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Autore: Rosso_Sanguinis    15/08/2019    0 recensioni
Siamo nella terza guerra. Il popolo elfico di Quel’thalas è devastato dal Flagello dei non-morti. L’evento cambierà per sempre il destino dei sopravissuti.
Zein, un giovane Alto Elfo, dovrà farsi strada nelle insidie di questa nuova vita e scoprire il suo vero destino, nascosto nell’oceano del tempo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’odore del sangue misto a decomposizione impregnava l’aria circostante. Il rumore di spade, di archi e incantesimi, rimbombava lungo le strade di Silvermoon. I non-morti, capitanati dal Principe traditore Arthas Menethil, stavano sorpassando ogni difesa che per millenni aveva protetto la capitale del popolo elfico. 

 

E mentre i Farstrider – guidati da Sylvanas Windrunner – proteggevano il reame dal flagello dei non-morti, Zein era alle mura insieme al grosso dell'esercito, inconsapevoli di quello che stava accadendo all'esterno. Poi la marea di morte raggiunse le porte di Silvermoon, ed il Principe traditore chiese una resa incondizionata. A dare forza alle sue parole espose il suo macabro trofeo: la Ranger Sylvanas, ora resa una banshee. 

 

Il panico serpeggiava nell’esercito. Se la loro Generale aveva fallito, loro come avrebbero potuto farcela?

Re Anasterian aveva dato un ordine semplice: quello di mantenere la posizione in attesa che i magistri preparassero la mossa successiva. La battaglia però infuriava già, l’esercito stava per essere spazzato via e nessun comando era ancora arrivato da parte del Gran Magister Belo’vir!

 

Le orde di ghoul sembravano non finire mai. Quello sciame di morti a poco a poco falciava ogni soldato che aveva davanti. Ancora peggio: ogni guerriero caduto si univa alle fila nemiche, marciando contro la propria madre patria, nella lenta ed inesorabile avanzata dei morti. 

Zein aveva poco più di quattro secoli sulle spalle, praticamente un'adolescente per la sua razza. Non era pronto a sopportare tutto questo. Non aveva combattuto nelle guerre contro i Troll o contro l’Orda come i suoi fratelli avevano fatto. Non aveva mai assaporato la vera battaglia… eppure in quel momento si trovava costretto ad assistere al massacro del proprio popolo; vederlo soccombere in un fiume di urla, morte e decadimento. 

Le truppe elfiche stavano provando ogni stratagemma possibile. La forza datagli dal pozzo solare, la loro magia, gli antichi costrutti… sembrava che niente riuscisse a fermare il nemico. Più il tempo passava e più l'armata non-morta diventava grande. I corpi esanimi dei soldati cadevano dalle mura, piogge di cadaveri venivano bombardate dai carri avversari sulla città… e da quei cumuli sbucavano nuove mostruosità. 

Con la sua spada Zein cercava di falciarne quanti più poteva, alla cieca, come se tagliasse i fili d’erba di un prato. La paura lo scuoteva ad ogni fendente. 

Come poteva vincere contro la morte stessa? Il braccio gli doleva dallo sforzo, il sangue dei morti e dei vivi ricopriva la sua armatura. La città stessa gli sembrava ricoperta di sangue...

 

Nella calca, un boato scosse i presenti da quell'orrore. Zein alzò lo sguardo verso le mura, dove vi vide il Magister Belo’vir rivolgersi al suo popolo.

 

«Ritiriamoci verso la costa, la città è perduta! Salvate quanti più potete e preparatevi a dirigervi verso Quel’danas!»

 

Per quanto quell'ordine fosse sensato, il messaggio di fondo era chiaro agli occhi di tutti. Non era una strategia, era la cosa più logica da fare per ridurre le perdite. Erano stati sconfitti. Perduti. Sconfitti.

