Capitolo 58
(I would like to see you trying)
Tenere sotto sorveglianza l’attendamento
di mezzi lupi fuori da Tairans, o meglio ciò che ne
rimaneva, consisteva sostanzialmente nel passare ore nascosti tra i cespugli
sdraiati a terra sulla pancia, rigorosamente sotto vento rispetto
all’accampamento, e spiandone ogni movimento con un binocolo.
Uther emise un verso lamentosamente
annoiato e si staccò il binocolo dagli occhi, passandolo a Ramo steso pancia a
terra di fianco a lui. «Tocca a te.»
Ramo non provò nemmeno a protestare, e
mentre Uther cercava di muoversi un poco per trovare sollievo alle
articolazioni anchilosate dal lungo tempo passato in quella posizione, e si
sistemava meglio il fucile che teneva sempre accuratamente con sé durante
quegli appostamenti, si dispose a puntare il binocolo sull’obbiettivo.
Erano in un punto collinare lievemente
rialzato rispetto all’attendamento, e il fatto che fosse in una boscaglia
rendeva più difficile riuscire a scorgerlo interamente e chiaramente.
Pur tuttavia, come già avevano rilevato
loro e anche gli altri durante tutti quegli appostamenti, dell’accampamento non
rimaneva granché.
Non che le tende non ci fossero ancora,
comprese quelle varie cose per garantire la minima sopravvivenza di base. Ma i
suoi occupanti erano diminuiti. Almeno a detta di Uther, che era l’unico di
loro a poterlo dire, dal momento che Danny era ancora escluso da quei turni di
appostamento, sia per le sue condizioni fisiche di ripresa costante e rapida ma
comunque ancora in corso, sia per il pericolo che l’odore di un altro mezzo
lupo fosse chiaramente più percettibile dai suoi consimili. E, Ramo sospettava,
anche perché nessuno di loro aveva voglia di vederlo rischiare di nuovo di
buttarsi in un confronto fisico diretto con altri mezzi lupi.
Anche se, da quello che ne aveva capito
Ramo, non c’era tutto questo pericolo nell’immediato.
Prima di tutto perché quella Mara non si
era più vista, e Danny era certo che fosse morta. E inoltre, con loro rinnovato
sollievo, non solo a giudicare dai movimenti che vedevano nell’attendamento i
mezzi lupi non sembravano avere intenzione nell’immediato di allontanarsi da
esso, ma anche perché il loro numero continuava a diminuire di ora in ora. Non
in modo consistente, beninteso, ma era come una sorta di lento e incessante
centellinarsi.
Ramo aveva anche avuto occasione di
vedere almeno qualche volta chiaramente, pur attraverso il binocolo, quello che
avevano chiamato – o meglio, che si faceva chiamare – Badlands. Il mezzo lupo,
abbastanza nettamente distinguibile a causa della sua massiccia stazza, si
contraddistingueva anche per essere quello che a quanto pareva stava cercando
in ogni modo di evitare che il numero dei mezzi lupi rimasti diminuisse
ulteriormente.
Il modo in cui lo faceva non sembrava
troppo chiaro nemmeno a lui. Ma comunque lo potevano vedere abbastanza
frequentemente radunare tutti i mezzi lupi rimasti all’attendamento in lunghe
ore di discussione. Loro naturalmente non potevano udirne una sola parola, a
quella distanza, ma sembrava che fosse soprattutto lui a parlare, e che
cercasse di farlo in toni da discorso convincente.
A sentire Danny e Uther, entrambi
dubitavano che Badlands fosse dotato di grandi doti oratorie o capacità
espressive dal punto di vista discorsivo; nondimeno, sembrava metterci tutta
l’anima possibile. Nondimeno, sembrava di intuire da quelle osservazioni che il
maggior motivo per cui gran parte dei mezzi lupi rimasti non stavano
abbandonando la zona era più il timore di essere malmenati dal grosso Badlands
senza che nessuno degli altri li difendesse, oppure da una loro totale e
sperduta indecisione, piuttosto che per reale convincimento nella causa.
Causa che, loro temevano, poteva essere
sempre la stessa impostata da Mara: non appena fosse giunta la notte senza
luna, scatenarsi su Tairans uccidendo tutti gli
esseri umani a portata, e provocando la disordinata fuga in preda al terrore
dei superstiti.
Ramo udì Uther di fianco a lui crollare
la testa a faccia in giù nell’incavo di un braccio piegato, emettendo un altro pesantemente
stanco verso di lamento annoiato.
