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Autore: fedegelmi    07/08/2019    2 recensioni
Questa storia partecipa alla "Teen! Challenge" indetta sul gruppo facebook "Il Giardino di Efp".
Fumare di nascosto.
Dal testo:
"È affascinante il fuoco, mi è sempre piaciuto osservarlo. Per questo mentre accendo la punta della sigaretta lo guardo ammaliata, pensando a come sia sinuoso nei movimenti, a come assomigli a una donna che balla."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla "Teen! Challenge" indetta sul gruppo facebook "Il Giardino di Efp".

Fumare di nascosto.

 

 

La lezione sta diventando opprimente e noiosa, economia non mi è mai piaciuta come materia.

O meglio, probabilmente un tempo mi piaceva, ma questi professori incompetenti ti fanno odiare qualsiasi disciplina, è inutile che danno la colpa a noi studenti.

Non siamo pigri, non siamo svogliati e ignoranti. Non tutti, almeno.

Che poi, cosa sarà mai un voto su un inutile pezzo di carta?

Se lo bruciassi scomparirebbe.

L'immagine del fuoco si fa sempre più nitida nella mia mente, fino a quando decido che è arrivato il momento di darci un taglio.

Mi allungo verso lo zaino semi aperto e cerco tastando nella tasca frontale del mio Eastpak nero la piccola scatola rettangolare che mi aiuterà a prendermi una pausa rilassante. Non appena la trovo, me la infilo nella tasca della felpa –di almeno due taglie più grande- che indosso.

Alzo la mano, il braccio teso, il professore ci impiega pochi secondi ad interrompersi per darmi la sua attenzione.

«Sì?» chiede tirando su gli occhiali che gli erano scivolati durante una lettura.

«Mi scusi, prof, posso andare al bagno?»

Mi osserva assottigliando lo sguardo. «C'è stato l'intervallo appena un'ora fa» commenta poi.

Alzo gli occhi al cielo. Potrà scapparmi la pipì anche in altri momenti, no?

«Ho bevuto molta acqua» rispondo indicando la bottiglietta vuota appoggiata orizzontalmente sul mio banco.

Lui sospira prima di rispondermi. «Va bene, ma fai presto».

Mi alzo ringraziandolo e lui riprende a spiegare –o a leggere il libro di testo, dipende dai punti di vista.

Non appena fuori dall'aula prendo una profonda boccata d'aria: una classe colma di studenti è un delirio se non si aprono le finestre e con la temperatura che c'è fuori nessuno si azzarda nemmeno a schiuderle leggermente.

Percorro il corridoio vuoto sorpassando la cattedra della bidella intenta a leggere un giornale di gossip, una tazza fumante in mano.

Non appena entro in bagno mi accoglie il chiaro simbolo che intima di non fumare, quindi controllo che tutte le latrine siano libere prima di recuperare dall'ultima cabina un cartello che annuncia il guasto nei bagni per appenderlo fuori, in modo che non entri nessuna persona indesiderata durante la mia pausa rilassante. Si chiama così per un motivo, d'altronde.

Mi chiudo poi proprio nell'ultima cabina in fondo e apro la finestra che dà sul cortile. In questo momento è vuoto e dubito ci passerà qualcuno in pieno orario di lezione: prima che suoni la prossima campanella manca ancora una mezzora buona.

Mi appoggio alla porta rovinata dalle innumerevoli scritte e osservo il numero di telefono di qualcuno scritto sul muro di fronte a me, mentre recupero quella benedetta scatoletta nella mia tasca.

Apro il pacchetto con qualche difficoltà –si incastra sempre, questo maledetto- e sfilo una sigaretta appoggiandola sulle labbra.

Recupero l'accendino, anch'esso rigorosamente nel pacchetto, e me lo giro nella mano prima di accendere il piccolo tubo di nicotina.

Il mio clipper è uno dei migliori che io abbia mai comprato, nonché che abbia mai visto in giro: ovviamente son gusti, ma il disegno misto tra psichedelico e old school di un teschio e un serpente, gli donano un fascino particolare. Non per niente ho un appuntamento dal tatuatore tra qualche giorno per farmi riprodurre lo stesso disegno in grande sulla coscia.

La rotellina gira sotto al mio dito creando la scintilla che, con l'accensione del gas, crea una piccola fiamma arancione e gialla.

È affascinante il fuoco, mi è sempre piaciuto osservarlo.

Per questo mentre accendo la punta della sigaretta lo guardo ammaliata, pensando a come sia sinuoso nei movimenti, a come assomigli a una donna che balla.

