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Autore: Helly_    09/08/2019    1 recensioni
Seguito di 'Shadows' (se non lo avete ancora letto, correte!). IT'S A DENSI STORY!
'Una volta sola, apre lentamente la busta e inizia a leggere la lettera che ha tra le mani. L’ordinata calligrafia che si presenta davanti ai suoi occhi la fa sorridere. A volte l’aspetto esteriore può davvero ingannare. Sospira accarezzando i fogli che la riportano indietro di qualche mese e alza lo sguardo verso l’ingresso del loro ufficio. Le sembra quasi di vederlo entrare: la sacca su una spalla, jeans strappati e la solita aria trasandata.'
Tratto dal cap. I
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kensi Blye, Marty Deeks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un anno dopo
 
Un lampo illumina a giorno la camera da letto e pochi secondi dopo un tuono la fa balzare sul letto con gli occhi spalancati. Kensi si costringe a stendersi nuovamente sotto la coperta cercando di calmare il proprio respiro. Quando il silenzio si riappropria della casa, lascia riposare il capo contro il cuscino fissando il soffitto appena illuminato da un altro lampo. Ha sempre odiato i temporali, i tuoni in particolare. Scariche di elettricità che le rimbombano lungo tutto il corpo, ogni maledetta volta. La parte peggiore è l’attesa, però. Il momento che passa tra il lampo e il tuono, quando sai che arriverà ma non sai quanto sarà forte, quindi aspetti con trepidazione il boato che ti farà saltare sul posto. 
Si gira su un fianco dando le spalle alla finestra, illudendosi che magari non vedendo la pioggia che infuria fuori, riuscirà a riprendere sonno. Sbuffa sonoramente cercando di trovare la concentrazione per lasciarsi scivolare nuovamente nel torpore fissando le lancette dell’orologio sul suo comodino.
Riprende coscienza lentamente quando sente un corpo caldo strisciare dietro la sua schiena sotto la coperta. La sua prima reazione naturale è quella di congelare i muscoli e allungare la mano per arrivare alla pistola nel cassetto accanto a lei, ma poi con un minimo di lucidità riesce a percepire il profumo della pelle dell’uomo e si rilassa. 
“Sei a casa”, un sussurro lento, gli occhi socchiusi e un sorriso sulle labbra. 
“Sono a casa, sì”, sorride contro il suo collo. 
Kensi si gira completamente, la finestra ora è davanti a lei, ma la tempesta è ormai dimenticata, la sua attenzione è tutta sull’uomo steso a pochi centimetri dal suo corpo, “Come stai?”
Lui la fissa intensamente mentre lei percorre il suo viso con una dolce carezza. La sua mano si ferma sul livido nero attorno al suo occhio destro. 
“Sono a casa, sto bene Kensalina.”
“Mi sei mancato tanto, Marty.”
“Anche voi… Tu soprattutto…”, poggia le labbra sulle sue in un bacio lento, “Quattro mesi sono stati troppi, non sono più abituato… Grace?”
“E’ a casa di Sam e Michelle a dormire”, Kensi sospira al pensiero di sua figlia iper eccitata per il ritorno del padre dopo quattro mesi di lontananza, ma alle tre del mattino non riuscirebbe decisamente a contenerla, “Sai…è una settimana che Hetty ci tiene pronti nel caso ci fosse stato bisogno…”
Lui annuisce dedicandole un sorriso. Il silenzio cala sulla camera da letto mentre i loro sguardi rimangono legati. Kensi si perde nel blu tempestoso dei suoi occhi, gli unici rumori sono i loro respiri accompagnati dalle gocce di pioggia contro la finestra. Nota le occhiaie e piccole rughe d’espressione che circondano i suoi occhi stanchi e lei non riesce a smettere di pensare a cosa possa aver passato durante questi mesi. Lo vede ancora perso nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, con le sopracciglia leggermente inarcate e lo sguardo vitreo. Allunga una mano dietro il suo collo e lentamente passa le dita tra le ciocche di capelli biondi, ancora così morbidi come li ricordava. Sono passati pochi minuti quando sente i suoi muscoli iniziare a rilassarsi sotto il suo tocco, sbatte le palpebre e la fissa tornato finalmente alla realtà. 
