Videogiochi > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: ChrisAndreini    17/08/2019    1 recensioni
Misaki pensava che quello sarebbe stato l'inizio del più bel capitolo della sua vita, invece si trova catapultata in un incubo dal quale non vede via d'uscita.
Un hotel a 5 stelle isolato dal mondo, 16 studenti di enorme talento, un orso pazzo telecomandato da non si sa chi, tantissime regole che possono farti ammazzare e una sola che è davvero importante: Se vuoi uscire devi uccidere. E attento a non farti beccare.
Tra eventi con gli amici, freetime, omicidi, class-trial e moventi sempre più pericolosi, Misaki dovrà fare del suo meglio per restare in vita e proteggere le persone più care.
Ma attenzione, le apparenze raramente si rivelano realtà.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Monobear, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter 1: Drink, dance and forget your despair

Hotel Life

 

Il clima era davvero teso, due giorni dopo l’annuncio di Monokuma, ma avevano trovato un certo equilibrio che era risultato per tutti piuttosto confortante.

Janine era diventata il capo del gruppo, senza essere effettivamente eletta o essersi autoproclamata tale, e aveva imposto un coprifuoco e gli orari dei pasti, almeno in linea generale per ritrovarsi tutti insieme almeno tre volte al giorno.

Dato che la sveglia era alle sette, avevano deciso che la colazione si sarebbe svolta alle otto, così che tutti avessero il tempo di prepararsi, poi il pranzo a mezzogiorno e la cena alle sette. Inoltre l’orario notturno avrebbe sancito il coprifuoco, e il momento di andare a dormire per tutti quanti. Le camere erano perfettamente sicure, perciò nessuno temeva di essere ucciso nel sonno, ma la regola li rendeva comunque più tranquilli, anche se non c’erano certezze che venisse rispettata.

Ma Misaki era ottimista. Nessuno avrebbe ucciso nessuno. 

Anche se, quando raggiunse la sala da pranzo per la cena, la tensione la stava soffocando.

Aveva fatto qualche minuto di ritardo dato che si era distratta a leggere la rivista sui bracciali consigliata da Midge, e quest’ultima, insieme a Winona e Godwin, tirò un profondo sospiro di sollievo quando la vide entrare.

-Scusate il ritardo- Misaki si sedette al tavolo di Winona e Midge, e quest’ultima l’abbracciò di scatto, per poi ritirarsi immediatamente, imbarazzata.

-Scusa, mi stavo preoccupando- ammise, abbassando lo sguardo.

-Già, sei sempre tra i primi ad arrivare, perché questo ritardo?- chiese Winona, curiosa e già pronta a scrivere un articolo.

Misaki era felice che trovasse qualcosa da fare in quel clima, ma non voleva essere citata in un articolo. Aveva brutte esperienze al riguardo.

-Mi sono solo distratta mentre leggevo una rivista. Niente di eclatante- le rassicurò lei. Winona sbuffò.

-Non è mai niente di eclatante. L’intervista a Godwin non è stata eclatante, i gossip non sono eclatanti e l’unica cosa appena eclatante è stato il litigio tra Janine e Naomi- si commiserò, chiudendo il blocco per appunti.

Misaki le diede qualche pacca sulla spalla, per rassicurarla.

Il litigio era avvenuto subito dopo l’annuncio di Monokuma, durante la decisione degli orari.

In realtà neanche questo era stato chissà quanto eclatante, ma era stato il seme dal quale erano partiti il dubbio e la tensione.

 

Janine aveva iniziato a stabilire qualche regola chiedendo la partecipazione di tutti, e quando aveva insistito sulla presenza obbligatoria, Naomi aveva obiettato.

-Io non ho intenzione di circondarmi di gente che vuole uccidermi. Non lascerò la mia camera, poco ma sicuro- si era imposta, sbattendo i piedi a terra come una bambina viziata, e facendo sobbalzare alcuni ragazzi con i nervi a fior di pelle.

-Non è con questo atteggiamento che riuscirai ad uscire- Janine era ancora calma, ma si vedeva che non aveva apprezzato l’interruzione.

-Sicuramente vivrò più di te- aveva insistito Naomi, incrociando le braccia.

-Sicura? Solitamente le persone isolate sono le vittime migliori. Siamo un gregge di pecore, e chi si smarrisce è il primo a venire mangiato dal lupo- Janine la buttò sul fiabesco, come se stesse spiegando la faccenda ad un bambino.

-Bella analogia- aveva commentato Winona, che dall’inizio della discussione aveva iniziato a prendere appunti.

-Non se il lupo è travestito da pecora- Naomi aveva ignorato la giornalista e continuato a rispondere a Janine, in tono accusatorio.

La botanica aveva sospirato, e scosso la testa.

-Sai che ti dico, fai come ti pare. Non sono una babysitter incaricata di proteggervi, e non ti obbligherò a renderci partecipi della tua presenza. Il mio era solo un consiglio per sopravvivere, perché sono la prima che vuole sopravvivere a tutti i costi e trovare un modo di uscire. C’è sempre una falla nel sistema. Bisogna solo avere pazienza e collaborare. Ma se non vuoi sono certa che la tua assenza non peserà a nessuno- aveva concluso, dandole le spalle e avvicinandosi a Nowell per fargli probabilmente una domanda sulle porte.

Naomi aveva sbuffato, e le aveva dato le spalle a sua volta.

-Bene, io vado in camera. Quando morirai non infestarmi i sogni solo perché avevo ragione- aveva concluso la cantante lirica scuotendo i capelli con aria snob prima di avviarsi per le scale.

-Posso portarle la cena, signorina Rossini? Non ha mangiato nulla- aveva proposto Alan, servile.

Naomi l’aveva squadrato per un attimo con sospetto, poi aveva sorriso, civettuola.

-Certo. Ti aspetto in camera- aveva acconsentito, sparendo poi per le scale.

L’ultima cosa che Misaki aveva sentito, prima che Janine ricominciasse con le regole, era stato un commento di Brett che le aveva fatto alzare gli occhi al cielo.

-Posso portarle io il cibo?- al quale Alan gli aveva risposto con uno sguardo assassino.

 

Dopo quel momento, Naomi non si vedeva se non sporadicamente per mangiare, anche se sembrava degnarli della sua presenza solo per assicurarli che fosse viva, come qualcuno, forse Brett o Alan, le aveva suggerito.

Dato che si era palesata per l’ora del tè, Misaki dubitava di vederla anche a cena.

Anche perché era il turno di Brett di cucinare, e il pollo bollito che presentò confermò ogni pregiudizio che si poteva avere sulla sua cucina.

Avevano stabilito di darsi i turni per cucinare, dato che non era giusto che facesse tutto Alan, anche se lui era comunque onnipresente in cucina ed insisteva per preparare almeno il tè e il caffè. 

Naomi non si fece vedere, in effetti, e gli studenti gustarono il pollo in silenzio, con qualche commento sporadico su faccende di scarso interesse comune e qualche faccia schifata. 

Come dessert, Alan preparò velocemente delle coppe di gelato che tutti gustarono con molta più gola, e che solo Janine non accettò, dato che continuava a cucinarsi tutto il proprio cibo. 

Nessuno sembrava intenzionato ad uccidere, di questo Misaki era certa, ma temeva che prima o poi la noia e la claustrofobia avrebbero portato qualcuno ad impazzire. 

Forse avrebbe potuto organizzare qualcosa.

Passò la cena ad ascoltare Winona parlare di un premio che aveva vinto per un articolo su un ladro di gioielli, con Midge che lo commentava interessata, e fu tra i primi a tornare di sopra, nel salotto comune delle ragazze, per leggere un altro po’ prima di andare a dormire, e magari farsi venire qualche idea per movimentare un po’ quella vita monotona.

Venne presto raggiunta da Chap e Sophie, che le fecero compagnia fino all’orario notturno, e da Janine, che le salutò distrattamente e si mise a lavorare su un enorme mappa da detective con indizi e teorie che aveva messo nel salottino comune perché non c’era abbastanza spazio in camera sua. Ovviamente, come era ormai consuetudine, mangiava bastoncini di cioccolato, uno dietro l’altro con grande concentrazione. Ne finiva almeno due pacchetti al giorno, era una vera e propria dipendenza.

-Qualche novità, Miss Marple?- chiese Sophie, osservando la mappa che però era ancora piuttosto spoglia, ad eccezione della piantina dell’edificio e di alcuni appunti strappati dal bloc notes di Janine.

-Niente di rilevante. Trovato informazioni dalle riviste?- chiese Janine alle tre ragazze. Misaki scosse la testa, Chap alzò le spalle e Sophie fece entrambe le cose.

-Me lo aspettavo, ma ci dev’essere un punto debole, Monokuma non può aver pensato a tutto- Janine sgranocchiò un bastoncino di cioccolato nervosamente, concentrata.

-Non ho punti deboli, fidati- la voce acuta di Monokuma, comparso sopra lo stereo, fece sobbalzare le tre ragazze, che si voltarono verso di lui.

L’orso compariva poco, ma sembrava sempre pronto a ribattere contro Janine. Misaki sperava fosse perché temeva che prima o poi lo avrebbe fregato, ma non voleva darsi false speranze, perciò cercava di non essere troppo positiva.

Janine alzò gli occhi al cielo.

-Allora approfitteremo della tua noia- ribatté Janine, senza scomporsi.

-Non credo proprio, fiorellino- la prese in giro lui, prima di scomparire nuovamente.

-Quell’orso mi irrita- commentò poi Janine, sbuffando e tornando alla mappa.

-A me inquieta, ma sotto sotto lo trovo innocuo. E poi continuo a dubitare che dica la verità. Spero solo che nessuno ci caschi- commentò Chap, che era una dei pochi che si rifiutava categoricamente di credere che il motivo proposto da Monokuma fosse vero.

Ammetteva che era probabile che avessero dimenticato qualcosa, ma dubitava che l’amnesia fosse di tre anni, e non aveva creduto neanche un istante alla storia dell’apocalisse.

Misaki avrebbe voluto essere sicura e positiva quanto lei.

-Lo spero anche io, ma sono certa che se anche qualcuno ci crede nessuno sarà così stupido da uccidere per una cosa del genere, soprattutto considerando che finirebbe probabilmente per morire anche lui, dato che lo scopriremmo- rifletté Janine, senza peli sulla lingua. 

Per quanto Misaki apprezzasse la sincerità, la trovò leggermente fuori luogo. Fortuna che Midge non era nei paraggi.

-Appunto, quindi Monokuma ha già perso!- le diede man forte Sophie, determinata. 

Proprio in quel momento, un annuncio interruppe le chiacchiere.

-Annuncio dalla direzione. Sono le dieci di sera, perciò è ufficialmente orario notturno. La sala da ballo e la mensa saranno chiuse a chiave. Buonanotte, sogni d’oro, e attenti al mostro sotto il letto- arrivò puntuale la voce irritante di Monokuma.

