Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: Korin no Ronin    17/08/2019    0 recensioni
Anche stavolta i Masho l'han sfangata ^^
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Seiji aveva sul viso una strana espressione meditabonda, eppure gli parve che stesse solo preparando un altro attacco. La sonnolenza scomparve come d’incanto. L’amico gli passò accanto con aria scontenta.
- Seccante - affermò
Touma ebbe la certezza di non essere in grado di capire cosa gli passasse per la testa.
- Cosa?- chiese, ingenuamente.
L’altro si fermò uno scalino più in alto e si voltò verso di lui. Gli cinse le spalle e lo strinse a sé.
- Sei diventato davvero troppo alto- si lamentò.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rowen Hashiba, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Seiji sospirò pesantemente, abbandonò la penna e si appoggiò con una guancia sul tavolo, non curandosi della concreta possibilità di sgualcire i suoi preziosi appunti. Era reduce da uno dei suoi viaggi di consulenza, ma la stanchezza era, oggettivamente, l’ultimo dei suoi pensieri. Generalmente i suoi incarichi lo portavano lontano dalla sua zona di origine però, questa volta, la sorte si era mostrata poco propizia. Non era successo niente di rilevante, niente discussioni né prese di posizione, ma lui, ormai, si sentiva mancare l’aria al pensiero di tornare nella sua vecchia casa anche solo per poche ore. Nessuno sembrava essersi accorto che era cresciuto, né che avrebbe potuto maturare aspirazioni e desideri diversi da quelli della sua infanzia. Recidere i vincoli sociali che gli avevano imposto sarebbe stata una battaglia epocale e lui si sentiva in una posizione di inferiorità. L’educazione con cui era stato plasmato lo aveva reso un suddito, inconsapevole di ciò fino a che non era stato trascinato via da quel mondo ristretto. Se non altro aveva ancora tempo per pianificare una strategia difensiva valida. Tutto quello che gli avevano insegnato era un’arma a doppio taglio, ma nessuno sembrava essersene mai curato, tanta era la convinzione che la forza delle tradizioni avrebbe avuto ragione di tutto. Sbuffò, emettendo un lamento flebile al contrarsi inaspettato dello stomaco. Era rientrato abbastanza tardi da poter dichiarare di avere cenato da qualche parte quando, in verità, non era riuscito che a bere qualche sorso d’acqua, e a stento. Si ricordò che il miele avrebbe potuto fargli bene a riguardo e, in cuor suo, ringraziò Touma per averlo infastidito a oltranza sulla questione. Non glielo avrebbe mai detto, questo era ovvio. 
Appoggiato al ripiano della cucina gettò un’occhiata all’orologio. Erano quasi le due del mattino, non aveva dubbi che di lì a poco il guardiano della casa avrebbe fatto capolino dalla soglia deciso a cacciarlo in camera sua. Ormai non si prendeva più la briga di accampare scuse, lo rimproverava senza girarci intorno. Era diventato una specie di loro rituale personale, e non di rado erano rimasti a chiacchierare più o meno a lungo. Aveva la certezza che non sarebbe riuscito a nascondergli nulla e non sapeva se esserne contento o meno. Parlare con Touma di certi argomenti era fuori questione e non perché gli mancasse la fiducia nei suoi riguardi; semplicemente poteva prendere in anticipo lo stato di agitazione che ne sarebbe derivato. 
Osservò con occhio critico l’irrisoria quantità di miele che aveva sciolto in acqua e poi degnò della sua attenzione il barattolo ancora al suo fianco. Appoggiò la tazza, afferrò un cucchiaino e lo tuffò nel contenitore, poi rimase qualche istante a osservare, con aria ben poco nobile, l’ammasso zuccherino che aspettava solo di essere ingoiato. In quel momento avrebbe apprezzato un po’ di incoraggiamento. Strinse le labbra e si infilò il tutto in bocca con un mugolio disgustato. Era un comportamento decisamente infantile ma, almeno in quella casa, ogni tanto poteva allentare la presa sul suo autocontrollo. 
Shin si palesò poco dopo, abbastanza per non vederlo fare smorfie, ma troppo presto perché non lo vedesse intento a cercare di togliersi dalla bocca il sapore di una cosa disgustosa. 
Seiji gli gettò un’inutile occhiata rancorosa quando lo sentì ridacchiare senza ritegno. Tornò al tavolo con aria seccata.
- Non farmi la predica. Non riesco a dormire. -
L’altro non si scompose. 
- Lo immaginavo. – rispose, mentre prendeva posto di fronte a lui.
- Tu e la tua empatia potreste lasciarmi da solo, almeno stavolta? -
- No. -
Il suo amico si sporse in avanti, poggiando i gomiti sul tavolo.
- Io e la mia empatia riteniamo che questa sia un’occasione speciale e che per questo dobbiamo starti addosso più del solito. -
Seiji scrollò le spalle. Confidarsi con qualcuno era ancora una cosa difficile persino da pensare.
