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Autore: ChrisAndreini    04/08/2019    1 recensioni
Sei mesi dopo la morta di Rika, una ragazza chiamata Margo, con lo pseudonimo MC, entra nell'RFA tramite un hacker, scomparendo nel nulla poco prima del party.
Due anni dopo, una ragazza identica a lei entra nell'appartamento di Rika, e le sue amiche d'infanzia approcciano casualmente i membri dell'RFA.
Martha Campbell, tatuatrice eccentrica in America, torna in Corea per cercare la sorella scomparsa da due anni.
Monica Collins, giornalista idealista con più lavori che soldi, ha la carriera appesa al filo di un'intervista alla C&R.
Miriam Coppola, musicista di strada dalla testa calda, incontra per la prima volta il suo idolo.
Mindy Cooper, studentessa della Sky University dal cuore d'oro, molto più interessata alla cucina che al suo major, trova il coraggio di approcciare la sua cotta.
Megan Carson, atleta incoraggiante squalificata a causa di un imbroglio, cerca casa in Corea mentre indaga sulla scomparsa di una vecchia amica.
Mistiche coincidenze, o uno schema attentamente pianificato da un abile marionettista?
Che fine ha fatto Margo?
E riusciranno le MC ad aiutare l'RFA a trovare la pace nei loro cuori?
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Day 4

part 3

 

Quando Jumin tornò al rifugio per animali, era effettivamente nervoso. In parte per l’articolo uscito su suo padre scritto dal giornale di Monica, in parte perché non approvava particolarmente che la sua assistente uscisse con Zen, in parte perché era la prima volta che lasciava Elizabeth 3rd con qualcuno che non fosse Jaehee, e temeva un po’ per la sua sicurezza, anche se sapeva per certo che Monica era affidabile. Il suo nervosismo aumentò solo quando, alla reception, fu il proprietario del rifugio, quel tipo affabile e che aveva una gran confidenza con Monica, ad accoglierlo, e ad indicargli la stanza assegnata ad Elizabeth, dove avrebbe trovato il gatto e Monica.

Rimase anche parecchio infastidito nel trovare la porta della stanza aperta, dalla quale Elizabeth sarebbe potuta scappare in ogni momento. Entrò silenziosamente già pronto per una bella ramanzina, ma l’immagine che gli si parò davanti lo lasciò completamente di stucco, e i fili ingarbugliati nella sua mente sembrarono dissiparsi completamente per un attimo.

Monica gli dava le spalle, e seduta a terra giocava affettuosamente con Elizabeth, che le faceva le fusa e cercava di prenderle i capelli.

Per un attimo Jumin si sentì completamente rasserenato e in pace, e rimase a fissare la scena per qualche secondo di troppo. Parte di lui era anche un po’ gelosa, perché era nella stanza già da un po’ e la sua cara Elizabeth non si era ancora accorta di lui. Ma il sentimento possessivo venne accantonato nella sua mente mentre si godeva la scena. Una parte del suo cervello immaginò uno scenario dove tornava a casa da lavoro e una scena simile gli si parava davanti. Era stranamente appagante.

Purtroppo il momento venne presto interrotto quando il telefono dell’uomo squillò, allertando la donna e il gatto. La prima prese Elizabeth in braccio con fare protettivo, e si girò verso Jumin, tirando poi un sospiro di sollievo.

Jumin si affrettò a rifiutare la chiamata, maledicendo mentalmente l’assistente Kang per averlo chiamato proprio in quel momento.

-Signor Han, bentornato- lo accolse Monica, alzandosi in piedi sempre tenendo Elizabeth in braccio.

Il gatto continuò a fare le fusa, e miagolò in direzione del padrone, che si avvicinò per prenderla.

-Suvvia, Monica, chiamami Jumin- obiettò lui. Si conoscevano da otto anni, non gli sembrava il caso di usare formalità.

Monica arrossì leggermente, un po’ imbarazzata.

-Sì, giusto. Non mi abituo ancora all’idea che, insomma…- Monica indicò l’interlocutore e poi sé stessa, senza trovare le parole -…che ci siamo rivisti, tutto qui. E dato che sto scrivendo l’articolo mi viene spontaneo darti del lei- concluse, un po’ semplicistica ma chiara.

Jumin non commentò ulteriormente, e riprese in braccio l’animale, Monica la continuò ad accarezzare per un po’.

-Io ed Elizabeth siamo state molto bene insieme, anche se le sei mancato. Spero davvero che continuerai a portarla qui- lo incoraggiò con un sorriso speranzoso. Il gatto si sporse verso di lei facendo le fusa, come a prendere le sue parti, seppellendo gli artigli nella maglia della giornalista per non lasciarla andare.

-Non l’ho mai vista così felice quindi è probabile che continuerò a portarla, ma solo se ci sei tu- acconsentì Jumin, riuscendo nell’impresa di districare gli artigli di Elizabeth dalla giornalista e riappropriandosene del tutto.

Il sorriso spontaneo, sincero ed eccitato di Monica gli fece perdere un battito, e sentì la saliva evaporare. Cosa diamine gli stava succedendo quei giorni?! Non aveva mai provato cose simili con Monica, prima. Sperava che potessero tornare amici come un tempo, ma lui si sentiva strano con lei. O forse si era sempre sentito così e l’aveva seppellito in fondo al suo cuore per tutti quegli anni.

Jumin cercò di accantonare quei pensieri.

Doveva procedere un passo alla volta.

-Sarà un po’ difficile visti i miei orari ma farò del mio meglio per dare sempre la mia disponibilità. Elizabeth è davvero un gatto adorabile, intelligente e affettuoso- Monica non distolse lo sguardo dal gatto, che miagolò lusingato, godendosi le lodi.

La semplicità e autenticità delle parole della ragazza furono ciò che colpirono maggiormente Jumin, come un pugno piacevole ma strano nello stomaco.

-Dammi il tuo numero- disse senza pensarci, quasi tra sé.

Monica sollevò lo sguardo su di lui, alquanto sorpresa dalla richiesta improvvisa, e non del tutto certa di aver sentito bene.

-Come, scusa?- chiese chiarimenti, onestamente confusa.

Jumin cercò di riacchiapparsi.

-Non ho il tuo numero. Se ci scambiamo i numeri di telefono sarà più semplice tenerci in contatto anche per organizzarci per Elizabeth- si inventò al volo, ma la scusa aveva una sua logica.

-Oh, giusto. Aspetta un attimo- Monica si diresse verso la borsa all’angolo e prese un foglietto di carta, su cui scrisse il numero del cellulare. 

-Ecco qui, chiamami quando vuoi- disse con un sorriso e un leggero rossore in zona di gote, porgendo il foglio verso l’uomo davanti a lei.

Quest’ultimo però aveva le mani occupate, e resosi conto della cosa, Monica decise, nonostante andasse contro l’etica professionale, di metterglielo direttamente nel taschino dello smoking. Il contatto, sebbene breve e leggero, provocò un’ondata di brividi lungo la spina dorsale di Jumin, che fu abbastanza bravo da non darlo a vedere.

-Ti chiamerò sicuramente. Grazie per aver badato ad Elizabeth, oggi- le fece un leggero ma sincero sorriso, che Monica ricambiò affettuosamente.

