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Autore: Ma_AiLing    07/08/2019    0 recensioni
Questa non è “La storia dei Malandrini„ ma la storia di una loro avventura. Perché un giorno, al loro quinto anno, una parola spunta nelle vite dei quattro amici, di Severus Piton e di Lily Evans. Una parola che provocherà malintesi, scherzi e risate. Una parola che riecheggerà ancora per i corridoi di Hogwarts: Waddiwasi!
***
Dal capitolo 1:
«Oh Mocciosus, vaa...» ma James si interruppe, vedendo che alle spalle di Piton si stava avvicinando il professor Vitious.
«Va... Cosa?» gli chiese il ragazzo dai capelli unticci, uno strano brillio negli occhi. «Cosa c'è? Il coraggioso Grifondoro ha paura di dire una parolaccia?» lo prese in giro Piton, recuperando la sua arroganza. «Credevo che tu fossi sprezzante verso le regole».
«Va... Va... Vaddivasi!» sbottò allora James, punto sul vivo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Remus Lupin, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Giuro solennemente di non avere buone intenzioni'
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- Epilogo -
 

Nei giorni seguenti a “L’assalto delle Cioccorane Zoppe”, così come era stato denominato lo scherzo, bisognava fare attenzione a dove si andava e da chi ci si circondava perchè l’incantesimo Waddiwasi veniva lanciato a tutto spiano. Gessetti, caramelle, tappi di Burrobirra… Per i corridoi del castello volava di tutto! E a tale vista i Malandrini gonfiavano il petto orgogliosi. D’altronde, non capita tutti i giorni che l’incantesimo che tu hai creato, con tanto di notti insonni e avventure nella Foresta Proibita, diventi una moda, aveva sottolineato Sirius. Ed era stato un bene duplicare così tante Cioccorane, non solo perchè avevano evitato soffiate ai professori, ma anche perchè avevano addolcito l’ennesima perdita di punti scoperta a cena, per l’assenza di Sirius e James alla punizione del professor Lumacorno. Certo, nessuno sapeva che era colpa loro, ma chissà perché tutti lo immaginavano!

Lily invece sapeva per certo che era colpa loro. Ormai aveva un sesto senso per quel che riguardava le malefatte dei Malandrini. Riusciva a cogliere quegli impercettibili cambiamenti nel loro modo di fare, soprattutto negli sguardi. E gli occhi dei quattro urlavano “Colpevoli!” a gran voce. Si chiedeva come facessero gli altri a non vederlo. Quando ne aveva parlato con le sue amiche, quelle le avevano fatto notare che non poteva dare la colpa sempre ai Malandrini e Mary le aveva addirittura chiesto se non prestasse loro così tanta attenzione perché sotto sotto provava interesse per James. Lily l’aveva mandata a quel paese e non le aveva rivolto la parola per il resto della giornata. Di certo però, non poteva negare che con lo scherzo delle Cioccorane Zoppe si fosse divertita. Tutto sommato, i Malandrini erano stati bravi a creare quell’aurea di mistero attorno alla formula magica! Avevano coinvolto tutta la scuola e tutti si erano divertiti in quella battaglia col cioccolato. Ma non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, per non dare soddisfazione a quei quattro, e anche per solidarietà verso Severus. 

Il giovane Serpeverde in effetti era stato quello che aveva preso in modo peggiore l’intera faccenda. Sbeffeggiato davanti a tutti, rimaneva dopo cinque anni ancora la vittima preferita degli scherzi dei Malandrini, ma dopo quel pomeriggio alla Stamberga, tantissimi studenti gli lanciavano per i corridoi l’incantesimo Waddiwasi, pensando che fosse divertente. In risposta, lui appendeva tutti in aria per le caviglie, ed era un’immensa soddisfazione essere l’unico in grado di farlo. Il Levicorpus aveva suscitato un bell’effetto soprattutto sui suoi compagni di Casa, che dopo le risatine e gli sberleffi iniziali perchè era stato di nuovo preso in giro dai Grifondoro, si erano mostrati ammirati: non era da tutti destreggiare gli incantesimi Non-verbali, soprattutto al quinto anno. Severus aveva poi potuto insegnarglielo, con la promessa che l’avrebbero riservato ai Malandrini. Be’, non era una promessa difficile da mantenere.


