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Autore: Dragonfly92    02/08/2019    8 recensioni
“Non fa niente.”
“Con quanti 'non fa niente' ti sei ferito, Yuuri?
Quanti te ne sei imposti?”
“Aveva ragione.
Mi guardi.”
“Lo faccio, Yuuri.
E vedo un ragazzo che sta morendo sotto strati di 'non fa niente'.”
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Tematiche delicate: Bulimia
Questa storia è per BerriesTart_LilacSweet
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mila Babicheva, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ultimo Capitolo

 

 

 

 

“Sono stato io a trovarti. Ero tornato per restituirti l'anello.”

Il singhiozzo di Victor spezza il silenzio, il cuore della notte.

Le sue braccia lo stringono e da quel bisogno Yuuri si sente travolto.

Victor gli chiede perdono e Yuuri fa lo stesso.

Sono passati tre mesi e il dolore è sempre lì.

 

 

“Come sta andando?” chiede Mila, mani sotto il mento e speranza viva.

Victor sorride un “Meglio” ed entrambi sanno che è vero.

Ma sanno anche che Yuuri presto avrà una crisi.

Sono tornate le risate prepotenti e quell'ostentata serenità.

 

Succede durante il pranzo di qualche giorno dopo.

Pranzo che Yuuri lascia a metà dopo che Victor ha trovato e tolto il tovagliolo che si era nascosto fra le gambe.

Non ha detto nulla.

Lo ha preso, lo ha buttato e gli ha anche baciato la tempia subendosi i mugugni di Yura per la scena stucchevole, fingendo di non vedere la rabbia colorargli le guance; Victor gli ha promesso che non gli permetterà più di farsi del male.

Oh, bravo Victor, sei diventato attento.

 

Il piatto allontanato, l'insofferenza nel dover attendere che Yura e Victor finiscano.

L'insofferenza che fomenta l'irritazione.

Yuuri la sente bruciargli il petto.

“Dove vai?”

Potrebbe mentire ma ha giurato di non farlo più.

“Ho finito,” dice e Victor scuote la testa.

“No. Non hai finito.”

La mascella si stringe, Yuuri si siede.

“E' abbastanza.”, ribatte e Victor afferra il cellulare.

“Questo è abbastanza e lo sai.”

Yura vede l'odio col quale Yuuri osserva il suo schema alimentare e sente le mani inumidirsi.

Per favore, prega.

Fa' che passi, fa' che passi.

Pochi bocconi, lenti, duri, odiati.

Pochi bocconi, il respiro arrabbiato, malcelato.

Il limite.

“Dove vai?”

“E' troppo.”

“Non lo è, lo sai.”, insiste Victor e quello sguardo, quel suo stupido sguardo liquido lo irrita, lo irrita.

“Ho detto che è troppo.”

“Ed hai mentito.”

“No.”

“Yuuri, lo sai che devi finirlo. Per favore, tesoro...”

Tesoro! Tesoro un cazzo!

Yuuri si siede, infilza il cibo con la bacchetta, mastica, veloce, veloce.

I suoi occhi si fanno scuri di sfida, di odio, per Victor, per sé.

Sei contento? Sei contento?

“Smettila.”

Ma stavolta non ascolta e insiste, inclina il piatto, fa scivolare quella roba nella sua bocca, la spinge, giù, giù, giù.

“Basta.”

Quella voce gentile, quella maledetta voce, Yuuri la spinge via e con lei il piatto che si frantuma.

Si alza e quando Victor lo afferra, urla.

“Dove vai?”

“LO SAI DOVE VADO!”

Lo spinge e non si rende conto delle sue lacrime né di quelle di Yura, né di quanto sia inutile continuare a divincolarsi da quella stretta che non lo lascia, che si fa più forte e contro la quale urla.

“ERA TROPPO! POTEVI LASCIARE CHE LO BUTTASSI SE NON VOLEVI QUESTO, HAI CAPITO?”

Nè si accorge che sono finiti entrambi sul pavimento.

“LASCIAMI STARE!”

Si divincola, Yuuri, suda fra le braccia di Victor e sovrasta i sussurri con il veleno che sono adesso le sue parole.

“PERCHE' MI FAI QUESTO! PERCHE' VUOI CHE IO SIA COSI'! LO SENTI COSA TOCCHI?

TI SEMBRA POCO? TI SEMBRA POCO, VICTOR! NON LO E'!

E' TROPPO!

E' TROPPO E FA TROPPO SCHIFO! HAI CAPITO? HAI CAPITO?”

