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Autore: Lila May    06/08/2019    1 recensioni
| Metal Bat centric | what if | inspired by "Big Construction" |
Bad odia Amai Mask, e per un ovvio motivo: perché Zenko, la sua adorata sorellina, lo ama, e lui non può accettare un affronto tanto grande, proprio come non può fare a meno di sentirsi chiaramente geloso. Ecco perché adesso si aggira in lungo e in largo per la Città B, alla strenua ricerca dell'Idol. Vuole fargli una richiesta in nome all'orgoglio ferito, in nome al dolore di fratello deluso. Ed è disposto a qualsiasi cosa pur di soddisfarla.
Estratto: "Voleva spaccargli la faccia, rovinargli l'esistenza a colpi di mazza da baseball fino a rompergli quel suo dolce visino da angelo derelitto e ridurlo in mille pezzettini da gettare nel bidone. Lo voleva il più possibile lontano da casa sua, e specialmente da Zenko. Nessuno poteva possedere l'anima della sua sorellina in maniera tanto schifosa e viscida. Amai Mask non aveva diritto di spodestarlo così, no, non poteva esistere vergogna maggiore, per Bad. Era lui, lui, l'eroe preferito della sua Zenko. Era lui, il suo idolo."
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Metal Bat, Sweet Mask, Zenko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I request.


