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Autore: thelittlegrace    03/08/2019    0 recensioni
Tratto dalla storia:
"Negli anni passati, dove ne avevano sopportate di cotte e di crude, Spencer Hastings non aveva mai visto Aria in quelle condizioni: lei che l’aveva sempre creduta forte, un vulcano rinchiuso in un corpo minuto, adesso era testimone del suo declino, del suo cedimento. Un ramo che si stava spezzando, che aveva scelto di lasciarsi andare al vento. Si sfilò le scarpe, abbandonandole sullo stipite della porta, avanzando per l’insolito disordine che regnava nella stanza, sdraiandosi sul letto, scostando le coperte dal viso della Montgomery e girandosi su un fianco per guardarla."
JasonxAria.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aria Montgomery, Jason DiLaurentis
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Starry Night Senior Prom:
La Rosewood High School è lieta di invitarvi
Al ballo di fine anno del nostro istituto.”

L’invito che Emily le aveva portato era rimasto sul comodino, tra i brandelli di alcune fotografie, chiuso ancora nell’elegante busta argentata, che anticipava il tema della festa. Aria non l’aveva nemmeno guardato, non aveva ascoltato gli elettrizzati racconti di un’elettrizzata Hanna impegnata nell’organizzazione, così come aveva ignorato i tentativi di sua madre di trascinarla via da quel cumulo di lenzuola che, stringendo tra le dita una luccicante carta di credito, voleva portarla a comprare il vestito perfetto.
Negli anni passati, dove ne avevano sopportate di cotte e di crude, Spencer Hastings non aveva mai visto Aria in quelle condizioni: lei che l’aveva sempre creduta forte, un vulcano rinchiuso in un corpo minuto, adesso era testimone del suo declino, del suo cedimento. Un ramo che si stava spezzando, che aveva scelto di lasciarsi andare al vento. Si sfilò le scarpe, abbandonandole sullo stipite della porta, avanzando per l’insolito disordine che regnava nella stanza, sdraiandosi sul letto, scostando le coperte dal viso della Montgomery e girandosi su un fianco per guardarla.

« Alla fine hanno chiamato anche te, eh? »
« Sono due mesi che sei chiusa qui dentro Aria, esci solo per andare a scuola, adesso basta. »
« Non posso sopportare anche la tua morale, ti prego. »
« Non sono qui per farti la morale, Aria! Voglio solo farti ragionare. Non puoi stare chiusa qui dentro per tutta la vita, capisci? Non dopo tutto quello che abbiamo subito, non dopo… »
« Perché quest’interruzione? Guarda che puoi dirlo. Non dopo quello che è successo con Ezra. »
« Non dopo quello che è successo con lui, esatto. »
« Ma come faccio? Come posso anche solo pensare di uscire e fare finta di niente?! Mi ha preso in giro, Spence. Diceva di volermi proteggere, quando io era da lui che dovevo proteggermi e che dovevo proteggere voi. Vi ho trascinate in quel gioco malato e non mi sono accorta di nulla, capisci? Mi sento così stupida, così umiliata, così in colpa. »
« Non è a causa tua se è successo tutto questo, Aria! »
« Avete perso tutto a causa mia. »
« Non solo noi, anche tu. E non per colpa tua, ma a causa di Ezra. Tu sei stata una vittima, esattamente come tutti gli altri. »
« Se solo avessi capito prima. »
« Eri innamorata Aria, non puoi colpevolizzarti per questo. »

La mano di Spencer scivolò sulla guancia umida di Aria, asciugandole le lacrime, abbozzando un sorriso che venne ricambiato solo in un secondo momento. Si tirò a sedere e portò la ragazza a fare altrettanto, inginocchiandosi sul letto.

« Adesso basta piangere, chiaro? Devi essere in forze per il ballo. »
« Spencer, io non… »
« Aria è la nostra occasione questa, quella che stiamo cercando da anni. L’opportunità perfetta per essere delle ragazze normali, da quanto tempo aspettavamo questo giorno, eh? E’ la prima sera che passeremo fuori casa senza doverci guardare alle spalle, senza avere paura di divertirci. E’ la nostra ultima possibilità per stare tutte insieme prima del college, poi chissà quanto tempo passerà tra un incontro e l’altro. Ti prego, non lasciarci proprio adesso, abbiamo bisogno anche di te. »

