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Autore: Angel TR    04/08/2019    2 recensioni
Storia di una sottomessa ribelle.
Loro ti vogliono forte ma sottomessa, al loro servizio. Io ti voglio libera e potente, Kazumi.
Meglio Eva o Lilith?
Chi vuole essere Kazumi Hachijo? Il problema è che non sarà lei a scegliere.
{Storia partecipante alla Challenge "Pagine di una storia infinita" indetta da Molang su efp}
{Partecipa anche alla Sfida delle Parole Quasi Intraducibili indetta da Soly Dea su EFP}
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Heihachi Mishima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultraviolence'
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Partecipa alla Challenge Sfida delle Parole Quasi Intraducibili: Redamancy: l’atto di amare qualcuno che ti ama, un amore ricambiato in pieno.


6. Mishima

Il ginocchio di Kazumi si piegò sotto il peso del pugno, urtando sul morbido tatami. La frangetta ormai intrisa di sudore le si era attaccata alla fronte, creando un quadro, secondo lei, per niente accattivante. Era cosciente del colore fucsia che aveva assunto il suo viso a causa dell'eccessivo sforzo fisico, testimoniato anche dall'affanno che le alzava e abbassava ripetutamente il seno a malapena coperto dal kimono.

Alzò il viso in segno di sfida, pronta a fulminare Heihachi Mishima, suo nuovo marito, se stava osando osservarlo.

Eppure Heihachi la guardava fisso negli occhi, con quel cipiglio severo, quell'aura di potere asfissiante.

Non potrai batterlo nemmeno se nasci di nuovo, Kazumi, non senza il mio aiuto. Dovrai fidarti di me affinché io mi possa mantenere in forma.
E Kazumi la vide: rintanata nel suo corpo, sembrava rattrappita, stanca, abbandonata, gli abbaglianti occhi illuminati da quel bagliore rosso come il sangue l'unica testimonianza del furore che albergava in lei e che la rendeva viva. Sembrava triste e abbattuta ma Kazumi si rese conto che quella massa d'ombra occupava più spazio del necessario.
Piano piano, stava assumendo sempre più il controllo.

E a Kazumi andava bene così.

Affilò lo sguardo e la furia della demonessa divenne la sua. Investita da quella nuova forza che le infiammò il sangue nelle vene, piantò bene il piede per terra e spinse in su, forzando il ginocchio piegato a distendersi. Le mani che avevano parato il pugno di Mishima si strinsero attorno a esso, usandolo come leva.
Udì il sibilo soddisfatto del Gene Devil dentro di sé e, per tutta risposta, scoprì i denti, pronta a risorgere dalle ceneri.
Kazumi si rialzò sotto lo sguardo stupito e soddisfatto di Heihachi Mishima.

Usando la gamba sulla quale poggiava tutto il peso come base, sferrò un calcio in pieno ventre al suo nuovo marito che accusò il colpo.

Kazumi volteggiò, rimettendosi in posizione. Non era ancora finita.

Si preparò all'ondata di rabbia scaturita dall'orgoglio ferito di maschio di Mishima ma quella non arrivò mai: lui si limitò a scrutarla con quel sorriso soddisfatto.

E poi, contro sua ogni aspettativa, scoppiò a ridere. «Dannazione, quei commenti non ti fanno giustizia, Kazumi Hachijo. Sei una vera guerriera. Sei la vera e giusta moglie di Heihachi Mishima. Vieni, ti offro un tè, te lo sei meritato ampiamente» disse, gioviale.

Kazumi non riuscì a mascherare la propria sorpresa. Nemmeno suo padre le aveva mai fatto un complimento tanto esplicito, manifestando tutta la propria gioia per avere una figlia come lei. Osservò stupefatta l'ampia schiena di Mishima allontanarsi, sentendo il proprio cuore riempirsi di un sentimento estraneo.
Poté avvertire il proprio sguardo addolcirsi, adocchiare quella schiena in modo diverso. Forse… forse Heihachi avrebbe davvero potuto essere un buon marito per lei, una redenzione.

Uno schioccare nella sua testa la riportò alla realtà. Sarà una redenzione, Kazumi. Ucciderlo ti libererà del tutto, ti libererà dagli umani doveri di una moglie. Non lasciarti ingannare, Kazumi. Non costringermi a compiere la nostra missione da sola, sussurrò lo spirito, vagamente amareggiato.

Chi l'aveva delusa in quel modo?, si chiese Kazumi, suo malgrado dispiaciuta per quella che ormai considerava una vecchia amica, una parte di lei.

