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Autore: Kessi    27/07/2019    1 recensioni
"James Hunt, altrimenti detto Lo Schianto"
“Ricordati questo nome, crucco del cazzo”.
[...]
E’ il circuito più pericoloso del mondo. Hai il record della pista, sei l’unico ad aver percorso il Ring sotto i 7 minuti, ma con le previsioni meteo di domani, la pista diventerà inaccettabile.
Un vero suicidio e stavolta la percentuale di rischio va oltre il 20% e tu lo sai bene.
Non vuoi rischiare, non sei disposto a mettere in gioco la tua vita per la Formula 1.
Affacciato dalla finestra della tua camera d’hotel vedi le nuvole stagliarsi sul cielo della Germania, minacciose e cominciano a cadere le prime gocce d’acqua. Hai solo 26 anni e non vuoi morire così presto.
[...]
“Dico sul serio” continua “Pensi davvero che il tuo matrimonio andrà avanti? Ora che hai questo aspetto?”.
Alla domanda ti irrigidisci, punto nel vivo. E’ la tua stessa paura, lo stesso timore che hai avuto e che ancora hai. Come potrà amare un mostro? Lei ti ha rincuorato diverse volte, dimostrandoti anche che non le importa della faccia che hai ora, ma durerà?
“Anch’io dico sul serio” replichi duro “Vaffanculo”.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Hunt, Marlene Knaus, Niki Lauda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niki
 

 

Immagine di rush, f1, and niki lauda




 

Cerchi di non farti superare da quella maledetta auto inglese, maledetta tanto quanto il suo pilota, ma il biondo fa una manovra decisamente rischiosa ed infatti le ruote delle vostre rispettive auto si scontrano facendoti fare un testacoda.
Hunt ti supera mentre tu rimani bloccato a bordo pista, non riuscendo più a ripartire.

“Vaffanculo” gli urli, pur sapendo che non può sentirti.
Ti togli il casco e la mascherina che hai sotto, furioso.
Hai appena perso la gara.

 

Non appena finita la corsa, ti dirigi verso l’inglese. Sta festeggiando con lo champagne mentre bacia una ragazza. 
Il solito donnaiolo
Ti ritrovi a pensare per un attimo a quanto sia diverso da te. Bello, alto, attorniato da ragazze e propenso al rischio. Certo, non che tu non lo sia, ma non avresti mai fatto un azzardo simile come ha fatto lui. 
“Ehi, stronzo” lo chiami. 
Lui si gira, evidentemente infastidito dall’essere stato interrotto dai suoi festeggiamenti.
“Quella linea era mia. E anche la curva”.
Ride e ti fa salire il nervoso che già hai accumulato per aver perso. 
Non sei abituato a perdere. Tu sei sempre stato il migliore; certo, se non si contano gli ambiti sociali. In quello sei sempre stato un disastro.“Quale? Quella curva che volevi farti in retromarcia?” Ti schernisce.
“Quella manovra era assolutamente suicida! Se io non avessi frenato, ci saremmo ammazzati entrambi” ribadisci stizzito. Invece di ringraziarti per aver messo tanta prudenza ed avere salvato la vita a tutti e due, ti prende per il culo.
Che bastardo.
“Già ma non è successo grazie al tuo ottimo istinto di sopravvivenza” ride, ancora e ti prende in giro, di nuovo.
“Vaffanculo” gli fai il gesto col dito “Come ti chiami?”.
Questa volta è un signore basso e tarchiato a risponderti. Dev’essere il suo manager “James Simon Wallis Hunt, ricordatelo”.
“James Hunt, altrimenti detto lo schianto” interviene l’inglese.
“Ricordati questo nome, crucco del cazzo” aggiunge un suo amico.
Ma io sono austriaco, maledizione.
Non li fai nemmeno finire e ti volti a grandi falcate verso l’uscita. 
“Ma chi è?” senti dire da una voce femminile.
“Non ne ho idea. Sembra un topo, vero?”.
Sbuffi, infastidito e sconsolato mentre ti dirigi verso la tua auto. 

