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Autore: Christine_Heart    06/08/2019    4 recensioni
Lei era così piena di vita e di meraviglia che anche l'oscurità riusciva ad amarla.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ade l'aveva vista tante volte dal suo unico specchio che mostrava il mondo dell'Olimpo.
L'aveva osservata con attenzione, scrutando ogni dettaglio del suo viso, notando le piccole lentiggini che aveva sotto gli occhi verdi come le piante che tanto adorava e a cui si dedicava con cura. Aveva desiderato accarezzare quei capelli rossi come il fuoco della passione che l'accendeva ogni volta

che la vedeva ridere. L'aveva amata dal primo giorno che i suoi occhi blu ghiaccio avevano posato lo sguardo sulle sue labbra chiare e morbide. Si era addormentato spesso con la preghiera segreta nel cuore di poterla rivedere di nuovo il giorno seguente. Si sentiva vivo e innamorato come non era mai stato, cosciente del fatto che anche il Dio della Morte provava quel desiderio comune che muove l'uomo, amare ed essere amato. Tormentato dal quel volere aveva pregato il fratello Zeus di prenderla con sé, consapevole che vivere ancora un altro giorno senza quella donna significava la fine. Zeus per quanto sorpreso dalle parole del fratello acconsentì, e Ade aspettò il momento giusto per mostrarsi a Persefone.

Un giorno di primavera la fanciulla uscì in giardino per raccogliere alcuni fiori assieme alle sue ancelle, le ninfe, e Ade si fermò ad osservarla. La vide posare il canestro per terra e inginocchiarsi accanto ad alcuni fiori rossi, facendo ben attenzione che la tunica aderisse bene sotto le ginocchia. Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e staccò con precisione il primo fiore.
Ade decise che era quello il momento ideale. Si avvicinò allo specchio e l'attraversò sicuro ed elegante, per ritrovarsi su quel prato in forma di Narciso. Sentì Persefone canticchiare mentre raccoglieva un altro fiore. Poi alzò lo sguardo e lo vide: un Narciso bianco dal centro dorato. Era il fiore che ogni Dio desiderava, e anche Persefone non riuscì a trattenersi. Delicata lo staccò da terra.
In un attimo il cielo si oscurò e Ade come liberato da un incantesimo prese forma sospirando compiaciuto.
Chinò il capo e sentì il cuore battere forte, lei era proprio lì.

E come imprigionato da quella donna non si accorse che le ninfe avevano lasciato lì i proprio cesti per scappare lontano a chiedere aiuto, non gli importava di altro, aveva occhi solo per Persefone, che ancora non si era mossa, e baciata dal sole che era tornato, era rimasta immobile a fissare quel giovane.
«Perchè non fuggite anche voi?» gli chiese Ade curioso, con voce calda.
«Perchè mai dovrei, mio Signore?» rispose lei indecisa.
«Non temi il Signore degli Inferi?» chiese sorpreso.
«Perchè dovrei temervi Zeus Sotterraneo? Ho forse fatto qualcosa di sbagliato? Merito forse la morte?» domandò la giovane preoccupata.
«Non avete fatto nulla di male, mia Signora.» sorrise gentile.
E come mosso da una forza invisibile che nemmeno lui conosceva, allungò la mano verso di lei, e Persefone come attratta la strinse forte, alzandosi in piedi.

