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Autore: SagaFrirry    11/08/2019    2 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Torneo -parte terza-

 

“Siete già stanchi?” parlò Keros, ordinando ai giovani demoni di alzarsi.

Attorno al gruppetto in addestramento, si era creata una piccola folla di curiosi. Fra servi, soldati ed aspiranti guerrieri, erano rimasti in molti ad osservare le mosse del principe che tentava di insegnare ad un gruppo di ragazzini come combattono gli angeli. Lucifero scosse la testa, non apprezzando certi spettacoli, e diede ordine che tutti si recassero all’arena per gli scontri imminenti. Ormai gli sfidanti erano rimasti in pochi, e presto si sarebbe saputo il nome del vincitore del torneo. Keros non poté non notare lo sguardo di disappunto del re e rimase ad osservarlo in silenzio, mentre veniva annunciato il suo ingresso sul palco fra le ovazioni. Indossando un mantello nero ed una veste color della notte, anche il principe raggiunse gli spalti e non disse una parola. Vide alcuni dei bambini figli dei traditori, che attendevano l’inizio dei combattimenti. Il mezzodemone non comprendeva tutto quell’entusiasmo, ma era evidente che fosse l’unico fra i presenti a non percepire quella frizzante energia e voglia di vedere gente picchiarsi per giorni.

Lilith era stata in grado di aggiudicarsi un posto in finale, mentre Arikien si era dovuto arrendere dinnanzi alla brutale forza di uno degli eredi di Asmodeo. Una volta medicato, si era seduto accanto ad Alukah ed aveva tifato con entusiasmo durante gli scontri successivi. Contro Lilith, inaspettatamente, si era ritrovata un’altra donna. Keros la conosceva bene, era la ragazza che più volte lo aveva massacrato durante gli addestramenti con Astaroth. Era una femmina davvero feroce, ed aveva sbaragliato ogni avversario che si era ritrovata di fronte.

“Chi vincerà, secondo te?” mormorò il sovrano, rivolto al principe che gli sedeva accanto.

“Difficile a dirsi. Sono due stronze” ammise il sanguemisto, mentre la lotta iniziava.

Lilith era più esperta, memore di millenni trascorsi fra le avversità dell’Inferno. La sua avversaria era molto più giovane ed avventata, ma aveva dalla sua parte l’energia dell’età e la sfrontatezza acquisita con l’addestramento. Non si persero in inutili convenevoli ed iniziarono immediatamente ad affrontarsi, mentre il pubblico urlava e tifava. Fu uno scontro lungo, senza esclusione di colpi, ma alla fine Lilith si fermò. Con un gesto della mano, si voltò verso il re e sorrise.

“Lascio che sia questa giovane ad ottenere la vittoria” disse, soddisfatta “Penso che non potevo chiedere di meglio. Una gran femmina, la migliore combattente del regno”.

Si levarono applausi ed ovazioni, mentre il re si era alzato ed aveva decretato la vincitrice a gran voce. La ragazza si era inchinata, ancora incredula, ed aveva ricevuto in premio la spada promessa dal sovrano.

 

“Voglio offrirvi ancora attimi di diletto, miei sudditi” aveva parlato Lucifero, una volta concluso l’ultimo combattimento ed aver osannato a sufficienza la vincitrice “Volevo, prima di farvi rientrare ai vostri regni ed alle vostre solite attività, concedervi un ultimo, memorabile, momento”.

Si levò un applauso, mentre il re si levava elegantemente il mantello e scendeva in arena.

“Il re!” sussurrava il pubblico “Il re combatte!”.

Era un avvenimento a cui nessuno voleva mancare. Il sovrano era il più potente di tutti ed ogni suo combattimento era esempio di perfezione e mirabile dimostrazione di forza.

“Vieni, mio erede” invitò il Diavolo, allungando la mano verso Keros.

Questi sobbalzò, accigliandosi. Dannato vecchio, si ritrovò a pensare, che tentava di coinvolgerlo in simili stupidaggini!

“Avanti, mio erede” ghignò Lucifero “Approfitta di questo momento. Tutti qui non vedono l’ora di vederti combattere con ogni mezzo possibile. Ti concedo di usare i poteri angelici, se lo desideri. È tanto che non ho a che fare con simili energie”.