Topo

Ti hanno sempre chiamato e preso in giro per il tuo aspetto, per i tuoi denti sporgenti, ma a te non è mai importato. Tu sei sempre stato migliore di loro, superiore alle loro offese banali e scontate. Certo, ti sei sempre difeso, per lo meno verbalmente, con parole taglienti, più taglienti del ghiaccio e questo perchè sei più intelligente di tutti loro. 
Hai il tuo modo di vedere le cose, di vedere il mondo. Sei freddo, calcolatore e determinato.
Il tuo obiettivo è diventare campione del mondo e non importa quanta fatica ci vorrà, ma ci riuscirai, ne sei sicuro.
Con lo sguardo nello specchietto retrovisore, vedi ancora quel dannato inglese e ti auguri di non doverlo mai più incontrare nella tua vita.


 
L’inglese che ti eri augurato anni prima di non dover più rivedere, è diventato il tuo rivale - nonchè l’unico che riesca a starti dietro- del campionato di Formula 1. 
Corsa dopo corsa, ti è sempre stato col fiato sul collo ed in qualche occasione ha vinto.
Non sei comunque preoccupato. Sai di essere il pilota migliore e di sicuro sul lungo termine, rendi meglio di Hunt.
Lui si accende solo in momenti rari per poi spegnersi, come una meteora. 
E’ l’ultima corsa per vincere il titolo e sai bene che ti basta arrivare terzo per essere matematicamente campione del mondo.
Corri, sfrecci, superando avversari su avversari. Vedi Hunt con la sua MacLaren ferma a bordo pista, avvolta da una nuvola di fumo.
Ed è così che ce la fai, come sempre.
Quando sali sul podio, sei al settimo cielo. Prendi lo champagne e cominci a festeggiare, facendolo finire su tifosi e giornalisti che ti sorridono e ti acclamano. Buffo, tu non piaci a nessuno eppure in questo momento ti vedono come un eroe.
Con la corona d’alloro avvolta al collo, ti giri verso Marlene, la ragazza che avevi conosciuto qualche tempo fa in Italia e con cui ti eri divertito tanto insieme a quei due italiani chiassosi. Loro ti avevano riconosciuto subito, lei non sapeva nemmeno chi fossi. Credeva che tu fossi un tennista e così ti guardava incredula, mentre loro le dicevano che eri un pilota di Formula 1, della Ferrari.
Nonostante tu fossi un pilota professionista, continuavi a guidare con prudenza. 
D’altronde, non eri mica in un circuito. Andando più veloce, si sarebbe solamente alzata la percentuale di rischio.
Quando Marlene però aveva messo in dubbio le tue capacità, aggiungendo che non avevi nulla del classico pilota da corsa, non hai esitato un secondo. 
Hai subito cambiato marcia e hai cominciato a sfrecciare con la Lancia tra le strada di campagna, con gli italiani dietro estasiati “E’ Niki Lauda!” urlavano alle auto che superavi, e la donna all’inizio era spaventata ma poi sorrideva sorpresa e compiaciuta.
Ed è così che iniziata la vostra relazione, quasi per gioco, anche perchè non pensavi assolutamente di avere una singola chance con una ragazza del genere. Insomma, lei era davvero bella, sexy e tu eri solo un austriaco, un pilota che, seppur bravo, non eri al livello di Hunt in quanto a bellezza e sebbene tu puntassi su altro, sapevi che le persone guardavano sempre prima l’aspetto rispetto ad altre caratteristiche fisiche. Questo però non è valso per Marlene, che è riuscita ad andare oltre l’austriaco minuto coi denti da topo.
“Allora? Assomiglio o no a un pilota da corsa?” le chiedi sorridendole, richiamando quella giornata.
Lei ti sorride con gli occhi pieni di amore e ti bacia davanti a tutti. Inevitabilmente i giornalisti cominciano a scattare foto all’impazzata. Evidentemente pensavano che tu saresti rimasto solo a vita. Non è un pensiero infondato, comunque. Tu, così serio e solitario, così concentrato sul tuo lavoro e ad essere il migliore…
 