-Beh, credo sia il caso di andare a dormire- le incoraggiò Janine, come una madre che manda a letto i suoi figlioletti indisciplinati.

-Fammi prendere qualche rivista. Anche se ormai le ho lette quasi tutte- commentò Sophie, facendo scorta.

-In effetti sta diventando un po’ noioso stare qui- Chap sbadigliò, e si avviò in camera -Buonanotte a tutti- 

-Meglio noioso che mortale- sussurrò tra sé Janine, prendendo un ultimo appunto prima di sistemare le sue cose.

-Concordo- affermò Misaki, avviandosi a sua volta, con ancora in mano la rivista che stava leggendo prima delle numerose interruzioni.

Una volta in camera chiuse per bene la porta alle sue spalle, e si buttò nel letto.

Chap aveva ragione, c’erano poche cose da fare e la vita iniziava ad essere già noiosa.

Doveva trovare qualcosa che smuovesse gli animi ed infondesse un po’ di buonumore, ma non sapeva esattamente cosa.

Forse un buffet dove ognuno cucinava qualcosa? La cucina era abbastanza grande per tutti, ma sicuramente persone come Leland e Naomi non avrebbero mai acconsentito, e Godwin non sembrava in grado di cucinare e si sarebbe sentito in imbarazzo.

Giochi adolescenziali? Sembrava una buona idea. Gioco della bottiglia, obbligo e verità… anche per conoscersi meglio, ma temeva che Monokuma avrebbe potuto intrufolarsi e rendere il clima davvero teso rivelando qualcosa per metterli l’uno contro l’altro.

Sfogliò velocemente la rivista come cercando qualche idea, e rimase folgorata quando si imbatté in un articolo sui vestiti da ballo migliori per un ballo scolastico. Poi si diede mentalmente della stupida per non averci pensato prima: una festa nella sala da ballo. Cibo, bevande (rigorosamente non alcoliche perché erano ancora chiuse nel cassetto segreto), musica e divertimento. Perfetta per scaricare la tensione, conoscersi meglio e buttare via la disperazione che li stava avvolgendo.

Si preparò per dormire con una neo-ritrovata speranza, decisa a proporre l’idea a Janine il giorno dopo, a colazione. 

 

Misaki non era mai stata così al buio in tutta la sua vita. Non riusciva a distinguere neanche la minima luce, ed era a terra, legata mani e piedi senza sapere cose potesse esserci davanti a lei e cosa ci facesse lì.

Qualcuno stava cercando di ucciderla? L’aveva rinchiusa per farlo più tardi? Forse era opera di Monokuma? Non ne aveva idea, ma era terrorizzata.

Provò a sbattere gli occhi, a sbarrarli il più possibile, ma il buio non ne voleva sapere di diradarsi, e la voce non ne voleva sapere di venire fuori dalla sua gola per chiedere aiuto.

Ad un certo punto, dopo quelle che parvero ore o addirittura giorni, sentì un suono attutito, distante, una voce familiare che però non riuscì a riconoscere.

-Misaki! Misaki dove sei?!- 

Voleva rispondere, ma non ci riusciva.

Poi sentì dei passi avvicinarsi a lei dal nulla. Si voltò cercando l’origine, ma sembrava tutto intorno a lei.

Poi si sentì schiaffeggiare, e cadde a terra, sorpresa e dolorante.

-Non sei ancora crollata? Non so se ammirarti o odiarti- le disse una voce divertita, anch’essa familiare ma irriconoscibile.

-Resta concentrata- le disse un’altra voce, più seria e quasi irritata, proveniente da un’altra direzione.

Provò ad alzarsi, a chiedere informazioni, ma uno schiaffo sull’altra guancia la fece cadere nuovamente.

-Svegliati!- sentì la seconda voce dire, in tono che non ammetteva repliche.

 

Misaki si svegliò di scatto, sudata e disidratata. Per un attimo non riuscì neanche a rendersi conto di dove fosse, poi rimase quasi sollevata nel notare che era nella sua camera dell’hotel, viva e al sicuro, beh, più o meno. Sicuramente più al sicuro che se fosse stata in quello strano bunker sotterraneo. Un momento, un bunker? Chiuse gli occhi cercando di ricordare il sogno che aveva fatto, ma più la sua mente si faceva lucida, più il sogno sbiadiva, e il suo unico pensiero diventava la sete che aveva in quel momento.

Si strofinò gli occhi e controllò l’orologio accanto al letto.

Erano le due di notte passate, ben oltre l’orario notturno e troppo presto per uscire senza rompere il coprifuoco imposto.

Ma aveva davvero troppa sete, e aveva finito quel pomeriggio la bottiglietta d’acqua che aveva preso dai distributori. Come mai faceva così caldo in camera sua?!

Si mise seduta cercando di capire cosa fare, e per poco non morì d’infarto quando Monokuma le comparve davanti, l’occhio rosso che brillava nel buio della sua camera.

-Sono passato solo ad informarti che c’è stato un problema al regolatore del riscaldamento in alcune camere, tra cui la tua. Sicura di non essere la Ultimate Unlucky Student? Capitano tutte a te, upupupupu- la informò, e prima che Misaki potesse mandarlo in un posto poco carino scomparve nuovamente, lasciandola sola, accaldata e assetata nella stanza.

Sospirò, e pensò a cosa fare.

La sua camera era abbastanza vicina al salottino delle ragazze, era improbabile che qualcuno si svegliasse e se anche così fosse stato avrebbe potuto dire che aveva sete e voleva solo prendere un bicchiere d’acqua. Il percorso che avrebbe fatto lo avrebbe reso piuttosto ovvio. 

Decise di rischiare, e prese l’e-Handbook per sbloccare la porta e rientrare una volta fuori.

Il corridoio era silenzioso e vuoto, Misaki cercò di fare il più silenziosamente possibile, ma si interruppe di scatto quando vide una tenue luce provenire dal salottino.

Poteva ancora rinunciare e tornare in camera. Si sarebbe magari arrangiata con l’acqua del bagno o altro, ma la sua curiosità la spinse a dare un’occhiata.

Fece spuntare la testa lentamente e silenziosamente, e perse un battito quando vide Janine inerte sulla poltrona, il volto spostato da un lato, la mano destra che penzolava oltre il bracciolo con il suo quaderno dimenticato a terra, e la sinistra in grembo, che teneva con presa lenta una penna. Non indossava l’impermeabile e le maniche della camicia erano sollevate. 

Misaki era sul punto di urlare, poi si rese conto che Janine respirava, era solo addormentata.

Tirò un silenzioso sospiro di sollievo, e decise di prendere l’acqua senza fare rumore per non svegliarla. Probabilmente anche in camera sua il riscaldamento andava al massimo ed era andata lì per dormire meglio, o per prendere appunti e poi si era addormentata.

Alla fine era solo Janine, non aveva motivo di dubitare di lei e di certo non voleva svegliarla.

Si diresse al distributore e prese una bottiglietta, e mentre si avviava nuovamente verso camera sua, Janine si girò nel sonno, scoprendo il fianco sinistro.

Misaki le lanciò un’occhiata intenerita, ma rimase di sasso quando notò il manico di una pistola uscire dalla sua gonna, nella parte sinistra della schiena. Emise un gemito sorpreso e spaventato, che purtroppo allertò Janine, che si svegliò immediatamente e si rimise seduta composta e in posizione di difesa.

Misaki sobbalzò ed indietreggiò leggermente, presa in contropiede e ancora sconvolta dalla scoperta.

-Janine!- esclamò sottovoce.

-Misaki…- le fece eco Janine, per poi inarcare un sopracciglio, sospettosa -cosa ci fai qui?- chiese, posizionandosi in modo da tenere nascosta la pistola e squadrando Misaki come a stabilire quanto avesse visto.

La ragazza non voleva finire con un buco in fronte, perciò decise di fingere di non aver visto niente, anche se dubitava che Janine avrebbe usato l’arma. Era Janine, dopotutto.

Si fidava di lei… giusto?

Misaki indicò la bottiglietta d’acqua, cercando di apparire normale.

-Monokuma ha aumentato il termostato di camera mia al massimo e mi sono svegliata davvero assetata. Sono venuta a prendere una bottiglietta d’acqua. Non ti avevo notata, mi hai fatto paura- spiegò, ridacchiando -Tu perché sei qui?- chiese poi, in tono casuale.

Janine si rimise in fretta l’impermeabile, nascondendo del tutto l’arma, e poi prese il blocco per appunti che aveva lasciato cadere a terra.

-Stesso problema tuo- rispose nel frattempo -Monokuma mi ha fatto un bello scherzo con il riscaldamento e sono venuta qui a prendere appunti, non riuscivo a concentrarmi con tutto quel caldo- strappò una pagina dal diario e la aggiunse alla mappa. Prese poi la penna e scrisse qualcosa.

Era troppo buio perché Misaki riuscisse a capire, ed aveva troppo sonno perché le interessasse.

-Beh, allora ti auguro la buonanotte. Provo a riaddormentarmi- salutò la botanica con uno sbadiglio, e lei rispose con un cenno della mano.

-A domani, Misaki. Buonanotte- 

Quando tornò in camera, la temperatura era tornata accettabile. Con tutti i pensieri che Misaki aveva in testa, temeva che non sarebbe mai riusciva a riaddormentarsi. Ed invece, dopo aver svuotato la bottiglietta d’acqua ed essersi rigirata un paio di volte nel letto, il sonno la colse in pochi minuti.

 

-Buoooongiorno a tutti quanti! Sono le sette del mattino. Preparatevi ad un’altra grandiorsa giornata!- 

Misaki non aveva la minima voglia di svegliarsi, e quella sveglia non era di certo la migliore per iniziare la giornata.

Forse Monokuma pensava che sarebbe riuscito a far uccidere qualcuno esasperandoli con quella stupida battuta ogni mattina.

Beh, non avrebbe colpito Misaki.

Stanca e ancora assonnata, la ragazza si alzò e si preparò con la massima calma, ma erano appena le 7.15 quando uscì dalla camera per andare a fare colazione.

Era il turno di Godwin di preparare, e non sapeva minimamente che cosa aspettarsi.

Dato che era ancora presto, si avviò nel salottino per controllare le ultime note di Janine nella grande mappa. Il foglio che aveva messo l’altra sera non era niente di particolarmente interessante, solo un’annotazione sul riscaldamento delle camere e sul fatto che quelle di Janine e Misaki si erano riscaldate troppo. Aveva lasciato spazio per aggiungere altri nomi, ma Misaki non pensava fosse poi così importante. Sicuramente Monokuma stava solo facendo loro uno scherzo.