“Sei tornato, vero? Non devi più andare?”, la donna si mordicchia un labbro. La sua mano che ora riposa sul lato del suo collo. 
“Abbiamo chiuso tutto il caso stanotte. Sono tornato, Kens.”
“Bene, sono contenta”, sorride fissandolo intensamente, “Mi è mancato il mio partner, stare con Sam non è la stessa cosa…”
“Lo spero bene, principessa…”, un suo sopracciglio che si alza mentre la fissa con ironia. 
“Idiota”, solleva gli occhi al cielo ma non riesce a trattenere un sorriso, “Vuoi parlarne?”
La mano che la stava accarezzando lungo la spina dorsale si blocca mentre lui chiude gli occhi. Passano alcuni secondi in silenzio. Lei sa perfettamente quanto sia difficile uscire da un personaggio dopo una copertura profonda, sa perfettamente quanto la personalità che ha dovuto indossare per quattro mesi lo abbia scavato dentro. 
Dopo un sospiro lento i suoi occhi blu, che nel buio della stanza illuminata solo dai lampi sono ancora più tempestosi del solito, si poggiano su di lei, “E’ stato brutto. Lungo e brutto. E difficile… Ho visto delle cose che non riuscirò mai a dimenticare, bambini e donne in condizioni talmente disperate che…”, scuote la testa stancamente, “So che era il mio lavoro…e l’ho fatto! Ma…non lo so, è stato veramente brutto…”
Kensi lascia scorrere la sua mano sul suo collo, accarezzandogli i capelli alla base della nuca con un movimento lento e rilassante, “Ora sei a casa però…”, quando lui annuisce con gli occhi socchiusi, lei continua, “E Callen?”
“Ha preso qualche colpo in più di me”, si lascia scappare una mezza risata amara, “Ma sta bene anche lui… Finalmente abbiamo finito…”, le ultime parole sono impastate, gli occhi adesso sempre più pesanti. 
Lei si gira sull’altro fianco incastrandosi contro di lui, bacia i palmi delle sue mani e le stringe contro il petto, “Ora sei a casa. Riposati Marty, sei tornato…”
“Come sempre, Kensalina. Come sempre”, le lascia un bacio tra i capelli e il momento dopo il suo respiro si è fatto uniforme. 
Un altro lampo illumina la camera da letto ma Kensi ormai non se ne accorge: ora ha tutto quello di cui ha bisogno. 

 
Della notte di tempesta è rimasta solo l’ammasso di nuvole nere che si stagliano all’orizzonte, in lontananza stormi di gabbiani volano impazziti nel vento, lo stesso vento che attraversa la porta aperta ed entra in salotto portando odore di oceano. Kensi si stringe nella coperta rannicchiando i piedi sotto di sé nel piccolo divanetto sul balcone. Non sa con esattezza quando sia successo ma un giorno, molti anni prima, si è svegliata e si è resa conto che il profumo del mare la rilassa. Socchiude gli occhi e inspira a pieni polmoni facendo un leggero mugugno di contentezza. In lontananza riesce a vedere i surfisti che sfidano il mare ancora agitato dalla notte appena trascorsa, schegge impazzite che scivolano sulle onde come pennelli su una tela. 
Ogni momento di pace che trascorre su quel balcone le ricorda la vista magnifica di cui riesce a godere semplicemente attraversando la porta a vetri. Non può certo dire di vivere ad un passo dall’oceano, ma poterlo vedere anche solo in lontananza la mette di buon umore. 
