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Autore: Smeralda Elesar    12/08/2019    1 recensioni
L'Aether, la gemma della realtà, è stata ritrovata da una ragazza di Midgard dopo cinquemila anni di oblio, ed il suo ritrovamento porta al risveglio degli Elfi Oscuri.
Tra la Convergenza dei mondi che si approssima, il fatto che gli esseri umani non hanno abbastanza forza per resistere al potere di una gemma dell'infinito, e Malekith deciso a riappropriarsi di ciò che gli appartiene, l'unico modo per evitare il disastro potrebbe essere quello di patteggiare con il maestro di magia più abile dei nove regni.
Peccato che Loki sia anche l'essere meno incline a collaborare con Asgard di tutti i nove regni.
Insomma, i problemi sono appena iniziati per Thor, Odino, Asgard... e soprattutto per Darcy Lewis.
Perché è lei la custode dell'Aether, adesso.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darcy Lewis, Loki, Malekith, Thor
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Desclaimer: questa storia è dedicata ad Alie_NationZone. Non so se bazzica ancora questo fandom, ma ai tempi in cui EFP era molto più vivace lei è stata per me un'imparegiabile compagna di delirio. Forse addirittura questa idea di Darcy che trova l'Aether al posto di Jane è una cosa che avevamo tirato fuori in una delle nostre meravigliose chat.

E dunque a te, compagna di delirio e cacciatrice di assurde situazioni Thorki! Skål! dovunque tu sia.


Invece a tutti voi che mi conoscete per la prima volta, benvenuti in


Un mondo oscuro

1

La gemma della realtà

*

Asgard, prigioni nei sotterranei


La cella era pulita, bianca, asettica.

E, privilegio non trascurabile dovuto forse al suo lignaggio o forse ad una premura personale di Frigga, era una cella singola in cui Loki, principe cadetto e adesso criminale, era unico ospite.

Loki fece scorrere lentamente le lunghe dita sulla parete del campo di forza, tracciando con la punta dei polpastrelli gli intrecci geometrici che vibravano di energia e di seidr sotto il suo tocco.

Non erano quelli a trattenerlo davvero.

Più che altro una cella di Asgard gli sembrava un'ottima alternativa a certe cose che aveva visto sul pianeta artificiale del Titano Folle, cose che sarebbero state riservate a lui come punizione per il suo fallimento.

Già che non avesse recuperato la gemma dello spazio, il Tesseract, era grave, ma che addirittura nel tentativo avesse perduto la gemma della mente che gli era stata affidata era imperdonabile.

Anche se in teoria Thanos non sapeva che lui sapesse da cosa esattamente derivava il potere di controllare le menti nel suo scettro.

Loki lo aveva compreso non subito ma molto presto, ed aver perso una gemma dell'infinito gli sarebbe costato molto, molto caro.

Dunque meglio una cella, anche se il suo orgoglio ne usciva un po' ammaccato.

Ci sarebbe rimasto abbastanza a lungo affinché Thanos si dimenticasse di lui, poi avrebbe trovato un modo per fuggire.

Per il momento si accontentò dell'ennesima guardia che, confuso dalla sua illusione che mostrava la cella vuota, era corso a dare l'allarme sulla fuga del dio degli inganni.

**

Un luogo remoto, imprecisato, molto umido, buio e freddo.


-Jane! Jaaaneeee!!! Mi senti? C'è nessuno? Ehi!-

Accidenti, ma perché tutte le cose strane capitavano a lei?!

Insomma, Darcy aveva anche fatto la sua buona azione quotidiana andando a cercare Jane per farle vedere quegli strani dati sulle anomalie gravimetriche!

E dunque era questa la ricompensa che il karma le riservava? Farla precipitare nelle miniere di Moria?

-Jane! Qualcuno, per favore, riesce a sentirmi?-

Oltretutto quella cosa rossa dentro il monolite di pietra non le piaceva per niente.

Sibilava, si muoveva, sembrava viva.

Ed in un posto del genere poteva trovarsi di tutto!

Accanto a quel gigantasco blocco di pietra il rilevatore di distorsioni magnetiche impazziva letteralmente, ed il continuo bip le stava perforando il cervello.

Tutto attorno a lei c'era il vuoto, e poi, lontane ed irraggiungibili, pareti lisce scavate nella nuda roccia.

