capitolo pronto e concluso quindi prima di andare in vacanza (che non avrò internet da poter caricare) cercherò di pubblicare almeno fino al quinto/sesto capitolo il che significa che poi riprenderò a pubblicare, sempre che la storia vi interessi da dopo il 15 agosto. 


Fatemi sapere cosa ne pensate, se avete suggerimenti, se avete notato errori o simili. Un bacio, Giules.
   
 
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