Prima che uno dei due potesse continuare la conversazione su altre vie, come ad allungare il brodo, una presenza sgradita li interruppe.

Sgradita per Jumin, perlopiù.

-Va tutto bene qui?- chiese la voce affabile di Seojun, comparendo alle spalle dell’uomo d’affari.

-Sì, tutto bene- rispose Monica, in fretta -Sarebbe il caso di andare, grazie per aver scelto il nostro rifugio, signor Han- Monica tornò inconsapevolmente al lei, ferendo Jumin più di quanto si sarebbe aspettato, e facendogli credere erroneamente che preferiva nascondere la loro relazione amichevole in pubblico.

Jumin cercò però di ignorare le sensazioni, e la assecondò.

-È stato un piacere, signorina Collins, arrivederla- si congedò con un cenno del volto e seguì Seojun fuori per pagare prima di uscire.

 

Martha è entrata nella conversazione

Giorno 4

Sono rinchiusa in questa casa grigia e spenta senza poter uscire, senza poter aprire i cassetti, 

e senza poter nemmeno scaricare Netflix

Un hacker mi molesta tramite cyberbullismo bloccando il mio accesso all’apple store e 

attivando costantemente le notifiche dell’app dell’RFA

Yoosung✮ è entrato nella conversazione

Cibo e acqua sono finiti da otto giorni

Yoosung✮: ??

Ok, non sono finiti da otto giorni ma mi sento davvero una naufraga della rete internet

Perché non posso scaricare Netflix?!

Yoosung✮: Martha, va tutto bene? Ho visto che hai litigato con Seven

Non lo chiamerei un litigio, è stata una divergenza di opinioni

Yoosung✮: Sembrava un litigio

… ok, era un po’ un litigio, ma ero solo nervosa per Pablo e Francisca

E lui è irritante

Ma tutto passato

Tranne il mio desiderio di avere Netflix

Approfitterei del mese gratis, sarebbe perfetto!!!

Yoosung✮: Sono infastidito dal fatto che V non risponde, è davvero irresponsabile

Più che altro è piuttosto assente, è un po’ strano

Seven ha ragione a non fidarsi del tutto di me, dopotutto sono la sorella di una persona 

che è arrivata dal nulla e poi è scomparsa

La sorella gemella oltretutto

Potrei benissimo essere lei e fingermi me

Yoosung✮: Vista così in effetti suona male

Perciò se V mi ha accettata senza troppe riserve trovo assurdo che non mi voglia concedere Netflix!

Yoosung✮: Ahahah è proprio un chiodo fisso

Oltretutto ho appena controllato e sembra che abbiano messo Gorgeous su Netflix

Potrei finalmente vedere tutta la serie e capire qualcosa della inesistente e stupida trama

Yoosung✮: Gorgeous? O.o

La soap opera con Pablo e Francisca

Yoosung✮: Non pensavo fossi una così grande fan

Beh, non lo ero, ma ora mi sono appassionata

VISTO SEVEN È COLPA TUA!!!

Sono diventata come Monica al liceo

Yoosung✮: Chi è Monica?

V è entrato nella conversazione

!!!!

V!!!!!

Yoosung✮: V?

V: Oh, ciao Martha, come va? Ti stai ambientando nell’organizzazione?

POSSO SCARICARMI NETFLIX????!!!

V: ?

Yoosung✮: Era ora che ti facessi vivo, non ci hai ancora dato informazioni sul party

Sì, sì, anche il party. Ma Netflix è più importante per la mia sanità mentale

V: Cos’è Netflix?

Un’applicazione e sito che mi fa vedere film e serie TV collegato ad internet

Allora, posso scaricarlo?

Mi sto annoiando molto

V: Oh, beh, non saprei, potrebbe non essere sicuro

È sicurissimo! Più del messenger, è impossibile che l’hacker ci faccia qualcosa

V: Va bene, allora, ma sii cauta

EVVAI!!!!!

Yoosung✮: Sono felice per Martha, ma vogliamo parlare del party adesso?

V: Certamente, sono entrato per questo

V: Ci ho riflettuto molto, e penso che viste le circostanze sia il caso di organizzare un party piccolo, 

così da prepararlo il prima possibile

Se lo facciamo il mese prossimo a me va davvero benissimo

V: In realtà pensavo di farlo la settimana prossima

Yoosung✮: …

…stavo per scrivere che un mese sembrava poco

Una settimana?

V: Non vorrei caricarti di lavoro, sono certo che con l’aiuto di tutti i membri riusciremo a organizzarlo senza problemi. 

Due anni fa abbiamo avuto la stessa situazione e i preparativi erano già a buon punto quando abbiamo annullato il party

Yoosung✮: Appunto. Due anni fa hai seguito lo stesso copione. A che gioco stai giocando, V?

V: Ho valutato i rischi. Credo che nella situazione in cui siamo una settimana sia abbastanza, 

soprattutto nell’eventualità di qualche imprevisto. Più i party sono piccoli più è semplice far fronte alle emergenze

Ok, ti capisco, V, ma voglio far presente che non sono Margo

(Sebbene Seven probabilmente lo pensi)

E non sono brava come lei a parlare con le persone

V: Sono sicuro che farai un ottimo lavoro, Martha, e i membri dell’RFA faranno del loro meglio per aiutarti

Yoosung✮: I “membri dell’RFA”, lo dici come se tu non ne facessi parte! Sono quasi tre anni che 

Rika se n’è andata e sembra che non fai parte dell’associazione!

Yoosung, calmati, sono certa che hai i suoi motivi

Yoosung✮: Lo difendi solo perché ti ha concesso Netflix!

V: Yoosung, sono consapevole di non essere il migliore capo, ma sto facendo del mio meglio.

E il motivo per cui non mi vedete tanto spesso è che sto cercando di capire dov’è finita Margo

Yoosung✮: Sono passati due anni, non stai facendo un buon lavoro!

V: È più complicato di quanto possa sembrare, ma spiegherò tutto a tempo debito, 

dammi solo un po’ di tempo e nel frattempo organizziamo il party

Stai cercando mia sorella?

V: Sì, Martha, era comunque un membro, e sebbene fosse nell’associazione solo da otto giorni 

tenevamo tutti quanti a lei e sto facendo di tutto per ritrovarla

Se non è troppo un disturbo vorrei restare aggiornata

V: Certamente, ti capisco

Yoosung✮: Non ci sperare troppo. V non dice mai nulla

V: Cerco solo di proteggervi tutti

V: È quello che Rika avrebbe voluto 

Yoosung✮: Rika avrebbe voluto che tu fossi un buon capo

Sai, V, a volte va bene chiedere aiuto

V: Grazie per le tue parole, Martha, ma ho tutto sotto controllo, non ho bisogno di aiuto

V: Perdonatemi, ma la connessione è molto lenta, e devo assentarmi, cercherò di essere più presente.

V: Conto su di voi per dare la notizia agli altri

Certo, Boss

Yoosung✮: Qualcuno lo deve pur fare dato che tu non puoi

V: Buona serata ad entrambi

V è uscito dalla conversazione

Stai bene, Yoosung?

Yoosung✮: No! Andrò a giocare a LOLOL.

