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Autore: Iron_Captain    16/08/2019    4 recensioni
Un killer misterioso che sta terrorizzando la città... Una verità che sconvolgerà la vita di Judy... Cosa accadrà e come riuscirà Judy Hopps ad affrontare e gestire queste situazioni?
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 27: Duello all'ultimo sangue

A causa della morte del capitano Bogo e della maggior parte degli agenti, il distretto di polizia era piombato completamente nel caos. Benjamin Clawhauser, il ghepardo che era sempre alla reception per accogliere e dare informazioni ai visitatori, si ritrovò improvvisamente a dover gestire e riorganizzare la stazione di polizia, continuamente tempestata dalle telefonate degli ufficiali e dai membri del Municipio, che nel frattempo stavano decidendo quale altro superiore avrebbe dovuto prendere il posto del defunto bufalo. Nonostante il comando temporaneo fosse stato affidato all'agente Fengmayer da Bogo poco prima di morire, il sindaco di Zootropolis aveva comunque preso la decisione di far prendere il posto del defunto capitano a un altro ufficiale di polizia più esperto.
Il povero felino non si era mai trovato ad affrontare una situazione simile, e ciò lo rendeva agitato e nervoso. Quando arrivò al primo piano gli parve sentire delle urla e dei rumori forti che provenivano dall'ufficio dell'agente Hopps. Temendo che le fosse accaduto qualcosa, il ghepardo corse velocemente per il corridoio. Una volta arrivato vide che l’ufficio era stato messo a soqquadro: il computer che era stato distrutto nel momento in cui era stato buttato per terra con violenza; anche il portamatite, la sedia girevole, le cartelle in cui erano conservati i casi aperti e chiusi, e la gran moltitudine di fogli erano stati buttati sul pavimento. Era come se ci fosse stata una rissa. Quando Benjamin si affacciò preoccupato dall'entrata, vide una coniglietta accovacciata in un angolo che stava piangendo.
“Judy...” disse il ghepardo sconcertato.
Dopo aver sentito la sua voce, la coniglietta alzò lo sguardo verso di lui; il viso era avvolto nelle lacrime, la sua espressione segnata dalla sconfitta, dal dolore e dalla rabbia; le cicatrici evidenti degli scontri precedenti contro quella pazza killer, e la divisa rovinata. L'addetto alla reception andò a raggiungerla, poiché non l'aveva mai vista in quelle condizioni.
“Ho fallito.” disse la leporide piangendo.
“Non è vero: puoi ancora darle la caccia e arrestarla...” disse Benjamin nel tentativo di incoraggiarla.
“E a che scopo?!” urlò Judy, che si mise rapidamente in piedi.
Quel gesto spaventò il ghepardo, che fece qualche passo indietro.
“Lei mi ha portato via tutto: la mia famiglia, il mio partner, i miei colleghi, il mio orgoglio, la mia autostima! E non sono stata in grado di difendere niente di ciò che avevo!”
Dopo aver dato con tono furente quella risposta prese il distintivo e lo staccò con forza dalla divisa, provocando un piccolo strappo. “Io non merito di avere questo distintivo!” urlò Judy mentre lo buttò violentemente a terra.
Il felino osservò atterrito quel gesto, che gli aveva tolto le parole di bocca e lo convinse a non ribattere più. In quel preciso istante la leporide appoggiò la testa sul muro, con le orecchie abbassate all'indietro, e riprese a piangere.
“Ho dato tutta me stessa per acciuffarla e proteggere ciò che mi era caro...ma non è bastato. E ora...non ho niente per cui lottare, e...e per di più...i miei fratelli si vergognerebbero di me, perché non sono stata in grado di difendere i nostri genitori...”
“Questo non puoi saperlo...”
“Quale poliziotto è così incompetente nel saper proteggere la propria famiglia, i colleghi e il mammifero che ama più di chiunque altro al mondo e dimostra di essere ingenuo come me?”
Nel sentire quelle parole, Benjamin iniziò a provare una gran pena per quella povera coniglietta che non era più la stessa mammifera che aveva conosciuto un tempo.
