Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: ok_keiladave    27/07/2019    0 recensioni
La domanda che in tutti questi anni, mi sono nuovamente e ripetutamente posta a proposito delle Cronache di Narnia e al suo autore è stata:"perché? Perché Lewis c'è l'aveva tanto con le donne adulte?". Che dire, ho inventato il mio motivo, la mia mente ha viaggiato e ha rimediato a una causa, forse ragionevole, in stile fanfiction, romanzando un po' la vita del nostro amato scrittore, un po' per spiegare: "tutta questa magia da dove è sbucata?"
*
"Ed Edmund, dopo l'iniziale sgomento, volle davvero vergognarsi di cosa provava e cercò di far trasparire dal suo volto della sincera preoccupazione. Fallì miseramente nel tentativo, il suo volto era contratto in una smorfia indecifrabile. Ma, per una volta, si disse, al diavolo la sua coscienza a forma della voce di Susan e Lucy, si permise di fare due salti di gioia, al chiuso, nel bagno della scuola."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Aslan, Eustachio Scrubb, Famiglia Pevensie
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Hey, Edmund! -

Scocciato il ragazzino di seconda, si girò verso la fastidiosa voce che l'ebbe chiamato nel mezzo del corridoio.

- Un uccellino mi ha informato che da quest'anno avremo una nuova Pevensie tra le prime... Edmund, non capisco perché non me ne hai parlato... Sono o non sono uno dei tuoi più grandi amici? -

In tutta risposta, Pevensie III rivolse a quella voce uno sguardo colmo di disgusto che fu subito ricambiato da un ghigno mellifluo. Oh, quando facevano così le persone, gli ricordavano tristemente quel pallone gonfiato e pure viziato di suo cugino Eustachio. Lo stesso Eustachio Smithy a cui piace collezionare insetti e farteli ritrovare sotto il tuo cuscino, di notte. 
Ed Edmund cercò davvero di non badare all'intento di quel suo compagno di classe che non voleva altro che infastidirlo; però senza accorgersene nemmeno ringhiò, proprio come un cane quando inizia a mangiare e viene ripetutamente disturbato da quella sua importantissima azione. Bè, ma com'è che si dice? Toccatemi il mio... Ed io vi riduco in polpettine. 
Erano quasi giunte al termine le lezioni di quella giornata e gli studenti si trovavano a zonzo, in giro per la scuola. Le ragazze da una parte, i ragazzi da un'altra, condividevano solo lo stesso cortile e la stessa mensa.

- Hey Theodore, sai, un uccellino mi ha informato che se non smetterai di puntare gli occhi su Lucy, non penso che concluderai quest'anno scolastico con tutte e due le gambe - chiarì subito, senza giri di parole. Si era ripromesso che chiunque avesse solo tentato di fare del male a sua sorella Lucy, sì, poteva utilizzare la temibile minaccia (e pure peggio), sempre se fosse stato necessario. Si pregò mentalmente di non colpire quella faccia di schiaffi e di tenere per sé le imprecazioni.

- O cosa mi farai, principino dei miei stivali? Chiamerai la tua combriccola del club di scacchi? Ordinerai a tuo fratello di squarciarmi la gola? O dirai a tua sorella di spedirmi dal preside? Chiamerai la tua tutrice... Aspetta, com'è che si chiama? Anne, giusto? -

Edmund non voleva davvero cacciarsi nei guai, o almeno, non di nuovo; o beh, dopo sarebbe stato un ottimo a rigor di logica (tanto per imitare la vocetta stridula di Susan, anziché darle ragione) se la gente gli avesse affibbiato il titolo che suo fratello, per anni, aveva ricoperto in quanto ottuso come pietra, attaccabrighe dagli ideali d'oro, aggressivo e, per concludere, impavido. Re Magnifico Impavido, sì, era questo l'appellativo per una testa calda come quella di suo fratello, ormai. Per una sola rissa, accaduta pure due anni fa. Era vero che Peter aveva i suoi scatti, spesso risultava alquanto immaturo per i suoi diciotto anni e succedevano fin troppo di solito i famigerati cinque minuti, ma aveva reato di una semplice rissa, anche se causata da un motivo più che futile e conseguenze di entrambi gli occhi viola. E naso e labbro rotto, guance graffiate e gambe traballanti. 
Ad Edmund uno scenario del genere metteva i brividi solo a pensare di applicarlo a sé stesso. E poi, già che ci rifletteva, a lui, l'appellativo Re Magnifico Impavido non gli stava per nulla bene, a dire il vero stonava con la sua persona così furba, così sveglia e cento mila volte più loquace di Peter.

- Non sono qui per perdere tempo con te, Theodore. Ho altre cose più importanti da sbrigare che non riguardano, ovviamente, schiaffeggiare un pesce lesso come te. E comunque se ti piace tanto divertirti con i più piccoli, divertiti pure con te stesso - proferì, non fregandosi molto se in quel momento avesse usato un termine che Anne avrebbe trovato non appropriato. E Pevensie III aveva una buona memoria dell'ultima volta che aveva usato quel tipo di linguaggio in sua presenza: i tre mesi estivi di castigo, segregato in casa senza alcun svago, a farsi compiti extra che non riguardavano nemmeno i suoi normali studi. Bè, mica riguardava solo il fatto di aver utilizzato parole sconce per cui la sua tutrice aveva deciso di punirlo...

Sembrava che Theodore lo volesse colpire con uno di quei pugni che ti rovinano il bel visino per due settimane; ma semplicemente il bullo non riuscì a far niente, impalato com'era al suo posto. E fu qui che Edmund realizzò che non ci voleva nemmeno tanto per abbattere l'autostima di questo bulletto. 
Non pensi che siano già in crisi per comportarsi così? Pensi che non sappia che lo fanno per catturare quell'attenzione che non ricevono? È qui, il tranello: tu li ignori, loro si perdono. Tu reagisci con indifferenza, loro non riescono a risponderti. O forse lo fanno, o forse diventano ancora più crudeli e tu vendicandoti fai il loro gioco. Non devi dare loro il potere di conoscere la condizione delle loro parole o pugni su di te. Perché non saperlo li farà impazzire. E le parole di Anne nella sua mente rimbombarono come mai avevano fatto fin ora. Peccato che al tempo quelle parole non erano indirizzate a lui...

Poi, vedendo l'immobilità del bulletto, girò i tacchi e se ne andò con naturalezza, con un bel ghigno stampato in volto di chi ha messo finalmente a posto una persona che, sfortunatamente, gli stava sulle scatole da un po' di tempo.

Ecco una piccola vittoria, ecco di cosa sapeva questa sensazione di trionfo. E non aveva neppure cominciato! Il destino quel giorno non ne voleva sapere di smettere di sorridere, infatti riservava al terzo Pevensie qualcosa pure di migliore, di incredibile. I sogni di Edmund stavano infatti spiccando il volo proprio oggi...

L'uscita non era lontana, ma non appena ebbe varcato la soglia della grande entrata, una scena raccapricciante gli si presentò d'avanti agli occhi: il prof. Helpburn con una testa impregnata di sangue.

Fortunatamente era già arrivata l'ambulanza o per il prof. la situazione sarebbe decisamente peggiorata.

Ed Edmund, dopo l'iniziale sgomento, volle davvero vergognarsi di cosa provava e cercava davvero di far trasparire dal suo volto della sincera preoccupazione, ma, per una volta si disse, al diavolo la sua coscienza con la voce di Anne e Susan e Lucy, si permise di fare due salti di gioia nel bagno della scuola.

   
 
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