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Autore: BusyBird    16/08/2019    1 recensioni
Notes: Ace Sir Crocodile - Menzione della coppia DoflaDile
Una guardia, forse troppo incuriosita dalla persona che si trovava a tenere sotto stretta sorveglianza, nota alcune caratteristiche peculiari di Crocodile, cose che lo distinguono dagli altri rudi e volgari ospiti della prigione.
Come può un uomo segregato non sentire l'esigenza di un contatto più intimo? Come può restare impassibile quando il suo intero piano approfitta delle luci soffuse per fare l'indicibile?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Gentleman’s interest.

 

Ancora quei maledetti schiamazzi.

Ogni notte, con grande "fastidio" delle guardie, quella prigione si trasformava in un covo di lussuria e perdizione, nonché principale causa delle emicranie che, ormai, erano diventate fin troppo abituali per Crocodile.

Quel luogo era un puttanaio. Nessuno faceva alcuna distinzione fra la propria mano e quella di un compagno di cella – poi, per i più carucci, di ben più bell’aspetto che i soliti grassoni o ragazzi dai visi sfigurati, ogni tanto se ne occupava una guardia in cerca di divertimento.

Ah, le guardie, così lige al dovere che, all’occorrenza, non perdevano mai la possibilità di umiliare, ripetutamente, le persone dietro le sbarre.

Crocodile, però, aveva due fortune, che lo aiutavano a estraniarsi dalle rogne notturne: non condivideva la cella con nessuno, e questo voleva dire non doversi preoccupare di contatti indesiderati; la seconda fortuna, invece, era il suo moncherino. Lui, ormai alla soglia dei suoi 42 anni, era decisamente un bel bocconcino per persone infime e subdole come alcune delle guardie, quei giovanotti che giocavano a fare i soldatini buoni come angeli, ma segretamente più dannati anche del peggiore dei pirati.

Il moro ricordava molto bene i suoi primi giorni in quel posto, quando persino guardie di altri piani si erano accalcate di fronte alla sua cella per osservarlo, per ammirarlo quasi come fosse un raro esemplare di una specie in via di estinzione. Alcuni trovavano affascinante quella cicatrice che gli deturpava il viso, e Crocodile stesso aveva sentito qualcuno bisbigliare come sarebbe stato ripassare quel lembo di terra rovinato con le proprie dita, sentire come si snodava su quel viso inespressivo – scoprire se potesse fare male.

Altri, invece, si concentravano sulla sua stazza. Quelle spalle ampie, quei muscoli che tendevano la sua maglia da carcerato, assieme a quelle gambe che parevano quelle di un atleta, piuttosto che di un uomo che aveva passato la maggior parte del tempo alla scrivania – ah, Crocodile, a detta di tutti era davvero un bell’uomo, ma, purtroppo, quell’uncino enorme terrorizzava tutti. O, meglio: ciò che nascondeva, quell’abominevole moncherino era ciò che fungeva da repellente.

Che schifo, mio dio, sarebbe stato vedere ciò che c’era sotto quel rivestimento sgargiante che nascondeva qualcosa di ben più orripilante che di una semplice cicatrice.

Per questo, e anche per lo scontroso comportamento di Crocodile, le guardie evitavano di infastidirlo – non passavano nemmeno dalla sua cella durante quelle ore in cui i prigionieri sembravano essere preda del desiderio e della lussuria. Certo, erano pur sempre curiosi di vedere cosa l’uomo facesse, se la sua faccia restasse impassibile, anche perché, da quella cella, non si udivano mai le catene delle manette cigolare nella notta; allo stesso modo, non vi si udiva nemmeno un gemito provenire da quella tana sempre cupa e silenziosa.

Quando qualcuno passava di lì, giusto per accertarsi che l’uomo non fosse morto, ad accoglierlo c’era solo un orribile tanfo di fumo, originato da quei maledetti sigari, nonché unica e sola richiesta fatta da Sir Crocodile da quando si trovata lì. L’uomo, infatti, restava lì, rintanato in un angolo, illuminato dalla flebile luce proveniente dal suo sigaro.

Quell’uomo stava lì. Sempre, senza fiatare. Quell’unica mano buona non cercava mai di sgusciare all’interno dei propri pantaloni, anzi, restava inerme a sorreggere quel sigaro che ricordava a tutti, fin troppo vividamente, che pezzo grosso fosse Crocodile. L’uomo non fumava sigari banali o di poco conto, e ogni volta che doveva richiederne una scorta, la sua richiesta era sempre la stessa: Montecristo No. 2, un tipo fin troppo pregiato per un prigioniero.

Per farla breve, tutto ciò che sembrava gli interessasse era osservare il via vai lungo il suo corridoio, fumare quelle banconote sotto forma di sigaro e sperare che quelle ore notturne, scandite da gemiti e urla sconnesse, da risate macabre e i commenti di chi si divertiva semplicemente a guardare.

Crocodile, semplicemente, non era interessato.

Eppure, un giorno, una guardia rammenta, l’espressione sul viso di Crocodile era parsa diversa.

Si era trattato di un giorno particolarmente tedioso e uggioso, che aveva portato con sé un uccellaccio fin troppo rosa e rumoroso.

Fino a poco prima dell’arrivo del suddetto uccello del malaugurio, Crocodile era rimasto appoggiato contro le sbarre, osservando le persone che passavano, sbirciando nelle altre celle, fino a quando l’inusuale visitatore non ebbe fatto il suo ingresso in scena.

Se quella guardia non fosse stata talmente abituata a studiare quell’annoiato prigioniero, sarebbe stato impossibile notare come Crocodile si fosse sollevato da quella posizione svogliata al solo udire quei passi scanditi da un tacco che precede la punta sul pavimenti in pietra, troppo pesante per essere di una donna; non avrebbe mai notato come Crocodile avesse spalancato di poco gli occhi nell’osservare quella pelliccia appariscente incorniciare una figura colossale che, lentamente, si faceva avanti sguaiatamente; non avrebbe mai notato gli angoli della sua bocca curvarsi verso l’alto, ma in maniera molto diversa dal solito sorrisetto sadico.

Non avrebbe mai notato quanto a Crocodile bastasse un dialogo ben impostato, fatto di razionalità e fatti per avere tutta la sua più completa attenzione.

 

Ma forse, questo dipendeva anche da chi fosse il suo interlocutore.

   
 
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