Bad non aveva paura di Amai Mask.
Non aveva avuto affatto paura quando lo aveva minacciato di spaccargli la faccia a mazzate, né aveva avuto paura quando lo stesso identico giorno si era messo a seguirlo di proposito per atterrarlo veramente a colpi di mazzate.
Era palese, però, che nemmeno Amai Mask aveva paura di lui. Il sentimento di indifferenza era reciproco: per l'Idol, quel ragazzino di diciassette anni afflitto di rabbia cronica e dagli indecenti capelli cotonati non era che un misero plebeo tra i tanti, indegno di stare in classe S e probabilmente indegno pure di essere ancora in vita. Comunque, nonostante questa così discreta considerazione nei riguardi di Metal Bat, Amai Mask non si era mai curato troppo di lui e delle sue sclerate, né gli aveva mai dato troppo la corda.
Era una cosa che a Bad faceva seriamente incazzare.
Ma ciò che più lo alterava, in realtà – e forse per quello ce l'aveva così tanto con quell'altro scemo –  era aver scoperto che Zenko, al contrario suo, lo adorava. La camera di sua sorella era infatti infestata del parassita più schifoso che Metal Bat avesse mai visto in vita sua: Amai Mask. Amai Mask era ovunque, ovunque avesse anche solo voluto posare lo sguardo. Era nei poster attaccati sulle pareti, nelle copertine dei cd sparsi per la stanza, sullo sfondo del pc, nei gadget a lui dedicati, nel profumo da lui sponsorizzato – e costato un patrimonio – e persino sottoforma di stampa sulle magliette di Zenko. Era in casa sua, praticamente ci abitava.
Eppure nessuno lì ce lo aveva invitato.
Sua sorella si era presa una cotta seria, ecco la verità. A dimostrazione di quella tesi vi erano ormai tantissimi lampanti fattori, e primo tra tutti, la frase celebre che gli ripeteva sempre a colazione, davanti alle tazze stracolme di latte e cereali. "Io amo Amai Mask.". Santo cielo, non stava né in paradiso né all'inferno. Che orrore. Edulclorata poi da un gentile quanto blasfemo "e tu ancora non me lo hai fatto conoscere."
E così Metal Bat si era ritrovato improvvisamente scartato dal suo mondo tutto al femminile fatto di zucchero filato, abbracci, regali e segreti. Era diventato un estraneo, e da un giorno all'altro si era ritrovato persino nel torto marcio.
Era geloso, inutile nasconderlo. Geloso del fatto che la sua piccola, dolce ed ingenua sorella si fosse messa ad idolatrare il suo più vergognoso 'collega'. Geloso che cantasse le sue canzoni stupide, che non smettesse di dire quanto lo amasse, che parlasse più di quello che di lui. Per Metal Bat era come se Amai Mask, senza avvisare, lo avesse levato via dal trono e ci si fosse magicamente seduto, da vero padrone indiscusso del cuore di Zenko. Sentiva l'orgoglio ferito gridare sangue, e un profondo senso di delusione annacquato nei recessi più profondi e rencoditi della sua anima, pronto a scoppiare e colorare tutto di un nero cupo e vorticoso.
Ecco perché adesso voleva vederlo. Perché lo odiava.
Cazzo, lo voleva morto. Voleva spaccargli la faccia, rovinargli l'esistenza a colpi di mazza da baseball fino a rompergli quel suo dolce visino da angelo derelitto e ridurlo in mille pezzettini da gettare nel bidone. Lo voleva il più possibile lontano da casa sua, e specialmente da Zenko. Nessuno poteva possedere l'anima della sua sorellina in maniera tanto schifosa e viscida. Amai Mask non aveva diritto di spodestarlo così, no, non poteva esistere vergogna maggiore, per Bad. Era lui, lui, l'eroe preferito della sua Zenko. Era lui, il suo idolo.
Non un imbustato che si crede cose.
Chiamò immediatamente l'Associazione Eroi. Amai Mask lavorava per loro, e non solo offriva ai dirigenti le sue abilità di Eroe; era, purtroppo, il volto principale dell'organizzazione, il consulente dell'ultima, definitiva parola, l'immagine di copertina nascondi-sfacelo che ogni giorno usciva nei magazine. Gli stessi che leggeva Zenko. Merda.
Al terzo squillo gli rispose una donna, alla quale Bad si rivolse brusco. «Vorrei sapere dove si trova Amai Mask.»
«Perché?»
Perché? Perché aveva tutti i diritti di poterlo sapere, ecco perché. Reagì borbottando e ripeté la domanda. Poi, visto che la ragazza esitava incerta oltre la cornetta, si inventò una scusa al volo che potesse farla parlare e mettere fine al suo girovagare senza meta per l'intera città. «Ci dobbiamo accordare per alcune cose di lavoro.» brontolò adagiandosi la mazza di metallo sulla spalla. «Però purtroppo non sono riuscito ancora a mettermi in contatto con lui. Ho bisogno di sapere la sua localizzazione. Devo trovarlo.»
«Amai Mask si trova nella Città B, in questo momento. Ma non so esattamente per quale motivo, immagino qualche intervista. Le posso lasciare il numero della sua agente, se desidera ricevere più dettagli, noi di solito per questo tipo di situazione preferiamo non disturbarlo–
Riattaccò e sorrise sghembo. Mah, che strana coincidenza. Lui, in fin dei conti, già si trovava nella Città B; quel giorno era proprio il suo giorno fortunato – il giorno in cui avrebbe ridotto l'Idol in mediocre spazzatura. Amai Mask non poteva più scappargli, adesso. E nemmeno il cuoricino di sua sorella.
Si incamminò in giro per il centro, allora, la mazza sulla spalla e la mano libera stretta a pugno nella tasca. Pur con l'intenzione di perlustrare quartiere dopo quartiere, negozio dopo negozio, edificio dopo edificio, alla fine non fu difficile trovare il signorino bell'imbusto. Perché fu proprio Amai Mask, a trovare lui.
«Metal Bat», lo chiamò da dietro le spalle, con voce atona.