E’ la sera prima della gara che si terrà sul circuito di Nurbrurgring Nordschleife soprannominato “Il cimitero”.
C’è un motivo ben preciso se viene chiamato in questo modo. 
E’ il circuito più pericoloso del mondo. Hai il record della pista, sei l’unico ad aver percorso il Ring sotto i 7 minuti, ma con le previsioni meteo di domani, la pista diventerà inaccettabile.
Un vero suicidio e stavolta la percentuale di rischio va oltre il 20% e tu lo sai bene. 
Non vuoi rischiare, non sei disposto a mettere in gioco la tua vita per la Formula 1.
Affacciato dalla finestra della tua camera d’hotel vedi le nuvole stagliarsi sul cielo della Germania, minacciose e cominciano a cadere le prime gocce d’acqua. 
Troppo rischioso. La tua mente si mette inevitabilmente a calcolare statisticamente il rischio in gioco e questa volta siamo al 50%. Totalmente inammissibile.
“Niki”.
Una voce ti risveglia dai tuoi pensieri bui. Ti giri e vedi Marlene dietro di te.
“Cosa c’è?” ti chiede ancora, non avendo ricevuto risposta da te.
Lei ti conosce bene. Sa quanto sei sempre preoccupato prima di una gara, ma stasera è diverso. Questo non è un circuito normale, è il più pericoloso del mondo. Per contare i piloti che hanno perso la vita in mezzo a quelle curve mortali non bastano le dita di una mano.
Alzi le spalle “Piove e domani dovremo correre”.
Si avvicina a te, appoggiando una mano sulla tua spalla “E allora non farlo”.
Ridi sardonico “Non posso ma vorrei poter avere una scelta”.
“C’è sempre un’altra scelta”.
La guardi.
Vedi il suo volto preoccupato ma stavolta non puoi fare nulla per rincuorarla “Non c’è, non per me. Sono il campione del mondo, non posso tirarmi indietro.” le scosti una ciocca di capelli “ E poi” aggiungi sorridendo amaramente  “Sono il migliore pilota, ho io il record della pista” le dici ammiccante, riuscendo a strapparle un sorriso. 
“Niki…” una muta supplica. Riesci quasi a sentirla chiederti di non correre domani, ma non lo dice. Sa bene che per te correre è come respirare. Non te lo chiederebbe mai.
“Non puoi chiedere l’annullamento della gara?” chiede.
Ci avevi pensato ma non volevi passare come un codardo. Poi però guardi tua moglie e pensi che non ti importa passare per un codardo, non se a pensarlo sono quegli altri stronzi.
“Proverò” le prometti tacitamente e poi fai un passo verso di lei, abbracciandola.
Sei freddo, un computer agli occhi degli altri, ma non con lei.
Con lei sei solo Niki.
Lei ti abbraccia, stringendoti a sè. Ti bacia e finite per fare l’amore ma durante quei momenti senti quanto è disperata, come se fosse l’ultima volta che potesse farlo e questo ti fa venire i brividi.
Hai solo 26 anni e non vuoi morire così presto.