Mise la rivista che aveva preso il giorno prima al suo posto, controllò ancora un po’ la mappa e alle 7.35 decise che non le importava di arrivare in anticipo, era troppo assonnata e aveva bisogno di un caffè.

Scese le scale stanca morta, e per poco non andò a sbattere contro Nowell e Janine, che stavano parlando concitati proprio sotto le scale.

-Scusate- disse con uno sbadiglio, ma non stavano badando minimamente a lei.

-Ok, dammi un motivo valido per cui tu ora mi stia facendo una domanda del genere e ti risponderò- stava dicendo Nowell, irritato e a braccia incrociate.

-Non c’è motivo. Sono solo curiosa. Allora, puoi farlo o no?- chiese Janine, in tono freddo.

Nowell sbuffò. 

-Certo che posso, ogni porta può essere scassinata, ma non vedo motivo di farlo, e comunque sarebbe molto più difficile e rumoroso con una persona che si è chiusa dentro, quindi fidati che se ne accorgerebbero tutti se scassinassi una camera- rispose lui, alzando le spalle senza capire il motivo per cui doveva dare quella spiegazione.

-Qualcuno è entrato in camera tua, Janine?- chiese Misaki, preoccupata per lei. 

La botanica scosse la testa.

-No, volevo solo capire se fosse possibile che qualcuno scassinasse una camera per commettere un omicidio. Sembra piuttosto improbabile quindi ne sono felice- Janine surclassò la questione come se non avesse importanza, ma non sembrava convinta dalla risposta di Nowell.

-Credi che qualcuno stia progettando un omicidio?- chiese Nowell, mettendosi subito all’erta.

Janine scosse la testa.

-No, non credo. Sono tutti molto calmi al momento, ma sempre meglio essere prudenti- li mise in guardia, per poi dar loro le spalle.

-Hey, dove vai?- chiese Misaki, un po’ preoccupata.

-A colazione. Volete venire con me? Sono davvero curiosa di sapere cosa ha fatto Godwin- come se la conversazione di prima non fosse mai avvenuta, Janine sorrise rilassata, e indicò il corridoio che portava alla mensa.

-Sono curioso anche io. Chissà, magari il piccoletto ha un talento nascosto- Nowell seguì la botanica, e Misaki si aggregò a loro, senza però fare commenti.

Quando arrivò in mensa, notò che erano i primi ad essere arrivati, e a giudicare dal fumo che veniva dalla cucina probabilmente sarebbero stati anche gli ultimi.

-No, non ha un talento nascosto- commentò Nowell. Misaki gli lanciò un’occhiataccia e gli diede un leggero schiaffo sulla spalla.

-Che c’è, è un dato di fatto- si lamentò lui.

Sentendo lo scambio di battute, Godwin fece spuntare la testa dalla cucina, e sorrise imbarazzato. Il suo volto era coperto di farina e fuliggine, come una moderna cenerentola, ma gli occhi gli brillavano e sembrava che non si divertisse tanto da parecchio tempo.

Forse l’idea del buffet non gli sarebbe andata tanto male, ma era meglio che Misaki non la proponesse per il bene della cucina.

-Scusate tanto, ho tutto sotto controllo. Alan sta…- cercò di rassicurarli, ma il richiamo alterato del maggiordomo lo smentì.

-Signor Dixon, venga qui, deve togliere il caffè dal fuoco- lo spronò, in tono esasperato ma, o forse era solo l’impressione di Misaki, divertito anche lui.

Di certo la Friendship Maker non l’aveva mai sentito parlare così con qualcuno. Evidentemente Godwin l’aveva fatta grossa.

-Arrivo subito, Alan. Scusate, vi porto i caffè- sorrise ai nuovi venuti, in tono servile, prima di scomparire subito in cucina.

-Vado a farmi un tè. E magari prendo qualche biscotto o dei bastoncini…- iniziò a dire Janine.

-…di cioccolato- conclusero con lei Nowell e Misaki.

-Sono una dipendenza, capo- le fece notare Nowell, divertito.

-Se non stai attenta finirai per morire di diabete- scherzò poi Misaki.

Janine alzò gli occhi al cielo.

-Il mio metabolismo li assimila perfettamente e mi aiutano a pensare- si giustificò, un po’ rossa.

-Wow, sei come L quindi? Hai anche una posizione che aumenta la tua capacità celebrale del 40%?- chiese Sophie entrando in quel momento, saltellando allegra e sedendosi ad un tavolo a caso.

-No, solo bastoncini di cioccolato- negò Janine, avviandosi poi in cucina per farsi da sola il tè.

Misaki e Nowell si sedettero e tennero il posto per la botanica.

-Credi che mangerà mai insieme a tutti noi?- chiese Misaki, pensierosa.

-Di certo non il cibo preparato da Godwin o da Brett- ridacchiò Nowell, stiracchiandosi mentre attendeva il caffè.

-Tu ti fidi di lei?- chiese Misaki a sorpresa, tra sé.

Nowell la guardò confuso.

-Certo, e ho i miei buoni motivi. Se devo essere onesto Janine è l’unica persona qui dentro di cui midi fidi davvero. Senza offesa- rispose senza esitazione.

Misaki annuì.

-Mi va bene- disse tra sé.

Ripensò alla pistola che le aveva visto addosso. Forse si era sbagliata e aveva visto qualcosa che non c’era per colpa delle ombre della notte e dei suoi nervi a fior di pelle, o forse non era una vera pistola ma qualcosa che serviva per le piante.

Anche se Misaki dubitava fortemente che il suo talento fosse davvero quello di botanica, a meno che non fosse come Pierce e aveva un talento che non le piaceva.

Immersa nei suoi pensieri, quasi non si accorse dell’arrivo di Godwin, che porse loro delle tazze di caffè fumante e dei piatti con dei muffin con gocce di cioccolato un po’ bruciati.

-Ecco a voi, buona colazione- li servì, cercando di imitare Alan.

-Grazie Godwin, hanno un ottimo aspetto- cercò di rassicurarlo Misaki, anche se doveva ammettere che di ottimo nei muffin c’era ben poco. Il caffè però si salvava, era già qualcosa.

-Alan ha fatto il caffè, io ho provato a fare i muffin. Non mi sono usciti proprio benissimo ma è stato divertente provare. La prossima volta giuro che starò più attento al forno. Ma con tutte quelle modalità mi sono confuso- ammise, arrossendo leggermente.

-È il pensiero che conta- lo rassicurò Misaki -E per essere la prima volta non sono male- aggiunse,  dopo aver assaggiato un pezzo del dolce.

A parte il retrogusto di bruciato, il sapore era decente, e aveva dosato bene gli ingredienti.

-Grazie Misaki. Voglio migliorarmi sempre di più. Spero che Alan mi darà lezioni- Godwin sorrise eccitato, e più pieno di vita di quanto Misaki lo avesse visto fino a quel momento.

Fu felice del suo entusiasmo.

-Credo di aver trovato una nuova passione. Quando usciremo voglio assolutamente prendere lezioni professionali. Potrei cucinare io agli eventi di beneficenza. Ovviamente quando sarò più portato- continuò il filantropo, con un grande sorriso e occhi brillanti.

Misaki non riusciva a capire come facesse Kismet ad odiarlo. A prescindere dalla sua famiglia, Godwin era la persona più pura che la friendship maker avesse mai incontrato, e lei di persone ne aveva incontrate davvero molte. Solo guardarlo faceva salire l’istinto di proteggerlo a tutti i costi.

-Se usciremo…- commentò tra sé Nowell, sorseggiando il suo caffè.

Godwin si incupì.

-Certo che usciremo. Troveremo un modo sicuramente, senza che nessuno muoia- cercò di essere positiva Misaki, facendo sorridere nuovamente il filantropo.

-Concordo, nessuno potrebbe mai uccidere qualcuno qui dentro. Sono convinto che…- ma il discorso speranzoso di Godwin venne interrotto da Sophie, al tavolo accanto, che gli fece cenno di raggiungerla.

-Senti, adoro i discorsi positivi eccetera, ma potresti portarmi il mio caffè?- chiese, un po’ impaziente. 

-Certo arrivo subito!- Godwin scattò sull’attenti, e rischiando di cadere per motivi sconosciuti, si affrettò a servire la fangirl.

-Beh, di certo nessuno ucciderà lui- commentò Nowell, sorridendo intenerito.

-E nessun altro- aggiunse Misaki, che non voleva perdere la speranza.

Nowell non ribatté, ma alzò gli occhi al cielo.

Janine li raggiunse molto presto, con una tazza di tè fumante e una scatola di bastoncini di cioccolato.

-Se volete del tè ce n’è ancora in cucina- disse a Misaki e Nowell, sedendosi accanto a quest’ultimo.

-Mi accontenterò del caffè, grazie- rifiutò Nowell. Misaki fece lo stesso.

Mano a mano, nuove persone iniziarono ad arrivare, sedendosi nei posti più disparati e aspettando che arrivassero tutti.

Persino Naomi li degnò della sua presenza, mettendosi in un angolo e prendendo solo una tazza di caffè, poco propensa ad assaggiare muffin bruciati.

Anche se la seconda porzione venne decisamente meglio, grazie all’assistenza di Alan.

Misaki, una volta finito di mangiare, decise di proporre a Janine l’idea che le era venuta la sera prima.

-Janine, che ne dici se organizzassimo una festa, stasera, per risollevare un po’ il morale?- chiese, sporgendosi oltre Nowell per farsi ascoltare.

La botanica la guardò, soppesando le sue parole. 

-Riunire tutti quanti in uno spazio ristretto mi sembra una buona idea in effetti, per evitare eventuali omicidi- annuì, pensierosa.

Misaki irrigidì il sorriso.

-Non era esattamente quello che avevo in mente ma si può vedere anche così. Ovviamente finiremmo prima dell’orario notturno, dato che non voglio che rimaniamo chiusi dentro tutta la notte, ma penso sia una buona occasione per combattere la noia e darci speranza- affermò con sicurezza.

Gli occhi di Janine brillarono per un attimo, come se avesse avuto un’illuminazione improvvisa, poi si girò verso Misaki, e le rispose, in tono indifferente.

-La trovo una buona idea, io ci sto. Dovresti proporla quando arriveranno tutti- acconsentì, facendola sorridere orgogliosa.

-Non so se sia una proposta pericolosa o no, ma Janine ha ragione. Se qualcuno si comporta in modo sospetto è più probabile vederlo e nessuno agirà con tante persone riunite tutte insieme- le diede man forte Nowell. 

Misaki alzò gli occhi al cielo.

-Potreste essere positivi, per favore? Se diamo per scontato che qualcuno ucciderà qualcun altro allora sicuramente questo accadrà. Mai sentito parlare di profezia che si autodetermina?- si irritò Misaki, che trovava davvero difficile concentrarsi sul restare positiva con persone paranoiche e negative accanto. Forse doveva cambiare posto e mettersi vicino a Midge, che parlava con Ogden poco lontano.

