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Autore: LorasWeasley    13/08/2019    0 recensioni
AU [Gerita|Spamano|FrUK|Ameripan|Rochu|PruCan|AusHun|Dennor|Sufin|LietPol]
"Lavoro meglio la notte" -Germania
...
"Sto avendo gli incubi" -Sud Italia
...
"Dovresti seriamente riposarti un pò..." -Francia
"Dio, vorrei solo poter svenire..." -Inghilterra
...
"Non penso di poter dormire dopo tutto questo" -Giappone
...
"Sono le due del mattino, cosa ci fai sveglio?" -Russia
...
"Il mondo è più bello quando gli altri dormono" -Canada
...
"Non riesco a dormire, ho provato di tutto..." -Austria
"Ti prendo delle pillole per dormire" -Ungheria
...
"Non voglio dormire senza di te" -Norvegia
...
"Rimarresti sveglio con me?" -Finlandia
...
"Normalmente stai così tanto senza dormire?" -Lituania
"Soffro d'insonnia, è la normalità" -Polonia
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Bad Friends Trio, Nordici
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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N. Italia x Germania
Feliciano mugugnò nel sonno e si girò nel letto, sempre mantenendo gli occhi chiusi.
Allungò una mano alla ricerca del suo fidanzato ma l’altra parte del letto era vuota.
Continuò a tastare ma non riuscì a trovare nulla, si stropicciò un occhio con il pugno della mano per poi aprirlo e, dopo essersi abituato al buio, mettere a fuoco la situazione.
Ludwig non era davvero a letto con lui, le coperte dal suo lato erano sistemate con cura, segno che il ragazzo non era scappato per un’urgenza o per andare qualche minuto in bagno.
Filiciano aveva sonno, voleva tornare a dormire, soprattutto quando si rese conto che la sveglia segnava le 3.12 del mattino.
Con un versetto infastidito scostò le coperte e si alzò, rabbrividì per il freddo e prese il plaid dalla poltrona li accanto, mettendoselo addosso come un mantello si avviò lungo la casa buia e silenziosa.
Fu attirato dal rumore veloce dei tasti della tastiera del PC che venivano premuti.
Raggiunse il suo ragazzo nel soggiorno, era seduto alla scrivania, l’unica luce proveniente dallo schermo del computer con il quale stava lavorando.
-Lud- mormorò concludendo con uno sbadiglio.
Il tedesco si girò a fissarlo quasi mortificato –Torna a dormire Feli, io ti raggiungo fra un po'.
Feliciano non si mosse –è tardissimo, non puoi continuare domani?
-Lavoro meglio la notte- rispose Ludwig in un’alzata di spalle mentre tornava a girarsi per concludere il suo lavoro.
-Mh…- l’italiano ci pensò solo per diversi secondi, poi gli si avvicinò, lo fece staccare dalla tastiere e gli si sedette in grembo a cavalcioni.
-Ti ho detto che…- ma Ludwig non poté continuare il suo lamento, perché l’altro poggiò in una carezza le labbra sulle sue, poi gli sorrise dolce.
-Ho capito, allora resterò qui a farti compagnia.
Si accoccolò contro il suo petto, poggiando la testa sulla spalla, coprendo entrambi con la coperta e lasciandogli le mani libere per lavorare.
Ludwig arrossì –Ma stai scomodo e…
Non concluse neanche quella frase, perché il respiro di Feliciano si era fatto pesante, subito crollato addormentato nel suo posto preferito.
 
S. Italia x Spagna
Antonio si svegliò perché sentì dei rumori proveniente dal bagno che avevano in camera.
Quando si girò a controllare l’altra parte del letto trovandola vuota sospirò quasi afflitto, si alzò e si diresse senza tanti problemi verso la luce che filtrava dalla porta socchiusa di quella piccola stanza.
Bussò leggermente mentre scostava l’uscio –Romano?- domandò piano per non farlo spaventare.
Il ragazzo in questione era chinato sul lavello, l’acqua aperta che scorreva, aveva gli occhi rossi e respirava a fatica.
Lo fissò per un secondo dal riflesso dello specchio di fronte lui, poi si affrettò a sciacquarsi di nuovo la faccia e chiudere l’acqua.
Si tamponò il volto con l’asciugamano usando più tempo del dovuto.
Quando infine si girò verso di lui parlò con voce distrutta, senza guardarlo direttamente negli occhi.
-Sto avendo gli incubi.
Antonio si morse un labbro, poi gli sorrise dolce e aprì le braccia –Vieni qui.
E Romano normalmente avrebbe protestato o l’avrebbe preso in giro, ma erano le 4 del mattino e non aveva la forza per mantenere intatta la sua maschera.
Si precipitò verso di lui, stringendosi contro il suo petto, aggrappandosi alla maglia che usava come pigiama e lasciando libere le sue lacrime di uscire.
Antonio lo cullò tra le braccia, passandogli una mano sulla schiena per calmarlo e baciandogli la testa negli intervalli tra una frase e un’altra.
-Va tutto bene amore, sono qui, non cercare di affrontarli da solo, sarò sempre qui per te.
Romano lo strinse di più, come se avesse paura di vederlo sparire da un momento all’altro, come se non si capacitasse di come tutto quello potesse essere reale.
-Svegliami la prossima volta, okay?
Romano alzò lo sguardo e fu spiazzato da quel sorriso così dolce che era solo suo, annuì lentamente mentre l’altro gli asciugava una lacrima con il pollice.
Forse avrebbe dovuto dirgli più spesso quanto lo amava.
 
