Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: saitoxlouise    28/07/2019    0 recensioni
Che cosa faresti se ti chiedessero di scegliere fra la carriera dei tuoi sogni e la persona dei tuoi sogni?
Che cosa faresti se la tua immagine sociale, i tuoi amici, la tua vita, fossero incompatibili con qualcuno che ami?
Come gestiresti i primi amori, le amicizie, gli scontri, le forti emozioni di quel periodo frenetico e caotico della nostra vita che chiamiamo adolescenza? Chi ci vive dentro, quando si accorge, non lo apprezza. Chi lo ha già vissuto, lo guarda come ad un ricordo lontano e dal sapore agrodolce. Chi deve ancora passarci, ne vedrà delle belle. A queste ed altre domande, proverò a dare le mie risposte attraverso gli occhi e il cuore di diversi personaggi di knb. Un intreccio interconnesso fra le storie di tutti noi, fonte di gioia e al contempo di sofferenza, che si chiama vita sociale.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shintarou Midorima, Sorpresa, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Di tutte le cose più insolite che potevano succedere, nessuno si sarebbe mai immaginato che quel sabato sarebbe accaduta proprio la più inpensabile, tant'è che all'inizio, non appena la coach annunciò pubblicamente che quel giorno si sarebbero dovuti riposare invece di allenarsi, in vista delle numerose amichevoli che avrebbero disputato nel giro di poche settimane, nella stanza del club di basket tutti i giocatori, capitano incluso, si guardarono intorno smarriti, come a cercare smentita negli altri di quanto avevano, sicuramente erroneamente, udito poc'anzi.
Ma, poichè sembrava che tutti avessero capito la stessa identica cosa, alla fine il team si abbandonò ad una sonora manifestazione di gioia. 
Kagami e Kuroko, senza ulteriore indugio, decisero di squagliarsela dall'istituto in fretta e furia, casomai Riko avesse cambiato idea, per dirigersi in sala giochi. Di studiare in una così bella giornata di fine aprile non se ne parlava nemmeno, e poi era da mesi che non avevano un po' di tempo libero.
"Invece di chiedere a me, avresti dovuto invitare Suzuki-san. Non è che per caso sei omosessuale?" Gli domandò pacatamente il celeste.
"Gwah, l-la vuoi smettere!?" reagì il rosso, nella maniera impacciata cui era solito comportarsi quando si parlava di Asia.
I due entrarono quindi nel locale, raggiunti poco dopo da buona parte della squadra. Erano davvero un gruppo affiatatissimo, con alcuni picchi di sinergie tra taluni soggetti quali Kuroko e Kagami, Furihata-Kawahara-Fukuda, Mitobe e Koganei, Izuki e Hyuuga, e ancora il triangolo Hyuuga-Kiyoshi-Riko. Probabilmente il fatto che trascorressero tutti i pomeriggi insieme per molte ore al giorno ad allenarsi come dannati aveva agito da catalizzatore nell'accrescere l'intesa fra i singoli membri del team. Ciascuno di loro, al di là di tutto, era veramente molto orgoglioso e felice di far parte della Seirin. Tant'è che, nel divertimento collettivo, dovuto allo stare insieme più che al luogo in cui lo stessero facendo, nessuno si accorse che ormai il sole stava per tramontare.
I primi a rincasare furono gli studenti del terzo anno, seguiti dai secondini. Taiga e Tetsuya, che pure quella sera avrebbero ospitato, a casa del primo si intenda, l'intera squadra, se ne andarono per ultimi, dato che, a differenza degli altri, avrebbero recuperato tempo dirigendosi direttamente verso la casa di Kagami, mentre gli altri sarebbero passati ognuno da casa propria per prepararsi. Non era appunto il caso di Kuroko, che ormai, soprattutto il  week end, praticamente era un coinquilino di Kagami.
Uscendo dalla sala-giochi, il celeste davanti al rosso, i due si accorsero all'ultimo di una persona che stava correndo con gran fretta verso di loro, probabilmente perché poco più in là c'era la fermata del bus. Non c'era materialmente il tempo di schivarla, e, considerando che nessuno notava Tetsuya, probabilmente quest'ultimo sarebbe rimasto coinvolto nello scontro. 