-Crollo di Wall Street, certo che conosco le profezie autoavveranti, ma meglio prepararsi al peggio che farselo arrivare addosso senza poi sapere come comportarsi- cercò di farla ragionare Nowell, ma prima che Misaki potesse rispondergli per le rime, Janine li interruppe, e diede una pacca sulla spalla del ladro.

-Spostati immediatamente o qualcuno rischierà la morte- gli disse in tono che non ammetteva repliche.

Nowell la guardò confuso, mentre Misaki alzò la testa, e vide Brett avviarsi verso di loro pronto a sedersi accanto all’”amore della sua vita”, anche detta Janine.

Prima che Nowell potesse capire cosa stesse succedendo, la friendship maker cambiò posto, occupando quello accanto a Janine e lasciando a bocca asciutta l’idraulico, che provò a chiederle di spostarsi.

-Mi dispiace, trova un altro posto- Misaki alzò le spalle, con tono angelico, e mogio mogio Brett si avviò dal suo secondo amore della sua vita, che gli lanciò un’occhiata così penetrante che se gli sguardi potessero uccidere avrebbero avuto la loro prima vittima. Alla fine si accontentò di sedersi accanto a Ogden.

Alle 8.30 arrivò Leland, con le occhiaie e l’aria di che avrebbe preferito fare tutt’altro.

Si sedette in un tavolo isolato e chiamò Godwin per chiedere il caffè.

-È il tuo momento per proporre la tua idea- la incoraggiò Janine con un colpetto discreto, mangiando un bastoncino di cioccolato.

Misaki si fece coraggio, e si alzò in piedi, schiarendosi la voce per attirare l’attenzione di tutti.

-Buongiorno a tutti. Ora che siamo al completo volevo proporvi una cosa- iniziò, un po’ a disagio. Avrebbe dovuto prepararsi un discorso allo specchio.

-Calma amicona, non ti mangerà nessuno, per il momento- la rassicurò Nowell, sottovoce.

Misaki allargò il sorriso, cercando di rilassarsi, anche se gli sguardi di Naomi e Leland non l’aiutavano di certo.

-Che ne dite di organizzare una festa stasera? Distenderà gli animi e ci aiuterà a conoscerci meglio, e divertirci- propose, con tono incoraggiante.

Ci fu un secondo di silenzio, che fu Chap a rompere.

-Figo, ci sto- disse semplicemente, continuando a mangiare il suo muffin.

-Anche io, posso occuparmi del bar- propose Ogden con un caldo sorriso.

-Ohhh, non ero mai stata invitata ad una festa! Che bello! Aspetta, sono invitata, vero?- chiese Midge, un misto tra ansiosa ed eccitata. Sembrava un chihuahua iperattivo. 

-Ma certo che sei invitata, più siamo meglio è. Sarebbe perfetto se ci fossimo tutti quanti- la rassicurò Misaki, sempre più convinta della sua idea.

-Scordatevelo. Odio i party- si tagliò fuori Naomi, sbuffando.

-Oh, che svolta inaspettata- commentò sarcastico Nowell, facendo ridere quelli che l’avevano sentito.

-Io penso alla musica. Ci sono dei CD stupendi nella zona dei ragazzi. Quella Ibuki Mioda spacca!- commentò Sophie, ignorando del tutto la cantante lirica.

-Io posso procurare il buffet- si propose Alan, servile come sempre.

-Posso aiutare?- chiese Godwin, che evidentemente aveva deciso che la cucina era il suo nuovo hobby.

-Forse sarebbe meglio andarci con calma, signor Dixon- cercò di farlo desistere il maggiordomo.

-E poi la cena è il mio turno. A meno che non vogliamo slittare?- si intromise Chap, guardando Ogden, che era stato incaricato della colazione del giorno successivo.

-Oh, beh, ammetto che il caffè è il mio punto forte per questo speravo nella colazione- ammise -Ma posso anche fare il pranzo non c’è problema- annuì comunque.

-Non serve, sono certa che Chap possa aiutarti, almeno un po’- chiuse la questione Janine, ancora con il bastoncino in bocca e leggermente pensierosa.

Alan e Chap annuirono.

-Allora, chi è a favore?- chiese Misaki, per essere certa.

Tutti, ad eccezione di Naomi e Leland, alzarono la mano. Dopo aver notato di essere in minoranza, e dopo due occhiatacce da parte di Sophie e Chap, anche Leland alzò la propria, lasciando sola Naomi.

-Ne sono davvero felice, ragazzi!- esclamò Misaki, quasi commossa.

-Spero uscirà un articolo migliore dell’intervista a Godwin. Ho già in mente il titolo: “Party della speranza. Alla faccia tua Monokuma!”- annunciò Winona, con enfasi.

-Alla faccia di chi, scusate?!- l’arrivo repentino di Monokuma li fece sobbalzare tutti.

-Non fare il party pooper!- lo accusò Sophie, già pronta a combattere per difendere la festa che sembrava starle parecchio a cuore.

-State organizzando una festa e non mi avete invitato? Che maleducati!- si lamentò l’orso, incrociando le braccia e facendo l’offeso.

-Perché mai avremmo dovuto invitarti? Sei noiorso- lo insultò Chap, che non lo vedeva affatto come pericolo. Molti studenti trattennero le risate. Altri rimasero impassibili, non apprezzando la freddura.

-E allora io vi vieto di fare una festa- li minacciò Monokuma.

-Davvero ti toglieresti il divertimento dell’intero gioco punendo tutti tranne Naomi? Perché tutti noi vogliamo fare questa festa, in un modo o nell’altro, e dato che l’unico modo per impedire la festa è aggiungere nuove regole, e tutti quelli che le infrangono vengono puniti, finiresti per ucciderci tutti quanti- lo sfidò Janine, con un sorriso trionfante.

L’occhio di Monokuma si illuminò in tono minaccioso, ma non poteva ribattere.

-Va bene, potete fare la vostra festicciola. Sarà uno degli ultimi fari di speranza per voi povere anime in pena. Io e Naomi ci divertiremo da soli- cedette, irritato. La cantante dell’opera sobbalzò, e guardò schifata l’orso.

-Come scusa?- chiese, ritirandosi sulla sedia.

-Beh, sei l’unica a non andare, perciò tanto vale che passo del tempo con te- la minacciò Monokuma.

-Assolutamente no! Preferisco il party!- rifiutò Naomi, quasi rompendo la tazza del caffè che teneva in mano per quanto la stava stringendo.

-Oh, è deciso allora. Divertitevi tutti insieme al party. Chissà che non sia un’ottima occasione per uno splendido omicidio di gruppo- Monokuma si sfregò le mani, fece una grassa risata, e sparì nuovamente nel nulla così come era apparso.

Naomi rimase di ghiaccio, elaborando cosa fosse appena successo.

-Quel figlio di…- cominciò a dire tra sé, poi sbuffò.

-Quand’è la festa?- chiese a Misaki, che non aveva una risposta da darle.

-Che ne dite delle sei? Così abbiamo un po’ di tempo prima dell’orario notturno- propose Misaki.

-Magari cinque e mezza? Tanto il tempo che arrivano tutti e si fanno davvero le sei- propose Sophie, la più entusiasta.

-A me va bene- annuì Misaki. Si sentì un mormorio di accordo nella folla di studenti.

-Bene, non mi vedrete fino ad allora, poco ma sicuro!- annunciò Naomi indispettita, prima di alzarsi, buttare sul tavolo il tovagliolo ed uscire.

-Non l’aspetterei prima delle sette- commentò Janine tra sé, prima di alzarsi a sua volta.

-Ci vediamo a pranzo, buona mattinata a tutti- li salutò, prima di uscire.

-Oh, aspetta Janine, devo chiederti una cosa dal cassetto- cercò di fermarla Midge, zompettando dietro di lei per raggiungerla prima che scomparisse del tutto, e lasciando perdere il resto della colazione.

Janine era ancora di guardia al cassetto con alcool, prodotti chimici pericolosi e riviste, ma se a qualcuno serviva qualcosa, principalmente per pulire o per eventuale cibo da cuocere con una punta di alcool, era ben disposta a concedere gli ingredienti, e teneva un registro con nomi, oggetto preso, quantità prelevate e scopo. Era davvero efficiente.

Mano a mano, la sala cominciò a svuotarsi, e anche Misaki decise di uscire.

Magari poteva parlare un po’ con qualcuno.

 

Freetime

 

Uscì dalla sala chiedendosi con chi potesse passare la mattinata, e si diresse nel salottino delle ragazze, pensando di dover aspettare, dato che quasi tutti stavano ancora facendo colazione.

Nella sala trovò Janine, che le fece un cenno di saluto e continuò a controllare il cartellone con gli indizi.

-Posso aiutarti?- chiese Misaki, cercando di essere utile.

Janine rimase sorpresa dalla proposta, ma acconsentì.

-Stavo dando un’occhiata alla piantina. Ieri Sophie mi ha mostrato un articolo sulle costruzioni e trovo assurdo che qualcuno sia riuscito a fare un lavoro del genere in un hotel in così poco tempo, a meno che non sia talmente ricco da permettersi di comprare l’hotel in questione- osservò la botanica, pensierosa.

-Dubiti di qualcuno dei ragazzi?- indagò Misaki, un po’ preoccupata, pensando a Godwin.

Janine scosse la testa.

-No, l’unico ricco abbastanza è Godwin, e il suo profilo psicologico è il più impeccabile qui dentro. Lo trovo a dir poco impossibile. E poi chiunque abbia fatto una cosa del genere difficilmente si infiltrerebbe tra di noi, a meno che non sia completamente pazzo. Può sempre rischiare di venire ucciso- le spiegò pacatamente.

Misaki si rassicurò. Odiava dubitare degli altri. Andava completamente contro il suo talento.

-Sai tantissime cose di noi. Sai persino qualcosa su di me. Come mai?- chiese, per fare conversazione, confrontando la mappa ufficiale dell’hotel e la mappa di Janine, che aveva reso perfetta gli ultimi due giorni. 

Janine la squadrò un attimo, un po’ allertata dalla domanda, ma poi tornò all’indagine e fece finta di niente.

-Sarò onesta, ho fatto ricerche su questa classe e la tua classe in Giappone- ammise, un po’ esitante.

Misaki la guardò sorpresa.

-La mia classe?- ripeté per essere sicura di aver capito bene.

-Tu e Sonia probabilmente siete in uno scambio culturale, a meno che lei non sia la mastermind, ma non credo. Ma anche io ero in lizza per lo scambio- si spiegò, come a giustificarsi.

-Davvero? Ti piace il Giappone?- certo che per essere una botanica Janine era davvero piena di sorprese.