707 è entrato nella conversazione

707: V! Puoi chiamarmi? Devo parlarti di una cosa urgente!

L’hai perso, è appena uscito

707: Diamine!

E mi ha dato il permesso di scaricare Netflix

707: Ah, ok. Ti sblocco l’app store allora

Grazie. Sei abbastanza libero? Posso chiamarti?

707: No, devo lavorare.

Non dirmi che sei ancora freddo con me per prima

707: Perché dovrei? Sono solo impegnato, tutto qui

Yoosung✮: Come al solito sono invisibile

707: Oh, hey, Yoosung! Non ti avevo visto in chat. Come va? Mangiato qualche altro biscotto? :3

Yoosung✮: Preferivo essere invisibile -_-

Yoosung✮: Me la pagherai per lo scherzo di stamattina!

Yoosung✮: E comunque no, ma penso che ordino una pizza prima di giocare

Ohhh, una pizza!!! Quanto mi andrebbe una pizza in questo momento

Cavolo dovevo chiedere a V se potevo andare a comprarla

707: Troppo tardi, lol.

Yoosung✮: Io vado a giocare, ho bisogno di distrarmi

Buon gioco! Regna sul mondo di LOLOL!!

Yoosung✮: Grazie Martha

Yoosung✮ è uscito dalla conversazione

Sevenny~

Non è che potrei ordinare una pizza?~~

707: lol no, scordatelo

So harsh T.T

Non faccio del male a nessuno ordinando una pizza

707: Beh, l’indirizzo è segreto per tutti quindi non serve neanche chiedere a V, è un no e basta

707: Vado a lavorare

Non provi a chiamare V?

707: Non serve più

?

707: Cioè! 

707: Sì, provo a chiamarlo, ma non credo mi risponderà, e non è così urgente

Avevi detto che era urgente

707: Non così tanto, era per attirare la sua attenzione

Immagino non fosse per chiedergli di farmi avere netflix, lol

707: Certo che no

707: Buonanotte

707 è uscito dalla conversazione

Buon lavoro

Ehi, non mi hai neanche dato il tempo di salutarti

Vabbè ciao

Martha è uscita dalla conversazione

 

Zen era felice di svagarsi un po’, e soprattutto di aiutare Jaehee a svagarsi, ma doveva ammettere che tra lei e Megan si sentiva parecchio tagliato fuori, soprattutto per via della stessa Jaehee che insisteva per non farlo andare al karaoke perché altrimenti qualcuno avrebbe potuto riconoscerlo e non poteva permettersi scandali.

Inoltre aveva pensato a Miriam per tutto il giorno, e non sapeva assolutamente che fare. Temeva che scrivendole si sarebbe mostrato appiccicoso, ma sentiva l’esigenza di farlo per controllare che stesse bene, e l’indecisione lo rendeva decisamente distratto, per quanto Megan cercasse di tenere viva la conversazione e coinvolgerlo.

Talmente distratto che non si rese minimamente conto dei tentativi della ragazza di elogiare Jaehee e trovare terreni comuni tra loro, e sembrava quasi fare da cupido.

Per fortuna di Megan neanche Jaehee se ne accorse, almeno non con assoluta certezza.

-Jaehee mi ha detto che fai molto esercizio fisico. Dovremmo allenarci tutti insieme- stava proponendo Megan, ma Zen non la stava minimamente ascoltando, ed era impegnato a fissare la macchina da karaoke, desideroso come non mai di cantare qualche canzone a caso. Non gli importava quale fosse, aveva solo voglia di cantare, e magari anche ballare un po’.

Al liceo adorava i karaoke bar, ci andava sempre con la sua banda di motociclisti e tutti esigevano che lui facesse la maggior parte dei testi disponibili.

In effetti non metteva piede in uno di quei posti da quando si era lasciato con la sua ultima ragazza, e purtroppo risaliva a più di cinque anni prima.

Cavolo quanto gli mancava essere in coppia, e gli mancava ancora di più da quando aveva conosciuto Miriam.

Quella ragazza gli faceva venire nostalgia e voglia di tutte quelle piccole cose che si facevano quando si era in una relazione, e non capiva come potesse sentirsi così conoscendola da pochi giorni.

Chissà come stava. Doveva assolutamente scriverle un messaggio.

-Zen, sei pensieroso. Stai bene?- chiese Jaehee preoccupata, scuotendolo.

Zen si voltò verso le due ragazze, e si costrinse a sorridere.

-Sto bene. Scusate, ho solo molte cose a cui pensare. Di che stavamo parlando?- chiese, cercando di riallacciarsi al filo del discorso.

-Stavo proponendo che sarebbe bello allenarci tutti insieme, un giorno. Jaehee è molto atletica, credo che sareste un buon team di allenamento- ripeté Megan, con un occhiolino verso Jaehee, che si sminuì, arrossendo appena.

-Non sarebbe una cattiva idea, ma come ho già detto non ho tempo. Ho troppo lavoro- la donna scosse la testa, con rimpianto.

-Jumin ti carica troppo- Zen sbuffò, irritato a pensare a figlio di papà.

Megan sembrò prendere la presa di posizione come un buon segno.

-Conosci il capo di Jaehee?- chiese, per continuare la conversazione su un argomento che sembrava interessare parecchio Zen.

-Purtroppo sì. Anche lui è nell’associazione. Sei davvero pazzesca, Jaehee, per riuscire a sopportarlo- Jaehee arrossì per l’incoraggiamento, e Megan sorrise, felice che il suo piano stesse funzionando.

Sorriso che non coincideva con l’emozione che aveva appena iniziato a provare nel petto, e che però cercò di spingere indietro.

-Oh, beh, il lavoro è lavoro- Jaehee alzò le spalle, cercando di accantonare l’argomento.

-Sì, ma non è legale farti lavorare tanto, e poi avere il proprio capo nella propria associazione non è…- Zen si interruppe a metà frase, sentendo una risata alle sue spalle.

I suoi sensi si rizzarono come quelli di un segugio, e si voltò di scatto, sorprendendo non poco le sue interlocutrici.

-Mindy, tu ti unisci a me, altrimenti col cavolo che canto!- stava dicendo la ragazza a cui apparteneva la voce.

Zen si illuminò così radicalmente che Jaehee e Megan rimasero quasi accecate, e si alzò prima che una delle due potesse commentare o fermarlo.

-Chi è quella?- chiese Jaehee seguendo per prima la direzione dello sguardo di Zen, in tono incredibilmente ferito e all’erta.

Megan si girò per controllare, e impallidì.

-Oh no! Non è possibile!- esclamò, sconvolta, prima di cambiare posto e nascondersi dietro Jaehee e un menù, confondendo ulteriormente l’amica.

-La conosci?- chiese Jaehee, indicando non molto discretamente la biondina. Megan annuì.

-Purtroppo sì. E oggi abbiamo litigato e non voglio scenate, perciò è molto meglio se non mi vede qui- spiegò in breve.

-Che cosa ti ha fatto?- indagò Jaehee, prendendo immediatamente in antipatia la ragazza, che dopo uno shock iniziale aveva iniziato a parlare con Zen con fin troppa confidenza e sembrava la peggiore possibile ammiratrice per lui. Sicuramente una falsa fan solo pronta a rovinargli la reputazione per cinque minuti di fama.