Severus stava camminando verso la classe del Professor Vitious per la lezione di Incantesimi, quando sentì dei passi fermarsi alle sue spalle, e chiara la parola “Waddiwasi”. Severus si girò su se stesso sguainando fulmineo la bacchetta e lanciando un potente incantesimo scudo che lo fece leggermente indietreggiare.

Quattro figure si stagliavano al centro del corridoio, spintonandosi allegramente tra loro e per nulla colpiti dal suo incantesimo.

«Mocciosus» lo salutò James trattenendosi a stento dal ridergli in faccia. «Sai, dovresti ringraziarci, stai battendo ogni record di velocità nel lanciare l’Incantesimo Scudo».

«Il Professor Vitious dovrebbe essere orgoglioso» disse Sirius con finta ammirazione.

E poi, appena lo scudo svanì, senza che Severus li vedesse lanciare gli incantesimi, la sua bacchetta volò via dalla sua presa e il ragazzo si ritrovò a penzolare in aria a testa in giù. Non voleva crederci…

«Mmm, no, in effetti non batti tutti i record» precisò Sirius, con un ghigno che faceva capolino sulla faccia.

In mezzo a loro Peter si lasciava scappare dei risolini di tanto in tanto, gongolando della situazione.

«Questo è per sabato» disse James, stranamente serio. «Vedi» aggiunse lentamente, come se stesse spiegando a un bambino qualcosa di ovvio «se vuoi che un incantesimo Non-verbale resti segreto, non insegnarlo a chi non sa lanciarli».

«E Goyle nella fattispecie non ne è proprio capace!» aggiunse Sirius, finendo con lo sghignazzare, imitato da Peter.

Remus sorrise, ma poi lanciò loro un’occhiata significativa. “Andiamo” voleva dire. “Vi siete presi la vostra rivincita, non è il caso di infierire ulteriormente”. E James e Sirius, come al solito, avevano capito cosa intendesse Remus con quello sguardo.

…E come al solito non gli diedero retta. Non avevano intenzione di smettere, almeno non finché il Prefetto Remus non l’avesse detto ad alta voce. E sapevano che non l’avrebbe fatto, non li avrebbe mai ripresi davanti a Mocciosus.

«Dai, basta» suggerì Remus. Quasi mai. James e Sirius alzarono gli occhi al cielo scocciati. «Io vado in classe» disse allora Remus, sperando che gli altri lo seguissero così come stava facendo Peter. 

James e Sirius si scambiarono uno sguardo complice.

«Tu che dici, Sirius, lo lasciamo qui fuori?».

«E lasciarlo a fissare solo questo pavimento? Tale monotonia sarebbe crudele perfino per noi!».

James ghignò, spostando lo sguardo da Sirius al rivale. Annuì, e come se fosse stata una decisione ponderata esclamò: «Locomotor!».

«Buon giro turistico, Mocciosus» lo salutò James ridendo.

«Saluta i pavimenti da parte nostra» gli fece eco Sirius, battendo il cinque all’amico.

Entrarono in classe ridendo, lasciando Severus che volteggiava a mezz’aria, ormai troppo lontano dalla bacchetta per poterla prendere e lanciare il contro-incantesimo che lui stesso aveva inventato. Fremeva di rabbia, ma si sarebbe vendicato.

Severus Piton si sarebbe vendicato, e i Malandrini lo sapevano, ma non lo temevano, perchè Mocciosus era solo un codardo immerso nelle Arti Oscure, e loro quattro, quel tipo di maghi, avevano intenzione di combatterli e sconfiggerli. Perché avevano con loro un’arma in più: l’amicizia.

 

 

Erano passati quasi vent’anni da allora.
 

Di quei ragazzi scapestrati era rimasto poco. La guerra si era portata via vite e spensieratezza. Avevano amato, avevano lottato, avevano vinto e perso. Di quei cinque ragazzi che si facevano i dispetti, due erano morti, uno aveva tradito tutti, e gli altri due erano tornati dove si erano conosciuti, professori in quella scuola che li aveva visti crescere e prendere strade opposte, per ritrovarsi poi a far parte della stessa squadra. Nondimeno, se potevano, evitavano di stare nella stessa stanza. Passano gli anni, ma certe abitudini sono dure ad andarsene.

