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Autore: VeganWanderingWolf    01/08/2019    0 recensioni
questa è la seconda storia della serie '4 di picche' - Vero che Danny si aspettava di poter rivedere qualcuno dei “colleghi” dei 4 di picche, ma forse non così presto e in una situazione tanto potenzialmente grave. Non solo. Dal suo passato rispunta una vecchia conoscenza che sa essere tutt’altro che innocua. E per finire, sembra che la sua vecchia conoscenza abbia individuato con precisione uno dei suoi punti deboli per eccellenza… e che sia ad un passo dall’affondarci le zanne…
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '4 di picche'
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Capitolo 58

(I would like to see you trying)

 

Tenere sotto sorveglianza l’attendamento di mezzi lupi fuori da Tairans, o meglio ciò che ne rimaneva, consisteva sostanzialmente nel passare ore nascosti tra i cespugli sdraiati a terra sulla pancia, rigorosamente sotto vento rispetto all’accampamento, e spiandone ogni movimento con un binocolo.

Uther emise un verso lamentosamente annoiato e si staccò il binocolo dagli occhi, passandolo a Ramo steso pancia a terra di fianco a lui. «Tocca a te.»

Ramo non provò nemmeno a protestare, e mentre Uther cercava di muoversi un poco per trovare sollievo alle articolazioni anchilosate dal lungo tempo passato in quella posizione, e si sistemava meglio il fucile che teneva sempre accuratamente con sé durante quegli appostamenti, si dispose a puntare il binocolo sull’obbiettivo.

Erano in un punto collinare lievemente rialzato rispetto all’attendamento, e il fatto che fosse in una boscaglia rendeva più difficile riuscire a scorgerlo interamente e chiaramente.

Pur tuttavia, come già avevano rilevato loro e anche gli altri durante tutti quegli appostamenti, dell’accampamento non rimaneva granché.

Non che le tende non ci fossero ancora, comprese quelle varie cose per garantire la minima sopravvivenza di base. Ma i suoi occupanti erano diminuiti. Almeno a detta di Uther, che era l’unico di loro a poterlo dire, dal momento che Danny era ancora escluso da quei turni di appostamento, sia per le sue condizioni fisiche di ripresa costante e rapida ma comunque ancora in corso, sia per il pericolo che l’odore di un altro mezzo lupo fosse chiaramente più percettibile dai suoi consimili. E, Ramo sospettava, anche perché nessuno di loro aveva voglia di vederlo rischiare di nuovo di buttarsi in un confronto fisico diretto con altri mezzi lupi.

Anche se, da quello che ne aveva capito Ramo, non c’era tutto questo pericolo nell’immediato.

Prima di tutto perché quella Mara non si era più vista, e Danny era certo che fosse morta. E inoltre, con loro rinnovato sollievo, non solo a giudicare dai movimenti che vedevano nell’attendamento i mezzi lupi non sembravano avere intenzione nell’immediato di allontanarsi da esso, ma anche perché il loro numero continuava a diminuire di ora in ora. Non in modo consistente, beninteso, ma era come una sorta di lento e incessante centellinarsi.

Ramo aveva anche avuto occasione di vedere almeno qualche volta chiaramente, pur attraverso il binocolo, quello che avevano chiamato – o meglio, che si faceva chiamare – Badlands. Il mezzo lupo, abbastanza nettamente distinguibile a causa della sua massiccia stazza, si contraddistingueva anche per essere quello che a quanto pareva stava cercando in ogni modo di evitare che il numero dei mezzi lupi rimasti diminuisse ulteriormente.

Il modo in cui lo faceva non sembrava troppo chiaro nemmeno a lui. Ma comunque lo potevano vedere abbastanza frequentemente radunare tutti i mezzi lupi rimasti all’attendamento in lunghe ore di discussione. Loro naturalmente non potevano udirne una sola parola, a quella distanza, ma sembrava che fosse soprattutto lui a parlare, e che cercasse di farlo in toni da discorso convincente.

A sentire Danny e Uther, entrambi dubitavano che Badlands fosse dotato di grandi doti oratorie o capacità espressive dal punto di vista discorsivo; nondimeno, sembrava metterci tutta l’anima possibile. Nondimeno, sembrava di intuire da quelle osservazioni che il maggior motivo per cui gran parte dei mezzi lupi rimasti non stavano abbandonando la zona era più il timore di essere malmenati dal grosso Badlands senza che nessuno degli altri li difendesse, oppure da una loro totale e sperduta indecisione, piuttosto che per reale convincimento nella causa.