«Non sono ancora sicuro di capire perché
stai facendo un doppio turno di sorveglianza…» osservò Ramo, con precauzione.
Uther non rialzò nemmeno la testa, e
comunque rispose solo dopo qualche momento. «Perché non c’era nessun altro che
non stesse riposando, o straparlando, o guarendo, o pianificando, o altro…?»
«Hum…» fece
Ramo, con calma riflessiva «Andrea si è offerta.»
Stavolta il silenzio fu un po’ più
lungo. «Come no.» commentò solo Uther, come se la ritenesse una risposta
abbastanza eloquente.
Ramo ponderò per un momento le possibili
interpretazioni, prima di dire con un certo tatto «E con questo intendi… perché
non sa usare né fucile né pistola. O perché Danny sarebbe impazzito se avessimo
accettato la sua offerta. O perché tu preferiresti non dover essere di turno
per ore con lei…?»
Uther rialzò la faccia e lo fissò per un
momento. «Tutte sembrano piuttosto valide…» disse infine senza particolare
intenzione apparente, alzando le spalle e tornando a guardare più o meno in
direzione dell’attendamento.
«Hum… già…» si
limitò a dire Ramo, lasciando cadere l’argomento.
C’erano ancora parecchie domande che
avrebbe prima o poi potuto rivolgere a qualcuno. Ad esempio, in generale non
era ancora sicuro di capire che cosa esattamente fosse successo lì in quegli
ultimi giorni. E aveva la vivida impressione che si sarebbe potuto parlare per
ore anche solo delle cose in sospeso tra Danny e quella Mara. Ma gli unici che
forse avrebbero potuto darne una spiegazione soddisfacente… beh, Ramo non aveva
l’impressione che ci fosse un modo – per quanto con tutto il tatto possibile –
di provare a domandarlo direttamente a loro.
In ogni caso, ogni volta che vedeva Yuta gli dava la precisa sensazione che, non appena tutto
quello fosse finito, ci avrebbe pensato lei a inchiodare metaforicamente (o
meno) i diretti interessati, interrogandoli senza mezzi termini per capire cosa
esattamente di diavolo era successo da quelle parti.
Ma al momento l’unica cosa se non altro perfettamente
chiara a tutti loro era che la priorità era impedire che un manipolo di mezzi
lupi impazziti si scatenasse sanguinariamente per tutta Tairans.
Il come farlo, esattamente, era ancora
oggetto di lunghe discussioni, qui o là più o meno accanite.
E per quanto Ramo si fidasse e avesse il
massimo rispetto di tutti gli altri ‘4 di picche’, al
momento e tutto sommato, e considerando tutte le idee che aveva sentito
scaturire da tutti loro durante quei loro estenuanti brainstorming, riponeva le
sue più accorate speranze in Mordecai. Non che lui avesse già stilato un buon
piano. Ma stando a Yuta e a Kumals,
le sue capacità “professionali” erano ottimali. E se non altro era l’unico che
sembrava veramente capace di partecipare a quelle discussioni mantenendo
un’assoluta calma lucida e seria.
Ramo trasse un breve sospiro e disse
«Anch’io comunque non so nemmeno sparare.»
Uther gli lanciò uno sguardo di sbieco.
«E quindi?»
«E quindi… beh… se alla fine dovremo
basarci su quello per… riuscire a risolvere la situazione qui… non so quanto potrò
essere utile.»
Uther sembrò rifletterci sopra per un
po’, poi alzò le spalle e gli diede un paio di pacche amichevoli su una spalla.
«Non ti preoccupare. Nessuno di noi potrebbe realmente cavarsela sparando, con
quelli.»
Manco a dirsi, questo non rincuorò
affatto Ramo, che gli scoccò uno sguardo incerto e immusonito. «Perché… un
mezzo lupo può essere tranquillamente più veloce della capacità umana di
puntargli un’arma addosso e premere il grilletto…?» riportò da quello che aveva
sentito ripetere più volte durante quelle discussioni.
Uther annuì con aria compassata e
distrattamente stanca. «Già.»
Ramo si ritrovò istintivamente ad
abbassare lo sguardo sul fucile di Uther, e lui parve notarlo.
«Beh… una volta ne ho colpito uno…»
disse Uther, come tra sé e sé, e sorrise un poco rivolto alla boscaglia
notturna, con un ché di amaro e malinconico «Ma credo sia stata un’eccezione.»
