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Autore: Carmaux_95    15/08/2019    11 recensioni
Non ottenendo risposta, abbassò la maniglia ed entrò, aspettandosi di trovare l'amico abbracciato al gabinetto ad affrontare le conseguenze della sbronza. Rimase un attimo interdetto quando, invece, lo trovò comodamente sdraiato nella vasca da bagno, la bottiglia di birra ancora in mano e la testa appoggiata sul bordo in ceramica.
-Ma che fai?-
-Il cesso era scomodo.-
-Sei un poeta. Sei stato male?-
Roger sorrise: -Non sono mica Brian.-
-Dovresti chiedergli scusa, domani: sei stato ingiusto con lui.-
-Ma mi dava fastidio!-
-Forse, ma ti stava mostrando gentilezza.-
-Non me ne frega niente: non la voglio la sua gentilezza!-
Fred si sedette sul bordo della vasca: -Che succede Rog? Perché sei così incazzato in questi giorni? Si può sapere che ti abbiamo fatto?-
[Questa storia partecipa al contest "Hold my Angst (Flash contest - Edite ed inedite)" indetto da GaiaBessie sul forum di EFP.]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VETRO TEMPERATO

Lo sguardo di Brian aveva dell'indescrivibile mentre cercava di seguire il discorso che John stava portando avanti, ormai, da minuti interi. Seduto in terra, un gomito appoggiato sul ginocchio e la testa mollemente abbandonata sul palmo della mano, aveva le sopracciglia sollevate e la fronte leggermente aggrottata; la bocca appena appena aperta completava il suo sguardo confuso e smarrito, in parte nascosto da qualche ricciolo fuori controllo.

Seduto al suo fianco, Roger aveva più o meno la stessa espressione, enfatizzata dalle labbra piegate in una smorfia.

L'unico che sembrava non subire l'effetto del delirante discorso di John era Fred che, appollaiato elegantemente sulla poltrona con un bicchiere a tulipano colmo di champagne, osservava sorridendo il ragazzino più giovane alle prese con quella che, probabilmente, era una delle sue prime sbornie.

Il timido e silenzioso bassista, sotto gli effetti di qualche bicchiere di troppo, si era lanciato in un'intensa arringa contro uno dei suoi professori universitari, sovrastando il volume della radio che, in sottofondo, continuava a diffondere musica nell'appartamento di Freddie.

-Voglio dire, perché ammorbarci con un discorso filosofico? Io studio ingegneria ed elettronica. Non ci intendiamo di filosofia e teologia in classe. Io non capisco...-

Il silenzio che seguì quell'ultima affermazione venne interrotto da Roger: -Nemmeno io.-

John spalancò gli occhi, quasi commosso dall'inaspettato sostegno dimostrato dal batterista, senza rendersi conto che quella risposta non faceva riferimento all'ultima affermazione del suo lungo dibattito, ma alla comprensione stessa di tutto quest'ultimo: -Grazie!-

Freddie si concesse una piccola risata.

-Posso averne un altro?-, piagnucolò John allungando il proprio flûte verso il cantante.

-Tesoro, rischiamo già l'arresto per aver fatto bere e ubriacare un minorenne: è meglio non peggiorare la situazione. Che ne dici, invece, di un po' di succo? C'è qualche gusto che preferisci?-

Fred era già arrivato al frigo quando Brian lo corresse: -Due minorenni.- Appoggiando una mano sulla spalla di Roger lo spinse amichevolmente.

-Ancora solo per qualche mese!-, brontolò il biondo.

-Fatto sta che non hai ancora ventun anni-, proseguì Brian.

-Non che questo gli abbia impedito di ubriacarsi già altre volte-, concluse Freddie tornando a sedersi con in mano una bottiglia di spremuta d'arancia e un bicchiere. Notando lo sguardo deluso di John decise, per quanto buffo, di lasciare da parte il bicchiere e riempirgli l'elegante calice per dargli almeno una finta parvenza di bere come gli altri tre. Il sorriso che ricevette in cambio lo ripagò del gesto.

-E di fare a botte da sbronzo-, riprese Brian, indicando il labbro di Roger, ancora rosso e livido a causa della lite di qualche giorno prima.