Francia x Inghilterra
Francis aprì gli occhi quando sentì, per l’ennesima volta, il suo compagno di stanza del collage sospirare afflitto.
-Arthur?- chiese cercando di capire quale fosse il problema e se potesse aiutarlo in un qualche modo, infondo era passata la mezzanotte da un pezzo e il giorno dopo avevano lezione, non era il caso presentarsi in aula con delle occhiaie, lui aveva pure una reputazione alta da dover mantenere.
-Scusa!- la voce dell’inglese era arrabbiata, sia con se stesso che non riusciva ad addormentarsi, sia con l’altro, perché gli ricordava il suo problema.
Si girò di lato, dandogli le spalle, con la vaga speranza che se non l’avesse guardato sarebbe scomparso.
-Dovresti seriamente riposarti un po'…- fece notare il francese in un mormorio praticamente ovvio.
-Dio, vorrei poter svenire…- e la sua voce era così depressa e malinconica che Francis si sentì in dovere di fare qualcosa.
Si alzò e, senza farsi alcun problema, scostò le coperte dell’altro e si mise dentro il suo letto con lui.
Arthur si irrigidì, poi iniziò a imprecare contro di lui, stava urlando così forte dei rimproveri che Francis dovette chiudergli la bocca con una mano –Sei pazzo? Vuoi svegliare tutto il dormitorio?
Arthur si calmò, perché sapeva che l’altro aveva ragione, ma gli lanciò comunque un’occhiataccia.
-Lascia fare a me, Mon Amour.
Arthur gli diede di nuovo le spalle, principalmente per nascondere il suo rossore che altro.
E Francis lo lasciò completamente spiazzato quando, semplicemente, iniziò a cantare.
Era una specie di ninna nanna, la voce bassa e roca.
La lingua era francese, Arthur non capì nulla del significato di quella melodia, ma fu così sorpreso che neanche si rese conto di essersi rilassato, di aver abbandonato tutti i pensieri e di essere finalmente caduto nel sonno che tanto agognava.
 
Giappone x America
Kiku non staccava gli occhi da un punto impreciso del pavimento senza guardarlo veramente.
La radio che continuava a trasmettere le notizie di quello che era appena successo, aveva spiegato tutto l’evolversi della guerra per concludere con quello che gli americani avevano fatto ai giapponesi solo qualche ora prima.
Il conduttore riuscì solo a chiedere “forse questa è la fine della guerra?” quando la radio venne spenta di scatto.
Kiku alzò lo sguardo, era stato Alfred a spegnerla, aveva un volto indecifrabile.
-Siamo scappati dalla guerra, non dovresti ascoltare le notizie- ma aveva usato un tono che faceva capire che non ci credeva neanche lui a quello che aveva appena detto.
Era vero però, erano scappati dalla guerra, perché erano innamorati, stavano insieme e quando avevano capito che le loro due nazioni erano nemiche e che avrebbero potuti chiamarli alla guerra per andare l’uno contro l’altro non avevano perso tempo ad abbandonare tutto per andare in Australia.
-È tardi, dovremo andare a dormire…- continuò con voce bassa l’americano.
-Non penso di poter dormire dopo tutto questo.
La sua voce era quasi inespressiva, la sua mente proiettata a immaginare la strage che gli americani avevano appena fatto nella sua città.
Si alzò, non era sicuro di quello che voleva fare, ma non ebbe neanche modo di rifletterci, perché Alfred lo strinse a sé con disperazione, Kiku notò che stava tremando.
-Al…?- domandò incerto mentre allungava le mani per stringersi piano alla sua schiena.
-Mi dispiace, mi dispiace…- Alfred era terrorizzato da quello che il suo popolo aveva fatto, terrorizzato di poter perdere Kiku per sempre.
E Kiku lasciò libere le sue lacrime, piangendo silenziosamente mentre si aggrappava a lui.
Lasciò libera tutta la sua disperazione, singhiozzando sulla sua spalla mentre gli si aggrappava contro.
Odiava quello che era appena successo, odiava le persone che l’avevano fatto, ma non avrebbe mai potuto odiare Alfred, nonostante fosse anche lui un americano, come poteva ridursi a odiare la persona più importante della sua vita?
 
