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Autore: maryjay    27/07/2019    2 recensioni
Una breve favola scritta di getto sul valore delle cose (e non solo).
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta un bellissimo vaso di cristallo, perfetto nella forma e in ogni sua sfaccettatura. Questo vaso era stato realizzato con il miglior cristallo in circolazione; alcuni vociferavano che in realtà fosse un vaso di diamante, tanto era sfavillante in tutto il suo splendore.
Questo vaso, oltre ad essere molto bello, era anche molto pesante, non era sottile come un bicchierino da bar: no signori miei, questo vaso era spesso, possente e molto pesante, ed alloggiava ben posizionato, nel ripiano più robusto di una bottega.
Questo vaso però, era molto triste; sospirante e con lo sguardo spesso basso, ispirava incredulità negli altri articoli della bottega. La teiera sovente sussurrava alla comare brocca: “Che problemi ha, è più bello di tutti noi, dovrebbe vantarsene e invece che fa? Si rattrista?”
“Non saprei”- rispose la brocca- “Io al posto suo starei sempre ad ammirarmi dinanzi allo specchio!”
Il vaso era triste poiché accadeva che, quasi ogni giorno, un acquirente diverso, entrando nella bottega, venisse colpito, anzi rapito dalla sua bellezza, e con gli occhi spalancati si avvicinasse a esso, lo prendesse con entrambe le mani e cominciasse ad osservarlo, sempre più ammaliato.
Poi però, non appena l’aspirante compratore di turno chiedeva il prezzo al bottegaio, subito mutava espressione, e mostrando improvviso distacco e disinteresse, trovava prontamente una scusa:
“Non pensavo fosse così caro”- oppure “Non si potrebbe avere uno sconto?” -o ancora- “Per la manifattura impeccabile ne varrebbe anche il prezzo, ma è troppo pesante!” -finendo così per lasciarlo ogni volta lì sul banco vicino alla cassa, da dove ogni volta il bottegaio lo riprendeva per riporlo sul ripiano più robusto.
Un giorno, mentre il bottegaio si accingeva a ripetere la medesima azione, il vaso, sorretto fra le sue mani, scoppiò a piangere: “Che cos’ho che non và?”- Singhiozzò disperato.
L’uomo lo guardò con dolcezza, lo poggiò delicatamente sul tavolo, prese una sedia e si sedette di fronte:
“Tu non hai niente che non vada, anzi. Sei un oggetto raro e prezioso, e come tale, tutti ti ammirano, ma solo pochi possono comprendere il tuo vero valore.”
“Ma a cosa serve essere così preziosi se ogni acquirente sembra scappare via da me, abbandonandomi non appena viene a conoscenza del mio prezzo?”
 “Mio caro vaso, devi ritenerti fortunato! Il tuo prezzo elevato, che ben meriti, distoglie per tua fortuna persone che non sarebbero in grado di apprezzare il tuo valore. Cosa sarebbe accaduto se ti avesse acquistato quel locandiere alticcio l’altro ieri? Ti avrebbe riempito di vino scadente? E se ti avesse acquistato quel vecchio taccagno? Ti avrebbe gettato dopo poco in una soffitta fra ragnatele e ratti? Una moltitudine di persone non è disposta a spendere, né a investire, né tantomeno ad apprezzare davvero gli altri. Arriverà, un giorno, un acquirente capace di comprendere pienamente la luce che emani da ogni tua singola sfaccettatura, ed allora, solo allora, sarai considerato per ciò che sei veramente.”
 
Tanta gente non è disposta a spendere, né a investire, tempo o denaro che sia, oppure di fronte a qualcosa che non sia alla loro altezza, trova la prima scusa per correr via, spesso screditando l’altro oggetto (o persona), scaricando su di esso la propria piccolezza.
Quindi, mio caro vaso, o mia cara ragazza, o ragazzo, se sei abituato ad investire nei tuoi progetti e nei tuoi obiettivi, non lasciarti deprimere dall’insicurezza del primo “acquirente”, ma pensa e dai giusto peso al tuo valore.   
 
  
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