La rabbia si rompe, una bolla esplode in miliardi di minuscoli pezzi di lacrime che ingoiano le parole.

“Va bene, va bene...”, dice Victor e Yuuri piange un dolore che non ha mai saputo accettare.

“So-no pazzo, sono fuo-ri di testa, sono...” ma Victor ripete “No, no” e Yuuri smette di combattere.

Singhiozza e lascia per un momento la mente libera di credere alle parole di Victor.

Un momento di sollievo, piccolo, una concessione, poter piangere per il suo dolore stupido, per la sua stupida fissazione, per quella...

Malattia, l'ha definita Mila, malattia.

Ed è stata la diagnosi, l'inizio della cura, del perdono.

 

 

 

“Yura, facciamo...

Facciamo merenda insieme?

L'ho portata, ho messo...”

Yuuri credeva che fosse passata.

Una mattinata dura, complicata, malata.

Passata.

Ma ora che si siede sul suo letto e guarda Yura, vede che ha pianto, lo vede e lui si sente così...

“Ho messo la marmellata e n-ne ho pre-prese quattro, non tre.”

Yuuri si schiaffeggia le lacrime, obbliga i sorrisi a susseguirsi.

“Q-Quattro fette biscottate pe-per me e sei per te così...

Così si-siamo contenti, eh?”

Hanno entrambi striature sulle guance e quando si guardano, quando Yura alza la testa, scoppiano a ridere e continuano a piangere.

“Siamo contenti.”, gli fa eco Yura e di nuovo un colpo di risa e di lacrime e dolore e allegria.

Poi Yuuri posa il vassoio sul letto e iniziano a mangiare.

E Yura offende la marmellata di albicocche e Yuuri ne elenca i benefici.

La tempesta è passata.

Entrambi godranno di quelle briciole di serenità.

 

 

 

 

“Sei...

Sei molto bello.”

Le guance di Yuuri si colorano e Victor si sente rinascere.

Ci sono voluti anni, ANNI, per arrivare a quello.

A quell'imbarazzo sano, al sorriso di Yuuri che inclina la testa per la vergogna.

Non c'è più la rabbia.

Perché Yuuri sa che Victor non lo sta prendendo in giro.

 

 

 

Perchè ti arrabbi quando ti faccio i complimenti?”

Perchè posso sopportare che gli altri mi prendano in giro ma non che sia tu a farlo.”

Avevano litigato.

Furiosamente.

Victor si era incendiato e Yuuri aveva fatto lo stesso.

Poi Victor aveva detto “Non sono io, il bugiardo fra i due! Non sono io quello che si è quasi ammazzato!” e Yuuri era scoppiato a piangere.

Victor aveva continuato ad urlare.

Non poteva paragonarlo a loro!

Non poteva fare una cosa tanto meschina.

Non poteva dire che era uguale a quella gente schifosa, capace di far ingozzare un compagno solo per ridere di lui!

 

Sentirlo dire, a voce alta, gli aveva scosso il cuore.

 

VATTENE, VICTOR, VATTENE!”

 

Lo aveva fatto.

E l'accusa di Yuuri gli era rimbombata nelle orecchie.

Aveva sentito la rabbia esplodergli nella testa, nel petto.

Era tornato indietro.

Lo aveva guardato.

Sei bello, Yuuri.”

 

SMETTILA!”

Una spinta.

Sei la cosa più bella che mi sia capitata.”

STAI ZITTO!”

Due, tre. I pugni sul petto.

La più bella.”

TI ODIO!”

Di tutta la mia vita.”

Il lamento di Yuuri, il suo aggrapparsi, la sua disperazione.

Victor! V-ictor!”

Parole affogate nel pianto.

Quel senso di pazzia.

Rabbia, dolore, sollievo, voglia di urlare, di piangere, di stare solo, di stare insieme, di.

La più bella di tutta la mia vita”

Bambini, risate, grasso, maiale, ce l'hai.

Ho fatto l'amore insieme a te, Yuuri....”

Smagliature, grasso, crema, baci, vattene, bugie. Baci. Lacrime sue, non sue, bello, bugiardo, baci.

L'ho sentito nascere, l'amore...”

Impossibile, lui e la bellezza, baci, lui e qualcosa di buono, baci, lui per terra, il mondo gira, Victor e le sue parole.

Bugie. Baci. Fare l'amore. Crearlo.

E tu non mi credi e allora te lo dirò di nuovo e di nuovo finchè non ci crederai perché...”

Immeritevole, vuoto, pieno, disperato, aggrappato. Baci.

Perché sei la cosa più bella della mia vita.”

