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Autore: Jaiku    25/07/2019    0 recensioni
Versailles è diventata il sogno proibito di ogni parigino e l'incubo di ogni nobile, ma per Luigi XIV è l'emblema della sua magnificenza e della gloria di Dio.
Minette è una cameriera, invisibile agli occhi delle altezzose donne nobili che ogni giorno serve con finta devozione solamente per avere un tetto sopra la testa e qualcosa da mangiare. Per destino incontra di persona il fratello del re, Filippo d'Orleans, creando una sorta di intesa con lui. Quando scoppia " l'affare dei Veleni" il re decide di utilizzare l'invisibilità di Minette per scoprire chi ha iniziato quel crudele massacro e porre fine a tutto. Senza rendersene conto si troverà incastrata in una ragnatela avvelenata dove nessuno ne uscirà illeso.
Tra amori, veleni e tradimenti si svolge la storia di una donna che diventerà essenziale nella vita del re, ma nascosta agli occhi di tutti.
Genere: Erotico, Storico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo | Contesto: Storico
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Esagerato.

Era questo che si poteva pensare una volta entrati nella sala da ballo, ma per quei nobili quella stravaganza ormai era diventata quotidianità. Niente, neppure le montagne di cibo alte quanto un braccio potevano impressionarli. Si divertivano a danzare, parlare dietro i ventagli sgargianti o ad un soffio dalle orecchie degli ascoltatori. Dame danzavano leggiadre accompagnate da sapienti ballerini e il vino scorreva a fiumi. Il re guardava il tutto con il petto gonfio di orgoglio: stava andando tutto bene.
Accanto a lui Enrichetta rideva, stava parlando con alcune dame. Aveva indosso un vestito confezionato a Venezia appositamente per lei; vestito che fasciava perfettamente quel corpo esile.
-Enrichetta, dov'è Filippo?-
La donna si girò e le due dame sparirono poco dopo andando a civettare con uomini. Erano entrambe sposate ma poco importava.
Sospirò leggermente -Ha deciso che non verrà-.
Lo sguardo del re si indurì. Aveva mandato Bontemps, il suo valletto, appositamente per fargli capire che quell'invito era obbligatorio, ma forse doveva aspettarselo. Filippo faceva quello che voleva nonostante tutto e tutti.
Non erano rari i suoi pazzi acquisti in vestiti od oggetti superflui, le sue scenate da primadonna nel bel mezzo delle sale, e la sua tendenza a non ascoltarlo minimamente nonostante fosse il re di Francia. Era stato cresciuto all'insegna del desiderio e del vizio: se voleva qualcosa bastava schioccare le dita, urlare o piangere ed ecco che lo otteneva.
-Non era trattabile- sibilò.
Enrichetta abbassò lo sguardo. -Si è seduto sul letto con una mia sottoveste, ha urlato e addirittura pianto perché c'era gente indesiderata-, non finì la frase ma il re la intuì comunque. Subito guardò Filippo di Lorena che stava beatamente parlando con dei nobili vicino alla grande vetrata. Avevano litigato o avrebbe visto il fratello al suo fianco pendere dalle labbra di quel nobile. Non gli piaceva, non era un segreto a Versailles, ma l'ultima volta che aveva provato ad allontanarlo dal fratello questo era andato da lui e gli aveva gettato addosso un vaso di cristallo italiano, per poi dare quasi fondo alle casse dello stato comprandosi vestiti e dando feste.
Enrichetta gli posò una mano sul braccio. Lo guardò con occhi dolci, riservati solo per lui. Filippo, suo marito, non li avrebbe mai visti. -Hai dato questa festa per divertirti. Non crucciarti con problemi. A loro ci penserai domani-
Luigi sospirò, un po' troppo forte poiché si accorse che alcuni nobili vicini sembrarono fissarlo, e annuì. Si, a suo fratello ci avrebbe pensato domani.
Con un cenno, più di ringraziamento che di saluto, si allontanò da Enrichetta venendo subito circondato da dame che altro non aspettavano di vederlo da solo per poterci parlare. Enrichetta sorrise velata: quanto erano stolte e cieche. Per Luigi c'erano solamente due donne: lei, Enrichetta d'Inghilterra che aveva dovuto sposarne il fratello, e Louise de la Vallière, colei che sviava l'attenzione delle dame da Luigi ed Enrichetta. Era bella, la stessa cognata doveva ammetterlo, con quei suoi morbidi capelli castani e quella pelle così bianca da essere invidiata da molte donne.
Si promise che quella stessa notte sarebbe andata nei suoi appartamenti, dopo la scenata del marito non voleva vederlo fino a domani pomeriggio inoltrato.