Tutti, Kazumi. Non deludermi anche tu, fu la sagace risposta, come un sussurro che si perse nel vento.

**

Heihachi Mishima l'aiutò a preparare la cena. Kazumi accolse quasi infastidita quel suo aiuto, sconcertata. Pensava forse che non fosse all'altezza del suo palato sopraffino?
Quando si sedette a tavola dopo di lui, notò che non aveva toccato cibo.
Si agitò, a disagio. «Non è forse di tuo gradimento, marito?» chiese.
Lui inarcò un folto sopracciglio. «Perché credi questo? Ti stavo semplicemente aspettando. Non è bene cenare senza aspettare la propria moglie» rispose, con quella sua voce potente.
Kazumi non seppe cosa dire e preferì cominciare a mangiare.
Sentiva un peso nel cuore al pensiero di ciò che l'attendeva quella notte e forse fu quello il motivo per cui ogni boccone sembrava trasformarsi in colla, impossibile da masticare, e fu forse quello il motivo per cui i piatti le parvero particolarmente incrostati e difficili da sgrassare.
Una volta terminate le faccende domestiche, si avviò lentamente verso il bagno per rendersi presentabile.

Heihachi Mishima l'aveva trattata tanto bene durante il giorno perché avrebbe ottenuto la sua vendetta la notte stessa.

Kasumi osservò il proprio viso allo specchio: sembrava un agnello pronto al macello. Non era più abituata a vedere quell'espressione sul suo volto per cui serrò le labbra in una linea dura. Non avrebbe dato quella soddisfazione a Mishima.

Giunta alla camera da letto, fu sollevata nel constatare che Mishima non era ancora arrivato. Si infilò sotto le lenzuola, giacendo supina, come morta. Non poteva rifiutarsi ed era troppo debole per uccidere Heihachi. D'altronde… Voleva veramente ucciderlo? Lui si era dimostrato contento del suo potenziale, anzi: voleva sfruttarlo ancora di più. Voleva aiutarla a crescere, non a recedere.

Kazumi si lasciò sfuggire un sospiro.

Tutti i tuoi sogni romantici andranno in fumo questa notte. Vedrai com'è un uomo la notte delle nozze, vedrai come si prende quello che, secondo le vostre sciocche leggi, gli spetta di diritto. Vedrai con quale piacere ti farà soffrire e, più soffrirai, più lui godrà. Dopo ciò che ti farà subire, non penserai certo che Heihachi Mishima possa essere la tua liberazione.
Dopo, quel buco nero che spasima dentro di te si allargherà ancora di più, inghiottendo ogni scintilla di luce, non lasciando altro che un forte disprezzo, risentimento e odio.
Fino a questo momento, quest'aspetto del tuo essere donna ti era sconosciuto ma ora lo scoprirai. Per Heihachi Mishima, così come per ogni altro uomo, tu sei e resti soltanto una femmina da usare.


La voce della demonessa la fece sussultare.
Era stata zitta tutta la giornata dopo quel breve scambio e ora si era riversata su di lei con tutto il rancore, sbattendole in faccia una verità alla quale lei non aveva voluto pensare.
Suo padre le aveva raccomandato di soddisfare Heihachi Mishima. Era forse quello che intendeva dire?

Un fruscio. Kazumi non girò neppure la testa per vedere che suo marito era arrivato: indossava il jinbei per dormire.
Sentiva il cuore battere così forte da assordarle le orecchie. Era certa che, se si fosse alzata, sarebbe svenuta.

Non poteva fuggire: era di nuovo in trappola.

Pregò tutti gli dei affinché fosse veloce e indolore.

Seguì appena con la coda dell'occhio i movimenti di Heihachi Mishima: le gettò un'occhiata veloce, scostò le lenzuola, si infilò nel letto, accanto a lei e posò il suo sguardo penetrante sul suo viso.

«Buonanotte, Kazumi. Ora sei una Mishima. Sono fiero di averti al mio fianco» detto questo, le diede le spalle e spense la luce.

Kazumi attese. Avvertiva il Gene trattenere il fiato con lei. E nulla accadde. Il respiro lieve di Mishima riempì l'aria: persino dormiente, emanava una forte aura di potere.
Kazumi si lasciò andare a un sospiro di sollievo e finalmente chiuse gli occhi, un sorriso che fiorì spontaneo sulle sue labbra insieme a una certezza.

Poteva amare Heihachi Mishima.


N/D: c'è qualcuno? ㅇㅅㅇ

  
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