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Autore: cabin13    12/08/2019    1 recensioni
[Percy Jackson!AU]
Il figlio di Ares ha la fama di essere ribelle e scorbutico, ma è anche il migliore spadaccino del Campo. E un mio caro amico.
– Sei pronta Pidge? – mi chiede mettendosi al centro dello spiazzo e contemporaneamente facendo roteare la spada di legno che usa per gli allenamenti.
***– Lance! – strillo a questo prendendolo per le spalle magre, è più basso di me solo di pochi centimetri. Il mio migliore amico sobbalza preso alla sprovvista e poco ci manca che faccia un infarto, ma finalmente chiude la bocca e sta ad ascoltarmi. – Amico, se ti chiama in fisica ti copro io! Sperando di non farmi beccare da Altean, s’intende…
***Digrigno i denti e stringo i pugni, i muscoli mi stanno chiedendo pietà ma non sono intenzionato a mollare; se proprio devo, preferisco mille volte morire per la fatica che per mano loro. {...} questi corridoi sono tutti uguali per me, senza un mortale è impossibile districarsi in questo dedalo di vie.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garrison Hunk, Gunderson Pidge/Holt Katie, Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La confusione e le chiacchiere che rimbombano nella mia testa sono tremende, tengono la mia mente a metà tra la veglia e l'oblio quando in realtà vorrei soltanto sprofondare in un sonno infinito. Un fortissimo dolore si sta diffondendo per tutto il mio cranio a partire dalla nuca come una ragnatela e una vocina mi sta esortando a strillare contro chi sta borbottando per zittirlo malamente.

Le voci sembrano crescere di intensità; è come se mi stessero perforando i timpani, non riesco più a fingere di dormire ancora. Con un mugugno infastidito aggrotto la fronte e strizzo le palpebre, poi provo lentamente a mettermi seduto.

– Ma allora la tua è una fissa! – sbotta qualcuno di molto vicino.

Ho ancora gli occhi chiusi, ma mi sembra di essere su una giostra impazzita da quanto mi gira la testa. Il cervello ci impiega parecchi istanti, sia a convincermi ad aprire gli occhi, sia a capire che quel qualcuno che ha parlato è una ragazza.

Mi trovo di fronte ai lineamenti sfocati del viso scocciato di Katie. Non ho idea del motivo per cui si lamenti così tanto, ma non mi ci sto ad arrovellare per molto non appena mi rendo conto di chi c'è intorno a noi.

Siamo circondati da un buon numero di ragazzi in maglietta arancione che ci fissano con un'espressione a metà strada tra curiosità e timore. Non vedo Hunk, credo sia tra le ultime file o perlomeno c'è qualcuno che ha corporatura e capelli simili ai suoi – spero davvero che sia lui, sono ancora parecchio stordito.

Sento i loro mormorii concitati, confabulano tra loro e ogni tanto mi gettano qualche occhiata apprensiva. Ovvio che stanno parlando di me, ma vorrei sapere di cosa: con tutta questa gente intorno mi è difficile addirittura concentrarmi. E sì che di solito stare al centro dell'attenzione non mi dispiace...

I miei occhi si posano su Chirone e Coran e il ragazzo con la zazzera dell'infermeria che sta accanto a loro. Una parte di me si domanda perché cavolo non li abbia notati subito, un'altra zittisce la prima: "No añadas más dolor, gracias".1

Chirone prende la parola e i borbottii diminuiscono notevolmente, tutti ascoltano curiosi.

– Lance, – mi dice con un tono pacato che mi turba per non so quale motivo – sei stato riconosciuto dal tuo genitore divino.

– Beh, non proprio in via ufficiale – la piccola figlia di Atena interrompe il centauro con nonchalance mentre scruta con fare critico la mia persona – Diciamo che però i suoi poteri sono inequivocabili.

I miei... poteri? Rimango a bocca aperta. In un flash, il mio cervello si vede scorrere al rallentatore tutti gli avvenimenti di oggi, dalla battaglia con Shiro contro le dracene fino al tour per il Campo con Hunk e Katie. Il ricordo della mia stessa rabbia mi travolge come un'onda, rivedo il laghetto e la sua acqua che ribolle in maniera inquietante. Poi tutto è confuso, un miscuglio di grida e acqua rombante, e finisce solo quando la mia testa pulsa di un dolore acuto a cui seguono alcuni secondi di buio. Mi hanno colpito, non devo aver perso i sensi per lungo tempo perché il sole è ancora sulla linea dell'orizzonte.

Non appena il flashback finisce mi rendo conto di essere carponi, con i pugni stretti tra i fili d'erba e il fiato grosso. La bocca dello stomaco pare essersi chiusa di colpo e la gola è secca, come percorsa da una sostanza corrosiva. Non sono nemmeno sicuro di riuscire più a parlare, ma ho domanda che è ormai un chiodo fisso e ho bisogno di risposte. ¿Qué pasó? Cos'è successo?

Rimettersi dritto pare un'impresa titanica e in questo momento non sono nemmeno certo di avere la coordinazione necessaria.