Se quella cosa era stata messa in isolamento voleva dire che era una cosa pericolosa, e lei non voleva avere nulla a che fare con roba del genere: Jane era un'astrofisica con tre lauree, Thor era un dio, Erik era sopravvissuto all'essere manipolato da una divinità psicopatica, e invece Darcy... era solo Darcy. Punto.

Iniziava ad avere davvero paura, perché insomma, quanto avrebbe potuto resistere? Magari era una cosa temporanea. Sì, ecco... prima o poi sarebbe tornata al punto in cui era inciampata ed avrebbe dovuto cadere dalla scala.

Sarebbe stato meglio scendere tutta una rampa rimbalzando sul sedere che essere intrappolata con quella... quella cosa.

Però non riusciva a togliersi dalla testa le parole della ragazzina.

“A volte ritornano, e a volte no”.

A volte no... a volte no...

Ma andiamo! Perché avrebbe dovuto essere proprio lei l'”A volte no”?!

-Calma, Darcy... stai calma... DANNAZIONE, CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?!!!-

Per la rabbia tirò un calcio all'unica cosa che aveva vicino, ovvero il monolite di roccia.

Fu un attimo.

Non si era resa conto che avrebbe perso l'equilibrio, né certo aveva intenzione di mettere le mani proprio lì, tra i due margini dove sentiva la cosa contorcersi e sibilare, eppure successe proprio quello: per evitare di cadere nel vuoto si aggrappò all'unico sostegno disponibile.

L'analizzatore di distirsioni magnetiche le pendeva dal polso con la sua cordicella, e Darcy fece in tempo a pensare per un attimo “spero di non averlo danneggiato” che si rese conto dei numeri sul quadrante che impazzivano e poi di un crack e di una pioggia di scintille dallo strumento.

Poi si rese conto di una striscia di cenere rosso sangue che si avvolgeva attorno al polso e spariva sotto la sua pelle.

-AAAHHHH!!!! Basta, basta, BASTAAAA!!!!-

Era la cosa che c'era là dentro! Ed era davvero viva!

Darcy tentò di scacciarla, ma quella era come fumo.

Le sembrava di scacciare uno sciame di insetti minuscoli.

Che schifo!

Continuò a gridare ormai in preda al panico, senza riuscire a vedere nulla se non la strana luminescenza rossastra dove la sostanza scorreva dentro di lei.

Adesso ne era certa: sarebbe morta lì, divorata da quella cosa, nel freddo e nell'oscurità.

Le veniva da vomitare!

Si accasciò a terra ed il suo ultimo pensiero prima di svenire fu “Voglio tornare da Jane!”

***

Londra, un vecchio fabbricato abbandonato in periferia.


Darcy era sparita ormai da un'ora.

Era inciampata mentre scendeva le scale, e quello era normale amministrazione per la sua stagista, ma quello che non era normale era che invece di scendere le scale ruzzolando era sparita nel nulla.

Proprio come la lattina gettata dai ragazzini!

Ma Darcy non era una lattina, né tantomeno era ricomparsa in un punto improbabile ma comunque vicino a loro.

E adesso Jane era preoccpata da morire, perché non avrebbe mai voluto che le succedesse qualcosa di male.

Il fasometro funzionava fin troppo bene, e registrava continue variazioni di campi elettromagnetici.

Se avesse potuto utilizzarlo per seguire i valori dove lo sfasamento era maggiore sarebbe stata una buona cosa, ma lo strumento era impazzito e dava ora valore zero ora valori altissimi.

Ed anche lei sarebbe impazzita se non avesse trovato Darcy!

Si voltò di scatto per seguire quella che le era sembrata una lieve traccia ed all'improvviso le sbattè contro.

-Darcy! Oh, mio dio, finalmente! è...-

Ci mise qualche secondo a rendersi conto che la sua amica non la stava abbracciando ma che era svenuta addosso a lei.


****

A molti mondi di distanza, nel buio e nell'ombra di un'astronave creduta distrutta


L'astronave a forma di falce era un enorme relitto. Era lo scheletro abbandonato di un tempo passato, coperta di polvere ed affondata nel terreno dove si era incagliata cinquemila anni prima.

Eppure in quel relitto morto da millenni qualcosa si stava risvegliando.

Un guizzo di luce rossa percorse il buio all'interno dell'astronave.