-Beh… non esattamente. Ho vissuto in Giappone per un po’ e so parecchie lingue: americano, russo, giapponese, italiano e messicano. Ho anche conoscenze spagnole e brasiliane ma sono lingue complesse- spiegò, con una punta di orgoglio.

-Wow, dovresti essere la Ultime Linguist o qualcosa del genere- si complimentò Misaki.

Janine non riuscì a trattenere un sorriso soddisfatto, ma cercò di mantenersi professionale.

-Beh, credo che Godwin sappia più lingue, e anche Sonia Nevermind. Credo che alla fine la sua passione per i drama giapponesi abbia prevalso sulla mia caccia a…- si zittì di scatto, come se avesse rivelato troppo.

Misaki la guardò piena di aspettativa, ma Janine non aggiunse altro.

-Secondo la mappa al secondo piano dovrebbe esserci un’uscita di emergenza, chissà se possiamo trovare un modo di arrivare al secondo piano senza farci friggere da Monokuma- commentò, cambiando del tutto argomento.

Misaki non insistette, e cercò di aiutarla il resto del tempo.

Era felice però che Janine le avesse parlato un po’ di sé, sentiva di iniziare a stringere un buon legame con lei.

 

Fine Freetime

 

La mattinata era passata parecchio veloce, e l’attesa per la festa iniziava a farsi sentire.

Ormai era ora di pranzo, e Misaki decise quindi di avviarsi in mensa, leggermente in ritardo, ma non abbastanza da preoccupare Midge e Winona, questa volta. La prima, oltretutto, era incaricata di preparare il pranzo, mentre la seconda quasi non si accorse di lei, mentre parlava con Pierce in maniera molto concitata.

Misaki decise di sedersi vicino a River, non si erano parlati molto da quando erano finiti lì, ed era davvero curiosa di conoscerlo un po’ meglio.

-Ciao, posso sedermi?- chiese al ragazzino, che annuì.

-Come va?- chiese poi, facendo conversazione mentre aspettava il pranzo.

Midge aveva già rassicurato tutti che avrebbe cucinato qualcosa di leggero, così che fossero pronti per il party. 

-Sono ancora vivo. È un risultato- rispose lui.

Misaki sospirò. Certo che incontrava sempre gente poco allegra. Forse avrebbe dovuto mettersi vicino a Sophie e Chap e farsi qualche risata.

Purtroppo le due non erano ancora presenti. Si ripromise di farlo il giorno successivo.

-Sì, Chap è una persona divertente- commentò River, quasi tra sé.

Misaki lo guardò sconvolta. Aveva per caso detto i suoi pensieri ad alta voce?

-Io non ho… detto niente- obiettò, anche se non era del tutto convinta.

-No, ma ho capito comunque- affermò River, distogliendo lo sguardo e rigirandosi il medaglione che aveva al collo tra le mani.

-Hai davvero un ottimo sesto senso- si complimentò lei, sorridendogli incoraggiante.

-Si può dire così- lui non sembrò toccato dal commento, e si limitò ad alzare le spalle.

-Posso unirmi a voi?- chiese una voce timida. Misaki e River alzarono lo sguardo verso il ragazzo a cui apparteneva, che si rivelò essere Godwin.

-Certo- River rispose prima di lei, indicando il posto davanti a lui, con uno scintillio nell’occhio non coperto dalla benda.

-Grazie, preferisco lasciare il posto a Kismet, non riesce mai a sedersi al centro della sala per colpa mia- disse il filantropo, abbassando lo sguardo imbarazzato.

-La colpa è sua, non tua- commentò Misaki, alzando gli occhi al cielo.

-Concordo- ammise River, in un sussurro.

-Beh, non posso obbligare qualcuno ad apprezzarmi. Preferisco starle lontano così da non darle fastidio. È meglio per tutti e non mi costa niente- cercò di cambiare argomento Godwin.

-Non è l’ideale in questo contesto, ma può funzionare per il momento- annuì River. 

-Continui a parlare per enigmi- gli fece notare Godwin, con un sorrisino divertito.

-Oh, non me ne accorgo mai- River arrossì leggermente.

-Mi ha chiesto di dirgli sempre quando parla per enigmi, anche se a me piace quando fa così. È particolare, vero?- Godwin spiegò la situazione a Misaki, che annuì cercando di non apparire troppo sconcertata. Non pensava che quei due fossero così in confidenza.

Probabilmente avrebbe dovuto dire qualcosa, ma per fortuna venne anticipata da Midge, che li raggiunse con un sorriso e una zuppa calda. Alan l’accompagnava, pronto ad apparecchiare mentre l’orafa serviva.

-Un pasto leggero e caldo- presentò la ragazza, con un sorriso orgoglioso.

-Oh, grazie. Dopo l’incidente di ieri con il termostato mi devo ancora riprendere- la ringraziò Godwin, con un grande sorriso.

-Incidente?- chiese Misaki, sorpresa. Allora lei e Janine non erano le uniche.

-La mia camera era gelata. Il riscaldamento si è spento del tutto. Non riuscivo più a dormire- raccontò lui.

-Che strano, a me il calore è aumentato tantissimo- spiegò Misaki, confusa.

-Probabilmente Monokuma ha fatto qualche scherzo- provò a supporre Midge, sorpresa.

-O magari questo è solo uno dei tasselli di un puzzle di cui non conosciamo la figura- rifletté River, in tono enigmatico.

Godwin ridacchiò.

-Di nuovo- lo riprese, guardandolo con un grande sorriso.

River arrossì leggermente e distolse lo sguardo, restando in silenzio e iniziando a mangiare.

-Torno a servire- li salutò Midge, andando in altri tavoli. Alan la seguì, lanciando un’ultima occhiata verso di loro.

Mangiarono abbastanza in silenzio, poi Janine, molto in ritardo, entrò nella stanza con passo deciso, e si avviò in cucina senza neanche salutare.

Dopo qualche minuto, uscì dalla cucina con nient’altro che tre pacchetti di bastoncini di cioccolata e un sandwich di quelli preconfezionati. Fece per uscire dalla stanza, poi cambiò idea e si rivolse a tutti quanti.

-Ragazzi, stasera resterò nella sala da ballo dopo la festa e dopo l’orario notturno, voglio vedere com’è di notte e se cambia qualcosa, per cercare indizi su come uscire- annunciò, e scomparve dalla cucina prima che qualcuno potesse obiettare o chiedere spiegazioni.

Misaki vide Nowell, in un tavolo da solo, piegare la testa confuso, e affrettarsi a seguirla.

Misaki decise di non immischiarsi. Sperava solo che Monokuma non la punisse, anche se restare nelle aree chiuse la notte non era contro le regole. Scassinarle lo era.

Quindi in realtà Janine era molto più al sicuro nella sala da ballo piuttosto che in camera, perciò Misaki non aveva nulla da temere.

E poi si fidava di Janine. 

Continuò a mangiare senza pensarci più di tanto, chiacchierando un po’ con Godwin di cibo e della festa imminente, River ascoltava senza però intervenire, e si alzò prima di loro, decisa a far fruttare il tempo rimasto prima del party, parlando con qualcuno.

 

Freetime

 

Decise di controllare che ci fosse bisogno del suo aiuto per preparare la sala da ballo, ma all’interno non trovò ancora nessuno, ad eccezione di Pierce, che trafficava con il set di chimica.

-Ciao Misaki Ikeda- la salutò con il solito sorriso rilassato.

Misaki non aveva interagito molto con lui. Da grande amica di tutti qual era, trovò che quella fosse una perfetta occasione.

-Che fai?- chiese, avvicinandosi con un grande sorriso.

-Esperimenti- rispose lui, con un sorriso che non prometteva niente di buono.

Misaki indietreggiò leggermente, lui ridacchiò.

-Tranquilla, Misaki Ikeda. Niente di letale, non potrei. Ma Winona mi ha chiesto se potevo rendere dell’inchiostro visibile al buio, così può scrivere senza accendere la luce- spiegò, mostrando una penna che aveva smontato.

-Forte!- commentò Misaki, seriamente interessata -Sono davvero sorpresa che ti hanno reso un dentista e non un chimico, sembri davvero talentuoso- ammise, osservando i tentativi di inchiostro brillante.

Pierce non trattenne un sorrisino soddisfatto.

-Beh, entrambi i miei genitori sono dentisti, sono cresciuto nel loro studio. E ho un talento incredibile anche in questo campo, modestamente. Apri la bocca- incoraggiò Misaki, che un po’ incerta eseguì.

Le lanciò un’occhiata molto attenta, e annuì leggermente, poi la guardò con tono leggermente di rimprovero.

-Non hai mai usato il filo interdentale, o sbaglio?- indovinò. Misaki arrossì leggermente.

-Ma lavo i denti tre…-

-…due volte al giorno. Va bene comunque. Ma stai attenta a non erodere lo smalto, perché spazzoli troppo la parte sinistra e un po’ meno la destra. Per il resto va tutto abbastanza bene, ma inizia a passare il filo interdentale… o no. Io non sono nessuno per dirti che fare e non mi interessa particolarmente- Pierce alzò le spalle, e tornò al suo esperimento.

-Wow. È vero che sei bravo come dentista- ammise Misaki, presa dall’istinto di coprirsi la bocca come era accaduto a Midge il primo giorno.

-Ma anche quando ero piccolo preferivo armeggiare con gli elementi chimici. Mi piaceva da morire anestetizzare la bocca dei clienti. A volte deliravano facendo suoni strani o confessando cose quando davo una dose un po’ troppo forte. E poi non riuscivano a muovere bene la bocca e facevano le smorfie più divertenti del mondo!- spiegò, come un bambino che parla del suo cartone animato preferito pieno di robot e macchine.

-Hobby peculiare- commentò Misaki, senza sapere se essere affascinata o inquietata dal racconto.

-Era divertente. Ho scoperto cose davvero interessanti in questo modo- il suo sguardo si rabbuiò leggermente per un attimo, come ricordando qualcosa di molto spiacevole. Ma subito dopo tornò normale, e Misaki pensò di esserselo solo immaginata.

-Tu pensi che io sia strano, vero?- Pierce guardò Misaki con il tono di chi la sapeva lunga.

-Beh, di certo sei particolare, ma ho avuto amici più strani, non ti vantare- lo provocò, con un occhiolino complice.

-Il tuo talento ti calza come un guanto, invece. Sai perfettamente come approcciare tutti. Il ché potrebbe non renderti la persona più affidabile del mondo, ma credo che per il momento mi fiderò- la assicurò, ricambiando l’occhiolino.

-Anche perché sei l’unica, oltre a Winona e Ogden, che mi abbia parlato- disse poi, con una traccia di malinconia, tornando al suo lavoro.

Misaki si dispiacque un po’ per lui, e gli si avvicinò.

