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Autore: miss_MZ93    10/08/2019    2 recensioni
Marinette, ragazza confusa dal comportamento di Adrien degli ultimi tempi e da alcuni sogni che la rincorrono la notte, cerca risposte e chiarimenti. Appostata sul tetto della casa di fronte a villa Agreste, tutto quello che riesce a fare e contemplare la bellezza del suo compagno di scuola e grande amore.
"Le sue labbra, carnose al punto giusto.
I suoi capelli, in cui vorrei solamente lasciar vagare le mie mani.
Quegli occhi profondi, in cui mi immergerei volentieri, in cui vorrei solo perdermi.
Il suo viso, sempre allegro ma che in questo momento raffigura solamente sconforto e tristezza."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le sue labbra, carnose al punto giusto.
I suoi capelli, in cui vorrei solamente lasciar vagare le mie mani.
Quegli occhi profondi, in cui mi immergerei volentieri, in cui vorrei solo perdermi.
Il suo viso, sempre allegro ma che in questo momento raffigura solamente sconforto e tristezza.
Erano passate due ore. Due ore da quando, di ritorno da una serata movimentata, avevo deciso di fermarmi su questo tetto. Due ore da quando vidi il suo viso lasciare l’allegria che tutti potevano vedere ogni giorno. Due ore trascorse ad ammirare ogni sfaccettatura di Adrien.
Lo vidi salutare l’insegnante di cinese, avvicinarsi al pc e lasciare che le fotografie di sua madre invadessero i suoi ricordi, lo vidi abbandonarsi alla malinconia osservando alcune cornici contenenti immagini a me impossibili da riconoscere. In tutto questo tempo ero riuscita a capire molto di Adrien. Riuscii a scoprire quanto per lui sia importante soddisfare suo padre, renderlo orgoglioso in attesa che lui gli dedichi tempo, attenzioni ed affetto. Vidi quanta solitudine provasse, quando chiuso nelle sua stanza sembrava parlare con sé stesso invece che con gli amici con cui avrebbe potuto chiacchierare al telefono. Notai alcuni dettagli che mai avrei potuto osservare da un’altra prospettiva. Adrien era un ragazzo molto ordinato ma questo derivava da un precedente momento di confusione totale. Trascorse mezz’ora a scarabocchiare, disegnare qualcosa di evidentemente sbagliato per la sua mente e lasciare calcoli sparsi su post-it.
Tutto questo era finito nella spazzatura poco dopo, quando, colpito da un rimprovero giunto da non so bene dove, si accorse del disastro che stava creando.
Avevo sempre considerato Adrien un bellissimo ragazzo, intelligente, con un interesse particolare per il mio videogioco preferito, perfetto agli occhi di tutti e gentile con chiunque ne abbia bisogno.
Negli ultimi giorni invece, l’avevo visto sempre più adombrarsi, allontanarsi dagli amici appena poteva, chiudersi nel suo mondo fatto di pensieri che non voleva condividere con nessun altro.
Tre giorni, avevo trascorso tre interi giorni a chiedermi cosa affliggesse il ragazzo che amo e la risposta non poteva che essere più confusa di così. Il disordine che viveva a tratti nella sua stanza era solo l’esternazione dei suoi sentimenti e più cercavo di ricondurre tutto ciò ad una causa, più notavo piccoli particolari che mi spingevano in molte direzioni differenti.
Che avesse un problema relazionale con suo padre era palese anche per chi non conosceva bene il ragazzo ma il suo tormento non si limitava a questo. C’era qualcosa in lui che lo portava a lasciare tutti i suoi più cari amici fuori dal muro che aveva innalzato.
Tre ore, ventisette minuti, trentadue secondi. La mia mente continuava a vagare, aiutata dal più che sviluppato istinto che Tikki mi donava durante la trasformazione. Se solo lei avesse potuto vivere quei momenti al mio fianco, mi avrebbe ricordato di quanto fosse sbagliato ciò che stavo facendo. Violazione della privacy, probabilmente avrebbe iniziato una filippica sulla spiegazione di questo concetto.