-Sono stati solo un paio di pugni, ve l'ho detto, niente di che.-

-Sì, ma...-

-Non rompere!-, tagliò corto Roger cercando di rimettersi in piedi. Traballando per via dell'alcol raggiunse la cucina e cominciò ad aprire tutti i cassetti alla ricerca dell'accendigas. Aveva perso l'accendino e in quel momento voleva una sigaretta. Aveva bisogno di una sigaretta.

-Finirai con il romperli se continui a sbatterli così forte.- Freddie gli lanciò un'occhiata ma Roger, come se non lo avesse nemmeno sentito, continuò ad aprire e chiudere i cassetti con la stessa violenza fino a quando qualcosa catturò finalmente la sua attenzione.

-Non sai bollire un uovo ma hai una torcia da cottura?- Roger sollevò l'oggetto che lo aveva incuriosito e lo impugnò, rigirandoselo fra le mani.

John, nel frattempo, vuotò il suo bicchiere di succo e, tentando di alzarsi, barcollò e ricadde a terra soffocando una risata. Brian, decisamente più sobrio, gli si avvicinò per aiutarlo. Volgendo lo sguardo verso la cucina, sentì venirgli meno il respiro: -Posso capire che festeggiando in compagnia possa capitare di bere e ubriacarsi, ma possiamo cercare di farli sopravvivere almeno fino a domani questi due minorenni?-

Seguendo lo sguardo di Brian, Freddie sgranò improvvisamente gli occhi e si lanciò verso Roger, strappandogli di mano la torcia, con la cui fiamma ossidrica stava cercando, invano perché non riusciva a prendere bene le misure, di accendersi la sigaretta. Scampato il pericolo, sorrise al chitarrista: -Hai ragione: dobbiamo proteggerci fra di noi! Com'è quel detto? Beati coloro che si sbronzano fra loro!-

Brian ridacchiò della mancanza di un qualsiasi nesso logico tra quelle due frasi: forse in fondo, nonostante lui e Freddie – in quanto i maggiori del gruppo – avessero cercato di rimanere il più sobri possibile, il cantante doveva essere un filo più brillo di lui.

-Chi è il Santo protettore degli ubriachi?-, domandò John improvvisamente.

La risposta giunse da dove meno se la sarebbero aspettata, mentre questi, privato di quell'accendino improvvisato, aveva ripiegato su una bottiglia di birra: -San Buca!- Bevve un sorso. -Alla fiamma!-

-Stai buono con queste fiamme: non voglio che mi bruci l'appartamento!-

-Mi piace! Posso trasferirmi qui con te, Freddie?-

-Solo quando sarai maggiorenne-, lo prese in giro il cantante mentre cercava, vanamente, di sottrargli anche la bottiglia di birra.

Brian guardò fuori dalla finestra: -Ha smesso di piovere. Forse è meglio se cominciamo ad avviarci: riporto Deacy a casa prima che qualcuno lo arresti per davvero o che finisca sotto una macchina-, concluse raccogliendo per la seconda volta il bassista da terra. -Puoi occuparti tu di Rog?-

-Non mi serve una balia, stronzo!-

-Ouch-, rispose Brian senza fare una piega.

-Non c'è bisogno di essere così aggressivi: si stava preoccupando per te.-, intervenne Freddie.

-Beh, non ne ho bisogno! Lasciatemi in pace! Io non ci volevo nemmeno venire qui, stasera! E poi...- Si interruppe per un momento: il suo sguardo si distorse in modo così buffo che il cantante si lasciò sfuggire un sorriso. -Mi viene da vomitare-, biascicò il minore e, girandosi su sé stesso, corse in bagno.