Persefone chiuse gli occhi e si ritrovò distesa in un prato che non conosceva.
«Mio Signore?» chiamò mettendosi seduta.
«Ade.» gli ricordò l'uomo comparendo al suo fianco.
Persefone voltò il capo per incrociare quel volto tanto pallido ma bellissimo.
«Vi chiedo perdono.» affermò Ade abbassando la testa.
«Perchè?» chiese lei senza capire.
«Vi ho strappato via dal vostro mondo.» gli disse deciso.
«Questi non sono...» provò dire confusa.
«No, sono i Campi Elisi.» pronunciò il Dio.
«E perchè sono qui?» domandò la fanciulla.
«Voi sapete chi sono?» provò ad iniziare Ade.
«Certo.» rispose sicura Persefone annuendo.
«Sapete che cosa governo?» continuò il Dio.
«Sì, mio Signore.» rispose titubante lei.
«E sapate anche che sono un uomo solo?» domandò turbato.
«Voi solo?» chiese senza capire.
«Ho infinite anime accanto a me, ma sono vuoto.» disse sicuro.
«Che cosa volete da me?» domandò allora Persefone.
«Rimanete qui per pochi giorni, come mia ospite?!»
«Mi avete rapita, non sono vostra ospite.» affermò lei decisa.
«Sei mia ospite.» affermò lui con tono severo e sguardo rabbioso.
«Non capisco...» abbassò la voce Persefone.
« Vi riporterò indietro appena vorrete.» disse svelto Ade guandando lontano.
«Ma concetemi questo favore, Persefone.» aggiunse rapido.
«Non ho mai chiesto niente a nessuno.» disse quasi scusandosi.
E Persefone rimase a bocca aperta, colta di sorpresa.
«Non deve essere piacevole la solitudine?!» chiese lei timida.
«E' così.» annuì il Dio.
E Persefone gli sorrise con affetto come si fa ad un bambino.
«Mostratemi il giardino.» gli disse prendendogli la mano.
E Ade tornò sul suo volto, stupefatto. Persefone sorrise di nuovo, sfiorandogli le nocche.
Il Dio così sorrise e invitandola ad alzarsi, le fece strada.

 
Primo giorno terrestre


Ade non riusciva a crederci. La ragazza era rimasta lì, al suo fianco senza chiedergli nulla. Le aveva mostrato le stanze e la sua fredda dimora, ma nulla sembrava spaventarla. Ade le lasciava i suoi spazi, terrorizzato all'idea di rimanere ancora solo. Ascoltava le sue storie con interesse e rispondeva cortese alle sue domande. Non sapeva bene come comportarsi con lei, alle volte sembrava quasi che aveva perso quella sicurezza che aveva reso famoso il suo nome.
Persefone da parte sua, sembrava affascinata dalle spiegazioni di Ade, e lo pregava spesso di accompagnarla ai Campi, preghiera che veniva sempre esaudita.
E in uno di questi giorni, dove la ragazza sedeva di nuovo nel suo ampio giardino, il Dio rischiò.
Si mise a sedere accanto a lei e:
«Mio Signore...» sorrise lei vedendolo.
«Ade, vi prego.» propose lui alzando una mano in segno di silenzio.
«Dovrei usare il vostro nome?» chiese confusa la ragazza.
«Usate pure il mio nome a vostro piacimento.» sorrise il Dio.
«Ma è scortese?!» affermò lei scuotendo il capo.
«Non se detto da voi.» mormorò Ade.
«Non con il mio permesso.» continuò dopo guardandola negli occhi.
«Vi piace sentire il suono del vostro nome?» scherzò Persefone.
«No, non è così.» rise Ade divertito.
«Stiamo imparando a conoscerci, e questo voi mi ostacola.» confessò alla fine.
«Come desiderate.» annuì lei.
«Posso farvi una domanda?» osò poi il Dio.
«Mi avete detto di darci del tu.» ironizzò la fanciulla.
«Hai ragione.» sorrise ammaliante Ade annuendo.
«Prego.» disse Persefone rimanendo in attesa.
«Perchè non mi chiedi di riportarti indietro?» domandò incerto.
«Mi piace stare qui.» affermò la donna sicura.
«In tua compagnia.» gli confessò alla fine guardandolo negli occhi.
E Ade dopo quelle parole, si sentì rinascere dentro.
Grato per ciò che aveva detto si chinò e gli baciò la spalla nuda.