- Sono stato a casa e non mi è piaciuto. Abbiamo parlato di cose banali, sembrava quasi di stare in una famiglia normale. - le sue labbra presero una piega amara – Nessuno si accorge che quel mondo non è più il mio. Ai loro occhi tergiverso perché sono giovane, non si curano di quali siano le mie intenzioni o miei desideri. –  poggiò il viso nell’incavo della mano e sorrise, rassegnato - Insomma, la storia della mia esistenza, niente di diverso dal solito.-
Shin tese la mano verso di lui  e Seiji la strinse senza nemmeno pensarci. Pensò che se Touma l’avesse visto forse la sua intelligenza avrebbe faticato a tenerlo tranquillo.
- Non potrò rimandare questa battaglia in eterno, e per quanto non voglia arrendermi non riesco ancora a liberarmi del peso che mi hanno caricato sulle spalle. – ammise.
- In ogni caso avrai dei rimpianti, è normale stare male. -
- Questo non ha mai avuto peso nella mia vita, non era cosa che potessi concedermi. - 
Il ragazzo biondo lasciò le dita dell’altro e si alzò.
- E ora scusami, ma questa conversazione mi mette davvero di malumore.- 
Prima che si allontanasse il suo compagno riuscì ad afferrargli un polso. Stringendolo quel tanto che bastava per fargli capire che non avrebbe tollerato che gli sfuggisse, si alzò in piedi per fronteggiarlo. Tenergli testa era difficile. Il loro modo di affrontare le cose era così diverso che era una vera impresa trovare dei punti di contatto sulle questioni di una simile serietà. Seiji si chiudeva sempre in una difesa serrata, generalmente era impossibile strappargli più di poche parole riguardo alla sua famiglia. Tutti loro però non avevano faticato ad immaginare quali fossero i doveri a cui avrebbe dovuto votarsi. Potevano rispettare il silenzio, le decisioni, le strategie, ma essere esclusi dalla sua battaglia era frustrante. Shin strinse le labbra. Non c'era nessuna tensione nel polso che stringeva, e questo gli diede un po' di fiducia. Seiji tollerava poco il contatto fisico ma, nonostante ciò, anche lontano dal campo di battaglia, non aveva mai rifiutato nessuno di loro per quanto ciò gli causasse fatica. Studiò qualche istante la sua espressione, tra l'interrogativo e il paziente, e i tratti del viso che non tradivano un nervosismo particolare. Allentò la presa e gli poggiò le mani sulle spalle. 
Seiji sorrise di fronte alla sua espressione crucciata. Era curioso di vedere come sarebbe uscito da quella situazione. Il suo compagno era trasparente come Touma, era facile capire ciò che gli passava per la testa e, in quel preciso momento, era chiaro come il sole che non aveva idea di cosa fare. Era indeciso se rimproverarlo, consolarlo o attaccare la tradizione centenaria della sua famiglia. La terza opzione sarebbe stata la più facile, vista la rabbia che gli vedeva ribollire nello sguardo. Era consapevole di irritarlo quando sfuggiva a quel discorso e in verità se ne crucciava, ma non perché si sentisse colpevole nell'allontanarlo. 
L’amico aggrottò le sopracciglia, come se stesse per rimbrottarlo, poi sospirò leggermente, come a dichiarare una sconfitta. Seiji non oppose la minima resistenza quando lo tirò verso di sé. Per vincere la tensione, per lasciargli il tempo di allontanarsi se lo avesse voluto, lentamente, Shin gli poggiò le labbra sulla fronte, poi su uno zigomo e infine sulla sua bocca, per pochi istanti che gli parvero eterni. Infine lo strinse, senza curarsi della forza che ci metteva.
- Appoggiati a noi. – lo pregò.
L’altro gli cinse il corpo con gentilezza. Persino in quel contatto così intimo non c'era nulla che superasse il confine della loro fratellanza, e quella tenerezza fine a se stessa era quanto di più prezioso avesse scoperto nel suo rapporto con lui.  Si piegò su di lui, stringendolo con più forza. Doveva averlo fatto sentire terribilmente impotente per farlo arrivare a tanto.
- Stupido. – sussurrò. 
Lasciò trascorrere ancora qualche istante, poi spinse indietro l’altro con garbo e infine gli poggiò le mani sulle spalle. Lo guardò dritto negli occhi, con il viso ingentilito da un sorriso lieve
- Che ne sarebbe di me, se non lo facessi? - 
Shin scosse appena la testa.
- Lasciarcelo intuire non è abbastanza. -
Il suo interlocutore abbassò un attimo lo sguardo. 
- La mia fiducia nei vostri confronti non può essere scusa per farvi carico di qualcosa che non è vostra. - 
Shin sibilò qualcosa tra i denti, indecifrabile ma sicuramente poco elegante. Strinse con poco garbo la camicia del compagno e si sporse verso di lui.
-Tu sei nostro! Noi tutti ci apparteniamo a vicenda, nel bene e nel male! Ti strapperesti il cuore per ognuno di noi, eppure continui a ritrarti se solo proviamo a rivolgerti una minima premura. - 
Seiji strinse le mani sulle sue e, di nuovo, non sostenne il suo sguardo.
- Hai già la tua risposta, mi pare.-
L’altro avvampò, letteralmente. 
