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Autore: Eurus91    06/08/2019    1 recensioni
[MacGyver 2016]
“Matty”
“Si Biondino?”
“Ho bisogno che tu faccia una cosa per me.”
“Tutto quello che vuoi.”
(Fiction altrimenti nota come: Un biondino di nostra conoscenza si mette nei guai e non sa come uscirne stavolta)
La storia partecipa alla #summerbingochallenge indetta sul gruppo hurt/comfort italia - fanfiction & fanart
https://www.facebook.com/groups/534054389951425/
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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89. Bentornato a casa

Fandom: MacGyver (2016)
Personaggi: Angus “Mac” MacGyver - Jack Dalton.
Tags: Perdita di sangue, rimpianto, Mac è un idiota.

Ovviamente la presente non è scritta a fini di lucro, ma per puro divertimento mio e dei lettori, per i personaggi un po’ meno.

                                                                                     Dedicata a Shun di Andromeda

Home Sweet Home

“Matty”
“Si Biondino?”
“Ho bisogno che tu faccia una cosa per me.”
“Tutto quello che vuoi.”


(Fiction altrimenti nota come: Un biondino di nostra conoscenza si mette nei guai e non sa come uscirne stavolta.)


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Con occhi spalancati, sull’orlo di un attacco di panico, Mac guardava i numeri che apparivano sul display illuminato di blu che scorrevano inesorabili.
Si passò una mano insanguinata tra i capelli, che si tinsero anche loro di rosso come quasi tutto il resto dell’agente, sospirando frustrato.
Era solo e questa era l’unica cosa buona di tutta quella giornata iniziata male e finita peggio. Almeno non avrebbe avuto sulla coscienza la morte di Riley e Bozer.
Se doveva essere sincero da quando Jack li aveva lasciati, lo aveva lasciato aggiunse mentalmente, tutte le missioni andavano peggio. Nonostante l’intero Team Phoenix si rifiutava di dargli la colpa per le missioni che andavano “Kaboom” per usare un’espressione di Jack, Mac lo sapeva, la consapevolezza che qualcosa non andava in lui la sentiva strisciare sotto la pelle e insinuarsi nel cuore provocandogli scariche dolorose: Senza Jack non funzionava. Era rotto, questa volta non ci sarebbe stato nessun Jack a rimettere insieme i cocci.
Non ci sarebbe stato nessun Jack a urlargli di trovare una soluzione perchè non aveva intenzione di morire lì, sotto le macerie di un vecchio edificio.
Mac ricacciò indietro l’opprimente groppo in gola che minacciava di farlo piangere da un momento all’altro, poteva farlo; era solo e lui aveva spento le telecomunicazioni; Non aveva bisogno di far preoccupare anche Riley e Bozer, era l’ultima cosa che voleva e poi il loro vociare l’avrebbe sicuramente distratto. Con la mano libera, quella che non premeva sulla profonda ferita all’addome, si asciugó una lacrima che era sfuggita al controllo; “I Dalton non piangono mai” pensó amaramente, ma lui non era un Dalton ed era solo e stava quasi sicuramente morendo poteva almeno perdonarsi, se il suo sistema di coping non funzionava alla grande.

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Meno di due minuti alla fine.
Pensa Mac. Pensa.
Ignorando il dolore che la ferita gli provocava, si inginocchiò vicino l’ordigno che minacciava di ucciderlo, da un momento all’altro.

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Allungò una mano e si apprestò ad esaminare nuovamente i fili esposti.
Non si era arreso e non voleva farlo, voleva uscire di lì e rivedere la sua famiglia.
Rosso. Quello era sicuramente il filo che alimentava l’ordigno. Giallo e l’altro? Socchiuse gli occhi cercando di mettere a fuoco l’altro filo. Benissimo ora vedeva il doppio dei fili. Se solitamente disinnescare ordigni era un terno al lotto, farlo con un ingente perdita di sangue che minacciava la concentrazione e la vista e con un minuto a disposizione era un’impresa impossibile.

Jack.

Odiava davvero tanto il modo in cui la sua mente vagava su Jack ogni volta che aveva bisogno di rassicurazioni.
Se Riley fosse stata lí avrebbe sicuramente fatto qualche battuta sulla loro coodipendenza e Mac avrebbe riso dicendo che forse un po’ aveva ragione, almeno per quanto riguardava lui perchè Jack ci aveva messo meno di un minuto a decidere di guidare una task force per dare la caccia ad un fantasma.
Lo stesso tempo che ora a lui restava da vivere. Ironico.

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Aveva chiuso gli occhi per un istante e c’era voluta tutta la sua forza di volontà per riaprirli. Era così stanco e non c’era nessuno a tenerlo sveglio.
Non c’era Jack.
Se Jack fosse stato lì, sicuramente, avrebbe continuato a parlare per tenerlo sveglio, raccontando storie che non avevano un senso se non nella sua testa e continuando a fargli domande su domande per cercare di mantenere attivo quel cervello da Baby Einstein che si ritrovava.

Jack

Dio, quanto desiderava che Jack fosse li.
La sua assenza faceva male, quasi quanto quella bella coltellata che aveva ricevuto come regalo d’addio dal tizio che aveva piazzato lì una bomba.
Una bomba che non era riuscito a disinnescare.

“Tranquilla Matty, non c’è bomba che Mac non riesca a disinnescare.”

Perchè? Perchè tra tutti i momenti passati con Jack, doveva tornargli alla mente proprio quello. Non era giusto, non lo era per niente.