Invece, la misteriosa figura driftò improvvisamente, scusandosi in fretta e furia con entrambi e continuando a correre, allontanandosi sempre di più, proprio in direzione della bus stop.
"E' rarissimo che qualcuno ti noti, soprattutto se è uno sconosciuto." Affermò piuttosto sorpreso il rosso, alla cui attestazione il celeste si limitò ad annuire a malapena.
"Già, piuttosto strana la tipa..." Aggiunse poi, lanciandole un ultima occhiata scrutatrice prima di dirigersi nella direzione opposta.

"Sai, One-chan, poco fa ho incontrato il tuo Kagami-kun. Era con il suo amico, quello con i capelli celesti della Winter Cup!" Disse Nene, una volta rientrata a casa, non riuscendo a farsi tornare in mente il nome del numero 11 della Seirin.
"Chi?" Domandò piuttosto confusa la sorella, che di questo numero 11 non aveva mai sentito parlare.
Nene guardò piuttosto stranita la più anziana, spiegandole poi con pazienza che non poteva non capire di chi si stesse parlando, visto che quel ragazzo dai capelli celesti era in classe di Asia, ma quest'ultima parve cadere dalle nuvole un'altra volta. In due settimane dall'inizio dell'anno, non si era minimamente accorta che qualcuno di così vicino a Taiga esistesse! Il lunedì seguente avrebbe verificato, anche se probabilmente si trattava, pensava lei, dell'ennesimo scherzo della più giovane.


"Dunque... Harima Naze...san, giusto?" Lo interpellò Momoi, visto che da quando si erano appostati in quell'aula libera il ragazzo non aveva ancora spiccicato parola, se non per chiederle di seguirlo lì.
"Sì, sono il capitano della squadra di pallavolo. Per fartela breve, questo sarà il mio ultimo torneo, e, nei tre anni che sono stato qui, ancora non sono riuscito a vincere le nazionali..."
"Oookay..." Disse la rosa, impaziente di arrivare al dunque. Non che avesse di meglio da fare o che fosse infastidita dalla presenza di quel Harima, che tra l'altro, a differenza di un certo Aomine di sua conoscenza, era molto educato e di buone maniere.
"Il punto è che, avrei bisogno che tu raccogliessi per me dei dati su alcune squadre che parteciperanno all'Inter High. Ovviamente ti pagherei! Penso che tu sia la migliore nel tuo campo!"
La ragazza sgranò sorpresa gli occhi, di sicuro non abituata a simili apprezzamenti, o quantomeno avvezzata a complimenti molto più indiretti. Forse le avrebbe fatto bene cambiare un po' aria ogni tanto, viste le pene che pativa a guardare Dai-chan sbaciucchiarsi con Nene.
"Accetto, ma non voglio essere pagata. Offrimi semplicemente un pranzo, e portami alle partite delle altre squadre!" Gli dichiarò quindi Satsuki, sorridendogli calorosamente. 
Il ragazzo ne parve veramente molto felice, tanto da ringraziarla almeno una decina di volte prima che lei riuscisse a scrollarselo di dosso.

"Satsuki, dove sei stata?" Domandò Aomine alla fine degli allenamenti, sulla via del ritorno verso casa.
"Il capitano della squadra di pallavolo, Harima-kun, mi ha chiesto un favore. Sai, quest'anno potrebbero vincere le Inter High..." Gli rispose evasiva lei.
Il blu non seppe spiegarsi quale fosse il determinante, ma avrebbe individuato facilmente almeno due motivi per cui sentirsi irritato dopo quella risposta provocatoria. Intanto perché l'aveva detta come se lui invece non fosse capace di vincere le nazionali, e poi, chi cazzo era questo qui?
"E di che favore si tratta?" Chiese quindi, dopo aver sonoramente sbadigliato.