Amore. Baci.

Amore, amore...”

 

Victor aveva cullato il suo dolore fino a farlo addormentare.

Aveva pianto parole

 

Si erano distrutti insieme.

 

Adesso potevano ricostruirsi.

 

 

 

 

“Quando ti sentirai al limite, dovrai dirglielo...”

“Non so come fare.”

Mila gli sorride e Yuuri guarda altrove.

Victor continua a tenergli la mano.

“Una safeword...” suggerisce.

Troppo.

Troppo.

 

 

 

Victor è già in pigiama quando esce dal bagno.

Yuuri è in piedi, lo sguardo verso la finestra, gli dà le spalle.

Hanno passato una piacevole serata in compagnia.

Victor ripiega i vestiti, apre l'armadio per poter sistemare il completo.

“E' stato divertente, vero?” chiede mentre infila la testa nel mobile perché la cravatta gli è scivolata di mano.

 

I respiri sono piccoli, veloci.

Le mani si aggrappano alla finestra e le nocche sbiancano.

La fila per il buffet. Due piatti. “Terzo giro, Katsuki?” “Diciamo che se fosse una disciplina olimpica potrei vincere l'oro”

 

 

Victor si volta, perplesso dal silenzio.

Oh.

I passi sono cauti, pensierosi.

Sta imparando ad osservare.

 

Troppo?” domanda e Yuuri annuisce senza guardarlo, con urgenza e liberazione.

Victor lo abbraccia da dietro, allontanandosi un po' nel sentire l'altro corpo fremere a disagio.

Gli posa le mani sulle spalle, lascia che scivolino lungo le braccia.

 

“Ti va di fare una passeggiata, Yuuri?”

 

Yuuri si volta. È frastornato.

“Si...” dice.

Ed è vero.

Anche se soltanto qualche secondo prima non lo avrebbe creduto possibile.

C'era solo il panico.

E l'angosciante voglia di rinchiudersi in bagno.

 

 

 

 

 

 

La forchetta rimane a mezz'aria, vuota, così come lo sguardo di Victor quando si rende conto che Yuuri sta masticando il suo boccone, lo sta guardando e i suoi occhi lo prendono in giro.

C'è un attimo di niente, un attimo che si blocca in una realtà parallela.

Dove Yuuri è libero e non abbassa lo sguardo.

Dove Yuuri rimane perplesso dal silenzio di Victor, se ne preoccupa, lo scuote.

“Cosa c'è?”, domanda allarmato e Victor si rende conto che non c'è nessuna realtà parallela.

 

C'era lui, che ha chiesto a Yuuri di assaggiare quella cheesecake e ora c'è Yuuri che si è avvicinato e lo ha fatto.

Semplicemente.

“Oh, no, no. Un... Gatto, mi sembrava ci fosse un gatto nel... Ristorante...” blatera, ma a Yuuri non interessa perché ciò che conta per lui è non essere la causa di quello sgomento.

E Victor allora deve trattenere le lacrime.

Deve far passare il momento, qualche minuto, dire “Vado ad incipriarmi il naso”, farlo sorridere, allontanarsi.

Rinchiudersi in bagno.

Piangere.

 

Perché Yuuri ha assaggiato, ha assaggiato quel maledetto dolce e ha detto che era squisito e poi i suoi occhi non si sono persi in nessun luogo di dolore.

 

Sono rimasti, lontano dal peso, dal gusto, dall'ingordigia, dal male.

 

Victor piange, in quel bagno.

Perché la malattia non è scomparsa ma ogni tanto si allontana.

E lui e Yuuri possono respirare.

Respirare la vita.

E mangiarla.

 

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

Posso dire che la pubblicazione di questa storia si è rivelata, ancora una volta, un'esperienza straordinaria.

È stato commovente leggervi.

È stato bellissimo conoscervi.

Spiazzante, leggere, in qualche caso, di avervi fatto provare qualcosa.

Incredibile, sul serio.

 

Questa storia è nata per una persona che ho conosciuto qui e poi nella vita reale.

Durante la sua laurea.

Straordinario, di nuovo.

Quello che la scrittura, la lettura può creare.

 

È nata per una persona che a volte si dimentica di brillare.

Perché quando le persone ti dicono che non ne sei capace, ci credi.

Oh, invece sì che ne sei capace, stellina mia.

 

Hai detto che hai fiducia in me.

Io ti chiedo di aver fiducia in quello che ti dico: sei bellissima. Bellissima.

 

Troppo è nata, come spesso accade a ciò che scrivo, per abbracciare.

