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Autore: Alucard97    14/08/2019    4 recensioni
"Io... sono umano?"
Accelerator, il primo dei Level 5, si è rifatto una nuova vita. Ma i fantasmi del passato non cedono mai e continuano a tormentarlo. Stavolta non è più l'incubo delle Sisters a tormentarlo, bensì qualcosa di altrettanto oscuro e profondo. Qualcosa di antecedente.
Un'impresa che prova a dare la propria interpretazione sulle origini di Accelerator.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Accelerator
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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And Now The Storm Comes
 
 
Un appartamento situato nella periferia di Gakuen Toshi era proprio quello che ci voleva per un tipo decisamente solitario come Accelerator.
A lui piaceva la tranquillità, il benessere e il silenzio. Come recitava quella famosa frase? “il silenzio è d’oro”, e difatti quante persone possono sentirsi in disaccordo con questa frase? Perfino l’essere più socievole ed esuberante del mondo poteva provare la gioia di stare tranquillo tra le quattro mura della propria casa a godersi un sano bicchiere di Jack Daniel’s personalizzato con lo stemma dei Motörhead, accasciato sopra un comodo divano di pelle grigia, davanti a un televisore da cinquanta pollici.
 
Accelerator non aveva di certo tutti questi confort, si poteva dire che la sua vita fosse piuttosto umile, ma infondo a chi importava? A lui no di certo.
 
Sì, lui amava la tranquillità di casa sua ma tra poco sarebbe arrivata la tempesta. Una di quelle grosse, la più grossa. Una di quelle che è possibile prevedere, ma difficile da affrontare. Il ragazzo si chiese se avesse dovuto scrivere a casa… per far pace con qualcuno. “Cara vecchia mamma… brutta capra, strega che neanche conosco e che nemmeno ricordo. Firmato: il tuo figlioletto dai capelli bianchi”
 
Come se lui avesse una madre. Aveva avuto due tutrici per un periodo di tempo… ma era possibile considerarle come madri? Dopotutto è genitore chi ti cresce, non chi ti mette al mondo. Non che la cosa lo riguardasse più di tanto, ormai.
 
Tutte le notti in quell’appartamento, tutte le notti per i vicoli del quartiere, tutte le notti… morti. Capitava un sacco in quella città, specie in quello che veniva chiamato “il lato oscuro di Gakuen Toshi”. Forse avrebbe fatto meglio a traslocare.
 
Avrebbe dovuto prendere un treno per Kyoto, dove nessuno lo conosceva. Così sarebbe sfuggito… alla tempesta. Esatto, sarebbe fuggito, scappato da quella tempesta che è la sua mente.
 
Un topo in gabbia, ecco come si sentiva. Imprigionato in una ruota per criceti, dove essi corrono sempre e non vanno da nessuna parte… se non verso l’oscurità, e i sogni di morte, nelle stanze buie della sua camera, avvolto da un solo largo lenzuolo. Sempre gli stessi sogni! Ogni notte! Dolore, ossa, aghi… le proprie mani… intrise di sangue.
 
Accasciato sul letto, si guardò il palmo della mano… odorava di sangue… odorava di orrore. Ecco che si ricoricava a letto, chiudeva di nuovo gli occhi, prendeva sonno… ed ecco che arrivava la tempesta.
 
 
********
 
Che strano posto quello in cui si trovava. Da che si ricordava… ci era praticamente nato lì. Ma sua madre e sua padre neanche li aveva mai visti. Era un ambiente talmente futuristico che sembrava uscito da Flash Gordon o da Star Treck. Ma che ne voleva sapere lui? Dopotutto era solo un bambino… ed era tutto buio. L’unica cosa che poteva sentire era il freddo dei tubi e dei cavi attaccati alla sua pelle e del liquido nel quale era immerso.
Era possibile per lui udire… uno strano ronzio di voci…
 
 
<< Buongiorno, Dottor Kihara >>
 
<< Buongiorno, professore… è tutto pronto? >>
 
<< La vasca sarà piena tra pochi minuti >>
 
<< Come sta quel marmocchio? >>
 
<< Ehm… come posso dirglielo… Quando le guardie lo hanno prelevato dalla sua cella ieri notte, ha opposto resistenza. Hanno dovuto percuoterlo un po’. Grazie al cielo, il suo potere è ancora in uno stato brado… se così possiamo definirlo >>
 
