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Autore: Subutai Khan    17/08/2019    2 recensioni
Sbirciamo nella mente di un assassino. Vi va? Ma sì che vi va, su. Non siate timidi.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andata. Una nuova tacca sulla lama del mio fidato bisturi. Sì sì, scherzaci pure ma io le tacche le faccio davvero.
Dovrò pur tenere a mente il numero di anime che questo lavoraccio infame mi fa portare sulla coscienza, no?
Guardo il corpo. Questa volta mi è toccata una bella signora, ricca e altolocata. Per qualche settimana l’ho seguita, spiata, stalkerata. Sapete, studiarne le abitudini e i modi di movimento come ogni buon assassino che si rispetti. Che in questo campo spazio per i dilettanti non ce n’è. Più che altro i dilettanti tendono a finire sgozzati in un vicolo o in galera cinque minuti dopo che si sono appuntati la tessera di presunti professionisti al petto.
Parlo per esperienza. Sono dodici anni che ammazzo gente su commissione.
Non è una vita felice o facile, ma bisogna sapersi adattare alle circostanze e alla mano da poker che la vita ti sbatte senza creanza sul tavolo. A me è andata così, possibilità di chiedere il cambio di tutte e cinque le carte non ne avevo e ho dovuto fare di necessità virtù, come si suol dire.
Mors tua vita mea, ha detto una volta un romano vissuto nella preistoria o giù di lì. Non posso che trovarmi d’accordo.
La signora sembra quasi addormentata, a vederla così non si direbbe che sia morta. Se mi è possibile, cerco sempre di non prolungare le sofferenze della mia vittima di turno più del necessario, è una crudeltà gratuita che peraltro mi darebbe parecchi problemi. Il tizio che mi è alle calcagna da anni, il detective Stewart, non è l’ultimo dei fessi e non è il caso di dargli tonnellate di indizi e fluido scarlatto da cui ricavare il mio DNA, la mia marca preferita di mutande e quant’altro.
Sì, va bene, lo ammetto: ho difficoltà a usare la parola che inizia per esse. Mi riesce ostico, ok? E neanche mi piace.
Cavolo, mi accorgo solo ora che ha i capelli un po’ venati di rosso. Mi dev’essere sfuggito un colpo un po’ troppo forte. Vorrei poter rimediare in qualche modo, ma è più saggio tenere le zampe a posto e non rischiare di far danni.
Getto il mio marchio, cioè un petalo di crisantemo, vicino al cadavere. Poi tiro fuori il cellulare e chiamo il mio cliente per dirgli che il lavoro è sbrigato.
TUTUTUTUTUTU.
“Pronto?”.
“Sono De Killer. Incarico ultimato”.
“Ma che bravo ragazzo! Tutto liscio?”.
“Come l’olio. Ho l’assoluta certezza che nessuno mi abbia visto entrare in casa sua, e nessuno dovrebbe trovarla prima di lunedì”.
“Eccellente. E dimmi, c’è molto san…”.
“Shhhh! La prego, non dica quella parola. Mi agita”.
“...ma sei serio?”.
“Per favore, non mi costringa ad appellarmi al mio codice morale. Se non si limiterà a farmi i complimenti, il suo pagamento sarà di natura diversa dai soldi”.
“Oh. Oh. Va bene va bene va bene, detto niente io”.
“Ecco, sarà meglio. Ha le mie coordinate bancarie, faccia quel che deve. A mai più”.
“Sei un tipo strano”.

 
   
 
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