Ramo annuì appena, e non disse altro.
Conosceva la storia, anche se gli era stata riportata solo sommariamente da Yuta, e quando Kumals era
intervenuto qui o là per aggiungere dettagli… beh, di Kumals
non ci si poteva mai fidare troppo quando raccontava storie. Aveva la tendenza
ad inventarseli i dettagli, giusto per suo divertimento.
Improvvisamente, Uther mosse un braccio
di scatto e gli afferrò l’avambraccio con una solida presa. Ramo intuì che gli
stava dicendo in quel modo di rimanere silenzioso e immobile, e comprese esattamente
perché solo un momento dopo, quando udì un fruscio di vegetazione che si scostava
come se qualcuno la stesse solcando, dietro di loro.
Il rumore si fece sempre più vicino,
muovendosi con grande calma. Finché Uther non sottrasse con uno scatto
repentino la mano dal suo braccio e si mosse, e Ramo si mosse altrettanto
istantaneamente.
In un attimo si erano girati rizzandosi
a sedere, e poi balzando in piedi, Uther col fucile spianato puntato in
direzione del rumore alle loro spalle, e Ramo brandendo la mazza da baseball
che impugnava saldamente.
Due tizi si bloccarono sussultando lì
dove si trovavano, vedendoli sbucare a quel modo dai cespugli.
E Ramo si trovò a fissare, come Uther,
due ragazzi che dovevano avere intorno ai venticinque anni forse, l’uno dalla
corporatura alta e esile, e l’altro invece basso e tracagnotto ma robusto.
«Porca vaccaccia!» esclamò quest’ultimo,
fissandoli come se fosse rimasto sinceramente allarmato dal loro improvviso
sbucare, e ritenesse il loro un modo assai maleducato di comparire.
Per un istante, Ramo fu tentato di
crederli semplicemente due tipi che si stavano facendo un giro nei boschi di
notte, perché avevano un’aria praticamente innocua, quello più alto con i suoi
jeans e largo maglione marrone scuro quasi nero, e l’altro che sembrava in
tutto e per tutto un raver, con i capelli raccolti in
dreds e dilatatori alle orecchie e piercings al naso e i vestiti sommariamente da punkabbestia
da marciapiede.
Ma sentì Uther disinnescare la sicura
del fucile, e il suono metallico si distinse chiaramente nel silenzio del bosco
di notte solcato solo da un coro di insetti notturni estivi.
Quello produsse anche un netto
cambiamento nell’atteggiamento dei due ragazzi che li stavano fissando ad occhi
spalancati, anche se il più alto aveva già notato fin da subito il fucile e lo
stava già osservando con un acuto timore serio e attento.
Il più basso dei due iniziò a ringhiare
gutturalmente e cupamente, in sorda minaccia, assumendo una posa
difensiva-aggressiva e facendosi davanti all’altro come per proteggerlo. Quello
più alto, in compenso, gli afferrò una spalla in un gesto appena un poco e solo
temporaneamente ammonitorio, e si rivolse loro in fretta.
«Aspettate… hey…
aspettate un momento…» disse, sinceramente intimorito, ma con un nervoso
tentativo di essere ragionevole.
«Chi diavolo siete?? Cacciatori
maledetti?!» sbraitò aggressivamente l’altro.
Il più alto gli scoccò un rapido sguardo
criticamente esasperato. «Bree… per la miseria… non
vedi che quello è il tipo che lei faceva andare e venire dall’accampamento?»
Ramo ebbe allora l’assoluta certezza
definitiva che dovevano essere proprio mezzi lupi, anche se comunque non
avrebbe scommesso un centesimo su un’alternativa a quel punto.
L’altro dei due stava sbattendo le
palpebre, con aria confusa. «Che stai dicendo?» fece scetticamente, scrutando
meglio sia Ramo che Uther, uno dopo l’altro, assottigliando le palpebre e
assumendo un’espressione praticamente comica per lo sforzo. Poi spalancò gli
occhi su di Uther, ed esclamò «Hey! È vero! È proprio
lui!»
Ramo spiò appena verso Uther, ma lui
stava continuando a tenerli sotto tiro del fucile con seria precisione
concentrata.
«Va bene… sentite.» disse Uther,
parlando appena tra i denti, ma in tono conciliante e tutto sommato
relativamente tranquillo «Non costringetemi a spararvi, d’accordo?»