"Niente di che, a partire da domani sera dovremo andare insieme ad assistere ad un po' di partite, per studiare le avversarie più forti del campionato..."
"Cosa?! Ma tu lo fai già per la squadra di basket!" Replicò lui, forse alzando la voce più di quanto effettivamente avrebbe voluto.
"E allora? Posso farlo per entrambe le squadre! E poi, ha promesso che mi offrirà il pranzo uno di questi giorni..." Aggiunse lei, infastidita da come stesse procedendo la discussione, ed aggiungendo inconsciamente l'ultima frase per vedere la sua reazione.
"Allora perché non torni insieme a quello lì d'ora in poi, visto che ti sta così simpatico!?" Urlò Daiki, pentendosene subito dopo. Si era lasciato andare un po' troppo, e sapeva benissimo anche lui di non avere diritto di parola sulla questione, visto e considerato che anche lui le aveva dato buca un paio di volte perché Nene gli aveva chiesto di vedersi.
"Benissimo, sono sicura che "quello lì", visto che come al solito ti ostini a non imparare i nomi, sarebbe meno cafone di te!" Strillò la rosa, girando i tacchi e allontanandosi da lui, nonostante casa loro fosse nella direzione opposta.
"Satsuki!" Provò a chiamarla lui, ma, in quel momento, qualunque cosa avesse detto gli si sarebbe ritorta contro, sempre che lei si fosse degnata di ascoltarlo.
Per la prima volta da quando aveva perso quella partita contro la Seirin, Aomine sentì che il suo cuore si era per un attimo destabilizzato dal suo solito ritmo regolare e annoiato. Solo che stavolta non era una cosa bella. Non era certo la prima volta che litigava con Satsuki, o che si pentiva per averle detto qualcosa di supido, ma in quel momento le cose erano diverse; non si sentiva più tranquillo e sicuro di potersi fare perdonare come nelle altre occasioni era accaduto. Non voleva che andasse da quello lì.


Asia detestava arrivare in ritardo, ma detestava altresì arrivare in anticipo, qualunque fosse l'occasione. Per questo faticava veramente molto a comprendere le sue amiche, che erano già in aula almeno venti minuti prima dell'inizio delle lezioni ogni singolo giorno. Loro dicevano che lo facevano per chiacchierare un po' e per fare le cose con calma; ma, insomma, sarebbe bastato arrivare cinque minuti prima come faceva lei! E poi dovevano stare insieme almeno fino alle 16.00, che senso aveva vedersi anche prima. Ma soprattutto, chi sano di mente ha voglia di parlare alle 7.40 di mattina! Lei fino alle dieci non riusciva a spiccicare parola se non qualche "Buongiorno" qua e là, che comunque le costava molta fatica.
Non appena la castana entrò in classe, puntualmente le sue amiche Kotori e Liz le si fecero incontro, prova inconfutabile che anche quel giorno fossero in anticipo. Qualche minuto dopo, più precisamente un minuto dopo le 8.00, dal corridoio, correndo, apparve la sagoma di Kagami.
"Kuroko, maledetto! Perché non hai messo la sveglia?"
"Perché eravamo a casa tua e pensavo che ci pensassi tu." Rispose impassibilmente un ragazzo mingherlino dai capelli celes-CELESTI?! 
Asia li osservò entrare; era davvero come aveva detto Nene! Non poteva credere di non essersi accorta dell'esistenza di un compagno di classe nonostante fosse già iniziata la terza settimana di scuola!
"Suzuki-san, buongiorno." Le disse poi Tetsuya, seguito a ruota da un più rigido Taiga, alché la ragazza si ricompose dritta sulla sedia, sforzandosi di ricordarsi il cognome che aveva appena sentito per non far capire di non aver la più pallida idea di chi fosse il suo interlocutore.
"Kuroko-kun, Kagami-kun, buongiorno a voi!" Rispose poi sorridendo, contenta di essersi ricordata il nome, ma soprattutto felice che Kagami le avesse rivolto la parola. Quello era l'unico saluto che avrebbe ricambiato volentieri a qualsiasi ora della giornata, anche se sperava che quel "qualsiasi ora" che aveva pensato si riferisse ad orari decenti.