Russia x Cina
-Sono le due del mattino, cosa ci fai sveglio?
Furono quelle le parole che gli rivolse Ivan, dopo essersi svegliato solo a letto e averlo cercato per tutta la casa, avendo poi avuto fortuna quando cercò nel giardino.
Yao era seduto sul dondolo, una gamba piegata sotto il suo corpo, l’altra strisciava a terra e si dondolava lentamente con la punta del piede.
Sussultò alla voce del suo ragazzo, non perché avesse paura di lui, ma perché era troppo preso dai suoi pensieri nella quiete di una calda nottata estiva.
Gli sorrise mentre lo fissava e gli fece segno di raggiungerlo per sedersi accanto a lui.
Ivan fece come gli era stato chiesto e quando fu al suo fianco Yao poggiò il capo contro la sua spalla.
Rimasero in silenzio per un tempo indefinito, semplicemente godendosi la compagnia dell’altro
A un certo punto Ivan credette anche che l’altro si fosse addormentato, anche lui era quasi nel dormiveglia, quando il cinese parlò in un sussurro –è solo che mi mancano un sacco…
-Chi?- Ivan poteva anche arrivarci, ma non aveva la forza per rifletterci in quel momento.
-I miei bambini…
Il russo sorrise, se lo strinse più contro e baciandogli i capelli scuri mormorò –Non sono più dei bambini.
-Aru!- si offese Yao cercando di staccarsi dalla sua presa, ma con scarsi risultati –Loro saranno sempre i miei bambini!
Ivan rise –Va bene, va bene… che ne dici se domani andiamo all’agenzia dei viaggi e ne prenotiamo uno per andarli a trovare tutti quanti?
Aprì gli occhi solo per vedere l’espressione sorpresa di Yao e le sue iridi che si illuminavano per la gioia.
-Davvero?
-Davvero.
                         
Prussia x Canada
Gilbert era una persona curiosa, non perché gli interessassero davvero le altre persone, ma perché voleva tenere sempre tutto sotto controllo, sotto il suo sguardo vigile, per riuscire a mantenere sempre e comunque l’attenzione su di sé.
Non aveva mai avuto problemi con il suo compagno di stanza, quel canadese era così silenzioso e quasi invisibile che a volte Gilbert si scordava della sua presenza.
Ma erano ormai diverse notti che Matthew si alzava e usciva dalla stanza, restando via per moltissimo tempo, a fare chissà che.
Così quella notte decise di seguirlo, facendo finta di essersi addormentato uscì dalla camera pochi secondi dopo di lui e lo seguì per la scuola buia e deserta.
Matthew si diresse al terrazzo, uscì fuori e rimase li, a guardare la città illuminata e addormentata dall’altro, stringendosi nella sua felpa mentre si perdeva in quello spettacolo.
Gilbert lo fissò confuso per diversi minuti, poteva tornarsene in camera a dormire, ma fu spinto da una forza che non riusciva a comprendere e uscì allo scoperto.
-Quindi è questo che fai tutte le notti?
Matthew saltò sul posto, si girò a fissarlo spaventato.
Il tedesco alzò le mani in segno di resa –Tranquillo, non ho intenzione di dirlo a nessuno.
L’altro sembrò rilassarsi e gli permise di farsi affiancare senza problemi.
-Il mondo è più bello quando gli altri dormono- quello di Matthew fu meno di un sussurro.
Gilbert si sporse in avanti, poggiando i gomiti sulla ringhiera, guardò anche lui le luci in basso mentre rifletteva su quelle parole, sul significato che prendevano data la persona che le aveva pronunciate.
Gilbert lo fissò di sottecchi, lo vide quasi sotto una nuova luce.
-Sai, è strano che nessuno si accorga mai di te.
Matthew sorrise chiudendo gli occhi e assaporando il vento che gli sferzava i capelli.
-Perché, tu l’hai mai fatto?
Non era stata detta con cattiveria come frase, ma Gilbert si sentì punto sul viso e arrossì leggermente, poi tornò padrone di se stesso.
Fece un sorrisetto –Chissà, magari le cose cambieranno presto.
Fu il turno di Matthew di arrossire, si strinse di più le braccia al petto e balbettò –Cosa… cosa intendi dire?
-Che puoi iniziare ad abituarti a stare al centro dell’attenzione.
 