Causa che, loro temevano, poteva essere sempre la stessa impostata da Mara: non appena fosse giunta la notte senza luna, scatenarsi su Tairans uccidendo tutti gli esseri umani a portata, e provocando la disordinata fuga in preda al terrore dei superstiti.

Ramo udì Uther di fianco a lui crollare la testa a faccia in giù nell’incavo di un braccio piegato, emettendo un altro pesantemente stanco verso di lamento annoiato.

«Non sono ancora sicuro di capire perché stai facendo un doppio turno di sorveglianza…» osservò Ramo, con precauzione.

Uther non rialzò nemmeno la testa, e comunque rispose solo dopo qualche momento. «Perché non c’era nessun altro che non stesse riposando, o straparlando, o guarendo, o pianificando, o altro…?»

«Hum…» fece Ramo, con calma riflessiva «Andrea si è offerta.»

Stavolta il silenzio fu un po’ più lungo. «Come no.» commentò solo Uther, come se la ritenesse una risposta abbastanza eloquente.

Ramo ponderò per un momento le possibili interpretazioni, prima di dire con un certo tatto «E con questo intendi… perché non sa usare né fucile né pistola. O perché Danny sarebbe impazzito se avessimo accettato la sua offerta. O perché tu preferiresti non dover essere di turno per ore con lei…?»

Uther rialzò la faccia e lo fissò per un momento. «Tutte sembrano piuttosto valide…» disse infine senza particolare intenzione apparente, alzando le spalle e tornando a guardare più o meno in direzione dell’attendamento.

«Hum… già…» si limitò a dire Ramo, lasciando cadere l’argomento.

C’erano ancora parecchie domande che avrebbe prima o poi potuto rivolgere a qualcuno. Ad esempio, in generale non era ancora sicuro di capire che cosa esattamente fosse successo lì in quegli ultimi giorni. E aveva la vivida impressione che si sarebbe potuto parlare per ore anche solo delle cose in sospeso tra Danny e quella Mara. Ma gli unici che forse avrebbero potuto darne una spiegazione soddisfacente… beh, Ramo non aveva l’impressione che ci fosse un modo – per quanto con tutto il tatto possibile – di provare a domandarlo direttamente a loro.

In ogni caso, ogni volta che vedeva Yuta gli dava la precisa sensazione che, non appena tutto quello fosse finito, ci avrebbe pensato lei a inchiodare metaforicamente (o meno) i diretti interessati, interrogandoli senza mezzi termini per capire cosa esattamente di diavolo era successo da quelle parti.

Ma al momento l’unica cosa se non altro perfettamente chiara a tutti loro era che la priorità era impedire che un manipolo di mezzi lupi impazziti si scatenasse sanguinariamente per tutta Tairans.

Il come farlo, esattamente, era ancora oggetto di lunghe discussioni, qui o là più o meno accanite.

E per quanto Ramo si fidasse e avesse il massimo rispetto di tutti gli altri ‘4 di picche’, al momento e tutto sommato, e considerando tutte le idee che aveva sentito scaturire da tutti loro durante quei loro estenuanti brainstorming, riponeva le sue più accorate speranze in Mordecai. Non che lui avesse già stilato un buon piano. Ma stando a Yuta e a Kumals, le sue capacità “professionali” erano ottimali. E se non altro era l’unico che sembrava veramente capace di partecipare a quelle discussioni mantenendo un’assoluta calma lucida e seria.

Ramo trasse un breve sospiro e disse «Anch’io comunque non so nemmeno sparare.»

Uther gli lanciò uno sguardo di sbieco. «E quindi?»

«E quindi… beh… se alla fine dovremo basarci su quello per… riuscire a risolvere la situazione qui… non so quanto potrò essere utile.»

Uther sembrò rifletterci sopra per un po’, poi alzò le spalle e gli diede un paio di pacche amichevoli su una spalla. «Non ti preoccupare. Nessuno di noi potrebbe realmente cavarsela sparando, con quelli.»

Manco a dirsi, questo non rincuorò affatto Ramo, che gli scoccò uno sguardo incerto e immusonito. «Perché… un mezzo lupo può essere tranquillamente più veloce della capacità umana di puntargli un’arma addosso e premere il grilletto…?» riportò da quello che aveva sentito ripetere più volte durante quelle discussioni.