Il più basso sembrò inalberarsi,
sdegnato. E poi gli rivolse una smorfia tra il derisorio e il minaccioso,
ribattendo «Hà! Beh, vorrei proprio vederti
provarci!»
Ramo ricordò di nuovo tra sé e sé che i
mezzi lupi, volendolo, potevano anche riuscire ad essere troppo veloci per
permettere ad un essere umano di prendere la mira e premere il grilletto, e
sentì un brivido freddo percorrergli la schiena. Tuttavia, rafforzò la presa
sull’impugnatura della sua mazza da baseball e perfezionò la sua posizione
saldamente piazzata sul terreno, tenendosi pronto.
«Ma se ci attaccate sarò costretto a
farlo.» disse comunque ancora Uther.
Il più alto sbatté le palpebre,
incredulo. «Ma se sei tu che ci stai puntando un fucile addosso!» protestò,
quanto mai ragionevole.
Ramo esitò, scoccando un’altra occhiata
di sbieco ad Uther, relativamente dubbioso. Se non altro perché non era affatto
quella l’impressione che si era fatta di un potenziale scontro micidiale con
dei mezzi lupi. Quello sembrava un po’ troppo stranamente assurdo per essere
qualcosa del genere.
Dopo un lungo momento di eventuale
attenta ponderazione, Uther abbassò giusto un poco la canna del fucile. Il che
significava che ora era puntato “solo” all’altezza delle gambe dei due.
«Non siete qui per attaccarci?» domandò
quindi ai due, scrutandoli attentamente da capo a piedi.
I due si scambiarono uno sguardo basito,
poi tornarono a voltarsi verso di loro e a parlare praticamente insieme.
«Cosa? Ma no! Perché dovremmo farlo?»
esclamò il più alto.
«E che diavolo! Stavamo solo facendo un
giro per i fatti nostri e tu salti fuori con un fucile puntandocelo addosso e
quell’altro con una… una…» disse l’altro, mettendosi poi a scrutare Ramo e ciò
che impugnava come se stesse cercando di farsene una ragione.
«Una mazza da baseball.» puntualizzò il
più alto, come dandogli pazientemente un suggerimento.
«È una mazza da baseball… una mazza da
baseball… Quella è una mazza da baseball?? Cioè, sul serio?!» sbraitò quello
che sembrava provenire da un branco di ravers,
fissando Ramo in faccia, incredulo e schernente ad un tempo.
Ramo continuò comunque a brandire la sua
unica arma, corrugando la fronte.
Il più alto stava roteando gli occhi,
anche se poi tornò a concentrare lo sguardo preoccupato sul fucile di Uther.
«Quindi se… qui nessuno vuole aggredire nessuno… potresti abbassare quella
cosa? È piuttosto… snervante.»
«Hum…» finse
di rifletterci sopra Uther, lentamente. «Datemene un valido motivo.» disse
serio.
Il più alto dei due lo fissò con un che
di confuso, e poi una smorfia incerta. «Che cosa vuoi dire?»
«Sul serio, che diavolo vi abbiamo
fatto??» sbraitò ancora l’altro «E poi che cosa ci fate voi qui??»
«A pochi chilometri da qui c’è un
accampamento di mezzi lupi che si stanno preparando a cercare di sterminare
l’umanità…» riportò Uther con apparente calma, come se non l’avesse sentito «E
voi siete due di loro. Quindi… sì, convincetemi che non ci sia bisogno di
tenervi un fucile puntato addosso.»
I due li fissarono per un istante in
silenzio, sbattendo le palpebre come se stessero registrando le sue parole.
«Ah. Capisco…» iniziò poi lentamente a
dire quello più alto, con più comprensiva ragionevolezza «In effetti…»
«Ma noi non abbiamo niente a che fare
con quei rintronati laggiù!» protestò l’altro con un sornacchio schifato e
superiore, interrompendolo «Non più. Insomma, ma li avete visti? Sono fuori di
testa. E non poco!»
Ramo e Uther si scambiarono un breve
sguardo, piuttosto perplesso.
«Quindi… voi siete… tipo… hum… cioè, avete cambiato idea?» domandò Ramo, cercando di
concentrarsi sulla ricerca di un senso di tutto quello.
I due si scambiarono a loro volta uno
sguardo. Quindi il più basso dei due scoppiò in un sarcastico e ampio
sghignazzo. «Su che cosa? Sterminare l’umanità e altre cazzate simili?»