Molti soldati si lasciarono prendere dal panico e si diedero alla fuga. I Generali cercarono di riorganizzare le truppe sbraitando ordini, ma non venivano ascoltati. Alcuni di loro vennero pure uccisi dai loro sottoposti, che in preda al terrore più totale non volevano certo rimanere a farsi ammazzare.

 

Il caos più totale regnava in quel campo di battaglia. A causa di ciò, Zein non si accorse della creatura alata che stava per piombargli addosso, dall'alto dei cieli. Il mostro, un gargoyle, si schiantò su di lui e poi lo afferrò con le sue zampe artigliate per la testa. Lo sollevò da terra, ad ogni battito d'ali sempre più in alto, con una facilità disarmante. La bestia era stata svelta, e la sua presa era così forte che Zein sentiva come se la sua testa fosse stata compressa tra due possenti rocce. Con rinnovato terrore nel cuore, cercò di mulinare la spada, miracolosamente ancora stretta nella sua mano, menando fendenti per divincolarsi dalla morsa della bestia.  

 

Il dolore si era impadronito del suo corpo e dei suoi sensi, tutto era buio attorno a lui. In un istante si rese conto di avere il volto bagnato e capì che era sangue – il suo sangue, perché era caldo e la sua lingua ne riconosceva il sapore ferroso. L'aria fredda che sferzava contro la sua pelle bollente e sudata facevano nascere in lui brividi violenti.

Non aveva idea dell'estensione del danno che il gargoyle gli aveva inferto, ma era abbastanza sicuro che fosse grave. "Mi ha forse accecato?", pensò.

Le urla della sua gente e quelle più bestiali dei non-morti rimbombavano sotto di lui, mentre la creatura continuava a volare per chissà dove. Mille pensieri turbinavano nella sua mente, allo stesso ritmo dei battiti agitati del suo cuore. Sarebbe morto così? Come un giocattolo tra le zampe di quell'orrore? I suoi fratelli avrebbero ritrovato il suo cadavere? 

O peggio… sarebbe risorto e diventato un burattino, come quei mostri là sotto? 

 

"Se devo morire… allora.."

 

Con le sue ultime forze, Zein strinse tra le sue mani tremanti l'elsa della sua spada. Il gargoyle non sembrava intenzionato a lasciare la presa tanto facilmente, e nemmeno sembrava rendersi conto di quello che gli stava per accadere. 

 

"Tu verrai via con me!" 

 

Con un urlo, colpì alla cieca verso l'alto. La lama argentata trovò il suo bersaglio, affondando nella carne del mostro volante che stridii di dolore, oscillando in aria come un ubriaco. Le braccia gli tremavano per la spossatezza, ma l'elfo non molló la presa, determinato più che mai a raggiungere quello che pensava essere il suo ultimo obiettivo, da vivo. Così strinse i denti, nonostante sentisse il cervello martellargli contro la scatola cranica e ogni muscolo del suo corpo protestasse. E spinse l'arma ancora di più a fondo, dentro al mostro.

 

Capì di aver compiuto la sua vendetta quando si sentì precipitare. La creatura non lo aveva del tutto mollato, ma c'era qualcosa di strano... Gli parve essersi fatta rigida, immobile e più pesante, come una statua di marmo. E quel peso morto stava, inevitabilmente, rendendo la loro caduta più rapida. Più letale. Preso dal panico Zein mollò la sua spada e cercò di liberarsi dalle zampe del mostro, e toccandole si rese conto che erano diventate ancora più fredde e ruvide, confermando quindi i suoi precedenti timori. La pressione del vento si fece man mano sempre più forte, e i rumori della battaglia sottostante sempre più vicini...

 

Ansimante e col cuore che gli martellava nel petto, Zein aprì gli occhi un'ultima volta. Un velo color cremisi gli offuscava la vista, tingendo con sfumature del suo sangue il panorama sotto di lui, e la guglia su cui il suo corpo stava per schiantarsi.

 

Poi, il nulla.

   
 
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