Il principe rimase immobile, qualche istante. Avrebbe tanto voluto declinare, ma equivaleva a farsi dare del vigliacco dall’intero regno. Così, dopo alcuni istanti in cui fulminò con lo sguardo il sovrano, si alzò. Con un sospiro, tolse anch’egli il mantello e slacciò qualche gancio nel complicato vestito. Con il tatuaggio del braccio in bella vista, storse il naso e si apprestò a combattere. Dal pubblico presente si alzò un applauso eccitato.

“Sono curioso di constatare di persona i tuoi progressi” mormorò il Diavolo.

I due si stavano studiando, camminando in tondo lungo il perimetro dell’arena. Arikien era perplesso, non capendo perché re e principe dovessero scontrarsi. Alukah, seduto al suo fianco, ridacchiava divertito.

“Puoi tornare a sederti, se non te la senti” derise Lucifero.

“Anche tu puoi tornare al tuo posto, se ti stanchi”.

“Frena la lingua, ragazzino!”.

“Risparmia il fiato, vecchio!”

Fu Lucifero a fare la prima mossa, scattando verso l’erede. Keros schivò facilmente quell’attacco, con un movimento rapido. Parò ed evitò ancora un paio di colpi.

“Smettila di giocare” sbottò, saltando all’indietro “Se vuoi uno scontro, almeno sii serio! Se no lasciami in pace!”.

Il re rispose con un colpo decisamente più forte, che lanciò il principe a terra.

“Come desideri!” rise il sovrano, spalancando le braccia.

Il mezzodemone si rialzò e subito contrattaccò, usando la balaustra che circondava l’arena come base per un salto orizzontale verso l’avversario. Lucifero saltò a sua volta, schivando quell’assalto, e usò la coda per infliggere una lieve ferita all’erede. Keros, irritato dal dolore e dall’atteggiamento del sovrano, ringhiò. Il diavolo subito contrattaccò ma l’erede fu rapido a reagire e creò una barriera attorno a sé. Il signore dei demoni vi sbatté contro e fu respinto con una scarica magica. Portandosi entrambe le mani al volto, la zona più colpita dalla scarica, il demonio borbottò un “E questo quando lo hai imparato?”, preparandosi poi a parare le fiamme che il principe gli stava lanciando contro.

Il pubblico era in estasi, mentre i due avversari si affrontavano a lanci di fiamme e salti. Di colpo Keros cambiò tipologia di fuoco, che si tinse d’azzurro, riuscendo a ferire il sovrano. Evitò poi il contrattacco spalancando le ali angeliche. Satana rincarò la dose e si fiondò contro l’erede ad artigli sfoderati, graffiandolo con ferocia. Il principe finì in terra, dolorante. Si voltò verso il re, che attendeva un segno di resa per terminare il combattimento, ringhiando sommessamente. Invece di sottomettersi, ripartì subito all’attacco.

“Ma quando la finiranno?” si preoccupava Arikien “Si stanno ferendo seriamente!”.

“Calmati!” lo derise Alukah “Il re non ammazza di certo il suo erede! Stanno giocando”.

“A me sembra che se le stiano dando di santa ragione…”.

“Si vede che hanno questioni in sospeso. Rilassati. A Keros basta chinare la testa e tutto finisce. Se continua, significa che è in grado di combattere e vuole continuare a farlo”.

Poco convinto, Ary trattenne il fiato. Keros era stato di nuovo scagliato in terra con forza e l’arena iniziava a tingersi con il sangue di entrambi. Gli spettatori accompagnavano lo scontro con tipo, ovazioni ed urla, soprattutto in caso di colpi particolari o scenografici. Era evidente che il principe stava avendo la peggio ma, con assoluta testardaggine, non aveva alcuna intenzione di sottomettersi. Richiamò di nuovo a sé il potere angelico e colpì violentemente il sovrano, fra lo stupore dei presenti. Lucifero, di tutta risposta, scagliò contro l’erede una potente scarica di energia demoniaca che lanciò l’erede contro gli spalti, fra il pubblico. Gemendo, Keros si rialzò a fatica ed  arrancò di nuovo fino all’arena. Satana lo colpì ancora, ributtandolo a terra. Le corna di entrambi erano visibili, grandi, ed incorniciavano benissimo i loro volti sporchi di sangue e deformati dalla rabbia. Il principe si rialzò in fretta ma, altrettanto in fretta, il diavolo lo afferrò per le braccia e gliele girò dietro alla schiena. Piegando le ali, strinse la presa e mormorò: “vuoi che ti uccida?”.