Persefone si era abituata a quella dimora oscura. Ade le aveva detto dove e non andare facendo sempre la massima attenzione, ma l'unico posto che Persefone amava veramente erano i Campi. Ogni mattina si svegliava presto, si recava al bagno di Ade, e una volta pronta correva lì. Quella mattina aveva raccolto alcuni fiori bianchi e piccoli, si era inginocchiata e con dedizione aveva iniziato ad intrecciarne uno per uno. La corona di fiori prese forma pian piano, allungando il sorriso compiaciuto della ragazza. Ade svegliato da quel dolce profumo, la raggiunse e calmo senza farsi sentire, gli si avvicinò e l'abbracciò da dietro stringendo le mani intorno alle sua spalle. «Buongiorno.» disse con tono garbato baciandogli la guancia.
Persefone in tutta risposta sorrise, poggiando una mano su quella dell'uomo che la stringeva, e rispose soave a quel saluto arrossendo appena.
«Ho forse osato troppo?» chiese mortificato.
«No, niente affatto.» rispose lei scuotendo il capo.
«Che cosa stai facendo?» gli chiese il Dio curioso sedendosi al suo fianco.
«Ti piace?» domandò lei mostrandogli la corona colorata di verde e bianco.
«E' perfetta.» affermò Ade prendendola con delicatezza.
«Per te.» aggiunse subito dopo, posandogliela sulla testa.

 
Secondo giorno terrestre


Persefone si era fatta più audace, segretamente iniziava ad affezionarsi a quell'uomo che era così gentile con lei. Anche quella mattina si era svegliata presto, e aveva deciso di guardarsi intorno. S'incamminò con passo sicuro, esplorando attenta quando si reso conto di aver preso la strada.
Non era mai stata lì, e non le piaceva quel posto. Un odore acre e pesante di fuoco, di fumo, di zolfo, di morte e di paura la investì. Iniziò a sentire freddo, tanto che si strofinò le braccia per riacquistare un po' di calore. Spaventata da quel posto provò a ritornare su i suoi passi, ma un ringhiò feroce la pietrificò. Un enorme cane a tre teste s'innalzò davanti ai suoi occhi. La guardò con rabbia sbavando, e il suo ululato spettrale risuonò forte, facendo tremare la terra, tanto che Persefone cadde in ginocchio tappandosi le orecchie.
«Cerbero, fermati.» sentì pronunciare alle sue spalle.
Si voltò di scatto e vide Ade, in piedi, solenne e con una mano tesa verso la fiera.
La bestia chinò il capo in segno di rispetto e Ade abbassò il braccio.
Aspettò che l'animale si ritirasse, prima di afferrarla per un polso e trascinarla lontano.
«Sciocca ragazzina, che cosa credevi di fare?» gli urlò furioso spingendola di fronte a sé.
«Io...» balbettò ancora impaurita.
«Ti avevo proibito di spingerti così oltre, non mi hai sentito?!» la rimproverò di nuovo.
«Mi ero persa...» provò a spiegarsi.
«Piccola stupida, qui è normale perdersi.» la sgridò ancora furioso.
«Mi dispiace.» si scusò lei mortificata, ma alzando la voce.
«Non osare disobbedirmi mai più, anche la mia gentilezza ha un limite.» la riprese di nuovo con sguardo gelido e con la mascella rigida.
«Perchè sei così in collera con me?» gridò lei sull'orlo delle lacrime.
Ade rimase a bocca aperta, in dubbio su quella improvvisa rabbia che non riusciva a placare.
Non gli era mai importato niente delle anime che giudicava, ma lei non era come gli altri.

«Potevo perderti, per sempre.» mormorò lui.
«E non voglio questo.» confessò dopo.
Persefone arrossì di fronte a quelle parole sincere e lesta abbassò il capo per non farsi notare in viso.
Non voleva mostrargli gli occhi pieni di lacrime e il volto rosso.

Si sentiva imbarazzata, esposta, fragile, vulnerabile come una bambina, e la persona che gli era di fronte non era sua madre.
Era una sensazione orrenda, eppure sapeva di aver sbagliato.