-Beh… non è solo colpa sua… insomma, è abbastanza colpa mia… parecchio colpa mia. Ma lei esagera, e io sono una testa cal… emotiva, sono emotiva. Perciò diciamo che se mi vedesse qui e scoprisse che ho invitato Zen, considerando il loro rapporto, che non pensavo esistesse… meglio se non mi vede. Mi passi un altro  menù?- Megan iniziò a farneticare, e Jaehee le passò un altro menù per aiutarla a nascondersi meglio, in silenzio, e fulminando la ragazza con lo sguardo.

La ragazza in questione non si era neanche resa conto degli sguardi assassini, né di Megan.

Quando Zen l’aveva raggiunta, non si era accorta neanche di lui.

Era andata al karaoke bar con Mindy e Monica, quest’ultima convinta con grande difficoltà e la prima che aveva proposto l’idea sapendo l’amore di Miriam per i karaoke bar e pensando fosse un ottimo modo per rasserenarla ulteriormente, più di quanto suonare al pianoforte aveva aiutato.

Ed era stata anche Mindy a convincerla ad andare a cantare, nonostante fosse un po’ restia, dato che cantare le faceva pensare alla figuraccia fatta con Zen.

Caso, o mistica coincidenza, volle che Zen le andò dietro proprio mentre Mindy rispondeva.

-Non sono brava come te, non posso fingere di essere Zeeeeee…- interrompendosi imbarazzata una volta notato l’uomo dietro l’amica.

-Tutto bene, Mindy?- chiese Miriam, confusa, alzando lo sguardo su di lei e interrompendo la scelta della canzone.

Mindy le fece cenno di girarsi, e una volta fatto il fiato le morì in gola notando il ragazzo davanti a lei, con un sorriso luminoso.

Miriam avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa.

“Ehi, Zen. Come butta? Dimentica quanto successo stamattina, era la mia sorella gemella pazza che non rivedrai mai più” “Zen, scusami per quello che è successo stamattina, ero stanca e non sono me stessa quando non mangio e non dormo. Colpa tua che mi hai tenuta sveglia con i tuoi messaggi” “Zen, non ci vediamo da ieri, come stai? Ah, stamattina? Cos’è successo stamattina? Io non ricordo nulla, forse l’hai sognato” 

Ma non riusciva a pensare, figuriamoci dire qualcosa. Doveva giustificarsi? Fingere che non fosse successo niente? Giustificarsi su altre cose? Spiegarsi? Non ne aveva idea.

L’attore abbassò lo sguardo verso la sua mano, diminuendo l’intensità del sorriso e la prese, controllandola più da vicino.

Miriam non sapeva se stava avvampando o era bianca come un lenzuolo, ma lo fece fare, cercando nel frattempo qualcosa da dire.

-Sono felice di vedere che hai fasciato la mano. Come stai adesso? Va meglio?- chiese Zen, gioviale, senza dare segno di essere stato a disagio dopo il confronto di quella mattina.

Miriam riuscì a sbloccarsi.

-Sì. Scusami. Non ero in me, avevo avuto una brutta giornata. Devo averti confuso parecchio- cercò di giustificarsi, distogliendo lo sguardo e cercando di non dare peso alla faccenda. Tornò alla scelta del brano, giusto per avere qualcosa da fare.

Zen finse di accettare la scusa.

-Immagino, a tutti capitano giornate no. Spero che tu adesso stia meglio. Sono felice che avrò comunque l’occasione di sentirti cantare. Addirittura gratis. Deve essere il mio giorno fortunato- cambiò argomento lui, ammiccando.

Miriam ridacchiò.

-Già, non ti ci abituare però. La prossima volta voglio mancia doppia- scherzò lei, facendolo ridere a sua volta.

-In realtà avrei una proposta- disse poi Zen, accennando un sorriso malizioso.

Miriam si girò verso di lui, curiosa.

-Che proposta?-

-Posso cantare con te?- Zen prese uno dei microfoni, e indicò la macchina del karaoke.

Miriam rimase a bocca aperta.

Neanche nei suoi sogni più belli avrebbe mai pensato di cantare con Zen, ed ora lui lo proponeva a lei? Era per caso morta? 

-Certo che vuole cantare con te!- Mindy rispose per lei, sbloccandola.

-Non rispondere per me!- si arrabbiò con l’amica, che alzò le mani in segno di resa, con un gran sorriso malizioso.

-Ma non ha torto. Cioè, puoi, te lo concedo perché sono generosa, ma non so se tu sarai all’altezza- cercò di mantenere il contegno, morendo leggermente dentro.

-Farò del mio meglio, ma non posso competere con la regina- Zen le fece l’occhiolino, e Miriam tornò alla scelta del brano.

-Come te la cavi con l’inglese?- chiese, come a metterlo in difficoltà.

-Mettimi alla prova- Zen accettò la sfida.

-Va bene. Mi mantengo sul facile per il momento. Rimango nel tuo campo di musical- gli disse, come se gli stesse facendo un gran favore.

Beh, Zen era piuttosto esperto, e per fortuna le canzoni erano più semplici che parlare davvero in inglese, cosa che lui non sapeva fare neanche lontanamente.

Ma per Miriam, avrebbe cantato di tutto.

Quando partì la musica e iniziarono a cantare, la sala intorno a loro scomparve, e Miriam e Zen rimasero soli, solo in compagnia l’uno dell’altro e della loro musica.

Coordinati come se si conoscessero da sempre, intonati come usignoli, e in sintonia come fossero una cosa sola. Si trovarono nella musica.

Jaehee osservava la scena preoccupata, ma non osò interromperli. Megan continuava a nascondersi, senza credere alla sua sfortuna. Il mondo era davvero piccolo. Miriam conosceva Zen, quali erano le probabilità? E a giudicare da come lo guardava era anche interessata a lui, proprio ora che cercava di accoppiarlo con Jaehee. Il karma a volte era davvero crudele con lei. 

-Li guardano tutti- commentò Jaehee preoccupata, osservando come tutti i clienti del bar si erano girati a guardare l’esibizione al karaoke.

-Hanno quasi finito. Probabilmente non lo hanno neanche riconosciuto. Li guardano perché sono bravissimi, tutto qui- tentò di rassicurarla Megan, a voce incredibilmente bassa.

-Già, sembra quasi che stiano insieme, ma Zen non può permettersi scandali. Quella ragazza non conosce pudore. Sa almeno quanto fa rischiare Zen così?!- si arrabbiò Jaehee.

Per una volta che aveva la serata libera le sembrava ingiusto che se la rovinasse così, per colpa di quella biondina che faceva la cascamorta con Zen! 

Anche se doveva ammettere che era dall’inizio della serata che Jaehee non vedeva Zen così a suo agio, tranquillo e sereno.

La consapevolezza però non l’aiutava di certo ad accettare il fatto. Casomai lo rendeva più doloroso.

Sospirò, e bevve la sua bibita cercando di non far trasparire il suo disappunto.

Megan sembrò capire, e chiese di portarne un altra.

