NdA
Nel capitolo precedente, mi ponevo domande sulla possibilità di entrare alla Tootsuki a una certa età. Ringrazio caldamente Harriet Strimell per la risposta precisa.
In canon, la Tootsuki parte dalle medie. Ho aggiunto l'avvertimento "What if?" alla raccolta perché ho deciso di inventarmi una sezione di elementari.
Detto questo, buona lettura!
«Non
lo trovi carino,
Nene-chan?»
La bambina con
le trecce dirotta
svogliata lo sguardo sul ragazzo all’ultimo banco. Che capelli assurdi, è il suo
primo pensiero. «No», sentenzia
freddamente alla compagna. «È basso»,
aggiunge dopo pochi secondi.
Kaori sbuffa.
«Crescerà!» afferma
convinta.
Nene alza le
spalle,
indifferente. Si chiede cosa ci trovino di così speciale le
sue coetanee nel
bambino fissato con la cucina cinese.
Un’esclamazione
improvvisa
rompe il suo flusso di pensieri.
«Sei
viva!!» esclama una
voce fin troppo familiare.
Nonostante si
sia riproposta
di ignorarlo, Nene non è nuova agli insoliti approcci di
Satoshi. Il suo
entrare in classe appurando a pieni polmoni il suo stato di salute,
tuttavia,
mancava dalla lista.
Così
come l’abbraccio
seguente. Cinta da dietro, la bambina non sa come reagire. Passano
cinque
secondi prima che riesca a protestare. «Sei
impazzito?!» esplode, il viso in
fiamme. Prova a sciogliersi dalla stretta, ma la presa di Isshiki
è
sorprendentemente forte. «Lasciami subito!» gli
ordina, mentre allo shock segue
una sorta di curiosità. È realmente insolito che
Satoshi si comporti così.
«È
bello che tu sia viva»,
afferma lui sciogliendo l’abbraccio, come se fosse la frase
più normale del
mondo. «Stanotte ho avuto un incubo. Venivi mangiata da un
pomodoro gigante, è
stato orribile» spiega poi con un’espressione
serissima.
Le risate dei
bambini
intorno a loro, del moro all’ultimo banco in particolar modo,
le fanno
desiderare di essere inghiottita per davvero. Afferra il braccio di
Isshiki e
lo trascina fuori dalla classe, senza stare troppo a pensarci.
«Non
puoi venire da me e
sparare le prime sciocchezze che ti vengono in mente!» dice,
arrabbiata. Non lo
guarda in faccia.
«Non
sono sciocchezze»
protesta il ragazzo, niente affatto toccato. La sua continua e
ostentata
indifferenza riesce solo a irritare Nene ancora di più.
«Stamattina quando mi
sono svegliato ho davvero avuto paura che ti fosse successo
qualcosa!» aggiunge
però Satoshi, una sfumatura leggermente diversa nel tono,
stavolta. La maggior
parte delle persone non l’avrebbe notata, ma lei
sì. Nel vano tentativo di
capire cosa dovesse provare un genio
come lui, Nene ha passato anni a osservarlo. Si decide finalmente a
guardarlo.
Possibile che davvero… si fosse preoccupato per lei? Per una
sciocchezza come
un brutto sogno? Impossibile. Eppure…
«Non
l’hai inventato per
prendermi in giro?» mormora, quasi più sconvolta.
Adesso
è sul volto di
Satoshi che appare lo stupore. «Perché avrei
dovuto?» domanda semplicemente.
Nene si blocca,
sommersa da
sentimenti contrastanti.
«Hai
veramente sognato un
pomodoro gigante?» chiede alla fine, scettica.
Lui annuisce.
«Ti ha
mangiata!» rimarca, serissimo.
Una sensazione
di calore si
fa largo nel petto di Nene, realizzando le implicazioni di quella
rivelazione.
Le vuole davvero così bene, Satoshi? Al punto di essere
turbato da un incubo –
anche se…
Scuote la testa,
celando un
sorriso. «Persino i tuoi sogni non sono normali»
decreta, voltandosi. «Devono
essere i tuoi strani piatti».
Rientrando in classe, non fa caso alle occhiate dei compagni; attingendo a tutta la sua educazione per non fischiettare, si siede sorridente al banco.