-Hai bisogno di aiuto?- propose, anche se di chimica non capiva assolutamente nulla.

-Beh… in effetti… potresti passarmi le cose man mano che te le chiedo? Sono segnate- le chiese, indicando ingredienti e piccoli utensili.

Misaki si affrettò ad annuire.

Rimasero a fare esperimenti per un po’, poi Sophie, Ogden e Chap li cacciarono perché dovevano allestire la sala, e Misaki tornò in camera per prepararsi prima dell’inizio della festa.

 

Fine Freetime

 

Quando arrivò finalmente il momento della festa, Misaki era felice di aver avuto quell’idea. Un’occasione distesa, da passare in compagnia senza pensare al killing game.

Scese le scale diretta alla sala da ballo, e trovò Janine nella Hall, più distesa rispetto all’ora di pranzo, intenta a parlare amabilmente con Chap e mordicchiando il solito bastoncino di cioccolato.

-Janine, è ora di cena, non dovresti mangiare cioccolata- la riprese Misaki, guadagnandosi un’alzata di occhi al cielo da parte della botanica.

-Lo so, mamma, ma sarà un self service, quindi pensavo di spararmi l’ultimo prima della cena- si difese, alzando le mani in segno di resa.

-Uff, fai come ti pare, ma dovresti provare a disintossicarti. Che farai quando finiranno?- provò a convincerla Misaki, guadagnandosi una linguaccia da parte di Janine, che poi tornò a parlare con Chap.

Dal poco che Misaki capì della loro conversazione anche Chap aveva avuto problemi con il riscaldamento, quella notte. 

Quando raggiunse la sala, erano ancora in pochi, dato che lei era, come sempre, un po’ in anticipo.

Ogden si era già appostato dietro il bar, pronto a servire bibite analcoliche e dare prova del suo talento.

Winona ne stava già approfittando, e stava parlando dell’intervista fatta a Godwin e del resto degli articoli scritti fino a quel momento, lamentandosi di quanto fossero privi di interessanti aneddoti e pettegolezzi.

Sophie stava ancora armeggiando con la musica, e si stava facendo aiutare da un restio Brett, che si lamentava della cosa affermando di essere un idraulico, non un meccanico.

Misaki decise di lasciarli fare, e fece per avviarsi al bar, quando Nowell, dal fondo alla sala, che non aveva notato, le fece cenno di avvicinarsi a lui.

Era seduto su un divanetto in un lato della stanza, difficile da notare entrando dalla porta ma con un’ottima visuale della pista da ballo e in generale dell’intera stanza.

Misaki gli si sedette accanto.

-Come va, amicona?- chiese. La voce era rilassata, ma gli occhi all’erta e attenti.

-Va piuttosto bene. Si prospetta una bella serata… se Sophie riesce ad far funzionare le casse- rispose Misaki ottimista.

La sua speranza venne infranta da un suono acuto e fastidioso che sembrava dichiarare davvero lontano l’intento della bionda, che però non si diede per vinta, si rimboccò le maniche, e cacciò via Super Mario dichiarando che portava sfortuna.

Il povero idraulico si avviò quindi al bar, dove iniziò a provare a convincere Ogden a servirgli qualcosa di alcolico, trovandolo però irremovibile, anche perché tutto l’alcool era nel cassetto segreto.

-Sai, hai avuto davvero una buona idea, lo ammetto. Credo che a Janine serva una festa- le sorrise Nowell.

-Dove è finito Mr. “Una festa è il modo migliore per tenere d’occhio tutti dato che siamo delle macchine assassine pronte ad uccidere”?- lo prese in giro Misaki.

-Mi sembra un po’ lungo come soprannome, e comunque non ho cambiato idea. È ottima per tenere sotto controllo tutti, ma dubito che qualcuno sia così stupido da uccidere in questa situazione, e a Janine serve una distrazione. Perciò accetta il complimento e basta, amicona- Nowell la spinse giocosamente, e lei ricambiò.

-Cos’ha?- chiese Misaki riferendosi a Janine, che proprio in quel momento stava entrando nella stanza intascando i bastoncini di cioccolato e avviandosi al bar, seguita da Chap, che invece si avviò da Sophie per aiutarla.

Nowell guardò la botanica leggermente preoccupato.

-Non ne ho idea. È più nervosa del solito, ma non mi vuole dire nulla. Forse è solo stanca perché non ha dormito bene l’altra notte. Forse tutta la paranoia inizia a soffocarla. Mi consola pensare che se fosse successo qualcosa di grave me lo avrebbe detto- spiegò Nowell, cercando di essere ottimista.

Misaki fu presa in contropiede dall’ottimismo, ma doveva ammettere che ne era felice.

-Ne sono certa anche io. Voi due siete molto legati- gli diede man forte.

Nowell alzò le spalle.

-Beh, siamo alleati con un obiettivo comune, e ci fidiamo abbastanza l’uno dell’altro. Non ci definirei legati, ma siamo un buon team- 

-Vi conoscevate prima della reclusione?- indagò Misaki, curiosa.

Proprio in quel momento un suono dalle casse attirò l’attenzione di tutti, subito dopo seguito da una melodia ritmata e allegra.

Misaki dubitava fosse Ibuki Mioda, ma ne fu felice.

Nowell considerò l’avvento della musica come un buon modo di cambiare argomento, e si alzò porgendo la mano verso la friendship maker.

-Ti va di ballare?- chiese in tono casuale.

Misaki gli prese la mano e si alzò.

-Con piacere- acconsentì, con un grande sorriso.

Furono i primi ad avviarsi al centro della sala, ma appena si misero a ballare, la musica si fermò di scatto, e venne prontamente sostituita da un brano lento.

Nowell e Misaki si girarono verso Sophie con le sopracciglia aggrottate, e la videro sfregarsi le mani con aria cospiratrice e confabulare con Winona, che l’aveva seguita e le aveva sussurrato qualcosa all’orecchio, il drink ancora in mano.

“I ship it” Misaki lesse nel labiale di Sophie, poi si girò nuovamente verso Nowell, che fece altrettanto, scuotendo la testa.

-Vuoi ancora ballare?- chiese, porgendole la mano.

Misaki non era tipa da imbarazzarsi per un ballo lento o badare ai pettegolezzi che sarebbero potuti scaturire da ciò. Aveva voglia di ballare, e non le dispiaceva farlo con Nowell, alla fine.

Annuì, e gli prese la mano.

Nowell accennò un sorriso, e le mise la mano libera sulla vita. Misaki mise la sua sulla spalla del ladro. 

La differenza di altezza si faceva un po’ sentire, perciò alla fine la fece scendere sul braccio.

E ballarono.

E sembrò la cosa più giusta e semplice del mondo.

Misaki sentì come se un enorme masso cercasse di uscirle dalla mente.

-Noi ci conoscevamo molto bene- sussurrò, quasi tra sé, guardando il ladro come se osservarlo abbastanza attentamente potesse riportarle a galla i ricordi perduti.

Lui però distolse lo sguardo.

-Non cambia la situazione in cui siamo ora- scosse la testa, cercando di scoraggiarla dal provare a ricordarlo.

Misaki distolse lo sguardo a sua volta, e continuarono a ballare in silenzio.

Poco prima della fine della canzone, una voce acida attirò l’attenzione dei due ballerini.

-La vostra tecnica fa davvero schifo- li riprese la voce del critico, appena arrivato, passando loro accanto diretto al bar.

Nowell la prese come un’ottima scusa per allontanarsi dalla ragazza.

-Che dire, credo che il pallone gonfiato abbia ragione, per una volta. Vado a prendere da bere- il ladro si allontanò rilassato, e Misaki rimase per un attimo sola in mezzo alla pista da ballo, nel silenzio dato che dopo il ballo lento non era ancora partita la musica successiva.

Misaki scosse la testa, cercando di ricacciare indietro tutta la confusione che le era appena salita, e nel momento in cui riaprì gli occhi e tornò in sé, una nuova canzone, più ritmata e allegra, le fece venire voglia di continuare a ballare.

Si guardò intorno in cerca di un compagno di ballo. Al bar c’erano Leland, Nowell, Janine, un Brett che rischiava la vita perché alitava addosso a Janine e ovviamente Ogden, che non poteva muoversi.

Sophie era allo stereo da sola. Winona si era spostata nei divanetti e segnava appunti con aria allegra. Nei divanetti c’erano anche Godwin e River, che parlavano amabilmente.

Chap e Alan facevano avanti e indietro dalla cucina per portare del cibo da posare in alcuni tavolini allestiti in fondo alla stanza, vicino alla porta che dava alla sala da pranzo.

Quando stava per andare da Godwin e River per trascinarli in pista, la vittima perfetta comparve dalla porta a vetri principale, un po’ timidamente e guardandosi intorno.

-Midge!- l’accolse Misaki, precipitandosi da lei e prendendola per i polsi per trascinarla in pista con lei.

Midge per un attimo rimase completamente scombussolata, poi cercò di dire qualcosa ma finì per borbottare e arrossire, confusa.

-Balliamo- la incoraggiò Misaki, ondeggiando la testa a ritmo della musica e muovendo la ragazza a sua volta.

-Io… io… non so… come…- provò ad obiettare Midge, balbettando.

-Tranquilla, è semplice! Lasciati andare e divertiti. Non vorrai mica lasciarmi sola- cercò di convincerla Misaki, con un occhiolino.

Midge arrossì di più, e annuì leggermente.

-Ok… ci provo- acconsentì, iniziando a muoversi e copiando con grande incertezza le mosse di Misaki.

Leland sembrava in procinto di fare un commento dal bar, ma Misaki lo fulminò con lo sguardo prima che aprisse bocca, e il critico si zittì.

Il party procedette senza intoppi. Dopo qualche canzone Misaki si interruppe per prendere da bere e da mangiare, lasciando Midge con Chap, che le stava insegnando a dabbare. Ora che l’orafa si era sbloccata non sembrava più voler smettere.

Misaki si sedette accanto a Janine, al bar.

-Posso avere una bibita fresca, Ogden?- chiese al barman.

-Sono qui per questo. Hai qualche preferenza particolare?- indagò lui, già pronto a soddisfare ogni richiesta ad eccezione di quelle che involvessero alcool.

-Sorprendimi- si affidò Misaki, con un occhiolino, sporgendosi poi verso Janine, che beveva il suo drink con attenzione, degustandolo come a controllare che non fosse avvelenato.

-Hey, ti diverti?- chiese Misaki.

Janine si distolse dai suoi pensieri, e si girò verso la friendship maker, come se l’avesse appena vista.

-Sì, sono solo un po’ stanca- mentì, con un sorriso falso, lasciando perdere la bibita.

Misaki gliela prese tra le mani e trangugiò un sorso, sorprendendo non poco la botanica, che la guardò come se fosse impazzita.