Era ormai l’una di notte ed io ancora stavo osservando ogni movimento di Adrien. Lo vidi dirigersi verso il bagno e la parte più pudica di Marinette prese il sopravvento per qualche istante, colorandomi le guance di un bel rosso acceso. Riemerse qualche istante più tardi, coperto solamente da un paio di pantaloncini di una tuta sportiva, marchiata ovviamente Agreste.
Chiusi gli occhi velocemente, cercando di non focalizzarmi sulla bellezza che emanava Adrien e sugli istinti che una ragazzina innamorata stava iniziando a palesare. Nascosi il volto tra le mani ma la curiosità ormai aveva preso il sopravvento. Ero combattuta, troppo combattuta. Volevo scappare, nascondermi dalla vergogna che ormai avevo iniziato a provare e che si diffondeva sul mio volto velocemente. Sapevo però che i miei desideri erano di tutt’altra natura. Erano mesi che agognavo un contatto con Adrien, uno sfioramento casuale, una carezza dolce, un bacio, qualunque cosa potesse soddisfare le voglie che avevo iniziato a provare sempre più spesso.
Mesi prima avevo iniziato a chiedermi come sarebbe stato posare le mie labbra sulle sue e sentire il suo profumo solleticarmi i sensi. Mi ero svegliata con l’impressione di aver assaggiato le sue labbra. Fantasticavo di poter toccare i suoi capelli e sentire i suoi muscoli stringermi a sé. Ero riemersa più volte dal bagno, dimenticando anche il mio nome, il tutto per qualche sguardo particolarmente carico di un significato che lei non riusciva a comprendere o di qualche allusione che puntualmente le sfuggiva.
Avevo trascorso mesi a chiedermi se fosse normale aspettarmi certe cose da Adrien e ancora non ero riuscita a trovare risposta ai miei dubbi.
Per i successivi venti minuti, la porta del bagno rimase chiusa, lasciando fuoriuscire solamente vapore acqueo. Quando Adrien tornò in camera, sembrava avere riacquistato un po’ della sua innata positività, il sorriso che aleggiava sulle sue labbra però aveva qualcosa di diverso. Nonostante la distanza e la vista offuscata dalle sue emozioni, Ladybug avrebbe potuto notare quel cambiamento a chilometri di distanza. L’angolo destro delle sue labbra era inarcato verso l’alto, in un ghigno particolarmente familiare. I suoi occhi verdi si focalizzarono su di un punto preciso della stanza e quando fu abbastanza vicino, raccolse da un cassetto una scatola circolare. Sembrava molto importante per lui o forse lo era per qualcuno a cui lui teneva particolarmente. Adrien appoggiò la confezione sotto alla scrivania, cercando di coprirla il meglio possibile. Non aveva la minima idea di cosa stesse facendo ma tutto ciò le sembrava particolarmente familiare. Lei aveva sviluppato un’abilità particolare nel nascondere biscotti, dolci, acqua e tutto il necessario per accudire al meglio Tikki.
Quando il ragazzo terminò il suo meticoloso lavoro, i suoi occhi si concentrarono sui dettagli della sua stanza. Scrutò più volte la posizione di alcuni elementi ma non mosse nemmeno un muscolo per cambiare ciò che evidentemente non lo faceva impazzire di gioia. Quando decise che ogni oggetto sarebbe rimasto esattamente al proprio posto, il suo sguardo tornò a ricordarmi quello di una persona a me molto cara.
I suoi occhi si accesero di un entusiasmo nuovo e divertito e le sue labbra tornarono a contrarsi in quella piega che lo stava rendendo tremendamente irresistibile.
Nemmeno mi ero accorta che avesse indossato una maglia a maniche corte e scura ed un paio di pantaloncini neri con disegni verdi. Mentre il mio sguardo vagava per il suo corpo, coperto da quel pigiama estivo, il suo si era spostato. Il suo volto era completamente girato nella mia direzione ed i suoi occhi verdi stavano guardando la mia figura avvolta da quella tuta rossa a pois neri.
