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Autore: Bloody Wolf    10/08/2019    9 recensioni
Seconda storia di questa fantastica Bingo Challenge indetta dal gruppo FB “Till the end of the line”.
E’ nata da un prompt semplice, comune ed è uscita una storia un pò comica ma anche piena di ricordi e di sfumature tra due persone che condividono il letto.
Dal testo:
Bucky tornò a sdraiarsi, non doveva pensare a quella battaglia, chiuse gli occhi e portò le braccia a sostenersi la testa, indeciso se andarsene in cucina a bere un po' di acqua o restare lì in quel letto accogliente.
"Se ti muovi un'altra volta ti becchi un pugno, Buck…"
La voce impastata dal sonno arrivò alle orecchie del moro che si ritrovò a socchiudere un occhio per guardare la schiena muscolosa del compagno e sorridere a quella minaccia per nulla spaventosa.
| Parole: 3369 | Bed Sharing | Stucky |
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!

Eccomi qui a pubblicare la seconda storia di questa fantastica Bingo Challenge indetta dal gruppo FB “Till the end of the line”.

E’ nata da un prompt semplice, comune ed è uscita una storia un pò comica ma anche piena di ricordi e di sfumature tra due persone che condividono il letto.

Ringrazio anche la dolcissima Roby R che si fa carico di leggere in anteprima queste mie storie e che mi aiuta a renderle per voi leggibili! (Sono un caso disperato XD)

Spero che vi piaccia e che abbiate voglia di lasciarmi un commentino a riguardo ma detto ciò buona lettura!!

 

Beautiful memories, memories of love.

Parole: 3369 | Bed Sharing | Stucky | Bingo Challenge

 

La notte era calma e fresca nonostante quell'estate le temperature non fossero clementi durante il giorno, la leggera brezza che scivolava all'interno delle finestre lasciate spalancate era piacevole sui loro corpi coperti da un leggero lenzuolo scuro, piacevole.

Bucky si mosse cercando di non far muovere troppo il materasso e girandosi sul fianco ed allungando il braccio sotto al proprio cuscino alla ricerca disperata di una posizione comoda per dormire.

Sbuffò cercando di non fare troppo casino, il letto pareva troppo rigido e quel lenzuolo era fastidioso sulla sua pelle nuda.

Aveva caldo, il suo corpo stava sudando eppure, non appena si liberava di quello strato leggerissimo, aveva i brividi di freddo… 

Si mise seduto passandosi la mano in vibranio tra i capelli stremato e annoiato, decidendo che li avrebbe legati, passò le dita tra i capelli andando a creare un piccolo codino a mezza testa togliendoseli così dal volto e sorridendo quasi felice di quella sua piccola ed insignificante vittoria.

Si sistemò quel lenzuolo sulle nudità voltandosi istintivamente verso l'altro l'uomo che dormiva, tranquillo, dall'altro lato del letto.

Era bellissimo poterlo osservare mentre dormiva, Steve quando dormiva si rilassava aprendo leggermente quella bocca e, su quel volto sempre tirato di preoccupazioni e di responsabilità, c’era solo la calma di un sonno rigenerante; Sarebbe stato sveglio intere notte per potersi godere di quella visione celestiale.

Erano già passati tre anni da quando Thanos aveva ribaltato le loro vite, aveva portato gli Avengers a sacrificarsi per quella Terra che proteggevano e, anche se era un pensiero egoistico, Bucky pensava di essere fortunato ad avere Steve con sé.

Non era morto nessuno in quella battaglia ma c’erano andati vicini, Natasha e Stark avevano passato mesi in coma per colpa di quelle maledette gemme e Hulk aveva perso l’uso di un braccio per via di quel dannato schiocco di dita che li aveva riportati in vita. 

Era stato difficile riprendere a vivere normalmente ma c’erano riusciti, avevano voltato pagina, orgogliosi ma terrorizzati da quello che l’oscurità dell’universo nascondeva.