<< E’ ferito? Tagli profondi? >>
 
<< Sta bene, non si preoccupi >>
 
<< Non ci devono essere ferite. Abbiamo tra le mani qualcosa di prezioso e se gli accadesse qualcosa, quel vecchio bastardo di Gensei vorrà la mia testa esposta sul muro di casa sua >>
 
<< Non si preoccupi. Possiamo cominciare >>
 
 
La visione, ora, era leggermente più nitida. Il liquido in cui era immerso era freddo, gli penetrava nella pelle. Tubi collegati alla sua testa e… dolore… il dolore di un centinaio di aghi conficcati nel suo corpo. Troppo dolore. E quelle due persone… quei due professori dal camice bianco… uno calvo e l’altro con i corti capelli biondi e quello che sembrava essere un tatuaggio tribale sull’occhio sinistro.
 
<< Il battito? >>
 
<< Alto. Più del previsto >>
 
<< Avevi detto che quella piccola merdina era addormentata >>
 
<< E’ possibile che il dolore l’abbia risvegliato. O forse il suo potere lo ha fatto uscire dal coma >>
 
<< Merda… questo suo “controllo vettoriale” è così strano che manco io ci capisco più un cazzo >>
 
<< Interrompiamo momentaneamente per iniettargli una dose ancora più potente di anestetico? >>
 
<< No, continuate. Chi se ne frega. L’importante è che l’esperimento proceda senza intoppi >>
 
<< Come desidera… sembra procedere bene. Questo soggetto è straordinario, sono lieto di far parte di questo esperimento. >>
 
<< Naturalmente… hey, guarda il monitor e la vasca. Che sta succedendo? >>
 
<< Il ragazzo sta resistendo, Dottor Kihara >>
 
<< Mi faccia vedere la cartella clinica di quel ratto… è chiaro. Il suo potere è come uno scudo passivo. Sta reagendo al trattamento. Avrebbe dovuto prevederlo, razza di incompetente >>
 
<< Con tutto il rispetto… ma era impossibile prevederlo. Provvedo ad usare scariche elettriche emanate da quei tubi. Lo feriranno, ma almeno lo terranno buono. Non si preoccupi, sarà molto doloroso per il bambino ma le assicuro che… >>
 
<< Non mi interessa. Stia zitto e proceda >>
 
 
Una forte scarica elettrica gli attraversò il cervello, colpendo le sinapsi. Il dolore era anche più intenso. Un’altra ancora, e uno spasmo involontario. Per essere un bambino, aveva resistito ad un alto voltaggio, forse merito del suo potere. Ma questa era troppo anche per lui. Il dolore… e poi ancora buio.
 
 
<< Guardi i filmati delle telecamere, Dottor Kihara. Per testare la sua abilità, le nostre guardie gli hanno sparato ben cinque colpi, e osservi meglio… i proiettili vengono fatti rimbalzare sul suo corpo da questa forza invisibile. E’ così… >>
 
<< Seccante. Si tratta del suo controllo vettoriale. Dimentica il fine del nostro esperimento, professore? >>
 
<< Scoprire l’origine del suo potere, e scoprire l’origine di tutti i poteri ESP per far progredire la scienza e raggiungere il perfezionamento del corpo umano, dottore >>
 
<< Esattamente, vedo che ora lei rammenta. Perciò mi risparmi chiacchiere inutili su quella merdina. Status? >>
 
<< L’abbiamo messo a riposare. Sul pavimento, non sulla branda. Incredibile come abbia subito ben quattromila volt e sia ancora vivo. E ha solo sei anni! >>
 
<< Accelerator, il marmocchio, è un Esper. Il suo potere gli consente di alterare tutti i vettori con cui entra in contatto. Calore, direzione, moto… possiede anche uno scudo invisibile. Si potrebbe perfino affermare che quel bastardello sia immortale >>
 