“Ascoltami...tutti commettiamo degli errori; però non credo che i tuoi fratelli potrebbero mai odiarti e allontanarti soltanto perché non sei riuscita a salvare i vostri genitori: hai dato tutta te stessa per salvarli!”
“Hai mai perso dei familiari?” replicò Judy senza alzare lo sguardo.
“Beh ecco...”
“Un mammifero che ti sta particolarmente a cuore sta per essere ucciso da una stronza psicopatica in quel preciso momento; e sai che lei può portarti via tutto in qualsiasi occasione perché ti conosce perfettamente bene. Tu cerchi di salvare quel mammifero in tutti i modi e con tutte le tue forze, che potrebbe essere tua madre, o tuo padre, o un qualsiasi altro tuo membro della tua famiglia, ma nonostante tutto va a finire che lo vedi morire davanti ai tuoi occhi senza avere avuto il tempo necessario per poterlo salvare...E inizi a renderti conto che non esiste alcun modo di fermare quella pazza, che continua a ricordarti che ti tiene in pugno e che qualsiasi cosa tu faccia per anticiparla e fermarla non serve a niente perché aveva passato quasi tutta la sua vita a studiare il tuo modo di pensare e di agire, le tue abitudini, i mammiferi che frequenti...”
Il ghepardo aveva osservato la sua piccola collega camminare verso di lui, mentre diceva quelle cose, con lo sguardo fisso sul suo; era freddo e privo di emozioni.
Quando smise di parlare, si fermò, come se si fosse risvegliata da uno stato di ipnosi. I due mammiferi si guardarono a lungo negli occhi. Benjamin rimase sconcertato e scoraggiato.
Agente Clawhauser!
“Si, Fengmayer?”
Abbiamo catturato una volpe del deserto che dice di volersi costituire perché è complice dell'omicidio della famiglia Hopps.
Dal momento che le comunicazioni via radio degli agenti erano in vivavoce, anche Judy ascoltò la conversazione; e quando sentì che era arrivato l’ex amico di Nick, la piccola agente andò a raggiungere di corsa l'entrata del distretto.
“Aspetta Judy!” urlò inutilmente Benjamin, il quale tentò di raggiungere la sua collega prima che commettesse qualche sciocchezza.

Quando arrivò nell'enorme sala d'aspetto del distretto, nella quale si trovava anche l'ingresso della struttura, vide l'agente Fengmayer che tratteneva quel fennec traditore, nonché ex amico ed ex socio in affari di Nick, Finnick. In preda alla rabbia, Judy andò con passo deciso verso il complice di Lucia.
“Aspetta Judy...”
Senza neanche ascoltare la sua supplica, la coniglietta sferrò un fortissimo destro che lo fece cadere a terra.
“Agente Hopps!” esclamò la tigre, che istintivamente tentò di bloccare la sua collega.
Con grande agilità evitò la sua presa e afferrò per il collo della maglietta il piccolo predatore.
“Schifoso figlio di puttana!” gridò Judy furiosa e con una gran voglia di ucciderlo nel peggiore dei modi possibili.
“Io non volevo che andasse a finire così!...”
“Ma Nick è morto!...Ed è soltanto colpa tua!”
“Se non fosse stato per me Lucia lo avrebbe ucciso prima!...” si giustificò il fennec. “Avevo detto a Lucia che l'avrei aiutata soltanto se non lo avesse ucciso…ho cercato di salvare la vita del mio migliore amico!...Non avrei mai creduto che sarebbe andata a finire comunque male!”
Per tutta risposta la leporide urlò, poi lo colpì sul viso con un pugno. Dopo averlo visto cadere a terra, Judy prese la propria pistola, dopodiché afferrò di nuovo il collo della maglietta del predatore e gli puntò sulla fronte l'arma. Nel vedere ciò, anche Fengmayer prese la propria pistola a dardi soporiferi e la puntò verso l'agente Hopps. Nel vedere tutta la scena, il ghepardo era entrato nel panico più totale; e non sapeva cosa fare per non far precipitare ulteriormente la situazione.
