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Autore: Abby_da_Edoras    13/08/2019    2 recensioni
Questa minilong in tre parti è la settima di una raccolta intitolata "Legends never die", che inizia con la long fic "Yo contigo tu conmigo": in questa mia versione gli Avengers non sono scomparsi dopo Infinity War e anzi si stanno organizzando per la battaglia finale contro Thanos. Tuttavia Stark sembra sempre più nervoso nei confronti di Bucky e per questo Peter pensa di fargli una sorpresa... ma sarà la cosa giusta da fare?
Coppia: Tony Stark/ Peter Parker (in sottofondo anche Steve Rogers/Bucky Barnes)
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori del MCU.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Love in Siberia (prima parte)

 

Lookin' out for love in Siberia
Gotta look out for love anywhere you are
Ain't nobody gonna take your love away...
Lookin' out for love in Siberia
Checking out to see what our chances are
Ain't nobody gonna take our love away...

(“Love in Siberia” – Laban)

 

Tony Stark non era più lo stesso in quei giorni, parlava a monosillabi e si faceva vedere il meno possibile all’Avengers Tower. Trovava sempre qualche scusa, un impegno, una riunione, per rinchiudersi nei suoi uffici alla Stark Foundation e non vedere altri che Happy e qualche collega.

Tutto era iniziato tre giorni prima, durante uno degli incontri degli Avengers per fare il punto sulla situazione: Strange, Visione e Wanda stavano collaborando con gli scienziati dello S.H.I.E.L.D. per trovare le persone svanite e sembrava che fossero riusciti a raggiungere una dimensione tra le dimensioni, una sorta di distorsione spazio-temporale in cui, con molta probabilità, erano imprigionati tutti coloro che si erano dissolti dopo lo schiocco di dita di Thanos.

Una buona notizia, insomma, eppure qualcosa era andato storto. Bucky aveva detto qualcosa a proposito del fatto che non c’era niente di sicuro e che, comunque, non sarebbe stato facile riuscire a tirare fuori quelle persone da una simile situazione.

Tony si era infuriato.

“Sei un disfattista! Stiamo collaborando con lo S.H.I.E.L.D. proprio perché loro possiedono tecnologie e risorse illimitate e tu vieni a dirci che è tutto inutile” lo aveva attaccato con veemenza. “O forse non t’importa niente, non sono amici tuoi, non sono i tuoi cari e quindi che restino pure dove sono, non è così? Alla fine non sei tanto diverso da quella macchina di morte che eri!”

Bucky era diventato livido a quelle parole e si era trattenuto a stento dal colpire l’uomo.

“Hai perso la ragione, Tony? E’ così che intendi comportarti? Bel modo di restare uniti contro il nemico” aveva reagito Steve in difesa del compagno, evitando così che si facesse giustizia da solo e con i fatti.

“Beh, adesso non siamo in battaglia, no? Perciò io non sono costretto a restare solidale con quell’assassino!” aveva reagito Stark, senza mezzi termini. Poi, voltando le spalle a tutti, era uscito dalla sala riunioni…

Da quel giorno, Tony non aveva più preso parte alle riunioni degli Avengers e aveva cercato di evitare il più possibile il quartier generale. Spariva la mattina presto e non rientrava che a tarda notte, chiudendosi nella sua stanza.

E Peter soffriva tremendamente per tutto questo, ma Tony era talmente preso dalla propria rabbia e dal proprio dolore da non riuscire ad accorgersi del male che stava facendo al ragazzino. Non lo vedeva nemmeno, non era più lui ad accompagnarlo a scuola la mattina e ad andare a riprenderlo (adesso Peter veniva accompagnato dal solo Happy), non c’erano più chiacchierate, pizza e patatine davanti alla TV, niente più cinema, niente di niente.

Peter non sarebbe riuscito a sopportare quella situazione ancora a lungo, si sentiva solo, aveva bisogno del signor Stark e si chiedeva se, per caso, l’uomo non fosse in collera anche con lui. Altrimenti, perché evitarlo in quel modo?