 
1 Agosto 1976
 
Il momento della fatidica gara è arrivato.
Eri già nervoso ancor prima di mettere piede nella sala dove si sarebbe tenuta la conferenza dei piloti.
Un tuo fan aveva chiesto un autografo, pregandoti di mettere anche la data, perchè “potrebbe essere la tua ultima corsa”. L’avevi fulminato con lo sguardo e te ne eri andato.
Come ti aveva suggerito Marlene la sera precedente, hai chiesto agli altri piloti l’annullamento della corsa ma purtroppo nessuno ha accettato, forse anche perchè influenzati da Hunt.
“Ha solo paura” aveva borbottato qualcuno in sala conferenze.
“Chi è lo stronzo che l’ha detto?” avevi urlato. Ti eri sentito punto nel vivo ma era vero.
“Certo che ho paura.” avevi sbottato “Come tutti voi. Ogni volta che salgo in macchina, io accetto il 20% di probabilità di morire e mi sta bene, ma neanche un punto di più. E oggi con la pioggia, il rischio è maggiore”.
Nessuno però ti ha dato ascolto e così ora sei qui, nella tua monoposto quando mancano solo 10 secondi dall’inizio.
Vedi Hunt che ti affianca e vi scambiate uno sguardo reciproco.
E’ uno stronzo, è vero, ma c’è reciproco rispetto tra voi. Le battute sprezzanti prima e dopo la gara sono un silenzioso rituale.
I semafori diventano verdi e cominciate a sfrecciare per il circuito.
La tua gara comincia male, la scelta di tenere le gomme da bagnato si è rivelata errata. Creano troppo attrito con l’asfalto ormai asciutto, facendoti andare lentissimo.
Ti fermi, così come James, ai box per cambiare le gomme ma al momento di ripartire uno stronzo ti blocca il passaggio.
Sei furioso.
Non puoi assolutamente perdere questa gara e così torni in pista, ripartendo a tutta velocità per recuperare gli altri piloti che sono troppo davanti a te.
Curva dopo curva passi avanti a tutti ma quando sei ormai sicuro di star recuperando terreno, senti un rumore sospetto.
E’ una frazione di secondo.
Ti ritrovi sbattuto contro il guard rail della pista. 
L’impatto è violentissimo e ti fa sbalzare via il casco.
Fai un testacoda e la tua auto è ferma in mezzo al circuito, proprio poco dopo la curva. Devi sbrigarti a spostarti, sai che quello è un angolo cieco, ma non fai nemmeno in tempo a finire il pensiero che un altro veicolo ti viene addosso.
Ed è qui che accade il peggio.
La tua auto prende fuoco. Nemmeno ti accorgi che qualcun altro ti è venuto addosso, non riuscendo a evitare l’impatto.
Sei avvolto dalle fiamme che ti stanno letteralmente bruciando vivo.
“Niki!” urla qualcuno. Non riesci nemmeno a vedere chi sia, le fiamme sono troppe alte e gli occhi ti lacrimano troppo.
“Dobbiamo tirarlo fuori! Dobbiamo tirarlo fuori” dice ancora. E’ un italiano.
Qualcuno armeggia con la tua cintura ma non riesce a slegarti.
“Aiuto! Tiratemi fuori!”.
La tua richiesta però non viene accolta subito. Non riescono a tirarti fuori da quell’inferno.
Inali inevitabilmente il fumo che ti fa bruciare la gola, come se ti avessero infilato un tubo incandescente in bocca.
“Venite, presto!” senti qualcuno dire ma ormai ti è difficile rimanere cosciente.
Avverti solo delle braccia che ti tirano fuori di peso dall’auto e poi chiudi gli occhi, finendo in un oblio senza luce.
 
Sei in ospedale ormai da due settimane.
Il dolore è una costante in questi giorni e non lo sopporti più. Vorresti solo non aver mai messo piede in quel maledetto circuito di 174 curve.
Non ti sei ancora guardato allo specchio ma i medici ti hanno riferito che hai riportato delle ustioni di terzo grado al volto.
Non sei un medico ma sei abbastanza intelligente da sapere che delle ustioni del genere sono molto gravi.
Mentre ti cambiano le bende, vedi alla tv la Formula 1 e quel bastardo di Hunt continua a vincere. 
Maledetto, si sta approfittando della mia assenza per riguadagnare terreno.
Il tuo flusso di pensieri viene interrotto quando un’infermiera ti toglie malamente una benda che era rimasta appiccicata alla tua fronte, facendoti urlare dal dolore e facendoti maledire tutti quanti in quel dannato ospedale.
“Signor Lauda” ti dice un medico “Dobbiamo liberare i polmoni. Cominceremo la procedura al più presto. Non sarà piacevole” ti avverte.
Come se ci fosse qualcosa di piacevole in tutto questo, ribatti mentalmente. Non hai le forze di parlare, nè la voglia.
“Inoltre dovremo praticare un intervento di chirurgia plastica. Per coprire le ustioni” chiarisce.
“Fatemi vedere”. 
Ed è così la prima volta che ti vedi allo specchio.
Non riesci a crederci.
Sei un mostro. 
Non che prima fossi uno schianto ma ora sei davvero tremendo. Il tuo volto è tumefatto, pieno di croste. Riesci a vedere la pelle che cade, come se si stesse sciogliendo.
Il medico ti dà una lieve pacca sulla spalla “Mi dispiace. Cercheremo di fare tutto il possibile”.
“Fatelo, allora” ribatti, stringendo i denti e distogliendo lo sguardo da quella vista orrenda, da quello che una volta era il tuo viso.
Il medico annuisce per poi andarsene.
 