Lo sguardo che Brian lanciò all'amico, accompagnato da un cenno del capo, fu inequivocabile e Freddie annuì: -Ci penso io a lui. Buona notte, ragazzi! Prima di uscire potete spegnere la radio?-

Non aspettò una risposta e si avviò a sua volta verso il bagno. Trovandone l'uscio chiuso, batté tre colpi leggeri: -Caro, tutto bene?-

Quello che aveva sbraitato prima di andare a chiudersi in bagno era vero: Roger era stato di pessimo umore per tutto il giorno e nemmeno la proposta di passare la serata insieme lo aveva rallegrato. Aveva ritrovato un filo di entusiasmo solo sul fondo della seconda bottiglia di champagne.
Ad essere onesti era da almeno da una settimana che era cupo e arrabbiato. Che non fosse mai stato un ragazzo paziente non era certo una novità, ma Fred doveva ammettere che la soglia di sopportazione, in quegli ultimi giorni, si era abbassata ulteriormente: bastava una parola fuori posto da parte sua o una correzione da parte di Brian che Roger scattava, infuriandosi senza motivo. John, resosi conto della situazione, aveva ritenuto saggio tenere la bocca chiusa, per timore che quella furia potesse riversarsi anche su di lui che certo non aveva la presenza di spirito di Freddie per rispondergli per le rime e non lo conosceva da anni come Brian, che aveva imparato come comportarsi per far sì che, quando il batterista cominciava a lanciare qualunque cosa gli passasse sotto mano, non la scagliasse nella sua direzione.

Non ottenendo risposta, abbassò la maniglia ed entrò, aspettandosi di trovare l'amico abbracciato al gabinetto ad affrontare le conseguenze della sbronza. Rimase un attimo interdetto quando, invece, lo trovò comodamente sdraiato nella vasca da bagno, la bottiglia di birra ancora in mano e la testa appoggiata sul bordo in ceramica.

-Ma che fai?-

-Il cesso era scomodo.-

-Sei un poeta. Sei stato male?-

Roger sorrise: -Non sono mica Brian.-

-Dovresti chiedergli scusa, domani: sei stato ingiusto con lui.-

-Ma mi dava fastidio!-

-Forse, ma ti stava mostrando gentilezza.-

-Non me ne frega niente: non la voglio la sua gentilezza!-

Fred si sedette sul bordo della vasca: -Che succede Rog? Perché sei così incazzato in questi giorni? Si può sapere che ti abbiamo fatto?-

Il batterista distolse lo sguardo, puntandolo nella bottiglia di birra, ormai vuota. Ruotò il polso, di modo che dal collo ne cadessero le ultime due gocce rimaste, e sbuffò, deluso. Con una smorfia si mise a sedere e allungò le braccia verso il rubinetto della vasca: lo aprì e cominciò a riempire nuovamente la bottiglia.

Fred sospirò e si passò una mano fra i capelli. Poi, osservando come la maglietta che Roger indossava si fosse sollevata seguendo i suoi movimenti mentre cercava di tenere la bottiglia in linea con il piccolo flusso d'acqua aperto, corrugò la fronte. Allungò una mano per controllare meglio la schiena leggermente scoperta, ma il gestaccio fulmineo con cui venne allontanato per poco non lo fece cadere a terra.

Il biondo distolse subito lo sguardo, concedendosi un sorso d'acqua: -È stata un'idea idiota-, sussurrò poco dopo, come se niente fosse. -Questa non è una birra.-

Freddie tornò ad osservarlo: -Rog: mi fai vedere?-

-Fred: mi porti una birra?-

-Te la porto solo se alzi la maglietta.-

-Credi che mi prostituirei per una birra?-

-Ti porto uno shottino di vodka.- Non credeva che la proposta avrebbe riscosso successo, ma Roger rifletté per qualche secondo e poi annuì: si sporse in avanti come aveva fatto prima e, sebbene rabbrividendo al tocco delle fredde dita del cantante, gli permise di sollevargli leggermente la maglietta. -Sei pieno di lividi!-

-Davvero?-, domandò il batterista alzandosi teatralmente la maglia per controllarsi petto e addome. Freddie non avrebbe saputo onestamente dire se stesse scherzando o meno.

-Che ti è successo?-

-Te l'ho detto: ho fatto a botte un paio di giorni fa.- Il maggiore annuì, ripensando alla conversazione avuta poco prima con Brian, ma poi osservò il labbro spaccato – ancora rosso – comparandolo con quei lividi che, invece, ormai avevano un colore che variava dal viola al verdastro, segno che non erano recenti come la ferita sul viso.