Il più alto stava scuotendo la testa,
guardandoli comunque con seria pazienza sincera. «Non siamo mai stati di
quell’idea…»
«Già!» confermò l’altro, annuendo
energicamente «Insomma, ma per favore! Volevamo solo… sapete, curiosare in
giro.»
Uther e Ramo alzarono le sopracciglia,
dando chiaramente l’idea che… no, non sapevano.
Il più alto sospirò. «Eravamo andati lì
solo per curiosità. Avevamo sentito dire in giro di questa specie di grossa… reunion. E sospettavamo che fosse una specie di enorme
bufala, ma insomma…»
«Non avevamo di meglio da fare.» alzò le
spalle l’altro.
«Ma quando siamo arrivati e abbiamo
sentito quello che dicevano…» tentò di proseguire il più alto.
«Insomma, era roba da pazzi!» lo
interruppe nuovamente il più basso «Così ci siamo detti: hey,
restiamo giusto un altro po’ a divertirci ad ascoltare questa roba.»
«Ma poi… Mara…» continuò il più alto, il
tono che si abbassava e diveniva più serio e grave nel pronunciarne il nome «Ha
praticamente stabilito la regola che nessuno poteva andarsene. Diceva che era
come… tradire.»
«Completamente fuori di testa!» esclamò
ancora con convinzione l’altro, strabuzzando gli occhi.
«E… beh… era un po’ difficile cercare di
allontanarsi senza rischiare la pelle a quel punto…» osservò ancora il più
alto.
«Già!» confermò il più basso con una
smorfia così generosa che gli deformò praticamente tutta la faccia «Cioè! Io
avrei anche voluto provare a dirle qualcosa come: hey,
bellina, sentì un po’! Qui non ci siamo per niente, d’accordo?»
Il più alto gli scoccò un’occhiata assai
dubbiosamente critica di sbieco «Sì… e lei ti avrebbe cavato la testa…»
«Beh! Questo era da vedere!» obbiettò
l’altro, muovendo le spalle come se cercasse di mettere in evidenza tutta la
sua muscolatura, comunque non così cospicua sebbene fosse di costituzione
abbastanza ben piantato.
Il più alto alzò gli occhi al cielo,
emettendo un breve verso sospirante e sardonico.
Ramo occhieggiò verso Uther, trovando
semplicemente che lui stava osservando quei due come se fossero una specie di
singolare e bizzarro spettacolo, e stesse ancora cercando di trarre una qualche
conclusione tra sé e sé, per decidere che cosa farci con due personaggi del
genere, qualsiasi cosa fossero esattamente.
«Quindi…» tentò allora Ramo, con
precauzione «Ora ve la stavate… squagliando dall’attendamento visto che non c’è
più pericolo di… hum… rimetterci la pelle?»
I due lo fissarono tuttavia stupiti.
«Oh, no, affatto.» replicò il più alto.
«Figuriamoci! Ce la siamo data* appena abbiamo saputo che quella matta era stata
sconfitta.» rincarò l’altro.
Uther corrugò la fronte. «Ma… siete
ancora qui…» osservò, lentamente e significativamente.
«Hey! È perché
siamo pur sempre delle persone… come si dice… altruiste!» protestò vivacemente
quello che sembrava una specie di raver-punkabbestia.
Il più alto gli dedicò una breve
occhiata critica, ma annuì sommariamente. «Eravamo preoccupati che quelli che
sono rimasti stiano ancora pensando di fare qualche grosso casino… Così siamo
venuti a dare un’occhiata.»
«Ma c’è ancora quella massa di muscoli
senza cervello! Tsk, Badlands!» commentò l’altro con
fare superiore.
«Non sapevamo esattamente come… fare
qualcosa. Cioè, non lo sappiamo ancora…» spiegò meglio il più alto, con aria
dispiaciuta e combattuta, oltre che piuttosto frustrata.
«Hey hey hey! Aspetta un momento!»
esclamò ancora il più basso, fissando Uther e Ramo a sguardo spalancato. «Voi non
siete compari di quello che ha sconfitto quella matta??»
Uther e Ramo si scambiarono un breve
sguardo.
«Bree…» lo
rimproverò a bassa voce il più alto, scoccandogli uno sguardo disapprovante.
«No, ascolta!» ribatté quello che a
quanto pareva si chiamava Bree, aggrappandosi con una
mano ad una manica del maglione dell’altro «Loro potrebbero fare qualcosa
magari!»