-So che Miriam può sembrare poco attenta, ma non è così cattiva. Trovo parecchio improbabile che conosca Zen, dato che odia i musical, quindi forse non sa che rischia di procurargli uno scandalo. Magari posso parlarl… parlare con Monica in modo che le parli così da farla rendere conto. Sono sicura che le cose si sistemeranno- cercò di rassicurarla, mettendole una mano sulla spalla.

-E se avesse intenzioni serie?- insistette Jaehee, preoccupata, ignorando la coincidenza che quella Miriam conoscesse anche Monica perché Zen era la priorità al momento.

Megan per poco non scoppiò a ridere.

-Miriam? Intenzioni serie? Non la vedo da cinque anni ma è impossibile che Miriam abbia intenzioni serie romanticamente. È proprio nella sua natura. Si tratta di un flirt, forse questione di un paio di giorni, massimo una settimana. Al massimo potrebbero diventare amici, ma ne dubito. Non ha mai avuto un amico maschio, solo flirt occasionali. Non si lega, stai tranquilla- commentò l’atleta, senza rendersi conto di aver solo preoccupato maggiormente Jaehee.

-A maggior ragione dobbiamo avvertire Zen. Quella ragazza potrebbe essere la sua rovina- osservò, quasi pronta ad andare da Miriam e metterla KO con una mossa di judo.

Megan la fermò.

-Provocare una scenata adesso rischierebbe di causare uno scandalo. Tranquilla. Fammi parlare con Monica e cercherò di risolvere la questione. Fidati- cercò di calmarla. Jaehee sospirò, recuperando la compostezza, e sorrise verso l’amica.

-Grazie, sono davvero felice di averti incontrato- ammise, quasi tra sé.

Megan si sentì arrossire, ma cercò di controllarsi, e di controllare il battito del suo cuore, che aveva appena raggiunto un numero di pulsazioni superiori alla norma.

Dopo la fine della canzone, sia Zen che Miriam si crogiolarono negli applausi di Mindy, Monica e qualche altro che li aveva ascoltati con interesse.

-Sbaglio o quella era una canzone romantica- la provocò Zen. Lei sbuffò e lo spinse leggermente, cercando di non arrossire.

-L’ho scelta solo perché sei tu ad essere un tipo da canzoni romantiche- obiettò, scuotendo i capelli con aria di superiorità.

-Ah, beh, hai ragione. Ed infatti la prossima sarà dello stesso livello- si piegò verso la macchina del karaoke, pronto a scegliere la canzone successiva.

Miriam non riuscì a trattenere un sorriso alla proposta, ma tornò subito scorbutica.

-Chi ti ha detto che mi andava di cantare nuovamente con te?- incrociò le braccia, e Zen le lanciò un’occhiata incoraggiante.

-Uff, solo perché non ho niente di meglio da fare. Ma sta attento alla voce…- sussurrò poi, leggermente preoccupata.

-Credi che non riesca a cantare qualcosa al karaoke con la mia cantante emergente preferita? Guarda che ho le corde vocali allenate- la assicurò lui, scegliendo una canzone romantica e ritmata, per sua fortuna coreana.

-Lo so ma hai un nuovo musical alle porte, devi essere in forma- insistette lei, prima che la canzone partisse, mettendosi in posizione, e non riuscendo a fare a meno di arrossire al commento dell’uomo, che sorrise prima di cominciare a cantare.

Si rese presto conto, anche se già lo sapeva, che Miriam era fluida e perfetta anche in coreano, e che la canzone di prima era solo riscaldamento, perché quasi gli rubò la scena, esibendosi in passi di ballo sensuali e incredibilmente coreografici.

Zen non voleva essere da meno, e cercò di stare al passo, unendo oltre che le loro voci anche i loro corpi alla perfezione, esibendosi in un duetto così fluido e organizzato da sembrare preparato.

A un ballo insieme seguivano mosse individuali che però erano perfette da vedere insieme. Erano talmente in sincronia che sembrava si fossero allenati insieme per mesi, e si conoscessero da tutta la vita.

Tutti i clienti del bar li osservavano, chi applaudendo, chi con il cellulare in mano come fossero ad un concerto. Molti si erano alzati e stavano seguendo il ritmo.

Sembrava un musical romantico.

E quando finirono, tutto il bar si mise ad applaudire, direttore compreso.

-Siamo uno splendido duo, non trovi?- chiese Zen, già pronto a selezionare una terza canzone o farla selezionare alla sua partner.

E per la prima volta dall’inizio di quella giornata, e forse la prima volta in settimane se non mesi interi, se non addirittura un paio di anni, Miriam fu felice, davvero felice e in pace, e regalò a Zen uno dei sorrisi più ampi, sinceri e rari del suo repertorio, facendogli perdere un battito.

-Credo di sì, effettivamente. Non ho mai potuto cantare così con qualcuno. Grazie Zen- dopo quel commento sincero e privo di qualsiasi maschera tsundere, fu il turno di Zen di restare completamente di stucco e senza parole, completamente spaesato da quanto fosse adorabile, magica e meravigliosa la ragazza davanti a lui.

-Grazie a te- riuscì solo a dire.

-Cambiamo genere. Che ne dici di una canzone k-pop? Adoro questo gruppo- senza neanche chiedergli se volesse, come se fosse scontato, Miriam propose un’altra canzone, e Zen diede l’ok con un gran sorriso, prima di tornare a cantare.

A volte era proprio vero che la musica univa molto più delle parole.

E ad accorgersene non fu solo lui, ma anche Mindy, con uno sguardo cospiratore.

Dopo un altro paio di canzoni, Miriam e Zen furono praticamente cacciati da altri che volevano utilizzare la macchina del karaoke, e dato che si era fatto ormai tardi, decisero di salutarsi per la notte, anche perché Monica era davvero assonnata, e per Mindy si avvicinava l’orario del coprifuoco. 

-Domani dove ti vedo?- chiese Zen, prima di salutarla definitivamente e tornare da Megan e Jaehee, che si stavano preparando per andarsene a loro volta.

-Tutto il giorno al parco, devo recuperare il giorno perso oggi- rispose Miriam, un po’ seccata ripensando alla discussione che aveva avuto con Megan e felice di non averla vista il resto del giorno.

-Allora ci vedremo sicuramente lì- la salutò lui.

-Beh, spero che ci sentiremo anche prima- Miriam gli fece un occhiolino, e Zen si sentì l’uomo più fortunato della terra -Dopotutto è quello che fanno gli amici, no?- aveva aggiunto poi, congelando leggermente il suo sorriso. Amici? Solo amici? Non che a Zen dispiacesse, ma pensava che potesse esserci qualcosa di più. Zen si stava già preparando gli aneddoti da dire il giorno delle nozze. Sicuramente il karaoke ci sarebbe entrato.

Decise di non dare peso alle parole di amicizia. Già il fatto che lei lo considerasse un amico era un grande traguardo. Si conoscevano solo da quattro giorni, dopotutto.

-Assolutamente, ti scrivo o ti chiamo- le fece l’occhiolino, guadagnando un altro sorriso, prima che sparisse dalla porta.

Sospirò sognante, ma quando si diresse al tavolo che aveva abbandonato, rimase sorpreso nel notare che le sue accompagnatrici si stavano alzando e mettendo le giacche.