L’erede scossa la testa, rassegnato, dopo alcuni secondi d’attesa.

“Sei stato molto bravo” sussurrò poi il re, inchinandosi dinnanzi agli applausi del pubblico.

 

“Siete due idioti!” sbottò Lilith, curando le ferite di Lucifero.

“Ma su, è stato divertente” ghignò il re, sorseggiando vino.

“Keros è giovane ed orgoglioso, non dovevate spingerlo ad una simile sfida”.

“Son cose che formano, che rafforzano. Che gli fanno capire perché non deve fare lo sbruffone con me”.

“Intanto ti ha ferito…”.

“Vero. È potente, specie se sfrutta le abilità angeliche. Non mi ha rivolto la parola, finito lo scontro, ma sono sicuro che si riprenderà presto. Un po’ di riposo e sarà come nuovo”.

“Siete davvero idioti!” sibilò la demone, stringendo forte una fasciatura e facendo gemere il re.

 

Keros aveva raggiunto le proprie camere, in silenzio. Chiudendosi a chiave all’interno delle proprie stanze, aveva tentato di lenire il dolore delle ferite. Perdeva sangue, ma non aveva voglia di farsi vedere da un medico o da qualche servo impiccione. Aveva lasciato lo scontro a testa alta, con orgoglio, e non aveva intenzione di mostrare alcuna debolezza. Con una certa difficoltà, aprì un portale e si addentrò nel mondo umano. Seduto sul tetto della casa che un tempo era di Arikien, attese l’alba. Alle prime luci, non appena i raggi lo sfiorarono, subito iniziò a sentirsi meglio. Le ferite si rimarginarono ed il dolore si alleviò. Poi, sentendosi molto stanco, si trascinò fino alla camera da letto della casa, arrotolandosi nella coperta ed assopendosi quasi subito.

Un rumore lo svegliò, e si tirò su a sedere in pochi istanti. C’era qualcuno sul tetto? Non passò molto tempo prima che capisse che si trattavano di angeli. Trattenne il fiato, piuttosto preoccupato. Se avessero deciso di affrontarlo in quel momento, in cui era debole e stanco, non sapeva quali conseguenze avrebbe potuto riportare. Li sentiva discutere, in tono serio e concitato. Riconobbe la voce di Mihael, e questo un pochino lo tranquillizzò, ma capì subito che non stava discutendo con un sottoposto.

“Perché non intervieni?” domandava una voce che Keros sapeva di conoscere, ma che in quel momento non riusciva a collegare.

“Il nostro compito è difendere gli umani” rispondeva Mihael “E qui non ci sono umani. Perciò perché devo intervenire?”.

“Perché te lo ordino io!”.

“Con tutto il rispetto, sono io a capo degli eserciti angelici e decido io che fare in questi casi. Non avete autorità su di me in questo frangente”.

“Io sono un Serafino. Ti sono superiore di grado e ti ordino di rispedire quell’immondo essere all’Inferno ora. Subito”.

“Non è necessario. Nessun umano è in pericolo”.

“Obbedisci!”.

Il Serafino stava perdendo la pazienza, lo si poteva capire dal tono della voce. Mihael, al contrario, restava calmo e pacato.

“E quando verrà la fine del mondo?” incalzava il Serafino “Che farai?”.

“Combatterò, ovvio!”.

“Anche contro quello lì?”.

“Ma… di che parlate?!”.

“Alla fine di tutto, lo sai che dovrai spedire definitivamente agli Inferi anche lui. Lo farai oppure no?”.

“Innanzitutto non sappiamo da che parte si schiererà. Le sue ali sono ancora angeliche, il suo animo non è interamente demoniaco”.

“E questo chi lo ha stabilito?”.

“Ritengo di essere sufficientemente esperto in materia, Vehuia!”.

Keros sobbalzò, sentendo quel nome. Ricordava quel Serafino, che lo controllava mentre in Paradiso leggeva libri sulla caduta. Non gli era mai stato simpatico, e probabilmente la cosa era reciproca.