Uther annuì con aria compassata e distrattamente stanca. «Già.»

Ramo si ritrovò istintivamente ad abbassare lo sguardo sul fucile di Uther, e lui parve notarlo.

«Beh… una volta ne ho colpito uno…» disse Uther, come tra sé e sé, e sorrise un poco rivolto alla boscaglia notturna, con un ché di amaro e malinconico «Ma credo sia stata un’eccezione.»

Ramo annuì appena, e non disse altro. Conosceva la storia, anche se gli era stata riportata solo sommariamente da Yuta, e quando Kumals era intervenuto qui o là per aggiungere dettagli… beh, di Kumals non ci si poteva mai fidare troppo quando raccontava storie. Aveva la tendenza ad inventarseli i dettagli, giusto per suo divertimento.

Improvvisamente, Uther mosse un braccio di scatto e gli afferrò l’avambraccio con una solida presa. Ramo intuì che gli stava dicendo in quel modo di rimanere silenzioso e immobile, e comprese esattamente perché solo un momento dopo, quando udì un fruscio di vegetazione che si scostava come se qualcuno la stesse solcando, dietro di loro.

Il rumore si fece sempre più vicino, muovendosi con grande calma. Finché Uther non sottrasse con uno scatto repentino la mano dal suo braccio e si mosse, e Ramo si mosse altrettanto istantaneamente.

In un attimo si erano girati rizzandosi a sedere, e poi balzando in piedi, Uther col fucile spianato puntato in direzione del rumore alle loro spalle, e Ramo brandendo la mazza da baseball che impugnava saldamente.

Due tizi si bloccarono sussultando lì dove si trovavano, vedendoli sbucare a quel modo dai cespugli.

E Ramo si trovò a fissare, come Uther, due ragazzi che dovevano avere intorno ai venticinque anni forse, l’uno dalla corporatura alta e esile, e l’altro invece basso e tracagnotto ma robusto.

«Porca vaccaccia!» esclamò quest’ultimo, fissandoli come se fosse rimasto sinceramente allarmato dal loro improvviso sbucare, e ritenesse il loro un modo assai maleducato di comparire.

Per un istante, Ramo fu tentato di crederli semplicemente due tipi che si stavano facendo un giro nei boschi di notte, perché avevano un’aria praticamente innocua, quello più alto con i suoi jeans e largo maglione marrone scuro quasi nero, e l’altro che sembrava in tutto e per tutto un raver, con i capelli raccolti in dreds e dilatatori alle orecchie e piercings al naso e i vestiti sommariamente da punkabbestia da marciapiede.

Ma sentì Uther disinnescare la sicura del fucile, e il suono metallico si distinse chiaramente nel silenzio del bosco di notte solcato solo da un coro di insetti notturni estivi.

Quello produsse anche un netto cambiamento nell’atteggiamento dei due ragazzi che li stavano fissando ad occhi spalancati, anche se il più alto aveva già notato fin da subito il fucile e lo stava già osservando con un acuto timore serio e attento.

Il più basso dei due iniziò a ringhiare gutturalmente e cupamente, in sorda minaccia, assumendo una posa difensiva-aggressiva e facendosi davanti all’altro come per proteggerlo. Quello più alto, in compenso, gli afferrò una spalla in un gesto appena un poco e solo temporaneamente ammonitorio, e si rivolse loro in fretta.

«Aspettate… hey… aspettate un momento…» disse, sinceramente intimorito, ma con un nervoso tentativo di essere ragionevole.

«Chi diavolo siete?? Cacciatori maledetti?!» sbraitò aggressivamente l’altro.

Il più alto gli scoccò un rapido sguardo criticamente esasperato. «Bree… per la miseria… non vedi che quello è il tipo che lei faceva andare e venire dall’accampamento?»

Ramo ebbe allora l’assoluta certezza definitiva che dovevano essere proprio mezzi lupi, anche se comunque non avrebbe scommesso un centesimo su un’alternativa a quel punto.

L’altro dei due stava sbattendo le palpebre, con aria confusa. «Che stai dicendo?» fece scetticamente, scrutando meglio sia Ramo che Uther, uno dopo l’altro, assottigliando le palpebre e assumendo un’espressione praticamente comica per lo sforzo. Poi spalancò gli occhi su di Uther, ed esclamò «Hey! È vero! È proprio lui!»