Austria x Ungheria
Elizabeta tornò a casa alle cinque del mattino.
Avrebbe dovuto finire il turno in ospedale tre ore prima, ma c’era stata un’urgenza e aveva dovuto fare gli straordinari.
Non che fosse arrabbiata della cosa o che le dispiacesse, infondo amava il suo lavoro e il suo scopo nella vita era salvare le persone, ma di certo non poteva mentire sulla stanchezza.
Quando si chiuse la porta alle spalle cercò di fare il più piano possibile, ma abbandonò l’idea quasi subito, visto che trovò suo marito sveglio.
Roderich non aveva una bella cera, le occhiaie di chi non aveva dormito per niente, molto probabilmente era così.
Elizabeta lo trovò che vagava per la cucina.
-Ehy- mormorò avvicinandosi e accarezzandogli una guancia con amore.
Roderich chiuse gli occhi a quel tocco, poi parlò -Non riesco a dormire, ho provato di tutto…
-Ti prendo delle pillole per dormire- rispose pratica la ragazza, mentre si staccava, pronta per dirigersi in bagno, dove tenevano tutti i medicinali che potevano sempre servire.
Roderich però la fermò bloccandola per un polso, la ragazza ebbe solo il tempo di lanciargli un’occhiata interrogativa che si ritrovò stretta tra le sue braccia.
-Non voglio delle pillole- sussurrò  lui stringendola sempre più forte –Voglio te, tu sei meglio di qualsiasi altra cosa.
Elizabeta si aggrappò alle sue spalle, gli occhi lucidi.
-Sono qui- sussurrò con un groppo in gola –Andiamo a dormire.
 
Danimarca x Norvegia
Mathias e Lukas avevano litigato quella sera.
Non era una dello loro solite litigate, una di quelle dove Mathias faceva infuriare Lukas per la qualsiasi cosa stupida e questo faceva voto di mutismo fino a quando l’altro l’avrebbe fatto ridere o sciogliere come solo lui riusciva.
Era stata una lite abbastanza violenta e non erano sicuri neanche loro di come fosse degenerata così tanto, di come i toni si fossero alzati.
Era stato Lukas a iniziare quella discussione che sembrava così innocente ma che aveva scaldato gli animi, Mathias gli aveva poi urlato contro che lui non poteva capire, perché era troppo apatico e silenzioso per comprendere i sentimenti delle persone.
Lukas si era alzato lentamente dal tavolo e si era diretto verso la loro camera da letto, si era chiuso dentro a chiave e la casa era scesa nel silenzio.
Mathas si prese la testa tra le mani e sospirò, quanto poteva essere stupido? Non voleva davvero dire quelle parole, era solo arrabbiato e l’altro lo conosceva benissimo, sapeva quanto poteva scaldarsi e arrabbiarsi, non poteva fargliene una colpa.
Occupò il divano e si sdraiò, un braccio a coprirsi gli occhi, cercando di dormire.
Ma era impossibile dormire, aveva un peso sullo stomaco che gli faceva venire quasi da vomitare, le lacrime che premevano agli angoli degli occhi.
Sarebbe stata una notte insonne.
Fu a notte fonda che sentì il rumore della chiave girare e la loro camera aprirsi, stava per scostare il braccio dalla fronte per capire, quando sentì i passi farsi veloci sul pavimento, e poi il corpo di Lukas sdraiarsi al suo fianco e stringersi contro di lui.
-Lukas?- domandò sorpreso strabuzzando gli occhi, ma andando subito a stringerlo tra le braccia, non avendo nessuna intenzione di lasciarlo andare.
-Non voglio dormire senza di te- sussurrò così piano che Mathias fece fatica a sentirlo, ma quando quel semplice mormorio gli arrivò alle orecchie si sentì ancora più male di quanto già non stesse, stava per rispondere, ma l’altro lo precedette continuando.
-Scusami, mi dispiace se ti faccio credere che io non abbia sentimenti, non è così, non nei tuoi confronti. Ti amo. Pensavo che ne fossi a conoscenza ormai. Non lasciarmi…
Mathias lo costrinse ad alzare il viso per guardarlo negli occhi –Che diavolo stai dicendo? Non potrei mai lasciarti, sei la mia vita. E dovrei essere io a scusarmi, ti ho detto delle cose orribili che non penso davvero, che non potrei mai pensare.
Le sue lacrime avevano iniziato a solcare le guancie –Ti amo così come sei, non provare a cambiare.
Lukas si strinse di più contro il suo corpo, entrambi sentirono di potersi finalmente addormentare.
 