Espiro la prima aspirata senza buttare giù il fumo –ho sempre pensato che avrei tirato giù anche il gas, così facendo, ho sempre avuto questo timore; e che timore del cazzo, considerando che mi sto comunque uccidendo, lentamente.

La seconda aspirata è quella che mi dà finalmente il sollievo agognato; chiudo gli occhi godendomi il momento trattenendo il fumo nei polmoni per qualche secondo prima di buttarlo fuori.

Lo osservo sparire gradualmente, mischiarsi con l'aria, mimetizzarsi con essa.

Fumare all'inizio non mi piaceva, non ci avevo nemmeno mai pensato di cominciare; eppure un giorno mi imbattei per caso in una ragazza, colei che mi avrebbe portata sulla via della dannazione –metaforicamente parlando, ovviamente.

Successe proprio in questo bagno, un giorno in cui cercavo di sfuggire ad una ragazza più grande che voleva per forza disturbare il mio intervallo. Notai la porta dei bagni femminili con sopra il cartello che ho utilizzato anche ora per restare in pace e ci entrai. Ero convinta che non mi avrebbe mai cercata lì, visto il guasto, così mi sentii subito al sicuro. Ma non appena dentro avvertii l'odore acre del fumo e inizialmente non capii, fino a che la voce di una ragazza che mi chiedeva chi fosse entrato, mi diede il coraggio di avanzare.

«S-scusa» balbettai. «Pensavo che il bagno fosse guasto e avevo davvero bisogno di stare tranquilla per un po'».

Non appena finii la frase, uscì una ragazza molto bizzarra, ma bellissima nel suo stile particolare: i capelli erano tinti per una metà di bianco e per l'altra di nero, il suo trucco non era pesante, ma era abbinato ai capelli in senso inverso, stesso discorso per le unghie; persino i vestiti richiamavano quel suo stile alla Crudelia De Mon.

«Non ti ho mai vista» commentò l'altra facendo un tiro di sigaretta.

«È il mio primo anno alle superiori».

«Chi ti tormenta?»

«Cosa? Tormentarmi? N-no, nessuno...» risposi guardando prima a destra e poi a sinistra.

«Certo... vuoi un tiro?»

Mi porse la sigaretta tenendola con il pollice e l'indice, mentre il fumo usciva pigramente dalla punta salendo verso il soffitto.

«Veramente io non ho mai fumato prima» dissi incuriosita irrimediabilmente da quel piccolo tubicino.

«Prova. C'è sempre una prima volta per tutto».

Tese il braccio ancor più verso di me e io timidamente mi avvicinai prendendola tra le dita come se fosse una bomba pronta ad esplodere.

La tenni davanti a me qualche secondo osservandola, mentre si consumava piano piano.

«Beh? Forza, fuma» mi incitò la ragazza guardandomi con la testa inclinata.

Sobbalzai.

Feci un profondo respiro e avvicinai la sigaretta al viso, circondandola delicatamente con le labbra umide.

Tirai con tutto il fiato che avevo nei polmoni e un secondo dopo tossii violentemente facendo cadere la cicca per terra.

La ragazza ridacchiò mentre la raccoglieva e ci soffiava sopra per fumare a sua volta.

«Forse non avresti dovuto tirare così tanto. Non te l'ho detto, ma di solito non siete così temerari voi piccoletti, pensavo non fosse necessario» sbuffò il fumo verso di me causandomi un altro piccolo attacco di tosse. «Comunque» asserì spegnendo la sigaretta nel lavandino «è stato un piacere conoscerti, ma ora devo proprio andare». Rientrò nell'ultima porta e la sentii chiudere la finestra –probabilmente aveva lanciato la cicca fuori- aprì poi la porta del bagno sporgendosi giusto quel poco che bastava per prendere il cartello e toglierlo. «È il mio segreto per rimanere tranquilla quando voglio» sussurrò facendomi l'occhiolino e nascondendo il cartello dietro a una fessura. Si sistemò poi i capelli allo specchio prima di salutarmi e andarsene.

È così che ho iniziato.

Quella ragazza mi aveva talmente affascinata che avevo deciso il giorno stesso di comprarmi un pacchetto di sigarette.

Anche ora che sono all'ultimo anno di superiori, mi ritrovo qui a fumare dove lo feci per la prima volta e trovo che ci sia una nota poetica in tutto ciò.

Per questo quando sento qualcuno entrare e vedo una ragazzina sicuramente del primo anno, mi avvicino a lei e, dopo averci parlato per qualche minuto, le chiedo: «Vuoi un tiro?»

   
 
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