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Doveva dirgli addio. Non voleva andarsene senza avergli detto quanto gli mancava. Senza dire a Jack quanto gli sia dispiaciuto di essersene andato in Nigeria e non averlo portato con sè, di aver ignorato le sue chiamate e di essere stato un codardo. Doveva dirglielo e doveva farlo ora. Dove dirgli anche quanto fosse arrabbiato con lui, perchè l’aveva abbandonato.

Con un enorme sforzo, filtrando accuratamente l’aria tra i denti, riaccese le telecomunicazioni.
L’ondata di voci quasi lo fece vacillare, per fortuna era stato previdente e si era appoggiato ad una delle travi crollate con lo scoppio del primo ordigno.
“Oh. Ehi, ragazzi. N-non ho molto tempo.”
Tenere a bada l’orda di emozioni che lo stava travolgendo non era facile, neanche per un tipo come lui abituato a tenere fuori le emozioni dalla sua linea del lavoro.
La voce di Bozer era più alta rispetto alle altre e aveva attirato l’attenzione di Mac. “Fratello, esci da lì. ora.”
L’agente si pentì immediatamente del gesto che aveva appena compiuto, quello di scuotere la testa. La vista gli si annebbiò immediatamente e non tornava normale neanche se sbatteva ripetutamente le palpebre. Dannazione.
“Ci sto lavorando Boz.”
“Fallo in fretta.”
“Copy That.”

Silenzio.

“Matty”
“Si Biondino?”
“Ho bisogno che tu faccia una cosa per me.”
“Tutto quello che vuoi.”

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Così era morto.
Se doveva essere sincero, se quello era l’aldilà faceva dannatamente schifo. Era buio, non un buio naturale, era quel tipo di buio che c’è quando tieni gli occhi serrati.
E faceva male, faceva male dappertutto e neanche questo era giusto.
“Andiamo genio, apri gli occhi.”
Se il dolore l’aveva reso restio ad accettare il fatto che fosse morto, quella voce invece lo smentiva alla grande. L’avrebbe riconosciuta ovunque, ma non c’era verso che Jack fosse lì.
“So che sei sveglio, ti conosco.”
A fatica, perchè sentiva il suo corpo completamente intorpidito, socchiuse gli occhi scoprendo con somma gioia sua e del mal di testa che minacciava di riuscire dove “evidentemente” la bomba aveva fallito, che la stanza era in una piacevole penombra.
“Cosa...cosa ci fai qui?”
“Ciao Jack. Mi sei mancato Jack.”
Probabilmente qualcosa nel suo aspetto fece sorridere Jack, perchè quest’ultimo stava sorridendo. Quel sorriso che gli era mancato così tanto in quei 9 mesi, 12 ore e 9 minuti che non si erano visti e ne sentiti. Le sopracciglia di Mac si aggrottarono forse il conto non era più così esatto e questo riportó alla mente dell’Agente qualcosa di urgente.
Come era sopravvissuto all’esplosione.
“Posso vedere gli ingranaggi del tuo cervello girare convulsamente. Parla con me amico.”
“Io non capisco...” inizió Mac, rendendosi conto solo ora che si trovava in una stanza d’ospedale, non era sicuramente alla Phoenix, non c’era verso che Matty avrebbe permesso che le mura fossero dipinte di quel verde pallido.
“Mac...”
“Dovrei essere morto. Non sono...la bomba...io non sono riuscito a disinnescarla.”
L’ex Delta scoppió in una fragorosa risata. “Devi aver battuto la testa piuttosto forte genio. Hai disinnescato la bomba giusto in tempo. La squadra TAC ti ha trovato dopo un po’ ed eri...”
L’uomo si fece improvvisamente serio e Mac si sentì a disagio. “Eri messo male amico. Abbiamo, ho, temuto di perderti.”
“Io. Non ricordo.”
Ammise Mac, muovendo la mano per cercare di assottigliare le rughe di preoccupazione che si erano formate sul viso del soldato, ma era così stanco che si mosse appena e fu prontamente afferrata dall’uomo che la strinse con delicatezza.
“Matty mi ha passato il messaggio.
Mi dispiace per quello che hai passato. Non è stata colpa tua se sono partito e non ce l’ho con te per essertene andato in Nigeria.”
“Lo stai dicendo solo perchè sono ferito e ti faccio pena.”
L’uomo scosse la testa, comprensivo.
“No Mac e riaffronteremo il discorso appena starai meglio. Quello era un messaggio d’addio e lo sai a me gli addii non piacciono.”
Probabilmente era colpa di tutta quella roba buona per il dolore che gli veniva pompata a forza nelle vene tramite la flebo o la stanchezza accumulata in quei mesi senza Jack a guardargli le spalle, ma tenere gli occhi aperti era diventato difficile. L’ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi era il sorriso e le mani di Jack che gli accarezzavano il capo. “Dormi Mac, io saró qui quando riaprirai gli occhi.”

~~~

“Non sono un invalido. Posso aprire la porta da solo.”
Jack alzó le mani in segno di resa e lo lasció fare.
“Ti preferivo quando dormivi.” Replicó Jack lasciando cadere le chiavi sul mobile di fronte l’entrata.
“Non è vero. Adori quando faccio così.”
Il profumo della cucina di Bozer investì entrambi. Waffle e Pastrami. Strana accoppiata, come loro due in fondo.
“Ben tornato a casa Jack.” Mac pronunció quelle parole piano e Jack non potè trattenersi dall’abbracciarlo.
“Casa è dove sei tu.”
 
   
 
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