Bucky tornò a sdraiarsi, non doveva pensare a quella battaglia, chiuse gli occhi e portò le braccia a sostenersi la testa, indeciso se andarsene in cucina a bere un po' di acqua o restare lì in quel letto accogliente.

"Se ti muovi un'altra volta ti becchi un pugno, Buck…"

La voce impastata dal sonno arrivò alle orecchie del moro che si ritrovò a socchiudere un occhio per guardare la schiena muscolosa del compagno e sorridere a quella minaccia per nulla spaventosa. 

"Che c'è… incubi?"

Chiese il biondo girandosi faticosamente in quel bozzolo di coperte e maglietta in cui pareva incastrato ma dal quale non aveva intenzione di sbucare se non con la testa.

Bucky negò a quella domanda, quando gli incubi strisciavano nella sua testa Steve li sentiva, li percepiva attraverso le sue urla, i suoi pianti e tramite il suo corpo che tremava. 

Non erano decisamente gli incubi. No.

"... Pensieri brutti?"

Cosa intendeva di preciso con quel pensieri brutti? Si era appena perso a guardare quella schiena fin troppo coperta quindi non potevano essere brutti i suoi pensieri, Steve nudo o a letto nudo era qualcosa di meraviglioso, di spettacolare soprattutto quando portava il segno delle sue unghie sulla schiena…

Negò con il capo per la seconda volta, non riusciva semplicemente a prendere sonno. 

Steve lo stava guardando con un occhio aperto e uno chiuso, assonnato e con il bisogno di dormire, si era solo leggermente voltato per poterlo guardare.

Bucky seguì i movimenti dell'altro con un sorriso sul volto, guardò quel braccio muscoloso che si tendeva verso di lui e che cercava di afferrarlo per la vita ma che arrivò ad afferrargli l'interno gamba e a sfiorargli il membro.

"Bucky sei nudo."

Steve aveva spalancato gli occhi dopo aver esposto quella considerazione, aveva spostato la mano finendo finalmente sulla vita e cercò, debolmente, di tirarselo vicino.

"Come sempre quando andiamo a letto, sono sempre nudo, Steve."

Bucky afferrò quella mano che cercava di muoverlo dalla propria metà di letto e se la portò alle labbra baciandone ogni singola nocca con calma, senza fretta e senza alcuna malizia in quei gesti fatti d'istinto.

"Se volevi giocare bastava solo chiedere…"

Le parole di Bucky fecero ridacchiare il grande Capitan America che, divertito, scosse il capo sbuffando mentre si sfregava gli occhi per cercare di svegliarsi un poco per poter sostenere quella conversazione in maniera anche solo dignitosa.

" Non ti è bastato ieri sera?"

Bucky negò mordendo il palmo della mano, divertito e giocoso in quel momento così calmo tra loro.

Era riuscito a svegliarlo e a farlo arrossire, per la verità Steve arrossiva per qualsiasi cosa quando erano soli ma non abbassava mai lo sguardo, occhi negli occhi perché sapevano di essere soli e che quell’amore era loro, gli apparteneva così come quel piacere liquido che li inondava spesso e volentieri.

"Non mi basterai mai punk… sono un anziano con le voglie dopotutto."

Un piccolo pugno colpì il braccio di Bucky facendogli quasi perdere l'equilibrio dal letto, Steve scoppiò a ridere per quella piccola vendetta fisica mentre lo ascoltava nuovamente scuotendo il capo divertito.

"Ma visto che hai chiesto potremmo replicare…" 

Bucky alzò le spalle lasciando quella mano libera di tornare dal proprietario mentre dalle sue labbra scivolavano quelle parole dal retrogusto malizioso e voglioso.

Steve si mise seduto infastidito bonariamente da quell'amante che sembrava non averne mai abbastanza di lui prima di rispondergli sbadigliando.

"Non ci pensare nemmeno devo andare in missione tra…"

Bucky seguì il corpo del biondo mentre si tendeva verso il comodino e verso il cellulare per accenderlo e vedere così l'orario per poter finire la frase.

"...tre ore. Solo tre ore Bucky."

