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Autore: Diana_96writter    03/08/2019    0 recensioni
Quando neanche il tempo cancella la tenera carezza dell'amore, quando neanche gli occhi riescono a celare l'anima, quando la distanza non riesce a recidere un legame. Una storia che ama la vita e la libertà di viverla, una poesia che narra un'amore che non muore, una storia che non riesce a far del male a chi si ama e ammette il sacrificio, una poesia che non lo permetterà.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Adren aveva cavalcato veloce per tornare al castello, Evee era rimasta in silenzio ad elaborare il lutto stringendo le redini del cavallo, cancellava le lacrime che ancora scendevano cercando di farsi forza e guardare avanti, verso quel che la aspettava. Adren fermò il cavallo scendendo per primo e aiutando Evee a riprendere la battaglia per terminarla definitivamente. Avanzarono nel castello silenziosi, abbassare la guardia poteva essere per loro la disfatta, nella stanza, dove li aveva lasciati, non c’era nessuno. Dylan stava spiegando l’intera situazione a tutti i Ministri ancora riuniti, dopo aver lasciato a Belle la sicurezza di Leanne. Adren avanzò veloce stringendo l’elsa della spada: «Adren, qualcosa non va?». Si guardava continuamente intorno come se aspettasse che qualcuno corresse ad attaccarlo: «Il castello è troppo tranquillo per la situazione in cui ci troviamo, Dylan dovrebbe aver ordinato alle guardie di pattugliare, ma da quando siamo entrati non ho visto nessuno». Evee si strinse nelle spalle preoccupata.

Dylan stava notando la stessa cosa dalla parte opposta del castello, non c’erano guardie su cui potesse fare affidamento: «Non ci sono». Adren lo raggiunse a grandi passi per coprirsi le spalle a vicenda: «L’ho notato, Leanne?». Dylan strinse l’impugnatura perlustrando con lo sguardo la zona: «È al sicuro con Belle, per ora». Il suono di una lama liberata dal suo custode li fece voltare: «Principe Adren, è la vostra ora». Evee sussultò indietreggiando quando lo sguardo dell’uomo magro, nella piena fase di età adulta, la squadrò malamente: «Ministro Braiden, devo presumere che sia mio nemico». L’uomo scattò in avanti eludendo la difesa del Principe con sorpresa dei due presenti. Evee strinse i denti al graffio tinto di rosso sul viso del Principe, con una scivolata costrinse l’uomo a cadere a terra, afferrò Adren per il polso correndo verso il giardino, Dylan la seguì senza chiedere spiegazioni, aveva capito perché stavano battendo in ritirata. Evee continuò a correre fino a nascondersi in una struttura, che i soldati non usavano più per gli allenamenti, una rovina del castello di tre generazioni prima: «Perché siamo corsi via, adesso…». Evee lo bloccò al muro stupendo Dylan, il suo corpo stava tentando di bloccarlo seduto a terra: «Rifletti Adren, sapevamo che uno dei Ministri era un traditore, ti ha studiato per anni, conosce il tuo modo di pensare, di agire, di attaccare, di difendere, ti ha studiato così attentamente e con tanta costanza, se lo affronterai con leggerezza, ti ucciderà». Adren sospirò contando su Dylan per assicurarsi l’assenza del nemico: «Se conosce tutto di me, come farò a vincerlo?». Evee accarezzò la spada sguainata: «Dovrai evolvere, siamo esseri umani è nella nostra natura cambiare, cambia prospettiva, cambia modo di pensare, cambia modo di agire, cambia senza cambiare, muta senza mutare, evolvi consapevole di quel che guadagnerai, sarai presto un Re, per il tuo regno non ti sarà consentito perdere». Dylan sorrise ammirato da quelle parole di incoraggiamento: «Prima devo informarvi di alcune cose». Voltarono entrambi lo sguardo su Dylan in attesa delle novità: «C’è ben altro sotto alla guerra tra il feudo di Cora e quello di Simac, non è scoppiata per lo scambio delle duchesse, era progettata per eliminare Evee». La ragazza sgranò gli occhi guardando l’ombra di Corine nella sua mente: «Spiegati». Dylan osservò di nuovo la strada ancora libera: «Lady Leanne non conosceva la tua identità, non sapeva fossi una Duchessa e men che meno sapeva che fossi la precedente consorte di mio fratello, le è stato detto che ti eri invaghita del Principe e che stavi cercando di sedurlo, l’informazione le è stata passata da suo padre». Adren sussultò sorpreso dall’evoluzione degli eventi: «Suo padre? Perché le avrebbe detto una cosa simile?». Dylan sospirò preparando la spada allo scontro: «Sospetto che il motivo fosse allontanare Evee e metterla in una posizione scomoda, Lady Leanne ha confessato di avere lontani legami con il feudo di Simac, anche se sono poche le informazioni in nostro possesso, credo che la guerra sia stata una copertura per l’assassinio della vostra consorte, così da permettere a Lady Leanne di prenderne il posto, se prima di prendere la corona voi foste morto ed io in gravi condizioni, a Lady Leanne interdetta al trono per linea diretta, la gestione del regno, in attesa della sua incoronazione, sarebbe passata a suo padre di diritto». Adren si strinse nelle spalle preoccupato: «Progettano un colpo di stato da quasi quindici anni, questo stai ipotizzando?». Dylan accennò tristemente ad un si: «Non potevano agire prima che voi foste prossimo alla corona, ma avevano bisogno di una consorte da sfruttare per salire al trono, Lady Leanne era all’oscuro di tutto, e il ballo…». Adren prese parola sistemando i pezzi di quel puzzle ormai completo: «Era un diversivo per permettergli di entrare a corte e di gestire il regno in nostra mancanza, significa che adesso sta per fare la sua entrata trionfale dichiarando la nostra morte, Dylan devi impedirglielo». Il ragazzo sussultò sorpreso dell’ordine: «Con tutto il rispetto, se il Ministro vi ha studiato, sarebbe logico lasciare che sia io a vincerlo». Evee strinse la spalla di Adren abbassandosi ai passi in avvicinamento: «No, Dylan, devi fermare il Marchese prima che possa fare qualcosa di crudele, è vero che il Ministro ha studiato tutto di Adren ma a variare i suoi attacchi ci sarò io, sarò la sua evoluzione, il suo mutamento, solo così potremo avere una speranza». Dylan si arrese al fuoco nei suoi occhi e corse allo scoperto per raggiungere il castello, deviando il colpo del Ministro in sua attesa, a coprirgli le spalle Adren non ci pensò due volte. Evee corse dalla parte opposta nel vento silenzioso della natura.