 

Per dire a voi, Yuuri, che non siete da soli. Non siete sbagliati. Nè pazzi. Nè troppo.

Per dire a voi, Victor, che ce la farete. Non siete stupidi. Non siete ciechi. Siete fondamentali.

E per dare a voi, Yura, uno specchio.

 

E' nata e rimasta in incubatrice per quasi un anno, credo.

Ansia, dubbi, troppo.

Poi Syila è intervenuta. Ha spronato, incoraggiato.

Mi ha dato uno spintone,

Ed eccola qui.

 

Grazie, Syila. A te e alla fortuna che ho di poter contare sul tuo aiuto.

 

Avevo paura.

Di ferire, di sminuire.

Di deludere.

Di far male a BarriesTart.

 

Di aver scritto cose che non si capivano, aver detto cose stupide o in un modo stupido.

Ecco, questo dubbio è persistente ma vabbè.

 

Grazie.

Per ogni commento.

Per

ogni

commento.

 

Sono una persona composta dal 70% di dubbi.

Per questo leggo, studio, sviscero ogni vostro messaggio e lo faccio mio.

Lo faccio entrare nella storia.

 

Forse qualcuno di voi lo ha visto, questo. Forse no.

Ci ho provato, lo giuro.

 

Bene.

Sono logorroica, abbiate pazienza.

 

Ma è importante ringraziare. Almeno quanto chiedere scusa, ecco.

Dunque...

 

Grazie a Fioredipesco. Sempre cara. Sempre bellissima con i tuoi pensieri.

Grazie a Isilme. Per aver parlato di stima. È stato commovente. Lo è ancora.

Grazie ad Amelia. Curiosa, presente, gentile.

Grazie a Marymark. Per gli abbracci virtuali e la fiducia. Spero di non averla tradita.

 

Grazie a Tenar80. Per i tuoi preziosi consigli.

Delicati ma forti. Per le tue riflessioni, la tua accortezza.

Per ogni parola che mi hai dedicato.

Per le rassicurazioni. Sei stata comprensiva e paziente. Sei stata un aiuto.

Preziosa.

Di valore.

Importante.

 

 

Grazie a Pally93. Lettrice attenta, autrice straordinaria.

 

Ho fatto un viaggio, grazie a lei. Si intitola “Lettere da Azkaban”.

Un immersione in due personaggi, Harry e Draco. Che evolvono con un realismo spiazzante. Pochi giorni, non c'è tempo. Ma lei lo ha saputo usare benissimo. A fine storia, rimane il dolore. Quello da libro chiuso. Da amico perduto. Quello che sanno lasciare le storie che non dimenticherai.

 

Grazie a Belladonna. Per i tuoi pensieri teneri.

 

Anche lei autrice, un viaggio iniziato da poco nella profondità degli abissi.

Doloroso, intenso. “Il cuore in conchiglia” ci mostra quanto gli essere umani possano essere mostruosi. Ma, forse, ci insegnerà anche a non giudicare un'intera specie dalle azioni di pochi.

Di sicuro, so che c'è uno Yuuri-Cecaelia in quei capitoli. Che quello Yuuri è bellissimo anche se non lo sa.

 

 

Grazie a ElinaFD. Oh, Elina cara.

Cara.

Sono grata a questa storia per avermi fatto incontrare te e “Pyeongchang 2018 – Kintsugi”.

Te e la tua scrittura.

Te e la tua anima bella.

Sei stata una piacevole sorpresa, un regalo immeritato.

 

Grazie a Syila. Per tutto ciò che fai. Per la pazienza.

Per l'aiuto.

 

Per i viaggi.

Per “Il sole a mezzanotte”.

Un mondo meraviglioso, che non conoscevo.

Dove puoi toccare l'anima di creature meravigliose, i vampiri.

Dove puoi conoscerli e lasciare che modellino le tue emozioni.

 

Grazie, per l'esempio che sei.

 

E grazie a BarriesTartLiliacSweet.

Per avermi permesso di sfiorare la tua anima.

Sei un tesoro.

Dorogoy.

 

 

Grazie alla scrittura.

Per tutto quello che mi dai.

Perché attraverso te, anche io riesco a parlare.

Ridere. Piangere.

 

 

E grazie a voi che avete letto in silenzio.

Vi abbraccio.

Uno

alla

volta.

 

Se volete avvicinarvi, mi trovate con il nome di Andrea Fiore, su facebook.

Di _Rainword_ su instagram.

 

Grazie ancora.

Di tutto

Ciò che siete.

 

 

 

Dragonfly92

   
 
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