Scosse la testa. -Questi lividi non sono di “un paio di giorni fa”.-

-Ah sì? Beh, non sono un dottore.-

-In realtà sì.-

-Sono un aspirante dentista, e comunque non ho la media del 30 e lode come Brian e Deacy!-

-Di cosa ti lamenti, hai la media del 27!-

Il biondo sgranò gli occhi: -Scherzi? Davvero?-

-Conosci la media di Brian e John ma non la tua?-

-Con loro è più facile: sono dei secchioni! Mi porti da bere?-, domandò e, così dicendo, gli mollò in mano la bottiglia, piena d'acqua.

-Chi ti ha picchiato?-

-Vodka-, rispose picchiettando una nocca sul vetro verde ancora in mano a Fred.

-Dico sul serio: chi è stato a pestarti?-

-Ma chi se ne fotte! Andiamo, mi porti da bere?-

-A me importa! Ti voglio bene e mi preoccupa che qualcuno ti abbia preso di mira!-

La voce di Roger, che poco prima aveva cominciato a scaldarsi, fuoriuscì in un sussurro, di nuovo calma: -Davvero?-

-Che domanda è, scemo? Certo! Sei il mio migliore amico! Non ti starà venendo la sbronza triste.-

Freddie gli sorrise dolcemente, ma la tranquillità che sembrava aver preso piede nella voce di Roger venne scalzata immediatamente dalla rabbia: -Vaffanculo, tu e le tue prese in giro!-

Tentò di tirarsi in piedi, per andarsene, ma Freddie glielo impedì: -Cosa fai? Non puoi tornare a casa da solo in questo stato.-

-Non voglio tornare a casa!-

-E dove vuoi andare, allora?-, domandò il cantante, paziente, mentre l'amico, dopo aver perso per un istante l'equilibrio, tornava a sedersi.

Roger puntò il suo sguardo in uno specchietto tondo con il braccio metallico fissato al muro e rimase in silenzio. Lo fece ruotare su sé stesso, osservando come la sua immagine si ingigantisse riflessa nel vetro retrostante.

Fred pensò che avrebbe potuto prenderlo per stanchezza – bastava guardarlo negli occhi per capire che era stravolto, sia per la giornata di studio e prove, sia per l'alcol – per cui cercò di indagare sul responsabile di quei lividi, ripetendo la stessa domanda due, tre, quattro volte. Quando capì che continuare a tormentarlo con quelle parole sempre uguali sarebbe stato inutile, si ammutolì anche se per nulla intenzionato ad andarsene prima di aver concluso quel discorso. Poi, di colpo, ragionando accompagnato dal lieve cigolare di quello specchio che Roger continuava a far girare su sé stesso, si domandò se, nel suo piccolo e a modo suo, pur non volendo – o riuscendo – parlarne, il ragazzino non stesse davvero cercando di collaborare e rispondergli.
Fred ragionò. I lividi gli riempivano la schiena, l'addome, il petto all'altezza dello sterno. Il suo viso – sorvolando quel labbro spaccato – le braccia e le gambe, invece, erano immacolate: se avesse preso parte ad una scazzottata ne avrebbe portato almeno qualche segno anche sulle braccia.

Rabbrividendo si rese conto che erano lividi strategicamente piazzati in punti dove sarebbero rimasti nascosti.

Ebbe quasi paura di porre quella domanda: -Perché non vuoi tornare a casa?-

-Senti, o mi porti da bere come hai promesso o ti levi dai coglioni-, dichiarò Roger e quella era una frase che non ammetteva repliche di alcun genere.

Fred si morse le labbra e si alzò, dirigendosi verso la porta.
Stava per abbassare la maniglia quando cambiò idea: tornò verso la vasca e, senza dire una parola e prima che Roger capisse cosa stesse succedendo, vi entrò a sua volta, sedendosi dietro di lui.
Si mosse delicatamente – non voleva fargli male – e fece scivolare le braccia lungo i suoi fianchi, circondandoli.

La reazione del biondo fu rabbiosa e immediata, come la prima volta: artigliò i polsi dell'amico e cercò di allontanarsi.

