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Autore: _Eleuthera_    27/07/2009    9 recensioni
Attenzione: SPOILER TERZA STAGIONE
"Corri e ti senti pesante, molto pesante, ma non sono più gli sguardi di pietra.
Il dolore ti distrugge il respiro.
Tre frecce nella schiena."
[Allan POV] [Season 3 Episode 11] [824 parole]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Ricordati che devi morire
Rating: Giallo
Parole: 824
Fandom: Robin Hood (BBC)
Personaggi: Allan A Dale
Avvertimenti: Spoiler terza stagione ep 11
Note: scritta per commemorare la morte di Allan. Una morte che ho trovato insensata e crudele. Non c'era motivo di farlo morire, tanto meno di farlo morire così. Spero che la fan fiction vi comunichi gli stessi sentimenti che ho provato io nel vedere per la prima volta quella scena. I commenti, negativi o positivi che siano, sono graditi come la manna dal cielo. Grazie di leggere.


Ricordati che devi morire
~ Allan A Dale Tribute

Solo due anni fa avresti giurato che saresti morto sulla forca.
Con un pubblico che osservasse ogni tuo piccolo gesto, ogni tuo sguardo prima di sentire il vuoto sotto i piedi.
Ti avrebbero visto spalancare gli occhi, cercare di gridare e poi restare immobile come un sasso.
Sarebbe stata una performance breve ma intensa.


Corri e senti l’aria sfrecciare via fischiandoti nei timpani, corri e ogni passo ti sembra troppo breve e hai l’impressione che il tempo ti sia alle calcagna e che ti rubi il terreno sotto i piedi e che ogni corsa sarebbe troppo poco per riuscire ad arrivare in tempo e corri stringendo i denti, e pensi alla faccia che faranno i tuoi amici, e ti scappa un sorriso.


Poi hai iniziato a pensare che forse saresti morto combattendo.
Trafitto da una spada o da una freccia, sul selciato di una strada di Nottingham o nella foresta di Sherwood, difendendo la tua vita o quella dei tuoi compagni.
Pensavi che qualcuno avrebbe gridato il tuo nome e sarebbe corso verso di te. Magari Will, con cui avevi condiviso tante missioni. O Djaq, che avrebbe subito controllato la tua ferita e sarebbe ammutolita accorgendosi che non c’era nulla da fare.
Tu avresti fatto una battuta, avresti riso e poi chiuso gli occhi.


Corri e i pensieri che corrono con te sono pesanti come montagne.
Gli occhi accusatori dei tuoi
amici non potrebbero essere più nitidi nella tua mente.
Eppure non ti eri illuso che sarebbe bastato il tuo dolore per riconquistare la loro fiducia. Avevi tentato con le azioni, più e più volte, finché non eri tornato al loro fianco.
E ora corri per raggiungerli, per raggiungerli subito, perché
ti hanno lasciato indietro, ti hanno legato perché non li seguissi, perché pensavano che li avessi traditi di nuovo.
Corri e un pensiero si conficca un po’ di più nel tuo cuore, corri e le parole di Robin ti feriscono ancora un po’ la mente, corri e stringi i denti e pensi che arriverai e che avrai la rivincita più grande della tua vita.


Per un certo periodo hai pensato che saresti morto per mano loro.
Che lo Sceriffo o Gisborne ti avrebbero costretto a combattere e che Robin ti avrebbe puntato contro arco e freccia incoccata, dicendoti che gli dispiaceva, che gli dispiaceva veramente, ma che non poteva fare altrimenti.
A quel punto saresti caduto a terra con la freccia conficcata nel petto in fiamme, fissando il vuoto e credendo di odiare profondamente i tuoi vecchi compagni, quando invece avresti odiato te stesso al punto di non sentire neppure il freddo che arrivava.


La prima fitta di dolore non è il dolore di un pensiero incastrato nella gola.
Inciampi e afferri con forza la freccia che ti ha trapassato la gamba, cerchi di estrarla, ti accorgi che fa male, tanto male, ma non hai tempo e la strappi via e corri ancora mentre ad ogni passo un lampo di luce attraversa il tuo sguardo e ti soffoca.
Corri e ti senti pesante, molto pesante, ma non sono più gli sguardi di pietra.
Il dolore ti distrugge il respiro.
Tre frecce nella schiena.
Resti sospeso sulle gambe che non ti reggono più, per un attimo.
Poi cadi per terra.


Ora pensi che morirai da solo, con la schiena coperta di sangue e il respiro rotto dalla corsa.
Pensi che fra qualche istante non riuscirai più a strisciare e ti accoccolerai a terra come su di un materasso.
Respirerai l’odore del bosco e del tuo sangue e capirai che non le vedrai, le espressioni dei tuoi amici.
E allora te le immagini, ti immagini Much attonito che apre la bocca per dire qualcosa ma non gli esce niente, e John che ti fissa in silenzio, e Kate che sbatte le palpebre cercando di distogliere lo sguardo, Tuck che scuote la testa, e Robin che capisce.


Lo Sceriffo di Nottingham si ferma davanti a te. Eccolo, il tuo assassino.
Ti guarda con il sorriso del pazzo e poi se ne va. Forse tornerà a prendere il tuo corpo.
Ma ora ti lascia morire. E tu ti giri su un fianco e cerchi di guardare il cielo oltre gli alberi di Sherwood, cerchi di respirare, di vedere il respiro che se ne va.



Pensi che vorresti stringere la mano a Will e fare un sorriso a Djaq. Pensi che ti piacerebbe vederli ora, marito e moglie, felici in Terrasanta.
E pensi che anche a te sarebbe piaciuto avere una donna che ti amasse.
E che ti sarebbe piaciuto morire in casa tua e con tua moglie che ti accarezza i capelli.
Sarebbe piaciuto anche a te essere felice.


Credevi che avresti visto una grande luce bianca o tuo fratello che ti tendeva la mano.
Invece vedi il cielo sopra Sherwood svanire come un’immagine nell’acqua.
Pensavi che saresti morto con un sorriso.
E allora sorridi. Tanto per fare lo spiritoso.


Quando muori, stai ancora guardando il cielo.


   
 
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