“Muoviti!” sbottò il Serafino, mentre il principe tentava di raggiungere la stanza con il portale per l’Inferno.

Mihael sospirò e raggiunse il figlio, fissandolo quasi con noia.

“Me ne sto andando” mormorò il mezzodemone “Non voglio problemi. Sono molto stanco”.

“Perché sei venuto nel mondo umano?”.

“Per il sole. Ero ferito…”.

“Perché eri ferito?”.

“Perché i demoni sono degli animali, ecco perché!” interruppe Vehuia “Rispediscilo subito agli Inferi!”.

“Ci sta tornando di sua spontanea volontà!” iniziò a spazientirsi Mihael.

“Farò rapporto, Mihael”.

“Ed a chi? A Dio? Buona fortuna!”.

Vehuia trattenne la rabbia e volò via, decisamente alterato.

“Me ne vado subito” si affrettò a dire Keros “Non voglio metterti nei casini…”.

“Nessun casino. Solo idiozia” storse il naso Mihael “Tu, piuttosto, non dovresti girare per il mondo umano se sei debole”.

“Lo so”.

“Se lo sai, perché lo fai?”.

“Non so. Idiozia, suppongo…”.

Il principe sospirò, piuttosto abbattuto.

“Che succede?” domandò l’Arcangelo, in un raro sprizzo di empatia.

“Niente… Torno a casa”.

Giunto sulla porta, pronto a rientrare all’Inferno, Keros si voltò verso il padre.

“Non voglio la fine del Mondo” confessò.

“Nessuno la vuole” rispose Mihael.

“E allora perché avverrà?”.

“Perché è giusto così”.

“Capisco…”.

Con un mezzo sorriso, il mezzodemone salutò con la mano e poi attraversò il portale. Una volta dall’altra parte, camminò nel buio per un po’. Voleva raggiungere la propria stanza in fretta, piuttosto debole e dolorate, percorrendo i corridoi del castello. Aveva i capelli rossi tutti increspati, il viso rigato dal sangue e gli occhi segnati dalla stanchezza. Nell’oscurità, si sentì afferrare e stringere.

“Keros!” parlò chi lo stringeva.

“Ary…” lo riconobbe il principe.

“Mi hai fatto morire di paura! Ero preoccupato!”.

“Davvero?”.

“Lo eravamo tutti! Dove sei stato?! Stai bene?”.

“Ti preoccupi troppo. Ho solo tanto sonno…”.

Il principe sorrise, felice di aver ricevuto quel genere di benvenuto.

“Oh, meno male! È tornato!” si sentì dire da Lilith e Leonore si unì a quei commenti di sollievo. Per tutto il palazzo si diffusero voci e si udì ad eco la frase “il principe è tornato”.

“Mi stavano cercando tutti?!” si stupì Keros.

“Ovvio!” sibilò Lucifero, raggiungendo l’erede zoppicando leggermente “Eri ferito e non davi più tue notizie!”.

“Ero nel mondo umano per il sole. Ora non sanguino più”.

“E se ti fosse successo qualcosa?”.

“Tipo essere aggredito e ferito da un mio zio incazzato? Già fatto per oggi, non trovi?”.

“Zio?”.

“Hai capito il concetto…”.

Il principe chinò leggermente la testa, mentre posizionava le mani nel gesto che per tutti i demoni significava sottomissione e resa. Non aveva voglia di discutere, vinto dalla stanchezza. Il re lo osservò, mentre si allontanava lentamente.

“D’ora in poi…” lo fermò “Voglio vederti sviluppare ogni lato angelico che hai”.

“Che…?”.

“Mi hai sentito. Sei potente, ma non abbastanza. Voglio vederti diventare il più potente di tutti”.

Keros sorrise, questa volta sinceramente.

“E la prossima volta sarò io a sconfiggerti?” suggerì.

“Tieni i piedi per terra” ghignò Lucifero “Non esagerare. Ora fila a dormire!”.

 

 

Ciao! È da un pochino che non vi lascio un saluto, giusto? Ora me ne vado un pochino in ferie, quindi mi prendo una piccola pausa (piccina piccina). A presto!

   
 
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