Bad si voltò, e gli occhi gli si sgranarono di puro ed autentico odio nell'individuare la figura alta del ventiquattrenne appostata proprio a pochi metri di distanza da lui. Eccolo, eccolo l'imbustato dal caschetto corto azzurro, che faccia da schiaffi, cazzo. Dovette appellarsi con tutte le sue forze alla mazza che teneva bloccata nella mano, per evitare di saltargli addosso e annientarlo. Non così. Non subito.
Si disse di stare calmo, ma l'aria provocatrice del cantante gli impedì di distendere un solo muscolo facciale.
«Sai, ho ricevuto una chiamata dall'Associazione, e proprio pochi secondi fa.» iniziò Amai Mask, e dalla tasca della giacca blu estrasse delicatamente il cellulare. Poi iniziò a farlo dondolare strafottente tra le dita piene di anelli mentre un incalzante sorriso di apatica commiserazione gli si andava formando sulla mandibola cesellata. «Pensavo si trattasse di qualche calamità Drago da debellare. Invece si tratta solo di te.» ammise, scialbo, e accompagnando il gesto con aria fintamente dispiaciuta si levò gli occhiali da sole dal viso, scoprendo due divertiti occhi in lotta tra l'indossare il verde o il dorato. Bad strinse con veemenza la mazza.
E, lento, iniziò a contare.
«Devo ammettere di essere rimasto piuttosto deluso», continuò Amai Mask. Intanto, una piccola folla di ammiratrici si era radunata sul marciapiede, gli occhi completamente imbevuti del suo meraviglioso fisico da modello, della sua posa arrogante. Bad provò una lieve irritazione, ma non si scompose. Così, sarebbe finita sua sorella? A sbavare per un coglione del genere? Cavolo, non poteva accettarlo. Non lo avrebbe permesso, mai. A costo di farsi odiare. «Pensare che mi sarebbe piaciuto tanto poter sfogare lo stress di questi ultimi giorni su un mostro... peccato mi sia ritrovato solo davanti ad un ragazzino sperduto... bah... mi sento molto amareggiato, in questo momento. Forse dovrei tornare indietro. Del resto, ho delle cose da fare. Impegni da sbrigare.»
«Idiota.»
Amai Mask allargò le braccia, quasi un invito a prenderlo a cazzotti davanti alle sue stesse fan. «Vedo che ancora non hai imparato le buone maniere. Non ci si rivolge così agli adulti, come te lo devo dire?»    
Bad lo ignorò. Quello per lui non era un adulto, non importava la loro differenza d'età. Era un nemico, perché sua sorella lo adorava. E andava demolito. Il moto di tremenda gelosia che lo invase bastò perché nelle vene, al posto del sangue, iniziasse a circolare fuoco. Il suo corpo, rispondendo all'istinto di combattimento, iniziò allora a gonfiarsi di puro odio. Allargò i pettorali, distese il petto sotto il dolcevita rosso che era solito indossare al posto della giacca scolastica.
Amai Mask non rimase affatto a guardare, dinanzi a quella chiara ed evidente provocazione. Il sorriso sardonico che fino a prima ne aveva dominato il carattere piuttosto carismatico gli fu duramente cancellato dal bel viso mentre strati e strati di serietà tornavano gelidi a raffreddargli qualsiasi tipo di slancio emotivo. Divenne apatico, freddo, nel puntarlo con gli occhi, e nel reclinare rudemente il capo verso destra, una vena verde gli si intrecciò tra il collo e la gola, pulsante. «Non alterarmi...» ringhiò. Un avvertimento al quale Bad non prestò la minima intenzione. «Allora, Handsome? Hai intenzione di farti picchiare davanti a tutta questa orda di gente qui per te? Non faresti affatto una bella figura. La tua immagine potrebbe seriamente soffrirne. Diventeresti lo zimbello dell'Associazione.»
Amai Mask indirizzò un'occhiatina studiata alla folla, solo una. Poi tornò rigido a fissare l'avversario mentre radunate intorno a lui, seppur a debita distanza, alcune studentesse di liceo strillavano combattive il suo nome d'arte, sgolandosi come ossesse.
«Dunque?»
«Ragazzino impertinente.» fu la sua unica, pacata risposta di uomo. Nient'altro.
«Accetti il rischio...?»
«Vattene via.»
«Ti tiri indietro...? Tsk. Codardo.»
«Sentimi. Non voglio avere morti sulla coscienza. Anche se... ad essere onesti, eliminandoti, farei un favore alla classe S. Liberei un posto a chi davvero se lo merita.»   
A Bad fu sufficiente quella frase per perdere tutto il controllo che con tanta pazienza aveva cercato di trattenere. Iniziò a camminare verso Amai Mask, gambe larghe, collo teso, pronto a prenderlo a mazzate con tutto il desiderio voluttuoso più piacevole a quel mondo.
Amai Mask si sistemò la giacca e si guardò indifferente l'orologio. Poi distese le spalle, allargò lo spazio tra una scarpa e l'altra e gli sorrise.
Bad reagì malissimo. Volle prenderlo per i capelli, schiantarlo contro il muro, fargli sentire cosa significasse sentirsi messo in ombra, scartato. Perdere importanza agli occhi di Zenko era sempre stata la sua paura più grande. Ora se la stava vivendo tutta, la respirava al posto dell'aria, la beveva al posto dell'acqua. E non avrebbe mai, mai imparato a superarla. Non avrebbe mai perdonato Amai Mask, per questo affronto così incosciente e disperato alla sua sensibilità di fratello maggiore ferito nell'orgoglio. Sfoderò la mazza pensando alla sua sorellina, e la sua infallibile arma da baseball tagliò l'aria in due fette esatte, zittendo tutto il coro di cretine lì ad uggiolare per il loro beffardo Handsome Kamen. Ansimava, rabbioso come un cane, le fauci spalancate, le narici aperte come finestre d'estate. Era pieno di gelosia, cieco di un odio che non conosceva più limiti.
Non si sarebbe fermato. Nessuno, lì, sarebbe stato in grado di mettergli un freno.