Ramo spiò appena verso Uther, ma lui stava continuando a tenerli sotto tiro del fucile con seria precisione concentrata.

«Va bene… sentite.» disse Uther, parlando appena tra i denti, ma in tono conciliante e tutto sommato relativamente tranquillo «Non costringetemi a spararvi, d’accordo?»

Il più basso sembrò inalberarsi, sdegnato. E poi gli rivolse una smorfia tra il derisorio e il minaccioso, ribattendo «! Beh, vorrei proprio vederti provarci!»

Ramo ricordò di nuovo tra sé e sé che i mezzi lupi, volendolo, potevano anche riuscire ad essere troppo veloci per permettere ad un essere umano di prendere la mira e premere il grilletto, e sentì un brivido freddo percorrergli la schiena. Tuttavia, rafforzò la presa sull’impugnatura della sua mazza da baseball e perfezionò la sua posizione saldamente piazzata sul terreno, tenendosi pronto.

«Ma se ci attaccate sarò costretto a farlo.» disse comunque ancora Uther.

Il più alto sbatté le palpebre, incredulo. «Ma se sei tu che ci stai puntando un fucile addosso!» protestò, quanto mai ragionevole.

Ramo esitò, scoccando un’altra occhiata di sbieco ad Uther, relativamente dubbioso. Se non altro perché non era affatto quella l’impressione che si era fatta di un potenziale scontro micidiale con dei mezzi lupi. Quello sembrava un po’ troppo stranamente assurdo per essere qualcosa del genere.

Dopo un lungo momento di eventuale attenta ponderazione, Uther abbassò giusto un poco la canna del fucile. Il che significava che ora era puntato “solo” all’altezza delle gambe dei due.

«Non siete qui per attaccarci?» domandò quindi ai due, scrutandoli attentamente da capo a piedi.

I due si scambiarono uno sguardo basito, poi tornarono a voltarsi verso di loro e a parlare praticamente insieme.

«Cosa? Ma no! Perché dovremmo farlo?» esclamò il più alto.

«E che diavolo! Stavamo solo facendo un giro per i fatti nostri e tu salti fuori con un fucile puntandocelo addosso e quell’altro con una… una…» disse l’altro, mettendosi poi a scrutare Ramo e ciò che impugnava come se stesse cercando di farsene una ragione.

«Una mazza da baseball.» puntualizzò il più alto, come dandogli pazientemente un suggerimento.

«È una mazza da baseball… una mazza da baseball… Quella è una mazza da baseball?? Cioè, sul serio?!» sbraitò quello che sembrava provenire da un branco di ravers, fissando Ramo in faccia, incredulo e schernente ad un tempo.

Ramo continuò comunque a brandire la sua unica arma, corrugando la fronte.

Il più alto stava roteando gli occhi, anche se poi tornò a concentrare lo sguardo preoccupato sul fucile di Uther. «Quindi se… qui nessuno vuole aggredire nessuno… potresti abbassare quella cosa? È piuttosto… snervante.»

«Hum…» finse di rifletterci sopra Uther, lentamente. «Datemene un valido motivo.» disse serio.

Il più alto dei due lo fissò con un che di confuso, e poi una smorfia incerta. «Che cosa vuoi dire?»

«Sul serio, che diavolo vi abbiamo fatto??» sbraitò ancora l’altro «E poi che cosa ci fate voi qui??»

«A pochi chilometri da qui c’è un accampamento di mezzi lupi che si stanno preparando a cercare di sterminare l’umanità…» riportò Uther con apparente calma, come se non l’avesse sentito «E voi siete due di loro. Quindi… sì, convincetemi che non ci sia bisogno di tenervi un fucile puntato addosso.»

I due li fissarono per un istante in silenzio, sbattendo le palpebre come se stessero registrando le sue parole.

«Ah. Capisco…» iniziò poi lentamente a dire quello più alto, con più comprensiva ragionevolezza «In effetti…»

«Ma noi non abbiamo niente a che fare con quei rintronati laggiù!» protestò l’altro con un sornacchio schifato e superiore, interrompendolo «Non più. Insomma, ma li avete visti? Sono fuori di testa. E non poco!»

Ramo e Uther si scambiarono un breve sguardo, piuttosto perplesso.

«Quindi… voi siete… tipo… hum… cioè, avete cambiato idea?» domandò Ramo, cercando di concentrarsi sulla ricerca di un senso di tutto quello.