«Scusami.» sussurrò alla fine dispiaciuta.
«Perdonami, se ho alzato la voce con te.» gli disse piano accarezzandole il volto con una nocca della mano destra, la stessa che prima le aveva afferrato il polso.
«Ti ho fatto male?» chiese poi prendendole il braccio con premura.
Lei scosse il capo, e svelta gli strinse la mano.
Ade fissò per istante che sembrò eterno le loro dita unite, la sua mano stretta in quella della donna che tanto amava, e un calore inspiegabile sembrò invadere la sua anima.
Sorrise, e stringendo la presa senza farle male:
«Questo non è posto per te, vieni.» gli disse senza lasciarla.

 
Terzo giorno terrestre


Era sola nei Campi, e la cosa non le piaceva. Si sentiva abbandonata, vuota, trascurata, in un qualche modo rifiutata, così chiamò Ade a sé.
«Che cosa succede?» domandò subito il Dio comparendo al suo cospetto.
«Nulla, sentivo la tua mancanza.» affermò a disagio alzandosi in piedi.
«Ti mancavo?» domandò il Dio scioccato.
«E' da ieri, che non ti vedo?» confessò lei annuendo.
«Scusami, sono stato trattenuto.» gli spiegò il Dio gentile.
«Come posso farmi perdonare da te?» gli chiese dopo con educazione.
«Passeggia con me.» rispose solare la ragazza.
Passeggiò con lei a lungo, fin quando il suo sguardo non si posò sul prato e si fermò.
Raccolse un asfodelo bianco, e lo piegò in modo tale da formare un anello che si chiudeva con un nodo.

«Non sapevo di questa tua dote.» sorrise Persefone raggiante.
«E' un'arte che tengo nascosta.» scherzò Ade.
«E' meraviglioso.» disse lei sfiorando
«E' tuo, se vuoi?!» gli disse Ade con un sorriso lieto in volto.
«Come?» domandò Persefone sollevando il capo di colpo, e incrociando i suoi occhi, che in un attimo si spensero e si abbassarono.
Lo vide sospirare con forza mentre l'anello rimaneva fermo nella sua mano.

«Quando ti ho portato qui io già conoscevo il tuo volto.» confessò il Dio sicuro.
«Mi sono innamorato di te...» aggiunse.
«Quindi il rapimento...» cercò di capire lei.
«Non mi sono fermato a pensare, ho agito d'istinto, ma non volevo spaventarti, volevo solo averti con me...ho ascoltato quell'amore folle che non mi dava pace.» recitò.
«Ade...» lo chiamò piano lei.
Il Dio si fermò a guardarla, e spontaneo si dipinse un sorriso luminoso sul volto della fanciulla.
«Ti devo confessare che anch'io, provo lo stesso per te.» gli disse serena.
Ade ricambiò quel sorriso così radioso, e sentì il cuore calmarsi, perchè adesso sapeva che quell'amore tanto voluto era corrisposto.
«Non sono sciocco, ho capito i tuoi sentimenti.» scherzò il Dio con cuore leggero.
Persefone ridacchiò annuendo soddisfatta.
«Posso?» gli domandò Ade prendendole la mano sinistra.
«Ma così non sarò più tua ospite.» scherzò lei.
«No, sarai molto più.» sorrise felice.

Quella stessa sera, Persefone si unì in matrimonio con Ade, diventando così la moglie del Dio dei morti e Signore dell’oltretomba. Adesso era la regina degli Inferi, il sole dell’aldilà e la reincarnazione della morte dolce e serena.

Ora erano Marito e Moglie, per sempre.

 
Quarto giorno terrestre


Le giornate sembravano infinite ed Ade iniziava a capire che cos'era la felicità dovuta all'amore.
Ora capiva perchè il comune mortale, era pronto a fare qualunque cosa per la propria amata.
Era appoggiato con la schiena ad un albero, le braccia incrociate, il volto spostato sulla destra mentre ascoltava Persefone cantare.
Sorrise quando si rese conto che il canto era finito, e in un attimo gli coprì la bocca con un dito per non farle dire altro.