Così, una sera, il ragazzo decise di affrontarlo e chiarirsi con lui a qualsiasi costo e lo attese per lunghe e angoscianti ore davanti alla porta della sua stanza, mentre attorno si faceva sempre più buio, senza mangiare, senza riposarsi, pensando solo a quello che avrebbe detto il signor Stark.

Quando Tony tornò era mezzanotte passata. Si diresse verso la sua camera, come sempre, ma questa volta trovò qualcosa di diverso, una piccola ombra in mezzo alle altre ombre: Peter, seduto per terra, appoggiato con la schiena alla porta e con le braccia allacciate attorno alle ginocchia. Si era quasi addormentato, ma bastarono i passi dell’uomo a ridestarlo.

“E tu cosa ci fai qui? E’ molto tardi, dovresti essere a letto, domattina hai scuola” disse Stark, in un tono tra il sorpreso e l’irritato.

Peter si sfregò gli occhi, svegliandosi del tutto, e si alzò in piedi.

“E’ vero ma, visto che non riesco a trovare un altro momento per parlare con lei, ho dovuto per forza aspettarla qui” replicò.

“E di che cosa vorresti parlarmi a quest’ora? E’ tanto importante?”

“Sì, dato che non avrò modo di vederla domattina, né durante il giorno, né mai” esclamò Peter, e adesso nel suo tono si avvertiva un dispiacere a stento contenuto. “Non mi accompagna più a scuola, non passa più le serate con me, non scambiamo una parola da giorni… Mi manca, signor Stark!”

Con una pesantezza insopportabile, la consapevolezza di aver ancora una volta ferito quel ragazzo tanto sensibile calò sulle spalle di Stark.

Era mai possibile che non imparasse mai? Aveva evitato l’Avengers Tower per non essere costretto a incontrare Steve e il suo amico killer e non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello il pensiero che, così facendo, avrebbe trascurato in modo imperdonabile anche Peter, che lo avrebbe fatto soffrire.

Tanto per cambiare, aveva pensato solo a se stesso.

“Signor Stark, è arrabbiato con me? Cioè, lo so che il problema è sempre il suo rapporto con Barnes ma… ma ce l’ha anche con me, pensa che possa essere dalla sua parte? Lo sa che non è così, io gliel’ho detto fin dalla prima volta in cui ne abbiamo parlato, le avevo spiegato che il condizionamento mentale è una cosa terribile e che mi fa paura ma anche che capisco benissimo che cosa prova lei e che…”

Tony, per interrompere quel profluvio di parole, non trovò di meglio che stringere forte a sé il ragazzino.

“Non ce l’ho affatto con te, il problema è che non ho nemmeno pensato a come tu avresti potuto vivere queste mie continue assenze” ammise, abbracciandolo forte e sentendosi meglio già solo con quel corpo delicato e tiepido stretto al suo. “Come al solito ho pensato solo a me stesso… a quanto non riesca a sopportare la presenza di Barnes. L’ho tollerato finché combattevamo Thanos, ma adesso siamo in un periodo di attesa e… e io non riesco nemmeno a guardarlo senza innervosirmi. Comunque non è colpa tua e non è stato giusto che la facessi scontare a te. Mi dispiace, Peter.”

Il ragazzo si aggrappò a lui, già sollevato.

“Va bene, non fa niente, signor Stark, io voglio solo che lei stia bene e che… non sia arrabbiato con me” disse.

Sto sempre meglio quando sono con te, pensò Tony senza osare dirlo ad alta voce, perché non me ne rendo conto se non quando è sempre troppo tardi e ti ho già fatto del male?