Alcuni giorni dopo, hanno eseguito l’operazione di chirurgia plastica, prendendoti metà della pelle della coscia per metterterla in faccia.
Ti sei visto solo una volta senza bende e con rammarico la tua situazione non è migliorata.
“Deve avere pazienza” aveva detto il medico “Col tempo migliorerà”.
Sai bene però che il tempo non servirà. E’ troppo brutto perchè il tempo possa migliorare le cose.
Qualche ora dopo Marlene entra in stanza.
Ti hanno lasciato senza bende per la prima volta, per far respirare la pelle dopo l'intervento. Noti che è solo ora che ti vede senza fasciaturee sei pietrificato.
Come potrà ancora guardarti in faccia?
“Niki” ti chiama, ma la vedi che soppesa le tue ferite sul volto.
La guardi per un secondo per poi girarti dall’altra parte. 
Tu non sei mai stato insicuro ma adesso ti senti un pò smarrito.
“Niki, guardami” ti dice ancora.
Ed è così che ti volti verso di lei. Ti sta sorridendo amaramente ma si avvicina a te e ti prende la mano.
“Sono un mostro” ribatti, duro “Come potrai guardarmi ancora, ora che ho questa faccia?”.
“Non ha importanza. Mi sono innamorata di te non solo per l’aspetto ma perchè sei intelligente, determinato, sicuro di te in qualsiasi cosa.” Sorride “E poi non ti serve una faccia per guidare ma solo il piede destro”.
Alzi gli occhi verso di lei, che finora avevi tenuto verso il basso “Grazie” le dici, sinceramente.
Avevi bisogno di sentire queste parole, specie da lei.
“Ti amo, Niki” e poi fa qualcosa che non ti saresti mai aspettato. Ti bacia, piano.
Allora non mentiva. Davvero non ti trova ripugnante.
“Anche io”.
 
