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Autore: Blue_Rainbow592    05/08/2019    1 recensioni
(Dalla storia)
Un'antica profezia narra che nell'anno in cui tutte le stirpi magiche e non saranno unite sotto ad una bandiera di pace, nascerà una creatura nelle vene della quale scorrerà sangue puro ed impuro. Al suo avvento saranno collegati la crisi e la morte di ogni creatura vivente. Sarà chiamata Signore Oscuro e il suo regno di terrore inizierà per puro caso. Nascerà, però, un umano in grado di fermarla. Un uomo che, pur essendo privo di qualsiasi dote magica, riuscirà a congiungersi con la mente del Signore Oscuro e a renderlo innocuo, però forze esterne tenteranno di fermarlo. Solo un atto di coraggio potrà salvare l'universo.
Un piccolo crimine commesso a causa della disperazione, dà vita ad un legame insolubile tra una mezzosangue e un avvocato. Tuttavia, un'associazione governativa, interessata a riportare in vita il Signore Oscuro e di portare la distruzione dell'universo intero, inizierà una vera e propria caccia al mezzosangue che porterà un avvocato a combattere in prima linea per salvare Nidrei e il proprio mondo. Chi sopravvivrà alla caccia? Le prede o i cacciatori?
Genere: Angst, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 2

Cosa non farebbe un avvocato per il proprio cliente?

Centinaia di persone si fanno sempre la solita domanda: come mai siamo diversi? Il mondo pullula di creature totalmente diverse tra di loro e uniche, eppure tutti tentano di dare una risposta a questo arcano. Certo, in un mondo in cui nulla sembra essere uguale, in effetti, non esiste la parità in nulla, tutto ha una qualche caratteristica che lo rende unico e totalmente diverso da un'altra cosa, pure due entità che esternamente sono identiche tra loro hanno una qualche caratteristica che le diversifica.

 Jack Archer, lo aveva imparato facendo l'avvocato. Aveva centinaia di leggi di ogni genere e tipo che gli frullavano per la testa, eppure, nel momento in cui fu chiamato per difendere quell'orco gli venne naturale chiedersi il perchè di una così varia sfumatura di creature generate tutte allo stesso modo, ma con diverse percentuali di una qualche sostanza nel sangue, tali da diversificarle tra di loro. 

In quel caso, quelle percentuali erano un problema non indifferente per il suo cliente: - Avvocato Archer, vuole porre delle domande al testimone? - domandò il giudice, attirando l'attenzione del giovane avvocato. Archer annuì facendo un passo avanti e notando l'espressione annoiata del giudice: pure lui sembrava stanco, eppure un piccolo crimine sembrava volerlo tenere lontano dalla propria casa, probabilmente, da una moglie amorevole e da qualche bambino capace di tirare sù l'umore grigio dell'uomo. Jack ne era sicuro, era stato fortunato a portare il proprio cliente in tribunale di sabato pomeriggio: il giudice sarebbe stato più indulgente del solito, solo per il desiderio di finire presto il turno, pure lui era umano: - Certo, vorrei chiedere al testimone di raccontare di nuovo alla giuria i fatti che hanno portato alla denuncia. - annunciò. Aveva fatto abbastanza ricerche e visto quel video della sorveglianza così tante volte da poter smentire qualsiasi confessione, anche la più convincente: - Ero da solo nel mio negozio, quando il ladro è entrato. All'inizio sembrava un cliente normale, sorrideva, mi ha salutato con gentilezza. Portava un berretto e una felpa con il cappuccio. Non gli ho dato molto peso. Ero al telefono con mia figlia... - iniziò a raccontare il negoziante: - Dalle riprese di quel giorno, però noi sappiamo che il mio cliente non indossava un berretto e neppure una felpa. Inoltre, in una precedente deposizione lei aveva fornito una versione diversa. - lo interruppe: il testimone si era messo nel sacco da solo. La magia non poteva nulla contro la mente e la sua complessità: la mente di quell'uomo si stava ribellando, mostrando all'uomo quei piccoli particolari che il Condizionamento gli aveva oscurato per svariati giorni: - Sì, ma comunque il suo abbigliamento non c'entra nulla! Le sue azioni parlano chiaro. Ha tirato fuori un fucile. Ho gridato, ma quello ha minacciato di uccidere tutta la mia famiglia. Avevo paura come non ne ho mai avuta... - continuò a raccontare. Stava sudando lo riusciva a vedere pure dalla propria posizione: - Potrebbe dire precisamente a che ora è stato commesso il delitto? - chiese di nuovo. Il video che aveva visto mostrava il proprio cliente che entrava, comprava un pacco di caramelle e poi il commerciante che urlava e si nascondeva sotto al tavolo, niente armi e niente minacce, però quello non era un particolare utile a far capire al giudice che tutti loro erano di fronte ad un caso di fascino bello e buono: - Alle otto e trenta, era quasi orario di chiusura. - mormorò il tester. L'avvocato aggrottò le sopracciglia, era certo che il video risalisse a venti minuti dopo, per le otto e mezza non c'erano riprese, nessuna, solo l'oscurità, cosa a cui neppure il commerciante riusciva a dare una risposta: - Signor Andreson, sa che la falsa testimonianza è un crimine punibile penalmente? - domandò cercando di spingere la mente del testimone a collaborare: - Avvocato, il querelante conosce i suoi diritti, non serve che lei glieli elenchi uno per uno. - lo riprese duramente il giudice: - Scusi. Cos'è successo quella sera, che era il quattro giugno, alle otto e mezza? - 