-Lasciami!-

Roger tentò di divincolarsi una seconda volta, ma Freddie lo strinse leggermente in un abbraccio. Sapeva che dirgli che “andava tutto bene”, che “si sarebbe risolto tutto” sarebbe stato inutile e che, anzi, sarebbe sembrata una frase ipocrita, perciò si limitò a far appoggiare il più piccolo contro il suo petto. Lentamente, si sdraiò accasciandosi contro le pareti della vasca. Lo sentì lottare ancora e, quando parlò, percepì la sua voce incrinarsi mentre una lacrima gli intaccava il viso: -Per favore, lasciami andare...-

Le sue mani, prima serrate sui polsi di Fred, andarono al viso, per cancellare quella traccia liquida che non avrebbe voluto farsi sfuggire, ma come la asciugò, altre due andarono a ferirgli le gote, rendendole lucide e salate. Con un singulto si tappò entrambi gli occhi con il dorso delle mani, stropicciandoseli invano.

Probabilmente, fosse stato meno annebbiato dai fumi dell'alcol, sarebbe riuscito a riprendere il controllo e a pretendere che non fosse successo niente liberandosi di Fred con un ultimo spintone ben assestato.
Ma – il cantante se ne era già accorto – era stanco, sfinito persino di essere così arrabbiato con chiunque gli si avvicinasse quel tanto che sarebbe bastato per capire che non stava bene.

Cercò ancora di asciugarsi le nuove lacrime che gli erano scappate: non voleva farsi vedere in quello stato né sembrare una vittima; non voleva suscitare pena e pietà; non desiderava la commiserazione di nessuno. Sapeva che Fred, Brian e persino John sebbene lo conoscesse da poco, gli sarebbero stati vicini, ma non voleva che l'immagine che avevano di lui cambiasse. Non voleva essere trattato in modo diverso.

Ma era stanco.

Era stanco di essere forte a casa, per non spaventare la sorellina Clare, e rabbioso quando usciva, per non coinvolgere nessun altro.

-Non hai fatto a botte da ubriaco un paio di giorni fa.- L'abbraccio di Freddie era caldo e amorevole, talmente morbido da crepare l'armatura che stava indossando: accompagnato da quelle parole, finalmente consce di tutto, lo fece scoppiare in un pianto a dirotto che avrebbe voluto tenere dentro di sé, solo per sé.

Scosse rapidamente la testa.

Lo specchio tondo, abbandonato a sé stesso, regalò a Fred un'immagine che gli sarebbe rimasta impressa a lungo e che, probabilmente, non avrebbe mai dimenticato: il viso di Roger, paonazzo, trasmetteva una disperazione che non avrebbe mai immaginato di vedere; non su di lui, sempre così sorridente, spigliato e ottimista.

Non tentò più di opporsi a quella situazione e, ormai, nemmeno di nascondere la reazione che gli aveva provocato. Al contrario cercò di aggrapparsi al corpo del maggiore stringendo le sue braccia con le dita umide di lacrime.

Il volto così arrossato metteva orribilmente in risalto quegli occhioni azzurri, ora iniettati di sangue e alla ricerca di un punto su cui soffermarsi per provare, senza successo, a smettere di piangere.

Il maggiore, improvvisamente, notò qualcosa che lo fece ulteriormente agghiacciare.

Roger era un ragazzo rumoroso, lo era sempre stato: per quanto la sua voce fosse tendenzialmente minuta quanto la sua corporatura, era sempre vivace e spesso più alta di quanto avrebbe dovuto; quando studiavano insieme teneva sempre in mano almeno una penna o una matita, che faceva costantemente ruotare fra le dita per poi farla tamburellare sul libro; persino quando doveva semplicemente stare seduto si agitava.
Era una delle cose che più gli piacevano di lui.

Quando la prima lacrima aveva intaccato il muro di rabbia che Roger aveva eretto come difesa, Fred aveva immaginato che quella muraglia sarebbe esplosa violentemente, furiosamente, scagliando massi in ogni direzione e sollevando un polverone. L'abbandono di Roger, invece, si era inaspettatamente rivelato silenzioso: niente urla e grida; solo singhiozzi e sospiri spezzati mentre cercava di riprendere fiato, solo gemiti ovattati e lacrime afflitte.