Un essere antico, in animazione sospesa, ebbe un fremito, ma non era abbastanza per destarlo del tutto.

Malekith non era più prigioniero del sonno, ma nemmeno era sveglio.

Dopo centinaia di anni di buio assoluto, Malekith aveva ricominciato a sognare.

*****

Per Thor l'ennesima chiamata di Heimdall fu un sollievo: lo dispensava dal partecipare a festeggiamenti a cui non era incline.

La sua decisione di non tornare più su Midgard a meno che non fosse strettamente necessario e di non rivedere più Jane Foster gli stava costando più del previsto, ed ogni giorno la fermezza della sua volontà era messa alla prova.

Dunque era ben felice di svolgere tutte le missioni che Padretutto gli affidava.

Ciò che non si aspettava era di trovare anche suo padre Odino sotto la cupola di Bifrost.

-Padre, cosa succede? È qualcosa di grave?-

-Potrebbe essere. Se è davvero come ha detto il Guardiano allora una cosa così grave non si vedeva da cinquemila anni-

-Di che si tratta, Heimdall?-

-Una reliquia dell'universo, mio principe. Una che non avevo nemmeno mai visto di persona perché tenuta lontana da tutte le forme di vita. Adesso ha trovato una forma di vita a cui aggregarsi-

-Quale reliquia?-

-La gemma della realtà: l'Aether-

-Ma è impossibile! Padre, l'Aether era l'arma dagli elfi oscuri ed è stata distrutta millenni fa da tuo padre Borr-

Odino gli mise una mano sulla spalla per farlo voltare e guardarlo in viso mentre gli parlava.

-Non è mai stata solo un'arma. È una gemma dell'infinito, ed è impossibile distruggerla. Era stata nascosta in un mondo remoto e dimenticato, nella speranza di arginare il suo potere e di far credere che non esistessse più affinché nessuno la cercasse, ma adesso è tornata allo scoperto, e nel momento peggiore per di più-

-Perché nel momento peggiore?-

-La convergenza dei mondi si avvicina, Thor. Presto l'Aether potrebbe essere di nuovo un pericolo per tutti i nove regni. Per questo ti chiedo di andare nel mondo in cui si trova adesso e di riportarlo qui ad Asgard dove possiamo tenerlo sotto controllo-

-Come farò? Non so nulla io, delle gemme dell'infinito-

-Sarà facile: dovrai riportare qui l'essere vivente a cui si è aggregato-

-Come lo riconoscerò?-

-Oh, lo riconoserai facilmente. Vedi, Thor, le Norne hanno un modo bizzarro di intrecciare i destini degli esseri viventi-

-Il tuo modo di parlare non è chiaro, padre-

-Non posso spiegarti adesso. Ho bisogno che tu parta subito. Va, riporta la gemma ad Asgard. Dopo ci sarà tempo per tutte le spiegazioni-

-Va bene, allora partirò immediatamente. Heimdall, dimmi tu quando-

-Adesso-

Il fascio di luce di Bifrost lo avvolse, e solo quando fu partito Thor si rese conto che non aveva nemmeno chiesto in quale mondo fosse diretto.

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Note: il fasometro esiste davvero. Ecco la sua descrizione dall'enciclopedia Treccani “ Strumento per misurare lo sfasamento ϕ tra intensità di corrente e tensione, e quindi il fattore di potenza cos ϕ di una corrente alternata


Cantuccio dell'Autore


Breve storia striste:

Era il 2014, ed io, ammaliata dall'apparizione di Tom/Loki al ComicCon del 2013, mi ero appena finita una maratona di film di Thor ed Avengers, ed in fiduciosa attesa di Ragnarok mi ero lanciata nella scrittura di un post “The Dark World” intitolata “Il sacro vincolo dell'ospitalità”.

Oggi se penso a quando mi lamentavo di “Dark World” mi prenderei a ceffoni da sola.

E dunque eccomi qui: torno alle storie lunghe a capitoli per scrivere di Thor come vorrei che fosse stato, perché se vuoi che una cosa sia fatta bene devi fartela da solo.

Non aspettatevi aggiornamenti regolari. Potrebbero passare dei mesi. E se sparisco non temete: Heimdall mi tiene d'occhio e darà l'allarme se sarò in pericolo.


Makochan

   
 
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