<< Dottor Kihara, si è svegliato di nuovo >>
 
<< Condizioni? >>
 
<< E’ completamente sfatto. Non si muove… guarda e basta >>
 
<< Riprendiamo con un nuovo esperimento. Forza >>
Ed ora si trovava in un’altra sala non meglio definita. Non vedeva granché, solo macchine e… cavi. Una pletora di cavi collegati ai suoi arti e alle sue tempie. Sentiva ancora il dolore degli aghi conficcati nelle sue ossa e nel suo cranio.
Levò un grido. Lo colpirono con altri volt di corrente elettrica. Ancora. Ancora, ancora e ancora.
Dolore… troppo dolore… poteva sentire il suo battito cardiaco che pulsava nelle orecchie come il suono ossessivo di tamburi. I muscoli bruciavano. I nervi erano tesi e un piccolo strato di saliva gli colava dalla bocca, finché… non sentì qualcosa… come un ritmo. Un ritmo lento e danzante che si agitava sinuoso dentro di sé.
Era come se potesse vedere l’intensità di queste scariche e averne una nuova percezione, come se esse non fossero altro che un sistema di numeri complessi. Poteva calcolarne il moto e la direzione. Ora non facevano più male…
 
 
<< Sembra che non senta più nulla. Impossibile, abbiamo tenuto ancora lo stesso voltaggio, è impossibile che… MIO DIO! >>
 
 
Un’esplosione. Una furia incontrollata. Qualcosa dentro di lui si era svegliato. Aveva rotto le pareti di spesso acciaio con una sola emanazione. Aveva frantumato il vetro e si era avventato contro la guardia armata. Le aveva spappolato la faccia come se fosse una nocciolina, poi pensò a uno degli altri scienziati che erano lì. Gli trapassò lo sterno con una sola mano, spezzandogli le costole e perforandogli il cuore.
 
Inzuppato di sangue dalla testa ai piedi osservava di nuovo quella figura… L’uomo calvo… Ma nessun segno del biondo tatuato. Era pronto per scattare, come una tigre davanti a una spaventata preda. Esattamente come il fiero animale conficca zanne e artigli nella carne dell’indifesa creatura, ora lui avrebbe fatto altrettanto. Ma qualcosa lo bloccò. Non aveva mai avuto una simile confusione e non fece nemmeno in tempo a chiedersi che cosa stesse succedendo che svenne di nuovo.
 
 
<< Ma che cazzo è successo, professore?! >>
 
<< Dottor… Dottor Kihara… >>
 
<< Cosa diavolo?! Due morti e il moccioso insanguinato a terra! La lascio da solo un minuto e succede questo casino?! Voglio un rapporto! >>
 
<< Lei è pazzo, dottore, come tutta la sua famiglia. Se avessi saputo su che razza di elemento ha messo le mani il Dottor Kihara Gensei… non avrei mai accettato. Vi ho aiutato a creare un mostro >>
 
<< Piantala di farneticare. E comunque non lo definirei esattamente un mostro >>
 
<< AL DIAVOLO! E’ una bestia assassina! >>
 
<< Vero, ma possiamo educarla >>
 
<< Educarla?! Per Dio, Dottor Kihara, ha massacrato un giovane e promettente scienziato! E pure una guardia con a casa moglie e bambini. Ha generato un’esplosione col suo potere e ha attraversato quella finestra come se non ci fosse! >>
 
<< E’ chiaro che, in qualche modo, il suo cervello si sia abituato alle scosse elettriche e con piena coscienza abbia alterato i vettori dell’aria circostante per causare un’onda d’urto. Ciononostante lei non è ferito. Quindi cerchi di non piangersi addosso. >>
 
<< L’esperimento… Accelerator poteva ucciderci tutti. Ho incontrato il suo sguardo per un istante, pieno di odio e di rabbia. Ma non saprei dire se era sete di sangue bestiale… o orrore per quello che gli abbiamo fatto! Poi, a causa dello sforzo, è crollato. Il suo infernale potere è ritornato dormiente… e io ho ringraziato Dio >>
 
<< E’ sopravvissuto per raccontarlo, no? Penso che dovremmo… >>
 
<< Quelle due persone sono morte! >>
 
<< Già… una vera tragedia. Facciamo così, professore, le assicurerò che i famigliari dei due deceduti vengano generosamente risarciti. D’accordo? Spero che questo possa metterle l’anima in pace. Mi ascolti bene… so che può sentirsi a disagio per quanto successo, dunque condividerò con lei alcuni dettagli. Però mi serve la sua massima fiducia… me la concederà, professore? >>
 