   - Mia figlia mi aveva chiamato: mia nipote si era fatta male. Stavo parlando con lei quando è entrata, era vestita di nero... no era un orco. Mi ha minacciato... no, era disarmato. Oddio, non mi ricordo. - iniziò a balbettare l'accusatore. Il giudice lanciò un'occhiata ai due avvocati. Solo due cose potevano causare una confusione simile: droga o magia. Entrambe improbabili: la prima l'imperatore aveva approvato una legge che imponeva di sottoporre a chiunque entrasse in tribunale in qualsiasi veste a dei test antidroga, mentre la seconda perchè i maghi erano pochissimi e questi pochi vivevano come dei reclusi: - Il testimone risulta inattendibile. Siamo di fronte ad un caso di Condizionamento! Per oggi il processo è sospeso finchè non sarà fatta chiarezza su chi ha commesso veramente il crimine. - annunciò il giudice. Nell'aula si alzò un mormorio preoccupato: un mago a piede libero era una bella rogna. Solitamente coloro che erano in grado di utilizzare la magia venivano messi in quarantena e sparivano dalla faccia della terra, soppressi in qualche struttura governativa. Pure a Londra e nelle altre zone del mondo quella pratica era molto diffusa per salvaguardare tutti coloro che non erano in grado di manipolare ciò che li circondava, tuttavia non era raro che qualcuno riuscisse ad eludere il sistema. Quella piccola percentuale viveva nascosta in sette ultra segrete di cui nessuno conosceva la gerarchia e dell'esistenza delle quali si dubitava. Comunque, quel giorno, la magia in tutta la sua pericolosità, aveva salvato un innocente da un'accusa di rapina a mano armata e dal carcere.

Per Jack fu una soddisfazione vincere quella causa, però in tutto quel caso c'era ancora qualcosa che non gli tornava: se esisteva un mago a Tokyo, perchè le autorità non si erano ancora mosse? L'imperatore si vantava pubblicamente dell'efficacia dei propri mezzi contro la magia, eppure in quel caso non stavano funzionando. Quel mago doveva essere veramente scaltro, oppure straniero e quindi divenire il problema della potenza straniera da cui questo proveniva.

Uscì dal tribunale per ritrovarsi sotto al cielo plumbeo di Tokyo. Quel genere di giornate gli ricordavano la sua amata Londra. Gli mancavano le passeggiate lungo il Tamigi con la sua vecchia fiamma e l'odore costante dell'umidità, pure con il sole aveva sempre l'idea che la pioggia fosse sul punto di cadere. Gli mancavano pure le strade meno affollate. Tokyo era un continuo brulicare di persone, di automobili e di biciclette. Ovunque c'erano persone.