Le notti durante le quali si ritrova ad essere troppo agitata o pensierosa per riuscire a prendere sonno, le trascorre in balcone a leggere un libro o più semplicemente a fissare l’orizzonte. Durante quelle notti, quando la città è addormentata e il rumore delle auto è pressoché nullo, riesce persino a sentire il suono delle onde che si infrangono sulla spiaggia. E nel corso di quegli ultimi quattro mesi, ha passato lì veramente molto tempo, ascoltando l’unico rumore che riuscisse a rilassarla.
Guarda brevemente l’orologio quando sente dei passi dietro di sè, per nulla stupita del suo arrivo, “Sei già in piedi? Sono solo le sei!”
Lui sbuffa divertito sedendosi accanto a lei, “Penso sia la prima volta che ti stupisci se mi alzo alle sei!”
“Dovresti dormire ancora, Marty…”, passa alcune dita sopra il livido sul suo viso.
“Il letto era troppo freddo… Sono venuto a cercare la mia donna incredibilmente mattiniera”, si abbassa verso di lei collegando le loro labbra, “Torna a letto, dai…”, mugugna poi contro la pelle del suo collo. 
“Sta tornando il sereno… Hai visto, i gabbiani tornano a terra… Una volta qualcuno mi disse che se si comportano così, bisogna aspettarsi delle onde gigantesche…”, dice lei dandogli le spalle e riportando la sua attenzione all’oceano. Stringe la coperta un pò più stretta sulle sue spalle: non si abituerà mai al freddo delle mattine invernali a Los Angeles dopo una notte di pioggia. 
“Sicuramente te l’avrà detto un uomo affascinante, incredibilmente intelligente e soprattutto modesto”, le poggia un braccio sulle spalle lasciandole un bacio tra i capelli. 
“Modesto è proprio l’aggettivo con cui lo descriverei”, ride lei alzando gli occhi al cielo. 
“Sono a casa da poche ore e hai già sbuffato e alzato gli occhi un paio di volte… Sto battendo ogni mio record!”, la provoca. 
Dopo alcuni momenti di silenzio, lei è la prima a parlare, “Oggi è il tuo compleanno…”
“Ed ecco perché sei un agente federale, sicuramente per le tue doti da investigatrice…”
“Sta zitto, Deeks!”, sbuffa con un sorriso.
“E siamo a tre, proprio lì!”, ride indicando con un dito il suo viso.
“Volevo prepararti la colazione…”
“No, ti prego! Un caffè andrà benissimo!”, Deeks finge di rabbrividire al pensiero della sua cucina.
“Guarda che sono diventata una brava cuoca!”, si difende Kensi guardandolo male.
“Sì sì, qualunque cosa tu dica… Mi accontento di un buon caffè, principessa…”

 
“Per te niente caffè? Prendine un pò del mio…”
Lei nega scuotendo il capo e sedendosi accanto a lui sul divano. Entrambi i loro sguardi rivolti verso il cielo ormai azzurro. 
Deeks rimane silenzioso per molto tempo, una cosa alla quale lei non è proprio abituata. Ma l’espressione persa nei suoi lineamenti le fa capire quanto ancora sia immerso nell’operazione appena conclusa. Incastra i piedi sotto la sua coscia mentre stringe tra le mani una tazza di the caldo, abitudine che le ha trasmesso Hetty. 
“Sposami, Kensi.”
“Cosa?!”, sussulta lei perdendo per un secondo la presa sulla tazza.
“Sposami”, Deeks si gira e la fissa. Il suo sguardo è tornato limpido e Dio, come le era mancato. 
“Ma cosa stai dicendo?”, cerca di fare una risata ma ne esce uno strano verso nervoso. Si sposta a disagio contro il divano poggiando la tazza sul tavolino. 
“Sto dicendo che voglio sposarti. Ho avuto quattro mesi per pensarci e non riesco ad immaginarmi una vita senza te come mia moglie”, socchiude gli occhi pensieroso ma quando li riapre il suo azzurro la invade di nuovo. Il suo sguardo è sereno e speranzoso e lei non riesce a trattenersi dal sorridergli. Si avvicina a lui piegando le gambe sotto di sé, è ormai ad un passo dal suo viso, “Dimmi perché Marty…”, strofina delicatamente i loro nasi l’uno contro l’altro. 