I due si scambiarono a loro volta uno sguardo. Quindi il più basso dei due scoppiò in un sarcastico e ampio sghignazzo. «Su che cosa? Sterminare l’umanità e altre cazzate simili?»

Il più alto stava scuotendo la testa, guardandoli comunque con seria pazienza sincera. «Non siamo mai stati di quell’idea…»

«Già!» confermò l’altro, annuendo energicamente «Insomma, ma per favore! Volevamo solo… sapete, curiosare in giro.»

Uther e Ramo alzarono le sopracciglia, dando chiaramente l’idea che… no, non sapevano.

Il più alto sospirò. «Eravamo andati lì solo per curiosità. Avevamo sentito dire in giro di questa specie di grossa… reunion. E sospettavamo che fosse una specie di enorme bufala, ma insomma…»

«Non avevamo di meglio da fare.» alzò le spalle l’altro.

«Ma quando siamo arrivati e abbiamo sentito quello che dicevano…» tentò di proseguire il più alto.

«Insomma, era roba da pazzi!» lo interruppe nuovamente il più basso «Così ci siamo detti: hey, restiamo giusto un altro po’ a divertirci ad ascoltare questa roba.»

«Ma poi… Mara…» continuò il più alto, il tono che si abbassava e diveniva più serio e grave nel pronunciarne il nome «Ha praticamente stabilito la regola che nessuno poteva andarsene. Diceva che era come… tradire.»

«Completamente fuori di testa!» esclamò ancora con convinzione l’altro, strabuzzando gli occhi.

«E… beh… era un po’ difficile cercare di allontanarsi senza rischiare la pelle a quel punto…» osservò ancora il più alto.

«Già!» confermò il più basso con una smorfia così generosa che gli deformò praticamente tutta la faccia «Cioè! Io avrei anche voluto provare a dirle qualcosa come: hey, bellina, sentì un po’! Qui non ci siamo per niente, d’accordo?»

Il più alto gli scoccò un’occhiata assai dubbiosamente critica di sbieco «Sì… e lei ti avrebbe cavato la testa…»

«Beh! Questo era da vedere!» obbiettò l’altro, muovendo le spalle come se cercasse di mettere in evidenza tutta la sua muscolatura, comunque non così cospicua sebbene fosse di costituzione abbastanza ben piantato.

Il più alto alzò gli occhi al cielo, emettendo un breve verso sospirante e sardonico.

Ramo occhieggiò verso Uther, trovando semplicemente che lui stava osservando quei due come se fossero una specie di singolare e bizzarro spettacolo, e stesse ancora cercando di trarre una qualche conclusione tra sé e sé, per decidere che cosa farci con due personaggi del genere, qualsiasi cosa fossero esattamente.

«Quindi…» tentò allora Ramo, con precauzione «Ora ve la stavate… squagliando dall’attendamento visto che non c’è più pericolo di… hum… rimetterci la pelle?»

I due lo fissarono tuttavia stupiti.

«Oh, no, affatto.» replicò il più alto.

«Figuriamoci! Ce la siamo data* appena abbiamo saputo che quella matta era stata sconfitta.» rincarò l’altro.

Uther corrugò la fronte. «Ma… siete ancora qui…» osservò, lentamente e significativamente.

«Hey! È perché siamo pur sempre delle persone… come si dice… altruiste!» protestò vivacemente quello che sembrava una specie di raver-punkabbestia.

Il più alto gli dedicò una breve occhiata critica, ma annuì sommariamente. «Eravamo preoccupati che quelli che sono rimasti stiano ancora pensando di fare qualche grosso casino… Così siamo venuti a dare un’occhiata.»

«Ma c’è ancora quella massa di muscoli senza cervello! Tsk, Badlands!» commentò l’altro con fare superiore.

«Non sapevamo esattamente come… fare qualcosa. Cioè, non lo sappiamo ancora…» spiegò meglio il più alto, con aria dispiaciuta e combattuta, oltre che piuttosto frustrata.

«Hey hey hey! Aspetta un momento!» esclamò ancora il più basso, fissando Uther e Ramo a sguardo spalancato. «Voi non siete compari di quello che ha sconfitto quella matta??»

Uther e Ramo si scambiarono un breve sguardo.

«Bree…» lo rimproverò a bassa voce il più alto, scoccandogli uno sguardo disapprovante.