Sbadigliò nuovamente stirando le braccia verso l'alto, ritrovandosi a sorridersi e a guardarsi l'un l'altro con uno sguardo divertito.

"Missione per cosa?"

Chiese il moro gattonando per quel poco spazio e poter sfiorare il corpo dell'altro con il suo, prima di sedersi vicino a lui, pelle contro pantaloncini orribili di un color pastello.

Steve lo guardò cercando le parole giuste, glielo leggeva in faccia Bucky, lo conosceva stava pesando le parole.

"Ospedale. Andiamo in un ospedale pediatrico… non te l'ho detto perché so quanto odi gli ospedali."

Bucky annuì, aveva ragione, lo conosceva meglio di chiunque altro e quei luoghi riuscivano ancora a trasmettergli i brividi e a fargli venire l'ansia.

Steve si mosse per sporgersi verso il suo corpo, lasciò che le loro labbra si toccassero con un leggero bacio a stampo prima che Bucky si poggiasse con la fronte sul suo petto… il solo pensiero di quei posti gli aveva messo la pelle d'oca, l'aveva quasi del tutto superata e non voleva ricaderci in quel momento, non poteva per sé stesso e per Steve.

"Cambiamo discorso Steve… "

La mente di Bucky si mosse frenetica alla ricerca di qualcosa da chiedere al compagno, qualcosa che lo distraesse da quella brutta sensazione che lo stava afferrando dal fondo dello stomaco.

"Potresti tipo dirmi, ad esempio, se in tutti questi anni sei riuscito ad andare a letto con una donna o no."

Era la prima cosa che gli era venuta in mente, la prima per togliersi da dietro le palpebre quei brutti ricordi.

Aveva parlato rivolgendosi all’altro con gli occhi serrati e le sopracciglia aggrottate dal dolore, era normale per lui sentire su di sé quella sofferenza, percepirla a fior di pelle come se la stesse ancora provando, come se quelle sigarette si stessero ancora spegnendo sul suo corpo, come se quei pugni e quei calci si abbattessero ancora su di lui, inesorabili ed implacabili.

“Bucky…”

Sentire il proprio nome detto dalle labbra del suo Steve gli fece rilasciare un sospiro di sollievo, non era più in Russia, non era più in mano all’Hydra ed ora era libero da ogni catena.

Raddrizzò la schiena lasciando libero l’altro ed annuendo come per dire all’altro che era passata, che quei brividi non c’erano più che stava bene e che respirava...

Bucky si ritrovò a spalancare gli occhi nell’avvertire il movimento del letto, Steve se ne stava semplicemente andando, stava cercando di defilarsi da quella domanda innocente.

Lo vide mentre si sedeva sul bordo del letto e si scompigliava i capelli per poi cercare di alzarsi da lì e andarsene…

Il moro alzò gli occhi al cielo e, veloce e preciso, rotolò sul letto afferrando l’uomo in una morsa di vibranio, puntò le gambe andando a chiuderle attorno al bacino e allo stomaco dell’altro uomo mentre il braccio bionico andava a serrarsi gentilmente attorno al suo collo. 

I brutti ricordi accantonati in quel cassetto di cui però era certo che non si sarebbe mai sbarazzato del tutto.

Si diede la spinta all’indietro portandoli nuovamente sul letto con un leggero tonfo ridacchiando direttamente nell’orecchio di Steve. Lo sentì fremere contro il proprio corpo e non riuscì a trattenersi dal sorridere piacevolmente divertito.

“Rispondi, Capitano. E’ un ordine.”

Steve non cercò nemmeno di liberarsi da quella presa, negò con il capo prima di baciare quel braccio in maniera delicata, spostando anche le braccia per poter accarezzare le gambe che lo trattenevano.

“Da quando un Capitano deve ubbidire ad un Sergente?”

Bucky non ci aveva mai pensato ma Steve non gli dava mai ordini o se li dava lo faceva guardandolo negli occhi come a ricercare una sorta di permesso nascosto. Ci fu un attimo di silenzio, attimo in cui i loro cuori si regolarizzarono ed iniziarono a battere in sintonia come lo erano sempre stati.