Nel bel mezzo della lezione, poi, la ragazza si ricordò finalmente che quel lunedì sarebbe toccato a lei il turno delle pulizie, anche se non aveva idea di chi fosse il suo partner per il lavoro. Comunque non serviva nemmeno andare a controllare sul sito della scuola, visto che di solito accoppiavano uno studente maschio ad una studentessa femmina, il tutto cercando anche di far collaborare persone con medie dei voti molto diverse. E, considerando che lei aveva la media più alta di tutta la classe, erano veramente pochi i maschi con un rendimento così basso da poterla accompagnare. Per questo non si stupì più di tanto quando, al cambio dell'ora, scoprì che quel pomeriggio lo avrebbe passato da sola con Kagami, ma anche prevedendo un simile risvolto non poté negare a se stessa che il solo pensare alla questione le faceva tremare entrambe le ginocchia dalla tensione.
Se almeno un minimo aveva imparato a conoscerlo, poi, era evidente il motivo per cui egli invece non paresse minimamente turbato dalla cosa: sicuramente neanche si ricordava che quel giorno sarebbe dovuto restare per le pulizie.
E infatti fu divertente vedere l'espressione sorpresa che fece non appena Kuroko glielo ricordò, al termine delle lezioni mattutine. Il rosso si diresse quindi scettico verso la lavagna, dove il capoclasse aveva scritto i nomi degli incaricati per quella settimana, e solo allora anch'egli parve improvvisamente irrigidirsi, soprattutto a confronto con la postura rilassata che assumeva a lezione.
Mettendo con poca sicurezza un passo dopo l'altro, infine, Taiga giunse davanti ad Asia, invitandola a pranzare insieme a lui. In realtà era un gesto quasi obbligato, visto che quel pomeriggio tutti gli altri sarebbero tornati a casa mentre loro due avrebbero pulito, eppure non fu certo senza sforzi che riuscì a rivolgerle la parola, figuriamoci a chiederle di mangiare assieme.
Inspiegabilmente, comunque, una volta rotto il ghiaccio entrambi riuscivano, e questa era già la seconda volta, a conversare su una miriade di argomenti diversi, evitando fortunatamente quei momenti imbarazzanti e fastidiosi in cui nessuno sa come fare per rompere il silenzio in cui oramai è caduto il colloquio. Certo, non mancava un po' di imbarazzo abbastanza palese fra i due, ma forse era meglio così.

Se fatte insieme a lei, avrebbe sperato che quelle noiosissime pulizie non finissero mai. E non erano solo gli sguardi "fuggitivi" e intensi che si lanciavano, e non era solo il buon odore della sua pelle, e non era solo il fatto che, nonostante si conoscessero da così poco, sembrava quasi che con lei potesse parlare di tutto, e non era solo per la sua bellezza indescrivibile, e non era solo perché era così pura e angelica da sembrare, appunto, un angelo. No, c'era dell'altro, un qualcosa che a parole non avrebbe saputo spiegare molto bene, forse perché inesperto in materia amorosa, forse semplicemente perché illetterato. Perché di belle ragazze, anche se onestamente lui poco se ne curava, ce ne erano tante nel mondo, e ovviamente parimenti valeva per i ragazzi, ma in vita sua mai si era sentito il cuore sprofondargli nello stomaco soltanto per aver parlato con qualcuno, nè gli era mai successo di diventare felice da un momento all'altro, anche in giornate non particolarmente fortunate, soltanto pensando ad una persona.
Ogni momento insieme era come un attimo irripetibile di giovinezza, che si perdeva poi nel passato lasciandogli quella sensazione nostalgica che ti assale quando ricordi qualcosa di bello accaduto in un periodo della vita che, per un motivo o per un altro, non tornerà mai più. E allora non ci sono solo sensazioni positive, ma anche rammarico perché quello a cui si sta pensando non potrà mai più riaccadere, a prescindere da quanto lo si possa desiderare.