Quell’abbraccio si trasformò con naturalezza in un bacio, dapprima leggero e poi sempre più profondo, lungo e intenso. A Stark sembrava che ogni preoccupazione e nervosismo si dissolvessero nel contatto con Peter, nell’immergersi nel suo tepore e nel suo sapore, nell’averlo tra le braccia. Peter aveva il potere di rasserenarlo in qualsiasi situazione e soltanto con la sua presenza. Sempre tenendolo stretto, lo condusse nella sua camera, sopra il suo letto, allacciato a lui, coprendolo di baci. Ogni pensiero negativo svaniva mentre Tony abbracciava e baciava il ragazzo più profondamente e il suo cuore si riempiva di un calore tutto speciale mentre Peter, affamato di qualunque gesto affettuoso dopo quei giorni di solitudine, gli si aggrappava e rispondeva in maniera goffa ma tenerissima a ogni suo bacio.

Quella notte non lo avrebbe lasciato solo, pensava Tony, perdendosi nella dolcezza del contatto sempre più intimo con Peter, un contatto che riempiva entrambi di tenerezza, calore, felicità infinite: un universo che nasceva e si ricreava ad ogni loro abbraccio, facendo fondere insieme le loro anime proprio come i loro corpi, senza più alcuna separazione.

Alla fine rimasero abbracciati, stretti, senza parlare, quasi increduli per il miracolo che si era ripetuto ancora una volta tra loro. Stark si sentiva più sereno e pacificato e, in quel momento, si domandava come avesse potuto irritarsi tanto con Barnes e, ancora peggio, cosa avesse fatto a Peter, abbandonandolo per giorni senza una spiegazione e lasciandolo a tormentarsi con dubbi e interrogativi. Che razza di persona era? Non riusciva proprio a non fare del male a chi amava? Se Peter, prima o poi, si fosse stancato di lui e lo avesse mandato all’Inferno se lo sarebbe meritato... ma non pensava che potesse succedere. Il tenero peso del ragazzino stretto al suo corpo, forse già addormentato, gli ricordava una volta di più quanto fosse fortunato e quanto dovesse dedicare ogni millesimo di secondo della sua esistenza a renderlo felice piuttosto che ferirlo… Immerso in questi pensieri, Tony cadde in un dolce oblio, un torpore che lo accompagnò fino al mattino successivo, senza sogni e senza rancori.

Peter, invece, non era addormentato. Era rimasto stretto al suo signor Stark mentre un’idea si faceva strada nella sua mente, un’idea assurda, forse addirittura stupida, ma che in quel momento gli pareva geniale.

Il signor Stark non lo aveva trascurato volontariamente, era nervoso perché soffriva. E soffriva per ciò che era accaduto nel dicembre del 1991, quando il Soldato d’Inverno aveva assassinato i suoi genitori a sangue freddo.

Questo ricordo non gli dava tregua, lo straziava e metteva anche a rischio l’unione fra gli Avengers.

Ma c’era una possibilità di cambiare le cose, esisteva il modo di farlo, se solo qualcuno fosse stato abbastanza coraggioso, generoso… e anche sconsiderato, ammettiamolo!

Il Dottor Strange aveva ancora quel frammento della Gemma del Tempo, no? E se lui lo avesse convinto a portarlo a quel giorno di dicembre di tanti anni prima… magari sarebbe riuscito a fermare il Soldato d’Inverno. Non voleva ucciderlo, no di certo, solo distrarlo, fare in modo che i genitori di Stark si mettessero in salvo.

Beh, insomma, voleva cambiare il passato… sapeva che, in genere, queste cose non finivano mai bene (aveva visto un casino di film sull’argomento…) ma, questa volta, sarebbe stato diverso, lo sentiva.

Avrebbe salvato i genitori del signor Stark, così lui non sarebbe stato più infelice e arrabbiato. E Barnes non avrebbe dovuto convivere con quel rimorso e non ci sarebbero stati più attriti tra gli Avengers.

Sì, sarebbe andata così. Il giorno dopo ne avrebbe parlato con il Dottor Strange.

Felice al pensiero di poter fare una bellissima sorpresa al signor Stark, Peter si strinse di più all’uomo e si addormentò soddisfatto.

Fine prima parte

 

 

   
 
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