Non poté impedirsi di pensare alla sera in cui quei lividi avevano fatto la loro comparsa sul suo corpo di porcellana: si domandò se, rifugiandosi sotto le coperte del proprio letto, si fosse arreso in quello stesso modo per non farsi sentire, perché nessuno si accorgesse di quanto gli fosse stato fatto male, non solo fisicamente.

Inorridito, Fred azzardò a muoversi di nuovo, allacciandogli il petto in un abbraccio affettuoso: voleva sostituirsi alle coperte che erano state la sua unica compagnia proprio nel momento in cui più avrebbe avuto bisogno di una spalla su cui fare affidamento; voleva che il suo pianto non rimanesse inascoltato.

Un gemito acuto quasi lo spaventò, facendogli intendere che forse aveva stretto troppo forte su quella pelle maltrattata.

-Scusa...- allentò immediatamente la presa e gli passò una mano sulla fronte e fra i capelli, in una carezza. -Dovrei avere una crema analgesica da qualche parte.-

La aveva usata più di una volta: durante le prove gli piaceva rubare il tamburello di Roger e suonarlo sbattendolo contro le proprie gambe. Il batterista si era raccomandato di non esagerare, ma Freddie aveva scosso la testa: gli piaceva fare spettacolo e, di conseguenza, aveva decretato che riempirsi le gambe di contusioni arcuate era un fastidio con cui poteva convivere.

Si sollevò appena, ma le dita di Roger si chiusero convulsamente sulla sua manica, stringendo le sue braccia: -No.-

-So che è poco, ma potrebbe aiutarti.-

-No, aspetta.-

-Rog, tesoro...-

-Aspetta! Per favore, aspetta.- Soffocò un singhiozzo. -La senti?-

Fred impiegò qualche secondo per capire a cosa facesse riferimento: -La musica?- Nonostante la porta del bagno fosse chiusa, dal salotto appena oltre il corridoio giungeva ancora il sinfonico rumore della radio.

-Mi piace questa canzone.- Roger serrò la presa sulle braccia dell'amico: -Ancora solo questa canzone...-

Se all'inizio lo aveva scansato ruggendo insulti, adesso non riusciva più a lasciarlo andare, chiedendogli solo qualche minuto in più di quell'amorevolezza di cui sentiva il bisogno.

Fred gli accarezzò nuovamente la testa, facendo scivolare le dita fra le sue ciocche dorate, e tornò a sdraiarsi.
Quel gesto sembrò tranquillizzarlo per cui continuò, ripetendo sempre gli stessi movimenti, accennando un minuscolo sorriso quando sentì il respiro del più piccolo farsi calmo, e regolare, non più sconquassato da singhiozzi.

Poi, di colpo, la musica si spense; le parole di quel ritornello rimasero senza rima: Brian doveva essere finalmente riuscito, non senza difficoltà dato il tempo che aveva impiegato, a far infilare a John golfino e cappotto per poi uscire, ubbidendo all'ultima richiesta del padrone di casa di spegnere la radio.

Lo specchio rifletté l'improvvisa delusione di Roger che, gli occhi ancora pieni di lacrime, non si azzardò ad aprire bocca per lamentarsi. Al contrario deglutì a fatica, la gola dolorante, e fece per sollevarsi per permettere a Fred di alzarsi e andarsene.

Lo stesso specchio restituì di nuovo il suo viso, questa volta sorpreso, quando il cantante lo fermò.

Non aveva bisogno di un inutile antidolorifico: Fred si sentì un idiota ad averlo anche solo pensato. Lo fece sdraiare di nuovo contro il suo petto e appoggiò la guancia sulla sua testa dorata.

Conosceva la canzone trasmessa fino a pochi secondi prima e, senza perdere un attimo, prese il posto della radio. La sua voce calda la portò a termine e procedette ad iniziarne un'altra. Conosceva i gusti musicali di Roger per cui non fu difficile stilare una scaletta mentale di quali canzoni avrebbe apprezzato maggiormente.