-Andate già via?- chiese, sorpreso.

-In realtà si è fatto tardi, devo tornare a lavoro- rispose Jaehee, tradendo una traccia di irritazione.

Zen sembrò sinceramente dispiaciuto.

-Mi dispiace di essere stato assente. Dovevo parlare assolutamente con Miriam e… non mi sono reso conto del tempo che passava. Ma possiamo replicare se volete- propose, cercando di fare ammenda per il comportamento.

-Beh, possiamo organizzare l’allenamento- cercò di metterci una pezza Megan, con un po’ di incertezza.

Jaehee scosse la testa.

-Non ho tempo. Magari ci organizziamo in futuro, ma adesso non so. Devo tornare a lavoro, ti prego Megan andiamo- incoraggiò la coinquilina, che annuì.

Dopo averle salutate, Zen decise che non aveva poi molto altro da fare lì, e uscì a sua volta, per ritrovarsi praticamente faccia a faccia con Mindy, che gli fece prendere un colpo.

-Oh, ciao. Mindy, giusto?- chiese, cercando di fare una buona impressione su quella che aveva intuito essere la migliore amica di Miriam.

Mindy annuì, allargando il sorriso.

-Speravo che uscissi presto. Hai un minuto?- chiese lei, innocentemente.

Zen annuì.

-Andrò dritta al punto perché io di minuti ne ho pochi, purtroppo. Ti piace Miriam, vero?- chiese, senza mezzi termini.

Zen sorrise imbarazzato, e distolse lo sguardo.

-Beh, sì. Parecchio. So di conoscerla da poco, ma…- 

-…”sai che è una ragazza straordinaria”- lo citò. Zen la guardò con un sopracciglio inarcato, sorpreso -Sì, me lo ha detto, e non hai torto. Sono davvero felice che te ne sei reso conto. Spero davvero che lo intendessi- continuò poi la ragazza.

-Lo intendo, davvero. Miriam mi piace un sacco, ha una sensibilità unica. E non sono un tipo a cui piacciono le ragazze solo perché hanno talento o bellezza. C’è qualcosa in lei…di davvero magico e speciale- cercò di spiegarsi, facendo sorridere Mindy intenerita.

-Voglio fidarmi di te. Credo che potresti essere esattamente quello di cui Miriam ha bisogno. Vi ho visti al karaoke. Il fatto che è la musica ad unirvi ti da un grande vantaggio, ma senza di me hai poche possibilità di riuscire a, come dire… entrare nel mondo di Miriam- spiegò Mindy.

Zen pendeva dalle sue labbra.

-Ti ascolto- la incoraggiò a continuare.

-Sarò breve e concisa… flirta di meno e parla di più- disse, secca, confondendo Zen.

-In che senso?- indagò, inarcando un sopracciglio.

-Devi essere suo amico. Senti… la sto esponendo troppo, e mi sento un po’ in colpa in qualità di sua migliore amica, ma Miriam è una tua fan, e il fatto che ti abbia detto che sei suo amico può sembrare poco ma è davvero tanto. In tutta la sua vita ha avuto cinque amiche in tutto. Sii suo amico, sii presente, parla di te, parla di lei, e non temere di insistere, come stamattina. Se davvero tieni a lei, purtroppo lo devi dimostrare. Non ha un buon rapporto con le persone in generale, soprattutto con i ragazzi. Entrare nelle “grazie” di Miriam può sembrare difficile, ma ne vale la pena. E se non sei disposto a sacrificarti… vattene subito o la farai davvero soffrire- lo mise in guardia, con sguardo profondo e quasi minaccioso.

Zen rifletté qualche istante, ma non aveva dubbi.

Aveva sentito qualcosa scattare in lui la prima volta che aveva conosciuto Miriam, e se sapeva con certezza qualcosa era che la voleva nella sua vita, non gli importava se poi sarebbe finito nella friendzone.

-Non la farei mai soffrire. Puoi fidarti, Mindy. E grazie del consiglio- le sorrise.

Mindy ricambiò, e gli fece un cenno di saluto, prima di avviarsi verso un’auto piuttosto lussuosa che la aspettava parcheggiata davanti al bar.

-Mi aspettavo una risposta così. Sono certa che non la farai soffrire. Anche perché…- la rossa si girò nuovamente verso Zen, allargando il sorriso -…se succederà te ne pentirai amaramente- e con quest’ultima non velata minaccia abbellita da un’espressione radiosa, Mindy salì in auto, lasciando Zen completamente basito, ma non completamente sorpreso. Dopotutto, se era la migliore amica di Miriam, Mindy doveva per forza avere un carattere forte a sua volta.

Canticchiando una delle canzoni che lui e Miriam avevano interpretato, Zen iniziò ad avviarsi verso casa, prendendo il telefono per controllare il messenger e scrivere un messaggio a Miriam, magari per augurarle la buonanotte o chiederle se fosse a casa.

Neanche il tempo di scrivere “Avvertimi quando sei arrivata a casa” che Miriam gli aveva già scritto.

“Sono a casa. Buonanotte Zen~”

Zen sorrise tra sé.

“Buonanotte Miriam. Ci vediamo domani”

“Aspetto ancora le pagnotte pesciotte :P”

“Farò di meglio, fidati ;-*”

Zen si sentiva come se avesse appena passato un punto di svolta nella sua relazione con Miriam, e non poteva essere più felice.

 

Martha disegnava su dei tovaglioli piuttosto scomodi immagini di gente scuoiata, il suo modo non convenzionale di gestire lo stress.

Le sembrava di essere ritornata in orfanotrofio, dove uscire dalle quattro mura era punito con una reclusione in uno sgabuzzino ancora più piccolo, che spesso aveva condiviso con Megan e la maggior parte delle volte aveva evitato perché sua sorella si era finta lei. Martha aveva sempre odiato quello sgabuzzino, e aveva odiato il fatto di essere costantemente in debito con sua sorella. Anche se Margo era la prima ad essere in debito con lei, dato che erano finite in orfanotrofio a causa sua.

Martha scosse la testa, cercando di far ritornare il pensiero al presente, ma non fu una buona idea, perché il presente includeva il comportamento di Seven, che iniziava davvero ad irritarla.

I giorni precedenti era stato così simpatico, si erano subito trovati, ma quel pomeriggio, in quella stupida chat sulla pericolosità degli hacker, e in quella successiva dove V aveva fatto la sua comparsa, aveva messo in chiaro che quello che avevano, qualsiasi cosa fosse, doveva finire o essere solo superficiale, e si era esponenzialmente allontanato.

Come se Martha potesse avere paura di qualche agente o qualche hacker.

Avrebbe voluto chiamarlo e rivelargli il suo passato tormentato, affermando con sicurezza che non gli interessava quanto la sua vita fosse pericolosa. Lei voleva stargli vicino.

Almeno essere sua amica, perché sebbene non lo avesse mai visto dal vivo, e ci aveva parlato solo per telefono e per chat, sentiva una connessione che raramente aveva provato con qualcun altro.

Lo capiva, più di quanto credesse possibile, avevano gli stessi gusti e interessi e a volte sembravano leggersi nel pensiero.

Una connessione del genere non l’aveva mai avuta neanche con Margo, e lei era la sua gemella.