Adren allontanò la lama brandendo la spada a due mani, l’uomo sorrise affascinato: «Venite». Evee non aveva torto, l’uomo riusciva ad eludere la sua difesa e ad anticipare i suoi attacchi e lo schema di pensiero, finché riuscì a disarmarlo e a bloccarlo a terra con la lama pronta a trafiggere. Adren sorrise divertito dall’idea fuori dal comune, rotolò di fianco quando l’uomo alzò lo sguardo per controllare cosa lo stava braccando dall’alto. Evee saltò giù disarmandolo, stringendo le gambe intorno al collo per capovolgerlo a terra. Stordito dalla presa e dallo schianto, l’uomo estrasse una spada corta ferendole la spalla. Evee si trasse indietro mentre Adren alle sue spalle,  recuperata l’arma, lo aveva affondato senza rimpianti. Gli occhi femminili erano stati coperti dalla mano calda, le avevano impedito di guardare la terribile scena a cui Adren era invece abituato. Lasciò la spada allontanando Evee all’uomo che barcollava risucchiato dalla morte: «Non pensavo che bastasse così poco». Adren sorrise stringendola: «Con il Marchese non sarà altrettanto facile». La voltò verso di se allontanandola dall’uomo riverso a terra, tolse il mantello appoggiandoglielo sulle spalle, ormai lo splendido abito che l’aveva accarezzata era ridotto uno straccio, con un fazzoletto strinse la ferita per fermare il sangue: «Devo andare». Evee lo fermò accarezzandogli la guancia di nuovo rigata dal rosso: «Adren, non morire». Il ragazzo le strinse la mano, stampandole un bacio: «Tornerò a prenderti». Riprese la spada decolorandola dalla morte, dirigendosi verso il castello ad aiutare Dylan in difficoltà, quasi vinto dalla lama del Marchese.