Misaki posò il bicchiere e aspettò qualche secondo, poi si girò nuovamente verso Janine.

-Sono ancora viva, puoi berlo, non è avvelenato- la prese in giro. Janine alzò gli occhi al cielo, ma non trattenne una risatina.

-Certo che non è avvelenato, l’ho fatto io- incrociò le braccia, fingendosi offesa.

-E allora perché tutta questa incertezza nel berlo- indagò Misaki, un po’ preoccupata.

-Me lo stavo godendo, in realtà. Sai, Misaki… sono un po’ preoccupata, lo devo ammettere- abbassò lo sguardo, e per la prima volta Misaki lo vide davvero in difficoltà.

-So che sembra che non ci sia via d’uscita, ma andrà tutto bene. Prima o poi usciremo, ne sono sicura. E nel frattempo godiamoci le gioie di vivere in un hotel a cinque stelle da soli per un po’. Viviamola come fosse una lunga vacanza- provò a rasserenarla, con un occhiolino.

L’arrivo del suo drink le diede un’aria ancora più festiva, e dopo aver ringraziato Odgen lo sollevò cercando un brindisi.

Janine sospirò, poi prese il proprio drink e partecipò al suo brindisi.

-Tu e Nowell avete ragione, sto riflettendo troppo, devo lasciarmi andare un po’ di più- ammise.

-Ti va di unirti a me sulla pista da ballo più tardi?- chiese Misaki, indicando Midge che si stava scatenando, ora accompagnata da metà degli studenti, tra cui anche Godwin, River, Kismet e Pierce.

-Forse potrei seguirti in pista, ma solo per una canzone- cedette Janine, bevendo il suo drink a sorsi più grandi.

Misaki sorrise caldamente, ma prima che potesse continuare la conversazione, la sua attenzione venne attirata da un sonoro tonfo, e sia lei che Janine si girarono verso la fonte del rumore, dove trovarono Godwin a terra, dolorante, e Kismet affianco che si scusava in maniera poco convinta e convincente, anzi, quasi soddisfatta.

-Ma dico, sei impazzita?!- si infuriò Chap, avvicinandosi alla cavallerizza, che indietreggiò di qualche passo.

-Non l’ho fatto apposta, stavo ballando ed è colpa sua se era vicino a me. L’ho detto che doveva starmi lontano!- provò a giustificarsi Kismet, incrociando le braccia, e lanciando un’occhiata di fuoco verso Godwin, che aveva sollevato la mano come a distogliere l’attenzione da sé, ma aveva una mano sulla base della schiena e non sembrava riuscire ad alzarsi.

Davvero si era fatto così male per una semplice caduta?

Misaki si mise all’erta, e lo stesso fece Janine, pronta ad intervenire.

Non fu l’unica, anche Alan si avvicinò alle due litiganti, ed aiutò Godwin ad alzarsi.

-Suvvia, ragazze, non litigate- cercò di placare gli animi, anche se non sembrava molto bendisposto nei confronti di Kismet.

Nessuno lo era.

-Ti ho visto spingerlo! L’unica colpa qui è tua! Sei una testarda ed infantile ragazzina. Avresti potuto ucciderlo! Hai idea della situazione in cui siamo?!- continuò Chap, con le mani sui fianchi, facendole una bella ramanzina.

Misaki notò con la coda dell’occhio che anche Ogden si stava irrigidendo e sembrava sul punto di intervenire.

-La situazione in cui siamo non cambia quello che ha fatto. E non l’ho fatto apposta, ti ripeto. Se vuole evitare di finire al tappeto, forse dovrebbe stare più attento. Altrimenti se muore è solo colpa sua!- l’affermazione finale di Kismet, detta a volume piuttosto alto, ammutolì tutti i presenti nella stanza, che la guardarono increduli. 

Beh, quasi tutti.

-Peccato non ci siano dei pop-corn- commentò infatti Pierce, che stava osservando la scena con interesse e una traccia di sadico divertimento.

-Tieni, prendi i miei- offrì Monokuma, comparendo random con una busta di pop-corn che offrì al dentista, che alzando le spalle accettò.

-E poi mi chiedono perché non esco mai dalla camera- commentò invece Naomi, lanciando un’occhiata disgustata alle due litiganti e tornando a limarsi le unghie.

Dopo quei secondi di silenzio e il siparietto comico, Chap si gettò contro Kismet, e venne bloccata in tempo record da Alan.

-Signorina Chapman, si contenga- cercò di calmarla, ma Chap era andata in berserk.

-Quando avrò finito con lei quello che le hanno fatto i genitori di Godwin le sembrerà una barzelletta!- esclamò, cercando di liberarsi dalla presa di Alan.

Kismet lo prese con una affronto personale.

-Tu non hai la più pallida idea di cosa si provi! Ti faccio vedere io!- si buttò verso Chapman, sollevandosi le maniche pronta a menare le mani.

A quel punto intervennero anche Janine e Ogden, e divenne una vera e propria battaglia a cinque.

Misaki era agghiacciata e fissava la scena a bocca aperta. Godwin provò ad intervenire, ma venne fermato da River, che sembrava confuso e molto più teso del normale.

Alla fine, Janine riuscì a separare del tutto Chap e Kismet, facendole cadere a terra e lanciando loro un’occhiata di fuoco.

Troneggiava tra le due con un’aria decisamente letale, e per qualche istante Misaki temette che avrebbe tirato fuori la pistola e fatto una strage.

Invece si limitò a sistemarsi l’impermeabile e raccogliere i bastoncini di cioccolato e l’e-handbook che le erano caduti nello scontro, e a rimetterli in tasca.

-La prossima volta che succede una cosa del genere non ci andrò così leggero- le minacciò -Siamo tutti nella stessa barca, e per quanto ci costi dobbiamo provare ad andare d’accordo, e dimenticare i problemi passati- lanciò in particolare un’occhiata a Kismet, che distolse lo sguardo.

-Credetemi quando vi dico che io sono la prima che se potesse preferirebbe di gran lunga evitare metà delle persone qui dentro, ma se vogliamo uscire e sopravvivere dobbiamo necessariamente collaborare, perché…- il suo discorso motivazionale venne interrotto da Sophie, che le parlò sopra con eccessiva eccitazione, come sempre.

-…”se non riusciamo a vivere insieme, moriremo da soli!”- citò una qualche serie TV, con sicurezza.

-Più o meno è quello il concetto- annuì Janine.

-Lost insegna- si vantò Sophie.

Kismet sbuffò, si alzò in tutta fretta, e paonazza uscì dalla stanza, urtando nuovamente Godwin che per poco non cadde di nuovo e congedandosi con un irritato:

-Non capite nulla! Io me ne vado in camera- 

-Ha ragione. Quanto vorrei poter rimediare- Godwin abbassò lo sguardo, con le lacrime agli occhi.

-Niente da il diritto di prendersela con te in questo modo- obiettò Chap, alzandosi e avvicinandosi a lui per controllare le sue condizioni.

Il filantropo sospirò.

-Sto bene, mi dispiace che abbiate litigato per colpa mia. Anche io vado in camera, scusate- si ritirò, a testa bassa e con davvero poco equilibrio.

-Ti accompagno- si offrì River, in tono disinteressato ma davvero preoccupato.

Alan e Chap gli lanciarono un’ultima occhiata preoccupata prima di lasciarlo andare.

Nella sala era scesa un’atmosfera pesante, ma per fortuna venne alleggerita da Sophie, che iniziò a mettere canzoni prese dai vecchi cartoni animati, e Misaki incoraggiò i ragazzi più rilassati ad unirsi a lei per un karaoke.

Anche Janine si unì, dopo che Misaki e Nowell combinarono gli sforzi per convincerla.

Persino Alan si era lasciato andare e aveva smesso di preoccuparsi per tutti quanti.

Lui e Ogden, al bar avevano parlato di cucina per un po’, e Ogden gli aveva preparato qualche drink per aiutarlo a dormire meglio, dato che sembrava non riuscire a riposare quei giorni.

A dieci minuti dall’orario notturno, il maggiordomo, sbadigliando, iniziò a portare tutto in cucina, e sistemare la sala da ballo.

Janine lo raggiunse.

-Non devi fare tutto tu. Io resterò nella stanza, possono sistemare il resto- si offrì, con un sorriso, incoraggiandolo ad uscire con gli altri.

-Quindi resti davvero nella stanza per tutto l’orario notturno?- chiese Misaki sorpresa, pensando che fosse uno scherzo o che Nowell le avesse fatto cambiare idea.

-Certo. Sarà molto interessante. Prenderò appunti. Ci vedremo domani alle otto in sala da pranzo- la salutò Janine, sicura di sé e tranquilla.

La festa le aveva davvero fatto bene.

-Perché alle otto?- chiese Nowell, confuso.

-Prima di raggiungervi vorrei salire in camera e lavarmi, ma alle otto sarò puntuale. Buonanotte- li congedò, incoraggiandoli ad uscire.

-Buonanotte- la salutarono in contemporanea Nowell e Misaki, seguiti a ruota dai restanti studenti.

Sophie aveva una catasta di CD in mano, e sembrava triste.

-Tutto bene Sophie?- chiese Misaki avvicinandosi, preoccupata.

-No. È stata una festa pazzesca, ma è finita troppo presto! Non ho neanche messo “I squeezed out the baby but I have no idea who the father is”!- si lamentò, indicando i CD.

-Possiamo sempre continuare il party nei salottini- propose la friendship maker, tra sé.

Sophie si illuminò.

-Ottima idea, Misa Misa!- si complimentò, con un gran sorriso.

-…Misa Misa?- chiese Misaki, confusa. 

-Sì, Misa Amane, del manga Death Note- si spiegò Sophie, come se fosse ovvio.

Misaki conosceva il personaggio, la sua confusione derivava dal fatto che non credeva affatto che il nome le rendesse giustizia.

Decise di non obiettare. Sophie cambiava spesso i soprannomi che dava alla gente. Era convinta che Misa Misa non le sarebbe stato addosso a lungo.

-Chi si unisce a noi?- chiese Sophie, lasciando perdere il discorso soprannomi e rivolgendosi alle ragazze.

-Io sarei ben felice di…- cominciò Brett, con occhi brillanti, ma Sophie non lo fece neanche finire.

-Solo ragazze! Il salottino è piccolo e siamo comunque in orario notturno- lo tagliò fuori, con tono autoritario.

-Non è ancora…- provò a lamentarsi Brett, ma proprio in quel momento Monokuma diede il solito annuncio.

-Annuncio dalla direzione. Sono le dieci di sera, perciò è ufficialmente orario notturno. La sala da ballo e la mensa saranno chiuse a chiave. Buonanotte, sogni d’oro, e attenti al mostro sotto il letto- 

-Dicevi?- Sophie lo guardò con aria di sfida.