- E' la mia appunto.- ringhiò – Ma può darsi che mi sbagli, no?-
- No. - 
Il ragazzo biondo piegò all'insù un angolo della bocca, poi si chinò a poggiare la fronte contro la sua.
- Solo i deboli necessitano di conforto, un Date non si abbassa a mendicare un po’ di gentilezza. Un capofamiglia si sostiene da solo, perché il tradimento è un'opzione che non si può escludere a priori.-
- Queste regole non valgono per noi. – affermò l’altro, con sicurezza.
- No. Per questo ho paura.-
Shin si liberò le mani e lo abbracciò di nuovo con forza. Si sentì sollevato nel sentire il compagno fare altrettanto. 
-Queste cose dovresti condividerle con Touma.- si lamentò, poi, nel tentativo di scacciare il nodo che aveva in gola.
Il suo amico rise appena.
- Poi ne avresti due di cui farti carico.-
Il ragazzo castano proruppe in una risatina nervosa e si allontanò.
-Troppo lavoro, in effetti.- fece scorrere le dita sulle braccia dell'altro, fino a stringergli le mani – Mi dispiace di averti forzato.-
Seiji scrollò le spalle.
- Avevi diritto a una spiegazione. Gli altri invece dovranno continuare a sopportarmi con costernazione. - 
- Continua a viziarli e non resteranno desolati a lungo.-
Finalmente il suo compagno parve rilassarsi. Respirò di sollievo quando sentì aumentare la pressione sulle sue dita.
- Provvederò.-
Shin ridacchiò. Si sollevò e poggiò di nuovo le labbra sulle sue. Avvertì la resa dell'altro nella delicatezza che avvertì nell'essere ricambiato. Si staccò da lui per assumere l'aria contrariata che dedicava ai rimproveri notturni.
- Vai a dormire adesso, troverò il modo di cacciarti da qui, in ogni caso.-
Seiji mormorò un suono di assenso. All'improvviso si sentiva terribilmente stanco. Finito di raccogliere le sue cose, Shin gli offrì una tazza, il cui contenuto aveva un profumo familiare. Si consolò al pensiero che il suo stomaco si trovava in buona compagnia. Avrebbe soprasseduto sul senso di nausea che gli dava anche solo l’idea di ingoiare dell’altro miele.

*******

Touma si trascinò in cucina a tarda ora, godendosi il privilegio di una casa vuota. Era reduce da una sessione d'esame speciale per motivi che avrebbe comunicato la sera stessa ai suoi compagni. La sonnolenza, però, non riusciva a cancellare l'eccitazione per il suo prossimo progetto, aveva la sensazione che gli formicolasse piacevolmente sotto la pelle. Si stiracchiò con voluttà prima di prendere la tazza già preparata sul tavolo e fu allora che si accorse del biglietto che, fortunato, poltriva ancora accanto al tovagliolo. Il contenuto lo svegliò del tutto, ma lo indusse anche a non tornare sui suoi passi. Gettò un'occhiata all'orologio e decise che avrebbe aspettato almeno un altro paio d'ore prima di cader preda di una sollecitudine che non sarebbe stata d'aiuto a nessuno. Fece colazione, si vestì e poi si mise al lavoro nella sua camera, concentrandosi al massimo sullo schermo del computer, rammaricandosi un po' del fatto che le dita non fossero abbastanza leste da stare al passo con i suoi pensieri. Si decise a prendersi una pausa quando gli parve che l'ora fosse opportuna. 
Aprì la porta della stanza con cautela, e sbirciò all'interno. Le tende chiare lasciavano entrare tutta la luce possibile, ma Seiji sembrava indifferente alla cosa. Touma si accucciò accanto al letto. Gli sfiorò con gentilezza i capelli e poi gli posò un bacio leggero su uno zigomo.
- Non sono un bambino, chiamami e basta.- 
L’altro non si risentì, anzi poggiò i gomiti sul materasso e sorrise, con aria dispettosa.
- Avresti dovuto dirmi che eri sveglio.-
Seiji bofonchiò e decise di ricambiare la bordata.
- Hai la risposta troppo pronta perché sia mattina, che ore sono? -
Il suo amico aggrottò le sopracciglia, ma non se la prese.
- Quasi ora di pranzo. Mangi qualcosa? -
L’altro si tirò a sedere e si passò una mano fra i capelli spettinati. Si sentiva esausto.
- Qualcosa di veloce, o farò tardi.-
Si girò verso il compagno, con i gomiti ancora poggiati sulle ginocchia.
- Che ci fai ancora qui, a proposito? -
Touma lo sorprese con un largo sorriso.
- Lo saprai stasera. - annunciò, raggiante.
Seiji emise un suono di assenso, poi finalmente sorrise. Tese una mano per sfiorargli una guancia.
- Mi piace vederti così contento.-
L’altro non parve sorpreso. Girò appena il viso per poggiargli le labbra sul palmo. Ciò che ottenne fu un colpetto leggero sulla fronte dato con l’indice, come se fosse un animaletto fastidioso da allontanare.