Sei al gran premio di Monza, in Italia. I medici ti hanno sconsigliato vivamente di tornare già in pista ma tu non hai dato loro ascolto.
Vuoi farla vedere a chi ti dava già per finito, primo tra tutti a Enzo Ferrari che aveva trovato un tuo rimpiazzo ancor prima che arrivassi in ospedale.
Mentre studi le ultime modifiche tecniche al casco che dovrai portare, facendo togliere l’imbottitura in alcune parti per far sì che non raschi sulle ferite, senti una voce familiare chiamarti.
“Niki!”.
Ti giri e vedi James sorridente. E’ felice di rivederti.
Clay lo guarda truce ma poi si sposta per farlo passare, rimanendo comunque dietro di te.
Non appena ti guarda però, il sorriso gli muore subito. Le ue ferite sono ancora da rimarginare e hai un aspetto tremendo.
“E’ tanto brutto, eh?”.
Lui mente, dicendoti di no. Che bugiardo. Sei orribile. La pelle ancora tumefatta, l’orecchio destro non c’è praticamente più.
Blatera qualche frase di scusa, poi dice che si sente responsabile per il tuo incidente. 
Tu non gli propini invece una dolce bugia ma gli sputi in faccia la verità, come hai sempre fatto con tutti. Lui è responsabile di ciò che ti è accaduto in Germania.
Se non avesse insistito, la gara non si sarebbe corsa e tu saresti illeso, con la tua faccia di sempre, invece ora sei sfigurato e lo rimarrai per tutta la vita.
Aggiungi però che è anche merito suo se oggi sei tornato a gareggiare, poi te ne vai verso la sala conferenze.
Tutti i giornalisti non aspettavano altro che questo momento. Ti scattano foto, vedi le telecamere puntate sul tuo viso e devi metterci tutta la tua forza di volontà per non girarti dall’altra parte come avevi fatto con Marlene all’inizio. Non sei mai stato amante delle riprese, hai sempre voluto tenerti lontano dai riflettori e adesso lo sei ancora di più ma non puoi sottrarti. E’ il prezzo da pagare per essere famoso.
Nonostante i giornalisti abbiano gli occhi tutti puntati su di te, sono timorosi e nessuno osa fare una sola domanda. Sono spaventati, spaventati dall’aspetto che hai ora. 
Fai un cenno e così uno dei giornalisti comincia a farti domande.
“Niki, come ti senti?”
“Bene” rispondi pragmatico anche se è una mezza verità. Ti senti pronto, ma lo sei davvero?
Non vedi ancora benissimo, hai ancora le palpebre gonfie per via dell’intervento subito.
“Niki, puoi dirci le operazioni che hai subito e le aspettative di recupero?”.
“Certo. Mi hanno fatto un intervento di chirurgia plastica, mettendomi praticamente mezza coscia sulla mia faccia. Però c’è un vantaggio inatteso. La pelle trapiantata non traspira, quindi non mi andrà mai più il sudore negli occhi, il che è un bene per un pilota”.
Con la coda dell’occhio riesci a scorgere James, infondo alla sala. Non si fa avanti. Evidentemente si sente davvero in colpa. Lo vedi sorridere comunque quando fai dell’autoironia su te stesso e anche tutti i giornalisti sorridono alla tua battuta. 
Sono felici di vedere che sei il solito Niki Lauda, il campione con il carattere schietto che non si fa problemi a dire le cose come stanno.
“La Ferrari ha già preso un sostituto. Carlos Reutmann” si azzarda a dire un giornalista italiano.
“Sì e l’ha fatto prima ancora che io arrivassi in ospedale”.
“E oggi correrà anche Reutmann?”.
“Sì ed è ansioso di stupire” rispondi “Vediamo in che posizione finisce Reutmann e dove finisco io oggi” aggiungi. Puoi batterlo o almeno, avresti potuto prima.
“Pensi ancora di poter vincere?”.
“Certo. Ho l’auto migliore e forse sono il pilota migliore”. Aggiungi il forse perchè non sai se lo sarai ancora. Riuscirai ad essere il Niki Lauda che eri prima dell’incidente? O forse Enzo Ferrari aveva ragione?
“E cosa ha detto tua moglie quando ha visto la tua faccia?” chiede un  giornalista dai capelli lunghi e neri. Lo riconosci perchè aveva fatto diverse interviste a James.
Ti irrigidisci a quella domanda ma poi sorridi leggermente, ricordando le parole di Marlene “Ha detto Amore non ti serve una faccia per guidare. Ti basta il piede destro”.
Tutta la sala ride alla tua battuta ma è davvero quello che ti ha detto poco dopo l’intervento. 
“Dico sul serio” continua “Pensi davvero che il tuo matrimonio andrà avanti? Ora che hai questo aspetto?”.
Alla domanda ti irrigidisci, punto nel vivo; forse perchè ha toccato un nervo scoperto. E’ la tua stessa paura, lo stesso timore che hai avuto e che ancora hai. Come potrà amare un mostro? Lei ti ha rincuorato diverse volte, dimostrandoti anche che non le importa della faccia che hai ora, ma durerà?
Noti anche Hunt che lo fulmina con lo sguardo, come se avessero fatto una domanda tanto scomoda a lui e non a te. 
“Anch’io dico sul serio” replichi duro “Vaffanculo” gli dici puntandogli il dito contro “La conferenza è finita”. 
Ti avvii a grandi falcate fuori dalla sala, furioso.
I giornalisti sono stronzi, la peggior razza che possa esistere ma oggi hanno davvero passato il segno.
Esci fuori, al sole e fai un respiro profondo.
Tua moglie ti affianca, silenziosa ma poi ti chiede se va tutto bene.
Non le rispondi subito, non sai se confidarle cosa era appena successo ma poi le parole ti escono dalla bocca come un fiume incontrollato “Un tizio mi ha chiesto in  conferenza stampa se penso seriamente che il mio matrimonio continuerà ora che ho questa faccia” e ti indichi.
Vedi Marlene sgranare gli occhi. Anche lei è colpita dalla domanda.
“E tu cosa gli hai detto?”.
“Di andare a fanculo”. 
Lei ti sorride “Non avevo dubbi”.
“Marlene…” le sussurri, timoroso.
Ti prende la mano “Non avrai tu dei dubbi invece?” dice guardandoti negli occhi. 
Il suo sguardo è preoccupato ma non c’è la minima traccia di pietà o timore come avevano tutti in quella stanza. Lei davvero ti vede ancora come il ragazzo che ha conosciuto in Italia.
“Non sei obbligata a stare con me. Infondo, siamo sposati da soli 134 giorni” rispondi ma senza incrociare il suo sguardo.
“Hai fatto ora il calcolo dei giorni?” ridacchia “Vuoi lasciarmi?” ti chiede ma sa che non era quello a cui ti riferivi.
“Sono ripugnante. Quando la gente mi guarda, non riesce a farlo per più di tre secondi”.
“E allora che guardino qualcun altro” risponde lei, dura e fredda. Ha preso molte caratteristiche da te, compreso il fatto di rispondere duramente e di avere un carattere forte. Non che prima non lo avesse ma era più timorosa di ciò che avrebbero pensato gli altri, ora non più.
“Dico sul serio. Non voglio intrappolarti. Non devi stare con me perchè ti faccio pena o perchè ti senti obbligata”.
“Niki, non mi interessa” ti blocca subito “Non mi interessa della faccia che hai ora. Per me sei e rimarrai sempre il ragazzo un pò strano che ho conosciuto in Italia. Non mi importa del tuo aspetto, tu sei molto più di questo, lo sai bene”.
Rimani colpito dalle sue parole. Tra di voi non ci sono mai state frasi così profonde nè smancerie di alcun genere.
Finalmente la guardi e vedi il suo viso sicuro di ciò che ha appena detto.
Ti dà un bacio veloce, mettendoti delicatamente il suo braccio intorno al collo. 
“E ora vai e vinci il Premio”.
E’ sicura che tu lo possa vincere, non ha alcun dubbio, al contrario d te.
“Ci proverò” le prometti e ti sembra la promessa che le avevi fatto la sera prima del tuo incidente e un brivido ti percorre la schiena.
Mentre ti avvii verso i box vedi il giornalista che ti aveva fatto quella domanda del cazzo. Ha assistito alla scena tra te e tua moglie perchè è stupefatto. Lo vedi andare via, con un fazzoletto bianco intorno al naso e tutto il volto tumefatto. Qualcuno deve averlo preso a pugni, proprio in faccia.
 