Affondò le mani nelle tasche del cappotto, mentre la pioggia gli colava lungo le spalle. Sentiva un strano presentimento: come se quel caso fosse ancora sulle sue spalle: - Dottor Archer? - lo chiamò una voce roca. L'avvocato si voltò verso il proprio cliente: - Sì? - domandò cercando di mascherare il proprio stupore: - So che il processo è stato sospeso e che sono stato scagionato da ogni accusa, ma ho avuto il terrore di confessarlo alle autorità: io ho visto la ladra fuggire. - 

Fu con quella frase che il suo presentimento arrivò a bussare alle porte della mente: - Vieni con me! - gli ordinò. Poco distante dal tribunale, c'era un piccolo bar. Era un luogo molto tranquillo in cui parlare, ma anche un luogo in cui il giovane avvocato poteva bere senza essere giudicato. Odiava ammetterlo, ma non poteva neppure nasconderlo. La sua dipendenza era iniziata pochi mesi prima, alla morte del fratello, nonchè suo mentore per il periodo di tirocinio che aveva iniziato l'anno prima. Ormai era lucido solo in aula e a volte neppure lì: - Sei sicuro di averla vista? - domandò: sinceramente non si fidava delle parole di un orco, però c'era qualcosa in lui che lo spingeva ad affidarsi a quel piccolo criminale. L'orco si guardò attorno con fare circospetto: -Si aggira per la zona malfamata, ci abita. Non è giapponese, dall'accento sembra americana. Io e mia madre abbiamo tentato di aiutarla alcune volte. - gli rivelò. L'avvocato bevette un bicchiere di sakè d'un fiato per poi aggrottare le sopracciglia: - Come fai ad essere così sicuro che sia lei? Io ritengo che gli elfi siano tutti ug... - provò a dire, ma l'orco lo interruppe sussurrando con voce cospiratoria: - Nessuno si può dimenticare la faccia di quella ragazza, glielo posso giurare. - La curiosità di Jack si fece più pressante: quella storia stava diventando strana, terribilmente vicina alla morte di suo fratello e a ciò che il giovane avvocato aveva visto dopo la morte i quest'ultimo, due anni prima: - Cosa vorresti dire? - gli chiese a mezza voce. L'orco si avvicinò ancora, ormai era totalmente steso sul tavolinetto che tremava sotto al peso gravoso di Cole. Visto così sembrava una spia un po' maldestra in procinto di rivelare un segreto di stato: - Quella ragazza è per metà elfo e per metà elfo oscuro, per questo è anche la creatura più odiata del mio quartiere: gli altri orchi non fanno altro che darle fastidio per allontanarla. Gli unici ad aiutarla eravamo io e mia madre. Ora, di tanto in tanto, le lascio del cibo davanti a casa e cerco di allontanare i miei simili da lei. ma sembra una calamita per le sventure.  - gli raccontò. Aveva ancora in mente tutto ciò che era accaduto quella notte maledetta, compreso il dolore che aveva provato mentre compiva quei duecento passi che lo separavano dal negozio in cui Nid aveva commesso uno dei crimini peggiori: usare la magia: - Resta comunque il fatto che ti ha incastrato per un furto che non hai mai commesso tu. Essere sbattuti in carcere per colpa della persona che hai sempre cercato di aiutare non è un po' un colpo basso? - domandò l'avvocato versandosi un altro bicchiere che l'orco bevette di fronte allo sguardo carico d'odio dell'umano, per non poter bere il liquore che tanto aveva agognato durante il processo: - Non è un colpo basso. Lei cosa avrebbe fatto se fosse rimasto senza cibo, senza soldi e soprattutto se lei fosse braccato? - gli chiese. Jack si lasciò sfuggire un fischio: - L'alcol ti rende un filosofo? - domandò bevendo un sorso di sakè direttamente dalla bottiglia. Si sentiva abbastanza positivo: avrebbe scagionato totalmente il proprio cliente e sarebbe diventato colui che aveva trovato il famigerato mezzosangue: - Sai dove abita? - domandò rispondendo ad una necessità che aveva il suo animo: voleva vederla, parlarle, conoscerla e, chissà, studiarla, per comprendere meglio la logica che stava dietro alla mente di un mago come quello che aveva ucciso suo fratello. L'orco annuì solennemente: - In un motel della zona malfamata, quasi fuori città. Il proprietario la fa vivere lì a patto che paghi la stanza una volta al mese. Una specie di affitto, ma molto ridotto. -

L'avvocato si alzò dalla sedia e gli diede una pacca sulla spalla: - Perfetto, Cole, mi ci dovrai portare. Se abbiamo a che fare con un mago furioso o, peggio, spaventato, dobbiamo essere sicuri di non rischiare la pelle. - fu con quella frase che si allontanò diretto verso il bagno. Era deserto, le piastrelle bianche rilucevano alla luce dei neon, mentre gli specchi riflettevano in contemporanea la sua schiena.