- Smetti di darti ai romanzi cortesi.- 
Quello che voleva essere un tono contrariato tradì invece il desiderio di ridere. 
Touma scrollò le spalle, con aria afflitta.
- Smetterò anche di pensare di prepararti qualcosa – brontolò, di rimando, mentre si alzava.
Seiji sorrise, sornione, abbracciandosi le ginocchia, ed evitò di dire altro, anche se era chiaro che aveva voglia di stuzzicarlo ancora. Il suo compagno si limitò ad un ghigno e infilò la porta. 
In corridoio Touma trasse un bel respiro e soffocò una risatina. Quei momenti di innocua sfida gli davano un enorme piacere. Studiare l’avversario, preparare un’offensiva, adeguarla per renderla efficace, crearne una nuova in funzione del mutamento delle condizioni…era la partita a scacchi più impegnativa ed eccitante che potesse desiderare. Era un bel gioco, da cui aveva imparato a ritrarsi quando la difesa di Seiji, per motivi che poteva solo intuire, diventava troppo serrata.
Contrariamente alle sue aspettative, si ritrovò il compagno alle spalle nel giro di pochi minuti. Entrò in cucina così come l’aveva visto, in pigiama e con i capelli scompigliati tirati indietro dalla fronte. Non fece domande. La sera precedente gli era sembrato stanco, provato da quella spossatezza particolare che non deriva da un viaggio. 
Seiji mangiò in silenzio, parve rilassarsi un poco quando ebbe tra le mani una tazza di caffè. 
- Non fare tardi, stasera. -
Il suono della voce di Touma lo fece sorridere. Poggiò il viso nel palmo della mano.
- Se decidessi di farlo? - 
- Shin te la farebbe pagare – sentenziò l’altro, con un ghigno.
- Sia mai che incorra nella sua ira.- 
Touma ghignò e tenne per sé le sue considerazioni. Gli sembrava già un privilegio trovarselo davanti a quel modo, senza che si nascondesse dietro la sua solita compostezza. Tese la mano, certo che le sue dita non avrebbero atteso a lungo la sua stretta amorevole.

*******

Nasty comparve nel tardo pomeriggio, con buste piene di cibo e libero accesso alla cucina. 
Touma l' accolse come una divinità, l'adorò senza vergogna quando lei gli allungò un piatto pieno di stuzzichini e poi tornò a rinchiudersi nella sua stanza. Ryo e Shu si prodigarono al suo fianco, tentando senza risultato di carpire informazioni che erano certi lei possedesse. Non avevano idea del motivo di tanta eccitazione, ma una festa era pur sempre una festa, e non c'era motivo di farla tanto lunga. Avevano cercato di convincersene, ma la verità era che la curiosità li stava divorando. Nasty sparì poco prima di cena e rientrò con Seiji e delle promettenti bottiglie imperlate di gocce d'acqua. Fu chiaro all'improvviso come il loro compagno fosse riuscito a procurarsi in precedenza la birra con cui avevano ampiamente festeggiato. E con cui continuavano a festeggiare di tanto in tanto, in effetti. Al termine di una cena quantomeno rumorosa, Seiji si trovò tra le mani un calice pregiato tanto quanto il vino che conteneva. Gettò un'occhiata sospettosa a Touma. Avvertì un lieve mutamente nell'atmosfera e si sporse leggermente in avanti quando ebbe l'impressione che volesse dire qualcosa a tutti loro.
- Ieri ho dato il mio esame. - annunciò – E tra due settimane andrò all'università di Osaka per tenere dei seminari.-
Il ragazzo biondo appoggiò il viso nel cavo della mano e sorrise, incurante di lasciare trasparire l'orgoglio che provava in quel momento.  Era certo che l'interesse di Touma per le materie letterarie fosse frutto di un bizzarro tipo di noia derivante dal fatto di essersi sempre mosso in un campo in cui poteva districarsi alla perfezione e senza troppo sforzo. Un campo che non aveva mai abbandonato e che riempiva i suoi momenti di svago. Per come lo intendeva lui, ovviamente. Tornò a dedicarsi al discorso che si svolgeva attorno a lui.
- Quindi fammi capire… sei un ospite, ti procurano l’albergo e ti pagano pure? – 
Lo spirito pratico di Shu aveva già preso il sopravvento. Touma si produsse in un sorriso che andava da un orecchio all’altro e sollevò le dita in segno di vittoria. 
- Kanpai! – strepitò allora il ragazzo, alzando il bicchiere, imitato dagli altri.
Seiji rise sotto i baffi. Era sempre divertente vedere come la battaglia tra Shu e l’alcool finisse sempre a suo sfavore nel giro di poco tempo. Probabilmente sarebbe riuscito ad essere alticcio anche se gli avesse procurato una di quelle torte europee affogate in qualche tipo di liquore. Decisamente, era un esperimento che meritava di essere tentato. 
Il suo rimuginare fu mandato in pezzi da Shu, che, dicendo cose insensate, aveva cominciato a  battergli ripetutamente la mano sulla spalla, mentre con l’altra tratteneva Shin per la maglia. Fingendo che non esistesse, svuotò il suo bicchiere. Al più presto avrebbe cercato una pasticceria adatta ai suoi scopi.