L’incantesimo Waddiwasi era morto con i Malandrini, così come i tanti altri incantesimi inventati da loro e da Severus Piton. Come se appartenessero a quell’arco di tempo, a quegli anni d’oro, e non potessero tornare. Il passato è passato, in fondo. Eppure, a volte certe situazioni si ripetono, e le occasioni tornano a bussare alla porta. 

 

Il professor Piton stava camminando per i corridoi per la ronda di controllo prima di cena. Superò un gruppetto di Grifondoro chiassosi diretto al suo ufficio, quando lo sentì. Chiaro, limpido, come se non fosse passato che un istante dall’ultima volta che lo aveva sentito lanciare.

«Waddiwasi!».

La voce di Dean Thomas riecheggiò nel corridoio. Probabilmente aveva lanciato qualcosa addosso ai suoi amici. Ma “non si lanciano incantesimi nei corridoi”, diceva il regolamento. Severus Piton si girò lentamente, un sorriso stava spuntando sul suo viso, anche se era più simile a un ghigno. 

«Niente incantesimi nei corridoi. Ma le regole non sono fatte per i Grifondoro, vero? Venti punti in meno» disse con disprezzo. Perché non importa se presto o tardi, se grande o piccola: la vendetta aveva un sapore dolce.

 

Remus Lupin stava scendendo le scale che davano al corridoio vicino, e aveva sentito tutto, anche il non-detto. L’astio nella voce di Piton, la malcelata gioia nel prendersela con i Grifondoro. Non poté non pensare che in parte fosse colpa sua e dei Malandrini, per come si erano comportati da giovani. Lanciare il Waddiwasi contro Pix era stato un riflesso incondizionato. D’altronde Pix era stato il primo bersaglio, e si erano sempre divertiti a lanciarlo contro il Poltergeist ad ogni suo dispetto: una piccola rivincita per gli scherzi che aveva rovinato. Non erano amici, Pix e i Malandrini, decisamente no. Era una questione di principio: essere i combinaguai di Hogwarts era un titolo che i Malandrini non avevano intenzione di condividere. Più di tutti James e Sirius, ma i Malandrini erano una cosa sola, quindi uniti contro Pix. Già, una cosa sola.

Andando verso la Sala Grande Remus pensò ancora una volta alla sua giovinezza. Il quinto anno era stato l’anno delle svolte: non solo il primo incantesimo creato, ma anche la trasformazione in Animagus, la Mappa del Malandrino… Sì, perché quell’incantesimo di inchiostro e sangue che dava personalità alla carte (e i brividi a leggerlo) si era rivelato molto utile in fondo. Per non parlare del Foslascii, l’avevano usato così tante volte per lasciare messaggi contro gli aspiranti Mangiamorte! E da pazzi quali erano, una volta nell’Ordine della Fenice l’avevano usato anche per lanciare frecciatine a Voldemort! Inutile ripetere le parole di Malocchio… E naturalmente James era riuscito nel suo intento di dedicare un murales a Lily nei corridoi di Hogwarts, creato di notte, di nascosto da tutti. La reazione della ragazza e lo sguardo furioso della McGranitt lo facevano ancora ridere.

Erano stati bei tempi, pensò Remus, entrando in Sala Grande. Dal suo posto al tavolo dei professori, mentre mangiava, notò un certo fermento al tavolo di Grifondoro: i gemelli Weasley e Lee Jordan, ovviamente, che ne combinavano una delle loro. In quanto a scherzi, decisamente i Malandrini della nuova epoca.

 

Il professor Lupin stava tornando ai suoi alloggi quando un pensiero gli attraversò la mente, veloce come un bolcino, e impossibile da ignorare. E se… Poteva controllare, non gli sarebbe costato nulla. Arrivò a passo spedito davanti alla porta della biblioteca, dove si bloccò, dandosi mentalmente dello stupido: impossibile che fosse rimasto qualche segno del loro passaggio, erano passati vent’anni! 