«Ora tocca a me.» gli disse con voce suadente.
La fece distendere e con calma gli fermò le mani sopra la testa.
Prese una spiga di grano e la fece passare leggera come una piuma sul seno.
La donna lo lasciò fare, osservando i suoi occhi blu e le sue labbra aperte in un sorriso divertito. Non l'aveva mai visto così, era incantevole. Poi chinò il capo per seguire la spiga e i suoi movimenti. Il suo corpo era teso ed eccitato, per quella novità che le dava sollievo e libertà.
Dischiuse le labbra, appena percepì un piacere improvviso e caldo percorrerle la schiena.
«Ade...» chiamò lei in sussurro sfiorandosi le labbra.
«Ti chiedo scusa, mio amore.» rispose lui ridendo.
Lesto lasciò cadere la spiga di grano, e abbracciandola contro di sé, afferrandola per un fianco, si chinò per baciargli con dedizione le labbra.

 
Quinto giorno terrestre


«Ma ho avuto la sua parola, Ermes!» urlò furioso Ade.
«Zeus ha parlato.» confermò Ermes senza scomporsi.
«Ma è mia!» gridò di nuovo il Dio, mostrando l'anello improvvisato.
«Non c'è altra soluzione. Zeus ordina di riportarla indietro, a patto che ella non si sia cibata del cibo dei Morti.» pronunciò di nuovo Ermes risoluto.
«Non ha richiesto né cibo né acqua in questi giorni, solo la mia compagnia.»
«Mi dispiace Ade, sono le mie ultime parole.» rispose piano Ermes.
Intanto nessuno dei due, sapeva che una ragazza ben nascosta aveva sentito tutto appoggiata alla porta.

«Persefone.» chiamò Ade con calma.
«Sono qui.» rispose lesta lei.
«Che cosa stai facendo?» domandò l'uomo con un sorriso tenero in volto.
Guardò la tavola, e il Melograno spezzato a metà, e subito capì
«Che cosa hai fatto?» chiese sgranando gli occhi e prestandosi a pulirle le labbra con la superficie delicata del suo pollice.
«Ho sentito tutto Ade, e non voglio tornare indietro.» rispose lei fermandogli le mani.
«Ma è tua madre a chiederlo.» affermò Ade deciso.
«E non importa ciò che chiedo io?» domandò lei, poggiandosi una mano sul petto.
Ade era combattuto, diviso tra due forze che non voleva combattere. Chinò il capo sconfitto, e passandosi una mano sulle labbra rimase fermo a pensare.
«Tu che cosa mi chiedi?» domandò alla fine Ade.
«Di vivere con il Signore che mi ha rubato il cuore in questi pochi giorni.» rispose Persefone con il volto contratto dal dolore e dall'amore.
«Persefone...» sospirò il Dio.
«Ade, ti prego.» gli disse lei accarezzandogli il volto.
«Non possiamo.» affermò Ade adombrandosi.
«Sì invece! Ho mangiato il frutto dei Morti, sono obbligata a restare.» protestò lei.
«Persefone, non insistere.» continuò il Dio mentre quell'ombra non lasciava il suo viso.
«Io ti amo.» gli sussurrò la donna.
Il Dio sollevò il volto e incontrò quelli occhi che tanto amava, ora più accesi e ludici che mai.
«Ti amo.» ripeté Persefone, accarezzandogli il volto.
«Ti amo.» disse di nuovo, in un sussurro tremante, mentre tratteneva le lacrime.
«Ti amo anch'io Persefone.» gli disse piano Ade sfiorandogli la guancia per raccogliere una singola lacrima che era sfuggita.
E in contrasto con la sua mente, ascoltò il cuore e si chinò per quel bacio da tanto bramato, dopo quelle parole tanto sognate.