*******

I giorni che seguirono furono tranquilli, Touma rimase a casa a preparare il suo lavoro, passando il tempo tra la sua stanza e la cucina. Era eccitato come un bambino e Seiji non faticò a immaginare quanto le telefonate che si scambiava con il padre contribuissero in larga misura al suo buonumore. L’unica cosa che lo disturbava era stato dover rinunciare alle sue nottate in cucina. Rimaneva sveglio nella sua stanza, tendendo l’orecchio, di tanto in tanto, per cogliere i movimenti nel corridoio. Il loro compagno aveva preso un ritmo bizzarro, in cui sonno e veglia si alternavano in modo confuso.
Dopo meno di dieci giorni, finalmente, tutto si placò. Il ragazzo biondo riprese il suo posto in cucina, ben attento a non tirare troppo tardi per non attirarsi ulteriori rimproveri. Si sentiva più tranquillo ora che era passato un po’ di tempo, e non aveva voglia di confrontarsi di nuovo con Shin. Perso nei suoi pensieri, con una penna poggiata sulle labbra, non si accorse che chi lo osservava inebetito dalla soglia non era chi avrebbe dovuto essere.
- Che ci fai qui?-
Seiji avvertì un certo fastidio al pensiero che un altro aveva scoperto il suo segreto, poi si rese conto di chi aveva davanti.
- Che ci fai sveglio tu a quest’ora, piuttosto. - 
Parlò senza nascondere la sua sorpresa, senza pensare che apparire indignato come se avesse a che fare con un bambino disobbediente non lo avrebbe certo messo dalla parte della ragione, o al sicuro da domande imbarazzanti.
- L’ho chiesto prima io – ribatté il suo amico, con un ghigno.
L’altro, suo malgrado, sentì il viso scaldarsi. Con un gesto seccato indicò il tavolo.
- Arrivaci da solo- brontolò.
Touma ridacchiò. Quella frase gli sfuggiva spesso da che erano stati in montagna. La usava quando si sentiva in qualche modo imbarazzato, e lo rendeva amabile ai suoi occhi. C’erano aspetti di lui che ancora non poteva dire di conoscere, ma il fatto che, di tanto in tanto, gli mostrasse un po’ di fragilità lo rendeva orgoglioso della fiducia che gli veniva concessa.
- Ho finito la revisione e adesso ho una voglia impellente di zuccheri semplici e succulenti. Visto che ci sei, mi accompagni al combini?-
Seiji arricciò le labbra. Gettò un’occhiata ai suoi appunti, al suo amico e infine sbuffò.
- Poi mi lascerai in pace?-
- Non credo mi lasceresti altra scelta.-
L’altro gli passò accanto borbottando qualcosa e lo colpì leggermente sul petto con un pugno. Touma fu certo di udire un “baka” che gli parve stranamente familiare.

Seiji , al ritorno, non mancò di fare qualche appunto divertito sulla scioltezza con cui aveva affrontato gli scaffali dei dolci, ma Touma aveva deciso che non avrebbe risposto alle sue provocazioni, giusto per irritarlo il tanto che bastava per poter continuare a giocare con lui. Era contento di vederlo più tranquillo però, al contempo, temeva la fine di quello stato di grazia. Si avvicinava la bella stagione, avrebbe dovuto tornare a casa almeno qualche giorno, prima o poi. 
- La fame ti rende silenzioso, vedo.-
Il compagno gli gettò un’occhiata rancorosa.
- Tu non mi aiuti di certo nella conversazione.- 
-Tu non conversi, passi il tempo a cercare di ribattere adeguatamente.-
L’altro si fermò, come se gli avessero inchiodato le scarpe sul posto. Aprì la bocca per ribattere e si accorse di non avere pronta una difesa adeguata. Seiji fece un altro paio di passi, poi voltò la testa con un ghigno soddisfatto. Touma sbuffò, lo raggiunse e ripresero a camminare.
- Non ti sopporto- brontolò.
Il suo amico rise piano.
- Ti annoi facilmente, dovresti ringraziarmi. -
L’altro cercò le sue dita e le strinse.
- Può darsi che sia vero. -
Il resto della strada lo percorsero in silenzio. 
Un po’ distratto, un po’ assonnato, Touma non fece caso all’ascensore e infilò la scala del palazzo. Dopo aver percorso qualche gradino si voltò verso il compagno. Seiji aveva sul viso una strana espressione meditabonda, eppure gli parve che stesse solo preparando un altro attacco. La sonnolenza scomparve come d’incanto. L’amico gli passò accanto con aria scontenta.
- Seccante - affermò
Touma ebbe la certezza di non essere in grado di capire cosa gli passasse per la testa. 
- Cosa?- chiese, ingenuamente.
L’altro si fermò uno scalino più in alto e si voltò verso di lui. Gli cinse le spalle e lo strinse a sé.
- Sei diventato davvero troppo alto- si lamentò.
Touma ricambiò la stretta. Il suo compagno lo aveva abbracciato raramente con quella forza e col desiderio di averlo così vicino. 