“Fermati Judy!” urlarono i due poliziotti all'unisono nel tentativo di impedire alla leporide di compiere una sciocchezza di cui si sarebbe poi pentita per il resto della sua vita.
“Dimmi dove si trova quella pazza!”
“Ti aspetta nel distretto Sahara in un magazzino abbandonato, alla periferia della città...lei ti dirà in seguito l'indirizzo tramite un SMS...” fu la risposta del fennec, impaurito del fatto che da un momento all'altro sarebbe stato ucciso dalla piccola agente di polizia, la quale sembrava non essere in grado di ragionare.
A causa della rabbia la leporide iniziò a tremare, soprattutto la zampa nella quale impugnava la pistola; per la prima volta iniziò a pensare che non le importava nulla di essere cacciata via dalla polizia, né di finire in carcere nel caso in cui avrebbe sparato e ucciso quel fennec, compiendo di fatto il suo primo omicidio; né di venire uccisa o ferita dagli stessi colleghi. Osservò l'espressione impaurita di quel criminale, che probabilmente aveva come unica colpa il fatto di essere stato complice di una killer che desiderava soltanto vendicarsi della propria famiglia; nel tentativo di proteggere il suo ex migliore amico...e anche per vendicarsi dell'agente di polizia che erroneamente aveva definito i predatori come degli animali che sarebbero impazziti e diventati dei selvaggi assassini.
“Se lui fosse ancora vivo mi avrebbe impedito di compiere un simile gesto, ma soprattutto non vorrebbe mai vedere che io commetta un simile gesto su un qualsiasi mammifero; e neanche i miei genitori sarebbero fieri di me…perciò considerati fortunato se ti lascio vivere e scontare la tua pena in prigione.” fu la risposta di Judy, che dopo aver riposto nella fondina la propria arma e lasciato andare il fennec si avviò verso l'uscita del distretto. Mentre la tigre andò a portare in galera Finnick, Benjamin seguì la leporide.
“Aspetta Judy!”
Quando sentì la sua voce, la piccola agente si fermò.
“Non devi andare ad affrontarla da sola.” disse il ghepardo.
“Lo devo fare, Ben.”
“Ti sta attirando in una trappola, e poi sei un'agente di polizia: devi rispettare i protocolli...”
“Stanotte deve finire tutto; e poi non sono più un'agente di polizia.” concluse Judy.
“Beh...le tue dimissioni sono respinte!” tentò di dire con tono autoritario il felino.
Non appena sentì quelle parole la coniglietta volse lo sguardo verso di lui e lo fissò con espressione furente...e omicida.
“Tu non sei il mio capo! E se ci tieni tanto a impedirmi di andare ad uccidere quella pazza allora mi dovrai sparare e
arrestare...Altrimenti fatti da parte e lasciami in pace!”
Il cuore del ghepardo cominciò a battere all'impazzata per la paura: non l'aveva mai vista così furiosa prima d'ora. Iniziò a pensare che quasi sicuramente sarebbe arrivata ad estrarre la sua pistola e aprire il fuoco verso di lui senza badare al fato se lo avrebbe ucciso oppure no...e anche se non si sarebbe spinta a tanto, gli bastò osservare il suo sguardo omicida per capire che non ci sarebbe stato verso di convincerla a lasciar perdere.
Dopo aver detto quelle parole, la leporide si voltò di scatto e andò a raggiungere la fermata dell'autobus, nascondendo la propria amarezza e il dispiacere nell'aver trattato male il povero Benjamin; che nel frattempo era rientrato dentro la centrale per occuparsi dei casini e delle faccende burocratiche che gli erano stati affidati.

