Come tutte le sere, Lavinia stava tornando a casa dopo una giornata stancante di lavoro, non prima di portare a termine l'ultimo compito della sua giornata come domestica:
la sua padrona le aveva ordinato di buttare la spazzatura prima di rientrare a casa.
Si avvicinò al cassonetto dei rifiuti e sentì un lamento molto vicino, inizialmente credette fosse un animale ma poi ne seguì una debole tosse infantile.
Un neonato apparentemente malato giaceva nudo sulla strada bagnata tra i rifiuti maleodoranti, lo raccolse con delicatezza, lo mise sotto il cappotto per riscaldarlo e lo portò da un medico.
Non potendo tenerlo con sé, si assicurò finisse in un istituto di suore dove sarebbe cresciuto con amore. Gli fu donato il nome Boris.



Boris cresceva molto velocemente, sembrava più grande rispetto all'età che aveva. I suoi tratti somatici erano molto particolari e per questo incuteva timore agli altri bambini.
La carnagione scura contrastava perfettamente con i capelli argentei ed il suo sguardo tagliente lo favoriva negli scontri con gli altri bambini.
Le suore temevano che nessuna famiglia l'avrebbe mai voluto adottare perché oltre ad essere turbolento, possedeva strani poteri magici.
Ogni tanto quando era arrabbiato gli oggetti iniziavano a muoversi da soli, talvolta anche scaraventandosi contro la malcapitata vittima: l'ultima di quella mattina fu suor Agostina.
«Adesso, per punizione, seguirai il cuoco al mercato e gli porterai le buste» disse la suora esasperata, adagiando il ghiaccio sulla fronte.

Mentre il cuoco era impegnato nella contrattazione delle patate, Boris non smetteva di fissare la bancarella dei dolciumi. Sapeva bene che data la punizione non sarebbe mai riuscito a convincere il cuoco a comprargli quella mela caramellata che pareva tanto gustosa e invitante.
Per la prima volta cercò di controllare la sua magia concentrandosi su quella mela che iniziò a muoversi verso di lui fluttuando. Parve però muoversi molto più lentamente di quanto Boris sperava.
Non ci volle molto prima che gli adulti si accorgessero della situazione. Il proprietario della bancarella era un uomo rozzo e grosso, lo prese per il colletto strappandogli la maglietta. «Straccione! Sei quel bambino maledetto di cui parlano tutti! Thomas, vieni a riprenderti questo ladruncolo puzzolente e ripagami la mela».
La mela cadde al suolo ammaccandosi e spargendo cristalli luminosi di caramello in giro. 
Le persone iniziarono a bisbigliare rivolgendogli parole molto dure, due donne in particolare. «Ho sentito dire che è il figlio di una prostituta, non mi stupisce che sia un mascalzone già a questa età». L'altra replicò seccata. «Quando lo adotteranno? Non se ne può più di lui qui in paese».
Boris per la prima volta aveva sentito parlare dell'esistenza di una madre e da quel momento in poi il suo comportamento divenne sempre più ingestibile e iniziò ad usare questa nuova informazione per giustificare le sue azioni.

Dopo un paio d'anni, Boris aveva imparato a creare dei piccoli bastoni metallici con la sua magia e dopo averli usati durante una violenta rissa nell'orfanotrofio, le suore decisero di mandarlo via.
Boris si sentì un po' tradito da quel posto che lo aveva accolto, ma allo stesso tempo la luce della libertà illuminò il suo spirito. 
Decise che sarebbe partito verso paesi che, diversamente dal suo, accettavano la magia.