«No, ascolta!» ribatté quello che a quanto pareva si chiamava Bree, aggrappandosi con una mano ad una manica del maglione dell’altro «Loro potrebbero fare qualcosa magari!»

Il più alto tornò a considerarli con una lunga occhiata, da capo a piedi, evidentemente dubbioso, ma cercando gentilmente di non darlo troppo a vedere.

«Beh…» aggiunse l’altro, più lentamente, scrutandoli a sua volta di nuovo «Magari… almeno il vostro amico. Quello che ha sconfitto la pazza.»

Ramo e Uther si scambiarono un lungo sguardo in silenzio.

Ramo non aveva più la nemmeno pallida idea di che cosa dire o fare a quel punto.

Ma Uther di punto in bianco scrollò le spalle e disse «Sapete che vi dico? Perché non restate un altro po’ qui a chiacchierare con noi? E poi… beh, poi si vedrà.»

Ramo lo fissò con sguardo tra l’allucinato e l’incredulo, ma Uther sembrò non darvi tanto peso.

«Mpf! E tu potresti abbassare quel maledetto fucile magari?» ribatté Bree.

Uther sembrò di nuovo prendere in considerazione l’idea per un poco. «Nah. Non per il momento. Ma sembrate… beh… sembrate abbastanza a posto.»

«Oh, grazie.» ironizzò il più alto degli altri due.

«E poi… si vedrà.» ripeté Uther, alzando di nuovo le spalle.

Bree emise un verso sarcastico. «Tanto probabilmente ci mancheresti.» disse con superiorità convinta e leggera, come a voler avere l’ultima parola.

«Voi continuate a fare in modo di non mettermi alla prova, e potremmo continuare a credere che sia vero, okay?» ribatté Uther.

E Ramo lo sapeva che non era facile avere l’ultima parola con lui.

Nondimeno, Bree sembrava già pronto a replicare senza risparmiarsi.

«Io mi chiamo Malcolm. Ma preferisco Malk.» gli si presentò quello più alto dei due, avvicinandoglisi, dal momento che Uther aveva comunque abbassato la canna del fucile verso terra, pur tenendolo ancora impugnato e carico.

«Ramo…» disse lui, lentamente e circospettosamente, guardando Bree e Uther che sembravano aver instaurato una sorta di lotta a suon di rapide battute taglienti, cercando ancora di capacitarsi.

Anche Malk sembrava starli guardando, ma come se fosse molto meno sorpreso di lui. «E questa, temo di doverti dire, sarà una lunga notte.» lo informò.

E Ramo, davvero, prima di quel momento aveva pensato che sarebbe già stata abbastanza lunga, tanto che sarebbe stato impossibile renderla ancora più interminabile. Ma a giudicare dal modo in cui gli altri due sembravano decisi ognuno ad averla vinta, iniziò ad avere un cospicuo mal di testa, e il sospetto che quel Malk avesse quanto mai ragione.

 

 

Soundtrack: Unbelievable (EMF)

 

Note per la comprensione:

*DARSELA: l’espressione completa è il classico ‘darsela a gambe’, o sempre nel colloquiale ‘squagliarsela’, ma in una versione slang che conosco si usa anche abbreviare con un semplice ‘darsela’. Bree potrebbe avere una certa tendenza a utilizzare termini molto colloquiali se non proprio slang, ma aggiungerò note per la comprensione ogni qual volta mi paia arduo intuirne il significato.

 

Sciocchezze dello scribacchiatore (e qualche appunto potenzialmente utile sulla messa on-line dei capitoli):

Sono quasi ridicolmente entusiasta nell’introdurre i personaggi di Malk e Bree. Insomma: eccovi anche questi due. E lo dico con affetto.

Potreste aver notato che questo capitolo giunge on-line dopo un bel po’ di tempo dal precedente. Molte cose sono accadute, parecchio impegnato, e bla bla bla. Non do garanzie, ma se tutto va decentemente non dovrei metterci così tanto per il prossimo capitolo.

Tra le altre cose, il mio (ex) disco fisso ha avuto un brutto accidente, e alcuni capitoli che avevo già scritto sono andati (forse irrimediabilmente) perduti. Niente di troppo drammatico, non sono tanti quelli andati perduti e posso sempre riscriverli tranquillamente mantenendo intatta la trama prevista, ma con tempo (e soldi) a disposizione non mi dispiacerebbe tentare di recuperare gli originali. Vedremo che riesco a combinare.

 

  
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