La caffetteria era insolitamente trafficata, per lo più da loro coetanee probabilmente impegnate nella stessa ricerca, Aria sollevò un sopracciglio e tornò a mordicchiare la cannuccia, accavallando le gambe coperte dal leggings leopardato (che ancora faceva storcere il naso a Spencer). La ricerca si era rivelata breve, ma intensa: alla fine entrambe erano uscite dall’elegante negozio con il loro bottino, ed adesso si stavano godendo la loro meritata pausa, al sicuro nel locale con l’aria condizionata, accompagnate da un frullato ghiacciato. Spencer parlava e parlava, probabilmente per impedirle di pensare, le raccontava dell’università, del suo piano di studi, della felicità del rettore di accogliere una ragazza come lei nel suo istituto, parlava e non nascondeva la soddisfazione perché era stata ammessa nell’università a cui anche Melissa, a suo tempo, aveva fatto domanda ed era stata rifiutata. Poi si ammutolì, lasciando in sospeso il discorso.  

« Aria, ma quello non è… »

Si interruppe e la Montgomery si girò nel punto che lei stava fissando e deglutì, reprimendo a fatica un conato di vomito, quando riconobbe la figura di Jason DiLaurentis che era appena entrato nel locale. Non lo vedeva da anni e rivederlo adesso, dopo aver scoperto l’identità dell’assassino di sua sorella, non era certamente una consolazione: un amaro groppo in gola andò a formarsi e chinò lo sguardo, mortificata, come se quella notte il colpo alla testa Alison lo avesse ricevuto proprio da lei.
Il senso di colpa la dilaniava dall’interno, distruggendo ogni ombra e possibilità di ripresa, tanto che da mesi ormai evitava quella famiglia: non che fosse troppo difficile, a seguito dello scandalo relativo all’illegittimità degli eredi Hastings e diLaurentis la famiglia si era trasferita per sfuggire agli ulteriori sguardi della cittadina, tornando a Rosewood solo per commemorazioni in ricordo di Alison o per ordine dei detective ed avvocati che li tenevano, passo dopo passo, informati riguardo quelle indagini che sembravano non avere mai fine. Nonostante avessero per le mani l’assassino e le prove necessarie per incastrarlo, sembravano quasi spaventati dall’idea di mettere fine a quella storia: lo spettro di Alison si muoveva ancora tra le strade di Rosewood, lasciando ulteriori ferite negli animi lacerati degli abitanti. Non solo quattro avevano pagato il prezzo di quella morte tanto ingiusta.  

« Jason. »
« Che ci fa qui? Pensavo si fosse ormai trasferito. »
« Spence, lo stai davvero chiedendo a me? »
« Forse è qui per il processo. »
« Ma mancano ancora mesi. Ti prego, usciamo di qui. Mi sento soffocare. »
« Aria, ti prego. »
« Sono io che prego te, Spence. »
« Loro non ce l’hanno con te, sanno che non c’entri niente con tutta questa storia. »
« Dillo alla mia coscienza. »
« Lascia che a dirglielo sia lui. » E con lo sguardo indicò nuovamente Jason che stavolta si stava avvicinando a loro. « Aria, non fuggire più. Parlargli potrebbe farti bene. »
 « Ragazze, è bello vedervi. »
« Jason! » Spencer abbozzò un sorriso, abbandonando i depliant dell’università sul tavolino. « E’ bello vederti, qual buon vento ti porta a Rosewood? »
« Vento di cambiamenti, ho deciso di tornare. »

Aria percepì il sangue gelarsi nelle vene e la gola seccarsi, buttò giù un paio di sorsi del suo frullato e si schiarì la voce con un colpo di tosse, raddrizzò le spalle curvate e, finalmente, alzò lo sguardo su Jason. Curvò le labbra in un sorriso che sembrò più una smorfia e si portò una ciocca di capelli castana dietro l’orecchio.

« Davvero? E’ fantastico. »
« Facci sapere se hai bisogno di una mano. » Aria annuì distrattamente all’affermazione di Spencer e si alzò subito dopo . « Vai già via, Aria? »
« Sono in ritardo, mia madre mi avrà data per dispersa. Grazie per il frullato e per la compagnia, ciao Jason. Mi ha fatto piacere rivederti. »
« Aspetta, se vuoi ti do un passaggio. »
« No… » Si maledì per la voce incrinata e scosse il capo. « Tranquillo, due passi mi faranno bene. »
« Dai, insisto. Dobbiamo andare nella stessa direzione. »