È un bagliore azzurro sul terreno di fronte alle mie mani che mi spinge a rialzarmi. Ci impiego parecchi secondi a tornare in posizione eretta, mi sembra di essere uno di quei bambini che si tira su in piedi per la prima volta, il corpo barcollante alla ricerca del suo baricentro.

Alzo il viso e sgrano gli occhi quando lo sguardo incontra la fonte di questa luce, giusto proprio sopra la mia testa. È una sagoma un pochino sbilenca, distorta, dai contorni mutevoli come se un vento inesistente la stesse agitando. Tuttavia, è chiaro che il simbolo sia una lancia acquamarina a tre punte. Un tridente.

La folla arancione davanti a me mi prende alla sprovvista, rimango completamente sbigottito non appena mi rendo conto che tutti quanti, Chirone, il signor Altean, gli altri ragazzi, si sono inginocchiati davanti a me. Hunk è uno degli ultimi a compiere il gesto, osserva imbarazzato gli altri semidei e poi fissa a lungo i suoi occhi nei miei.

Le sue pupille scure si incatenano alle mie, trasmettono confusione e un senso di colpa che in qualche maniera pare contagiare anche me. Ne rimango turbato: so che il casino appena accaduto tra noi è anche colpa mia, ma l'orgoglio che si agita in me insiste nel ribadire che Hunk è la causa di tutto. Lu si china solo quando la mano di un ragazzino accanto a lui gli strattona i jeans facendo cenno di imitare gli altri.

Dopo che il mio migliore amico si è abbassato, mi rendo conto di com'è ridotto l'ambiente intorno a noi. Sono pietrificato, davvero i miei poteri hanno causato tutto questo?

Le canoe sono quasi tutte ribaltate e semidistrutte, un paio sono addirittura volate fin sul prato sradicando arbusti ed erba e al pontile di legno a cui erano ormeggiate manca qualche asse, mentre qualcun'altra è spezzata. Gli argini e il terreno vicino a me hanno perso il loro colore verdeggiante e ora sono di un torbido marrone fangoso.

Chino il capo mentre, senza quasi accorgermene, i miei pugni si stringono fino a farmi male. Per un litigio ho quasi distrutto un laghetto, sono terrorizzato al solo pensiero di cosa sarebbe potuto accadere se fossi avessi concentrato tutti i poteri contro Hunk.

Sono ancora convinto che lui mi debba pedir perdón2 per non essersi fidato di me, ma la colpa di tutto questo caos è anche mia e perciò so che dovrò fare il possibile per riallacciare il rapporto con il mio migliore amico.

---

Il padiglione della mensa è un grandissimo spiazzo a cielo aperto diviso in due aree: da una parte ci sono all'incirca una ventina di tavoli, ognuno identificato con il simbolo di un genitore divino, e dall'altra si trova il buffet della cena.

È proprio in fila per quest'ultimo che siamo io e Shay. La figlia di Demetra si è offerta di accompagnarmi e lungo tutto il breve tragitto non abbiamo fatto che chiacchierare del più e del meno, soprattutto di cose riguardanti il Campo.

– Il tuo amico Lance è stato riconosciuto da uno dei Tre Pezzi Grossi, uno dei tre dei più potenti – mi sta spiegando in questo momento.

– È per questo che tutti al laghetto lo fissavano in modo strano?

– Esattamente. I figli di Zeus, Poseidone e Ade hanno poteri molto vasti e il tuo amico, se si allena a controllarli, potrebbe essere ben più distruttivo di oggi – continua lei – Un figlio di Poseidone piuttosto famoso qui al Campo è riuscito a creare un uragano per combattere un Titano, una volta.

– Due figli di Poseidone... E di Zeus e Ade ce ne sono?

Shay annuisce, mentre avanza di qualche metro per ricompattarsi alla fila. – Oltre a Shiro ci sono altri due figli di Zeus: una non vive in nessun Campo e l'altro fa spesso avanti e indietro tra New York e il Campo Giove. È dove stanno i mezzosangue romani, ma ti spiegherò tutto con calma. Se iniziassi a parlarti anche dei Romani ci capiresti meno di prima...

Annuisco, un po' intontito dalla valanga di informazioni che sto ricevendo. Credo di star partendo per la tangente, non mi è mai capitato di provare così tanti ed eterogenei stati d'animo tutti in un giorno e forse la mia mente non riesce più a star dietro alle novità.

– Ade ha due figli anche lui: una romana al Campo Giove e un ragazzo.

Shay gira il viso verso la fila dietro di lei, dandomi così le spalle – nella coda, io sono dietro a lei – e con un cenno mi mostra due ragazzi poco più avanti di noi: uno lo riconosco, è Keith, il moro che è arrivato a scuola in pegaso assieme a Katie. Quello accanto a lui sembra essere suo fratello maggiore, solo con la pelle olivastra, delle vistose occhiaie scure e degli abiti che contrastano con l'arancione acceso delle t-shirt degli altri.

– Quello con la maglia nera è Nico Di Angelo. Ha un aspetto un po' tetro che tiene le persone a distanza, ma se sai come prenderlo in realtà è simpatico...