Gridò umiliato e puntò l'avversario con la mazza, arrivando a sfiorargli il petto fremente di un solo, calcolato millesimo di millimetro. Un colpo solo sarebbe bastato per ucciderlo. Sarebbe stato il decisivo. Il fatale.
Amai Mask lo guardò altero, pazzo di esigente rabbia trattenuta, le vene gonfie come cavi, gli occhi accesi di follia omicida sotto la frangetta scalata e azzurrissima. Era pronto a farsi corrompere dalla voglia di metterlo fuori gioco, ma non sapeva se gli conveniva farlo, così esposto agli occhi dei fan. «Cosa vuoi, Metal Bat.»


«E' l'ultima volta che te lo chiedo. Fammi 'sto cazzo di autografo per mia sorella, stronzo

 


_______________________________________
note.
Zenko riuscirà mai ad avere l'autografo di Amai Mask?

Ehilà! Ho scritto questa storia ispirandomi al capitolo speciale "Big Construction" del manga di Murata (Vol. 7), quello dove all'inizio della sequenza, Metal Bat insegue Amai Mask dopo la morte di Boros e, ad un passo dalla rissa furiosa, Zenko lo chiama e chiede al fratello di chiedere (?) ad Amai Mask se per caso può farle un autografo.
Autografo che, in mancanza di tempo, Amai Mask decide per l'appunto di non firmare ahahahahah, e allora mi sono detta, tra me e me, come potrebbe andare avanti questa epopea dell'autografo mancato? Ed eccovi la mia versione trash dei fatti.
E' la prima volta che mi cimento con un povero gelosone Metal Bat, ma sopratuttto, mi sono divertita ad usare Amai Mask. E' il mio pg preferito dell'intero universo di OPM, e penso si sia notato che lo adoro, ho riempito il testo di descrizioni solo su di lui e di quanto sia bello e bravo e bipolare (?) lo ammetto, in questa storia Zenko sono io.
Sì, so che Murata ha fatto un disegno, tempo fa, in cui effettivamente dopo millenni Handsome si decide a fare l'autografo a Zenko, ma facciamo finta di non saperlo. In fondo è solo un'accozzaglia di personaggi che fanno cose random, leel. Non lo prenderò mai sul serio finché non lo vedrò nel manga (?).
Per adesso, tra i due, è guerra aperta. Guerra in tutti i sensi. >.>
Spero vi sia piaciuta la storia! Ringrazio già tutti coloro che la leggeranno, che la metteranno in una delle tre cartelline o che passeranno a lasciare un commentino!
XoXo

Lila
   
 
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