- Credo che per questo non ci sia rimedio.-
- Hm.-
Con le dita ferme sulla sua nuca, Seiji si tirò indietro quel tanto che bastava perché potesse baciarlo. 
- Abbi cura di te – gli sussurrò.
Le farfalle che svolazzano in modo nevrotico nello stomaco di Touma smisero per un attimo di batter le ali e poi ripresero a farlo con ancora più furore, levandogli la voglia di cercare una battuta spiritosa. Sollevò la mano per scostargli i capelli dal viso.
- Puoi promettermi di fare altrettanto?-
Il ragazzo biondo scosse leggermente la testa.
- Posso solo prometterti di impegnarmi.-
- É già qualcosa.-
Si sporse appena per toccare le sue labbra con le proprie, e poi lo fece di nuovo, non appena perse il contatto con esse. Una sfida da portare avanti in due.
La busta dei dolci attese con pazienza che qualcuno si ricordasse di lei.

*******

- Ah-a. –
Silenzio. 
- Assolutamente. -
Silenzio.
- Hm-m.-
Shin sbirciò in corridoio, senza nessuna discrezione, con l’intenzione di non perdersi quel momento. Seiji era appoggiato con la schiena al muro, reggendo la cornetta del telefono con una spalla e con lo sguardo sollevato al cielo. 
Touma non mancava di chiamarli tutte le sere, e chi si trovava a rispondere doveva mettere in conto di passare almeno una decina di minuti a sentir parlare di cose per lo più incomprensibili. Avevano quasi perso il coraggio di avvicinarsi al telefono. Alla fine si erano risolti a giocarsi a morra l’onore di alzare la cornetta.
Il ragazzo biondo afferrò il taccuino sul mobiletto e cominciò a scribacchiare qualcosa, emettendo di tanto in tanto qualche suono di assenso. Quando riattaccò strappò un foglietto e lo passò a Shin senza tante cerimonie.
- Siamo in attesa di due pacchi… che diventeranno quattro di sicuro – annunciò.
- Io direi almeno sei - borbottò Shu, poi si girò verso Ryo – O sette, tra grandi e piccoli. Scommettiamo? -
- Scommetto per otto. Ti pago un caffè. -
- Dove decido io.-
- Perderai.- 
- Proprio no. - 
Il ragazzo moro ghignò.
- Preparati- sussurrò con fare maligno.
Shu sollevò le spalle con aria infastidita e poi portò il suo attacco alla cena. Seiji valutò in silenzio la quantità di cibo che attendeva il suo destino. Per quanto Shin si fosse trattenuto aveva comunque cucinato troppo. Gettò un’occhiata al posto di Touma. Era strano stare in quattro a quel modo. Gettò un’occhiata ai suoi amici che continuavano a stuzzicarsi e ghignò. Era tranquillizzante vedere che l’atmosfera non risentiva dell’assenza di uno di loro, ma non era sicuro che le cose andassero allo stesso modo quando era lui ad essere assente. Provò un certo rimorso al pensiero, tuttavia era anche conscio del fatto che, se fosse stato con loro in momenti in cui il suo umore non era dei migliori, il risultato poteva essere davvero sgradevole. Il Bocchan rigido e poco incline alla mancanza di rigore non aspettava altro che l’occasione di tornare al centro della scena. Peccato che si ritirasse senza vergogna non appena varcava la soglia della dimora di famiglia.
- Allora, hai intenzione di mangiare o che? –
Shu lo apostrofò senza tanti convenevoli, puntandogli addosso uno sguardo accusatorio. 
Seiji, colto in contropiede, reclinò appena la testa di lato.
- E cosa dovrei fare qui, altrimenti?-
Ryo si morse il labbro inferiore e fece finta di bere un sorso d’acqua.
- Rimuginare, come al solito.-
Contrariamente ad ogni aspettativa, Seiji arrossì. Durò solo il tempo necessario a trovare delle parole abbastanza taglienti per rendere la pariglia. 
-Oggettivamente rimuginavo sulla notevole funzionalità dei tuoi organi interni. Magari dovresti dargli meno lavoro da fare, qualche volta.-
Shin distolse lo sguardo per non incrociare quello del suo compagno, poi trovò interessantissimo il muro della cucina e quindi si morse l’interno della guancia. 
- I miei organi interni non sono suscettibili come te. - brontolò Shu.
Era un buon attacco, che mirava ad un nervo scoperto, tuttavia l’altro parò il colpo e cambiò strategia.
- Una verità innegabile, in effetti.-
Ryo impiegò una certa dose d’impegno per deglutire senza tossire, il suo amico desiderò che un meteorite si schiantasse sul tavolo in quel preciso istante. 
Shu, semplicemente, rimase immobile, con un’espressione inebetita sul viso.
- Del resto, sono un minorenne che corrompe i suoi coetanei, non puoi aspettarti che abbia un buon carattere.-
Seiji parlò con tono leggero e con la massima serietà al contempo. 
Il ragazzo castano colpì, senza troppi riguardi, la gamba di Ryo con un calcio.