Luigi ascoltava quasi con noia le domande poste da quelle dame attorno a lui, e rispondeva con altrettanta lena. Elogiavano Versailles e il lavoro su cui stava investendo. Al re parve, se avessero mai cominciato ad aggiungere dettagli tecnici o sulla finanza, di parlare con i suoi ministri. Erano noiose nonostante cercassero in tutti i modi di nasconderlo con moine ed elogi. Osservava distratto la sala cercando di non far capire a quelle nobildonne quanto tediose fossero; la vide entrare. Era sicura sé, avvolta nell'abito rosso e camminava piano. Osservava la sala con sguardo alto e sorrideva serafica. Chi fosse lo sapeva, suo fratello gliela aveva presentata mesi fa quando a tutti i costi aveva voluto organizzare un ballo al Louvre.
-Mademoiselles, vogliate scusarmi- esordì cercando di essere il più cordiale possibile. Nessuna delle dame tentò di trattenerlo ma si vedeva benissimo quanto fossero infastidite.
Si aggirò nella stanza, parlò con alcuni suoi funzionari e le loro mogli, poi con altre dame. Non sapeva nemmeno perché lo stesse facendo, poteva benissimo avvicinarsi a quella donna e parlarci: dopotutto era il Re.
Nonostante tutto il tempo che ci mise, la vide sempre li, accanto al drappo rosso del tendone della finestra, che osservava distratta la sala.
-Non vi piace il ballo?- chiese non appena le fu vicino.
Lei si voltò sorridendo, vide i profondi occhi bruni luccicare. -Oh no, lo trovo divino. Ma vedete vostra moglie, la Regina, oggi si sente indisposta e non credo che divertirmi quando lei non ne è in grado possa essere considerato di buon costume-.
Luigi si guardò intorno: non si era nemmeno accorto che Maria Teresa d'Austria quella sera non si era presentata.
-Ma la regina non è qui e in quanto vostro re mi sentirei offeso, se non peggio, vedervi nascosta e non partecipare ad un ballo che aspetta solo voi-.
La dama rise di cuore portandosi una mano alla bocca -Se questi sono i vostri ordini altezza, posso dirvi che li accetto con gran gioia-.
Luigi sorrise. Françoise de Montespan era una di quelle dame carismatiche che difficilmente si trovavano. Non a Versailles per lo meno. Il fatto che poi fosse una dama di compagnia della moglie la rendeva una presenza quasi fantasma. Maria Teresa d'Austria raramente usciva dai suoi alloggi e pertanto le dame da compagnia rimanevano con lei chiuse tra quelle mura. Per Luigi era una donna noiosa.
Continuò a conversare con lei, forse troppo a lungo perché sia Enrichetta che Louise lo guardarono più di una volta tra una conversazione e l'altra.