Sfiorò di nuovo le sue labbra tanto desiderate e senza aggiungere altro la sollevò tra le sue braccia. Persefone sorrise, accarezzandogli i muscoli delle braccia scolpite. Si guardò intorno e si ritrovò in una stanza che non aveva mia visto. Un leggero blu notte ne colorava le pareti e un enorme letto dalle lenzuola bianche era sistemato al centro della stanza. Ade aiutò Persefone a scendere e lei poggiò delicata i piedi sul pavimento.
«Se vuoi che io mi fermi, parla subito, perchè dopo non ne sarò più capace.» gli disse il Dio poggiando due dita sulla sua guancia destra per farle voltare il capo verso di lui.
«Ma io non ho nessuna intenzione di fermarti.» sorrise lei.
Persefone lasciò scivolare la sua tunica lungo il corpo ma per un momento d'imbarazzo si coprì il seno e l'intimità con le mani. Ade sorrise con affetto.
«Non ti preoccupare.» gli disse con dolcezza prendendogli le mani.
L'aiutò a sedersi sul letto, poi la guardò distendersi. Ade si liberò della sua veste e con calma infinita si sistemò sul corpo dell'amata.
«Sei sicura?» domandò, mentre con la punta delle dita, seguiva il profilo del viso della compagna, fino a sfiorarle le labbra appena dischiuse.
«Sì.» pronunciò lei, baciandogli con affetto la punta dell'indice.
Ade la baciò di nuovo, mentre le sue mani correvano lungo il corpo tremante della donna.
Le accarezzò le braccia, le spalle, scese lento lungo i fianchi, per risalire poi lungo il ventre e i seni, per riscendere ad accarezzare a lungo il sedere sodo. La baciò di nuovo, sfiorandogli con dolcezza la guancia sinistra con la nocca. Le loro lingue s'incontrarono, mentre le mani di Ade le solleticavano i fianchi, al solo scopo di calmare la donna.
Il Dio abbandonò le labbra della ragazza per soffermarsi sul suo collo dove con delicatezza iniziò a mordicchiare il suo incavo. Morse con più decisione, lasciando un leggero segno rosso, e un lamento arrivò alle sue orecchie, lasciandolo deliziato. Attaccò di nuovo, con più vigore, e mentre un altro piagnucolio risuonava più acuto, la vide stringere le lenzuola.
Sollevò il capo e con un sorriso malizioso si chinò di nuovo.
Tenendolo fermo con una mano, iniziò a disegnare con la lingua, leggeri cerchi sul seno di lei, succhiando i capezzoli di tanto in tanto, mentre la ragazza gemeva di gusto. Afferrò più forte il seno succhiandolo avido, tanto che Persefone, strinse le gambe colta all'improvviso da un piacere immenso. Chiuse gli occhi, afferrando le braccia del Dio, per fermargli le mani.
«Fidati.» gli sussurrò lieto Ade all'orecchio, soffiandolo appena.
Lei riaprì gli occhi e con il volto rosso, annuì.
Il Dio gli sorrise, le toccò di nuovo il seno con decisione, mentre con dolcezza iniziò a massaggiare quella parte tanto nascosta.

La tensione presto sparì e Persefone iniziò ad accarezzare il petto del compagno. Ade tornò sulle labbra di lei, leccandole piano, con desiderio, poi iniziò a baciarle le ginocchia e pian piano salì su, lungo l'interno coscia dove si fermò a mordicchiarla. Le dita dell'uomo giocavano ancora con la sua superficie.
I respiri di Persefone erano sempre più sconnessi, e la stanza sembrava vorticare assieme al suo corpo scosso. Sentiva il viso in fiamme e sensazioni elettrizzanti le trafiggevano il basso ventre diffondendosi per tutto il corpo, aumentando il suo godimento.