A causa del traffico e del ritardo dei mezzi, Judy impiegò circa un'ora e mezza per arrivare al condominio. Dopo aver staccato i sigilli dalle pareti dell’ingresso ed essere arrivata al proprio appartamento, prese dai cassetti della scrivania e del comodino la pistola di riserva, una magnum 70mm, tutti i caricatori che aveva a disposizione e il coltello a serramanico. Nel momento in cui uscì dall'appartamento, la coniglietta si fermò; di fronte a lei c'era disegnata con il gesso una sagoma bianca. In quell'istante immaginò di rivedere ancora disteso a terra, morente, il corpo del povero Nick Wilde. Dopo essersi inginocchiata, la coniglietta abbassò le orecchie e lo sguardo, dopodiché iniziò a piangere. Ripensò al momento in cui aveva tentato di tamponargli la ferita e di tenerlo in vita con la respirazione bocca a bocca. Il dolore e la tristezza si manifestarono in maniera smisurata nel profondo della leporide, che iniziò a sentirsi più vulnerabile...e completamente sola. I sensi di colpa...il fallimento...Era sconvolta, e provava una tale rabbia da provocarle uno stato emotivo molto forte e incontrollato che non aveva mai avuto prima d'ora; guidata da uno scatto d'ira la coniglietta si alzò in piedi e ritornò dentro il proprio appartamento: dopo essere entrata in bagno colpì violentemente lo specchio del bagno. Dopo averlo frantumato in mille pezzi, lanciò un urlo di disperazione e di rabbia; e una volta tornata in camera cominciò a metterla a soqquadro: buttò a terra i mobili e lanciò contro le pareti gli oggetti più piccoli, inclusa la sedia, e per di più si mise a strappare i propri vestiti. In quel momento sembrava essere una belva feroce. Quando ebbe finito di sfogarsi in quel modo, andò a sdraiarsi sul letto e iniziò a piangere a dirotto. Aveva perso tutto e ora non aveva più nulla per cui combattere: si era impegnata al massimo per difendere tutto ciò che considerava caro, ma nonostante tutto non era riuscita a proteggere ciò che caratterizzava il suo mondo. Si sentiva svuotata. I sentimenti di amore e felicità erano svaniti nel nulla, come se le fossero stati portati via da una bufera. Tuttavia sentì crescere dentro di lei qualcos'altro, che prese immediatamente il posto di quei sentimenti che l'avevano abbandonata.
Strinse le zampe con gran forza, afferrando le lenzuola con gran violenza; alzò lentamente il viso umido a causa delle lacrime, sul quale era dipinto uno sguardo contratto dalla rabbia e dall'odio, dove si leggeva chiaramente che aveva intenzione di massacrare nel peggior modo possibile colei che non riusciva più a chiamare “sorella”.
Guidata dal disprezzo e dal desiderio di vendetta, Judy si alzò dal letto e lasciò l'appartamento. Mentre si diresse decisa verso la più vicina fermata del bus, ricevette un sms. Il mittente era anonimo. Quando lo aprì vide che c'era scritto il nome di un indirizzo che si trovava nel distretto di Sahara...e un orario. Finalmente avrebbe avuto l'opportunità di fermare quella stronza una volta per tutte. L'appuntamento era per mezzanotte, che era un orario in cui la maggior parte dei mammiferi si trovavano nelle loro case a dormire; e dal momento che non aveva avvertito la polizia, né aveva intenzione di farlo, nessuno avrebbe potuto avere modo di interrompere la loro azzuffata.
Quando l'autobus arrivò alla fermata, la piccola agente chiuse il messaggio e mise il cellulare in tasca, poi salì sull'autobus che l'avrebbe portata nel distretto Sahara.