Alexandre Bontemps reputava il suo lavoro di valletto come un privilegio divino. Tra migliaia di uomini il re aveva scelto proprio lui come confidente più fidato. Eseguiva il suo lavoro con irritante perfezione: ogni cosa doveva essere assolutamente svolta all'insegna della perfezione e la sia voce si riconosceva benissimo nelle sale. Alta, scandita e cristallina. Seguiva il re in tutto quello che faceva e ci parlava come pochissime persone, si contavano sulla dita di una sola mano, potevano fare.
Ma il re era il re e solitamente, anzi come una legge universale, ascoltava due volte su dieci.
Esattamente quelle sera quando esortarlo a raggiungere gli alloggi reali era sembrata una pessima idea a Luigi XIV.
-Andremo prima da mio fratello- esordì incamminandosi in direzione della sua scelta. Dietro di lui Bontemps si concesse di guardare per un lieve momento il soffitto finemente decorato ancora in fase di realizzazione. Il termine "parlare" non era propriamente corretto per i due fratelli: di certo parole come urla, insulti e maledizioni erano più consoni.
Poco prima di arrivare davanti alla porta volto di poco il viso non interrompendo però la camminata -Bontemps, non mi annuncerete a mio fratello stasera-.
Il valletto dietro di lui chinò il capo -Si, Altezza-.
Luigi avanzava. Avrebbe tanto voluto provare un senso di irritazione nei confronti del fratello ma non ci riusciva. Negli anni aveva dato fondo a tutte quelle sensazioni sgradevoli che poteva provare per Filippo e questo non faceva altro che aumentare la voglia di punirlo in qualche modo.
Si aspettava già di vederlo sdraiato nel letto, o peggio ancora per terra, a leggere un libro o a gettare uva tra le fiamme del camino cantilenando la sua noia sulla falsa riga di alcune canzoni che conosceva.
Entrò nella sua anticamera, ancora in fase di realizzazione come l'intera Versailles. Dalla porta semiaperta della camera di proiettava una lama di luce tremolante.
-E poi arriviamo, tieniti forte, al viola!-.
Luigi si fermò inclinando la testa quasi stupito da quella frase pronunciata dal fratello. Sentì una voce più bassa rispondere ma non capì né chi fosse né cosa disse.
Dalla porta semiaperta vide suo fratello che di muoveva compulsivamente avanti e indietro davanti al camino.
-Viola indaco. Il viola tendente al rosso, ma non lo trovo un colore degno di nota. Oh il viola del glicine è delicato ed è perfetto per le carnagioni chiari... ora che ci penso devo dire a mia moglie di prendersi un vestito di quel colore!- Luigi lo vide roteare gli occhi al cielo, appoggiandosi con un braccio al camino. Lo faceva spesso quando era pensieroso. -Se devi odiare un colore odia il viola melanzana. È orribile!-
"Ma che cosa sta facendo?!" Si chiese il re per poi rompere ogni indugio ed entrare nella camera.
Filippo lo guardò piuttosto sorpreso, Luigi XIV sorvolo su ciò che stava indossando quel preciso momento. Si concentrò sulla ragazza, una semplice sguattera a giudicare dai vestiti, seduta per terra. Non appena realizzò chi aveva davanti si mise in piedi talmente tanto velocemente da perdere l'equilibrio per qualche secondo. La ragazzina, che a detta del re non avrebbe avuto più di una ventina d'anni, chinò il capo; -Vostra altezza-
Luigi si soffermò sul volto. Era in penombra ma non sembrava una di quelle ragazze degne di nota. Anzi, l'avrebbe definita banale. Capelli raccolti in una crocchia disordinata, occhi spauriti e corpo dritto come un'asse di legno. ... O era la veste larga che lo faceva sembrare?
-Non sei venuto- si rivolse al fratello, anche per risposta incrociò le braccia.
-Non ero in vena di festeggiamenti- replicò. Poi indico quella ragazza di cui Luigi ignorava l'esistenza fino a qualche secondo fa -E ho trovato qualcosa di alternativo-
-Togliere ad una serva il proprio tempo per lavorare?-.
Minette, in disparte, non ci aveva pensato. Già si immaginava le lavate di capo del capo maggiordomo, il signor Boulé, se l'avesse vista tornare negli alloggia quell'ora tarda! Osservò il re di sottecchi: era rarissimo per persone come lei poterlo avere a qualche metro di distanza senza dover temere per la propria vita.
"Dovrei temerlo invece?" Si chiese. Dopotutto stava solamente ascoltando Monsieur in quell'assurda spiegazione. Ma davvero esistevano così tanti colori? A che cosa diamine servivano?
-Ma devi sempre farmi la morale?- sbottò il fratello delle incrociando le braccia. Poi si girò verso Minette. -Puoi andare-.
La ragazza fece un inchino e passando vicino al valletto  uscì dalla stanza. Si impose di camminare, ma non appena fu uscita dagli alloggi comincio a correre andando negli alloggi della servitù.
Luigi si voltò verso il fratello: -Non è una richiesta quando vieni invitato-.
Filippo rise: -Hai appena stravolto il significato stesso di 'invito'-.
Il re lo fissò severo, il pavimento in legno scricchiolò sotto i loro piedi.
-Avevo altro da fare Luigi. Ultimamente le tue feste sono sempre monotone- cercò di spiegarsi muovendo pigro una mano come per scacciare un fastidioso moscerino.
-A parlare con una sguattera?-.
-Ad allargare i suoi orizzonti, mon chère frère- puntualizzò Filippo sedendosi sulla poltrona in velluto verde. Vide per terra schegge di vetro e una macchia di vino. Osservò Luigi con scherno -E poi... ha un nome: Minette-.

   
 
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