"S-Sai, Kagami-kun... sono contenta che siamo capitati insieme per le pulizie. Sei diverso dagli altri maschi..."
"G-Grazie... anche tu...you know... cioè, è piacevole stare con te...dovremmo farlo anche fuori dall'orario scolastico..." Finalmente(si fa per dire:la conosceva solo da pochi mesi in fondo) le aveva espressamente chiesto di vedersi più spesso, sia pure pasticciando con le parole e con le lingue, come era solito fare quando andava in schock emotivo.
La ragazza sorrise, e Taiga pensò che, quando rideva, fosse ancora più bella, e calda, come un fascio di luce che ti purifica l'anima. Probabilmente le piaceva quando lui faceva quel Babele fra il giapponese e l'inglese, ed infatti lei aveva sin dalla prima volta pensato che fosse una cosa buffa e al contempo fighissima, anche perché, nonostante fosse molto brava nelle lingue straniere, bastava una parola spiaccicata lì da un madrelingua per farle capire come fossero ad anni luce di distanza nella materia, sebbene ai compiti scritti non avesse mai preso più di lei, addirittura attestandosi sotto la sufficienza! Lo ammirava proprio, non che fosse merito suo se era stato molto tempo negli Usa; diciamo che la intrigavano le persone che potevano vantare un bilinguismo nel loro curriculum.
A dire il vero, nonostante lei stessa fosse la studentessa migliore della classe, non poteva dire di apprezzare più di tanto quelli che studiavano molto, per quanto al contempo biasimasse chi, come Kagami ad esempio, non lo facesse affatto. Però egli stesso rappresentava un'eccezione, anche se sicuramente non l'unica, al suo modo molto selettivo di catalogare le persone sulla base dell'intelligenza. 
Perché per lei intelligenza voleva dire capacità di apprendere e di imparare, e quindi di conoscere. E se conosci, se sai, non puoi essere cattivo, perché solo chi è ignorante può esserlo. "Il male è ignoranza del bene", come sostenne Socrate. Ed ovviamente con intelligenza non si intendeva media dei voti a scuola, anche perché esistono diversi tipi di intelligenza, ma di certo una persona che per qualsiasi motivo va male a scuola non ha capito che avere una buona cultura di base è il punto di partenza per essere liberi, e di conseguenza è uno sciocco e un ignorante, e quindi ha ottime probabilità, salvo una improbabile indole innata alla bontà, di diventare uno stronzo egoista.
Ma Taiga, pur essendo oggettivamente stupido, e anche piuttosto ignorante per quanto non concernente lo sport, e questo lo si può dire senza offendere nessuno, non è, e qui sembra una contraddizione, nè stupido nè cattivo. La sua è più una tontaggine, o inettitudine, che lo rende paradossalmente ancora più buono. Perché Taiga non ha abbastanza materia grigia per essere cattivo, vive in un mondo tutto suo fatto al 90% dalla palla canestro, e nel basket non c'è spazio per la cattiveria. Ecco quindi che un animo nobile, o una passione smisurata per qualcosa, possono agire da fattori sostitutivi(e qui la castana si compiacque, in mezzo a tanta filosofia, di aver usato un termine di gershenkroniana memoria) nel trasformare un ammasso di carne ed istinti ancestrali in un individuo dotato di raziocinio e amore per il prossimo. Fortunatamente non esiste la telepatia, perché lei faceva spesso simili ragionamenti e sicuramente avrebbe spaventato qualcuno.
"Q-Questo sabato, io, Kotori, Liz e mia sorella siamo state invitate ad una festa a casa di un nostro conoscente. S-Se tu e Kuroko-kun volete venire..." Farfugliò quindi, dopo essersi stancata da sola con i suoi ragionamenti sull'indole umana. E fu contenta di essersi interrotta per domandarglielo, visto che il sorriso sincero di Taiga lo avrebbe ammirato 24 ore al giorno.
"V-Volentieri, ne parlerò con Kuroko!"