Lentamente alzò il braccio sinistro, più vicino alle vetrate che ricoprivano la sua stanza e sganciò la chiusura di una di esse. Aprì la finestra con estrema facilità, mantenendo il contatto con i miei occhi, ipnotizzati da ogni suo movimento. Ruotò anche il Busto verso la mia direzione ed io non ebbi più alcun dubbio: Adrien sapeva perfettamente che io mi trovavo lì, l’unico dubbio che mi rimaneva e a cui mi stavo aggrappando disperatamente era se fosse o meno cosciente del fatto che ormai erano ore che ero appollaiata sopra il tetto della casa di fronte alla sua abitazione.
Con un gesto lento e calcolato, Adrien mi chiese di raggiungerlo ed io mi trovai a combattere una guerra contro me stessa. Volevo andare da lui, avrei dato qualunque cosa per entrare in quella camera e poterlo guardare senza avere metri di separazione. D’altra parte però, se fossi andata da lui, avrebbe capito che non attendevo altro, avrebbe visto sul mio volto il rossore di una ragazza che aveva visto anche troppo. Il dilemma mi stava consumando e più aspettavo una mia decisione, più questa mi sembrava chiara, limpida ma sbagliata.
Adrien si allontanò dalla finestra ma nuovamente mi invitò a raggiungerlo.
I suoi occhi, così magnetici, le sue labbra, dipinte in un ghigno consapevole, il suo corpo, conscio della sua bellezza, ogni cosa mi attiravano come una falena ad una sorgente calda e luminosa.
Non mi accorsi nemmeno di essermi alzata dalla mia posizione. Le gambe tremavano appena, forse per la lunga serata trascorsa nella stessa posizione, forse perché ormai mi sembrava di avere gelatina al posto delle ossa.
Lo yoyo che tenevo sempre in mano e che, nelle ultime ore, mi era servito come antistress, si avvolse attorno al ramo di un albero poco distante. Lasciai che il vento mi scompigliare i capelli mentre mi dondolavo raggiungendo la finestra di casa Agreste.
Agilmente atterrai sul bordo della vetrata per poi entrare con un balzo da provetta atleta. Avevo la consapevolezza di avere gli occhi di Adrien fissi su di me ma ancora non riuscivo a ricambiare quello sguardo. Mi alzai lentamente da terra, raggiungendo il centro della stanza.
Il ragazzo non sembrava aver intenzione di parlare ma sentivo i suoi passi avvicinarsi a me sempre più.
Il contenitore sotto alla scrivania ricominciò ad attirare la mia attenzione, tanto da avvicinarmi e, con molta attenzione, sollevare alcune parti, il tanto che bastava per capire cosa vi fosse racchiuso all’interno.
Quello che trovai dentro al pacco mi lasciò senza parole. Una piccola casetta, probabilmente realizzata su misura da professionisti in modellismo, riempiva la metà del contenitore. Lo spazio rimanente era affollato da confezioni di formaggio di varie tipologie, tutte molto costose e pregiate. Adrien non aveva mai mostrato una particolare attenzione o preferenza verso quell’alimento e questo non fece che aumentare i miei dubbi. Non ero nemmeno sicura che nutrisse un interesse così profondo per il modellismo. Piccoli pezzi di un puzzle molto complesso, questo rappresentava ogni informazione che riuscivo ad avere su Adrien Agreste.
Qualcosa si mosse all’interno della confezione ed ogni mio dubbio iniziò ad incastrarsi perfettamente con gli indizi degli ultimi giorni. Quella casetta non era il regalo di un’ammiratrice, non era nemmeno il rifugio per qualche animale domestico che il padre non avrebbe mai accettato in quella casa lussuosa. Era la dimora di qualcosa di totalmente diverso da ciò che chiunque avrebbe potuto immaginare.
Aprii completamente la confezione, lasciando che l’odore di formaggio si diffondesse nella stanza. Nuovamente quell’ombra si palesò, veloce ed incredibilmente scura.
"Plagg?"
Non potevo credere ai miei occhi. Quella creatura svolazzava da una parte all’altra della struttura lasciando briciole di formaggio ovunque, una piccola scia per trovare il suo nascondiglio più profondo.