“Perchè…ti amo da tanto, tantissimo tempo, probabilmente ti amo da sempre… Siamo stati separati per così tanti anni, sono stato torturato due volte, mi hanno sparato, me ne sono andato, sono tornato e sono ripartito per quattro mesi. Ogni giorno affrontiamo cose tremende, cose che non dimenticheremo mai… Ma qui”, indica prima se stesso e poi lei, “proprio qui, c’è tutto quello che voglio. Una famiglia…”, sorride piegando la testa verso la stanza di Grace, “Ho più di quello che avrei mai immaginato di poter avere, quindi…quindi voglio sposarti. Poter dire ‘per sempre’. Per sempre con te, per sempre.”
Una lacrima solitaria si fa strada lungo la guancia della donna seduta contro di lui, “Hey, Kensi Blye non piange…”
“No, Kensi Blye non piange”, annuisce lei ridendo tra le lacrime.
“Kensi…”
“Vieni qui, idiota”, si allunga verso di lui legandogli le braccia intorno al collo e baciandolo. 
“Devo immaginare sia un sì?”, bofonchia Deeks contro le sue labbra. Quando percepisce la sua voce mugugnare ridendo, scuote la testa divertito, “Le tue doti comunicative sono ancora un pò scarse, Kensalina…”
“Oh stà zitto!”, ride lei, “E comunque non vedo nessun anello al mio dito!”
Deeks si stacca immediatamente da lei, abbassa lo sguardo sulle sua mani e borbotta a disagio, “Lo so, io…non ho avuto tempo… Avrei davvero voluto aspettare per averlo, ma non ce l’ho fatta…”
“Hei, non mi importa dell’anello!”, il suo sguardo ancora imbarazzato la convince a continuare, “Puoi sempre andare a comprarmi una ciambella per colazione!”
“Ecco la mia dipendente da zuccheri! Ora ti riconosco!”, la stringe contro di sé baciandola profondamente, poi la fa scivolare tra la sponda del divano e il suo corpo in modo da poter guardare l’oceano appoggiandosi a lei.
Deeks immerge il viso nei suoi capelli scompigliati e lei lo sente inspirare profondamente stringendola un pò più forte a sè, “Dio, quanto mi sei mancata…”
Rabbrividisce sentendo il suo respiro che si infrange contro la pelle. Non si abituerà mai alla sensazione di lui contro il suo corpo, ancora la fa emozionare ogni volta.
“Se avessi saputo che saresti tornato proprio oggi, ti avrei preso un regalo, oppure organizzato qualcosa… Sai per festeggiare il tuo compleanno…”, lei balbetta insicura. Una strana agitazione percorre i suoi muscoli facendole battere un pò più velocemente il cuore. 
Deeks nega con il viso ancora immerso nei suoi capelli, “Non voglio nulla. Solo una giornata a casa con te…”
Kensi sbatte le palpebre alcune volte fissando il cielo, fa alcuni respiri profondi e poi continua come se lui non avesse parlato, la sua voce ancora incerta, “Però sai, forse ho un regalo che potrebbe piacerti…”
“Oh sicuramente hai qualcosa che potrebbe piacermi”, il suo tono è sensuale mentre le bacia il collo lascivamente. 
Ancora un volta lei rimane in silenzio alcuni secondi, cercando di concentrarsi e non farsi distrarre dalle sue labbra che lasciano una scia di baci umidi sulla sua pelle. 
Quando Deeks si rende conto che lei non ha ancora mosso un muscolo, si ferma e alza il capo per fissarla da dietro la sua spalla, “Kens? Tutto bene?”
Lei annuisce velocemente e afferra le sue mani intrecciate sotto il suo seno. Rimane ancora così, immobile. Stringe disperatamente le sue mani mentre lo sente iniziare ad agitarsi dietro di lei e chiamarla ancora un paio di volte. 