Canzone dopo canzone, cullandolo con la musica e ondeggiando impercettibilmente con le spalle, Freddie lo sentì rilassarsi, finalmente libero da quel peso che lo aveva reso così fragile e prepotente, fino a quando, dallo specchio, vide i suoi occhi cedere alla sbronza e alla stanchezza.


 


 


 


 


 

Angolino autrice:

Buona sera/notte a tutti! ^^ (e buon Ferragosto)

Prima di qualunque altra cosa, ho deciso di mettere il rainting arancione per via delle tematiche trattate, ma di non sfociare sul rosso perché mi pare di non essere stata troppo esplicita o dura a parole, di non essere andata troppo nei particolari...: se riteneste necessario innalzare il raiting avvertitemi che rimedio subito!

Dunque, che dire?

Solitamente io mi avventuro su argomenti decisamente più leggeri e che sfiorano (o rientrano in pieno nel) lo sciocco e a volte il demenziale. In questo caso invece ho voluto soffermarmi su una tematica decisamente più seria e importante.

Che Roger abbia sperimentato sulla propria pelle violenza domestica viene da lui stesso confermato in un'intervista nella quale affronta delicatamente l'argomento senza, giustamente, scendere nel dettaglio della propria esperienza personale da ragazzo (30 secondi di video, tranquilli XD).

https://roger-drummerboy-taylor.tumblr.com/post/181177985096/video-roger-taylor-speaks-about-domestic-violence

Spero di non aver turbato o offeso nessuno.
Il mio intento era semplicemente quello di mettere in luce un aspetto che troppo spesso viene lasciato in secondo piano per mettere in luce, invece, il lato goliardico, buffone, e intraprendente del suo carattere; e di mettermi un po' alla prova...

Senza alcun tipo di pretesa ma sperando solo di aver reso almeno in minima parte giustizia ai personaggi e alla delicatezza dell'argomento trattato, questa storia, infatti, è stata un'impresa anche dal punto di vista compositivo: spero di essere riuscita a creare qualcosa, anche solo qualche passo, che vi abbia coinvolto.

Infine, forse non importerà a nessuno, ma ci tenevo (perché sono pazza!) a specificare il perché abbia dato questo titolo alla storia [chi si fosse già annoiato – comprensibile :-P – ha il mio permesso di skippare XD vi mando comunque un bacione e vi ringrazio per essere arrivati fino a qui XD]

Il cosiddetto “vetro temperato” è una tipologia di vetro che si ottiene sottoponendo le lastre ad un trattamento termico che aumenta la resistenza della lastra alle sollecitazioni meccaniche e allo shock termico: il vetro temperato ha una resistenza circa sei volte maggiore rispetto al vetro di tipo normale e maggiore è lo spessore della lastra di vetro, più difficile sarà romperla.

(… essere abbonata alla rivista di National Geographic ogni tanto torna utile XD)

La particolarità sta nel modo in cui questo vetro si rompe.
Essendo così resistente, martellarlo sulla superficie non servirà; si avrà successo, invece, martellandolo, anche molto meno violentemente, sugli angoli.
Rompendosi, questo tipo di vetro non cade ma si frammenta in tantissimi piccoli pezzi non pericolosi per l'incolumità delle persone (per questo viene anche chiamato “vetro di sicurezza”).

Nel caso non fossi stata chiara (sono di nuovo solo 30 secondi di video, non descrittivi ma dimostrativi, tranquilli 2.0 XD):

https://www.youtube.com/watch?v=YNIzDtvHlu4

Questa è esattamente l'immagine che avevo in mente (e che volevo trasmettere...) descrivendo Roger: finché Freddie lo martella di domande non fa una piega, ma nel momento in cui questi trova un punto debole, si spacca e frammenta in silenzio.

E dopo questa ulteriore dimostrazione di follia penso di avervi annoiati a sufficienza...

Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui a leggere <3

Mando a tutti un bacione!

Notte notte! ^^

Carmaux

 

P.S.

Roger would fly off the handle fairly easily: you'd hear this clunk and it would be “Oh: Roger's thrown another TV out of the window” Brian May

  
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