“Sì. Ci sono stato, con una donna intendo…”

Bucky mollò la presa delle gambe ritrovandosi a sorridere, dentro di sé non capiva se era geloso di quella piccola confessione o se era orgoglioso del suo piccolo Steve… 

Steve si girò in quella presa poggiando la fronte sugli addominali del moro, affondando la bocca in quei muscoli prima di parlare.

“E’ stata una sensazione terrificante… non ne voglio parlare, come faceva a piacerti o come fa a piacerti?”

Bucky non riuscì a trattenersi dal ridacchiare, per nulla imbarazzato a differenza del compagno e felice di quella piccola confessione.

Portò le mani tra quei capelli soffici e lo accarezzò alzandogli il volto per poterlo guardare negli occhi, dolcemente.

“Non potevo avere te, Stevie, quindi mi rifacevo sulle donne perché erano più facili....a quel tempo non ero mai andato con un uomo e mi pareva bello andare con una donna.”

Bucky si ritrovò a guardare in volto Steve, poteva leggere ogni singola sfumatura su quel volto ed era certo di sapere la domanda che ronzava nella mente del biondo ma che, giustamente, aveva paura a dire ad alta voce.

Con quanti altri uomini sei andato per colpa dell’Hydra?

Non glielo chiedeva perché aveva paura di riportargli alla memoria momenti terribili, momenti in cui era stato obbligato a fare azioni che mai avrebbe desiderato compiere.

Aveva ragione a non chiedere, aveva pienamente ragione perchè Bucky non voleva avere l’incombenza di contare gli stupri a cui aveva dovuto sottostare e quelli a cui aveva dovuto partecipare per ordini superiori, non voleva.

Steve alzò lo sguardo trascinandolo fuori da quei ricordi terribili, gli sorrise dolcemente baciando quella pelle con lievi tocchi mentre le dita di Bucky dolcemente continuavano ad accarezzargli il capo come se quei gesti riuscissero a calmare il suo animo inquieto.

“Ehi, Steve… ti ricordi di quella missione in cui sei accidentalmente scivolato e sei finito di faccia nel fango?”

Bucky guardò gli occhi dell’altro chiudersi, divertiti nel ricordarsi quei particolari divertenti, quel piccolo siparietto di una missione durante una guerra, dieci minuti in cui tutti avevano riso, un allegro modo per spezzare la tensione di quelle battaglie serrate, una serata diversa dalle altre...

“Ci fecero una soffiata anonima su un gruppo dell’Hydra in un paesino vicino e noi partimmo, venti uomini… Camminammo per due ore, forse tre, ed infine trovammo un paesino.”

Bucky smise un attimo di raccontare sorridendo nel guardare il volto del compagno mentre arrossiva leggermente a quei ricordi dolci nonostante il contesto.

“Non c’era nessuna Hydra e nessun tedesco da combattere solo qualche ragazza fuori da una birreria e un anziano che, quando ci aveva visti arrivare, ci aveva salutati divertito.”

Steve annuì a quel racconto, era bello sentire la voce divertita di Bucky mentre raccontava quel passato che faceva parte di loro, assieme.

“Ti sei inciampato in un sasso e sei caduto come un sacco di patate, non hai messo avanti nemmeno le mani…”

Il biondo si issò un poco su quel corpo baciando a stampo quelle labbra sorridenti e tornò a sdraiarsi comodo su di lui prendendo la parola.

“Sì, mi ricordo anche che tu ci hai messo qualcosa come cinque minuti prima di decidere di aiutarmi, cretino!”

Bucky si ritrovò a ridacchiare annuendo, consapevole di averci messo tempo, troppo tempo per andare ad aiutare l’amico che non riusciva a ripulirsi il volto da quella fanghiglia.

“Abbiamo riso tutti, il grande Capitan America che inciampa è una cosa comica, rideva anche il vecchietto!”