Osservando Asia e Kagami da un'altra aula dell'edificio, Tetsuya diede un energico sorso al suo vaniglia shake per l'occasione acquistato al Mc. La cosa bella dell'essere invisibili era il poter spiare chiunque senza doversi preoccupare di nascondersi dal loro campo visivo. 
"Anche tu fai il tifo per loro?"
Per la prima volta fu il celeste a spaventarsi quando dal nulla apparve una ragazza con la divisa della Too, la stessa che lo aveva quasi schiacciao all'uscita dalla sala giochi due giorni addietro.
"Tu devi essere la sorella di Suzuki-san." Le disse quindi, senza scomporsi minimamente.
La ragazza rimase abbastanza perplessa dalla deduzione esatta del suo interlocutore, e parve interessarsi a lui.
"Avete lo stesso taglio degli occhi." Spiegò lui, prima che potesse chiedergli come avesse fatto a capirlo.
"Però, sei un osservatore micidiale..." Rispose lei, sinceramente impressionata dall'abilità del ragazzo.
"Detto da te è un complimento..." Le disse lui, non distogliendo lo sguardo da Kagami e Asia.
"In che senso?" Gli chiese, e solo allora Tetsuya si degnò di guardarla negli occhi. A differenza dei capelli, i primi avevano lo stesso colore azzurro dei suoi, e trasmettevano una sensazione di pace dei sensi che non provava nemmeno guardandosi allo specchio.
"In tutta la mia vita, non arrivano a cinque le persone che ho incontrato capaci di individuarmi con così tanta facilità, considerando la mia scarsa presenza."
Ad una risposta strana tanto quanto il suo solito "io sono un ombra", non credeva certo di essere capito. Si sbagliava.
"Penso di avere l'occhio di falco come Takao-san. Credo che tu ci abbia giocato contro. E' un amico mio e di mia sorella."
"Capisco." Affermò il celeste, cercando, come faceva istintivamente per qualunque emozione, di dissimulare lo stupore.
"Ed è un bene che io esista. Un osservatore come te si sentirebbe troppo solo, se non ci fosse qualcuno in grado di osservarlo a sua volta." Gli disse sorridendo.
Kuroko rimase molto colpito da quella frase detta così su due piedi, che pure non sembrava per niente una bugia.
"Suzuki-san, credo che tu sia una persona speciale, per cui ti propongo un patto: collaboriamo per far mettere insieme quei due imbranati." Le rispose, indicando Taiga e Asia con il dito e il suo solito sguardo inespressivo, che la ragazza trovò, a modo suo, molto comico.
"Ci sto, ma a due condizioni. Chiamami Nene, sennò facciamo confusione con mia sorella, e offrimi un vaniglia shake la prossima volta; sono i miei preferiti."


Un passo dopo l'altro e con poca convinzione, Nene raggiunse la villetta della famiglia Aomine. Se un minimo aveva iniziato a conoscerlo, i motivi per cui poteva averle chiesto di passare da lui potevano essere: -per fare sesso, oppure -per scaricarla, dopo appena un mese di rapporto. Per una volta sperava che si trattasse di sesso, nonostante si fosse soltanto da pochi giorni lasciata convincere a farlo. Ma, visto che appunto in questi ultimi giorni lo avevano fatto come ricci, purtroppo non le restava che temere il peggio.
I genitori del ragazzo non erano in casa, ma questo non andava a favore nè dell'una nè dell'altra ipotesi. Era piuttosto l'espressione stranamente seria di Daiki a confermare i suoi timori.
"Nene..."sospirò lui, con il classico modo di fare da leone disperato, o meglio da pantera disperata, dell'uomo duro che deve dare una brutta notizia.
"Ti sei innamorato di Momoi-san, vero?" Lo aiutò lei, che in cuor suo aveva fin da subito temuto Satsuki più di chiunque altra. 