<< Ok… va bene… mi fido… >>
 
<< Bene, la ringrazio. Partiamo dalle basi… lei conosce il termine “Homo Superior”? Significa razza superiore. Gli Esper non sono umani, sono homines superiores. Accelerator non è umano, e perciò è un homo superior. Lo guardi bene, che cosa vede? >>
 
<< Che cosa? Vedo una bestia selvaggia che un tempo è stata un bambino >>
 
<< Ebbene, io vedo la stessa cavia di sempre, ma col suo sub-conscio messo a nudo… strappato l’anima e segnato nel profondo >>
 
<< Ma lei ha trasformato un bambino in una cosa infernale >>
 
<< Deve capire che questa “cosa infernale” è ciò che Accelerator è sempre stato. Un individuo violento che si fa strada in una vita priva di significato. Fin da quando è nato ha manifestato i piccoli segni di un enorme potere sopito. I raggi ultravioletti del sole non lo toccavano, le infermiere non potevano scalfirlo. E noi cosa abbiamo fatto? Quello che fanno gli uomini quando vedono qualcosa che non comprendono… lo abbiamo studiato. Da quando è nato abbiamo provato a picchiarlo, gli abbiamo sparato, lo abbiamo accoltellato, abbiamo addirittura provato ad avvelenarlo. Niente ha funzionato. E se una simile dote… fosse messa al servizio dell’umanità? Ecco che cosa vedo io, la più formidabile arma tattica mai concepita >>
 
<< Ma non potremmo trattarlo meglio? Voglio dire… è pur sempre un bambino >>
 
<< Professore, lei non mi ha ascoltato. Lui non è affatto un bambino. E non essendo tale… può essere riprogrammato, rimodellato, addestrato. Lei può farlo, è il suo lavoro. Confido che ci riuscirà… a meno che non voglia parlare con mio padre, il Dottor Kihara Gensei >>
<< No, dottore… non ce ne sarà bisogno… >>
 
 
Il piccolo esper non sapeva dove si trovava. Aveva gli occhi chiusa, non vedeva niente, e non riusciva ad aprirli. Era in piedi, in qualche strano modo riusciva ad ergersi eretto. Sentiva della neve sotto di lui, e l’aria fredda dell’inverno giapponese sfiorava la sua pelle. Non aveva la forza di tremare di freddo nonostante fosse nudo. Trovava questo gelo… piacevole. Aveva passato così tanto tempo in quei laboratori che aveva dimenticato perfino la sensazione che si provava nel stare sotto un caldo sole d’estate.
 
Il freddo non era l’unica sensazione che sentiva, poiché percepiva che sul suo corpo era stato spalmato qualcosa. Era appiccicoso e puzzava. Dall’odore aveva dedotto che fosse sangue, ma non era umano. Non era un grande esperto, ma aveva ipotizzato che quello fosse sangue di pecora.
 
Poi sentì un rumore. Passi. Non erano umani. Ringhi animaleschi sibilavano nelle sue orecchie. Quelli che aveva davanti, anche se non poteva vederli, erano chiaramente lupi. Lui non si mosse, dal loro latrare aveva capito che erano affamati, poi li sentì scattare. In una frazione di secondo gli furono addosso… per poi ritrovarsi stesi al suolo con le zampe fratturate e le ossa dei loro colli rotti. Perfino lui faticava a capire come fosse successo, poi realizzò che fosse merito del suo potere, che lo aveva protetto ancora una volta senza che lui lo comandasse.
 
Aveva ucciso quelle bestiole, ma non sentiva… niente. Dentro di sé non sentiva né rabbia, né rimorso, solo un crescente senso di soddisfazione personale. Certo, lui si era solamente difeso, sarebbe morto se non lo avesse fatto, tuttavia… i lupi non erano affatto cattivi, avevano solo fame.
Ma quel potere, seppur gli causasse spesso molto dolore a causa dei congegni impiantati nel suo corpo, lo faceva sentire… bene. Lo faceva sentire felice… come una divinità.
 