Dopo essersi esercitata per ore in una bettola abbandonata ad usare al meglio il coltello e aver comprato in un'armeria altri caricatori, Judy raggiunse il luogo in cui avrebbe ucciso quella killer; era un edificio dalle dimensioni colossali, abbandonato e in rovina. Persino le case vicine, in stile “anni 80”, erano nelle stesse condizioni. Se non fosse per i lampioni accesi per le strade, quella zona sarebbe stata completamente ricoperta dalle tenebre. Aveva i brividi. Si sentiva completamente sola, ed aveva l'impressione di essere osservata da qualcuno che si usava quelle stesse ombre per nascondersi. Impugnò il manico della pistola che aveva nella fondina e la estrasse, mentre i suoi respiri diventarono più veloci e pesanti, e il cuore iniziò a batterle forte. Con piccoli passi si avvicinò verso le enormi porte di ferro dell'ingresso, le quali mostravano una particolarità: erano tenute ferme da un catenaccio, tuttavia non erano del tutto chiuse, e quella rientranza riusciva ad impedire l'ingresso soltanto ai mammiferi più grandi. Una volta entrata dentro, la leporide prese una piccola torcia e la accese, dal momento che non c'era niente che potesse illuminare l'edificio. Mentre tentò di capire dove si trovava, fece qualche passo in avanti e puntò in tutte le direzioni la piccola torcia. Ad un tratto l'edificio venne invaso da una luce molto chiara che invase l'intero complesso: erano i raggi provenienti dalla luna che fino a quel momento era stata coperta dalle dense nuvole che le impedivano di illuminare la superficie della Terra. Ora che l'edificio non era più invaso dalle tenebre, Judy spense la torcia, e si guardò intorno per capire dove si trovava: intorno a lei c’erano diversi treni arrugginiti risalenti a tanti anni fa, e c'erano anche vari strumenti e macchinari molto vecchi che venivano usati dagli operai e macchinisti per muovere i treni e svolgere lavori legati alla manutenzione delle ferrovie. Era davvero un luogo perfetto per potersi nascondere o darsi un appuntamento per affari illeciti; come ad esempio nascondere il cadavere di un mammifero o ucciderlo senza che nessuno potesse soccorrerlo o trovarlo già morto di fame e di sete...o vedersi con la propria nemesi per regolare i conti una volta per tutte, e in modo davvero violento.
Bip bib bip bip.
Ancora quel suono assordante...ancora quelle vertigini; la piccola agente perse improvvisamente l'equilibrio e lasciò cadere a terra la torcia e la pistola. Quei fastidi durarono pochi secondi questa volta, e quando le passò si ritrovò a respirare con affanno.
“Sei arrivata in anticipo.”
Non appena sentì quella voce, Judy si alzò rapidamente in piedi e puntò la pistola verso quella criminale. Era davanti a sé, ed era armata di pistola anche lei.
“Questa volta non ti lascerò scappare via!”
“Sbagliato, sorellina, perché stavolta sono io che decido di non scappare; perché ho intenzione di mettere la parola fine una volta per tutte.” fu la risposta di Lucia, che si avvicinò decisa, ma lentamente, verso il proprio bersaglio.
Nonostante anche la piccola agente avesse intenzione di farla finita in quel momento e di ucciderla in tutti i modi peggiori possibili, ci fu un briciolo di razionalità e di sentimentalismo che le fecero mettere da parte l'odio e il desiderio di vendetta che aveva nei suoi confronti.
“Perché ti sei spinta fino a questo punto?...Perché non hai mai provato...a chiedermi aiuto?...Perché vuoi tutto questo?...”
“Ancora speri che io abbia una sorta di pentimento o che ti chieda di perdonarmi per tutto il male che ho fatto a te e a tuoi cari? Tu non hai idea di cosa ho passato per tutti questi anni!”
“Io ti avrei dato una mano nel farti chiarire con i nostri genitori!”
Invece di rispondere ancora con le parole, la spietata assassina le diede uno schiaffo.
“L'unico aiuto che mi puoi dare è morire!”
Quando Judy le rivolse di nuovo lo sguardo vide la sua pistola puntata in faccia.
“Io ti ammazzerò come si uccidono le bestie da macello, poi farò a pezzi il tuo cadavere e spedirò ogni tuo singolo brandello al resto della nostra famiglia e ai tuoi amici poliziotti, in modo tale che possano vedere con i loro occhi la tua definitiva disfatta!”