Smise di disegnare e si prese la testa tra le mani per riordinare le idee, per poi rassegnarsi al fatto che non avrebbe mangiato pizza, dato che quella casa a quanto pare era in quarantena, e si alzò dal divano per andare a prendere delle patatine e mangiarle per cena. Non le andava di cucinare alcunché, anche se probabilmente cucinare le avrebbe provocato una distrazione per far passare in fretta il tempo sempre più lento.

Almeno adesso aveva Netflix, anche se si stava ancora scaricando e internet era davvero lento.

-Per colpa tua mangerò meno sano che mai, Seven!- disse alla telecamera, indicando il pacchetto di patatine e sedendosi poi sul divano, pronta a vedere il canale delle soap opera in attesa che l’applicazione finisse di scaricarsi. Ormai iniziava ad appassionarsi. E poi chissà, magari Pablo sarebbe tornato con Francisca.

Proprio quando stava per spaparanzarsi, però, sentì bussare alla porta, e sobbalzò così tanto che metà delle patatine finirono per terra.

La località era segreta, teoricamente, quindi le possibilità erano due, o meglio, tre.

O era l’hacker, o era Seven che la stava trollando o un tizio random si era fatto 14 piani per chiedere indicazioni o aveva sbagliato appartamento.

Mise da parte la seconda ipotesi, dato che era piuttosto certa che Seven se ne fregasse altamente di lei, come aveva messo bene in chiaro poco prima nella chatroom, e anche la terza ipotesi le sembrava inverosimile.

Così prese una sedia, con cautela, e si avvicinò alla porta, pronta a gettarla in testa a chiunque osasse avvicinarsi.

-Chi è?- chiese, cercando di apparire indifferente.

-Sono il fattorino delle pizze! È lei la carinissima signorina che ne ha ordinata una alle patatine?- le rispose una voce che riconobbe immediatamente nonostante cercasse di cammuffarla.

Il suo cuore perse ben più di un battito per la sorpresa e l’emozione, e forse morì per qualche secondo, ma ne valse la pena.

Tutta l’irritazione di poco prima sembrò sparire in un istante, e con un enorme sorriso, posò la sedia, e si avvicinò alla porta.

-Una pizza alle patatine? Non ho ordinato nessuna pizza con le patatine- obiettò, fingendosi confusa -Devi aver sbagliato indirizzo- lo provocò.

-Infatti è stato un ragazzo dalla voce idiota ad ordinarla per lei, e mi ha dato questo indirizzo. Conosce un ragazzo dalla voce idiota che risponde al nome di Guerriero di giustizia?- chiese il “fattorino”, con voce seria.

Martha trattenne con difficoltà le risate, e si impose di sembrare professionale.

-Un guerriero di giustizia? Ah, sì, vagamente. È talmente idiota che cerco di dimenticarmi di lui, ma me lo rende difficile. Aspetta, ti apro subito- si affrettò a sbloccare la porta, mentre il fattorino si affrettava a fermarla.

-Non serve posso lasciartela…- ma non fece in tempo a fermarsi, perché Martha aveva già aperto, e tra i due scese il silenzio.

I loro occhi si incrociarono per un attimo, poi il “fattorino” abbassò la testa, ma a Martha non era sfuggito il suo sguardo.

I suoi occhi ambrati che avrebbe riconosciuto fra mille, nonostante fino a quel momento avesse visto solo foto.

Non portava gli occhiali, probabilmente usando delle lenti, e dei folti ricci neri di plastica gli coprivano buona parte del viso, ma non c’erano dubbi su chi fosse, almeno per lei, anche se era convinta che potesse fregare una telecamera di sicurezza.

-Ecco la pizza, signorina!- Seven gliela porse, senza guardarla. Martha ci mise un po’ a prenderla, e fece attenzione a sfiorargli la mano mentre lo faceva.

Lo sentì rabbrividire, e sentì una scarica di energia a sua volta.

-Quanto ti devo?- chiese, fingendo di non riconoscerlo, e appoggiandosi allo stipite.

-Oh, nulla. L’idiota ha pagato già- la rassicurò lui, facendo per chiudere la porta, ma Martha lo fermò.

-Aspetta…- lui si irrigidì, e sollevò lo sguardo su di lei, preoccupato che potesse riconoscerlo.

Martha non sapeva però cosa aggiungere.

L’aveva visto per la prima volta, le aveva portato una pizza nonostante fosse impegnato e l’avesse praticamente mandata a quel paese poche ore prima. Non poteva lasciarlo andare così.

Le doveva almeno una spiegazione, o potevano parlare almeno cinque minuti. Si sarebbe accontentata di offrirgli un pezzo di pizza e mangiare con lui, ma sapeva di non doverlo tradire.

Sospirò, e sorrise.

-Grazie per il tuo lavoro. Buona serata- lo salutò, ostentando una tranquillità e una sicurezza che non le apparteneva minimamente e salutandolo con la mano prima di chiudere la porta.

Poi emise un silenzioso sospiro, e si appoggiò alla porta chiusa, scivolando fino a sedersi.

Seven, dall’altro lato, si prese il volto tra le mani e fece lo stesso, senza trovare la forza di andarsene subito.

Se non ci fosse stata la porta, sarebbero stati schiena contro schiena, e non lo sapevano neanche.

Come coordinati, entrambi si portarono la mano sul petto, sentendo il battito accelerato del loro cuore.

Ed entrambi sapevano che non potevano permettersi quei sentimenti.

Martha doveva restare concentrata sul trovare sua sorella.

Seven non poteva avere relazioni di sorta, specialmente romantiche, a causa del suo lavoro.

Ma era così dannatamente difficile.

 

 

Due anni prima

 

Margo era un po’ all’erta.

Ray sembrava parecchio nervoso, e l’aveva portata in giardino senza avvertirla, nonostante il programma della serata fosse di firmare il famoso contratto che l’avrebbe fatta restare lì.

Margo non era molto convinta della cosa, ma non voleva neanche dubitare di lui, e poi sapeva che sarebbe riuscita a sostenere qualsiasi cosa. Anche una qualche droga o lavaggio del cervello. Il suo corpo reagiva in maniera eccellente a questo tipo di sostanze. O meglio, non reagiva perché le rigettava.

Si guardò intorno cercando di apparire tranquilla e serena, in modo da rassicurare Ray a sua volta, ma lui si torturava le mani e faceva passare lo sguardo da una parte all’altra del giardino, come se temesse qualche visita inattesa o un attentato alla sua vita da un momento all’altro.

-L’ibisco di ieri è ancora lì- commentò Margo, sorridendo tra sé ma non lanciandogli più di un’occhiata per evitare che le facesse perdere la concentrazione.

Ray sobbalzò, come se si fosse appena reso conto della sua presenza.

-Già… è speciale- disse distrattamente, avvicinandosi e torturandosi ulteriormente le mani.

-Margo… ti devo dire una cosa- esordì, senza guardarla negli occhi.

Margo gli si avvicinò, e gli sorrise.

-Dimmi tutto- lo incoraggiò, prendendogli una mano.

Ray arrossì, e cercò di guardarla negli occhi, distogliendo subito lo sguardo. Non scansò la mano, però. Buon segno probabilmente.