-Su, Brett, possiamo fare un after party di uomini. Ci divertiremo anche più delle ragazze- cercò di rassicurarlo Ogden, dandogli una pacca sulla spalla.

-Lo trovo piuttosto improbabile- Brett mise il muso lungo, ma Sophie, e onestamente anche il resto delle ragazze, non sembravano volerlo tra i piedi.

-Io ci sono, assolutamente- si unì Chap.

-A me farebbe molto piacere- provò ad offrirsi Midge.

Anche Winona era dentro.

Naomi se n’era già andata da un po’, e Misaki in ogni caso non pensava che avrebbe apprezzato l’idea. 

Così come Kismet, che era ancora chiusa in camera, probabilmente, perché non era più tornata.

Poco male, a Misaki bastavano Chap, Sophie, Winona e Midge per divertirsi.

Anche i ragazzi formarono un gruppetto, sebbene molto meno consistente, e formato solo da Ogden, Nowell, Brett e Alan.

La serata fu davvero divertente, e quando andarono a dormire era ormai mezzanotte.

 

-Buoooongiorno a tutti quanti! Sono le sette del mattino. Preparatevi ad un’altra grandiorsa giornata!-

Ormai Misaki si era rotta di quella sveglia, e pensare che avrebbe dovuto ascoltarla per molti altri giorni le stava facendo salire l’istinto omicida.

Istinto omicida che scese del tutto dopo tredici secondi nei quali si stiracchiò e si rigirò un po’ nel letto.

Aveva voglia di qualcosa di dolce, quella mattina, sicuramente Ogden avrebbe preparato qualcosa di buono.

Si alzò sbadigliando e si avviò in bagno per fare le sue solite cose, con calma dato che aveva fino alle otto prima dell’appuntamento con gli altri, ma come al solito fece parecchio in fretta, e quando uscì erano appena le 7.15.

Non voleva fare la solita ragazza in anticipo, perciò si avviò sbadigliando verso il salottino delle ragazze, magari per leggere una rivista mentre aspettava un orario decente.

Rimase piuttosto sorpresa di trovarci Nowell, intento ad osservare attentamente la mappa con i pochi indizi.

-Buongiorno ladruncolo- lo salutò, facendolo sobbalzare un attimo.

-Speravo fossi Janine. Buongiorno anche a te, amicona- la salutò lui, un po’ deluso.

-Purtroppo sono solo io. Janine sarà andata a lavarsi prima della colazione- provò a suggerire, ottimista.

-Già, probabilmente. Speravo di incontrarla ma sono appena arrivato, probabilmente ho fatto tardi- commentò Nowell, un po’ triste dalla cosa.

-Credi che abbia scoperto…?- iniziò a chiedere Misaki, ma venne interrotta dal suono lontano di padelle che cadevano, che attirò la sua attenzione, e la fece sobbalzare leggermente.

-Quella sbarra di ferro è davvero pericolosa- commentò Nowell, scuotendo la testa.

-Spero che Ogden non si sia fatto nulla- si preoccupò invece Misaki.

-Sono sicuro di no- la rassicurò Nowell, continuando ad osservare la mappa.

Non trovando nulla di interessante, si rivolse nuovamente a Misaki.

-Come è andata la serata tra ragazze?- chiese per fare conversazione.

Misaki distolse lo sguardo, un po’ imbarazzata.

In effetti mentre parlavano era uscito l’argomento “ragazzi”, e Nowell era stato citato parecchio, soprattutto accostato a Misaki.

-È andata bene. Cose da ragazze. Non chiedere. La vostra serata tra ragazzi?- provò a cambiare argomento.

-È durata poco più di dieci minuti, almeno per me. Ma credo che Brett abbia cercato di intrufolarsi alla vostra- le rivelò.

Misaki non ne fu sorpresa, e si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

-Vuoi andare a fare colazione?- gli propose poi, indicando la porta.

Era ancora presto, in realtà, ma era sempre meglio avviarsi piuttosto che restare lì a non fare nulla.

Nowell sembrò un po’ incerto, ma poi annuì, e i due si avviarono verso la mensa.

Appena arrivati alle scale, però, vennero raggiunti e superati in tutta fretta da Alan, che li salutò con un rapido -Scusate il ritardo. Non mi sono svegliato stamattina- al quale sia Misaki che Nowell non fecero in tempo a rispondere.

-Onestamente sono felice che abbia dormito un po’ di più- ammise Misaki. Nowell ridacchiò

Una volta raggiunta la reception, Misaki notò Sophie intenta a leggere una rivista seduta sul tavolino.

Evidentemente il divano era troppo mainstream per lei. Ma andava bene, dopotutto era così minuta che era improbabile che avrebbe ceduto sotto il suo peso.

-Buongiorno Sophie- la salutò con un cenno. Nowell fece lo stesso.

-Hola Misa Misa e Robin Hood- ricambiò Sophie, distrattamente -Siete venuti insieme… risultato di una notte interessante?- suppose, lasciando per un attimo perdere la rivista per lanciare loro un’occhiata maliziosa.

Sia Misaki che Nowell ignorarono la supposizione.

-Posso convincerti a cambiarmi soprannome? Misa Amane mi sta sulle scatole- provò a protestare Misaki, cambiando in questo modo argomento.

Sophie tornò alla rivista, delusa.

-Ci sto riflettendo, ma sei sfuggente, perciò accontentati, per ora- la congedò con un gesto sbrigativo della mano.

Misaki scosse la testa, e decise di lasciar perdere per il momento, e avviarsi in sala da pranzo.

-Forse Misa Misa è un soprannome anche più carino di Amicona- la prese in giro Nowell, guadagnandosi una gomitata.

-Non ci provare, ladruncolo, o sarò costretta a vendicarmi- lo minacciò.

Lui alzò le mani in segno di resa.

-Era solo un’idea. Anche se ormai mi sono affezionato ad amicona-

Passando per il corridoio, Misaki lanciò per sicurezza un’occhiata attraverso la porta di vetro, ma Janine non si vedeva.

Quando arrivarono in mensa, erano i primi, oltre a, probabilmente, Ogden e Alan che stavano cucinando.

Misaki e Nowell si sedettero insieme, e iniziarono a chiacchierare.

Nel giro di qualche minuto arrivarono i due ragazzi a offrire il caffè. Ogden ammise di essere un po’ in ritardo per colpa delle padelle cadute, ma che avrebbe preparato in fretta il resto e offrì loro un caffè talmente buono che Misaki si sentì inondare di energia inarrestabile.

-Wow, Alan è bravo, ma Ogden è fuori dal mondo- commentò Nowell, bevendo il proprio caffè.

Misaki annuì. -Spero si occupi spesso delle colazioni- ammise, speranzosa.

-Devo assolutamente convincere Janine a provarlo. Per me riuscirebbe a sfondare la porta solo con questa scarica di energia- osservò Nowell. Misaki sorrise all’idea.

Piano piano la mensa iniziò a riempirsi, e alle 8 precise, all’appello mancavano solo Naomi, Kismet, Godwin, Sophie e Janine.

-Strano che fiorellino non sia ancora qui. Aveva detto le otto- commentò Nowell, iniziando a preoccuparsi.

-Sono certa che ha solo perso traccia del tempo- provò a suggerire Misaki, e quando la porta si aprì era già pronta ad accoglierla con energia. Ma rimase leggermente delusa notando che era solo Kismet.

-Hey, cavallara, hai visto Janine?- chiese Nowell, alzandosi e interrogandola, con una strana luce negli occhi.

-No, non ho visto la dittatrice- rispose Kismet, mettendo il broncio e dirigendosi il più lontano possibile dalla folla.

-Kismet e Naomi si sono scambiate di corpo?- scherzò Misaki, per alleggerire la tensione che, per colpa della preoccupazione di Nowell, si stava alzando alle stelle.

Gli studenti non la sentirono, e iniziarono a sussurrare tra di loro, un po’ preoccupati.

-Vado a chiamarla- annunciò Nowell, iniziando ad avviarsi fuori dalla mensa.

-Aspetta, vengo con te- si offrì Misaki, mossa da una sensazione sgradevole che voleva togliere il più in fretta possibile.

Nowell la guardò un attimo, poi annuì, e i due uscirono dalla mensa.

-Forse le è preso un colpo di sonno. Magari è rimasta sveglia tutta la notte ad indagare ed era troppo assonnata- propose Misaki, ottimista, cercando principalmente di rassicurare sé stessa.

Nowell non le degnò di una risposta, e procedette a grandi passi per il corridoio, diretto alle camere.

Misaki provava a stargli dietro, ma una volta raggiunta la porta che dava alla reception, un terribile dubbio la assalì. 

Una sensazione lungo la spina dorsale, come se qualcuno la chiamasse da lontano.

Non le avrebbe fatto male controllare.

Si girò e si avviò alla sala da ballo.

Dalla porta a vetro non si vedeva nulla, ma la sala aveva alcuni punti ciechi.

Entrò lentamente, come se temesse di disturbare, e guardò prima a sinistra, e poi a destra.

E il fiato le morì in gola, mentre il cuore perse un battito.

All’angolo della stanza, la testa posata sul muro, gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, con una pistola in mano e immersa in una pozza di sangue, che macchiava anche il muro dove era poggiata oltre che parte del pavimento, c’era Janine.

L’urlo di Misaki uscì fuori dalla sua bocca senza che potesse neanche controllarlo, e quasi non sentì l’annuncio di Monokuma.

-Ding dong dong ding. Un corpo è stato trovato. Ora, dopo un certo lasso di tempo, ci sarà un processo di classe!-

 

 

(A.A.)

Ah, beh, chi l’avrebbe mai detto.

In realtà è abbastanza sgamabile se conoscete bene il gioco e se avete notato gli indizi sparsi per questo capitolo. (c’è anche una freddura terribile che spero nessuno abbia notato).

Anche chi sembra un protagonista non è al sicuro in questo gioco malvagio. 

Siamo arrivati al primo punto di svolta, spero sia all’altezza delle aspettative.

Sono curiosissima di sentire qualche teoria sul modus operandi, l’assassino o altro basati sull’immagine, quindi se avete qualche idea non esitate a lasciare una recensione o un messaggio.

Spero che il resto del capitolo vi sia piaciuto e spero davvero che i prossimi due del chapter 1 siano all’altezza di qualsiasi aspettativa.

Ringrazio chi ha partecipato al sondaggio (ovvero un paio di persone ma non mi aspettavo nessuno) e spero che i freetime da voi richiesti siano all’altezza.

Spero che molte cose siano all’altezza. Purtroppo senza troppo feedback non posso saperlo, ma la HOPE è l’ultima a morire, soprattutto in questo contesto di Danganronpa.

Ho già parlato troppo.

Un bacione e al prossimo sabato :-*

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: ChrisAndreini