 
<< E’ assolutamente… strepitoso, professore. Quel piccolo bastardo ha ammazzato i lupi in meno di un secondo e senza muovere un dito. Che le dicevo? E’ l’arma perfetta. E quel grido che ha lanciato quando ha respinto i lupi? E’ la sete di sangue animale >>
 
<< Non credo che quel grido fosse sete di sangue… credo che fosse dolore >>
 
<< Meglio ancora. Lo renderà ancora più selvaggio! Professore, mi dia le sue condizioni >>
 
<< Pulsazioni fuori scala. Lo sforzo che ha fatto prima… e quello che sta facendo adesso contro altre nuove bestie è incredibile! Il suo metabolismo non è umano. E’ molto più animale di quelli che sta ammassando >>
 
<< Dottor Kihara, potremmo fermarci ora? Risparmiamo quelle bestie >>
 
<< No, Dottoressa Yoshikawa… mi sto divertendo troppo! Che si salvino da sole. Guardate, un massacro totale! Splendido, non poteva andare meglio. Ne vuole altri. Ha ancora voglia di sangue. Osservate! Sta ruggendo come una bestia famelica! E lei che pensava che fosse il dolore a farlo gridare, professore… no. Un lupo uccide per mangiare o per il territorio… ma questo marmocchio… quest’arma vivente… brama la paura della preda e si crogiola nell’odore del sangue. E siamo solo all’inizio! Pensate a quello che potrebbe fare una volta cresciuto. Diverrebbe un dio sceso in terra. Ora lo spenga, professore >>
 
 
E fu così che svenne di nuovo. Il sangue caldo mescolato con la gelida neve… un letto perfetto. Il dolore procuratogli da tutti quegli aghi e quelle scosse sembrava essersi dileguato per via dell’aria esterna. Per una volta si sentì in pace… non temeva quel freddo gelido. La sua abilità lo avrebbe protetto. Come una dolce quanto sadica ninna nanna. In genere, sono le madri a cantare le ninna nanne per i loro piccoli, ma lui… ormai più bestia che umano, non aveva mai avuto una simile fortuna.
Non era quello il tempo per rimuginare… ora voleva solo dormire.
 
 
<< Mi piace l’idea che riposi nel sangue dei suoi nemici >>
 
<< Ma sono quindici gradi sotto zero! >>
 
<< Meglio. Lo rinforzerà, no? E poi non ha niente da temere, Dottoressa Yoshikawa, il suo controllo vettoriale lo proteggerà. E’ stata una giornata proficua. Buona serata a tutti voi >>
 
 
Ora era seduto… sul pavimento freddo del laboratorio. Nuove macchine erano state installate su di lui e nei lobi del suo cervello. Arrivati a questo punto, non sentiva più niente.
 
 
<< Siamo pronti, Dottor Kihara. Grazie a tutti gli esperimenti eseguiti, ora siamo convinti che possa essere manovrato a distanza. Come una marionetta senza fili. Per controllare il ragazzo, non deve fare altro che premere nel giusto ordine la sequenza di dati sul monitor. Proceda pure e controlli di persona. >>
 
<< Perfetto, professore. Inizio dei test per la manovra dell’esperimento. Iniziamo col farlo alzare. Eccellente… ora muoviamo le braccia. Strepitoso. Professore, Dottoressa Yoshikawa, guardate come quel piccolo animale riesca a imitare i movimenti umani >>
 
<< Dottor Kihara, osservi! Il ragazzo è caduto! >>
 
<< NO! Merda! Eravamo così vicini… >>
 
<< Si calmi, il lavoro è completo, no? Ha avuto ciò che lei e la sua famiglia volevate. Con il tempo, il controllo mentale sulla cavia aumenterà finché… >>
 
<< No! L’esperimento non è ancora finito, professore! Devo sapere se è sicuro! >>
 
<< Certo che lo è. Il soggetto è collegato e disattivato, non ci pensi >>
 
<< Intendevo se IO sono al sicuro, imbecille! IO! Quel topo da laboratorio ha ucciso due persone, ricorda? >>
 
<< Senta… quando è attivato, dovrà stare attento, quando è spento come ora è solo carne da macello. Era quello che la sua famiglia voleva e lo avete avuto. Ma lei vuole esserne certo, giusto? Gli sputi in un occhio e ne sarà sicuro. Per oggi ne ho avuto abbastanza di questo circo, Dottor Kihara. Ci vediamo domani. >>
 
 
E dopo di ciò… il caffè bollente che il Dottor Kihara reggeva nella mano… fu versato sul corpo del bambino. Inerme. Indifeso. Senza alcuna reazione. Esattamente come una bambola disattivata.
 