Shu, rosso in viso, sbuffò e finalmente si decise a sentirsi offeso.
- Fa come ti pare- mugugnò.
- Come sempre, quindi…-
Shin avrebbe voluto avere la forza di pizzicargli la gamba per attirare la sua attenzione e avere un po’ di requie, ma non ne aveva la forza. Pensò che la birra che il “corruttore” si era portato dietro avrebbe portato ad un armistizio, almeno per quella sera. Sperò anche che le restanti cene senza Touma non avessero tutte quel tenore.
Più tardi, con Shu che aveva perso la sua battaglia e pisolava sul divano, Shin riuscì a tirare un po’ il fiato. Seiji stava asciugando un bicchiere con aria assorta, quando Ryo gli puntò l’indice sulla spina dorsale. 
- Tu sei terribile - gli bisbigliò, scandendo le parole con lunghe pause fra una e l’altra.
Seiji scrollò le spalle in modo quasi impercettibile.
- Normale amministrazione - ridacchiò – La prossima volta ricordati di respirare.-
- La prossima volta non sopravviverò e mi avrai sulla coscienza. Ora come ora, mi prenderò la mia vendetta lasciandoti qui a fare la mia parte. Non sono generoso come Shin.-
- Non è tutto questo male.-
Il ragazzo moro gli diede un pizzicotto sulla schiena per vendetta e se ne andò via ghignando. 
Seiji, impassibile, continuò quello che stava facendo.
- E tu, non dici niente?- chiese, poi.
Shin gli lanciò un’occhiata di sbieco.
- Solo se amassi il rischio.-
Il suo amico rise e ripose un altro bicchiere, poi prese una pentola dal lavello. Se i suoi familiari avessero avuto il sentore che si prendeva gli obblighi di un servo ne sarebbe uscito un caso di stato.
- Vieni a cacciarmi dal mio regno in piena notte, direi che lo corteggi senza tanti problemi.-
Il ragazzo castano sollevò le spalle.
- So di non rischiare così tanto.- 
L’altro ridacchiò. 
-Touma ti ha detto quando torna?-
- No. É preso dalle sue cose, è vicino a casa, fa bene a prendersi un po’ di tempo. - 
- Già.-
Il tempo era uno dei fattori che impensierivano maggiormente entrambi. Non sarebbero rimasti studenti per sempre e Touma, sicuramente, sarebbe stato quello che avrebbe lasciato quello status prima degli altri.
- Comunque la tua cucina gli manca, quindi credo che ce lo ritroveremo presto tra i piedi. -
- Che cruccio, eh?-
- Altroché. -
Shin lo colpì con uno strofinaccio.
- Ryo ha ragione, sei tremendo!-
Seiji rise di gusto. Lo era per davvero, ma ad ognuno di loro andava bene così. Non avrebbe potuto desiderare un miracolo più grande di quello.

*******

Quando Touma rientrò, i suoi undici pacchi erano ordinatamente disposti in camera ad aspettarlo. In parte non si sarebbero contesi lo spazio restante nella camera: cibo e regali erano sempre ottimi per mettere a tacere qualsiasi tipo di brontolio. Alla fine, solo quattro erano destinati per davvero a lui e Shin riuscì a tirare un sospiro di sollievo al pensiero che, nemmeno per quella volta, il pavimento della sua stanza avrebbe cominciato a imbarcarsi. Il festeggiato crollò sulla sua sedia nemmeno due ore dopo che si erano seduti a tavola. 
Senza speranza. 
Era il pensiero che di tanto in tanto si presentava nella mente di Seiji seduto all’altro lato del tavolo. Probabilmente lo pensavano anche gli altri, Nasty ridacchiava senza ritegno ogni volta che le capitava di gettargli un’occhiata. Alla fine di tutto, decisero di lasciarlo dov’era. Smuoverlo sarebbe stato come pretendere di far uscire un orso dal suo letargo. 
Il silenzio calò senza intoppi.


Seiji si svegliò a causa di una sensazione che conosceva e che non avvertiva più da anni. Si tirò a sedere, senza cautela, più o meno certo di cosa avrebbe visto. Sul fondo del suo letto non c’era un gatto, ma la testa di Touma. Sbuffò, cercando inutilmente di sentirsi infastidito. Il suo compagno sapeva fin dove poteva spingersi, ed entrare di soppiatto nella sua stanza era una delle cose che superava ogni limite consentito, però così tanti giorni di separazione valevano di sicuro un’eccezione.  Socchiuse gli occhi. Con quella massa di capelli scombinati avrebbe potuto davvero scambiarlo per un felino arrotolato su se stesso. Senza pensarci troppo tese le dita e si concesse una carezza, certo di farla franca, poi si abbracciò le ginocchia e rimase a guardarlo. Era bizzarro scoprire che, nel farlo, quello che aveva provato da ragazzino non era mutato in nulla. Sgusciò fuori dal letto e recuperò la coperta leggera che ormai aveva imparato a tenere a portata di mano. A volte studiavano insieme e il risultato non variava mai: alla fine Touma crollava su qualunque cosa stesse facendo, in qualsiasi stagione e quando si svegliava brontolava sul fatto che avesse freddo. Gli sistemò la coperta sulle spalle e poi, mettendo a tacere il senso di disagio, si appoggiò a lui e lo strinse. 