Ma i ricordi della sua giovinezza a Hogwarts lo avevano accompagnato e tormentato per tutta la giornata, e non gli costava davvero nulla dare un’occhiata. Nulla, se non un’ulteriore disillusione: a quindici anni avevano creduto che la loro amicizia fosse per sempre, e che Hogwarts avrebbe serbato il ricordo di loro quattro, amici affiatati come pochi. Inutile dire che si erano sbagliati.

Conscio che probabilmente sarebbe rimasto deluso, abbassò comunque la maniglia. Anche se non era ancora scattato il coprifuoco per gli studenti, lo scatto della serratura gli parve amplificato dal silenzio che lo attorniava, e si sentiva quasi colpevole, come se fosse tornato uno studente che andava in posti a lui proibiti. Come se fosse il quindicenne ancora pieno di speranze a spingerlo.

Senza rendersi conto di star trattenendo il respiro, entrò, e si diresse verso il Reparto Proibito. Non era cambiato nulla, e tutto al tempo stesso era mutato: lui era lì, dopo vent’anni, da solo, mentre Peter e James erano morti uccisi entrambi da Black, eppure…

Eppure, a dispetto del tempo e dei sentimenti contrastanti che scombussolavano Remus in quel momento, le loro “X” sui libri erano ancora lì, a guardarlo quasi sprezzanti del suo dolore, e a illuminare il sentiero nostalgico dei ricordi. 

Se Remus chiudeva gli occhi poteva ancora sentire i respiri dei suoi amici sotto il Mantello, affannati per l’ansia di essere scoperti da una nottambula Madama Pince. Poteva sentire le risate e il chiacchiericcio sommesso tra i libri sfogliati. Percepiva quel calore di casa e famiglia che provava solo con i Malandrini sentendosi accettato per chi era, e non nonostante ciò che era. Poteva vedere gli occhi sognanti di James intento a guardare di nascosto Lily, convinto che nessuno se ne accorgesse, o il brillio negli occhi di Sirius quando si incontravano di nuovo sul binario Nove e Tre Quarti dopo un’estate di solitudine.

Fu riportato alla realtà da uno scricchiolio, ma non seppe se l’aveva sentito davvero o se era frutto della sua immaginazione: dei battiti leggerissimi che assomigliavano terribilmente ai passi del topolino in cui si trasformava Peter.

Ma sicuramente non era lui. Non poteva essere lui, perchè c’erano dei Dissennatori fuori dai cancelli di Hogwarts, la cui sola vista lo faceva tremare nel ricordo di ciò che aveva perso. Non era Peter perchè Sirius lo aveva ammazzato, e c’era Harry nel suo dormitorio che non avrebbe potuto fare neanche una cosa così semplice come andare ad Hogsmeade con gli amici, perchè non c’era nessuno che gli avrebbe firmato il permesso. Perché c’era lui, che ad ogni plenilunio era solo, e ora doveva fidarsi della pozione creata da un uomo che lo odiava. Troppi segni per credere che non fosse solo un pazzo scherzo della sua mente.

Sì, si disse, era stata solo una suggestione causata da ciò che lo circondava, dai ricordi tornati prepotentemente nei pensieri, che lo avevano reso sofferente e nostalgico. Doveva mettersi il cuore in pace, i Malandrini non esistevano più.

Eppure, Remus John Lupin ne era certo, gli anni ad Hogwarts sarebbero stati per sempre il periodo più felice della sua vita. 

 

 


Fine.

 

 

 

Note:

Fine. Eccoci, siamo alla fine della storia. Finita. È così strano pensare che non avrò più capitoli da pubblicare, dopo anni da quando questa storia è iniziata! Eppure eccoci qui.

Avrei preferito arrivarci in una maniera diversa, in tempi più brevi, sicuramente, e con tutte le persone che la leggevano e recensivano. Ma la vita “vuole ciò che vuole, e a volte ciò che vuole è contorto” (la Starkid che è in me prevale…).*

Sono passati anni e credo di aver perso molti lettori per strada, ma forse ne ho trovati di nuovi. Non so cosa abbiate pensato leggendo gli ultimi capitoli, se vorrete lasciare una recensione, sarò curiosa di leggerla. Altrimenti pazienza. Ho concluso e pubblicato questa storia perchè sentivo che era giusto farlo, perchè ho letto tante storie lasciate a metà, e se le continuassero andrei a rileggerle felice di sapere che c’è una fine. 