 
Il bambino conosciuto come Accelerator, la sera stessa, fece conoscere agli scienziati di quell’istituto… la paura.
Il suo controllo vettoriale si era adattato, aveva spezzato la suggestione ipnotica. Era libero, libero di poter dar sfogo a tutto l’odio represso.
Una potente esplosione… il rumore dell’allarme che copriva le grida di terrore dei soldati che venivano fatti a pezzi dall’incedere frenetico dell’esper. I fucili inutili, i gas pure, l’arma che avevano creato si stava rivoltando contro di loro.
Aspettava solo questo. Tutto il dolore che aveva incassato, tutte le torture fisiche e psicologiche sopportate unicamente per far evolvere il suo controllo vettoriale al punto tale da essere inarrestabile.
Le scosse elettriche erano inutili, le macchine nel suo cervello completamente distrutte. La marionetta, ora era libera. Fili aveva ed or non più… eppur non cade giù.
 
 
<< Maledizione! Uccidetelo! Professore, faccia qualcosa! >>
 
<< E’ tutto inutile, i comandi a distanza non funzionano! >>
 
<< Maledetto idiota! Glielo avevo detto! La sua negligenza ha costato la vita a quelle decine di persone morte per fermarlo! E ora i prossimi saremo noi! Dov’è quel ratto?! DOVE SI TROVA?! >>
 
<< I nostri scanner non lo rilevano, ma è impossibile che sia già uscito >>
 
<< Professore, Dottoressa Yoshikawa… voglio che lo troviate. Voglio che… >>
 
Troppo tardi, Kihara Amata… la bestia vi aveva trovati. Ed ora che cosa sarebbe successo? Che cosa avreste fatto? Si raccoglie ciò che si semina, Dottor Kihara. Tra tutti coloro che il suo mostro ha ucciso, tra tutti coloro che il suo mostro ha guardato con odio e disprezzo… lei era senza dubbio quello più in pericolo di tutti…
 
 
<< CI HA TROVATI! >>
 
<< Gli spari, professore, gli spari subito! >>
 
<< Dottor Kihara, guardi! Sta esitando… credo che ne abbia avuto abbastanza. Ha massacrato più di cento guardie da solo, è troppo debole per attaccare >>
 
<< Idiota, non lo vedi che quel sangue su di lui è quello dei nostri uomini! Il suo potere lo rende instancabile! E’ programmato per ucciderci tutti! Spari ora che ne ha la possibilità! Ora che la sua abilità è disattivata! Mi obbedisca subito! >>
 
Fu troppo lento a sparare. Accelerator gli era balzato addosso come una vera tigre, e gli aveva strappato la testa con la forza delle proprie mani.
Ora era il turno di Kihara e Yoshikawa. Tutti e due non poterono fare altro che scappare davanti al suo incedere.
 
Erano arrivati al piano superiore e ancora mancavano diversi metri per uscire da lì, ma la creatura era svelta e scaltra e in pochi secondi li avrebbe raggiunti e trucidati.
 
 
<< Dottoressa Yoshikawa… ci tengo a dirle quanto è stato prezioso il suo lavoro per il progetto. Lei è una donna che darebbe la vita per la scienza, no? Perché è esattamente quello che voglio che lei faccia. >>
 
La donna venne gettata dalla rampa di scale, infondo. Là dove lui continuava la sua corsa.
 
<< Forza, che aspetta? Usi l’immaginazione! Gridi! Urli! Faccia in modo di attirare quella cosa! >>
 
 
Lui era arrivato infine dinnanzi a lei. Stava pregando che le risparmiasse la vita. Non voleva morire come gli altri. Non voleva. In tutti questi anni aveva cercato un modo per salvare Accelerator senza successo… e ora lei sarebbe morta per mano sua. Non voleva morire, ma forse quella era la giusta punizione per i suoi peccati.
 
<< Io… ti… capisco… >> Una parola! Una singola frase pronunciata dal bambino dopo tutto quel tempo. << Non… voglio… te… Io… voglio… lui… >>
 
 
Ma Amata attivò le trappole. Accelerator aveva fatto da scudo alla scienziata mentre incassava tutte quelle bombe. Esplosioni, fuoco, fiamme. Il laboratorio andava a fuoco insieme a lui.
 