Tutta la sua storia era iniziata proprio in quel bagno. Aveva ancora un ricordo vivido di quella notte, gli schizzi di sangue sul muro, le sue urla di dolore, quella luce accecante e lo scoppio. Si ricordava pure la forma perfetta del sigillo come se stesse ancora danzando di fronte i suoi occhi. Da quel giorno tutto era cambiato, da quel giorno tutte le sue impressioni, tutte le sue lotte per la salvaguardia dei maghi e dei loro diritti, erano andate in fumo. Dalla morte del fratello era iniziata la sua crociata contro la magia e chiunque fosse un grado di utilizzarla: - Aiuto! - esclamò una voce femminile alle proprie spalle. Si voltò di scatto e vide tutti gli specchi riflettere la solita immagine: una figura femminile dai capelli candidi, ma dal volto da ragazzina. Si rivestì e si avvicinò a quell'apparizione, con una mano tesa: - Ti prego, aiutami. - piagnucolò quella. Fu in quel momento che vide i suoi occhi: erano totalmente neri come se l'iride e la sclera fossero state inghiottite dalla pupilla e, proprio al centro di quei pozzi privi di fondo, piroettava un sigillo dorato, simile a quello che aveva ucciso suo fratello: - Mi stanno cercando! - urlò lei posando le mani sullo specchio. Un lieve mal di testa iniziò a martellargli la mente, mentre i pensieri iniziavano a seguire un flusso discontinuo, come se quella stessa tentando di entrargli nella testa: - Chi? - fu l'unica parola che riuscì a pronunciare. La mezzosangue si voltò per puntare lo sguardo un punto imprecisato alle sue spalle: - Coloro che ho ucciso. - rispose per poi essere sostituita dal riflesso del giovane. Un brivido gli percorse la spina dorsale: quella creatura era lei, ne era sicuro, era la ladra. Nulla di simile a lei era mai esistito sulla faccia della Terra. "Ha gli occhi da elfo oscuro, ma i tratti e la carnagione di un elfo comunissimo. " pensò sapendo che quell'immagine gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella mente. Era così bella e allo stesso tempo così terribile. Ritornò nel salone dove lo stava aspettando il proprio cliente.

Pagò da bere per tutti e due. Non riusciva a placare il tremito che lo aveva preso dal momento in cui aveva incrociato quei due occhi. "Devi salvarla. " momorò una voce nella sua mente. Con quel pensiero a tormentarlo, uscirono dal locale. Tokyo come al solito era affollata come poche città, nella sua enormità sembrava una bestia affamata, assopita in un letargo eterno, ma pronta in qualsiasi momento a svegliarsi e a nutrirsi di tutto quello che giaceva su di sè. La prima volta che vi aveva messo piede, Jack aveva pensato che quella calma piatta che aleggiava su quella moltitudine fosse inquietante come poche. Con il tempo, aveva iniziato a farci l'abitudine e a sentire quelle strade, quei grattacieli di metallo e vetro con appese centinaia di pubblicità e tutte quelle stranezze tipiche del popolo giapponese, come la propria casa. Certo, Londra gli mancava, era nella capitale inglese che lui e suo fratello avevano lasciato la  famiglia per aprire oltreoceano uno studio legale che si occupava dei problemi del popolo magico. A volte si malediceva per quella scelta e ogni volta che quei pensieri facevano capolino, li annegava nell'alcol, unica consolazione che gli era rimasta dalla morte del fratello. Aveva sempre ammesso che la sua fosse ormai una dipendenza pericolosa e altamente stupida, eppure ogni volta che si ubriacava a tal punto da non riuscire a fare neppure mezzo ragionamento logico, sperava di poter porre fine a tutto, ma qualcosa in lui lo bloccava prima dell'inevitabile. Quella volta quel qualcosa non si fece vivo, quasi come se lanciarsi tra le braccia di un possibile nemico fosse una cosa normale: - Quanto può essere pericolosa? - domandò dopo un lunghissimo minuto di silenzio. L'orco non parlò, fissando il marciapiede sotto ai propri piedi: - Molto, ma non l'ho mai vista fare del male a qualcuno. Cerca di nascondersi. Però, un giorno mi ha confessato una cosa del suo passato: due anni fa ha ucciso otto uomini con i propri poteri. Il suo potenziale è immenso e terribile, però non ci farà del male, ne sono sicuro. - gli spiegò come se cercasse di far apparire quella mezzosangue come una creatura indifesa e spaventata. L'avvocato aveva una sgradevole sensazione.


   
 
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