La fila avanza ancora un po', adesso Keith e Nico stanno prendendo il loro cibo mentre davanti a noi ci sono ancora cinque o più ragazzi.

I due mori hanno i loro piatti in mano e sembrano aver finito, tuttavia, prima di andare a sedersi, entrambi prendono qualche pezzo di cibo e lo buttano in quello che a prima vista mi era parso una sorta di barbecue. Con un tocco sulla spalla chiamo Shay e lei intuisce subito la mia domanda.

– È un braciere per le offerte agli dei. Bruci un po' di cibo per loro e loro lo annusano... Suona strano, ma a loro piace.

L'immagine di un dio che ha del cibo bruciato davanti e se lo sta sniffando è una delle più comiche e assurde che la mia mente si sia mai figurata, ma vista la dose di stranezze a cui sono stato sottoposto oggi non ho nemmeno la forza di scoppiare a ridere come avrei fatto di solito.

Finalmente arriva il mio turno al buffet. Sul braciere brucio un paio di patatine fritte, Shay mi ha detto che si può fare una preghiera agli dei, anche se, in tutta onestà, non so per cosa pregare. Magari esiste un dio in grado di rimettere a posto le amicizie?

Con il mio piatto cammino un po' incerto verso il tavolo della mia capanna provvisoria, la Undici. Shay mi ha spiegato che bisogna sedersi al tavolo della propria capanna, anche se non ho ben capito il perché. Inoltre, mi ha avvertito di stare attento ai figli di Ermes, non perché siano cattivi o cosa, ma dato che il loro padre è il dio dei ladri e delle astuzie è meglio far capire loro che non sono uno che si fa fregare facilmente.

Sono frastornato dal caos che regna a quel tavolo. Sono così loquaci da farmi venire il mal di testa e ognuno sta parlando sopra gli altri senza attendere il suo turno, quindi ne risulta un chiacchiericcio incomprensibile cui rinuncio ad unirmi. Scambio solamente un paio di battute con un ragazzo dai tratti elfici e disordinati ricci castani, ma poi il mio sguardo va inevitabilmente a posarsi sul tavolo dove Lance sta cenando da solo.

Lo sbircio di sottecchi, ma la sua espressione è seria e impassibile. Torno a concentrarmi sul mio hamburger, addentandone un pezzo anche se non ne sento davvero il sapore: è più per fare qualcosa e tenere la mente e il corpo impegnati.

Al termine della cena, vengo accompagnato dal capo-Cabina al mio nuovo dormitorio. Il capo si rivela essere il castano con cui ho parlato al tavolo, si chiama Connor e mentre stiamo camminando mi racconta che fino all’anno scorso era in carica assieme a suo fratello maggiore Travis e che adesso che Travis è al college gli fa un po’ strano essere rimasto da solo. Il suo modo di parlare è coinvolgente, più di una volta mi ritrovo a ridere insieme a lui per qualche aneddoto divertente che mi ha raccontato e, senza che me ne renda conto, siamo già davanti all’entrata della capanna Undici.

Sarebbe un’area piuttosto grande, ma il caos che regna sovrano – come c’è finita una ciabatta attaccata al soffitto? – la fa sembrare molto più piccola e soffocante. Connor si fa largo tra la moltitudine di coperte, cuscini e vestiti  che affollano il pavimento della capanna, fino ad avvicinarsi ad un armadio con le ante scalcinate da cui prende un lenzuolo e un guanciale. Mi sbatte tra le mani quest’ultimo, dopodiché stende il telo su uno dei materassi vicino all’ingresso, materasso che, noto solo ora, è rivestito da un lenzuolo solo per metà.

– Siamo un po’ pieni, come puoi vedere – mi dice il figlio di Ermes – Sei fortunato, però: da quello che mi dicono, Kinkade non scalcia molto quando dorme. James Griffin è peggio.

Dalle mie labbra non sfugge altro che un “Ah” strozzato, mentre ascolto il mio capo-Cabina spiegarmi qualcosa che sicuramente dovrò farmi ripetere.

Non so come mai, ma la consapevolezza di tutti gli eventi accaduti in questa giornata sembra colpirmi per davvero solamente adesso. Ho paura di quello che potrà accadere domani, vorrei poter riavvolgere tutto e tornare a quando io e Lance eravamo in ansia per una banale interrogazione di fisica e non c’erano satiri, semidei o qualsiasi altra faccenda più grande di me in cui finire invischiati.

 

 

1"non aggiungere più dolore, grazie"

2chiedere scusa

 


Hola gente
Sono in ritardissimo con questo capitolo, I know e mi dispiace tantissimo perché questa storia non voglio certo abbandonarla.
Era un capitolo pronto da mesi, ma non volevo pubblicarlo fino a quando non sarei riuscita ad imbastire il capitolo 9, il problema è che quest'ulitmo non ne vuole sapere di essere messo per iscritto e perciò non ho idea di quando arriverà. La trama in testa ce l'ho, devo solo trovare il miglir modo per mettere giù le cose...
Al solito spero che non mi si sballi l'ultimo paragrafo, anche se so già che è una causa persa perché questo programma mi odia ma vabbé...
Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios

   
 
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