Dopo esserti vestito ed esserti messo la tuta rossa, scorgi James a due passi da te.
Vedi che si sta pulendo le mani con uno straccio. Ha le nocche graffiate, come se avesse fatto a botte.
Ti viene in mente il giornalista.
“Hai già fatto una rissa con l’ennesimo marito geloso?” gli chiedi, mentre afferri il casco che il tuo team manager ti stava porgendo.
“Ti piacerebbe” risponde sarcastico “Ho solo preso a pugni quello stronzo di giornalista” dice, confermando la tua tesi.
Sei sorpreso. Che gli importa?
“Perchè l’hai fatto?”.
“Beh era un vero stronzo”.
“Non pensavo ti importasse tanto. Infondo, è con me che ce l’aveva”.
“Appunto. Ma nessuno può permettersi di fare domande così bastarde a te, solo io posso essere così stronzo con te”.
Ed è in quel momento che capisci che tu e James siete molto più che semplici rivali in pista.
Siete amici. Vi rispettate.
Lui ti rispetta e ciò che ha fatto è la più grande dimostrazione che potesse mai fare.
Il suo chiamarti “topolino”, il suo schernirti in conferenza stampa non è altro che una dimostrazione di affetto. Ci tiene davvero a te e comunque a modo tuo, anche tu tieni a lui.
“Grazie” gli rispondi solamente, sincero.
“Figurati, ma non abituarti troppo.”.
“Non c’è pericolo”.
Ti avvii verso l’auto, mettendoti i guanti e con molta delicatezza il casco.
“Ehi, Niki”.
Ti giri verso di lui “Buona fortuna”.
Annuisci “Anche a te, James”.
 