Quando sentì quelle parole Judy rimase sconvolta come non lo era mai stata prima: non riusciva a credere che uno dei propri fratelli potesse provare così tanto odio e dire certe cose; sperava di poterla farla ragionare, o che provasse a scusarsi per tutto ciò che aveva fatto, nonostante non l'avrebbe mai perdonata; ma non fu così: era intenzionata ad alimentare sempre di più la sua disperazione e la rabbia...riuscendo ad ottenere i risultati sperati.
Improvvisamente le due leporidi si ritrovarono buttate a terra a rotolare e a picchiarsi selvaggiamente, e a urlare come delle dannate.
“Aaaaaaahhhhhhh!!!!!!...Io ti ammazzo, maledetta stronza schifosa!” gridò Judy, che dopo essersi seduta sopra il suo petto iniziò a riempirla di pugni sul viso.
Lucia alzò le braccia per difendersi, dopodiché sguainò gli artigli e la graffiò sulla faccia; ciò le permise di sbilanciare la sua avversaria e di capovolgere le posizioni, poi iniziò a strangolarla con le proprie zampe, tenendo gli artigli sguainati, che lacerarono la pelle sul suo collo. Nonostante Judy avvertì tanto dolore e sentiva la presa farsi sempre più forte, riuscì a trovare le forze per sguainare il coltello e conficcarlo sulla zampa destra della malvagia coniglietta, che lanciò un urlo a causa del bruciore della ferita profonda. Approfittando della sua distrazione, la piccola agente riuscì a togliersi a far allontanare la propria nemica, dopodiché si rimise in piedi, pronta a colpirla di nuovo con una coltellata.
“Che tu sia maledetta!” esclamò Lucia, che dopo essersi rialzata sguainò anche lei un coltello.
“Adesso voglio proprio vedere se sei realmente simile a me.” disse infine la killer, che aveva intenzione di uccidere Judy con un approccio più fisico, personale…e intimo. “Sappi che questa volta non mi limiterò a farti del male…ti farò agonizzare, mentre ti ucciderò lentamente lacerando pian piano il tuo petto con il mio coltello. Ti farò urlare, e tu implorerai di morire subito!”
“Tu sei da ricovero!” fu la risposta di Judy, che rimase ancora una volta allibita dalle parole di Lucia.
Per evitare di perdere ancora tempo con il dialogo, la leporide malvagia corse verso la sorellina e tentò di colpirla con una coltellata dal basso. Dopo averla evitata, la piccola agente afferrò il polso della zampa nella quale impugnava la sua arma e lo strinse con forza. Nel momento in cui anche la killer fece lo stesso con la sua preda, le due avversarie fecero scontrare i loro piccoli corpi, dando inizio a un’insolita lotta in cui si doveva vedere chi aveva più forza fisica. Anche se impegnate a combattere in quel modo, entrambe le leporidi tentavano in ogni modo di liberare la zampa con in pugno il coltello per sferrare il colpo mortale che avrebbe messo fine alla vita della propria nemica. Alla fine fu la piccola agente a volgere a proprio vantaggio la situazione: per prima cosa pestò il piede destro di Lucia, che fortunatamente non indossava i suoi scarponi spessi da militare, la quale si allontanò di qualche passo, dopodiché la colpì sul viso con una testata; a quel punto Judy sferrò la prima coltellata dal basso.
Dopo aver subito quel colpo sul proprio nasino, che aveva iniziato a sanguinare tanto, Lucia avvertì dapprima il bruciore, poi la sensazione che le proprie forze la stavano abbandonando; quando abbassò lo sguardo vide il coltello della propria sorellina che era andato a conficcarsi nello stomaco. Quando tornò a squadrare il viso di Judy vide la sua espressione disorientata, esausta…e dispiaciuta.
“Brava…sei riuscita a colpirmi.”
“Mi dispiace…ARGH!”
Nel momento in cui la piccola agente tentò di scusarsi per aver compiuto quel gesto, Lucia la accoltellò sul ventre.
“Se muoio io…morirai anche tu!”
Oltre ad essere rimasta di nuovo allibita dal suo gesto, Judy percepì le altre quattro dolorose coltellate sullo stomaco che la fecero cadere a terra, distesa con la schiena; oltre ad avvertire che le proprie forze la stavano abbandonando, iniziò anche a provare una paura che sembrava essere innaturale e per di più incontrollata.