Fece una piccola pausa da quel suo racconto allegro perchè quello che era successo dopo era stato magico, era parte di loro e della loro storia personale, quella parte di storia che nessuno avrebbe scritto nei libri.

“Mi hai aiutato a spogliarmi, hai lavato grossolanamente la mia divisa e, visto che secondo te avevo freddo, mi portasti in una stalla mentre il resto degli uomini andava a divertirsi con quelle ragazze della birreria...”

Bucky si ritrovò a ridacchiare, annuendo a quei gesti che aveva fatto così ingenuamente, solo perchè si era innamorato ed era abituato a far da balia a quello Steve che pesava quanto un pulcino bagnato.

“Mi tolsi la giubba per darla a te e tu di tutta risposta mi lanciasti nel fieno dove iniziammo a lottare divertiti come due bambini…”

Bucky non poteva fare a meno di distogliere gli occhi da quelli dell’altro, era stata una notte magica la loro, la loro prima notte assieme e tutto era nato per scherzo, per uno scivolone e un pò di fango assieme ad una lotta infantile nel fieno.

I loro corpi in quel fienile che cercavano di prevalere l’uno sull’altro come due ragazzini che combattono, il corpo del moro che veniva schiacciato da quello tonico del biondo ed infine si erano guardati… 

“Ci siamo guardati Buck, nonostante gli orrori della guerra potevo ancora guardati e tu ti sei mosso, mi hai baciato e sono certo di essere arrossito. Ne sono convinto.”

Bucky sorrise mordendosi il labbro inferiore prima di passarci la lingua ed annuire a quel racconto dolce e malinconico. Era arrossito eccome ma in quel momento non era un problema ma una sfumatura che i suoi occhi dovevano registrare per quel futuro che pareva incerto.

“Puoi dirlo forte che sei arrossito, tu non ti sei tirato indietro ed io ho approfondito il contatto…”

Steve mostra i denti nel sorridere prima di mordere giocosamente il pettorale sinistro del suo amante.

“Sei stato sgarbato quella volta, nemmeno un pò romantico…”

Bucky si ritrovò ad alzare un sopracciglio come per chiedere spiegazioni più chiare, gli era sembrata perfetta quella notte, cosa diavolo aveva fatto di male?

“Barnes ero vergine in tutti i sensi inimmaginabili e tu dopo avermi baciato hai allungato una mano nei miei calzoni e senza esitazione mi hai… sì insomma… toccato.”

Era arrossito ancora ed era una di quelle qualità che Bucky adorava, non sarebbe mai cambiato quell’uomo, quel ragazzino che si faceva prendere a pugni da qualsiasi bullo che passava per Brooklyn…

“Ero in panico, non sapevo che fare era la prima volta anche per me ed erano mesi che non avevo un contatto sessuale quindi scusa la mia poca delicatezza ma mi pare che tu mi abbia sc…”

Due mani forti gli tapparono la bocca appena in tempo prima che lui potesse dire una volgarità, era così pudico il suo Steve da essere quasi puro… quasi perchè Bucky aveva ancora nelle orecchie il suono nitido dei suoi gemiti e della loro carne accaldata che sbatteva.

“Zitto, perchè ti ricordo che TU non mi hai parlato per tre giorni solo perchè Peggy è entrata nella mia tenda mentre mi stavo spogliando ed ero a petto nudo. Sei un cretino.”

Bucky corrugò le sopracciglia incuriosito da quell’uscita, era vero, non gli aveva parlato per tre lunghi giorni, lo aveva ignorato per colpa di quella sventola di donna e ne aveva tutto il diritto, almeno nella sua testa.

Si liberò di quelle mani che gli coprivano la bocca prima di parlare con tono dolce ma divertito.

“Avevo le mie buone ragione, ma cosa c’entra con il fatto del fienile?”

Steve sbuffò sfregando il volto su quel petto ampio che stava praticamente usando come cuscino, si mosse sistemandosi meglio prima di chiedere quali fossero le “buone ragioni” di Bucky per temere Peggy.