Il più alto tornò a considerarli con una
lunga occhiata, da capo a piedi, evidentemente dubbioso, ma cercando gentilmente
di non darlo troppo a vedere.
«Beh…» aggiunse l’altro, più lentamente,
scrutandoli a sua volta di nuovo «Magari… almeno il vostro amico. Quello che ha
sconfitto la pazza.»
Ramo e Uther si scambiarono un lungo
sguardo in silenzio.
Ramo non aveva più la nemmeno pallida
idea di che cosa dire o fare a quel punto.
Ma Uther di punto in bianco scrollò le
spalle e disse «Sapete che vi dico? Perché non restate un altro po’ qui a
chiacchierare con noi? E poi… beh, poi si vedrà.»
Ramo lo fissò con sguardo tra
l’allucinato e l’incredulo, ma Uther sembrò non darvi tanto peso.
«Mpf! E tu
potresti abbassare quel maledetto fucile magari?» ribatté Bree.
Uther sembrò di nuovo prendere in
considerazione l’idea per un poco. «Nah. Non per il
momento. Ma sembrate… beh… sembrate abbastanza a posto.»
«Oh, grazie.» ironizzò il più alto degli
altri due.
«E poi… si vedrà.» ripeté Uther, alzando
di nuovo le spalle.
Bree emise un verso
sarcastico. «Tanto probabilmente ci mancheresti.» disse con superiorità
convinta e leggera, come a voler avere l’ultima parola.
«Voi continuate a fare in modo di non
mettermi alla prova, e potremmo continuare a credere che sia vero, okay?»
ribatté Uther.
E Ramo lo sapeva che non era facile
avere l’ultima parola con lui.
Nondimeno, Bree
sembrava già pronto a replicare senza risparmiarsi.
«Io mi chiamo Malcolm. Ma preferisco Malk.» gli si presentò quello più alto dei due,
avvicinandoglisi, dal momento che Uther aveva comunque abbassato la canna del
fucile verso terra, pur tenendolo ancora impugnato e carico.
«Ramo…» disse lui, lentamente e
circospettosamente, guardando Bree e Uther che
sembravano aver instaurato una sorta di lotta a suon di rapide battute
taglienti, cercando ancora di capacitarsi.
Anche Malk
sembrava starli guardando, ma come se fosse molto meno sorpreso di lui. «E questa,
temo di doverti dire, sarà una lunga notte.» lo informò.
E Ramo, davvero, prima di quel momento
aveva pensato che sarebbe già stata abbastanza lunga, tanto che sarebbe stato
impossibile renderla ancora più interminabile. Ma a giudicare dal modo in cui
gli altri due sembravano decisi ognuno ad averla vinta, iniziò ad avere un
cospicuo mal di testa, e il sospetto che quel Malk
avesse quanto mai ragione.
Soundtrack: Unbelievable (EMF)
Note
per la comprensione:
*DARSELA:
l’espressione completa è il classico ‘darsela a gambe’, o sempre nel
colloquiale ‘squagliarsela’, ma in una versione slang che conosco si usa anche
abbreviare con un semplice ‘darsela’. Bree potrebbe
avere una certa tendenza a utilizzare termini molto colloquiali se non proprio
slang, ma aggiungerò note per la comprensione ogni qual volta mi paia arduo
intuirne il significato.
Sciocchezze
dello scribacchiatore (e qualche appunto
potenzialmente utile sulla messa on-line dei capitoli):
Sono
quasi ridicolmente entusiasta nell’introdurre i personaggi di Malk e Bree. Insomma: eccovi
anche questi due. E lo dico con affetto.
Potreste
aver notato che questo capitolo giunge on-line dopo un bel po’ di tempo dal
precedente. Molte cose sono accadute, parecchio impegnato, e bla bla bla.
Non do garanzie, ma se tutto va decentemente non dovrei metterci così tanto per
il prossimo capitolo.
Tra
le altre cose, il mio (ex) disco fisso ha avuto un brutto accidente, e alcuni
capitoli che avevo già scritto sono andati (forse irrimediabilmente) perduti. Niente
di troppo drammatico, non sono tanti quelli andati perduti e posso sempre
riscriverli tranquillamente mantenendo intatta la trama prevista, ma con tempo
(e soldi) a disposizione non mi dispiacerebbe tentare di recuperare gli
originali. Vedremo che riesco a combinare.