Il Dio lasciò scivolare un dito leggero affondando determinato e la guardò tendersi come la corda di un violino mentre la sua bocca si spalancava in un urlo muto.
«Ade...» pregò lei in un mormorio mentre si mordeva le labbra con desiderio.
E dopo quella supplica, senza aspettare oltre, una volta sicuro, Ade si fece strada tra le gambe della donna, togliendole il fiato per l'improvviso dolore.
«Vuoi che mi fermi?» domandò lui immobile.
Persefone malgrado gli occhi lucidi, scosse il capo, e per fargli capire che non mentiva, accarezzò i capelli neri dello sposo, facendovi passare le dita delicate, e sensuale gli donò un bacio appassionato. Sorrise, e determinata si sorresse alle spalle dell'amato, mentre si lasciava travolgere. Il Dio si chinò su di lei per baciarle di nuovo le labbra e con leggerezza iniziò a spingere. Poco dopo, Ade sentì il bacino della ragazza spingere contro ventre, mentre le sue gambe si stringevano con forza ai suoi fianchi, e le mani affusolate di lei gli graffiavano la schiena.
I movimenti si fecero ritmici e in un attimo i corpi di entrambi iniziarono ad imperlarsi di sudore. Ade continuava senza sosta beandosi di quei respiri che sfuggivano dalle labbra rosse della donna.
Sorride, spingendo ancora e si avvicinò al volto di lei per baciarle una guancia, poi l'angolo della bocca, infine le labbra. Continuò a baciarle il collo delirante, Persefone invece sollevò la gola respirando con forza, poi aprì di più le gambe, mentre le sue mani frenetiche accarezzavano la testa e la schiena del consorte, fino a raggiungere il sedere che in movimento dettava le sorti di quel momento.
Non sapevano se il Dio dell'Averno e la figlia della Dea delle stagioni potevano dar vita al frutto del loro amore, ma in quel momento esistevano solo loro due e quel piacere tanto agonizzato.
Con un ultimo affondo, Ade inarcò la schiena raggiungendo quel piacere appagante che alla fine riuscì a regalare anche a lei. Respirò affannosamente, cercando di riprendere il controllo, e nel frattempo quell'alito caldo procurava alla compagna gli ultimi brividi di piacere.
«Ora sei mia.» gli sussurrò Ade all'orecchio, sorridendo trionfante.
«Soltanto tua.» rispose lei sorridendo e allungandosi a baciargli il labbro inferiore.
Una volta che ritornò la calma, anche se ancora i loro corpi e le loro anime bruciavano per quel desiderio soddisfatto, Persefone si addormentò tra le braccia del suo adorato, cullata dal profumo del suo corpo, con le gambe incrociate alle sue, come solo gli amanti segreti sanno fare.

 
Sesto giorno terrestre


Il giorno seguente Ade e Persefone mano nella mano si presentarono al cospetto di Zeus. Demetra era accanto al padre degli Dei, con volto adirato e deciso. Quando Ade si materializzò al cospetto del fratello e la donna vide la figlia, il suo volto s'illuminò di gioia, e corse ad abbracciarla felice.
«Come hai potuto?» domandò dopo con rabbia ad Ade.
Il Dio non rispose, si limitò ad abbassare gli occhi.
«Al cuore non si comanda madre.» rispose Persefone stringendo la mano del marito.
«Tu...» provò a dire Demetra, ma le parole le morirono in bocca.
Così Persefone le sorrise e la scostò con calma. Si portò al centro esatto dell'Olimpo, proprio di fronte a Zeus, che imponente sedeva sul suo trono.
«Ho un accordo che può portare beneficio a tutti.» disse lei guardando sicura Zeus.
«Parla.» annuì il Dio con decisione.
«Ho mangiato sei semi di un melograno e per la legge divina sono legata al Mondo Sotterraneo, ma siccome non desidero provocare un dolore a mia madre, vi prego di accettare la mia offerta e di farmi rimanere lontano dal mio sposo per sei mesi, e poi ritornare da lui nei sei mesi restanti.» spiegò lei a gran voce, così che tutti i presenti potessero sentirla.
Persefone era fiera delle sue parole, e anche se il suo cuore martellava forte contro il suo petto, il suo volto era ferreo così come le sue mani serrate sulla sua veste.
«Mi sembra un'offerta ragionevole.» annuì Zeus con perseveranza.
«Demetra, tu hai obbiezioni?» chiese il Padre, guardando la sorella.
«Nessuna.» rispose ancora confusa la Dea.
«Ade?» chiamò Zeus per avere un suo parere.
Il Dio non disse nulla, scosse il capo deglutendo leggermente.
«E sia allora, la decisione è stata presa.» tuonò Zeus compiaciuto.
La giovane Dea sorrise trionfante, si voltò per guardare il marito, ma notando il suo volto rattristato il suo sorriso si spense, e con calma si avvicinò all'uomo.
«Ade?!» pronunciò lei con calma, stringendogli di nuovo la mano.
«Non pensare a me.» gli rispose Ade senza guardarla.
«Sono solo sei mesi.» precisò lei.
«E saranno i più lunghi di tutti.» confessò lui.
«E' difficile anche per me, amore mio.» dichiarò la donna.
Ma Ade sembrava non reagire, così Persefone gli afferrò il mento e gli sollevò il volto.
«Il mio cuore sta piangendo e si sta spezzando esattamente come il tuo.» gli disse decisa.
«Ma non cambierà nulla tra di noi, mi hai capito?!» domandò lei.
«Persefone.» sussurrò Ade.
Non badò agli altri, deciso le baciò le labbra con amore, assaporando ogni parte di lei.
«Vai da tua madre adesso.» gli disse infine Ade sconfortato.
«Tornerò presto da te.» gli sorrise Persefone.
Ade annuì, e la lasciò andare. Il tocco leggero delle sue dita presto svanì e tutto il calore della sua mano sembrò sfumare assieme a lei, era tornato il freddo della morte.
«Al nostro prossimo incontro, mia sposa.» gli disse guardandola negli occhi.
«Arrivederci mio sposo.» salutò con amore lei.
Poi la guardò andar via, e una volta solo sentì il cuore rompersi.