“Quella donna, mio caro Steve, ti voleva nel suo letto, nudo, per fare sesso e tu hai sempre avuto un mezzo debole per lei, imbecille.”

Steve ci pensò un poco, annuendo infine per quella frase che aveva un senso. Bucky non era stupido ma arrivare a non parlargli per tre giorni era stato sfiancante, se lo ricordava perfettamente.

“Hai ragione ma ora sono qui con te, sdraiato nel nostro letto e tu sei nudo. Ti basta per sapere che ho scelto te?”

Bucky ridacchiò nell’udire quelle parole e si allungò per baciare quelle labbra, a stampo, con calma, prima di lasciare che la sua lingua andasse alla ricerca della gemella con enfasi e passione. Era bello sapere che si erano scelti a vicenda, che non avevano più bisogno di nessun altro oltre che di loro stessi. 

Se quello non era amore che altro poteva essere considerato tale?

“Più che nel nostro letto sei sdraiato tra le mie gambe e, tra l’altro, non sei un peso piuma.”

Steve si mosse alzando il bacino per sollevare un po di quel peso ma fallendo miseramente in quella missione facilissima e ricadendo sul moro che ridacchiò divertito da quel tentativo di spostarsi da parte del biondo.

“Se è per te, mio caro Steve, mi farò carico di qualsiasi peso, soprattutto se quel peso sei tu tra le mie gambe nude.”

Steve roteò gli occhi al cielo, divertito da quella conversazione prima di baciare il compagno passandogli anche una mano tra i capelli legati e sciogliendoli.

“Come se la cosa ti dispiacesse….”

 

………………….

 

“Avengers vi do il benvenuto nell’ospedale pediatrico…”

L’uomo iniziò a parlare iniziando a spiegare i vari reparti ma Tony gli si avvicinò guardandolo divertito prima di parlargli mentre lo vedeva tentare, invano, di contenere uno sbadiglio.

“Ehi Capitan ghiacciolo, gli anziani la notte dovrebbero dormire non passare ore e ore a parlare…”

Steve arrossì voltandosi verso quell’uomo, egocentrico e a tratti odioso, con in volto un’espressione stupita, chiedendo silenziosamente spiegazioni.

“Hai lasciato acceso il microfono della divisa che, penso, fosse in camera...”

Steve avvampò diventando rosso fuoco e, schiarendosi la voce, cercò di rimanere tranquillo ed alzare il mento per mostrarsi sicuro, incapace però di dare una risposta sensata a quell’affermazione. Era in torto e sapeva che era difficile battere Tony con l’uso delle parole.

“Avrei davvero voluto vederti cadere di faccia nel fango... il grande Capitano che scivola…potrei rivalutare davvero Barnes visto che sa tutte queste cose divertenti su di te.”

“Ti prego Tony.”

Tony alzò le mani poggiandone una sulla sua spalla divertito, prima di andare avanti e parlare bonariamente con il direttore di quell’ospedale.

Steve si ritrovò sorpreso e divertito perchè, con tutto quello che aveva sentito, non lo stava prendendo in giro per Bucky o per quello che avevano fatto negli anni passati ma solo per quello scivolone… 

Si ritrovò a sospirare sciogliendo i nervi tesi e annuendo, più a se stesso che ad altri, mentre guardava Tony tornare indietro con una piccola penna puntata verso di lui come per ammonirlo di qualcosa. Come se improvvisamente si fosse ricordato qualcosa di importante.

“E per l’amor del signore, Capitano moderi il linguaggio.”

Steve chiuse gli occhi maledicendosi ancora per aver detto quella esclamazione anni addietro… lo sapeva che sarebbe stata una maledizione con Stark.

“Perché ha appena detto di moderare il linguaggio a Capitan America, signor Stark?”

Chiese Peter che stava seguendo Tony e Steve si ritrovò a salutare il ragazzo con un sorriso decidendo quindi di parlare, sbuffando divertito.

“Non farci caso Peter, solo vecchie discussione tra amici.”

 

Fine.


 
   
 
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