- Baka. - bisbigliò.
Touma mugugnò qualcosa, forse infastidito dal peso dell’altro. L’altro rise tra sé e tornò a letto. Si riaddormentò senza problemi fino all’ora in cui si alzava abitualmente. Non aveva bisogno di sveglie. Il suo amico era ancora nella stessa posizione, probabilmente mummificato. 
Seiji lo scrollò con gentilezza e tutto quello che ottenne fu un  mugolio disperato. 
- Buongiorno - sussurrò.
Probabilmente il mostro di Frankenstein avrebbe avuto un repertorio di vocalizzi più fornito a quell’ora del mattino, Touma invece, in preda allo sconforto, si limitò ad emettere lo stesso identico suono.
Il compagno gli scostò i capelli dal viso.
- Se non levi la testa dal mio letto la troverai ai tuoi piedi - disse, in tono amabile.
- Bugiardo - biascicò l’altro. 
Touma si mosse piano, ascoltando in silenzio le proteste dei suoi muscoli indolenziti. 
- Mi avete lasciato da solo in cucina – si lamentò.
- Non è certo la prima volta.-
- Non sono mai stato via per una cosa così importante, potevate essere più gentili.-
Seiji rise piano e mise i piedi a terra.
- E quali privilegi ti meriteresti? Ti sei anche divertito.-
-Avevo una paura tremenda!-
- Hai preso a schiaffi un’entità millenaria, mi permetto di non credere che sia stato così terribile.-
L’altro ragazzo arrossì, irritato, per poi rendersi conto di essere caduto in trappola un’altra volta. Sbuffò e non si sognò nemmeno di rifiutare le braccia tese verso di lui. Gli fece uno strano effetto sentire Seiji chino sulle sue spalle, però stare appoggiato a lui a quel modo, potendo ascoltare i battiti del suo cuore, gli procurò un piacere enorme. Le sue ginocchia avrebbero potuto continuare a lamentarsi a loro piacimento.
- Adesso fa il bravo e vai a darti una sistemata.-
Touma emise un suono di assenso e ubbidì a malincuore. Si concesse una doccia bollente, sperando che potesse dare sollievo ai suoi muscoli sofferenti. Quando uscì dal bagno trovò Seiji che attendeva pazientemente nel corridoio e fu ben felice che il viso arrossato dal calore nascondesse il suo imbarazzo. Non aveva mai avuto intenzione di farsi trovare nella sua stanza. Si era ripromesso di dargli giusto un’occhiata, poi aveva pensato che il fatto che non si svegliasse era un’occasione più unica che rara. Si era seduto, convinto di trattenersi solo per una manciata di secondi, ma evidentemente il suo cervello era andato in black out, e lui non si ricordava nemmeno di avere appoggiato la testa sul materasso. Sospirò, meditando sulla sua vergogna.
Quando si decise ad andare in cucina trovò Seiji intento a preparare le tazze. Si sedette, contando, speranzoso, sull’effetto della caffeina.
- E allora, ti hanno fatto altre proposte simili?-
Touma venne colto alla sprovvista. La sera precedente non aveva parlato di un’eventualità di quel tipo. Strinse le dita attorno alla mug.
- Sì. – ammise - Mi hanno proposto anche di partecipare a qualche sperimentazione, ma non so ancora se… -
- Fallo. – 
Seiji appoggiò il viso nel palmo della mano. 
- La letteratura non ti basterà mai, è un campo troppo ridotto per te e non sempre evolve in forme attraenti. Tu hai bisogno di trovare l’ordine delle cose, di decrittare codici, scoprire regole… e di passare il tempo a riempirci le orecchie di cose che non capiremo mai. Non ti serve chiedere il nostro permesso.-
L’altro strinse le labbra.
- Mi sembra di sentire Shin – borbottò.
Il suo amico ridacchiò.
- Ringrazia che non sia lui a dirti queste cose, il senso di colpa ti leverebbe il sonno.-
Touma sbuffò.
- Certo… non hai altro da aggiungere? Che so, sul fatto che comunque sarebbe impossibile, e che mi addormenterei anche su un letto di chiodi? -
Seiji sorrise, sornione.
- Hai ragione, quello fa parte della struttura di questo universo, oggettivamente è impossibile da eliminare.-
Il suo compagno gli lanciò un’occhiata truce, ma l’altro non se ne curò. Si portò la tazza alle labbra e poi si ravviò i capelli, scoprendo la fronte. 
- Sono stato così tanto orgoglioso di te solo in battaglia. -
Touma avvertì il calore al viso, il cuore che batteva più forte e un fastidioso pizzicore agli occhi. Abbassò lo sguardo, non ebbe il coraggio di risollevarlo nemmeno dopo che ebbe stretto la mano protesa verso di lui. Rimase a fissare ostinatamente le loro dita intrecciate, pensando a quanto fosse stato fortunato a incrociare così saldamente il suo destino con quello di tutti gli altri.
  
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