Quei due erano talmente legati che lei stessa non aveva voluto assolutamente soffermarsi a pensarci, visto che sennò le sarebbero venuti i complessi di inferiorità. Perché, con assoluta certezza, non c'era stato un solo momento in cui avesse potuto competere con Momoi nel cuore dell'asso della Too, e non era una cosa normale, visto che la fidanzata era lei, e non l'amica di infanzia!
Il blu si sentì per la prima volta in colpa nei confronti di una donna che non fosse Satsuki; non voleva che Nene pensasse che lui non avesse avuto intenzioni serie con lei. Si erano davvero piaciuti, certo non amati dato il poco tempo, ma, anche se appunto per poco, i loro sentimenti erano stati reali. Solo che, purtroppo soltanto adesso ci arrivava, nessuna infatuazione avrebbe mai potuto prendere il posto di quella petulante ragazza dai capelli rosa.
Forse fino ad allora si era autoconvinto di non essere attratto da lei, dati i sentimenti forti che per anni la avevano legata a Tetsu(nessuno aveva mai voluto ammetterlo, ma era abbastanza sicuro che i due avessero avuto una storia ai tempi della seconda media), ma ormai fra di loro c'era soltanto amicizia, ne era sicuro, e questo cambiava tutto. Perché Nene era una brava ragazza, anche molto bella, ma fino a quel momento si erano mostrati soltanto il meglio di loro stessi. L'unica donna al mondo di cui conosceva e aveva imparato ad amare pregi e difetti era Satsuki, la quale a sua volta era l'unica che avrebbe potuto sopportarlo in una relazione stabile.
"Mi dispiace, ti giuro che...è successo all'improvviso, avevo sempre negato a me stesso che fosse così. Ma non volevo prenderti in giro...davvero..."
"Non devi scusarti, anzi, sei stato molto corretto a dirmelo subito..."
La ragazza gli afferrò le spalle, usandole come appoggio per arrivargli alla faccia e dargli il loro ultimo bacio. Nessuno dei due pianse, nessuno dei due fece qualcosa per fermare quanto stesse succedendo. Nella triste consapevolezza che, una volta separate le loro labbra, sarebbe tutto finito, entrambi cercarono di trasmettersi vicendevolmente i propri sentimenti. Se non ci fosse stata Momoi, forse, si sarebbero potuti amare.
"Ciao, Daiki." Gli sussurrò poi, accennando un sorriso spento.
"Ciao, Nene." Rispose lui, con lo sguardo abbattuto di un cane bastonato. Gli sarebbe piaciuto chiederle di restare amici, ma anche uno stupido come lui capiva che quello non era proprio il momento adatto per una simile richiesta.

Fino al giorno prima sicuramente sarebbe scoppiata a piangere davanti ad un eventualità simile. Eppure per qualche motivo non ne aveva voglia. Non si sentiva né felice né triste. Solo un grande vuoto dentro. 
Il suo pensiero volò fino a Tetsuya. Chissà che quello non fosse il momento opportuno per farsi offrire il famoso vaniglia shake di cui avevano parlato il giorno prima, quando era passata dalla Seirin per salutare sua sorella.

Con un ennesimo cazzotto Zack stese l'ultimo avversario rimasto in piedi. I jabberwock avevano vinto di nuovo, anche se stavolta non si trattava di basket, ma di una rissa causata dall'ennesima cazzata di Silver che aveva ben deciso di andare a letto con la donna di un mafiosetto locale.
La cosa che lo faceva incazzare come una bestia era che alla fine erano sempre lui e Nick a dover rischiare la pelle, mentre Jason e Nash, che di solito erano i responsabili della scazzottata, se la cavavano praticamente senza nemmeno un graffio. Allen era il più furbo di tutti; si metteva sempre dietro quel bestione di Silver così da dover fare metà della fatica.
Ma alla fine che cosa avrebbero dovuto fare? Loro erano tutto ciò che aveva; i suoi amici, la sua casa, la sua famiglia. 
Il suono delle sirene della polizia distolse ognuno dei Jabberwock dai propri pensieri; non rimaneva che correre e non farsi beccare. Adesso, e come sempre. 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: saitoxlouise