Svezia x Finlandia
-Ehy- Tino rispose al telefono in un sussurro, mentre metteva a letto Emil che si era appena addormentato –Sei tornato da lavoro?
-In questo momento- rispose Berwald dall’altro lato della cornetta –Li come sta andando?
-Tutto bene- Tino diede un’ultima occhiata al bambino che dormiva sereno, poi uscì dalla stanza socchiudendo la porta per non disturbarlo con il suo parlare ma facendo in modo di sentire se l’altro si sarebbe lamentato nel sonno –ora si è appena addormentato.
-Quando tornano Mathias e Lukas?
Tino lanciò uno sguardo all’orologio, erano le undici di sera, sospirò –Mi avevano detto che avrebbero fatto tardi, che era una cena importante, quindi penso che starò qui a fare il babysitter per altre ore.
-Com’è andata fin’ora?
-Tutto bene, Emil è adorabile. Fortunatamente ha preso il comportamento di Lukas e non quello di Mathias, quindi abbiamo giocato tutto il tempo senza distruggere casa, anche mentre mangiava era composto e tranquillo, l’unica cosa importante è non togliergli il suo peluche, il suo Puffin, prima gli era caduto dal seggiolino e non vedendolo più ha iniziato a piangere disperato.
Sentì uno sbuffo come risposta che, conoscendo il suo ragazzo, doveva essere una risata.
Sorrise anche lui, poi chiese –Tu, a lavoro?
-Tutto come al solito.
Non era un ragazzo di molte parole, ma questo già lo sapeva.
-Sei stanco?- domandò poi mordendosi il labbro.
-Un po'- rispose sincero l’altro –Ma domani ho il giorno libero, quindi posso svegliarmi anche più tardi.
Tino sorrise -Rimarresti sveglio con me?
-Qui a telefono?
-Si.
-Non ti disturbo dal tuo lavoro?
Tino sorrise ancora di più –No anzi, mentre il bambino dorme mi annoierei soltanto.
-Certo che rimango sveglio con te.
 
Lituania x Polonia
Toris era preoccupato, molto preoccupato.
Quello che era da sempre il suo migliore amico e solo da pochi mesi era diventato il suo ragazzo era esaltato, troppo esaltato anche rispetto i suoi standard normali.
Quella mattina si era svegliato e aveva trovato una carrellata di messaggi da parte sua che gli aveva inviato durante tutta la notte, erano messaggi stupidi, che non contenevano qualcosa che valesse la pena sapere, ma a Toris avevano fatto capire che Feliks non aveva chiuso occhio.
Erano usciti insieme di pomeriggio e Toris aveva potuto constatare con i suoi occhi che c’era qualcosa che non andava, Feliks aveva cercato di coprire le occhiaie con il trucco e continuava a sviare il discorso, ma il lituano non era di certo stupido.
-Potremo ordinare tipo una pizza, o tipo del thailandese, cioè, non l’ho mai provato ma ho sentito dire che è buono… Oppure tipo del cibo piccante messicano, tu che dici Toris?
Il ragazzo in questione sospirò e cercò di bloccare il suo ragazzo dal saltellargli intorno come un cane felice di rivederlo.
-Che ne dici di una semplice pizza, così andiamo sul sicuro? E possiamo dirigerci di già verso casa tua? Sono stanco, ha un giorno che mi fai girare tutta la città.
Feliks non sembrò del tutto convinto di quella idea, ma dovette annuire e avviarsi verso casa.
Mangiarono una pizza e verso le undici il biondo era ancora su di giri, che mostrava delle foto di alcuni pony che aveva trovato su internet straparlando della loro bellezza.
-Normalmente stai così tanto senza dormire?- Toris arrivò dritto al punto interrompendo il suo discorso a metà.
Feliks alzò le spalle e distolse lo sguardo -Soffro d’insonnia, è la normalità.
Toris si alzò sospirando e si avviò fuori dalla stanza.
-Dove vai?
-A mettermi un tuo pigiama- rispose tranquillo il lituano –Stanotte ti faccio dormire io.
E Feliks, dopo aver sbattuto più volte la palpebre confuso, non poté far nient’altro che sorridere.
  
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