L’ultima volta che era salita su quella macchina non era così tesa, al contrario.
Ricordava ancora nitidamente quella sera, nonostante fosse passato del tempo, ricordava le chiacchiere in macchina, l’incertezza che si era trasformata in sicurezza, in audacia, ricordava il bacio e i dubbi successivi.
Ricordava la tentazione, il desiderio, i dubbi, le illusioni e perfino i sogni che lei reputava sbagliati, quando di sbagliato non c’era assolutamente niente, se non la persona con cui era effettivamente impegnata. Per un istante, mentre saliva in auto, si chiese come sarebbe andata se lei avesse imboccato un’altra strada, se Jason le avrebbe spezzato il cuore come aveva fatto Ezra, ma scacciò quel pensiero con una smorfia e si strinse le spalle, nonostante le temperature roventi di quella giornata di giugno. Si scoprì imbarazzata dopo un po’, rendendosi conto dell’entità di quei pensieri, dandosi della stupida poco dopo: era troppo tardi per sognare, era cresciuta ormai.

« Un dollaro per i tuoi pensieri. »
« Cosa? »
« A che cosa stai pensando? Credo di non averti mai vista così assente. »
« A niente di importante, mi hai chiesto qualcosa? »
« Dell’università, dov’è che andrai? »
« Savannah. Partirò per la fine di agosto, probabilmente. »
« Emozionata? »
« Elettrizzata al pensiero che finalmente lascerò questo posto, spero definitivamente. »
« Aria… »
« No, Jason, ti prego. » Lo conosceva quel tono, sapeva dove li avrebbe portati e lei non ne poteva più, era stanca. « Non ora.
« Se non ora, quando? »
« Tu non ci sei capitato per caso in quella caffetteria, vero? »
« No, è stata Spencer ad aver combinato tutto. »
« Tipico di lei. » Accennò un sorriso amaro ed afferrò la maniglia della portiera. « Grazie del passaggio, buono fortuna con il trasloco. »
« Aria aspetta. » Sgusciò fuori dall’auto e la raggiunse. « Non prendertela con lei, sono stato io a chiederglielo. Non potevo appostarmi fuori casa tua o fuori scuola, avevo bisogno di un’occasione e ho chiesto lei di aiutarmi. »
« Perché? Vuoi dirmi anche tu non l’ho ammazzata io tua sorella? Che sentirsi in colpa è da idioti? Che avevi ragione quando mi hai detto che lui mi avrebbe fatto solo male? Sei in ritardo, me l’hanno già detto tutti. »
« No, non volevo dirti niente di tutto questo. »
« E allora cosa? »
« Ezra ha già ucciso mia sorella, non permettergli di farlo ancora. Non permettergli di uccidere anche te. Lo so come ti senti, credimi, ma distruggerti non ti porterà a niente. Non ti restituirà il tempo che hai perso. »
« Mi sento così stupida Jason. »
« Lo so, ma non è ancora finita per te. »

L’angolo della grazia (mancata):
Ciao a tutti e grazie per esservi soffermati a leggere questa storia che, spero, sarà brevissima. Conto di ultimarla con il prossimo capitolo. Come avrete letto, ho letteralmente stravolto gli eventi relativi alla serie tv e ho immaginato un ipotetico scenario che vedeva l’uscita di scena di Ezra (il mio sogno) e la ricomparsa di Jason.
Per rendervi più chiaro il quadro la situazione, ecco cos’è accaduto:
Alison è effettivamente morta il giorno della sua scomparsa, colpita a morte da Ezra che ha visto il suo futuro sfuggirgli dalle mani, davanti al ricatto della bella e subdola DiLaurentis che, davanti al rischio di un’eventuale gravidanza, ha minacciato il professorino di rivelare al mondo intero della loro relazione se avesse provato a lavarsene le mani. L’uomo, terrorizzato dall’idea che le quattro ragazze potessero indagare e scoprire la verità, ha scelto di avvicinarsi a colei che sembrava la più debole e raggirarla, convincendola della veridicità dei suoi sentimenti per lei, riuscendo ad anticipare tutte le loro mosse e a prenderle in contropiede.
Al momento del calo del sipario, ecco la realtà scoperta: Ezra è stato arrestato e Rosewood si sta preparando a ricominciare, così come le quattro liars: e cosa è meglio di una grande festa, senza le minacce di –A?
Ho lasciato invariato lo “scandalo familiare” che vede protagonisti i Drake, i DiLaurentis e gli Hastings, ma ho evitato di mandarvi in pappa il cervello, com’è successo a me a mio tempo, scendendo nei dettagli. Sappiate però che la parentele sono quelle: sappiate solo che Alex è rinchiusa in un manicomio e Cece vive con papà e mamma DiLaurentis.

Grazie per avermi sopportata fin’ora e al prossimo capitolo.

Grace.

   
 
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