Sei seduto sulla tua Ferrari. Il cielo è sereno, non c’è una sola nuvola ad ostruirti la visuale eppure mai come oggi hai la vista offuscata.
Non vedi quasi le auto che sono davanti a te. 
Forse era davvero troppo presto per tornare e il pensiero di non essere più il numero 1 ti attanaglia e ti contorce lo stomaco.
Cosa potrai fare se non riesci più a correre in macchina?
Mentre sei immerso in questi pensieri, le due monoposto che erano davanti a te, si toccano e tu miracolosamente riesci a passare in mezzo.
Senti le urla della gente, estasiate da ciò che hai appena fatto.
Ed è in quel momento che la vista ti ritorna, riuscendo finalmente a vedere bene il tracciato che stai percorrendo.
Riesci a superare così numerose vetture e ti senti rinvigorito.
L’adrenalina ti scorre in corpo e dietro il casco, sorridi. 
Sorridi perchè hai ritrovato la solita sicurezza che hai in gara, ogni traccia di timore è ora svanita.
Davanti a te si staglia Reutmann con la sua Ferrari, esattamente come la tua.
Lui però non è in grado di guidarla come te e così lo superi facilmente, riprendendoti la tua piccola rivincita, facendo vedere a quello stronzo del Commendatore che tu sei ancora qui, sei ancora in grado di essere il campione del mondo.
Ed è così che arrivi quarto.
Forse uno dei tuoi ultimi peggiori piazzamenti ma per te, oggi, è un buon risultato e deve pensarla così anche tutta la gente che stava assistendo alla gara.
Vedi una massa di persone venire verso di te e non appena ti togli il casco, ti prendono e ti sollevano, come se avessi appena salvato il mondo, come se fossi un fottuto super erore.
Non ti piace la gente, non ti è mai piaciuta, eppure adesso non puoi fare a meno di sorridere di fronte alla manifestazione di affetto che la gente sta dimostrando nei tuoi confronti e nessuno ora sta badando al tuo aspetto. Ti stanno solo acclamando, come se fossi arrivato prima e non quarto. Sono contenti di riavere il loro Lauda, il loro campione.
Marlene dai box ti manda un bacio e tu le sorridi.
Aveva ragione.
Non ti serve un bell’aspetto per guidare. 
Ti basta il piede destro.
E mentre la folla ti porta in giro per il bordo della pista, tu sei sicuro di potercela fare.
Puoi riconfermarti campione del mondo.
Sei Niki Lauda, il pilota di Formula 1 che sta per riconfermare il titolo.
Sei il pilota migliore e questo nessun incidente, nessun incendio, potrà mai cambiarlo.



Note: Ho visto Rush e sono rimasta totalmente ossessionata dal film, dalla bravura degli attori (specialmente di Daniel che ha dovuto persino prendere l'accento austriaco) e dalla colonna sonora.
Un film stupendo.
Il risultato sono 10 pagine di word, in cui ho riassunto i pensieri di Niki Lauda. Non so, spero di averli resi verosimili, Niki è davvero una persona difficile in cui immedesimarsi e l'attore ci è riuscito benissimo.
Spero sia venuta minimamente accettabile.
Era da secoli che non scrivevo una FF comunque.

Grazie a chiunque voglia/lascerà una recensione!
Franci

 
  
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