“Ok…”, lo dice più a se stessa che a lui, come per farsi coraggio da sola. Poi fa scivolare con un movimento lento e ancora incerto le sue mani lungo il suo ventre leggermente rotondo. Prende un altro respiro profondo, allunga il collo indietro e lascia riposare la testa contro la sua spalla con gli occhi ben chiusi, “Buon compleanno, papà…”
Kensi sente chiaramente il momento in cui lui smette di respirare, le mani ancora immobili sotto le sue. Le viene quasi da ridere, ha immaginato questo momento per circa tre mesi e non è assolutamente così che sarebbe dovuto andare. Ma insomma, sono loro due, quando mai qualcosa va secondo i piani?! Sospira rassegnata quando sente le sue mani muoversi sul suo ventre. 
“Dici sul serio?”, la sua voce esce bassa e roca, quasi un sussurro. 
Kensi prende un altro respiro e si gira verso di lui. Le mani di Deeks scivolano via mentre lei si massaggia delicatamente la piccola rotondità nascosta dalla maglia e annuisce nella sua direzione. 
“Ma come…? Cosa…?”, Deeks si passa le mani tra i capelli già normalmente scompigliati. Il suo sguardo saetta da una parte all’altra del balcone fissandosi poi nei suoi occhi nocciola. 
“Quarto mese, circa quindicesima settimana…”
“Ma sei sicura?”, la sua espressione stralunata la fa scoppiare a ridere. 
“Sì, sono decisamente sicura, Deeks!”
Lui salta in piedi in un secondo, percorre a grandi passi il balcone avanti e indietro passandosi continuamente le mani nei capelli. Kensi ride notando come, con ogni momento che passa, stia assumendo un aspetto sempre più da pazzo. 
“Ne siamo felici, vero?”, le chiede bloccandosi lontano da lei. 
“Beh, io…direi di sì…”, sorride timidamente Kensi. Un certo numero di farfalle svolazzano nel suo stomaco. Se fino a qualche giorno prima avrebbe dato colpa alle nausee mattutine, ora che quella fase è passata, si ritrova piacevolmente sorpresa del continuo effetto che gli fa il suo sguardo azzurro. 
“Certo che siamo felici!”, si gira completamente verso di lei con le braccia spalancate, “Me lo stavo per perdere di nuovo! Se l’operazione fosse durata più a lungo me lo sarei perso! Ma stai scherzando?! Non posso…non posso perderlo!”, continua a farfugliare fra sé e sé frasi sconnesse battendo le mani contro la balaustra. 
“Deeks…”, lei lo richiama ridendo, “Marty!”
All’improvviso la mette a fuoco, si avvicina a lei come una furia e si inginocchia ai suoi piedi: i loro sguardi alla stessa altezza, “Sei incinta! Kens!”, le prende il viso tra le mani stampandole un bacio sulle labbra, “Penso potrei anche avere un infarto in questo momento!”, ride fissandola, “Oddio, vieni qui!”, la trascina tra le sue braccia sedendosi per terra. 
Kensi si ritrova a cavalcioni sulle sue gambe, si stringe ai suoi fianchi perdendosi nella sensazione delle sue labbra. Geme sommessamente quando le sue mani la tirano contro il suo corpo. Tira i suoi capelli tra le dita e un attimo dopo riesce a sfilarlo dalla T-shirt con cui ha dormito che giace poi dimenticata in un angolo del terrazzo. Piagnucola di desiderio nel momento in cui si sente sollevare, le gambe ancora legate attorno ai suoi fianchi e lui che la porta in camera da letto. Quando, poi, la posa sul letto, Kensi finalmente apre gli occhi per guardarlo e ride della sua espressione stralunata: ha le guance rosse e gli occhi lucidi, e non gli è mai sembrato più bello.




 



Inaspettatamente ecco l'epilogo! 
Grazie ancora a tutti quelli che mi hanno seguito! Spero davvero la storia vi sia piaciuta!
Helly. 
  
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