"Sei davvero tu?"
La testolina scura del Kwami si affacciò alla finestra della casetta. I suoi baffi erano sporchi di formaggio, i suoi occhi cercavano la persona che aveva appena pronunciato il suo nome. Quando il suo sguardo incrociò il mio, riconobbe una figura diversa da quella che sicuramente aspettava di vedere.
"Ladybug?"
"Plagg. Non è possibile"
Ogni tassello stava magicamente volando al suo posto e, nonostante io fossi sempre stata una ragazza poco sveglia ed ingenua, non potei non collegare ogni cosa.
Ricordai tutte le volte in cui Adrien era svanito nel nulla durante la comparsa di un super cattivo. Ricordai il suo profumo mischiato ad una fragranza simile al camembert. Ricordai di aver notato più volte i suoi occhi verdi, così simili a quelli pieni e nascosti dalla maschera nera. Ogni cosa sembrava così chiara nella mia testa ma anche sfumata di confusione ed incredulità.
Adrien, un ragazzo dolce, così semplice, bello, gentile e premuroso.
Chat Noir, un supereroe con poteri oltre la comprensione di un essere umano, un gatto randagio con una personalità sfacciata, egocentrica ma affascinate.
Come potevano due persone così differenti, vivere in una persona sola? La risposta le apparve in mente chiara e limpida. Se la timida, sbadata ed ingenua Marinette, poteva trasformarsi nell’eroina di Parigi, pronta a lottare contro Papillon e le sue Akuma, sviluppando intelligente, caparbietà e sicurezza nel proprio potere ed in quello degli altri, il cambiamento da Adrien a Chat Noir non avrebbe dovuto sbalordirla più di tanto.
"Finalmente l’hai scoperto, ragazzina. Ne hai impiegato di tempo!"
Detto questo, il Kwami tornò a divorare formaggio nella sua cassetto, probabilmente nuova e fonte di gioia e curiosità per la creaturina.
Un’ombra oscurò la mia visuale ed il profumo marchiato Agreste invase il mio olfatto. La vicinanza di Adrien iniziò a provocarmi calore ed emozioni contrastanti. Non sapevo se allontanarlo e malmenarlo come ero solita fare con Chat Noir o tornare la ragazzina imbranata e balbettante che conosceva Adrien. Probabilmente avrebbe deciso tutto il mio cuore, rendendomi un automa indeciso e confusionario.
"Confusa, my lady?"
"Molto"
Lo vidi allontanarsi e porgermi una mano per aiutarmi ad alzarmi dal rifugio di Plagg. Afferra i la sua mano, non tanto per avere un appoggio ma più per poter stabilire il primo contatto fisico con lui durante quella serata che si stava dimostrando incredibile e piena di sorprese.
"Delusa?"
Il volto di Adrien tentò di mantenere quel ghigno che adesso sapevo appartenere alla sua parte velata di nero e verde. Un barlume di preoccupazione però lo vinse ed i suoi occhi si strinsero appena, in attesa della mia prossima mossa.
Mi avvicinai a lui lentamente, cercando di non distogliere lo sguardo da quegli smeraldi meravigliosi.
"Se solo lo avessi saputo prima…"
Lo vidi avanzare, lasciando solo pochi centimetri tra noi. Adrien era più simile a Chat Noir di quanto io avessi mai potuto immaginare. Le sue movenze, i tratti divertiti del suo volto, quegli occhi maliziosi e seducenti, che sciocca ero stata, avrei dovuto capirlo subito.
Continuava ad avvicinarsi ed io, Distratta dal rumore del mio cuore che aveva iniziato a battere furiosamente nel petto, nemmeno mi accorsi di essere finita con le spalle poggiate alla parete di fronte alla vetrata. Alla mia destra avevo la porta che conduceva al resto della casa, alla mia sinistra il vuoto, a tratti illuminato dallo schermo del computer di Adrien.
Le sue mani si mossero velocemente, intrappolandomi contro la parete della stanza.