Lo scienziato ce l’aveva fatta, era finalmente fuori, ora non doveva fare altro che… era troppo tardi. Un urlo agghiacciante proveniva da dietro di lui. La bestia era sopravvissuta indenne all’esplosione dell’intero laboratorio, e reggeva il corpo svenuto della donna. Lui ansimava e guardava con odio il suo bersaglio.
 
<< Sono… morto? E’ questo… che mi hai fatto?! Morto? Un morto ambulante? Io? >>
 
<< Tu… tu sei un mostro! >>
 
<< IO SONO ACCELERATOR! ACCELERATOR! E SONO UN ESSERE UMANO! E tu… TU sei il mostro! >>
 
 
Lo scienziato scappò. Il bambino avrebbe voluto seguirlo, voleva ucciderlo nel peggiore dei modi. Ma Yoshikawa era lì svenuta ed era ferita gravemente. Se l’avesse abbandonata sarebbe morta.
Colui che era reputato da tutti una bestia, effettuò la scelta più umana che si potesse fare. Abbandonò la vendetta per salvare un’innocente. L’unica persona che lo avesse trattato con affetto.
Ora doveva pensare a lei. Doveva trovare qualcuno e doveva trovare… il suo posto nel mondo.
 
 
*************
 
Si svegliò di colpo. Ancora nel suo letto. Era sudato e le coperte gli procuravano molto caldo. Non era la prima volta che Accelerator sognava del suo passato. Aveva ormai 17 anni, e non poteva scordare quel giorno di undici anni fa. Nemmeno la tranquillità più assoluta lo avrebbe liberato dai fantasmi del passato.
 
Si guardò ancora la mano… non aveva scelto lui quel potere, la natura glielo aveva dato. Un dono? Una maledizione? Chi poteva saperlo. Lui era nato in quei laboratori da madre e padre sconosciuti e fin dalla nascita fu costretto a sottoporsi a quegli esperimenti.
Kihara Amata diceva che tutto quello era preordinato, come se fosse il destino di Accelerator. Come poteva conoscere il suo destino? Nessuno poteva saperlo. Il ragazzo soffriva a causa sua e il suo dolore sembrava divertire quello scienziato. Godeva nel torturarlo.
 
Diceva che non era umano… aveva ragione? Nessuno glielo aveva mai chiesto. Fu costretto a fare il mostro, e quando provò a vivere come un uomo fallì. L’esperimento Sisters ne era la prova.
 
Il dubbio e l’incertezza si fecero largo nella mente dell’albino, finché non sentì una mano. Una calda mano posarsi dolcemente sul suo petto per invitarlo a sdraiarsi di nuovo. Come se fosse incantato, egli obbedì e si riaccasciò. Osservò la figura femminile di fianco a lui che si era accoccolata amorevolmente, appoggiando la delicata testa vicino al suo cuore. Il ragazzo prese ad accarezzarle i morbidi capelli color tè con una dolcezza quasi innaturale.
 
 
<< Hai avuto ancora un incubo, vero? E’ la terza volta questa settimana >>
 
<< Scusa, Shizuri. Non volevo svegliarti >>
 
<< Ma che dici? Smettila di scusarti. Ti va di parlarmene? >>
 
<< Shizuri… >> si prese diversi secondi di silenzio << Secondo te… io sono umano? >>
 
Lei non capì il perché di questa domanda. Solo dopo intuì. << Certo che sei umano. Non mi dire che non lo vedi quando ti guardi allo specchio, o guardi me. Te lo si legge negli occhi. Si vede che sei un uomo… che è stato trasformato in un mostro >>
 
<< Non lo so… è tutto così confuso. Non ci capisco più niente. Nella mia testa rimbombano le parole che mi hanno riferito i miei creatori… forse il resto è più grande di me >>
 
<< Credo che i tuoi “creatori”, come ti piace chiamarli, siano solo dei bugiardi. Guardami… Smettila di ancorarti al passato e guarda tutto quello che hai costruito. Pensi che avresti me o la bambina se tu fossi un mostro? >>
<< Io… >>
 
<< Shhh… basta parlare. Vieni qui. Non hai bisogno di sforzarti a proteggere qualcuno, perché saremo io e la piccola a proteggerti. Ora dormi tranquillo e non pensare più a niente. La tempesta è finita, e il resto… è silenzio >>
 
 
   
 
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