Tornò negli Inferi logorato dal dolore e dalla solitudine.
Ritornò nelle sue stanze e con sguardo cupo, si ritrovò ad osservare il letto ancora in disordine, segnato ancora dal loro passaggio.

Sulle lenzuola chiare una rosa. Non era una rosa qualunque, ma una rosa nera con riflessi rossi.
Ade sorrise alla vista di quel fiore. Si mise seduto sul letto a contemplare il bocciolo.
Era cambiato, si sentiva diverso. Una parte dentro lui adesso era viva, felice, appagata, lieta e liberata da quella oscurità che sembrava opprimerlo.
Poggiò la rosa dove l'aveva trovata e uscì dalle sue stanze. Il dovere lo chiamava ed era suo compito terminarlo al meglio.


 
Lei era così piena di vita e di meraviglia che anche l'oscurità riusciva ad amarla.







Note dell’autrice:
 
- Mi sono ispirata al mito del rapimento di Persefone, dandogli però una chiave un po' più dolce, infatti un'altra versione della storia, vuole che Persefone dopo un paio di giorni negli Inferi si affezzionò sul serio ad Ade, tanto che mangiò spontaneamente i semi di melograno per rimanere con lui.
- Questa storia si divide in giorni terrestri. Allora secondo me, i giorni passati nell'Olimpo o negli Inferi sono diversi dai nostri, mentre qui sulla Terra un giorno è un giorno, nel mondo ultraterreno possono essere benissimo passati una settimana o un mese. In questo caso credo di parlare di settimane.
- Ad un certo punto dell'inizio parlo di Zeus Sotterraneo, è un altro nome di Ade.
- Cerbero: Siccome nella mitologia greca esistono porte anche terrene che possono condurre agli Inferi, ho pensato di mettere il famoso cane a tre teste a guardia dell'ingresso vero e proprio, infondo quello era il suo compito.
- Asfodelo: Bianco o giallo che sia nell'antica grecia, era il fiore dei morti che secondo la leggenda ricopriva i prati appartenenti al regno dei morti.
- Campi Elisi: Siccome non è chiaro da cosa sia formato, io ho messo un ampio giardino, ornato da fiori e da spighe di grano, così non faccio torto a nessuno.
-Banner: Fatto da me, ed in un certo senso è così che m'immagino i due protagonisti.

 

  
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