Apparve dal nulla allontanando l’uomo un colpo dopo l’altro: «Il vostro piano è stato sventato, Marchese, date la resa e sarò magnanimo, riprendete l’arma e quel che vi attenderà, sarà solo la morte». Dylan si rialzò stringendo il fianco dolorante ai colpi subiti, si trasse indietro lasciando che il fratello combattesse per la vita del regno. Adren era abile con la spada e il Marchese riusciva a stento a reggere il confronto, lo maledisse, un affondo mancato dopo l’altro. Adren sbalzò indietro allungando la mano libera verso Dylan, che all’istante gli cedette la spada per terminare quella battaglia durata quasi quindici anni. Una lama colpiva, una difendeva, e un graffio diventava una ferita, la ferita diventava una profonda lacerazione, finché il colpo finale lo affondò al centro del petto: «Avreste dovuto dare la resa, se lo aveste fatto, non avrei dovuto presentarmi a Leanne con le mani sporche del vostro sangue». L’uomo tossì la resa, ma sorrise di sfida: «Avete perso la cosa a voi più importante prima di Leanne, è sufficiente». Adren sorrise vittorioso sfilando la lama: «Per vostra sfortuna, sono l’unico capace di distinguere gli occhi delle due gemelle». Lo sguardo si spense nella comprensione di quella verità che aveva ingannato tutti. Non era stato presente alla riunione dei Ministri, non poteva sapere che quella che credeva Corine fosse invece Eveleen, ma quando comprese lo scambio era ormai inerme, a tingere del suo tradimento, il pavimento della stanza.

Evee strinse la ferita tornando a passi lenti verso il castello, Adren non avrebbe perso, e quella battaglia segnava il suo limite di tempo. Senza rientrare a prendere fiato si diresse verso il cancello incustodito, fermandosi a guardare Leanne a bloccarle la via. Belle corse verso di lei stringendola in un abbraccio: “«Sono grata che tu stia bene, sanguini, aspetta, torno subito». Si allontanò per prendere delle bende lasciando sole le due ragazze, incosciente di cosa fossero: «Sono mortificata, ero all’oscuro di tutto, sono stata usata a mia insaputa, perdonatemi». Evee sorrise appena: «Non sentitevi colpevole Lady Leanne, non potevate sapere cosa vostro padre avesse in mente, adesso è finita, è finita anche per me». La ragazza strinse in un sussulto la mano al petto: «Non volete restare?». Evee negò stringendo il mantello sulle spalle: «Sono stata una Duchessa in passato, ma il mio feudo non esiste più, non ho dote, non ho tesori, non ho titolo, non ho prestigio da poter donare al Principe Adren, al mio contrario voi avete tutto e non sarete imputata responsabile per le azioni del Marchese, è tempo per me di svanire, infondo io non esisto da tempo ormai». Leanne abbassò lo sguardo cercando le parole per fermala, inutilmente: «Lasciate solo che vi faccia una richiesta». Attese la richiesta, osservando stupita le lacrime che le stavano rigando il volto: «Prendetevi cura del Principe, siate per lui una moglie affidabile e amorevole, fate tutto il necessario per renderlo felice». Avanzò sicura senza voltarsi a guardare la ragazza sorpresa dalla richiesta: «Potrete non avere nulla di quel che io possiedo, ma avete qualcosa a cui non potrò mai ambire, avete il suo cuore, non potrò rendere felice una persona che vive d’amore per un’altra». Evee non si fermò alla verità che era riuscita a scorgere: «Non ho bisogno d’altro, sarò per lui solo un problema, lo affido a voi».

Adren e Dylan avevano spiegato tutto quel che nessuno ancora aveva capito: «Andate, ci penso io». Adren voleva correre da Evee, lo pervadeva la sensazione che sarebbe finita solo quando l’avrebbe stretta a se, cercò nel giardino inutilmente, ritrovandosi davanti ai cancelli di nuovo sorvegliati, Leanne era li vicino con lo sguardo oscurato, Belle stringeva le bende guardando l’orizzonte: «Leanne, state bene?». Accennò ad un si consapevole che la stava cercando: «Avete incontrato Evee?». Fece un altro cenno positivo stringendo al petto il secondo fermaglio, unica cosa lasciata alle sue spalle: «Mi ha detto che per lei era tempo di svanire». Adren sussultò indietreggiando guardando il cancello: «Principe Adren, vi devo le mie scuse, ho ignorato i segnali che vedevo negli occhi di mio padre, il regno ha rischiato per colpa sua ed io non posso dirmi degna di diventare la vostra Regina». Adren non tentò di dissuaderla, voleva una sola Regina al suo fianco, Belle strinse le bende al petto incredula: «Non tornerà…».
   
 
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