E poi l’ho ripresa anche perché c’è una piccola parte di me che ha sperato “Chissà, magari qualcuno che aveva letto ‘Waddiwasi’ un giorno si chiederà se sia mai stata finita, la cercherà e troverà finalmente il finale!”

E quindi eccoci qui. Come avevo scritto nell’introduzione, questa non è mai stata “La Storia dei Malandrini”, ma solo la storia di una loro avventura. Iniziata come one shot che poi ha preso il sopravvento, con idee che venivano nei momenti più strampalati, personaggi che si facevano forza per far sentre la loro voce, e dettagli della saga originale che volevano essere presenti. È finita, e farà strano pensare di non dover ancora pubblicare i capitoli finali di “Waddiwasi” o “Tra parolacce e incantesimi”.

E allora GRAZIE a chi ha letto. Ehi tu, lettore, sì, proprio te: grazie.

Ringrazio mio fratello per aver ascoltato i primi capitoli di questa storia, ti voglio bene.

Grazie a chi scrive le fanfiction che leggo: di certo leggere dei Malandrini mi ha fatto tornare la voglia di scrivere dei miei Malandrini.

Ringrazio Mockingjayonfire, Grahammish, ArwenUndomiel, Tinkerbell92, Frasca94, blcklestrange4ever, angyp, CmxHood, JailyPotter_Ramosa3111, Loony Moony, hufflerin, AlexisVictorie, Alidifarfalla_, Lil01, Potterhead_15, Lordy Voldy _girl, Phyllida Dolohov. 
Grazie di cuore per le vostre recensioni e per il tempo che mi avete dedicato.

Grazie per la fiducia datami da chi ha inserito la storia nelle seguite, da ricordare e preferite:

Per le preferite, grazie a: Alexia_xxy, Alidifarfalla_, artemisia reight, besafe_bestrong31, blcklestrange4ever, chiccas94, ClaryWeasley, Corvonero_mancata, Lil01, LilyLay, Lupacchiotta94, mary_inguscio, Memelith Windurin, Miss Felpato, Santockss, Sara_Rivera, Tinkerbell92, Vsepr kun, _Falsa Pista_.
E grazie a chi l'ha aggiunta in seguito: AleEagle, DaniNicDani, _Emma__ .

Per le ricordate, grazie a: Bella_1D, Juliaaless, That_girl.

E per le seguite, grazie a: Adhara Scarblack, Aithusa_, Alidifarfalla_, Amy In Wonderland, angyp, ArwenUndomiel, blcklestrange4ever, cat_princesshp, clif, DaniNicDani, darkmagic31, darkslitherin, Deader, Elissanne, emily_dw, Enrica Weasley, Frasca94, ginnyj97, Halfblood_Slytherin, hufflerin, Ialeya, iulia2001, LadyTsuky, laletty, lale_a, lapiccolaSerpeverdeMalfoy, LilithPotter, LilyLilian, Loony Moony, lucifery, Lucri_Chopper, Luke White, Malandrina x5, Marty Evans, martyprogs, Mary Evans, Mineral Butler, Miss Felpato, NewShadow, Nives94, Pulp, RoriB2001, Sara5342, seriously, silvia94, Smarties922, SoffiodiNuvola7, tatatakako, Winchester_Morgenstern, _Emma__, _vivalavida_91.

E grazie a chi le ha aggiunte in seguito: AleEagle, DaniNicDani, _Emma__, Luke White, Aperonzina, Giulia_Metal, Nanna_Chan. 


Alla prossima storia!

 

Con affetto,

Ma_AiLing

 


 

*P.S:  “Vuole ciò che vuole, e a volte ciò che vuole è contorto” è una citazione dal musical “Twisted” degli Starkid. La frase completa è “But the heart wants what it wants, and sometimes what it wants is twisted” (“Il cuore vuole ciò che vuole, e a volte ciò che vuole è contorto”). Il Team Starkid è la compagnia teatrale che ha creato “A Very Potter Musical”, un musical-parodia su Harry Potter. Se vi piacciono i musical e non lo avete mai visto, cercatelo su youtube, perché ne vale la pena. 

Ora ciao, per davvero!

   
 
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