"Adesso che lo sai, cosa pensi di me, di Adrien?"
Una morsa alla pancia mi rapì completamente, come se qualcosa si fosse completamente rigirato. Non erano semplici farfalle, erano falene impazzite, un dolce dolore all’altezza della bocca dello stomaco che contagiava il mio cuore ormai preda di quegli istinti che da mesi stavo provando a combattere.
Inghiottii un grumo di ansia, ossigeno ed agitazione mentre la mia bocca iniziava a farsi sempre più secca, sempre più bisognosa di qualcosa che non riuscivo a comprendere. Le mie mani si mossero in piena autonomia, lasciando la loro posizione di difesa sul mio petto e muovendosi verso il suo viso. Quante volte avevo sognato di poterlo toccare senza sembrare pazza, quante volte avevo immaginato di immergere le dita in quei fili dorati, quante volte avevo pensato a cosa avrei provato sfiorando le labbra di Adrien. Finalmente potevo soddisfare i miei desideri e le mie voglie e nessuno avrebbe mai potuto strapparmi da quel sogno che stava diventando realtà.
La pelle di Adrien era perfetta, liscia e vellutata, i suoi capelli erano morbidi e setosi. Non capii subito le sensazioni che stavano affollando la mia mente. Mi ci volle qualche secondo prima di accettare quel senso di dejavu che ormai aveva invaso ogni mio senso. Decisi di ignorare totalmente quella sensazione e concentrarmi sulla sua domanda. Cosa pensavo di Adrien? Avrei potuto scrivere un libro su ciò che quel ragazza rappresentava per me ma in quel momento avevo in mente solo poche e banali parole che lasciai uscire dalla mia bocca lentamente.
"Sei un bellissimo, dolce, gentile e premuroso ragazzo così come sei un egocentrico, sfacciato e sciocco gattino"
La sua bocca trovò velocemente la strada per la mia e mentre le sue labbra mi lasciavano dolci e rispettosi baci, nella mia mente si insinuarono immagini dei miei sogni più vividi. Erano mesi che sognavo tutto ciò, erano mesi che aspettavo tutto ciò, erano mesi che non dormivo la notte perché quelle scene non mi davano tregua.
Strinsi tra le mie dita i capelli del biondo, probabilmente facendogli anche male ma qualcosa era cambiato dentro di me, come un pulsante che ormai era stato premuto. Spinsi il suo volto verso il mio, assaggiando ogni centimetro delle sue labbra. Mi staccai solamente per disegnare con la lingua il profilo della sua bocca e più mi abbandonavo ai miei desideri, da troppo tempo imprigionati, più sentivo il sorriso di Adrien farsi malizioso.
"Sei sempre così impaziente… Marinette"
Mi raggelai, immobile, ad un millimetro dal suo volto. Tornai a guardare i suoi occhi e ciò che vi lessi dentro era lo specchio del mio desiderio misto ad una consapevolezza stranamente familiare.
"Io non…"
Adrien scosse la testa divertito dalla situazione. Io invece sentivo ogni parte di me diventare fragile come cristallo. Lui sapeva, lui sapeva ogni cosa, sapeva chi io fossi. Com’era possibile?
"Come…"
I suoi occhi si focalizzarono sulle mie labbra mentre i miei non riuscivano a scostarsi da quel verde così profondo. Troppe domande si affollarono nella mia mente, troppi dubbi, troppe incertezze. Potevo essere sfacciata e sicura di me quando indossavo una maschera rossa sul volto ma davanti alla consapevolezza che Adrien mi avesse riconosciuta, tuta la mia determinazione stava svanendo, velocemente ed inesorabilmente.
Mi spinse nuovamente contro al muro, tornando a baciare ed assaggiare la mia bocca. Potevo sentire la sua lingua danzare con la mia mentre I miei pensieri balzavano da un luogo all’altro.
Le mani di Adrien scesero dolcemente, avvolgendo le mie braccia, stringendo le mie spalle, fino a raggiungere i miei lobi. Con infinita calma, cercando di intuire come avrei reagito io a quello che stava per fare, le sue dita sfilarono abilmente il mio Miraculous.