-Tu… tu sei dalla mia parte. Sei tanto buona, e gentile, e mi hai promesso che non mi abbandonerai mai…- cominciò a dire, come se dovesse convincersi a fare qualcosa.

-Ma certo, Ray, puoi fidarti di me- lo rassicurò la ragazza, in tono dolce.

Lui la guardò, e le sorrise leggermente, grato delle sue parole.

Poi si incupì nuovamente. I suoi occhi si fecero lucidi.

-Non voglio darti l’elisir. Mi fa soffrire terribilmente, e non voglio che soffra anche tu. Tu sei leale, e gentile, e perfetta. Non ne hai bisogno- disse a denti stretti, stringendole inconsciamente la mano.

Margo doveva ammettere di essere felice della cosa, ma fu altro a colpirla.

-Se fa ti fa soffrire non dovresti prenderlo neanche tu- provò a suggerire, avvicinandosi.

-No, no! Io sono una delusione. Io devo prenderlo, ma tu non devi. Tu sei pura, come la salvatrice. Non ne hai bisogno. Fingeremo che l’hai preso. Così saremo tutti più contenti. E continuerai il tuo lavoro, e andrà tutto bene- disse, cercando di convincersi, e iniziando a mordersi le unghie.

Margo prese anche l’altra mano.

-Andrà tutto bene, hai ragione. Mi fido di te, e farò tutto quello che mi dici- lo assicurò.

Ray la guardò grato, rilassando le spalle.

-Davvero?- chiese conferma.

Margo annuì.

-Sono qui per aiutarti, perché credo in te e non ti considero una delusione- rispose con semplicità.

-C’è un’altra cosa che devo dirti- aggiunse Ray, vergognandosi un po’.

Margo aveva una mezza idea di cosa potesse essere, ma cercò comunque di apparire sorpresa.

-I ragazzi del messenger... non sono AI, sono persone vere. Ma sono cattivi. E pericolosi, e non puoi fidarti di loro, soprattutto di V- la mise in guardia, Margo annuì.

-Lo sospettavo, lo ammetto. Ma tranquillo, sono dalla tua parte, e neanche io mi fido di V. Ha troppi segreti ed è un pessimo capo- ammise, quasi tra sé.

In realtà le piacevano i membri dell’RFA, soprattutto Zen e Jaehee. Era convinta che sarebbe potuta andare molto d’accordo con Seven, ma purtroppo al momento aveva problemi con sua sorella e il pel di carota gliela ricordava troppo. In ogni caso l’RFA le piaceva, ma V le sembrava un capo incostante e troppo pronto a sacrificarsi. Lei era di stampo simile, ma a differenza del turchese evitava che i suoi segreti e le sue bugie influenzassero negativamente le persone che la circondavano. Si era allontanata da sua sorella proprio per questo.

Ray tirò un sospiro di sollievo nel sentire le sue parole.

-Grazie, Margo. Grazie di fidarti di me. Farò tutto il possibile per perfezionare ogni cosa, e per tenerti al sicuro. Lavorerò il doppio, no, il triplo, e ti verrò comunque a trovare. Dormirò un po’ meno e lavorerò di più. Però mi farò una doccia prima di venirti a trovare, non vorrei mai…- Ray iniziò a parlare a vanvera, quasi come Mindy, e Margo gli mise una mano sulla bocca per zittirlo, facendolo arrossire parecchio.

-Non ti sforzare tanto per me, è tutto già perfetto così. Anzi, per rendere tutto migliore mi basterebbe vederti più riposato e tranquillo. Mi piaci molto, Ray. Vorrei che anche tu ti piacessi un po’ di più- cercò di convincerlo, e vide i suoi occhi brillare.

Finalmente iniziava ad ottenere dei risultati.

Purtroppo quel momento di pace non era destinato a durare, perché i due vennero interrotti da una figura vestita con abiti da credente, che si avvicinava verso di loro.

-Saeran. Margo- li chiamò una voce che entrambi riconobbero immediatamente.

Ray sbiancò, Margo strinse in denti. Sperava davvero che V non le avrebbe dato fastidio. Lei preferiva di gran lunga lavorare da sola.

-…V?!- esclamò Ray, mettendosi davanti a Margo con fare protettivo.

-Ero venuto a salvarti, ma penso sia troppo tardi- V si rivolse a Margo, probabilmente notando l’irritazione nel suo sguardo.

-Come sei arrivato qui?! Vattene subito via! Rovinerai tutto! Rovini sempre tutto!- Ray iniziò ad alzare la voce, e a tremare, pallido come un lenzuolo e con le lacrime agli occhi.

Margo concordava.

-Voglio aiutare Ray, non ho bisogno di essere salvata!- affermò Margo con sicurezza, prendendo il ragazzo per il polso spronandolo ad andare via.

Ray si fece trascinare, troppo sconvolto per fare alcunché.

-Aspetta, Margo, non sai…- V provò a fermarla, ma Margo gli lanciò un’occhiata di ammonimento.

-So abbastanza- disse, poi si assicurò che Ray non la stesse guardando, e gli fece cenno di scappare e salvarsi -Ray, torniamo dentro- incoraggiò poi il ragazzo, che la seguì.

V sembrò aver capito, perché non insistette, e si allontanò velocemente.

Fu solo dopo essere tornata in camera, che Margo ricordò a Ray che doveva chiamare qualcuno e avvertirlo. Ma sapeva già che non sarebbero riusciti a catturarlo. Certo, lei era dalla parte di Ray, ma non era minimamente, neanche per un istante, dalla parte di chiunque fosse la salvatrice, perciò era decisa ad aiutare il fronte dell’RFA e salvare allo stesso tempo Ray. 

Magari per lui e il suo gemello la situazione si sarebbe potuta risolvere.

Perché sì, Margo non era stupida, e ci vedeva bene. Aveva capito dalla prima foto che Seven era il fratello gemello di Ray, o Saeran, come V lo aveva chiamato. 

E non era l’unica cosa che aveva capito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ok, ok, ok. 

Punto di svolta per tutti quanti in questo lunghissimo capitolo diviso in tre parti.

Margo non sembra una ragazza sprovveduta, anzi sembra stare lì perché vuole stare lì, ma sarà così anche dopo due anni?

Il party ha una data, e finalmente Martha ha ottenuto ciò che più voleva al mondo: Netflix!

Ma scherzi a parte, se siete curiosi su come si evolveranno le cose, come andrà il pranzo tra Yoosung e Mindy, se Miriam si aprirà con Zen, se Monica e Jumin riusciranno a tornare “amici come prima”, se Jaehee otterrà almeno una vacanza o un appuntamento con Zen (spoiler per la seconda ipotesi, no), se Martha e Seven riusciranno a rivelare tutto, ma soprattutto se volete scoprire se Pablo tornerà con Francisca e se quest’ultima flirterà con Angelica, appuntamento al prossimo capitolo (e a quelli successivi per faccende riguardanti Gorgeous), che arriverà… tra un paio di mesi.

Scusate per lo hiatus improvviso, ma per un po’ vorrei concentrarmi su altri progetti.

Però appena finisco un giorno cercherò di pubblicarlo, sempre diviso in parti.

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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