No! Non posso morire, disse tra sé Judy, pensando di non essere ancora pronta per questo.
Ad un tratto vide la faccia di Lucia sopra di sé: a quanto pare si era trascinata a quattro zampe per raggiungerla. Vide la sua zampa destra, con la quale impugnava il coltello, sollevarsi in alto.
All’improvviso la poliziotta cominciò a pensare al proprio amato Nick, poi ai propri genitori e al resto della famiglia, e a tutti i bei momenti che aveva passato con loro, fino al giorno in cui le erano stati portati via per sempre davanti ai propri occhi. Quei ricordi fecero le fecero provare tanta rabbia, e ciò le permise di far ricorso a tutte le forze che le erano rimaste, e che nemmeno sapeva di avere, per alzarsi e sferrare un affondo con il coltello sul collo della propria nemica. Dopo aver assestato quel colpo deciso e violento, e aver ricevuto una quinta coltellata sullo stomaco, la piccola agente lacerò la sua gola, dalla quale fuoriuscì un getto di sangue che andò a sporcare il suo viso. Quando si distese nuovamente a terra, anche il corpo senza vita di Lucia cadde pesantemente sopra di lei. Non aveva più le forze necessarie per togliersi di dosso il cadavere di sua sorella, o per fare un qualsiasi altro movimento fisico. Respirava a fatica. Nonostante era riuscita ad uccidere quella killer, non era riuscita a proteggere i mammiferi a lei cari; perciò, nonostante aveva vinto, aveva anche fallito. Eppure aveva paura di morire: cosa le sarebbe accaduto nell'Aldilà? Sarebbe andata all’Inferno per aver ucciso la propria sorella maggiore per il semplice motivo di voler vendicare la morte dei loro cari? Avrebbe avuto la possibilità di rivedere i genitori e il proprio amato Nick? Avrebbe dato tutto, inclusa l'anima, per poterli rivedere e abbracciarli.
Improvvisamente ebbe il presentimento che era stata osservata da loro fino adesso, e che quindi sarebbero stati delusi da ciò che aveva fatto.
“Mi dispiace.” disse la coniglietta in lacrime, che non desiderava altro che ritornare a stare insieme a loro.
Mentre continuava a piangere e pensare ai propri cari, Judy iniziò a chiudere pian piano gli occhi e a girare a sinistra la testa, emanando il suo ultimo respiro di vita.

Angolo Autore
Ciao a tutti!...
Innanzitutto volevo scusarmi per la mia assenza, che in parte è stata, e lo sarà ancora, per motivi di studio, ma in parte è stata anche a causa della mancata ispirazione e dalla voglia di volermi distaccare per un po’ dalla scrittura e dedicarmi ad altri miei hobby. Ma ora che l’ispirazione mi è tornata, ho approfittato per finire di scrivere e correggere il capitolo.
E dopo avervi annoiato con le mie motivazioni della mia assenza, voglio dire queste due cose importanti: prima di tutto, intendo dedicare questo “finale” a tutti coloro che adorano un finale drammatico, in cui il protagonista muore. Poi, se io volessi potrei anche terminare qui la mia fanfiction, ma non ho intenzione di farlo perché…perché, per prima cosa, sarebbe uno dei tanti finali scontati che sono stati raccontati più e più volte da tanti autori di milioni di opere di vario genere; e poi perché, io in primis, non sarei soddisfatto di un finale simile (in quanto lo ritengo…incompleto e non abbastanza soddisfacente), e credo che anche qualche altro lettore non lo apprezzerebbe per come è strutturato.
Forse vi starete chiedendo “cos'altro c'è da raccontare dopo un simile finale?”…beh...c'è sempre qualcosa da aggiungere, anche se piccolo, se vale la pena di essere raccontato.
Detto ciò…vi ringrazio per aver avuto la pazienza di aspettare per leggere quest’altro capitolo.

   
 
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