Un bagliore rosso mi avvolse lasciando Tikki vagare per la stanza disorientata. Le bastò un istante per comprendere la situazione e, senza nemmeno il tempo di poterle dare spiegazioni, la vidi avviarsi distrattamente verso la casetta di Plagg.
Mi voltai verso di lei, cercando di chiamarla senza sapere nemmeno io perché avessi bisogno di parlarle ma un dolce gremito mi sorprese. Adrien aveva approfittato del mio momento di distrazione per lasciare una lenta scia di baci sul mio collo. Sentivo il cuore pronto ad esplodere ed un gran calore invadere ogni parte del mio corpo.
"Adrien…"
Il biondo tornò a guardarmi negli occhi, lasciandomi senza parole. Non mi ero mai davvero resa conto di quanto fossero belli e profondi.
"Mi piace sentirti pronunciare il mio nome, Marinette"
Ad un tratto il dubbio su come avesse scoperto la sua vera identità divenne più importante di qualunque bacio, di qualunque cosa stessero facendo fino a quel momento.
Allontanai Adrien dal mio corpo, troppo caldo ed eccitato per concentrarmi sulle domande che dovevo porgli. Evita anche di guardarlo direttamente in volto, preferendo guardare il pavimento perfettamente pulito.
"Come facevi a saperlo?"
"Ho visto Tikky dormire accanto a te"
"Cosa?!"
Tornai a guardarlo incredula, non riuscivo a comprendere le sue parole. Tutto mi sembrava così confuso, strano, sbagliato addirittura.
"Quando sei entrato in camera mia?"
Adrien alzò un sopracciglio, sorpreso da qualcosa che per me era incomprensibile. Ormai ero sotto shock, continuavo a sentire mille domande ronzare nella mia mente e nessuna risposta esaudirle.
"Sei ancora convinta che fossero solo sogni, Marinette?"
D’un tratto ogni cosa sembrò trovare il suo posto ed il puzzle venne completato velocemente.
 
Una sera, tre mesi fa,mi svegliai nel cuore della notte, vinta da un incubo terrificante. Dalla botola sopra la mia camera, vidi Chat Noir appoggiato al balcone del mio palazzo. Lo invitai ad entrare perché il freddo pungente sembrava averlo quasi congelato. Il sonno spesso mi rapiva mentre il supereroe mi parlava dei suoi problemi con suo padre.
La mattina dopo mi svegliai con le coperte rimboccate e la finestra appena accostata. Il freddo invernale aveva rinfrescato tutta la stanza e la strana sensazione di aver dimenticato qualcosa mi assalì.
Dopo una settimana la figura del gatto nero di Parigi tornò a bussare alla mia botola, sempre a tarda notte e sempre mentre io ero semicosciente per il sonno.
Chat Noir mi disse che parlare con me lo stava aiutando a capire come comportarsi per uscire da una situazione insostenibile e per ringraziarmi mi lasciò un bacio sulla guancia prima di scomparire oltre i tetti della capitale.
Nei due mesi seguenti, ai baci si erano aggiunte carezze, le sue labbra si erano spostate dalla mia guancia alla mia bocca, le sue mani avevano sfiorato il mio volto, i miei capelli ed i miei fianchi molte volte.

Avevo sempre pensato che fossero semplici sogni perché nulla al mio risveglio mi lasciava pensare che fosse tutto reale. Non trovavo mai traccia del passaggio di Chat Noir e quello mi era bastato per convincermi che fossero solo sogni, sogni in cui Chat Noir si confondeva con Adrien, dove quella maschera verde spesso svanì a magicamente, lasciando vestiti dal taglio Agreste al posto della tuta nera del gatto più famoso di Parigi.
Avevo trascorso mesi a pensare ad un risveglio dei miei istinti nel mio sogni, palesemente un avvertimento che quel che desideravo era un contatto con Adrien. Invece ogni cosa, ogni gesto, ogni bacio ed ogni carezza erano reali. Non si trattava di sogni ma di realtà.
