FIOCCO ROSSO

Un giorno qualunque, in un posto qualunque ad un vecchio qualunque canuto e un poco malfermo sulle sue stesse gambe capitò di specchiarsi nelle limpide acque della fontana del paese. Posta al centro della piazza principale, quella silenziosa fontana aveva visto avvicendarsi storie, vite e sentimenti, tragedie, destini e amori, paure, gioie e speranze. Quel giorno quel vecchio era solo e sempre solo osservò delinearsi tra il tremolio delle gocce un viso sconosciuto o l’apparenza di esso.
La pelle rugosa, gli occhi spenti e la bocca triste erano proprio i suoi, ma il vecchio non li riconosceva. Un tempo era stato forte, vigoroso, bello e felice. Quel riflesso non raccontava la sua vita, ma solo ciò che restava di essa, lui era molto più di quello. Un’infanzia vissuta tra stenti e fatiche, una moglie che tanto aveva amato e talvolta bastonato, morta troppo presto per accettarlo senza dolore e un figlio, prima sposo, poi soldato, quel figlio che la guerra gli aveva rubato.

Era solo da così tanto tempo, ma a ridargli speranza il vago ricordo di un fiocco rosso.

Quel giorno in quella fontana percepì più che mai la sua misera condizione di uomo confuso, ma tra tutto quel bianco grigiore, tra quelle autentiche acque cristalline, un guizzo di colore: di nuovo il rosso.
Il vecchio guardò con più attenzione. I suoi occhi stanchi faticavano a distinguere quell’immagine poiché la superficie tremolava senza sosta. Perché non giaceva immobile come poco prima quando traditrice rifletteva un’immagine sconosciuta? Si voltò e con stupore vide una ragazzetta, avrà avuto otto, forse dieci, ad ingannarlo una costituzione minuta e grandi occhi colmi di lacrime. Esse scivolando lente lungo il puntuto viso, cadevano nella fontana formando cerchi concentrici e smuovevano quella quiete tanto rassicurante. Sul capo un fiocco rosso.

- Perché piangi ragazzina?
- Perché vi ho visto tanto triste che mi sono rattristita io pure. Perché siete così triste nonno?

Era triste? O forse non provava nulla? Chi era lui? Quel vecchio della fontana o il giovane che ricordava? Perché l’aveva chiamato nonno?

- Non saprei bambina, forse perché non riconosco il mio riflesso. Non so chi sia quel vecchio nell’acqua della fontana. Non so più chi sono e dove sto andando e non so chi sei tu.

La ragazzina esaminò il riflesso del vecchio e ci vide proprio il suo nonnino, con la sua morbida barba bianca, la pelle rugosa, il naso aquilino e gli zigomi pronunciati.

- Siete voi, io lo vedo e vi riconosco. Siete il padre di mio padre.

Il vecchio guardò di nuovo nella profondità di quelle acque, si concentrò sul punto che la bimba fissava e finalmente si riconobbe e riconobbe sua nipote. Era alto, aitante, indossava il suo abito migliore, quello del matrimonio. Camminava dritto e fiero e di fonte a lui c’era sua moglie bella come il primo giorno in cui l’aveva scorta dietro alla limonaia e al suo fianco suo figlio onesto e coraggioso nella sua divisa da soldato qualunque. Lo aspettavano a braccia spalancate con occhi dolci e pieni d’amore e con una tacita promessa di serenità ed eternità. Si voltò e guardò sua nipote per l’ultima volta. Ora conosceva la risposta.

- Sono triste, figlia mia, perché devo lasciarti.

La bambina dal fiocco rosso smise di lacrimare, fissò suo nonno e sorrise.

- Anch’io devo andare nonno caro. Poi se andò, bella e leggiadra com’era arrivata.

A quel punto suonarono le campane a morto, il vecchio sussultò, le conosceva bene erano per lui che proprio il giorno prima aveva chiuso gli occhi per sempre. Era ora di andare e sapendo finalmente chi era sorrise e sparì.