La testa iniziò a girarmi velocemente, stressata dalla verità che mi aveva colpita come uno schiaffo in pieno volto.
Erano mesi che baciavo ed amavo Adrien, mesi che sapevo chi fosse in realtà, mesi che avevo a mia disposizione tutto ciò che avevo sempre desiderato, lui.
Adrien mi guardò preoccupato ma quando i miei occhi tornarono a specchiarsi nei suoi, tutto quello che riuscii a fare fu gettargli le braccia al collo e riprendere da dove ci eravamo interrotti poco prima.
I suoi baci ripresero più voraci di prima, le mie carezze divennero sempre più spinte finché non vidi la sua maglietta finire sul pavimento e la mia camicetta aperta. I suoi occhi si soffermarono sulla mia pelle, prima di riprendere a baciare ogni centimetro del mio collo.
Una sua mano mi strinse a sé, portando la mia gamba sul suo fianco. Qualche minuto più tardi, mi ritrovai sollevata da terra.
Trascorremmo la notte a baciarci lasciando che i nostri corpi vagassero per tutta la stanza.
Adrien mi fece sdraiare sul suo letto, lasciandoci la possibilità di dormire almeno un paio d’ore prima di iniziare una nuova giornata scolastica.
Il suo volto risplendeva sotto i raggi della luna mentre mi guardava adorante.
La mia camicetta, ormai stropicciata, lasciava piena visuale ad Adrien della mia biancheria e più guardavo il suo petto nudo, più avrei voluto sentirlo stringermi a sé, avere la sua pelle a contatto con la mia, provare le sensazioni che quella vicinanza mi avrebbe regalato.
"Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, Marinette. Non essere impaziente"
Arrossì vistosamente, tanto che Adrien mi dovette tirare fuori dal lenzuolo che avevo utilizzato come protezione per i miei sentimenti.
"Ti amo, Marinette, my lady"
Adrien mi strinse a sé, donandomi un ultimo, dolce e profondo bacio prima di prendere sonno.
Rimasi a guardarlo qualche altro minuto, era bellissimo, lo era sempre stato ma visto così, da vicino, con la consapevolezza che tutto sarebbe cambiato tra noi, sembrava ancora più affascinante.
"Ti amo, Adrien, mon chaton"
Lasciai che la notte mi rapisse ma nessun sogno sarebbe mai stato paragonabile a quella notte. Non avrei mai permesso alla mia mente di confondere anche sogno e realtà perché ormai ogni mio sogno si era avverato.

***

Ciao lettori e fan di Miraculous!
Benvenuti in questa piccola oneshot basata su una delle coppie più amate in questo cartone animato europeo!
È un primo tentativo per me, non mi sono mai cimentata in oneshot! Spero che vi sia piaciuta questa breve storia, fatemi sapere cosa ne pensate in un commento!

***

Quando ho aperto la pagina di efp oggi, ho letto "200" visite per questa mia piccola oneshot. Penso di esser rimasta senza parole e non è una cosa che capita spesso a chi, come me, ama leggere e scrivere 😂
Non posso che ringraziare ogni lettore, ognuno di voi, per aver raggiunto in soli sette giorni un traguardo simile! Non avevo mai scritto una oneshot prima quindi per me questo è un risultato meraviglioso che mi spinge a voler scrivere nuove storie 😊
Grazie ancora a tutti quanti, a chi ha recensito questa storia, a chi semplicemente l'ha letta, a chi l'ha aggiunta alle preferite o alle seguite e a chi ha deciso di seguire me come scrittrice! Presto potrete leggere una nuova oneshot con protagonisti Adrien e Marinette ma non nego di aver in mente qualcosa anche per Luka, stay tuned!
Per i lettori di Wattpad, potete seguirmi anche lì, nickname "miss_MZ93".
A presto!
❤️

***

Bonsoir! Non mi sono dimenticata di voi, miei cari lettori, anzi! Ho pubblicato da poco una nuova oneshot missing moments dedicata ad Adrien e Ladybug, quindi se la ship vi intriga, correte a leggerla!
See you soon!
miss_MZ93
  
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